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mercoledì 28 giugno 2023

Mario Draghi, Francesco Paolo Figliuolo. - Giuseppe Salamone

 

Sembra Giorgia Meloni, in realtà è un Mario Draghi in una versione diversa. Sulla guerra agisce esattamente allo stesso modo e sulla politica economica non ne parliamo visto che questi scappati di casa che stanno al governo, applicano un'austerità più pesante rispetto a quella imposta dai falchi dell'UE.

Evidentemente non era abbastanza, serviva un altro messaggio per sciogliere ogni dubbio, far capire che nulla è cambiato e nulla cambierà. Infatti il governo Meloni si appresta a rispolverare un nome abbastanza noto: quel genio contemporaneo del generale Figliuolo sarà nominato commissario per la ricostruzione dell’Emilia-Romagna dopo l’alluvione.

Entrano ed escono da un posto all'altro con una facilità disarmante; cambiano i governi ma i nomi restano sempre gli stessi. Chissà perché dove ci sono miliardi da maneggiare con cura, gira e rigira ci vanno sempre gli stessi. È una domanda che mi pongo quotidianamente.

Ovviamente non contano i risultati, nella nostra bellissima democrazia conta solo ed esclusivamente quell' "affidabilità" che garantisce sonni tranquilli al potere. Poi se non sei capace nemmeno di prendere una decisione senza contraddirti due secondi dopo o di saper spiegare il motivo per il quale le scelte prese, hanno prodotto risultati distastrosi, fa niente. Alla fine a piangere saranno sempre i cittadini, mica chi bazzica tra le stanze dorate.

Non c'è niente da fare, cambia tutto per non cambiare nulla. Delle volte sento dire che "la nostra democrazia ha gli anticorpi". Credo sia vero, la nostra democrazia ha gli anticorpi i quali si mettono in moto ogni qualvolta ci sia un reale pericolo di essere contagiati dalla vera democrazia. Altrimenti non si spiega come non vada più nessuno a votare. Ed effettivamente, pensandoci bene, a cosa serve votare se poi a prescindere da dove metti la croce ti ritrovi con gli stessi risultati e le stesse facce?

T.me/GiuseppeSalamone
Giuseppe Salamone
Giuseppe Salamone 

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sabato 12 giugno 2021

Scuse e dimissioni. - Marco Travaglio

 

Nel disastro con scaricabarile degli Open Day – tutt’altro che imprevedibile, anzi ampiamente annunciato dal Fatto e dall’associazione Luca Coscioni – alcuni dati sono incontestabili. 

1) Se il generalissimo Figliuolo, affetto da annuncite e ansia da prestazione, non avesse promesso ritmi di vaccinazioni che non poteva mantenere (e infatti non ha mai mantenuto), la follia di almeno mezzo milione di persone sotto i 60 anni vaccinate con Astrazeneca contro le indicazioni dell’Aifa non si sarebbe mai verificata. 

2) Senza gli Open Day indiscriminati per svuotare i frigoriferi pieni di fiale AZ, i nostri ragazzi non avrebbero aggiunto al rischio zero di morire per Covid il rischio X (si vedrà quanto alto o basso) di morire per reazioni avverse. 

3) Se avessimo seguito l’esempio della Germania, anziché crederci più furbi dei tedeschi per recuperare il terreno perduto nel passaggio da Arcuri (Italia davanti alla Germania) a Figliuolo (Italia doppiata dalla Germania), Camilla Canepa sarebbe ancora viva: è vero che aveva una patologia autoimmune e chi l’ha vaccinata e dimessa ai primi sintomi trombotici ha commesso un grave errore; ma senza gli Open Day, difficilmente sarebbe stata vaccinata. 

4) Arcuri, al posto di Figliuolo, sarebbe già stato lapidato sulla pubblica piazza, mentre il centrodestra e tutti i giornaloni al seguito ne chiederebbero l’arresto per omicidio volontario. 

5) Figliuolo (col Cts e il governo che hanno tardato troppo a fermare il suo delirio) è riuscito nell’ardua impresa di seminare altra sfiducia nei vaccini e di far passare pure le peggiori Regioni dalla parte della ragione.

