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martedì 4 gennaio 2022

Renzi, B. e logge: un 2022 di inchieste sul potere. - Vincenzo Bisbiglia, Saul Caia, Francesco Casula, Vincenzo Iurillo, Marco Grasso, Davide Milosa, e Lucio Musolino.

 

Cosa ci aspetta. Quest’anno sapremo se il leader di Iv andrà a giudizio per Open e se ci sarà dibattimento per il caso Regeni. Poi le udienze Open Arms e Consip: tutti gli appuntamenti.

Il 2022 sarà – Covid permettendo – un anno di grandi processi e inchieste. Da quello in corso a Matteo Salvini a Palermo per il sequestro dei migranti sulla ong Open Arms, a quello che potrebbe iniziare a Firenze per Matteo Renzi per un’altra Open, la Fondazione cassaforte del renzismo. Il leader di Italia Viva però ha una grana anche a Roma dove è indagato per finanziamento illecito nell’ambito di un’inchiesta che riguarda i rapporti economici che lo legano all’agente delle star Lucio Presta. A Bari, invece, continua il processo che vede imputato Silvio Berlusconi, autocandidatosi al Quirinale, per aver indotto Tarantini a non dire il vero. La prossima udienza è fissata il 21 gennaio, nel pieno delle votazioni per il successore di Mattarella. A Siena, inoltre, il Cavaliere pregiudicato e riabilitato attende decisioni della Procura generale che potrebbe impugnare l’assoluzione di ottobre nel processo Ruby ter con l’accusa di aver corrotto il pianista delle sue cene eleganti di Arcore per indurlo a mentire. E ancora: nei prossimi mesi il Gup di Brescia sentenzierà se rinviare o meno a giudizio il pm di Milano Paolo Storari e l’ex consigliere Csm Piercamillo Davigo per la diffusione dei verbali segreti dell’avvocato Piero Amara sulla presunta Loggia Ungheria. Quest’anno potrà riservare parecchi colpi di scena.

Toscana Matteo d’arabia rischia di finire alla sbarra.

La Toscana è la terra dei Renzi, anche da un punto di vista giudiziario. Quest’anno si saprà ad esempio se ci sarà un processo per il caso Open: a Firenze Matteo Renzi è indagato per concorso in finanziamento illecito con gli ex ministri Luca Lotti e Maria Elena Boschi. I pm – che ritengono la Open un’articolazione politico-organizzativa della corrente renziana del Pd – hanno chiuso l’inchiesta a ottobre. Anche i genitori del leader di Iv hanno qualche grana a Firenze. Qui è in corso in primo grado il processo che vede imputati Tiziano Renzi e Laura Bovoli per la bancarotta di tre cooperative. Per Renzi sr. e Bovoli poi è in corso il processo in appello per fatture false: il 7 novembre 2019 i due sono stati condannati a 1 anno e 9 mesi, due anni sono stati inflitti all’imprenditore D’Agostino. A Firenze ci sono anche altre inchieste delicate, come quella che vede indagati Berlusconi e Marcello Dell’Utri con l’accusa, tutta da dimostrare, di essere i mandanti esterni nelle stragi del 1993: per questa ipotesi la Procura di Firenze dal 1997 in poi ha iscritto e archiviato già tre volte i due.

Lazio Consip, imputati Tiziano Renzi e Luca Lotti.

A Roma è attesa la sentenza di primo grado sul presunto depistaggio nel caso Cucchi: il pm Musarò ha chiesto otto condanne, fra cui 7 anni all’ex capo dei Corazzieri del Quirinale, Alessandro Casarsa. Il 10 gennaio ci sarà la nuova udienza preliminare del processo Regeni: si dovrà decidere la modalità per notificare gli atti ai 4 agenti della National Security egiziana accusati di aver rapito, torturato e determinato la morte del ricercatore. Continua il processo Consip: fra gli imputati Tiziano Renzi, papà di Matteo, accusato di traffico di influenze illecite e Luca Lotti, accusato di rivelazione di segreto. Fra le indagini in dirittura d’arrivo nel 2022 c’è quella sull’ex giornalista Rai, Mario Benotti: l’inchiesta riguarda l’acquisto da parte del governo, nel 2020, di oltre 800 milioni di mascherine dalla Cina. Indagato per peculato e abuso d’ufficio anche l’ex Commissario, Domenico Arcuri. Arcuri all’inizio fu iscritto per corruzione, ma per lui c’è stata richiesta di archiviazione. Va verso l’archiviazione anche la posizione del Commissario Figliuolo, finito in un’inchiesta su alcuni capi di abbigliamento donati da un imprenditore. Nel 2022 si attende la chiusura dell’inchiesta sulla morte dell’ambasciatore Attanasio.

Campania Appalti e favori: il sistema De Luca.

Quest’anno sapremo se il governatore della Campania Vincenzo De Luca verrà risucchiato nel gorgo delle indagini sul Sistema Salerno, il collaudato meccanismo ‘appalti alle coop in cambio di voti’ di prassi per un ventennio a Salerno. Città di cui De Luca è stato a lungo sindaco.
Per ora raggiunto solo da un avviso di proroga delle indagini per corruzione, De Luca è spesso evocato nelle intercettazioni, dalle quali appare come il vero dominus di Salerno.
E il prossimo anno sarà quello decisivo per le indagini su ‘Lady Camorra’ Maria Licciardi. ‘A piccerella’ è ritenuta dalla Dda di Napoli una figura di vertice dell’Alleanza di Secondigliano. Fermata a fine agosto con il biglietto aereo per la Spagna in tasca, a inizio dicembre il ministro della Giustizia Cartabia ha disposto per lei il 41-bis.
La Dda partenopea nel 2022 dovrà sciogliere un altro nodo: quello dell’estradizione del narcos Raffaele Imperiale, l’uomo che custodì per anni a Castellammare di Stabia due Van Gogh rubati ad Amsterdam. L’Interpol lo ha arrestato in luglio a Dubai, mettendo fine a una latitanza dorata pluriennale. Ma Imperiale è ancora lì, in attesa che gli Emirati concretizzino le istanze del nostro governo.

Lombardia i guai di Fontana, lega e gestione covid.

Il libro-mastro della Procura di Milano per il 2022 ha in elenco indagini delicate. A partire dalla Lega: dopo le condanne per il caso Lombardia Film Commission, si aprono nuovi scenari sul fronte dei soldi. Due le inchieste in corso sulla galassia 5S: la prima sui presunti 4 milioni arrivati dal governo venezuelano (è indagato per finanziamento illecito e riciclaggio il console in Italia), la seconda (fascicolo senza indagati né reati) sui finanziamenti alla Casaleggio associati da parte dell’armatore Vincenzo Onorato, indagato in un filone parallelo per bancarotta. Altro fascicolo aperto è quello sulla lobby nera: indagati per finanziamento illecito e riciclaggio l’eurodeputato di FdI Carlo Fidanza e il neonazista Jonghi Lavarini. Nel 2022 si attende anche la chiusura indagine per il caso Moscopoli: il reato contestato a Gianluca Savoini, uomo di Salvini in Russia, è corruzione internazionale. Caso camici: per il presidente Attilio Fontana c’è la richiesta di rinvio a giudizio per l’accusa di frode in pubbliche forniture, resta aperto il fascicolo sui soldi del leghista in Svizzera. A Bergamo prosegue l’inchiesta sulla mancata zona rossa e sulla gestione della prima ondata pandemica: i pm sono in attesa della super perizia del professor Andrea Crisanti.

