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giovedì 7 gennaio 2021

Boom di richieste e rendimenti in calo per il Btp a 15 anni collocato oggi. Con questi numeri il Mes è completamente inutile.

 

Nel 2020 la spesa italiana per interessi sul debito è scesa di 1,4 miliardi di euro. Ormai negativi o vicino allo zero le cedole per titoli con scadenza fino a 5 anni.

E’ andato letteralmente a ruba il Btp a 15 anni collocato questa mattina dal Tesoro italiano. A fronte di un’offerta di titoli per 10 miliardi di euro, la domanda è stata di 105 miliardi. Il boom della domanda ha consentito di tenere basso il rendimento offerto ai sottoscrittori che riceveranno interessi lordi dello 0,95% da qui al 2037, pagati in due cedole semestrali. Il 2021 non avrebbe potuto iniziare meglio per il Tesoro italiano che beneficia, come tutti i paesi dell’area euro, dei massicci programmi di acquisto di titoli (Quantitative easing) implementati dalla Banca centrale europea.

I rendimenti italiani rimangono tra i più alti della zona euro ma sono comunque ormai negativi o prossimi allo zero per scadenze fino ai 5 anni. Di conseguenza continua a scendere quello che ogni anno lo Stato paga in interessi sul suo debito. Lo scorso anno il Tesoro ha emesso titoli per un valore complessivo di 550 miliardi di euro, che per lo più sono andati a rimpiazzare Bot e Btp che arrivavano a scadenza. La spesa per interessi è diminuita di 1,4 miliardi di euro rispetto al 2019. Oggi l’Italia paga così circa 50 miliardi di euro in interessi, solo un paio di anni fa l’esborso superava i 70 miliardi. Il collocamento di oggi dimostra una volta di più come al momento non ci siano difficoltà a reperire fondi sui mercati. Una situazione che esclude la necessità di ricorrere ad altre linee di finanziamento come quelle offerte dal Mes, esplicitamente concepite per far fronte a situazioni di difficoltà di accesso al mercato.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/05/boom-di-richieste-e-rendimenti-in-calo-per-il-btp-a-15-anni-collocato-oggi-con-questi-numeri-il-mes-e-completamente-inutile/6056225/

sabato 9 novembre 2019

La Lega e il presunto bond da 300.000 euro di ArcelorMittal.

