Visualizzazione post con etichetta Atlantide. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Atlantide. Mostra tutti i post

martedì 26 marzo 2024

Atlantide

 

La ricerca di Atlantide è andata ben oltre le antiche conoscenze lasciate da Platone. Molti ricercatori oggi continuano a sfogliare gli archivi, mentre altri effettuano esplorazioni alla ricerca di quella terra mitica che sarebbe diventata lo stato più potente in un remoto passato . Studi approfonditi sulle antiche piramidi egiziane e su altre grandiose strutture suggeriscono che furono costruite molto prima di quanto si crede comunemente. Inoltre, alcuni archeologi sostengono che geroglifici, affreschi, simboli e disegni furono applicati agli edifici nel secondo o terzo millennio a.C., mentre le strutture stesse potrebbero avere circa 20mila anni. L’erosione dell’acqua e del vento, ha contribuito a trarre tali conclusioni, che non potrebbero essere raggiunte nelle moderne condizioni climatiche. Un tempo il territorio del Nord Africa era un fiorente paradiso, con enormi città sparse sul territorio. Erodoto e Tolomeo ne menzionarono l'unicità, Lawrence d'Arabia voleva trovarlo, ma non ebbe il tempo di realizzare il suo sogno. Si diceva che fosse bello e coinvolgente, come "un pezzo di paradiso in terra". In essa vissero e operarono saggi e astrologi, Esculapio e alchimisti. Questo paese era un vero paradiso. Una conferma indiretta di ciò, può essere trovata nelle raccolte arabe di antiche leggende. Ad esempio, in Libia fino al 2013 esisteva un trattato che descriveva la vita dei locali vissuti nel XII millennio a.C. 

A causa delle ostilità nel paese, questo e molte altre reliquie furono distrutte o rubate. Un quadro simile è stato osservato in Iraq, Siria e altri paesi di questa regione. Durante i combattimenti in questi paesi, è stato osservato l'intaglio intenzionale di antichi manufatti. Alcuni di loro furono salvati e altri andarono perduti per sempre. Si ritiene che in un lontano passato esistesse un potente stato arabo sul territorio della penisola arabica e del Nord Africa. Secondo varie fonti, fu qui che l'umanità imparò per la prima volta la metallurgia, e la gioielleria e che la medicina era in anticipo di diversi millenni sui tempi. Non sorprende che trovino sepolture di persone con protesi, teschi con evidenti segni di trapanazione e denti curati, dai 6 ai 10 mila anni fa. L'Atlantide araba era abitata dagli Aditi che, secondo le leggende, erano discendenti diretti di Noè . Sul territorio dei moderni paesi arabi si trovano antichi insediamenti. L'intero mondo antico sapeva che non esisteva altro luogo dove si producevano resine aromatiche e incensi meravigliosi. La vita dei cittadini era straordinaria e misteriosa. Si diceva che conoscessero i riti della resurrezione dai morti. Come i leggendari Atlantidei , sapevano volare, conoscevano il segreto dell'eterna giovinezza. Inoltre, gli abitanti di questa regione erano impegnati nell'estrazione e nel commercio dell'ambra e dei suoi prodotti, che si trovavano in grandi quantità solo in questi luoghi ed erano molto richiesti dagli antichi. In termini di valore, l'ambra a quei tempi era valutata più dell'oro. Le fotografie scattate dai satelliti della NASA, hanno confermato che tra le sabbie arabe esistevano davvero delle città. Gli archeologi nello studiare le immagini satellitari, hanno notato la convergenza di linee sottili, nonché segni di strutture nascoste sotto le dune di sabbia. All'inizio degli anni '90, le prime pagine dei principali giornali del mondo erano piene di resoconti di una importante scoperta archeologica. I rapporti affermavano che era stata trovata Iram la maestosa città araba "l'Atlantide delle sabbie". Gli antichi trattati arabi parlavano di città maestose. Un gruppo di ricerca canadese è giunto alla conclusione che i deserti non si formano dal nulla. Questo è il risultato di una potente esplosione. Cioè, si può immaginare che una volta qui esistesse un vero centro culturale, lo stato più ricco e avanzato in vari settori. Se prendiamo in considerazione tale teoria, allora possiamo supporre che questa civiltà non fosse l'unica sulla Terra e che l'emergere di uno o più forti concorrenti porti a inevitabili rivalità. Il paradiso arabo è stato distrutto da un'arma potente . Decine delle città più belle si trasformarono immediatamente in polvere. I giardini divennero una terra desolata senza vita. Le sabbie ed il tempo, nascondono le ricchezze di una grande civiltà. Dopo diverse migliaia di anni, le persone tornarono in queste terre e fondarono nuovi paesi. Le strutture più persistenti dell'Atlantide araba (il termine è stato dato da ricercatori americani) si sono rivelate delle piramidi . Furono queste ad essere le prime a essere portate alla luce dagli egiziani per far rivivere la grandezza perduta. Orientalisti e ricercatori del mondo arabo, che riuscirono a studiare un po' le fonti primarie e i materiali dell'antichità, giunsero alla conclusione che una volta nei territori sopra descritti esisteva uno stato potente. Ciò che sono riusciti a portare alla luce e a restaurare non è più dell’1% di quella grande civiltà, che ora riposa sotto milioni di tonnellate di sabbia. E forse lì da qualche parte, sotto uno strato di sabbia, un giorno ritroveranno la sorgente dell'eterna giovinezza, che, secondo le leggende arabe e l'onnipresente Erodoto, era proprietà degli Aditi. Questo è solo l’inizio del grande lavoro che attende gli scienziati in futuro. Ci sono ancora molti misteri, e il mistero è solo leggermente socchiuso. 

https://www.facebook.com/photo/?fbid=816300977195194&set=a.466212852204010

martedì 27 febbraio 2024

PLATONE AVEVA RAGIONE? - Minerva Elidi Wolf

 