Puglia Berlusconi in aula nei giorni del voto al colle.

Tra la Puglia e la Basilicata, il 2022 sarà un anno di grandi colpi giudiziari. A Bari, infatti, il 21 gennaio – proprio nei giorni in cui si voterà per il nuovo capo dello Stato – è in programma l’udienza del processo che vede imputato Silvio Berlusconi per induzione a mentire, con l’accusa di aver offerto denaro all’imprenditore Gianpaolo Tarantini affinché mentisse ai pm baresi che indagavano sulle escort portate nelle ville dell’ex premier tra il 2008 e il 2009. Finora tra convalescenze, elezioni e strutture inagibili, il processo è stato rinviato molte volte. Basti pensare che il fascicolo è arrivato a Bari nel 2011. Qualche giorno prima dell’udienza di B., inoltre, sempre nel Tribunale di Bari si celebrerà anche l’udienza preliminare alle quattro escort accusate di aver mentito sui loro rapporti con il leader di Forza Italia. Procedimenti importanti anche a Potenza, dove quest’anno potrebbe arrivare la richiesta di rinvio a giudizio della procura per gli indagati coinvolti nell’inchiesta sull’affare Ilva: dall’avvocato Piero Amara all’ex commissario straordinario dell’Ilva Enrico Laghi fino all’ex procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo.

Umbria I casi a Perugia Palamara, “Ungheria” e l’esame farsa di Suárez.

Quest’anno si saprà se ci sarà o meno un processo per il caso Suárez, il calciatore uruguaiano (non indagato) che, secondo i pm, sarebbe stato agevolato nel suo esame di italiano finalizzato a ottenere il passaporto italiano. Imputati a vario titolo per falso ideologico e rivelazione di segreto d’ufficio i vertici dell’Università Stranieri di Perugia e l’avvocato Maria Cesarina Turco, che secondo i pm agiva per conto della Juventus. Il 15 marzo poi ci sarà la nuova udienza del processo per corruzione all’ex pm Luca Palamara. La vicenda riguarda il pagamento di viaggi, soggiorni e cene che, per l’accusa, Palamara avrebbe ottenuto dall’imprenditore Fabrizio Centofanti (che ha chiesto il patteggiamento a 1 anno e 6 mesi). Il 17 gennaio invece si apre il processo d’Appello sul caso Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Ablyazov espulsa nel 2013: condannate in primo grado 7 persone, fra cui l’ex capo della Squadra Mobile di Roma, Renato Cortese, e l’allora dirigente dell’Ufficio immigrazione, Maurizio Improta. Infine, è ancora in corso l’inchiesta per violazione della legge Anselmi sulla “Loggia Ungheria”, una presunta associazione segreta di cui ha parlato l’avvocato Piero Amara davanti ai pm di Milano.

Calabria Appello in corso per il boss stragista Graviano.

Se il 2021 è finito con le motivazioni della sentenza di condanna a Mimmo Lucano da parte del Tribunale di Locri, l’inizio dell’anno giudiziario in Calabria è tutto dedicato all’attesa per le motivazioni della sentenza del processo “Gotha”, contro la componente riservata della le cosche reggine in cui è stato condannato a 25 anni di carcere l’avvocato ed ex parlamentare del Psdi, Paolo Romeo, ritenuto una delle due teste pensanti della ’ndrangheta. Il 2022, a Reggio, sarà dedicato al processo d’appello “’ndrangheta stragista”: in primo grado il boss Giuseppe Graviano è stato condannato all’ergastolo per il duplice omicidio di due carabinieri.
Procede anche, nell’aula bunker di Lamezia Terme, il maxi-processo “Rinascita-Scott” contro la cosca Mancuso e i presunti colletti bianchi arrestati nel 2019 dalla Dda di Catanzaro: imputato anche l’ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli, da poco rispedito in carcere dopo aver scritto una lettera al ministro Mara Carfagna, violando, secondo il tribunale, le prescrizioni previste dai domiciliari.

Sicilia i “parenti” salvini e verdini, le accuse a Schifani.

Il 2022 sarà l’anno del processo in primo grado a Matteo Salvini: l’ex ministro dell’interno è imputato a Palermo per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per il mancato assegnamento del pos (place of safety), il porto per lo sbarco, alla ong spagnola Open Arms, che nell’agosto 2019 rimase cinque giorni al largo di Lampedusa con a bordo 147 migranti. Nel capoluogo siciliano inizierà anche l’appello al giornalista Pino Maniaci, travolto nel 2016 da un’inchiesta della Dda, assolto in primo grado dall’accusa di estorsione, e condannato per diffamazione a 1 anno e 5 mesi. L’altro volto di questa vicenda invece si celebra a Caltanissetta, dove sul banco degli imputati per l’appello siede l’ex giudice Silvana Saguto, condannata in primo grado a 8 anni e 6 mesi per diversi episodi di abuso d’ufficio e corruzione. Sempre nel cuore della Sicilia si processa il “Sistema Montante”, da una parte l’appello per l’ex presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Calogero Montante, condannato in abbreviato in primo grado a 14 anni per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Dall’altra, con rito ordinario, il troncone che vede imputati prefetti, 007 e anche l’ex senatore forzista Renato Schifani, accusato di rivelazione di segreto. A Messina invece si celebra il processo ‘Sistema Siracusa’: imputato l’ex senatore Denis Verdini, accusato di finanziamento illecito. Mentre due processi per corruzione elettorale attendono a Catania il deputato regionale neo leghista Luca Sammartino.

Liguria&Sardegna Crollo del Morandi, Grillo jr. e lo stupro.

