Visualizzazione post con etichetta I 10 saggi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta I 10 saggi. Mostra tutti i post

domenica 6 ottobre 2013

“Truccavano concorsi”. Denunciati cinque ‘saggi’ scelti da Letta per la Costituzione. - Antonio Massari.


L'inchiesta della Procura di Bari nasce su segnalazione della Guardia di Finanza e coinvolge trentotto professori di sette università di diritto in Italia. Tra questi, oltre all'ex ministro alle politiche europee Annamaria Bernini e l'ex garante della Privacy Federico Pizzetti, anche i costituzionalisti voluti da Napolitano per consigliare Letta sul futuro del Paese: Barbera, de Vergottini, Salazar, Violini e Caravita.

In quali mani è la nostra Costituzione? Una risposta ce l’hanno i pm e gli investigatori della Guardia di Finanza che, sull’asse Roma – Bari, indagano con la procura di Bari: cinque “saggi”, incaricati dal presidente Napolitano di riformare la Carta Costituzionale, sono stati denunciati dalla Gdf per truffa, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e falso ideologico.
L’inchiesta conta ben 38 persone al momento denunciate: docenti accusati d’aver costituito un’associazione per delinquere che ha pilotato, negli ultimi tre anni, i concorsi per diventare professori nelle università italiane. Tra loro anche i cinque “saggi” Augusto Barbera e Giuseppe de Vergottini dell’università di Bologna, Carmela Salazar dell’’Università di Reggio Calabria, Lorenza Violini dell’Università di Milano e Beniamino Caravita della Sapienza di Roma. Quest’ultimo ha subito una perquisizione già due anni fa. Ma secondo il suo legale, Renato Borzone, il professor Caravita “non ha alcuna responsabilità e, a giudicare dal numero di proroghe, l’indagine dovrebbe essere già conclusa”.
In realtà siamo in fase d’indagine preliminare, quindi tutti gli eventuali reati sono da accertare nelle sedi giudiziarie, ma lo spaccato che emerge dall’inchiesta appare da un lato desolante, dall’altro devastante, per l’intera università italiana. E non solo. Mentre erano in corso le indagini, infatti, ben 5 denunciati sono stati elevati al rango di saggi della Repubblica, con incarico conferito direttamente dal presidente Napolitano. E oggi, alla luce dell’inchiesta, possiamo rileggere alcune cronache dell’epoca: “Se si dà retta alle indiscrezioni – scriveva la Stampa – Napolitano pare abbia personalmente depennato svariati nomi che non gli sembravano consoni al ruolo o comunque all’altezza della sfida istituzionale”. Oppure il Foglio: “Trentacinque prof. d’obbedienza quirinalizia per fiancheggiare Letta e attutire le intemperanze dei partiti”, titolava, menzionando una frase del Presidente – “Ricordatevi che la vostra non sarà una lotta tra guastatori e difensori della purezza costituzionale” – e aggiungendo: “Li ha coccolati con lo sguardo mentre li ha accolti al Quirinale, tutti e trentacinque quanti sono questi suoi professoroni costituzionalisti, il meglio degli atenei d’Italia, i suoi “saggi”, lo strumento ricorrente e permanente della politica presidenziale di Giorgio Napolitano…”.
Cinque di loro, però, sono finiti denunciati nell’inchiesta condotta dal pm di Bari Renato Nitti, in collaborazione con la Guardia di Finanza, e le accuse sono piuttosto dure. L’inchiesta nasce quattro anni fa, nel 2009, quando Nitti indaga su un concorso bandito dall’Università telematica Giustino Fortunato. È quello il primo momento in cui, la procura barese e la Gdf, incappano nelle vicende dell’istituto di diritto Costituzionale. Gli investigatori intercettano il professor Aldo Loiodice, che è professore ordinario di Costituzionale ed è anche il rettore della Giustino Fortunato, ma nel frattempo interviene la riforma del-l’ex ministro Gelmini, che cambia le regole del concorso.
Il localismo è destinato a finire: nasce una super commissione nazionale, per ogni singolo istituto universitario, che dovrà poi nominare i futuri professori. Il primo concorso dovrebbe chiudersi proprio nelle prossime settimane. La Finanza, nel frattempo, ascolta in diretta telefonate e strategie dei docenti, che si confrontano con il modello Gelmini, e scopre il tentativo di far eleggere, nella commissione nazionale, professori ritenuti avvicinabili: lo scopo, secondo l’accusa, è quello di manipolare i concorsi e pilotare le nomine. I 38 denunciati – tra loro anche Annamaria Bernini e Federico Gustavo Pizzetti di diritto pubblico comparato – appartengono a ben 8 diverse università. Gli istituti finiti nel mirino degli investigatori, per il concorso in questione, sono tre: diritto Costituzionale, diritto Canonico ed Ecclesiastico e diritto Pubblico Comparato.
Il professor Augusto Barbera nega qualsiasi coinvolgimento: “Non potevo ricevere pressioni, poiché non sono in commissione, e non ne ho esercitate, quindi non capisco in che modo possa essere coinvolto. Se qualcuno ha fatto il mio nome a sproposito non posso saperlo. Posso soltanto dire di essere estraneo alla vicenda. Con la riforma Gelmini, poi, gli accordi non sono possibili: la commissione è sorteggiata su centinaia di nominativi. Certo, poi può sempre accadere che un collega faccia qualche pressione”.
Un ‘saggio’, dinanzi a un eventuale avviso di garanzia, non dovrebbe rimettere il proprio mandato? “La commissione s’è chiusa il 17 settembre 2013: il nostro compito è finito. Se poi arriva un avviso di garanzia, e io non ne ho ricevuti, ognuno si comporta secondo la propria sensibilità: potrei dire che sono disposto a dimettermi, anche se avendo concluso il mio compito non sono più un saggio e, soprattutto, un avviso di garanzia non significa nulla, anzi, si tratta di un atto a garanzia del-l’indagato. Piuttosto, posso dire che se dovessi ricevere un avviso di garanzia, sarei immediatamente disponibile a collaborare con la magistratura perché questo è il mio primo dovere”.