Difficile obiettare alcunché al presidente ligure Toti che pubblica l’ultimo foglio d’ordini del generalissimo per la leggendaria “spallata di giugno” (1 milione di vaccini al giorno promessi e naturalmente mai visti). Il 3 maggio, Figliuolo sproloquiava: “Dobbiamo usare tutte le dosi, altrimenti il programma non raggiungerà gli effetti desiderati nei tempi voluti. È probabile che in quella che si chiama ‘rolling review’ , la revisione dovuta all’esperienza accumulata durante le vaccinazioni, si possa raccomandare anche per gli under 60… I vaccini vanno impiegati tutti. Astrazeneca è consigliato per determinate classi, ma l’Ema dice che va bene per tutti, come dimostra la Gran Bretagna (che con l’Ema non c’entra nulla, nda). È chiaro che ci sono effetti collaterali, ma sono infinitesimali”. E citava, a sostegno della sua tesi bislacca, anche l’Aifa. Che invece, ancora a fine maggio, ribadiva l’uso preferenziale dei vaccini a vettore virale per gli over 60. Ieri Figliuolo, come al solito, ha inoculato all’intera nazione un’alluvione di parole a vanvera. Ne mancavano sei: “Scusatemi, è colpa mia, mi dimetto”.

IlFQ

domenica 23 maggio 2021

La Figliuoleide. - Marco Travaglio

 

In attesa che la reunion di Fontana&Gallera dia i frutti sperati, il Comm. Str. Gen. C. A. F. P. Figliuolo allunga il passo nell’avanspettacolo toccando vette ormai ineguagliabili di comicità. Ieri la macchietta in mimetica ha intimato ai presidenti di Regione di interrompere immantinente “annunci di azioni non coordinate preventivamente con la struttura commissariale e non inserite in un piano coerente a livello nazionale”. In pratica, gli annunci scoordinati li può fare solo lui. Infatti, dopo aver promesso – pancia in dentro e petto in fuori – “un milione di vaccinati al giorno da giugno”, ieri (22 maggio) Penna Bianca s’è vantato di aver finalmente centrato l’obiettivo del mezzo milione al giorno negli ultimi sette, che però aveva promesso per metà aprile (5 settimane fa). Però a fargli concorrenza e a “confondere l’opinione pubblica” sono i presidenti di Regione. Il che naturalmente sarebbe vero se lui, con tutti gli altri Migliori, non avesse a suo tempo promesso la “centralizzazione” delle vaccinazioni. Purtroppo, dopo l’annuncio, i Migliori si scordarono la relativa legge o decreto, forse perché scoprirono ciò che si sapeva da sempre: per scippare la sanità alle Regioni occorrerebbe una riforma della Costituzione, o almeno della legge 833 del 1978, che i partiti si tengono ben stretta per difendere greppie e clientele territoriali. Così le Regioni continuano a fare come pare a loro.

Sarebbe interessante conoscere l’illuminato parere dell’emerito Cassese, se non fosse precipitato in uno stato di preoccupante afasia. Senza purtroppo contagiare il generale Damigiani. Il quale ora è incazzatissimo perché Liguria, Piemonte e Veneto minacciano di vaccinare i turisti nei luoghi di vacanza senza costringerli – come invece vorrebbe il bravo Figliuolo – a rincasare per le seconde dosi (un andirivieni che, per famiglie di quattro persone, si ripeterebbe quattro volte in due o tre settimane). Naturalmente non sappiamo se il loro sia solo l’ennesimo annuncio o se ci riusciranno davvero. Ma, nel caso, non ci vedremmo nulla di male, visto lo stato comatoso in cui versa il settore turistico. Preoccupa invece l’improvviso allarme del generalissimo che fa riderissimo sui “soggetti fragili over 60 e i cittadini con altre patologie che appaiono un po’ persi di vista, malgrado in molti casi non siano stati messi completamente in sicurezza”. In pratica, mentre lui dava i numeri, se li è persi per strada: strano, per una campagna vaccinale esaltata come una marcia trionfale a reti ed edicole unificate. Resta da capire a chi sia indirizzato il monito figliuolesco: con chi ce l’avrà mai? Non vorremmo che, non riuscendo a vaccinare gli over 60 e i fragili, ci entrasse in casa travestito da cespuglio per fare il culo a noi.

IlFQ

sabato 22 maggio 2021

Figliuolo a Regioni, aumentare contributo medici per vaccini.

 

Mantenendo operativi Hub in fase intermedia campagna vaccinale.


Un invito alle Regioni ad "aumentare in maniera graduale" il contributo assicurato da medici di Medicina generale, pediatri di libera scelta, farmacisti ed altri operatori del Servizio sanitario nazionale alle "vaccinazioni giornaliere, mantenendo, in una fase intermedia e di transizione dello sviluppo del piano, completamente operativi gli hub vaccinali". L'indicazione è contenuta nel documento sulle nuove 'Linee guida sulla prosecuzione della campagna di vaccinazione nazionale', firmato dal commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo e indirizzato alle Regioni.