L’inizio del 2022 sarà decisivo per il processo sul crollo del Ponte Morandi e le altre inchieste che hanno coinvolto Autostrade per l’Italia. L’udienza preliminare è stata rinviata al 28 gennaio, per attendere la decisione della Cassazione sulla ricusazione del giudice Paola Faggioni, proposta dagli avvocati dell’ex amministratore delegato Giovanni Castellucci e da altri manager Aspi. Sono 59 gli indagati per i 43 morti provocati dal disastro. Le altre tre indagini – i falsi report sui viadotti, le barriere fonoassorbenti pericolose e delle gallerie – saranno riunite in unico maxi-processo sulla mala gestione delle infrastrutture. Quest’anno il Tribunale di Genova sarà impegnato in un altro grande caso: i 33 imputati per presunte mazzette e gare truccate sul Terzo Valico, reati destinati però a essere prescritti a fine 2022. A Verbania (in Piemonte), invece, è in corso l’incidente probatorio sulle cause di un altro disastro: i 14 morti della funivia del Mottarone. Mentre il 16 marzo inizierà a Tempio Pausania (in Sardegna) il processo per violenza sessuale di gruppo che coinvolge Ciro Grillo, figlio del fondatore del M5S, e tre amici: sono accusati di stupro nei confronti di una coetanea e di un’amica conosciuta al Billionaire.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/01/04/renzi-b-e-logge-un-2022-di-inchieste-sul-potere/6444480/#

mercoledì 29 aprile 2020

I punti fermi sul coronavirus, i dubbi, gli errori. - Paolo Giorgi (Agi.it)

Speciale Coronavirus in tv | lasiciliaweb
Con Marco Cattaneo - direttore di Le Scienze - l'AGI ha provato a fare un punto su quello che sappiamo (e non sappiamo) del Covid-19, ma anche a capire se siamo pronti per la fase 2
(Paolo Giorgi - agi.it) - Le modalità del contagio, le possibili terapie, i vaccini, i tempi di incubazione e di contagiosità, il ruolo dello smog e la speranza del caldo: sono tutti aspetti su cui ancora non c'è una parola definitiva della scienza e su cui, purtroppo, arrivano informazioni spesso confuse se non contraddittorie. Con Marco Cattaneo - direttore di Le Scienze, una delle più prestigiose riviste scientifiche italiane, edizione italiana di Scientific American, di cui è stata la prima edizione internazionale - l'AGI ha provato a fare un punto su quello che sappiamo (e non sappiamo) del Covid-19, ma anche a capire se siamo pronti per la fase 2. E a stabilire anche gli errori che in qualche caso sono stati commessi, in modo da evitarli in futuro.
COME CI SI CONTAGIA "Sappiamo - spiega Cattaneo - che Sars-Cov-2 è un virus respiratorio e quindi si trasmette essenzialmente con il respiro, il colpo di tosse, lo starnuto, e questo complica le cose: l'Aids, come sappiamo, si trasmette per via sessuale, ed è quindi più facile da controllare. È più pericoloso stare in luoghi chiusi e bisogna mantenere la distanza di almeno un metro secondo l'Oms, ma direi per essere sicuri almeno 2 metri".
Eppure i parchi sono chiusi, i supermercati no: "Sicuramente essere dentro un supermercato che, malgrado gli ingressi contingentati, ha comunque un numero discreto di persone all'interno è più pericoloso che stare al parco. Ma bisogna pur mangiare, e quanto ai parchi penso ci sia una scarsa fiducia reciproca tra le istituzioni e gli italiani: si sospetta che riaprendo una villa cittadina la gente inizi subito ad assieparsi con picnic e quant'altro, anche se in realtà gli italiani in questi due mesi hanno dimostrato un grandissimo buon senso, a parte un numero limitatissimo di casi".
CIRCOLA NELL'ARIA, E LO SMOG INFLUISCE? "Sul tema dello smog ci sono due studi ancora non conclusivi. Certo l'area della pianura Padana è una delle zone più inquinate, se non la più inquinata, d'Europa. Ma c'è anche un'altissima densità di popolazione, una grande mobilità. E sappiamo inoltre che il virus si è trasmesso soprattutto in luoghi chiusi, come ospedali e Rsa, quindi, anche se nemmeno qui abbiamo studi definitivi, credo sia più probabile che gli impianti di aerazione possano avere un ruolo nella diffusione del virus, facendo circolare l'aria con le particelle virali emesse da un malato ben più di 1-2 metri, come recentemente dimostrato da uno studio cinese. Questo sarà un problema specie d'estate, anche perché se la questione è il circolo dell'aria, sanificare gli impianti non servirebbe a granchè".
I TEMPI DI INCUBAZIONE "Siamo fermi alle indicazioni dell'Oms: 5-7 giorni di media, massimo 15 giorni. Su questo i dati empirici che sono arrivati in due mesi di pandemia mi pare possano confermare il dato. Certo fa riflettere che l'Oms prescriva, per esempio nel caso di Ebola che comunque è un virus molto più letale, due tempi completi di incubazione a contagio zero per poter riaprire: un mese di casi zero insomma. perché bastano pochi contagiati che vanno in giro liberamente a far nascere nuovi focolai".
IL CAPITOLO DEI TEST "Qui l'Oms, e i nostri esperti che hanno portato avanti quelle indicazioni, sicuramente hanno sbagliato. Altro che pochi tamponi, i test andrebbero fatti in misura molto superiore a ora, ne servirebbero 150mila al giorno, anche a campione, da associare al termoscanner per i testati. Cosi' si puo' subito isolare l'eventuale positivo (non a casa sua, ma in altre strutture apposite), e poi tracciare i contatti. Ora anche l'Oms ha cambiato linea introducendo il modello delle tre T: Test, Trace, Treat, ossia testa, fai il tracciamento e cura".
E i test sierologici? "Ci sono forti dubbi sull'affidabilità della risposta (che peraltro nemmeno per i tamponi è del 100%), possono servire, come si vuole fare in Italia, per provare a fare un'indagine epidemiologica sui malati 'sommersi' ma non possono al momento sostituire l'analisi molecolare, cioè il tampone".
GLI ASINTOMATICI VEICOLO DEL CONTAGIO? "Su questo abbiamo studi più solidi, a partire dall'indagine epidemiologica a Vo' Euganeo: lì si è scoperto che oltre il 40% dei positivi era totalmente asintomatico. Senza un'indagine a tappeto su tutta la popolazione, non sarebbero mai stati individuati. E recenti studi ritengono gli asintomatici responsabili del 50-60% dei contagi, un dato che mi pare verosimile. Per questo è importante come dicevamo prima definire il perimetro del contagio, e 'pescare' più positivi possibile con pochi o nessun sintomo. Invece in Italia, almeno all'inizio, si è perseguita la strategia opposta: come è stato detto, ci siamo trovati di fronte a un gregge di pecore che continuava a cadere da un burrone, e ci siamo affrettati a correre a valle per curarle invece di pensare di mettere una staccionata. La partita si gioca tutta qui, sul tracciamento precoce per evitare la diffusione del contagio".
CI SONO FARMACI EFFICACI? E IL VACCINO ARRIVERA'? "Al momento una terapia validata, il classico 'magic bullet' che risolve il problema, non c'è. Noi abbiamo avuto l'imbarazzante episodio dell'Avigan, il farmaco giapponese sul quale l'Italia, dopo il caso Di Bella e Stamina, stava per avviare una sperimentazione perché un tizio su YouTube aveva detto che funzionava. Ovviamente non è cosi', come ha detto la stessa azienda produttrice. Per ora si procede per tentativi, sappiamo che hanno una qualche efficacia gli antivirali (che hanno pero' molti effetti collaterali), c'è un forte dibattito sulla clorochina, sappiamo che con l'eparina si riducono alcune complicanze trombotiche, e che alcuni antinfiammatori riducono la potenza della 'tempesta immunitarià che nei casi più gravi devasta i polmoni. Il problema di fondo è che non sappiamo ancora esattamente quali conseguenze organiche ha il virus, ci sono studi che lo hanno rintracciato nei testicoli e in altri organi: potrebbe anche annidarsi nell'organismo, sparire e poi riemergere, come fa l'herpes. Ma certezze non ce ne sono".
Quanto al vaccino, è probabile che arriverà, e anche in tempi record: "Tutta la scienza mondiale è mobilitata, con un'intensità mai vista. Abbiamo già 100 vaccini in fase di sperimentazione, siamo già riusciti a trovare 1.600 sequenze genomiche del virus depositate nelle banche dati, una cosa mai vista. Il gruppo di Oxford dice che saranno pronti a settembre, ed è possibile: si salteranno dei passaggi in termini di sicurezza, ma il rapporto costi-benefici, con un virus che senza controllo potrebbe veramente causare un'ecatombe mondiale, vira decisamente a favore del vaccino".
IL CALDO CI SALVERA'? Anche questo non si sa, certo è una speranza. Quello che osserviamo è che il virus è presente anche nei Paesi più caldi, non in proporzioni simili a Europa e Usa ma circola. Potrebbe voler dire che quantomeno si ridurrà d'estate, ma è difficile che sparirà. E in questo caso dovremo stare molto attenti a settembre-ottobre alla seconda ondata, che non sappiamo se sarà come per la Spagnola, ossia molto peggio della prima, oppure no".
PRONTI ALLA FASE 2? "Io la chiamerei fase 1,2 più che fase 2. Non c'è un allentamento netto delle misure di chiusura ma molto prudente. Non poteva essere diversamente: ricordiamoci che abbiamo più nuovi casi al giorno oggi che al momento del lockdown. Il problema è che sono state annunciate le misure economiche e sociali ma non quelle sanitarie, cioè le famose tre T. L'Oms ha redatto un vademecum in 6 punti per poter riaprire, e noi forse ne rispettiamo uno solo. Anzitutto, la trasmissione del contagio, scrive l'Oms, deve essere 'controllata', e da noi non lo è".
"Il sistema sanitario deve poter appunto testare, tracciare, isolare ogni contatto e curare, e sappiamo che non è così, perlomeno non sempre. Il terzo punto prescrive di ridurre al minimo i rischi nelle strutture sanitarie e nelle case di cura, e da noi è stata un'ecatombe, che purtroppo nelle Rsa continua, perché si interviene poco e male soprattutto a livello locale. Il quarto punto è sulle misure di sicurezza a scuola e nei luoghi di lavoro: per le scuole abbiamo risolto chiudendole, per i luoghi di lavoro preoccupano soprattutto i mezzi pubblici per andarci, sempre sovraffollati, che rischiano di diventare immediati veicoli di contagio".
"Poi l'Oms prescrive di prevenire i contagi importati, ed è l'unico target che raggiungiamo ma solo perché al momento praticamente nessuno viaggia più. Infine, si chiede di informare le comunità in modo chiaro e onesto, invece in Italia a parte i quotidiani bollettini che seguiamo da due mesi non sono state raccontate le cose con chiarezza, non sappiamo se dopo che è stato chiesto un sacrificio enorme a 60 milioni di italiani c'è un piano sanitario pronto per il post-emergenza. Dovrebbero spiegare cosa succederà, quali saranno i rischi inevitabili, cosa si pensa di fare per contenerli, non trattarci come bambini. Dovrebbero fare spot per informare sulla nuova app per tracciare i contagi (di cui peraltro si sono perse le tracce) o anche per spiegare il corretto utilizzo della mascherina. Invece - conclude Cattaneo - stiamo per giorni a discettare di cosa si intenda per 'congiunto'. Anche su quest'ultimo punto, insomma, dobbiamo migliorare". 