Il grande filosofo Platone, una delle menti più grandi della storia umana, sul finire della sua carriera venne deriso dai suoi contemporanei a causa di uno scritto che stava componendo. La delusione fu così grande che egli decise di non completare il secondo dei tre racconti sull’argomento, e di non iniziare nemmeno a scrivere il terzo (doveva essere, infatti, una trilogia). Perché i Greci, un popolo abituato ad ascoltare storie di ogni genere, e spesso a crederci, derisero nientemeno che il grande Platone?
Ebbene, nel dialogo “Timeo” e nel dialogo parziale “Crizia” (rimasto incompiuto), Platone racconta che alcuni “misteriosi sacerdoti egiziani” della città di Sais, raccontarono al celebre statista ateniese Solone (638 a.C. – 558 a.C.) una storia. Platone (428 a.C. – 348 a.C.), circa 200 anni dopo, ricevette per vie traverse questa storia, e l’ha usata come una delle fonti da cui ricavare il suo racconto. E fin qui nulla di strano.
In questo racconto Platone dice molte cose. Tra l’altro, racconta l’esistenza di una “Grande Isola” vicino alle “Colonne D’Ercole” Sardegna, Sicilia ,Corsica?. Lui la chiama “Atlantide” o “Terra di Atlante”. I greci del suo tempo sapevano che oltre 40 anni prima di Platone, il celebre storico Erodoto (484 a.C. – 430 a.C.), nelle sue “Storie” chiamò con il nome “Atlante” la catena montuosa dell’odierno Marocco. Tra l’altro, ancora oggi conserva quel nome: Monti dell’Atlante. Per un greco di quel tempo, il nome “Atlantide” o “Terra di Atlante” indicava una terra che si trovava evidentemente ai piedi del monte Atlante. Ma tutti sapevano che non c’era nessuna “grande isola” ai piedi dell’Atlante.
Nel suo racconto, citando i “misteriosi sacerdoti egizi”, Platone affermava che quell’isola esisteva 9.000 anni prima di Solone, quindi 11.500 anni fa. E qui scoppiarono le risate. Per la gente di quel tempo, 9.000 anni prima di Solone il mondo non esisteva nemmeno (per esempio, la tradizione ebraico-cristiana pone la nascita del mondo al 4.000 a.C. circa). Per circa 2.000 anni la gente ha riso di questa affermazione di Platone. Non trovando nessuna “Grande Isola” vicino al monte Atlante, diversi scrittori la hanno “piazzata” un po' ovunque: chi in Sardegna, chi in Irlanda, chi a Cuba, chi in Indonesia. Onesti tentativi di risolvere il “rebus”.
Ma “la Terra di Atlante” è sempre rimasta lì, dove aveva detto Platone. Infatti, pochi anni fa, un piccolo, minuscolo oggetto di metallo, il satellite giapponese PALSAR, ha reso giustizia al celebre filosofo greco. Chiunque siano stati i “misteriosi sacerdoti egiziani” che avevano raccontato a Solone (e tramite lui a Platone) che vicino ai monti di Atlante, nella Terra di Atlante (o Atlantide) esisteva una grandissima isola, avevano ragione. L’articolo della rivista “Nature”, del 10 Novembre 2015, intitolato “African humid periods triggered the reactivation of a large river system in Western Sahara”, a prima firma di C. Skonieczny, parla “di un grande sistema fluviale nel Sahara occidentale, che trae le sue sorgenti dagli altopiani dell'Hoggar e dalle montagne dell'Atlante meridionale in Algeria. Questa cosiddetta valle del fiume Tamanrasett è stata descritta come un possibile vasto e antico sistema idrografico”. L’articolo continua scendendo nei dettagli dal punto di vista geologico. Per farla breve, il PALSAR ha scoperto un mega-fiume gigantesco, oggi inaridito, che partiva proprio dai monti di Atlante e tagliava tutto l’angolo a Nord-Ovest dell’Africa, sfociando nella odierna Mauritania.
La “valle del fiume” del Tamanrasett ha una ampiezza di 90 km circa. La foce di questo mega-fiume, oggi situata sotto il mare, era larga 400 km. Era un “mostro” paragonabile al Rio delle Amazzoni, un fiume così grande che in diversi punti è indistinguibile dal mare. Questo vuol dire che questo fiume poteva raggiungere una ampiezza simile da costa a costa. Immaginate un osservatore a livello del terreno. Come avrebbe fatto a capire che si trattava di un fiume, oppure di un mare, se la costa opposta era a 90 km di distanza? Ad eccezione della salinità delle acque (ma non sappiamo se questo aspetto fosse compreso), nulla avrebbe permesso a quell’osservatore di capire se si trattasse di un fiume o di un mare. Tanto per dire, è una distanza superiore allo stretto di Messina e allo Stretto di Gibilterra messi insieme.
Guardando la regione dall’alto, si comprende che quando scorreva il mega-fiume Tamanrasett, durante “l´Ultimo Periodo Umido Africano”, (tra 14.500 e 7.000 anni fa circa, con strascichi fino a 5.500 anni fa), tranne che per un piccolissimo pezzettino a Nord-Est, la “Terra di Atlante”, o “Atlantide”, o territori a Sud del Monte Atlante, era davvero un´isola. A Nord era circondata dal Mar Mediterraneo. Ad Ovest era circondata dall’Oceano Atlantico. A Sud era circondata dal mega-fiume Tamanrasett. Ad Est era quasi completamente circondata dallo stesso fiume, tranne un pezzetto costituito dalla catena montuosa di Atlante. Si può davvero chiamarla “isola”? Nel senso greco “Sì”.
Tutti conosciamo cosa è il Peloponneso, una delle zone più importanti della Grecia. Ebbene, il Peloponneso ha esattamente la stessa conformazione geografica della “Terra di Atlante”. È una “quasi isola”, attaccata alla terraferma da un piccolo istmo. Cosa vuol dire il termine Peloponneso? Questa parola deriva dal greco Πέλοπος νῆσος (Pelopos Nesos), vale a dire “Isola di Pelope”. Questa è una prova non confutabile che per i greci dei tempi antichi, una “quasi isola” come il Peloponneso poteva essere considerata un νῆσος, o “isola”. Nulla di strano quindi se Solone, e dopo di lui Platone, chiamarono la “quasi isola” del Monte Atlante, o Atlantide, con νῆσος, o “Nesos”, il termine che noi traduciamo con isola nel senso moderno del termine.
Quella era davvero l’Isola di Atlantide? Quella “quasi isola” non può essere considerata “Atlantide” se non supera “l’esame dei cerchi”. Cosa vogliamo dire? Nel suo racconto Platone dice che nelle vicinanze dell’Isola di Atlantide si trovavano 2 strutture uniche nel loro genere. Secondo il racconto, una di queste strutture geologiche naturali era stata creata direttamente da Poseidone, e quindi la chiamiamo “Isola di Poseidone”. Si trattava di una montagnetta centrale, attorno alla quale c’erano 3 anelli di mare e 2 di terra, perfettamente concentrici. Non viene detto nulla riguardo alla sua grandezza. Viene detto che era “sacra”, inaccessibile e disabitata.
La seconda struttura, su cui gli umani edificarono una città, la possiamo chiamare “Isola della Metropoli”. Era una struttura geologica naturale che ricalcava molto da vicino la precedente, ma in questo caso vengono date le sue misure. C’era un’isola centrale pianeggiante ampia circa 900 metri, seguita da 3 cerchi di mare e 2 di terra, perfettamente concentrici. Il totale dell’ampiezza era circa 5 chilometri. Attorno a questa struttura geologica naturale (in cui risiedeva il re e la nobiltà) si estendeva la città vera e propria di Atlantide.
Quante possibilità ci sono di trovare vicino al percorso dell’antico fiume Tamanrasett non una, ma due strutture geologiche naturali formate da cerchi concentrici, una delle quali deve essere ampia 5 chilometri, e avere una specie di isola centrale ampia 900 metri? Direte: “Nessuna!”. Ebbene, come viene detto nel libro “Atlantide 2021 – Il continente ritrovato”, ancora una volta grazie ai satelliti, queste due strutture sono state scoperte proprio lungo il percorso del fiume Tamanrasett.
La prima struttura geologica naturale viene chiamata “Cupola di Semsiyat”. Si trova sull'altopiano di Chinguetti, nel deserto della Mauritania, a 21° 0' Nord di latitudine e 11° 05' Ovest di longitudine. Le sue misure sono esattamente quelle indicate da Platone per l’Isola della Metropoli. La sua ampiezza massima è esattamente di 5 chilometri. Al centro si trova una formazione ampia esattamente 900 – 100 metri, quanto era “l’isola centrale” della Metropoli di Atlantide. Si intravede anche un secondo cerchio interno, esattamente della misura descritta da Platone. La seconda struttura si chiama “Struttura di Richat”, e si trova a circa 20 chilometri di distanza. È ampia circa 40 km, ed è composta da una zona centrale dalla quale partono una serie di “cerchi di roccia”. Ci sono i chiari resti che indicano che una volta quello era un lago da cui affioravano dei “cerchi di terra”. È la rappresentazione perfetta “dell’Isola di Poseidone” descritta da Platone.
Oggi i satelliti hanno mappato tutta la superficie terrestre. Non esistono altre strutture simili sulla Terra che abbiano quelle misure o quelle caratteristiche. Sono “uniche”. Quindi, finché non verrà scoperto nulla di simile in giro per il mondo, in base a tutte le prove fornite dalla più moderna tecnologia, possiamo dire di aver davvero trovato la terra di cui parlava Platone: Atlantide.
Quindi i “misteriosi sacerdoti egiziani” non avevano mentito a Solone, e di conseguenza a Platone, quando gli dissero che ai piedi del monte Atlante, circa 11.500 anni fa, si trovava “una Grande Isola”. Ma questo fa sorgere altre importantissime domande: come lo sapevano? Quale civiltà era a conoscenza di fatti accaduti tra 14.500 e 7.000 anni fa? Questa zona dell’Africa è mai affondata? E che relazione ha “Atlantide” con Nan Madol e il “Continente sommerso” di Sundaland e Sahuland, recentemente scoperto dai ricercatori? Dove sono andati a finire tutti quanti? Un possibile indizio può darlo un unico disegno riportato in tutte le culture antiche, ossia la spirale, la troviamo ovunque sul pianeta. Che il misterioso popolo di Atlantide si sia, dopo la sua distruzione per cause ancora da scoprire, disperso in tutto il globo?