sabato 13 aprile 2013

Giustizia, l’Anm attacca i “saggi”: “Proposte insoddisfacenti e conservatrici”.


Rodolfo Sabelli


Il presidente Sabelli critica le proposte finali in fatto di intercettazioni telefoniche e controllo politico del Csm: "Sembra più una riforma del giudice". E lamenta la mancanza di "ricette" in tema di mafia, corruzione, falso in bilancio. A Ingroia dice: "Aosta non è una punizione".

L’Associazione nazionale magistrati attacca i “saggi” voluti da Napolitano: ”Con rammarico” l’Anm ritiene le proposte dei saggi in materia di riforma della giustizia “fortemente insoddisfacenti”. Lo ha detto il presidente Rodolfo Sabelli in apertura della riunione del parlamentino dell’Associazione. “Ci sembrano proposte di ispirazione sostanzialmente conservatrice”, ha spiegato. Le proposte, sottolinea Sabelli”, sembrano mirate sulla riforma del giudice e non della giustizia“.
Sabelli ripropone ai saggi molte delle critiche rivolte ai governi Berlusconi e Monti in tema di tangenti e mafia. Il presidente dell’Associazione magistrati lamenta infatti “scarsa attenzione ai temi del contrasto alla criminalità organizzata e alla corruzione. Non si parla di voto di scambio, di falso in bilancio né di autoriciclaggio e non si affronta neanche il tema della prescrizione, tranne nelle note di Valerio Onida“. Quanto al tema delle intercettazioni “si sottolinea solo la necessità di modificarne i presupposti”, osserva ancora Sabelli, che ricorda poi le indicazioni contenute nelle riforme sul lavoro dei pubblici ministeri che “evocano precedenti già definiti fortemente negativi per la limitazione alla capacità di acquisire notizie di reato“.
Sabelli esprime quindi “forti perplessità sull’alta Corte di giustizia, sia pure di secondo grado”, in riferimento all’organismo a nomina in maggioranza politica pensato per intervenire sulle decisioni del Csm in materia di provvedimenti disciplinari contro i magistrati. “Non si fa cenno su questo al pericolo di interferenza per l’esercizio della funzione giudiziaria e si dimenticano le differenze tra le magistrature”. 
Non è mancato un riferimento al caso Ingroia, dopo l’intervento del Csm che ha stoppato un possibile incarico del magistrato sceso in politica presso la Regione Sicilia. ”Aosta non è una punizione”, ha sottolineato Sabelli rispondendo a una domanda sull’assegnazione, disposta dal Csm, di una sede giudiziaria per Antonio Ingroia, al ritorno dall’aspettativa per motivi elettorali. “Ci sono realtà serie ed importanti anche ad Aosta: si lavora e non è certo un posto dove andare a riposare”.