giovedì 26 marzo 2020

Coronavirus, inchieste in tutta Italia: dall’omicidio colposo all’epidemia e alla mancata fornitura di mascherine.

Coronavirus, inchieste in tutta Italia: dall’omicidio colposo all’epidemia e alla mancata fornitura di mascherine

Dubbiose applicazioni dei protocolli, presunte negligenze per la morte di alcuni pazienti e forniture mancanti di mascherine. In tutta Italia sono state aperte diverse le inchieste che in questi giorni vedono impegnate le varie Procure dopo una serie di casi legati alla diffusione del Covid 19 e alcuni decessi.
Sassari, pur non essendovi al momento alcun iscritto nel registro degli indagati, i pm indagano per omicidio colposo e epidemia colposa per capire se qualcosa non abbia funzionato nella gestione dei protocolli approntati per tenere il più possibile il virus lontano dai reparti da alcuni reparti ospedalieri. Un lavoro delicato, per fare luce su come sia stato possibile che la maggior parte dei positivi in Sardegna siano operatori sanitari, pazienti o persone transitate al Santissima Annunziata, in particolare dal reparto di Cardiologia, diventato epicentro della diffusione nell’isola. Il primo fascicolo aperto è relativo alla morte del primo paziente contagiato in Cardiologia mentre il secondo si riferisce alla situazione nel reparto Dialisi, dove i familiari dei pazienti hanno denunciato di essere stati abbandonati.
Diverse sono le inchieste legate ai decessi di pazienti in varie città del Paese: la procura di Enna indaga per epidemia colposa legata alla negligenza dei medici sulla morte di una paziente. Secondo l’accusa, la donna sarebbe stata trasferita nella struttura senza che i medici avessero effettuato alcun tampone e nonostante presentasse i sintomi di infezione da Covid 19. Un’altra indagine siciliana riguarda la Procura di Siracusa, per l’inchiesta sulla morte di Calogero Rizzuto, direttore del Parco archeologico della città.
Torino è invece sul punto di chiudersi con un nulla di fatto l’inchiesta giudiziaria sul caso dei due anziani coniugi che avrebbero contagiato un intero reparto dell’ospedale Molinette. La coppia era stata portata in ospedale per una polmonite e solo in seguito, quando è risultato che un figlio si trovava in Lombardia, era stata sottoposta a tampone. L’uomo soggiornava a Paullo (Lodi) ma non risulta alcuna relazione con la patologia che ha afflitto i suoi genitori.
Una serie di fascicoli sono stati aperti in Puglia, dove la Procura di Foggia indaga per diffusione di epidemia colposa a carico di ignoti dopo il primo decesso da Coronavirus a San Marco in Lamis. In quel caso il medico legale aveva rilasciato la salma per i funerali prima di avere avuto l’esito del tampone. Bari è stata invece avviata una indagine conoscitiva sulle forniture di mascherine alla Asl, che sarebbero state consegnate in quantità ridotta rispetto al contratto stipulato con l’azienda vincitrice dell’appalto oppure offerte a prezzi maggiorati. Nel capoluogo pugliese si indaga anche sulla vicenda di una partoriente, poi risultata positiva al coronavirus, denunciata da tre persone, una infermiera, un operatore sanitario – che è risultato poi contagiato – e un’altra paziente, perché avrebbe taciuto la provenienza dall’Emilia-Romagna. Indagini anche a Taranto dopo i contagi all’ospedale San Pio di Castellaneta, per accertare l’eventuale violazione dei protocolli.
Tanti i casi anche sulle scrivanie dei pm di Genova: dal filone sui rincari delle mascherine alla mancanza di dispositivi di protezione per il personale sanitario al lavoro negli ospedali. Indagini anche nelle procure di Imperia e Savona, per esposti collettivi sulla mancata distribuzione di mascherine nelle aziende ancora aperte. Ma ci sono dubbi anche su episodi nelle case di riposo. La Procura di Macerata ha acceso i riflettori sui tre decessi in una residenza per anziani a Cingoli. L’ipotesi è di omicidio colposo plurimo aggravato e lesioni personali: nella residenza per anziani ci sono state almeno tre morti e sono 33 gli ospiti positivi, oltre a due operatrici. Ci sono poi diverse indagini sulla vendita a prezzi spropositati di mascherine, gel igienizzanti e altri presidi e anche accertamenti per truffe.