https://www.facebook.com/photo/?fbid=122135915390051537&set=gm.3257845291184271&idorvanity=1520029484965869

lunedì 19 febbraio 2024

Il popolo dei Guanci: gli ultimi atlantidei. - Deslok

 

Le Isole Canarie furono abitate dai Guanci dalle abitudini così strane da porre ben più di un interrogativo agli studiosi. Furono i veri sopravvissuti all’inabissamento di Atlantide?

Quando gli Spagnoli nel XIII secolo approdarono sulle Isole Canarie ed entrarono in contatto con i suoi abitanti, i Guanci, questi ultimi rimasero scioccati: essi erano infatti convinti di essere gli unici sopravvissuti ad un’antica catastrofe che serbavano indelebilmente nella loro memoria mitica. Dissero agli Spagnoli che le isole che formavano l’arcipelago, in realtà, erano i resti delle cime delle montagne facenti parte di un’antica terra sommersa dalle acque dopo un violento cataclisma. Alcuni cronisti riportano anche che essi sostenevano di provenire originariamente da una grande isola scomparsa nell’oceano. Si narra inoltre che gli Arabi, quando nel 1016 scoprirono l’arcipelago, le chiamarono Khaledat (l’isola che non scompare).

Dei Guanci si sa poco e nulla. A parte alcune incisioni simboliche e indecifrabili all’interno delle caverne, essi non hanno lasciato pressoché alcuna testimonianza scritta della loro storia. Le uniche informazioni disponibili sono state raccolte da cronisti, storici ed esploratori spagnoli in seguito alla conquista avvenuta a partire dal XIII secolo. I Guanci passarono alla storia come il primo popolo ad essere vittima del colonialismo di matrice ispano-cattolica. Fisicamente, si presentavano generalmente alti di statura—i maschi adulti avevano un’altezza media di circa 1,80 m—di corporatura robusta e possente. Avevano la pelle bianca e, i più, capelli biondi o rossi e occhi azzurri o grigi. Gli uomini portavano inoltre lunghe e folte barbe.

Un popolo dai grandi misteri.

Gli spagnoli, al momento del loro arrivo tra i Guanci, vi trovarono una cultura più unica che rara. Essi vivevano perlopiù in grotte naturali o artificiali, che decoravano con figure astratte e geometriche, simboli misteriosi formati da spirali e triangoli, similmente ai Cro-Magnon europeidi dell’Era Glaciale. Scavavano nel tufo le proprie architetture, creando colonnati quadrati scolpiti nelle pareti di roccia. Erano pressoché rimasti all’età della pietra: non conoscevano la lavorazione dei metalli ed usavano utensili di pietra, osso, legno, conchiglie e terracotta.

L’aspetto sconcertante riguardava però la cultura di queste genti, assurdamente complessa ed evoluta soprattutto dal punto di vista sociale. È noto, infatti, che normalmente le società cosiddette ‘primitive’ non hanno classi né gerarchie; i Guanci, al contrario, avevano re, principi, nobili, dinastie, una classe sacerdotale ben organizzata e una casta di guerrieri, come se fosse una società urbana. La trasmissione ereditaria della regalità avveniva per via matrilineare, cioè sebbene l’autorità fosse detenuta dal re, egli ereditava la sua dignità dalla madre.

Possedevano inoltre una scrittura alfabetica, stranamente somigliante all’alfabeto libico parlato nella regioni del Sahara dai Tuareg/Berberi di etnia caucasica. Gli Spagnoli constatarono, inoltre, che le donne godevano degli stessi diritti degli uomini e supposero che, forse, in passato la società guanche fosse fondata su una struttura matriarcale, simile a quella della Creta arcaica o della Sicilia delle Dee Madri. Per esempio, una regola consuetudinaria proibiva ad un uomo di rivolgere la parola per primo ad una donna, obbligandolo ad aspettare pazientemente che fosse quest’ultima a farsi avanti.