"In una fase successiva, in previsione di eventuali ulteriori richiami, si dovrà valutare la possibilità di ricondurre l'attività vaccinale quanto più possibile nell'alveo di tutte le strutture ordinarie del Ssn arrivando a coinvolgete la totalità dei medici, pediatri, farmacisti ed altri operatori del SSN, al fine di realizzare un sistema di vaccinazione sostenibile e stabile nel tempo, senza dover ricorrere a misure emergenziali".

E' l'indicazione contenuta nel nuovo documento.

Nella fase successiva della campagna vaccinale anti-Covid in atto "il graduale passaggio da vaccinazioni effettuate in maniera centralizzata presso gli hub vaccinali verso un sistema di 'vaccinazioni delocalizzate' - prevedono le nuove 'Linee guida sulla campagna vaccinale' -, molto più capillare e prossimo ai cittadini, permetterà di completare l'immunizzazione delle categorie più fragili, degli over 8O, dei cittadini con comorbilità e ridotta mobilità, non ancora completamente intercettati dalla attuale modalità organizzativa e che potranno essere raggiunti a domicilio o in luoghi ad esso prossimi". 

Il governatore della Liguria Giovanni Toti ha firmato il documento di intesa a Torino con il governatore del Piemonte Alberto Cirio: l'accordo tra il Piemonte e la Liguria per consentire la vaccinazione ai cittadini di una regione che si trovino in vacanza nell'altra nel periodo estivo "non è alcuna stravaganza, è il sale del regionalismo, è un servizio importante per i cittadini. Non vedo cosa vi sia di strano. Non solo ho avvisato il generale Figliuolo ma ne abbiamo discusso a lungo". "Queste iniziative sono prese per agevolare i cittadini e, quindi, la crediamo corretta e giusta", ha detto Cirio, replicando così alle accuse alle Regioni di essere "stravaganti". "Questa impostazione è quella che abbiamo sempre seguito - aggiunge in occasione della firma con la Regione Liguria del memorandum per la vaccinazione dei turisti - perché è nella gestione della trincea che ti scontri con le esigenze vere delle persone".

"Credo che le Regioni stiano rispettando di fatto tutto il programma vaccinale nazionale. Se dopo, come giustamente veniva detto, è utile ampliare dei target per non lasciare vuoti nelle agende vaccinali, secondo me è giusto farlo", ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, dopo che la struttura commissariale ha rivolto alle Regioni un invito ad azioni coordinate. Con il generale Figliuolo le Regioni "hanno un ottimo rapporto". "Penso che tutte le Regioni stiano facendo del loro meglio: non a caso i numeri ci dicono che l'Italia è uno dei paesi che oggi fa più vaccini". "Sento quotidianamente più volte al giorno il generale Figliuolo", ha ribadito Fedriga, "con le Regioni c'è un ottimo rapporto". "E' grazie alle Regioni se si è raggiunto questo numero importante di vaccini giornalieri: l'organizzazione" della campagna "è fatta dalle Regioni con i servizi sanitari". E inoltre, ha concluso, "è corretto confrontarsi con la struttura commissariale più che altro per comunicare l'esigenza di vaccini e come sta andando al campagna vaccinale".

ANSA

venerdì 16 aprile 2021

Un paese di santi, eroi e generale Figliuolo. - Lorenzo Giarelli

 

Ormai lo abbiamo capito: al Gen. Com. Francesco Paolo Figliuolo non manca la capacità di persuasione. Inguaribile ottimista, ogni volta che cambia versione sul piano vaccinale riesce a far credere a tutti che l’ultimo annuncio sia quello giusto. E in questo di certo lo aiuta la gran parte della stampa italiana, che da subito si è approcciata a Figliuolo con la stessa estasi mistica del telecronista Victor Hugo Morales di fronte al gol del secolo di Diego Armando Maradona: “Da che pianeta vieni, generale cosmico?”.

Da che pianeta viene, questo Figliuolo che ci ha presi per mano dopo la cacciata di Domenico Arcuri e giura di tirarci fuori dalla pandemia entro la fine dell’estate? Classe 1961, nato a Potenza, “figlio del popolo” per autodefinizione, frequenta l’Accademia militare a Modena e a 25 anni prende servizio nella caserma di Saluzzo, nel Cuneese, che Totò ha reso immortale fucina di uomini di mondo. E infatti Figliuolo, che in Piemonte diventa comandante degli alpini, a fine millennio vola all’estero, guidando l’unità in missione prima a Sarajevo e poi in Kosovo, nell’enclave di Goradzevac.

Il tutto mentre prende tre lauree: Scienze politiche a Salerno, Scienze strategiche a Torino e Scienze internazionali a Trieste. Merito di quello che alla Stampa definisce “pensiero parallelo”. Non è chiarissimo se il pensiero parallelo sia una sorta di pensiero laterale o se sia da contrapporre a un fantomatico pensiero ortogonale, certo è che i filosofi greci erano arrivati a disquisire di pensiero circolare, ma su altri generi della geometria Figliuolo risulta avere il copyright, qualunque cosa significhino.