lunedì 23 marzo 2020

Altro che buongoverno: le 12 Regioni di destra tra guai e impresentabili. - Dario De Luca, Lorenzo Giarelli, Giuseppe Pietrobelli, Paola Pintus e Giacomo Salvini



DA NORD A SUD – AMMINISTRAZIONI BLOCCATE, SCANDALI, SPESE PAZZE E LEGGI VERGOGNA.
La retorica del “buongoverno” viene spesso sventolata da destra in contrapposizione a chi invece saprebbe dire soltanto di “No” e bloccare cantieri, opere, nomine. Su questo dualismo Matteo Salvini ha rovesciato il governo gialloverde, gridando al complotto perché non riusciva a imporre temi come l’autonomia differenziata o il Tav. Adesso che la Lega non è più al governo il meccanismo è ancora possibile se il focus si sposta sulle Regione, dove il centrodestra conta 13 presidenze su 20 (in Calabria la giunta si è appena insediata) e dove Salvini e soci garantiscono che le cose vanno a meraviglia. Eppure non è proprio così. Il presunto rinnovamento ha portato la coalizione a sbancare in nove regioni al voto negli ultimi due anni, ma per il momento si è tradotto in un immobilismo diffuso e in parecchi scivoloni, con tanto di ripetuti tentativi di riesumare prebende per la politica locale (in Piemonte pochi giorni fa la maggioranza stava per alzare di 1.000 euro lo stipendio alla giunta). Ecco allora una guida – giocoforza incompleta – del suddetto “buongoverno” e delle sue imprese peggiori.
- Sicilia - Quattro assessori sotto inchiesta Per i vitalizi solo un taglio soft. La bussola del governatore Nello Musumeci punta verso la Lega, fresca d’ingresso all’Ars e con cui il movimento del presidente potrebbe federarsi. Ma il matrimonio resterebbe vincolato all’ingresso in giunta di un assessore. Naufragato il taglio dei vitalizi (è stato approvato un taglio soft, contro le indicazioni del governo), la Regione ha tirato un sospiro di sollievo evitando il default grazie al salvagente da Roma che spalma in dieci anni un disavanzo da miliardi di euro. E poi ci sono i 14 indagati che affollano i banchi del Parlamento. Quattro gli esponenti dell’esecutivo mentre due i presidenti di commissione: Riccardo Savona (Forza Italia) e Luca Sammartino (IV). Il resto sono semplici deputati, come Luigi Genovese, eletto a 21 anni raccogliendo il testimone del padre Francantonio, condannato in primo grado per corruzione e adesso sotto processo col figlio per evasione fiscale.
Dario De Luca.
- Piemonte - La gaffe dell’aumento alla giunta e un referendum pro-Salvini. Il passo indietro è di ieri, ma la maggioranza giura che ci riproverà quando le acque si saranno calmate. La Lega aveva infatti presentato un provvedimento per aumentare di circa 1.000 euro al mese gli stipendi della giunta di Alberto Cirio. A essere rimpolpato sarebbe stato il fondo per i rimborsi: a oggi, chi accetta di utilizzare l’auto blu e l’autista rinuncia a quei 1.000 euro, che invece secondo i leghisti dovrebbero essere concessi. Se ne riparlerà più avanti. Intanto però la giunta ha perso pezzo. A dicembre è finito in manette l’assessore Roberto Rosso (FdI): secondo la Procura, aveva chiesto voti alla ’ndrangheta in occasione delle ultime elezioni regionali. Insieme ad altri sette consigli a maggioranza leghista, poi, il Piemonte aveva chiesto di indire un referendum per trasformare la legge elettorale in un maggioritario puro. Richiesta spedita indietro dalla Consulta, che ha dichiarato il referendum inammissibile.
- Abruzzo - Un bando da 225 mila euro va al fedelissimo della Meloni. “Due delle quattro Asl abruzzesi sono ancora senza direttore generale, le altre sono sprovviste del direttore sanitario o amministrativo”. La fotografia arriva da Cgil, Cisl e Uil, unite nel denunciare l’immobilismo della giunta guidata da Marco Marsilio (Fdi). Per la verità, nella Sanità qualcosa è stato fatto: nei mesi scorsi la Regione ha alzato gli stipendi dei dirigenti degli ospedali, portando da 115 mila euro l’anno a 149 mila i compensi dei dg e alzando di circa 30 mila anche quelli dei direttori sanitari e amministrativi, quando saranno nominati. Ma Marsilio pensa anche ai “suoi”: per la giunta è stato infatti ripristinato il rimborso relativo alle trasferte istituzionali, abolito nel 2015. Curiosa poi la gestione del trasporto pubblico Tua: in autunno un bando da 225 mila euro per alcune attività di comunicazione è stato vinto alla Mirus. Il proprietario della Mirus è Michele Russo, a lungo collaboratore di Giorgia Meloni e in passato vicino alla candidatura.
- Basilicata - Bilancio bloccato, ospedali in tilt: da mesi è stallo sulle nomine. Come la Sardegna e l’Umbria, anche la Basilicata non è riuscita a chiudere in tempo il bilancio per il 2020 ed è entrata in esercizio provvisorio. Ultimo sintomo di una giunta a lungo bloccata da dissidi interni. Paradossale è la situazione della Sanità, che tra gli altri problemi deve gestire il caso dell’Ospedale San Carlo di Potenza. La nomina del dg Massimo Barresi fu fatta dall’uscente ex governatore Pittella nel 2018. Da allora la situazione dell’Ospedale è rimasta gravissima, con la stessa Lega che a dicembre parlava di un rosso da 13 milioni. Per mesi il centrodestra si è scagliato contro Barresi, ma a un anno dall’elezione di Vito Bardi il dirigente è ancora al suo posto, in attesa che si trovi un nome alternativo. E a Termoli le cose non vanno meglio: in autunno sono scadute le Commissioni mediche sanitarie per le disabilità e la Giunta avrebbe dovuto provvedere a nuove nomine. Lo stallo di diversi mesi ha invece provocato centinaia di pratiche inevase.
- Molise - In ginocchio le imprese edili che si occupano del post-sisma. L’ultima lamentela nei confronti del governatore Donato Toma arriva dall’Acem Ance, ovvero il Collegio costruttori edili. Le aziende denunciano la grave situazione delle imprese impegnate nella ricostruzione post-terremoto: i pagamenti sono in ritardo da tempo e la tranche di fine 2019 non è ancora arrivata. L’associazione afferma di aver chiesto più volte un incontro con Toma, senza successo. Ma il destino della giunta non è affatto scontato. A dicembre la maggioranza è andata sotto sulla riforma del trasporto pubblico, una delle urgenze della Regione insieme alla Sanità. Tre consiglieri di destra hanno votato insieme alla opposizioni bocciando la linea Toma. Sembrava l’inizio di una crisi, invece per il momento il presidente è riuscito a ricompattare la truppa. Ma ci sono malumori anche sulla promozione del turismo: la Regione ha infatti rinunciato a partecipare alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano, provocando l’ira del settore.