Con la decisione di recedere dal contratto sottoscritto soltanto un anno fa, ArcelorMittal vuole uscire fuori dalla gestione dell’Ilva fornendo come motivazione la revoca dello scudo penale e la decisione del Tribunale di Taranto di chiudere l’altoforno 2, che di fatto renderebbe impossibile rispettare il contratto di produzione.
La verità però potrebbe essere un’altra: complice anche la crisi mondiale nel settore dell’acciaio, ArcelorMittal in un anno avrebbe già perso con l’Ilva 1 miliardo e per andare avanti vorrebbe diminuire la produzione con relativi 5.000 esuberi tra i lavoratori, altrimenti arrivederci a grazie.
Una questione che ha provocato immancabilmente una dura polemica anche politica, con la Lega in prima fila nell’attaccare il governo reo di aver creato i presupposti con la revoca dello scudo penale (in verità misura votata anche dalla Lega quando era al governo con i 5 Stelle) per una fuga del colosso franco-indiano.
Adesso però si sta tornando a parlare anche di un’altra vicenda, passata sotto traccia al momento della sua denuncia un po’ come il caso Metropol ma che ora potrebbe portare a più di un grattacapo per Matteo Salvini.
Fonte Twitter
Stando ai documenti rivelati da Giovanni Tizian e Stefano Vergine nel loro libro, in barba alla legge che lo vieta la Lega avrebbe investito come si può vedere dal promemoria datato maggio 2014 oltre 5,7 milioni in obbligazioni.
Per quanto riguarda ArcelorMittal il Carroccio avrebbe investito in totale 300.000 euro, con Matteo Salvini che si è difeso sulla falsa riga della vicenda Russia dicendo di chiedere conto all’amministratore in quanto “ho 10.000 euro in azioni e non ne ho di ArcelorMittal”.
Sarebbe necessario a riguardo per fugare ogni dubbio un chiarimento di Giuliano Centemero, il tesoriere della Lega al centro di alcune indagini sui presunti finanziamenti illeciti ricevuti dalla onlus PiùVoci, legata al Carroccio, da parte del costruttore Luca Parnasi e di Bernardo Caprotti creatore di Esselunga venuto a mancare nel 2016.
https://www.money.it/Lega-investito-bond-Arcelor-Mittal-contro-legge
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Il documento che gira in rete sui bond della Lega in Mittal è autentico. Ma non proviene dalla contabilità della Lega. Proviene da un prospetto riepilogativo di Unicredit che ha veicolato la transazione. Per arrivare a quest'informazione è stata fatta una ricerca a ritroso. E già qui una domanda me la porrei. Perché la Lega ce l'ha tenuto nascosto? Seconda osservazione: la data, 2014. Un anno prima che Mittal sbarcasse in Italia, Ilva era ancora dello Stato e non c'era nessun compratore, nemmeno Mittal. Che senso ha "investire", trecentomila euro in una multinazionale indiana che in quel momento era lontana anni luce dai nostri radar? Strana "coincidenza" che proprio quell'impresa così lontana da noi in quel momento, sia poi stata la "prescelta" in una rocambolesca "gara" che di gara ha ben poco. L'ex ministro Calenda scelse la peggiore offerta bocciata anche dai commissari straordinari del Governo... Terza osservazione: Salvini a domanda di una giornalista (MIRACOLO! Hanno trovato il coraggio di fargli finalmente la domanda!) risponde che non ne sapeva nulla. Eh no! Salvini nel 2014 era segretario della Lega da alcuni mesi. Il cassiere Centemero (tra l'altro rinviato a giudizio insieme al cassiere del PD Bonifazi e Parnasi per finanziamenti illeciti ai partit) rispondeva agli ordini del segretario federale Matteo Salvini. Il cassiere non prende di sua sponte 300 mila euro dalle casse del partito per investirli in una multinazionale indiana, senza dirlo al "capitano". Riepilogando: Nel 2014, quando neppure c'era una gara per vendere Ilva e Arcelor-Mittal era un oggetto sconosciuto alla politica e ai risparmiatori italiani... così... d'emblée, il cassiere della Lega che ha in comune con il cassiere del PD anche un processo per finanziamento illecito.. prende di buzzo 300 mila euro dalle casse disastrate della Lega e le butta in una multinazionale indiana. "Coincidenza" vuole che l'anno successivo si indica una gara e due anni dopo, contravvenendo a ogni logica di analisi industriale, il ministro piddino Calenda, bocci un piano industriale e ambientale del competitore Jindal, in gara contro Mittal... di cui fa parte anche lo Stato con Cassa depositi e Prestiti... e promuova il piano Mittal bocciato dai suoi stessi commissari di Governo, quello che guarda il "caso" aveva dato un bond da 300 mila euro a Salvini...Visto che la lega ci ha tenuto nascosto questo bond finora, la domanda è legittima: con quali soldi ha pagato il bond a Mittal?? Sono veramente i soldi della Lega?? Oppure è un'altra forma di finanziamento illecito ai partiti di una multinazionale estera per influenzare a suo favore, le decisioni dei partiti su Ilva in seguito?
stefano.ragusa.
https://www.facebook.com/stefano.ragusa.902?fref=search&__tn__=%2Cd%2CP-R&eid=ARA_o6Vsq5oWcTTNDF9n-U-W_r8KioDmZWcLJsoDIHRHtx7MJpTU-xm7tDPG8tYosRXnsu0Uod0wjn1p

sabato 1 ottobre 2016

Deutsche Bank, il primo istituto tedesco spolpato dagli illeciti e il rischio di un effetto domino sul sistema finanziario. - Muro Del Corno