Nel 2004 il Nostro comanda il contingente italiano in Afghanistan, poi rientra in patria, a Torino, dove nel 2009 diventa vice comandante della Brigata Tauriniense e nel 2011 è promosso a comandante. Qui, in un’intervista, si lascia andare: “Ho dato tre parole d’ordine: disciplina, addestramento e alpinità”. Che sarebbe l’orgoglio di sentirsi alpino, concetto che Figliuolo declina con generosità. Una volta, in un incontro pubblico con l’astronauta Paolo Nespoli, lo elogia di fronte ai cronisti: “Anche lui è militare, viene dalla Folgore. Lui è abituato a lanciarsi dall’alto, e noi siamo abituati a salire”.

Poi c’è di nuovo il Kosovo, chiamato nel 2014 a guidare le forze della Nato, e la carriera nella logistica dell’Esercito: Capo Ufficio Logistico degli alpini, Capo Reparto Logistico dello Stato maggiore, Comandante logistico dell’Esercito. Da qui gli infiniti nastrini incollati alla divisa: sono 27, tra cui quello di Ufficiale della Legion of Merit degli Usa e la Croce d’oro d’onore della Bundeswehr. E non si può dire che Figliuolo lesini sulla loro esposizione, dato che non si perde una visita senza l’adorata divisa militare. Ieri, per esempio, era all’inaugurazione del- l’hub vaccinale della Fondazione Ferrero, ad Alba. “Se vado sul campo, indosso la divisa”, dice lui, sempre “zaino in spalla, freno a mano tirato e strada in salita”. Pare sia “il modo di intendere la vita” degli alpini, anche se qui sembra più un modo per indorare la pillola di un piano vaccinale a rilento.

Anche perché il Generale, in carica da marzo, inizia promettendo 500 mila somministrazioni al giorno per “la metà di aprile”, cioè ieri, poi il traguardo si sposta a una generica “seconda decade”, poi alla “terza settimana”, a “fine mese” e ora chissà: “Riusciremo a centrare l’obiettivo delle 500 mila vaccinazioni al giorno”. Finale aperto.

Non è chiaro poi vaccinando quali categorie ci si arrivi, visto che pure su questo il Generale sembra confuso. A marzo va in tv e scandisce il suo più celebre motto: “Bisogna vaccinare chiunque passi di lì”. I primi ripensamenti arrivano 15 giorni più tardi, quando mette in guardia dal “nepotismo” e firma un’ordinanza per dare priorità assoluta agli anziani. Ora, come nulla fosse, butta lì che a breve “potremo vaccinare anche la fascia 30-59 anni, anche valutando le mansioni e l’esposizione al rischio”. E il nepotismo? Menomale che “le persone hanno bisogno di certezze e bisogna essere chiari”. Poi l’epifania: “Procederemo a parallelo multiplo”. E tutti quelli che non hanno capito si dotino di pensiero parallelo, per favore.

IlFattoQuotidiano

Le Grandi Manovre. - Marco Travaglio

 

Dopo averlo un po’ bistrattato, diamo la parola al generalissimo Figliuolo, non prima di aver celebrato il suo ultimo trionfo sul campo: ha cinto d’assedio ed espugnato la redazione de La Stampa, che peraltro non ha opposto resistenza. Però, nella visita guidata dal direttore Giannini (in borghese), gli ha dedicato un ritratto-colloquio di rara ferocia. “L’uomo che gira l’Italia in divisa ha un pensiero fisso: ‘Dobbiamo uscire da questa situazione’”. Giusto, sante parole, bene-bravo-bis. “Un’altra giornata vissuta di corsa”, incalzano i due intervistatori de La Stampa occupata, col fiatone: “batte l’Italia senza sosta”, “è operativo, sta sul campo”, associa “la fermezza del militare, lo schematismo dell’ingegnere e la sensibilità dello psicologo” (perbacco). E Lui, scattante: “Sempre zaino in spalla, freno a mano tirato (il che spiega molte cose, nda) e strada in salita”. Qualunque cosa voglia dire. I due segugi ripartono all’attacco: “Incontri in rapida sequenza, operativi, coinvolgere, viaggiare, osservare, ascoltare, individuare”. E “pochi annunci”, anzi nessuno, anzi uno: “17 milioni di dosi a maggio, una potenza di fuoco superiore alle 500 mila al giorno”. E qui vien da grattarsi, visto che in uno dei proverbiali non-annunci ce le aveva promesse già un mese fa per metà aprile, cioè per oggi.