- Trentino Alto Adige - Alzata l’Irpef per i più poveri. Qui i sindaci più pagati d’Italia. Questione di soldi. Quelli dei cittadini e quelli della Ue: utilissimi a finanziare la politica i primi, rifiutati i secondi. È la storia dell’ultimo anno leghista in Trentino Alto Adige, guida Maurizio Fugatti. L’estate scorsa la giunta ha decretato un aumento del 7 per cento dello stipendio dei sindaci della Regione, portando l’indennità del primo cittadino di Trento a superare di circa 1.500 euro gli 8.000 percepiti dai sindaci di Milano, Napoli e Roma. Curioso invece quanto successo a settembre: la giunta ha rinunciato a un milione di euro di fondi europei. Il motivo? Erano destinati a progetti per l’integrazione, come corsi di lingua italiana per stranieri e progetti di socializzazione. Alla ricerca di finanziamenti, meglio pescare in casa: a Trento Fugatti ha alzato la soglia minima di esenzione Irpef a 20.000 euro rispetto ai 15.000 previsti in precedenza. Una tassa da circa 300 euro in più all’anno per chi dunque si trova in una delle fasce di reddito più basse.
- Veneto - Gare su misura, sanità privata e hotel tra i vigneti del Prosecco. Luca Zaia è pronto per un’altra rielezione. Eppure a guardare più da vicino l’affresco leghista le crepe ci sono. Cominciamo dal limite dei due mandati: grazie alle deroghe, Zaia potrà correre per il terzo. La sanità è inciampata su un appalto da 300 milioni per le forniture di pasti negli ospedali, gara annullata dal Consiglio di Stato e bacchettata dall’Anac perché su misura per un gruppo vicentino. Altro inciampo, le liste d’attesa chilometriche che spingono dai privati. Infatti, il settore convenzionato (2,8 miliardi) e quello totalmente privato (3 miliardi) assorbono quasi 6 miliardi l’anno. Le colline del prosecco sono patrimonio Unesco? Ecco la legge che consente di costruire alberghi diffusi tra i vigneti. Zaia ottiene i Mondiali di sci Cortina 2021 e le Olimpiadi 2026? Ambientalisti sul piede di guerra perché la montagna è stata sbancata a colpi di dinamite. E, per finire, la Pedemontana, opera da 2,5 miliardi in ritardo di anni e che rischia di ingoiare un mare di soldi.
Giuseppe Pietrobelli
Friuli-Venezia Giulia - La geniale idea di Fedriga: un muro anti-migranti al confine. Un muro anti-migranti lungo il confine con la Slovenia. Era l’idea – poi, pare, tramontata – del governatore Massimiliano Fedriga, che pensava così di sistemare i flussi migratori provenienti dall’Est Europa. Di pochi giorni fa invece è la commemorazione durante il Consiglio Regionale di Bettino Craxi, di cui ricorre il ventennale dalla morte: la 127esima seduta d’Aula s’è aperta col ricordo dell’assessore alla Cultura Tiziana Gibelli, che poi avrebbe anche definito l’ex leader Psi “uno statista”. Nei prossimi mesi dovrebbe poi arrivare una decisione della Corte Costituzionale in merito a una legge di Fedriga e soci, impugnata a settembre dal governo. Il provvedimento prevedeva di togliere fondi all’inclusione sociale per destinarli ai rimpatri (che però sono di competenza statale) e al contempo di limitare gli incentivi occupazionali esclusivamente a chi assume persone già residenti da 5 anni nella Regione.
Lombardia - Fontana è indagato insieme a un assessore e un consigliere. A maggio la Dda di Milano ha condotto una maxi-operazione (43 misure cautelari) che ha coinvolto i piani alti della politica lombarda, Regione compresa. Anche il governatore Attilio Fontana ha di che preoccuparsi, con i pm che lo accusano di abuso d’ufficio per la nomina di un suo ex socio in Regione. Nell’indagine è coinvolto pure il consigliere di FI Fabio Altitonante, per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio. Ma i guai sono anche per un assessore: Stefano Bruno Galli, responsabile dell’Autonomia e della Cultura, è indagato nell’inchiesta sul presunto riciclaggio dei 49 milioni di euro della Lega. In tutto ciò, la Lombardia ha anche grane politiche: il mese scorso il consiglio ha dovuto votare due volte “contro” la giunta, che aveva approvato un taglio del sostegno a circa 7.000 famiglie con disabili gravi. Negli stessi giorni, la Regione ha rinnovato per nove anni senza gara il contratto per il trasporto regionale a Trenord. La concorrenza può attendere.
Liguria - Meno parchi, meglio il cemento. Bankitalia chiede lumi su Toti. Gli ultimi guai di Giovanni Toti riguardano il suo movimento politico Cambiamo. Bankitalia ha infatti trasmesso un fascicolo alla Procura di Genova – senza indagati – per far luce su alcuni finanziamenti all’associazione Change, oltre 200.000 euro finiti in parte anche sui conti del presidente. Ora Toti si prepara alla campagna elettorale, ma dovrà fare attenzione agli sgambetti degli alleati. L’estate scorsa, ai tempi del governo gialloverde, fu tramite la ministra Irene Stefani che l’esecutivo spedì alla Consulta una legge della giunta ligure, la cosiddetta sfascia-parchi: 540 ettari sottratti ai più grandi parchi della Regione e 42 aree protette cancellate, oltre all’annullamento del progetto del nuovo parco del Finalese. D’altra parte la Corte Costituzionale si era già occupata di Toti e soci: nel 2018 bocciò la legge con cui la Regione aveva cambiato le regole per l’assegnazione delle case popolari, escludendo gli stranieri non residenti da almeno 10 anni in Italia.
Sardegna - Cemento libero sulle coste. E ora c’è anche la grana Air Italy. L’addio di Air Italy e l’incertezza sul futuro della continuità territoriale in Sardegna, a rischio di mancata proroga, sono solo le ultime immagini di un’isola alla deriva dopo dieci mesi sardo-leghisti. Christian Solinas va verso il secondo mese di esercizio provvisorio e non ha ancora presentato la Finanziaria 2020, ma ha trovato il tempo di esitare il nuovo piano casa, che se consentirebbe aumenti di volumetrie dal 20 al 30 % anche nelle cosiddette zone “F”, le aree costiere tutelate in modo stringente dal piano paesaggistico. Gli unici altri atti legislativi prodotti finora riguardano la moltiplicazione di incarichi e di enti, come le otto nuove Asl sorte dalle ceneri dell’Azienda sanitaria unica. Vengono poi resuscitati i Cda nelle agenzie e nelle società, aboliti nella scorsa legislatura. Infine, una legge ad hoc ha allargato a dismisura i requisiti per l’accesso agli incarichi dirigenziali fiduciari esterni all’amministrazione. 
Paola Pintus
Umbria - Da mesi in esercizio provvisorio. Ma sale la spesa per Tesei&C. Uno dei primi atti dell’éra Donatella Tesei porta la data del 4 dicembre: è approvato il bilancio provvisorio. Dopo un mese di screzi continui per la formazione della giunta, la presidente ha deciso di rinviare la patata bollente a fine febbraio. A dicembre era anche emerso il caso dell’ assessore alla Sanità, il veneto Luca Coletto, in passato condannato a due mesi di reclusione per il reato di “propaganda di idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale”. E a gennaio il presidente del Consiglio Regionale di FdI, Marco Squarta, ha polemizzato con Coletto invitandolo ad “attivarsi” per non aver ripristinato i fondi a favore dei disabili. La nuova giunta non ha cambiato nulla sui costi della politica, anzi. Secondo il riepilogo degli stanziamenti consultati dal Fatto , per i tre nuovi assessori esterni nel 2020 la giunta Tesei spenderà quasi il 50% in più: 381.600 euro contro i 254.400 dell’anno passato. 
Giacomo Salvini