Per quanto riguarda la componente maschile della società guanche, ancora oggi vengono ricordati i nomi degli antichi re ed eroi che governarono prima dell’arrivo degli Spagnoli e che si opposero fieramente per oltre un secolo alla loro conquista: Tinerfe, da cui il nome dell’isola di Tenerife, Pelinor, Bencomo, Achaimo, Doramas. Sul pontile del porto di Tenerife si possono ammirare le statue dei re guanche, chiamati Menceyes. Curiosamente, al momento dell’arrivo degli Spagnoli, il territorio guanche era suddiviso in 10 distretti, ognuno governato da un Mencey. Il parallelismo con il governo di Atlantide per come ce lo racconta Platone è evidente.

atlantide guanci canarie

I Guanci depositari della cultura di Atlantide.

A Guimar, sulla costa orientale di Tenerife, a metà degli anni ’80 nel corso di uno scavo vennero alla luce alcune costruzioni piramidali, ciascuna costituita da cinque gradoni di pietra lavica di forma rettangolare, che assomigliano stranamente a quelle edificate in Messico dai Maya e dagli Aztechi e in Medio Oriente dai Babilonesi. Le piramidi originariamente erano nove, ma ne sono rimaste soltanto sei. Vennero scoperte, studiate e rese note al mondo dal lavoro del celebre ricercatore e navigatore Thor Heyerdahl, il quale mise in evidenza che le piramidi avevano un preciso orientamento astronomico.

Tutte le piramidi, infatti, presentano sul lato occidentale una scalinata, salendo la quale è possibile seguire il percorso del Sole nascente nel giorno del solstizio d’inverno. Nel giorno del solstizio d’estate si può assistere, invece, a un doppio tramonto dalla sommità della piramide più elevata: il Sole scende dapprima dietro la vetta di un’alta montagna, la oltrepassa, appare di nuovo per poi tramontare dietro la montagna accanto alla prima. La presenza di piramidi, tuttavia, viene segnalata già nel 1632 dal frate francescano Juan de Abreu, che ne descrive alcune anche sull’isola di La Palma. Il cronista riferisce inoltre che tali costruzioni erano state costruite a imitazione di “una sorta di piramide naturale” costituita da un solo blocco di roccia, che veniva chiamata dai Guanci ‘Idafe‘, nome di una misteriosa divinità alla quale era consacrata.

Le divinità Guanci.

Credevano innanzitutto in un Dio Creatore, superiore a tutti gli altri, chiamato in vari modi: Acoran a Gran Canaria, Achaman a Tenerife, Eraoranhan a El Hierro, Abora a La Palma, Orahan a La Gomera. Alcuni studiosi lo ritengono identificabile con l’egizio Amun. Adoravano anche Magec, il Dio del Sole.

Credevano, inoltre, che l’anima immortale di tutti gli uomini provenisse dalla Luce del Sole e fosse della medesima sostanza: conseguentemente a tale credenza, pensavano che tutti gli uomini fossero i figli divini e immortali di Magec e che, dopo la morte, sarebbero tornati nel suo Regno di Luce. Culti solari del genere si svilupparono poco prima dell’inizio della nostra era in tutta l’area mediterranea, e tali credenze erano anche vive nelle antiche civiltà precolombiane, in Messico come in Perù, nonché presso molteplici popolazioni native dell’America Settentrionale.

Tributavano culto, inoltre, a una Grande Dea Madre che chiamavano Chaxiraxi, denominata la ‘Madre del Sole’ e ‘Colei che governa il mondo’. Quando, all’inizio del XV secolo, ripescarono dal mare una statua lignea della Madonna cristiana, probabilmente frutto di un naufragio occorso a un veliero spagnolo, la identificarono immediatamente con Chaxiraxi e la adorarono in una sorta di culto sincretistico come ‘Madre della Luce del Mondo’.

Un’altra corrispondenza sconcertante con le civiltà italo-elleniche e precolombiane si ritrova nell’istituzione, presso i Guanci, di un collegio sacerdotale di monache, che vivevano in un monastero dove nessun uomo poteva avvicinarsi. Questa sorta di Vestali proto-storiche erano considerate le ‘Spose del Sole’ e il loro compito era quello di tenere sempre acceso il fuoco sacro, simboleggiante la luce e la vita eterna portata dal Dio del Sole. La somiglianza con il culto latino di Vesta (e quello ellenico di Estia), nonché con le tradizioni di numerose popolazioni amerindie (tra cui i Natchez del Mississippi meridionale) è ineccepibile.

atlantide guanci canarie

Le origini del popolo Guanci.

L’origine dei Guanci rimase a lungo un mistero. I ricercatori pensano che i primi coloni siano giunti nelle Canarie intorno al 3000 a.C., provenienti dall’Africa. Ciò sembrava essere in linea con il fatto che il loro alfabeto fonetico ricordava quello delle popolazioni berbere; per questo, alcuni studiosi ipotizzarono che i Guanci fossero gli ultimi superstiti di primitive popolazioni dell’Africa Settentrionale, forse di etnia fenicia o cartaginese) che anticamente si erano spinte sull’isola e ivi avevano posto i loro insediamenti.

Tuttavia, il fatto che i Guanci non praticassero assolutamente la navigazione al punto di non saper nemmeno costruire una zattera e di non essere mai entrati in contatto con le popolazioni che abitavano le isole limitrofe sembra contrastare fortemente con questa ipotesi, così come anche le caratteristiche etniche europeidi di questo popolo misterioso sembra mettere definitivamente una pietra sopra l’argomento.

Studiosi di lingua germanica videro nei Guanci i discendenti dei Vandali che anticamente invasero il Nord Africa ai tempi della caduta dell’Impero Romano. Questa ipotesi avrebbe spiegato il loro aspetto, non invece la loro lingua (nella quale non si ritrova traccia di alcuna influenza germanica) né la loro completa ignoranza della navigazione. La loro lingua, infatti, somigliava più all’antico idioma berbero parlato ancora oggi in alcune regioni dell’Atlante e dell’Algeria, nelle quali ci si può imbattere talvolta in nomadi berberi dalla pelle chiara e dagli occhi azzurri.