Ma lui è già oltre e non-annuncia il nuovo piano: “Dal 10-15 maggio vaccinazioni in azienda. Si andrà in parallelo multiplo”. Non singolo: multiplo: e lì, attenzione, “possiamo anche decidere di vaccinare in contemporanea la fascia 30-59 anni” cioè “farli tutti insieme, ovviamente dando priorità a chi è più anziano”. I concetti di “tutti insieme” e “priorità agli anziani” parrebbero in contraddizione, ma non per chi viaggia “in parallelo multiplo”. Che poi vuol dire ’ndo cojo cojo. Tipo “vaccinare chi passa”, ma guai se qualcuno passa, saltafila senza coscienza che non è altro. Lui peraltro s’è già portato avanti: a soli 59 anni, “ho fatto Astrazeneca e sono stato benissimo”. Beato lui. “La seconda immagine – lo frustano i due watchdog, sempre a passo di carica – è anglosassone: Keep it simple, falla semplice”. Falla non nel senso di buco, ma di verbo. Obiettivo: “Consegnare al presidente del Consiglio la valigetta dei bottoni”. Prego? “Non per far partire un razzo, ma tutti i vaccini possibili”. Ah, meno male, chissà che credevamo. Sul finale chiarisce anche perché l’hanno scelto: “Sono dotato di pensiero parallelo” (non dice se multiplo o singolo) e “faccio cose normali: litigo anche con mia moglie” (dotata di pensiero meridiano). Ma sopratutto – chiosano i due segugi trafelati – “nel 1985, con il grado di tenente, ha preso servizio nella caserma Musso di Saluzzo”. E tanto ci voleva! Ha fatto tre anni di militare a Cuneo. Come Totò.

IlFattoQuotidiano

mercoledì 14 aprile 2021

Fate piano. - Marco travaglio

 

Proseguono le polemiche sulle uniformi del Comm. Str. Gen. C. A. F. P. Figliuolo, quella di serie e quella mimetica, peraltro utilissima per travestirsi da cespuglio casomai le cose andassero male, o peggio di così. E dimostrano che in Italia siamo maestri ad accapigliarci sui dettagli per non andare mai al cuore dei problemi. Come quando Conte veniva contestato per la pochette a quattro punte o perché parlava all’ora di cena e talvolta, sciaguratamente, anche dopo. A parte le divise, le mostrine, i nastrini, le medaglie, le greche e i galloni, che comunque devono essere un bel peso, il cuore del problema sono i piani di Figliuolo, di cui in appena un mese e mezzo s’è già perso il conto, perché li cambia come fossero calzini. È ormai assodato che i tre quarti della sua giornata li impiega ad aggiornare il piano del giorno prima. Tutto, temiamo, nasce da un equivoco: che per far funzionare un piano di vaccinazioni basti annunciare quanti vaccini avremo fatto fra un mese, due mesi, tre mesi e così via. Le cose sarebbero senz’altro così se tutto dipendesse da lui. Invece da lui dipende pochissimo.

Molto dipende dalle Regioni che, per quante balle si raccontino su mirabolanti “accentramenti”, erano e restano responsabili della campagna vaccinale. Molto dipende da quante dosi ci mandano le case farmaceutiche, che non mandano mai quelle pattuite. E molto dipende dagli enti regolatori (Aifa in Italia, Ema in Europa, Fda in America), che un giorno alzano il pollice e l’indomani l’abbassano: ieri, per esempio, la Fda ha bloccato J&J per casi sospetti di trombosi. Quindi affannarsi a prevedere ogni giorno quanti vaccini faremo in futuro e poi accorgersi che non è vero niente e ritoccare le cifre al ribasso, o calcolarle per dècade o per mese così il calo si nota di meno, non ha senso. Si finisce nel ridicolo. Se dici, come han fatto Draghi e Figliuolo, che a metà aprile vaccineremo 500 mila persone al giorno e poi il conta-dosi è sempre sotto le 300 mila, hanno un bel titolare i giornaloni “Anziani al sicuro, il governo accelera: 3 milioni di vaccini in 10 giorni” (Rep) o “Il governo ora accelera. Figliuolo: ‘Sei milioni di vaccini agli anziani in un mese’” (Stampa): 3 milioni in 10 giorni fa sempre 300 mila al giorno e 6 milioni in 30 giorni fa addirittura 200 mila al giorno. Che non è accelerare: è frenare. Anziché dare i numeri a casaccio per poi rimangiarseli con supercazzole assortite, il Generalissimo dovrebbe fare l’unica cosa che compete a lui, ma non risulta stia facendo abbastanza: creare nuovi centri di vaccinazione (non primule, per carità, ma almeno mughetti) e fornire alle Regioni più medici e infermieri vaccinatori. A meno che, si capisce, il piano Figliuolo non sia proprio questo: fare piani.