martedì 17 dicembre 2019

"Fallisce un’azienda? Ci rimette lo Stato" - Milena Gabanelli e Fabrizio Massaro



È un numero talmente enorme che si fa fatica a raffigurarlo: 105,7 miliardi di euro. Sono i crediti che il Fisco non è ancora riuscito ad incassare dalle società fallite o in amministrazioni straordinarie ancora in corso. Parliamo di imposte sui redditi, Iva, ritenute d’ acconto, contributi previdenziali, tasse locali ecc. I dati dell’ Agenzia delle Entrate sono impietosi. Su 161,7 miliardi di euro di domande di ammissione al passivo, finora il Fisco ha recuperato appena 2,6 miliardi, ovvero l’ 1,6%. Praticamente niente.
Sono cifre che riguardano un numero molto grande di imprese: ogni anno ne saltano circa 13-15 mila. Fra queste ci sono quelle che nascondono la crisi spostando in avanti l’insolvenza sperando di farcela. In nove casi su dieci il dissesto si aggrava. Secondo l’esperienza dei magistrati fallimentari sono le situazioni meno gravi, perché l’ intento non è di frodare i creditori, e inoltre non rappresentano la maggior parte dei crediti fiscali.
C’è poi una seconda tipologia di imprese che vanno male: sono quelle nelle quali gli imprenditori o gli amministratori allungano i tempi per svuotare l’ azienda di quello che è rimasto. È un fenomeno più grave perché spesso non versano l’Iva, vendono immobili e macchinari utilizzando prestanome per nascondere le responsabilità. Si arriva così alla bancarotta per distrazione, che si lascia dietro crediti a carico dei fornitori, delle banche e del Fisco.
Negli ultimi anni però si sta ingigantendo il dissesto di impresa di «terzo tipo», quello più destabilizzante per l’ economia. «Sono società costituite apposta per durare uno-due anni, pianificando il non pagamento di imposte e contributi previdenziali», spiega Roberto Fontana, sostituto procuratore nel dipartimento Crisi d’ impresa della Procura di Milano. Si tratta in particolare di cooperative o piccole srl, che si aggiudicano a basso costo contratti di appalto o subappalto e che spariscono in poco tempo. È un fenomeno diffuso in alcuni settori produttivi, nelle attività di servizi, ma soprattutto nella logistica.
Lo schema è sempre lo stesso: il committente, spesso un soggetto internazionale, affida gran parte della gestione delle merci a società esterne, che a loro volta si affidano a piccole società, a cooperative, spesso con l’ interposizione fittizia di un consorzio. Queste società di solito non hanno mezzi propri, perché glieli mette a disposizione il committente. Di fatto, gestiscono solo la manodopera, hanno pochissimo capitale, ma assumono molti dipendenti che operano anche in violazione delle norme sul lavoro. Il loro scopo è quello di portare a casa appalti sottocosto.
Come fanno a stare in piedi? Fin dal primo giorno di attività non versano l’ Iva e non pagano le ritenute d’ acconto e i contributi previdenziali ai dipendenti. Dopo uno-due anni i lavoratori – spesso extracomunitari – vengono licenziati e riassunti da una nuova coop, gestita dagli stessi amministratori (a loro volta, spesso, dei prestanome), che lavora per lo stesso committente. E ricomincia la giostra.
Un caso emblematico è quello di Ceva Logistics. Lo scorso maggio la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Milano ha disposto un’ inedita «amministrazione giudiziaria» di uno degli stabilimenti di «Ceva Logistics Italia srl», divisione italiana del colosso quotato a Zurigo e con 7 miliardi di fatturato in 170 Paesi per 58.000 impiegati. Nel mirino i rapporti con Premium Net, un consorzio di cooperative che operava a Pavia: gestiva la distribuzione dei libri per le principali case editrici.
Solo che dietro al consorzio, scrivono i giudici, si nascondeva un «sistematico sfruttamento di lavoratori, con straordinari imposti sotto minaccia di licenziamento, retribuzione difforme dalle ore davvero lavorate (anche 11), e omesso versamento di contributi». Il committente Ceva è coinvolto perché secondo i giudici avrebbe dovuto sapere che i prezzi praticati erano troppo bassi per operare nella legalità. Allarmi simili sono stati sollevati di recente sull’ Ortomercato di Milano, e anche altre società della logistica oggi sono indagate.
Il risultato è la distruzione del sistema della concorrenza, perché falsando il mercato vengono espulse le imprese che rispettano le regole. A terra restano lavoratori non pagati e domina il caporalato, mentre sulle spalle dei cittadini gravano i miliardi di euro sottratti all’erario e alla previdenza. È un sistema che trascina verso il basso stipendi e diritti dei lavoratori, e che tutti noi contribuiamo a tenere in piedi quando acquistiamo online senza pagare la spedizione.
Pensando pure di fare un buon affare. Per dare un’ idea dell’ ampiezza: nella logistica il fatturato nazionale è di 32 miliardi di euro, il 40% è concentrato in Lombardia. Mentre nella sola area di Milano, per quel che riguarda i debiti di tutte le società fallite verso enti previdenziali, dipendenti, fornitori, banche, si è passati dai 25 miliardi del 2015 agli oltre 40 miliardi del 2018.
La risposta dello Stato è inadeguata e inefficiente, perché arriva anni dopo con l’ avviso di accertamento dell’ Agenzia delle Entrate e poi con la procedura esecutiva. Ma a quel punto attivi da aggredire non ce ne sono più e diventa anche difficile individuare chi sono i veri responsabili.
«Invece queste società bisogna farle fallire subito, per contenere i danni e perseguire efficacemente i colpevoli. Questo perché dei 105 miliardi che mancano, l’ 80% derivano proprio dai dissesti del secondo e terzo tipo» dichiara il sostituto procuratore Fontana. Mentre qualche settimana fa il procuratore della Repubblica di Milano, Francesco Greco, ad un convegno a porte chiuse ha spiegato la folle evasione dell’ Iva con un paradosso: «È come se ci fosse stato un patto tra imprese e Stato che diceva: anziché in banca, finanziatevi non versando l’ Iva, che poi è una tassa europea. Sono 35 miliardi ogni anno, e una grossa fetta solo a Milano».
Su questi numeri incidono anche le cartiere: società fantasma che nascono solo per fare fatture false e frodare l’ Iva. Per contrastare il fenomeno in Procura si utilizza molto la norma che punisce il fallimento «come conseguenza di operazioni dolose (223 comma 2 della Legge Fallimentare)». Una norma che invece non è molto applicata nelle altre Procure italiane. Anche qui, insomma, un modello Milano si impone.
A livello nazionale invece è stato varato da poco il nuovo codice delle crisi d’ impresa.
Da gennaio tutte le società con almeno 4 milioni di fatturato devono dotarsi di un sindaco unico che deve sollecitare l’ impresa a prendere tutte le iniziative necessarie a salvarsi, a cominciare da un accordo stragiudiziale con i creditori. Ma le norme più efficaci saranno in vigore solo dal 15 agosto 2020: sono quelle relative agli «strumenti di allerta».
Prevedono un intervento degli organismi di controllo non appena l’ azienda dia i primi segni di squilibrio finanziario, patrimoniale o di cassa. La segnalazione potrà avvenire anche dall’Inps e dalla stessa Agenzia delle Entrate, che però è notoriamente sottorganico. Ci vorrà qualche anno per capire se il nuovo sistema servirà a contenere le truffe a danno del Fisco. Nel frattempo l’ Erario continuerà ad accumulare crediti inesigibili, e il debito pubblico aumenterà.