L’analisi forense diede la soluzione all’enigma, mediante lo studio della forma dei crani e l’analisi del DNA delle mummie ritrovate nelle catacombe all’interno delle grotte dell’isola. Con sconcerto, si scoprì che i Guanci appartenevano all’antichissima specie dei Cro-Magnon che comparve improvvisamente in Europa circa 35.000 anni fa, e che popolò l’Europa fino alla fine dell’ultima l’Era Glaciale. Gli antropologi riconobbero corrispondenze genetiche con i Baschi, i Longobardi, i Togar siberiani e—incredibilmente—con gli Indiani Dakota del Nordamerica, più noti con il nome di Sioux. In seguito a queste ricerche si determinò che, ai fini della ricostruzione dell’aspetto fisico guanche, ci si sarebbe dovuti immaginare:

« un rappresentante delle tribù di Pellerossa del Nord America, con il grosso naso aquilino e il volto quadrato, dai tratti arcaici, ma con una pigmentazione nordica. »

Si scoprì che queste popolazioni discesero dalla Francia e dalla Spagna verso lo stretto di Gibilterra e popolarono la zona del Sahara, che al tempo dell’Era Glaciale non era un deserto, ma un immenso altopiano paludoso denominato dagli antichi autori greci e latini ‘Lago Tritonide‘. Il Mare Mediterraneo, al tempo, era molto meno profondo di adesso e l’arcipelago delle Canarie formava un isolotto piuttosto grande, diviso dall’Egitto dalle fanghiglie impenetrabili del Lago Tritonide, alle cui estremità oceaniche sorgeva il monte Atlante. L’altopiano paludoso che esisteva al tempo nel Sahara occidentale nell’età greco-romana era chiamato ‘lago Tritonide’ o ‘palude Tritonide’ (Tritonias limne in greco; Tritonis lacus o T. palus in latino). Si tratta dell’attuale Schott el-Jarid, una depressione salata che si trova nella Tunisia centrale, nei pressi della città di Gafsa, oggi notevolmente ridimensionata rispetto ad un tempo e, diversamente da allora, molto più arida. È da notare il fatto che nell’area in cui risiedono gli attuali berberi, ai piedi della catena dell’Atlante, le prospezioni geologiche dicono che in passato doveva trovarsi un mare interno, ogni prosciugato, probabilmente da identificarsi con il Lago Tritonide degli autori classici, nominato da Apollonio Rodio come il luogo del naufragio degli Argonauti.

Alcuni hanno ravvisato questo legame anche nel nome con cui i Berberi del Marocco e dell’Algeria si riferiscono a sé stessi: Amazigh, estremamente simile ad ‘Amazzoni’. Vi sono poi alcune tribù berbere della Tunisia indicate col nome di ‘Figli della Sorgente’ e ‘sorgente’, nella loro lingua, si dice Attala; secondo i linguisti il fonema ATL- è da ricondurre all’acqua, non solo nella lingua dei berberi sahariani, ma persino in quella degli Aztechi, i quali denominano il luogo donde anticamente si mossero i loro antenati Aztlan.

Gli antichi Egizi sostenevano che a Ovest dell’Egitto vivessero i Libu (da qui il nome odierno della regione, la Libia), loro acerrimi nemici, dai capelli biondi o rossi e dagli occhi azzurri, che portavano in testa diademi di piume (allo stesso modo dei Nativi Americani, ci viene spontaneo notare). Negli annali egizi, tali popolazioni sono conosciute anche con la denominazione generica di «Popoli del Mare», dei quali si pensa facessero parte anche gli Shardana, antichi abitatori della Sardegna, ai quali l’isola deve l’attuale nome. Effettivamente, una parentela di sangue tra Guanci e Shardana è probabilissima, ma tutti questi riferimenti al mare e alla navigazione continuano a contrastare con l’ignoranza assoluta a riguardo da parte dei superstiti Guanci al momento della conquista spagnola.

Plinio il Vecchio riferisce che, secondo Giubia, re di Mauritania, i Cartaginesi avrebbero visitato l’arcipelago intorno al 50 a.C., sotto la direzione dell’esploratore Annone, e lo avrebbero trovato deserto. L’avrebbero però trovato disseminato di rovine ciclopiche di una civiltà scomparsa. Riguardo alla testimonianza cartaginese che riferisce l’assenza completa di popolazioni sul territorio, alcuni sostengono che essi non procedettero ad un’esplorazione dettagliata dell’arcipelago, ma si fermarono solo su poche isole.

atlantide guanci canarie

D’altro canto, un altro autore antico riferisce che i Greci, durante le loro esplorazioni, le trovarono popolate di una razza di ‘rossi satiri‘, con tutta probabilità un epiteto usato per indicare genti villose dai capelli rossi. Questa descrizione degli abitanti è perfettamente in linea con le caratteristiche fisiche e somatiche degli ultimi residenti delle Canarie, i Guanci incontrati dagli Spagnoli all’inizio del XIII secolo.

Il vero enigma risultano però essere i resti ciclopici di questi antichissimi agglomerati urbani. Dal momento che i Guanci, al momento della conquista spagnola, non sapevano edificare abitazioni con la pietra, si ritenne che gli attuali abitatori non erano stati i primi abitatori dell’isola. Tuttavia è anche lecito supporre che le antiche popolazioni si trovarono improvvisamente isolate dal resto del territorio in seguito a un maremoto che fece inabissare l’isola, eccezion fatta per le cime montuose più elevate, sulle quali sopravvissero appunto gruppi sporadici e degenerati degli antichi popoli atlantici. Il trauma atavico del cataclisma avrebbe fatto il resto, tenendoli per millenni lontani dall’oceano e dalla navigazione.

Alcuni studiosi fanno risalire il maremoto a 9.000 anni prima di Platone (metà del I millennio a.C), richiamandosi al racconto sull’inabissamento di Atlantide, raccontato da un sacerdote egizio di Sais a Solone circa nel 600 a.C. e riportato nel Timeo. Dal racconto si rileva che «l’Atlantide era un’isola immensa, situata nell’Oceano di faccia alle colonne d’Ercole e gli Atlantidi sarebbero stati una razza di semidèi che, degenerando dalla loro origine celeste, si corruppe frammischiandosi alle figlie dei mortali, sicché Giove li punì distruggendone la razza e il paese» (De Sanctis/Mangelli, Primitivi, religione magia e poteri occulti, 1935, p.339).

Ma la tesi che fa risalire l’inabissamento di Atlantide a 9.500 anni prima della nostra era sembra essere maggiormente in linea con la tradizione. Proclo, ad esempio, ci dice che Atlantide era formata da sette isole fra le quali sembra ci fossero anche le attuali Canarie (o meglio, la terra emersa che un tempo comprendeva tutto l’arcipelago) e che la più grande di esse, chiamata Poseidonis dal nome del sovrano del regno, esisteva ancora undicimila anni prima dell’era nostra. La tradizione indiana calcola che la sommersione sia avvenuta undicimila anni prima della nostra era ed è dunque in perfetto accordo con la tradizione greca.

Secondo molte tradizioni antiche, l’isola parzialmente sommersa undicimila anni fa (le attuali Canarie) non era che una parte dell’Atlantide originaria, mentre il continente stesso, molto più vasto, si sarebbe inabissato in epoche molto anteriori. L’eruzione di Thera (l’odierna isola di Santorini), molto più recente, avrebbe inabissato definitivamente gli ultimi territori abitati dai discendenti degli Atlantidi, tra cui gli appartenenti alla civiltà minoico-cretese.