IlFattoQuotidiano

venerdì 9 aprile 2021

Ma con chi ce l’ha? - Marco Travaglio

 

Diversamente da Michela Murgia, che ne è spaventata, devo confessare che a me il Comm. Str. Gen. C. Arm. F. P. Figliuolo non fa paura: fa ridere. Più che un generale golpista, mi ricorda un generico cabarettista. Lo so che non c’è niente da ridere, trattandosi dell’Uomo che, a suon di “svolte”, “blitz”, “raid”, “piani”, “task force” e “accelerazioni”, ci salverà dalla pandemia con la mirabolante campagna da 500mila vaccini al giorno. Ma che dico 600mila: 700mila! Ma che dico 600mila: 700mila, e ci mettiamo sopra anche una batteria di padelle antiaderenti! Quindi non lo faccio apposta, anzi mi sforzo allo spasimo per prenderlo sul serio. Ma è più forte di me. Prendete i suoi motti secchi e perentori come raffiche di mitra riassunti l’altra sera da Floris: “Sono abituato a vincere”, “Svolta o perderemo tutto”, “Chiuderemo la partita”, “Daremo fuoco a tutte le polveri”. Più che un colonnello greco o un generale argentino, richiamano il colonnello Rampaldo Buttiglione di Alto Gradimento, poi promosso da Mario Marenco a Generale Damigiani, protagonista di tanti b-movie di Castellano&Pipolo. L’altro giorno, reduce dalle grandi manovre in Lombardia, ha scandito: “Nuovo fiato alle trombe”. E il pensiero è corso commosso a Mike Bongiorno: “Fiato alle trombe, Turchettiiii! Allegriaaaa!”. Ma qui c’è poco da stare allegri: Astrazeneca oggi è vietato ai maggiori e domani ai minori, le case farmaceutiche fanno a gara a tagliarci le dosi per rivendersele a sei diversi committenti e le Regioni continuano a fare come pare a loro anche dopo la “scossa” di Draghi&Figliuolo e la “centralizzazione dei vaccini” (a proposito: in quale legge, decreto, dpcm, ordinanza, delibera è scritto che la campagna vaccinale è stata tolta alle Regioni e affidata al governo? No, perché a noi, malgrado un centinaio di titoli sui giornaloni, non risulta).

Ieri poi il generalissimo è tornato alla vecchia gag dei “500mila vaccini al giorno”, perché “il piano non cambia” (tanto ci può scrivere quello che vuole ed è già sicuro che non si avvera) e “dobbiamo arrivarci a fine mese” (fino all’altroieri era a metà mese, ora a fine mese, ma lui furbo non dice mai di quale mese, quindi vale pure per novembre, per dire). E mi sono domandato: ma a chi si rivolge, esattamente? Non ce l’avrà mica con me? Perché personalmente non ho nulla in contrario, anzi ne sarei felice, così prima o poi tocca pure ai 56enni. Ma, per quanti sforzi faccia, temo di non poter fare nulla di utile. A volte sospetto di essere stato nominato io, commissario straordinario anti-pandemia, a mia insaputa. Nel dubbio, prima di finire punito in fureria, conviene rispondere: “Signorsì, signore! Come ha detto? 500mila al giorno? Mo’ me lo segno”.

IlFattoQuotidiano

mercoledì 7 aprile 2021

Benedetto Figliuolo. - Marco Travaglio

 

Da ex alpino, ho il massimo rispetto per il Comm. Str. Gen. C.A. F. P. Figliuolo e soprattutto per le medaglie, le mostrine e i nastrini che gli piastrellano il lato sinistro dell’uniforme (e forse anche il retro). Ma l’altro giorno, quando ha dichiarato che ad aprile avremo 8 milioni di vaccini, dunque ne faremo 500mila al giorno, mi è venuto in mente un aforisma di Aldous Huxley: “Ci sono tre tipi d’intelligenza: l’intelligenza umana, l’intelligenza animale e l’intelligenza militare”. Ma benedetto Figliuolo: non l’ha ancora capito che il numero dei vaccini dipende dai galantuomini di Big Pharma e dai geni delle Regioni? Che, se dài i numeri a caso, la gente si ricorda e s’incazza? E che 8 milioni diviso 30 giorni fa 266mila, non 500mila? Si teme che lo sventurato generale (ma chi gliel’ha fatto fare?) sia caduto in preda della sindrome del “bugiardo sincero”: come B. che – notò Montanelli – “crede alle bugie che racconta”. Anche perché la stampa, che di solito critica i potenti aiutandoli a sbagliare meno, dacché governano i Migliori li convince di essere infallibili e li aiuta a sbagliare di più.

