giovedì 5 novembre 2020

Quali sono i 21 indicatori su cui si baserà il governo per le chiusure regionali. - Stefano Rizzuti

 

Il prossimo dpcm permetterà di suddividere l’Italia in tre diverse aree, differenziate sulla base del rischio epidemiologico territoriale e con l’applicazione di diverse misure. Per stabilire in quale area dovrà andare ogni Regione si terrà conto non solo dell’indice Rt, ma di ben 21 indicatori individuati dai tecnici e dal ministero della Salute negli scorsi mesi. Vediamo quali sono.

Tre scenari, differenziati sulla base delle diverse aree regionali e della situazione epidemiologica in ognuna di esse. Una zona rossa, una arancione e una gialla. Utili per individuare le misure da mettere in campo in ogni Regione per contrastare la diffusione del Coronavirus. Le disposizioni saranno contenute nel prossimo dpcm e potranno portare fino a un lockdown in alcune Regioni, a partire da Piemonte, Lombardia e Calabria, quelle ritenute più a rischio. Per collocare ogni Regione in un’area verranno utilizzati alcuni indicatori. Non solo l’indice Rt, ma ben 21 indicatori individuati dal Cts e dal ministero della Salute che sono stati introdotti con un decreto del ministro della Salute, Roberto Speranza, il 30 aprile, quando l’Italia era alle prese con il primo lockdown. Gli indicatori erano stati individuati per le “attività di monitoraggio del rischio sanitario”.

Quali sono i 21 indicatori.

Il decreto di aprile individua 21 indicatori da tenere sempre d’occhio per valutare la situazione epidemiologica di ogni singolo territorio. I 21 indicatori sono suddivisi in tre diverse categorie: indicatori di processo sulla capacità di monitoraggio; indicatori di processo sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti; indicatori di risultato relativi a stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari. Andiamo a vedere quali sono questi indicatori a cui fa riferimento il governo.

Gli indicatori riguardanti la capacità di monitoraggio.

I primi sei indicatori riguardano il “processo sulla capacità di monitoraggio”. Andiamo a vedere quali sono, secondo quanto stabilito dal decreto ministeriale del 30 aprile:

1) Numero di casi sintomatici notificati per mese in cui è indicata la data inizio sintomi/totale di casi sintomatici notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

2) Numero di casi notificati per mese con storia di ricovero in ospedale (in reparti diversi dalla TI) in cui è indicata la data di ricovero/totale di casi con storia di ricovero in ospedale (in reparti diversi dalla TI) notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

3) Numero di casi notificati per mese con storia di trasferimento/ricovero in reparto di terapia intensiva (TI) in cui è indicata la data di trasferimento o ricovero in Tl/totale di casi con storia di trasferimento/ricovero in terapia intensiva notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

4) Numero di casi notificati per mese in cui è riportato il comune di domicilio o residenza/totale di casi notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

5) Numero di checklist somministrate settimanalmente a strutture residenziali sociosanitarie (opzionale).

6) Numero di strutture residenziali sociosanitarie rispondenti alla checklist settimanalmente con almeno una criticità riscontrata (opzionale).

Gli indicatori sulla capacità diagnostica e sulla gestione dei contatti.

Altri sei indicatori sono stati individuati in riferimento al “processo sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e di gestione dei contatti”:

7) Percentuale di tamponi positivi escludendo per quanto possibile tutte le attività di screening e il “re-testing” degli stessi soggetti, complessivamente e per macro-setting (territoriale, PS/Ospedale, altro) per mese.

8) Tempo tra data inizio sintomi e data di diagnosi.

9) Tempo tra data inizio sintomi e data di isolamento (opzionale).

10) Numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale al contact-tracìng.

11) Numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale alle attività di prelievo/invio ai laboratori di riferimento e monitoraggio dei contatti stretti e dei casi posti rispettivamente in quarantena e isolamento.

12) Numero di casi confermati di infezione nella regione per cui sia stata effettuata una regolare indagine epidemiologica con ricerca dei contatti stretti/totale di nuovi casi di infezione confermati.

Gli indicatori sulla trasmissione e la tenuta dei servizi sanitari.

Gli ultimi indicatori, ben nove, sono quelli “di risultato relativi a stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari”:

13) Numero di casi riportati alla Protezione civile negli ultimi 14 giorni.

14) Rt calcolato sulla base della sorveglianza integrata ISS (si utilizzeranno due indicatori, basati su data inizio sintomi e data di ospedalizzazione).

15) Numero di casi riportati alla sorveglianza sentinella COVID-net per settimana (opzionale).

16) Numero di casi per data diagnosi e per data inizio sintomi riportati alla sorveglianza integrata COVID-19 per giorno.

17) Numero di nuovi focolai di trasmissione (2 o più casi epidemiologicamente collegati tra loro o un aumento inatteso nel numero di casi in un tempo e luogo definito).

18) Numero di nuovi casi di infezione confermata da SARS-CoV-2 per Regione non associati a catene di trasmissione note.

19) Numero di accessi al PS con classificazione ICD-9 compatibile con quadri sindromici riconducibili a COVID-19 (opzionale).

20) Tasso di occupazione dei posti letto totali di Terapia Intensiva (codice 49) per pazienti COVID-19.

21) Tasso di occupazione dei posti letto totali di Area Medica per pazienti COVID-19

https://www.fanpage.it/politica/quali-sono-i-21-indicatori-su-cui-si-basera-il-governo-per-le-chiusure-regionali/

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