In questo quadro, i Guanci sarebbero della stessa linea etnica originaria (quella dei Cro-Magnon proto-indoeuropei, poi suddivisasi in ‘Popoli del Mare’ o Atlantidi, Minoici, Amazzoni e più di recente berberi e tuareg) ma sarebbero rimasti isolati dalle altre popolazioni in seguito al cataclisma datato 9.500 prima della nostra era. Gli unici che si salvarono dall’inabissamento del territorio originario delle Canarie furono i pochi gruppi isolati sulle vette delle montagne. Forse proprio per questa ragione i Guanci rimasero sempre all’età della pietra e non conobbero mai la navigazione.

https://www.hackthematrix.it/il-popolo-dei-guanci-gli-ultimi-atlantidei/?feed_id=170636&_unique_id=65d27dfb398ca

giovedì 19 ottobre 2023

La città di Atlantide è stata scoperta nell'occhio del Sahara?

 

Se ti senti sfidato dalla nostra società relativamente inconscia, potresti essere uno dei tanti sognatori che fantastica sulla città perduta di Atlantide. Alcuni credono che l'Occhio del Sahara in Mauritania contenga i segreti che a lungo immaginavamo fossero veri. Estendendosi per 14,6 miglia, l'Occhio sembra provenire da un altro mondo. Considerando gli scritti di Platone sull'argomento, è possibile che questa incredibile struttura sia il luogo di riposo finale di milioni di Atlantidei.
Sebbene le descrizioni di Atlantide di Platone siano epiche e strabilianti, molti credono che abbia appena scalfito la superficie. Descrisse Atlantide come una massiccia formazione di cerchi concentrici, alternati tra terra e acqua, in modo simile a come viene visto oggi l'Occhio. Sottolineò che Atlantide era una civiltà ricca e utopica che creò le basi per il modello democratico ateniese. Platone continuò descrivendo la terra come ricca di oro, argento, rame, altri metalli preziosi e pietre preziose.
Secondo Platone, la storia di Atlantide, raccontata per la prima volta dagli antichi egizi, contiene tutti gli elementi che ci si aspetta da una cultura che non solo era in anticipo sui tempi, ma anche selvaggiamente arrogante. Atlantide era leader nel mondo accademico, nell'architettura, nell'agricoltura, nella tecnologia, nella diversità e nell'emancipazione spirituale, la sua marina e il suo esercito non avevano eguali e i re di Atlantide governavano con estrema autorità. Non sorprende che Atlantide sia caduta in modi simili a quelli di Roma, e potenzialmente in modo simile a come potrebbero cadere gli Stati Uniti.
“Questa potenza venne fuori dall’Oceano Atlantico… un’isola più grande della Libia e dell’Asia messe insieme… Ora, in quest’isola di Atlantide, c’era un grande e meraviglioso impero che governava su tutta l’isola e su molte altre, e su parti di il continente."
― Platone, Timeo/Crizia
Subito dopo aver intrapreso una guerra aggressiva e non provocata in alcune parti dell’Asia, gli Atlantidei furono sconfitti dall’unico esercito disposto a difendere il continente: gli Ateniesi. Nel mezzo delle battaglie, gli Dei scagliarono violenti tsunami, terremoti, tornado, uragani e inondazioni sull'Impero di Atlantide. Come se ammettesse i suoi peccati, Atlantide esplose, si dissolse nell'oceano e nel deserto e non fu mai più vista.
L'Occhio del Sahara, noto anche come "Struttura Richat" e "Occhio dell'Africa", si trova nell'altopiano di Adrar nel Sahara in Mauritania, la Repubblica islamica nell'Africa nordoccidentale. Questa enorme cupola geologica inversa contiene rocce e sedimenti risalenti a un'epoca precedente alla vita sulla Terra.
Visibile dallo spazio, l'Occhio del Sahara ricorda un enorme occhio di bue, che iniziò a formarsi quando il supercontinente Pangea si disintegrò. Le rocce ignee incastonate nell'Occhio includono carbonati e basalti neri simili alla Big Island delle Hawaii.
Di Paolo Wagner ; 26 novembre 2019

domenica 6 marzo 2016

Atlantide? Distrutta dall’atomica. Uno studio profondo.