Il 1° marzo, quando rimpiazzarono Arcuri col Generalissimo senza spiegare perché, fu tutto un coro di “finalmente!”, “era ora!”, “arrivano i nostri!”. Ma Bersani disse in tv: “Con Arcuri siamo stati per giorni i primi nella Ue per vaccinazioni, poi col taglio delle dosi siamo rimasti alla pari dei grandi. Segnatevi i dati e rivediamoci fra un mese: se avremo fatto meglio, chapeau; se avremo fatto peggio, qualcuno dovrà spiegare”. Dopo cinque settimane, l’Italia scivola verso il fondo-classifica. Qualcuno prima o poi spiegherà perché l’ad di Invitalia, esperto in sistemi industriali, organizzazioni complesse e contratti commerciali, è stato sostituito da un esperto in guerre e ospedali da campo (quando per la logistica vaccinale l’esercito era già coinvolto). Ieri, dopo settimane passate a titolare su “cambi di passo”, “svolte”, “accelerazioni”, “sprint” sui vaccini, “500mila al giorno”, anzi “600mila”, chi offre di più, ieri i giornaloni han cominciato a parlare di “flop”. Il boomerang sta tornando indietro. Come volevasi dimostrare. Il 23 novembre 1930, infastidito dagli eccessi laudatorii della Gazzetta del Popolo diretta dal fascistissimo Ermanno Amicucci, Benito Mussolini telegrafò al prefetto di Torino: “Moderi atteggiamento ultra-demagogico della ‘Gazzetta’ che, facendo attendere i miracoli, finisce per sabotare l’opera del governo”. Non sappiamo se il dispaccio abbia sortito l’effetto sperato. Ma sappiamo cosa accadrebbe oggi se gli uffici stampa di Draghi e Figliuolo ne inviassero uno identico ai direttori dei giornaloni: questi penserebbero a un pesce d’aprile ritardatario.

IlFattoQuotidiano

martedì 16 marzo 2021

Il Figliuol prodigo. - Marco Travaglio

 

Noi auguriamo al Gen. Comm. Grand’Uff. F. P. Figliuolo le migliori fortune, anche perché sono pure le nostre. Ma l’altra sera, vedendolo in tv collegato con Fazio in adorazione e col prof. Burioni in estasi mistica, ci siamo sentiti un po’ a disagio. Delle due l’una: o eravamo noi a non capire ciò che Fazio&Burioni intuivano al volo (“Oh finalmente! Una rivoluzione! Li sente gli applausi nello studio vuoto?”, “È un grande onore esser qui con lei! Mi viene in mente un suo collega: il generale Eisenhower!”); o il famoso “Nuovo Piano Vaccini”, peraltro già da buttare dopo lo stop ad AstraZeneca, è leggermente fumoso. Sarà che il Gen. Comm. Grand’Uff. alterna il linguaggio dei giornaloni (“accelerare”, “cambio di passo”, “svolta”) a quello delle furerie (“fare fuoco con tutte le polveri”, “legioni” invece di “regioni”) a quello delle mezzemaniche ministeriali (“capillarizzare”, “sistema Paese”). E spende gran parte dell’intervista a raccontare che spende gran parte del tempo a parlare “quotidianamente”, “una o più volte al giorno”, a voce o “via whatsapp”, con Draghi, Curcio, Speranza, Guerini, Gelmini (“attentissima a tutte le problematiche”) e Bonaccini, che “colgo l’occasione per ringraziare” a uno a uno. E, già che c’è, ringrazia pure se stesso che, modestia a parte, è “il centravanti della squadra”.

Il suo segreto? “Tutto sta all’arrivo dei vaccini”. Ma tu guarda. “500mila dosi al giorno, 80% di vaccinati a settembre”. Lo diceva già il putribondo Arcuri. Ma ora “Draghi ha chiamato quasi tutti gli ad delle case produttrici” (che sono quattro: andiamo bene). Poi la moltiplicazione dei pani e dei pesci: “J&J è monodose, quindi averne 25 milioni sarà come averne 50 dei vaccini odierni” (dev’essersi laureato in matematica con Gallera). E la conferma delle “tre linee operative”: “approvvigionare, somministrare, controllare”. Guai a invertire l’ordine, specie fra prima e seconda: iniettare un vaccino che non è ancora arrivato potrebbe causare al paziente bolle d’aria ed embolie. “Tutto pianificato”, nota Burioni in un lago di bava. Inclusa la vexata quaestio delle dosi eccedenti. Tenetevi forte: “Se ci sono classi prioritarie, ok, se no chiunque passa va vaccinato”. Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione. E il Figliuol prodigo lo è di tutto. Che sia un tipo vispo ognun lo vede: capillarizzare e programmare serve appunto a vaccinare “chiunque passa”. Il segreto è passare di lì al momento giusto, fischiettando o fingendo di fare jogging. “Dottore, passavo di qui per caso, c’è niente per me?”. “Lei è fortunato! Ho giusto qui una dose di Johnson&Johnson che, essendo monodose, vale doppio: non è che vuole chiamare anche la sua signora?”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/16/il-figliuol-prodigo/6134659/

martedì 2 marzo 2021

Draghi nomina il gen. Figliuolo nuovo commissario per l'emergenza Covid.