Deutsche Bank, il primo istituto tedesco spolpato dagli illeciti e il rischio di un effetto domino sul sistema finanziario

La banca oggi vale in borsa 15 miliardi di euro contro i 30 di un anno fa e sono schizzati all'insù i Credit default swap con cui gli investitori si assicurano contro il suo fallimento. Le sue strette interconnessioni con il sistema bancario e assicurativo teutonico e con i big della finanza globale fanno pensare che se la situazione degenera interverrà il governo tedesco. Cosa che farebbe però scattare il bail in.

Si è conclusa l’ennesima e non ultima settimana di passione per Deutsche Bank. La prima banca tedesca ha visto le sue azioni muoversi sulle montagne russe, sprofondare sui minimi degli ultimi 24 anni e poi in parte risollevarsi. Un anno fa la banca valeva in borsa 30 miliardi di euro, oggi circa 15. Il prezzo dei suoi bond convertibili (i primi ad essere colpiti in caso di ristrutturazione) è precipitato mentre sono schizzati sopra i 500 punti, dai 90 di gennaio, i Credit default swap, titoli con cui gli investitori si assicurano contro il fallimento di una società o uno stato. Il segnale più preoccupante è stata però la decisione di dieci hedge fund di ritirare liquidità e ridurre la loro esposizione verso la banca tedesca.
Durante la settimana si sono rincorse dichiarazioni e ipotesi su un possibile aiuto pubblico alla banca. Su diversi organi di stampa tedeschi sono comparse ipotesi di questo tipo, il governo tedesco ha però smentito, così come i vertici della banca. Il numero uno della Bce Mario Draghi, in visita a Berlino, sollecitato più volte su una valutazione della situazione della banca non ha rilasciato dichiarazioni. L’annuncio di mercoledì della cessione della compagnia assicurativa britannica Abbey life per 1 miliardo di euro ha fornito un po’ di ossigeno alla banca. Ma si è trattato di una tregua effimera. All’origine della nuova bufera c’è l’annuncio del dipartimento di Giustizia statunitense di una possibile multa fino a 14 miliardi di dollari per comportamenti scorretti nella vendita di obbligazioni legate ai mutui subprime prima e durante la crisi del 2008. Come sempre accade in questi casi la sanzione sarà drasticamente ridimensionata: secondo indiscrezioni l’accordo dovrebbe collocarsi intorno ai 5,4 miliardi di dollari. Per vicende molto simili Goldman Sachs ha versato 5 miliardi, JP Morgan poco più di 3 miliardi. Tuttavia, anche in caso di accordo, la multa del dipartimento di giustizia a stelle e strisce prosciuga quasi completamente i 5,5 miliardi di euro accantonati da Deutsche Bank per far fronte a sanzioni e contenziosi nel 2016.
Non solo. La disputa con il tesoro Usa è solo l’ultima di una serie di vicende legate a comportamenti scorretti della banca, che sono sinora costate al colosso tedesco circa 20 miliardi di euro. E all’orizzonte si profilano già altre nubi nere . La banca sarebbe stata infatti parte attive in una serie di operazioni finanziarie che hanno consentito a società e miliardari russi di trasferire soldi all’estero aggirando le sanzioni contro Mosca per il conflitto in Ucraina. Una causa che secondo fonti della banca sarebbe molto difficile da quantificare nelle sue ripercussioni economiche.