Solo pochi anni fa i cinesi hanno scoperto alcuni documenti sanscriti a Lhasa, Tibet, e li hanno spediti alla University di Chandrigarh, dove sono stati tradotti. Recentemente, il Dr. Ruth Reyna dell’università, ha detto che i documenti contengono istruzioni per la costruzione di astronavi interstellari! Il loro metodo di propulsione, ha detto il dottore, era “anti-gravitazionale” e basato su un sistema simile a quello denominato di “laghima”: “una forma abbastanza forte da controbilanciare la forza centrifuga di gravità“, potere sconosciuto dell’ego, presente nella struttura fisiologica dell’uomo. Secondo il ‘Hyndu Yogi, questa è la “anghima” che permette ad una persona di levitare.
Il Dr. Reyna ha riferito che a bordo di queste macchine, che nel testo erano chiamate “Astra”, gli antichi potrebbero aver inviato una missione di uomini in qualsiasi pianeta, secondo quanto si legge nel documento, che avrebbe mille anni. Si diceva anche che i manoscritti rivelano il segreto del “cappello dell’invisibilità” e del cosidetto “garima”:“ossia come diventare pesanti come una montagna di piombo”. Naturalmente gli scienziati indiani non hanno preso i testi molto sul serio, ma poi hanno cominciato a credere molto nella loro validità quando i cinesi annunciarono che avrebbero utilizzato alcuni dati per la ricerca funzionale del loro programma spaziale! Questo è stato uno dei primi casi dove si è ammesso che un governo faccia ricerche sulla lotta contro la gravità.
I manoscritti non hanno detto con certezza se fossero mai stati fatti viaggi interplanetari, ma, tra l’altro, è presente il progetto di un viaggio sulla luna, anche se non è chiaro se questo viaggio è stato veramente compiuto.
Tuttavia, uno dei grandi testi epici indiani, il “Ramayana”, contiene la storia molto dettagliata di un viaggio sulla luna a bordo di un Vimana (o “Astra”), e in effetti descrive una battaglia sulla luna con un “Asvin” (un veicolo di Atlantide).
Questo è solo un piccolo test, ottenuto di recente, di tecnologia anti-gravitazionale e lo spazio utilizzato dagli indiani. Per comprendere appieno questa tecnologia, dobbiamo risalire molto più indietro nel tempo: il cosiddetto “Impero Rama” dell’India settentrionale e del Pakistan, sviluppatosi almeno quindicimila anni fa nel subcontinente indiano, fu nazione ricca di molte grandi e sofisticate città, molte delle quali devono ancora essere trovate nei deserti del Pakistan e dell’India settentrionale e occidentale. Rama esisteva, a quanto pare, accanto alla civiltà di Atlantide, nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico, ed è stata guidata da un “illuminato, re-sacerdote”, che erano i governatori della città. Le sette grandi città, capitali di Rama erano conosciute nei testi classici Hindu come “Le Sette città Rishi”. Secondo antichi testi indiani, il popolo aveva macchine volanti chiamate “Vimana”.
I testi antichi indiani descrivono l’epico Vimana come un veicolo a due piani che si sposta, con numerosi oblò e una cupola, esattamente come noi immaginiamo un disco volante. Il Vimana vola con il “Vento” ed emette un “suono melodioso”. C’erano almeno quattro diversi tipi di Vimana: Alcuni a forma di disco, altri come lunghi cilindri (“aeromobili a forma di sigaro”). I testi antichi sui Vimana sono numerosi, e ci vorrebbero molti libri per portare tutto quello che dicono. Gli indiani antichi, che hanno costruito questi dispositivi, hanno scritto manuali di volo intero su come guidare i vari tipi di Vimana, molti dei quali (testi) esistono ancora, e alcuni sono stati tradotti in inglese. Il “Sutradhara Samara” è un trattato scientifico che parla di ogni aspetto del volo in un Vimana. Ci sono 230 strofe che riguardano la costruzione, il lancio, come effettuare viaggi di crociera per migliaia di chilometri, l’atterraggio convenzionale così come quelli di emergenza, e anche possibili collisioni con uccelli.
Nel 1875 è stato trovato nel tempio indiano Vaimanika Sastra, un testo del quarto secolo avanti Cristo, scritto da Bharadvajy il Saggio, usando anche vecchi testi come fonti. Conteneva il funzionamento del Vimana e comprendeva informazioni sulla manovrabilità del velivolo su temporali e fulmini e come modificare la forza motrice di una potenza di “energia solare” ad una energia libera, che suona come “anti-gravità”. Il Sastra Vaimanika (o Vymaanika-Shaastra) ha otto capitoli di diagrammi che descrivono tre tipi di aeromobili, compresi le apparecchiature che possono prendere fuoco o rompersi. Il testo menziona anche 31 elementi essenziali di queste macchine e 16 materiali con cui sono costruiti per assorbire luce e calore, perché sono state ritenute idonee per la ricostruzione dei Vimana.
Mr. Josyr è il direttore dell’Accademia di Investigazione di Sanscrito situata a Mysore. Non sembrano esserci dubbi sul fatto che il Vimana fosse dotato di qualche dispositivo “anti-gravità”. Il Vimana decollava verticalmente, ed erano capaci di volteggiare in cielo come i moderni elicotteri o dirigibili.
Bharadvajy il Saggio si riferisce a non meno di 70 autorità, 10 esperti di viaggi aerei nell’atichità. Queste sono ora mancanti. Erano tenuti in un Vimana griha, una sorta di hangar, e si dice che a volte erano alimentati da un liquido giallastro, e altri da una sorta di composto di mercurio, anche se gli scrittori sembrano avere idee confuse in proposito. E ‘probabile che gli scrittori recenti di Vimana abbiano agito solo in qualità di osservatori, studiosi, ispirati da antichi testi, in modo che si è fatta comprensibile confusione sul principio di rifornimento dei Vimana. Il liquido “bianco-giallo” fa pensare a quello della benzina, e forse i Vimana avevano un gran numero di diverse fonti di propulsione, compresi i “motori a reazione”.
E’ interessante notare che i nazisti svilupparono il primo motori a reazione per le loro “bombe volanti” V-8 e sia Hitler e il nazismo furono interessati all’antica India e al Tibet e inviarono spedizioni in entrambi i paesi, negli anni 30, e forse era da queste persone che i nazisti acquisirono alcune delle loro conoscenze scientifiche. Secondo Dronaparva, una sezione del Mahabharata e il Ramayana, un Vimana descritto era a forma di sfera, ed è stato portato ad alta velocità da un forte vento generato dal mercurio. Si muoveva come un UFO, andando su, giù, su e giù come il pilota desiderava. In un’altra fonte indiana, la Samar, i Vimana erano “macchine di ferro, compatte ed eleganti, con una carica di mercurio che era spinta da dietro sotto forma di una fiamma rombante“.
Un altro lavoro chiamato Samaranganasutradhara descrive come i veicoli sono stati costruiti. E ‘possibile che il mercurio avesse qualcosa a che fare con la propulsione, o più probabilmente, con il sistema di guida. Curiosamente, gli scienziati dell’ex Unione Sovietica hanno scoperto, come loro hanno definito, “antichi strumenti utilizzati per la navigazione di veicoli cosmici” in grotte del Turkestan e del Deserto di Gobi. I “dispositivi” sono oggetti emisferici di vetro o di porcellana, che terminano in un cono con una goccia di mercurio all’interno. E ‘evidente che volavano antichi indiani su tali veicoli in tutta l’Asia, probabilmente fino ad Atlantide, e persino, pare, in Sud America. Uno scritto di Mohenyodaro recuperato in Pakistan (considerata una delle “Sette Città Rishi dell’Impero Rama”) e non ancora decifrato, è stato trovato anche in un altro luogo: l’isola di Pasqua! Anche il testo trovato nell”Isola di Pasqua, detto “scritto” Rongo Rongo, è indecifrabile, ed è straordinariamente Mohenjodaro. 