Il generale Francesco Paolo Figliuolo.

 A Domenico Arcuri il ringraziamento del governo per l'impegno e la dedizione.

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha nominato il Generale di Corpo d'Armata Francesco Paolo Figliuolo nuovo Commissario straordinario per l'emergenza Covid-19. A Domenico Arcuri i ringraziamenti del governo per l'impegno e lo spirito di dedizione con cui ha svolto il compito a lui affidato in un momento di particolare emergenza per il Paese.

Arcuri, onorato di aver servito il Paese  - "Oggi si è conclusa la mia esperienza da Commissario per l'Emergenza Covid 19.

E' stato un anno straordinario e sono riconoscente a chi mi ha dato la possibilità di occuparmi della più grande emergenza che la storia recente ricordi. Sono onorato di aver potuto servire il mio Paese in una stagione così drammatica. Auguro al generale Francesco Paolo Figliuolo buon lavoro, certo che saprà affrontare con competenza il compito cui è stato chiamato". Così l'ex Commissario per l'Emergenza, Domenico Arcuri.

Figliuolo dal 2018 è comandante logistico esercito - Il generale Francesco Paolo Figliuolo, nominato da Draghi nuovo commissario all'emergenza Covid, è originario di Potenza, ha maturato esperienze e ricoperto molteplici incarichi nella Forza Armata dell'Esercito, interforze e internazionale. Ha ricoperto l'incarico di Capo Ufficio Generale del Capo di Stato Maggiore della Difesa, dal 7 novembre 2018 è Comandante Logistico dell'Esercito. In ambito internazionale ha maturato esperienza come Comandante del Contingente nazionale in Afghanistan, nell'ambito dell'operazione ISAF e come Comandante delle Forze Nato in Kosovo (settembre 2014 - agosto 2015). Il generale Figliuolo è stato insignito di numerose onorificenze. Tra le più significative la decorazione di Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia, la Croce d'Oro ed una Croce d'Argento al Merito dell'Esercito e Nato Meritorius Service Medal.

Salvini: 'Rimosso Arcuri. Grazie Draghi, missione compiuta' - "Rimosso il Commissario #Arcuri, al suo posto designato il Generale di corpo d'armata Francesco Paolo Figliuolo. Grazie presidente Draghi. Missione compiuta!". Lo scrive su Twitter il leader della Lega, Matteo Salvini.

Tajani: 'Draghi ci ha ascoltato, bene Figliuolo' -  "Il governo ha recepito le proposte di Forza Italia a favore di un concreto cambio di passo e della nomina di un nuovo commissario per l'emergenza  Covid 19. Un successo politico che va nella direzione dell'interesse nazionale. Buon lavoro al generale Figliuolo!". Lo afferma Antonio Tajani, Coordinatore nazionale di Forza Italia.

Renzi: 'Scelta Figliuolo va in direzione chiesta da Iv' - "La scelta del Presidente Draghi di sostituire il commissario Arcuri con il generale Paolo Figliuolo, responsabile logistico dell'Esercito, va finalmente nella direzione che Italia Viva chiede da mesi. Bene! Servizi segreti, vaccini, Recovery plan: buon lavoro al Governo Draghi". Così Matteo Renzi su Fb.

Meloni: 'Bene rimozione Arcuri, Fdi la chiese per prima' - "Bene ha fatto il presidente Draghi a rimuovere Domenico Arcuri da commissario straordinario per l'emergenza Covid-19. Come Fratelli d'Italia siamo stati tra i primi a chiedere di dare un netto segnale di discontinuità sulla pessima gestione del governo precedente". Lo dice la leader di Fdi Giorgia Meloni. "Lo abbiamo detto chiaramente già durante le consultazioni, quando abbiamo consegnato al presidente Draghi un dossier con tutte le anomalie e zone d'ombra della gestione commissariale. Buon lavoro al generale Francesco Paolo Figliuolo per questo importante e delicato incarico. Le nostre idee, le nostre proposte e il nostro contributo in Parlamento sono a sua disposizione", conclude.

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