Le conseguenze di ripetuti comportamenti illegali stanno di fatto spolpando le risorse di una banca che pur registrando ricavi in crescita oltre i 33 miliardi di euro si trova come molti istituti europei a fronteggiare un calo della redditività. Deutsche Bank deve anche gestire un’ingente quantità di titoli tossici ancora iscritti a bilancio. In particolare i derivati di livello 3, ossia quelli a cui si può affibbiare un prezzo solo ipotetico non essendo trattabili sui mercati e non essendoci strumenti simili a cui rapportarne il valore, ammontano a 30 miliardi di euro. Un valore però del tutto teorico e calcolato dalla stessa banca con modelli interni. Alla prova dei fatti i titoli potrebbero valere parecchio di meno. La banca dispone di un capitale di 62 miliardi di euro e il valore di borsa si è ormai ridotto ad appena lo 0,2% di questa cifra. Questo significa tra le altre cose che il mercato crede che questa dotazione finanziaria verrà probabilmente erosa in futuro da ulteriori perdite. Deutsche Bank ha inoltre un’elevata leva finanziaria, pari a quasi 1 a 30. Ossia ha molti investimenti in rapporto al capitale di cui dispone, che verrebbe quindi azzerato completamente anche in caso di perdite relativamente modeste. Circa due mesi fa l’istituto di ricerca tedesco Zew ha calcolato che per reggere in una situazione di generalizzata crisi finanziaria Deutsche Bank avrebbe bisogno di rafforzare il suo capitale per 19 miliardi euro rispetto ai valori attuali. Il gap più alto d’Europa insieme alle francesi Société Générale (13 miliardi) e Bnp paribas (10 miliardi).
Questi numeri dicono anche che il gruppo tedesco prende molti soldi a prestito con varie modalità. Una condizione che solleva un altro problema: le fortissime ed estese interconnessioni che la banca tedesca ha in essere con tutte le altre principali banche e istituzioni finanziarie del mondo che ne fanno uno dei soggetti che presenta il più elevato rischio sistemico al mondo. In altri termini è la banca la cui ipotetica bancarotta avrebbe le conseguenze più devastanti per il sistema finanziario mondiale,come ha sottolineato anche il Fondo monetario internazionalelo scorso giugno. Posta al centro del sistema finanziario tedesco, Deutsche Bank ha strette connessioni con i colossi assicurativi AllianzMunich ReHannover Re e con tutto il sistema bancario teutonico. Ma il problema va ben oltre i confini nazionali. Tutti i big della finanza sono più o meno strettamente connessi con la banca tedesca, a cominciare da HSBCBarclaysUbs, Credit Agricole, Bnp Paribas e Unicredit. Difficile quindi che qualcuno non si muova qualora la situazione degeneri. A Berlino i soldi per fronteggiare l’emergenza non mancano, ma un intervento pubblico farebbe scattare la nuova regolamentazione sui salvataggi bancari (bail in) coinvolgendo quindi anche azionisti,obbligazionisti e correntisti con più di 100mila euro sul conto. La buona notizia è solo che, a differenza ad esempio di Mps, i bond subordinati (i primi ad essere aggrediti in caso di salvataggio) sono collocati in prevalentemente presso investitori istituzionali.
L’emergenza Deutsche Bank ha posto un po’ in secondo piano quello che sta accadendo all’altra grande banca tedesca,Commerzbank, a sua volte alle prese con una complessa ristrutturazione che le permetta di ritrovare redditività ed utili. Ieri Commerzbank ha annunciato il taglio di quasi 10mila posti di lavoro e lo stop all’erogazione di dividendi. Il terzo trimestre dovrebbe infatti chiudersi con una perdita. La banca, che presenta un rischio sistemico decisamente più contenuto rispetto a Deustche Bank, non si è mai pienamente ripresa dalla crisi del 2008, superata solo grazie a un importante sostegno pubblico. Tra i fattori di preoccupazione c’è anche l’esposizione nei confronti del mondo del trasporto delle merci marittime, in grave difficoltà come ha dimostrato la recente bancarotta della sudcoreana Hanjin. Commerzbank ha chiuso questo business nel 2012, ma avrebbe ancora a bilancio prestiti verso il settore per circa 8 miliardi di euro.