L’Isola di Pasqua era una base aerea lungo la rotta dell’Impero Rama?
(All’aeroporto di Mohenjo-Daro, mentre i passeggeri si dirigono verso la sala d’attesa, i passeggeri sentono il dolce e melodioso altoparlante segnalatore sonore che dice: “Il volo Rama Airways numero sette per Bali, l’isola di Pasqua, Nazca e Atlantide è pronto per l’imbarco. I passeggeri sono invitati ad avvicinarsi al numero di uscita …..”). In un testo trovato in Tibet, non piccola distanza, su un carro di fuoco: “Bhima volò con il suo carro luminoso come il sole e forte come il tuono … Il carro volante splendeva come una fiamma nel cielo di una notte d’estate … avanza maestosamente come una cometa … era come se due soli brillassero. Poi il carro si alzò e tutto il cielo illuminò “.
Nel Mahavira di Bhavabhuti, un testo Jain dell’ottavo secolo, scelto da testi più antichi e tradizioni, si legge: “Un carro aereo, Pushpaka, porta un sacco di gente alla capitale di Ayodhya. Il cielo è pieno di meravigliose macchine volanti, scure ma come illuminazione notturna e un bagliore giallastro“. I Veda, antichi poemi indù, considerati i più antichi testi indiani, descrivono i Vimana di varie forme e dimensioni, la “ahnihotra Vimana” con due motori “vimana elefante”, con più motori, e altri modelli chiamati martin pescatore, ibis e con nomi di altri animali. I Vimana, purtroppo, come la maggior parte delle invenzioni scientifiche, sono stati utilizzati soprattutto per la guerra. La gente di Atlantide utilizzò le loro macchine volanti, i “Vailixi”, un tipo di aereo simile al Vimana, per cercare di conquistare il mondo.
Il popolo di Atlantide, conosciuto come “Asvin” nei testi indiani, era apparentemente ancora più avanzato tecnologicamente di quanto fossero gli indiani, ed avevano un temperamento più guerriero. Anche se non conosciamo l’esistenza di un testo antico che parla del Vahilixi di Atlantide, alcune informazioni ci sono giunte attraverso fonti esoteriche ed occulte che offrono una descrizione di queste macchine. Simile se non identico al Vimana, i Vahilixi erano generalmente “a forma di sigaro” ed erano sotto l’acqua come in atmosfera o addirittura nello spazio. Altri veicoli, proprio come Vimana, erano a forma di disco, ed erano anche sotto l’acqua. Secondo quanto scritto da un articolo di EKLAL Kueshana, autore di “The Ultimate Frontier”, scritto nel 1966. I Vailixi furono costruite per la prima volta ad Atlantide 20.000 anni fa, e i più comuni erano “a forma di disco con sezione generalmente trapezoidale, con tre serbatoi emisferici per il motore nella parte inferiore: Utilizzando un sistema di attivazione da parte di meccanici antigravitazionali motori, sviluppavano, grosso modo, una potenza di 80.000 cavalli. “
Il Ramayana, il Mahabharata ed altri testi parlano della terribile guerra che ebbe luogo circa 10.000 o 12.000 anni fa tra Atlantide e l’Impero Rama, che vennero utilizzate armi di distruzione di massa che i lettori non avrebbero mai immaginato fino alla seconda metà di questo secolo. L’antico Mahabharata, una delle fonti che affronta il discorso Vimana, a un certo punto parla della distruttività terribile :”…(l’armamento era) un singolo proiettile caricato con tutta la potenza dell’universo. Una colonna incandescente di fumo e fiamma, sfavillante come migliaia di soli che sorgono in tutto il loro splendore … Un fulmine di ferro, un gigantesco messaggero di morte, che ridusse in polvere tutta la razza e Vrishnis Andhkas … i cadaveri erano talmente carbonizzati da essere irriconoscibili. I capelli e le unghie caddero, cocci rotti senza nessun motivo apparente, gli uccelli divennero bianchi … dopo poche ore tutti i prodotti alimentari furono infettati … per  scappare dal fuoco i soldati si gettavano nei torrenti per lavare il corpo e vestiti … “. Sembrerebbe che il Mahabharata stia descrivendo una guerra atomica! Riferimenti come questo non sono isolati, al contrario, battaglie in cui si utilizza un assortimento straordinario di armi e di aeromobili da parte sono comuni nelle opere epiche indiano. Una di loro descrive anche un Vimana e un Valix battagliare tra la Luna!
Il brano appena citato descrive molto attentamente come sarebbe una guerra atomica e gli effetti radioattivi sulla popolazione. Andare in acqua è l’unico sollievo. Durante gli scavi della città di Mohenjodaro Rishi, realizzate nel secolo scorso, gli archeologi hanno trovato scheletri giacenti nelle strade, e alcuni studiosi rimasero come colpiti da qualche grande maledizione. Questi sono tra gli scheletri più radioattivi mai trovati, al pari con quelli di Hiroshima e Nagasaki. Antiche città le cui mura in pietra e mattoni sono state letteralmente vetrificate, come fuse, si trovano in India, Irlanda, Scozia, Francia, Turchia e altri paesi. Non c’è spiegazione logica per la vetrificazione delle fortificazioni di pietra e le città, tranne che quella dell’esplosione atomica. Inoltre, a Mohenjo-Daro, una città ben pianificata, costruita su una griglia, con un sistema di acqua più avanzata di quella utilizzata nel Pakistan moderno e l’India, le strade erano piene di “mucchietti neri di vetro“. Si è scoperto che le masse di vetro erano pentole di terracotta fuse e causa di intenso calore!
Con il terremoto che ha causato l’affondamento di Atlantide e la distruzione di Rama, sia a causa delle armi atomiche, il mondo collassò in una sorta di “età della pietra” e la storia moderna iniziò solo alcune migliaia di anni più tardi. Eppure sembra che non tutti i Vimana e Vailixi di Rama e di Atlantide siano scomparsi. Costruiti per migliaia d’anni, molti di loro devono continuare ad essere impiegati, come sostengono gli “Nine Unknown Men” (Nove Uomini Sconosciuti) Asoka e il manoscritto di Lhasa. Le società segrete o “fratellanza” di esseri umani e “illuminati” hanno voluto proteggere queste invenzioni e la conoscenza della scienza, storia, ecc … non sembra sorprendente. Molti personaggi famosi storici come Gesù, Buddha, Lao Tzu, Confucio, Krishna, Zoroastro, Mahavira, Quetzalcoatl, Akhenaton, Mosè e molti altri inventori di questi ultimi tempi e, naturalmente, molte altre persone che probabilmente rimarranno anonimi, sono stati i membri, forse, di una Organizzazione di questo tipo.
E ‘interessante notare che quando Alessandro il Grande invase l’India più di duemila anni fa, i suoi storici scrissero che a un certo punto fu attaccato da “scudi volanti infuocati” che terrorizzarono il suo esercito e cavalleria. Questi “dischi volanti” non utilizzarono nessuna bomba atomica nè arma laser contro i soldati di Alessandro, forse per magnaminità, e lui arrivò e conquistò l’India. Molti autori suggeriscono che queste “fratello” e la preservazione di alcuni dei loro Vimana Vailixi, sono situati in grotte segrete in Tibet o in altri luoghi in Asia centrale, e si ipotizza sia il deserto di Lop Nor, nella Cina occidentale, il centro di un grande mistero intorno agli UFO. Forse ci sono ancora molti aerei Heinkel tenuti in basi sotterranee come quelle che americani, inglesi e sovietici hanno costruito in tutto il mondo nei decenni passati.
Nelle prime tre immagini ricostruzione di un “Vimana”, nelle ultime due immagini ricostruzione di un “Valix” atlantideo (queste ultime raffigurazioni sono tratte da il libro “A Dweller on Two Planets”, scritto da Frederick Spencer Oliver nell’anno 1884).