lunedì 2 dicembre 2019

La “belle époque” del renzismo. - Alessandro Da Rold e Simone Di Meo (La Verità)



La belle époque del renzismo, tra il 2014 e il 2016, aveva contagiato davvero un po’ tutti. Capitani d’ industria, professionisti, manager e stakeholder (formula inglese che copre il nostro brutale «portatore d’ interessi») che videro nel sindaco di Firenze il nuovo corso del centrosinistra in Italia. E, con la partecipazione, arrivarono anche i finanziamenti. Proporzionali alla caratura del donante e alla sua fiducia in Matteo. In totale, la fondazione Open – finita sotto inchiesta a Firenze con il suo ex presidente, Alberto Bianchi, accusato di traffico di influenze illecite e finanziamento illecito ai partiti – ha raccolto complessivamente oltre 6,7 milioni di euro.

LA RAI.
Molti sostenitori di Open sono stati poi nominati in aziende pubbliche o hanno ottenuto incarichi in orbita governativa, quando a Palazzo Chigi c’ erano Matteo Renzi o il suo successore. Uno dei più famosi è Antonio Campo Dall’ Orto (contributo di appena 250 euro) che nel 2014 diventa prima consigliere d’ amministrazione di Poste e poi direttore generale della Rai.

 Del 2014 è anche la nomina, nel board di Leonardo Finmeccanica, del manager Fabrizio Landi (10.000 euro). Nella lista dei sostenitori troviamo pure il giornalista Erasmo D’ Angelis (6.400 euro), designato alla direzione generale della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico di Palazzo Chigi dal 2014 al 2015 e successivamente (2017, Gentiloni premier) segretario generale dell’ autorità di distretto idrografico dell’ Italia centrale. Fra il 2015 e il 2016 è andato a fare il direttore dell’ Unità.

A Palazzo Chigi ha lavorato anche Vincenzo Manes (62.000 euro). È stato «consigliere del presidente del Consiglio Renzi per il terzo settore e lo sviluppo dell’ economia sociale» («pro bono», specifica).

A quota 30.400 euro (la metà circa di quanto versato da Manes) troviamo un volto noto: quello di Alberto Bianchi, l’ avvocato amministrativista di Firenze che nel 2014 diventa consigliere di amministrazione di Enel, oggi indagato e perquisito due volte dalla Finanza su ordine dei pm che sospettano che la Open abbia operato come «articolazione di partito», nascondendo rapporti opachi tra politica e affari. A pari merito l’ imprenditore calzaturiero Gabriele Beni (25.000 euro a titolo personale più 5.000 euro con la sua società Calzaturificio Gabriele) che, nell’ ottobre 2014, è stato nominato prima consigliere e poi vicepresidente in carica di Ismea, Spa controllata dal ministero dell’ Agricoltura.

La lista del 2014 riserva ancora qualche spunto. Jacopo Mazzei (8.000 euro) è nel cda di Toscana Aeroporti, di cui è presidente un big renziano come Marco Carrai, indagato nell’ inchiesta Open per finanziamento illecito. Il 5% delle azioni della società appartiene alla Regione Toscana. Gabriele De Giorgi (1.050 euro versati nel 2014), figlio dell’ ex capo di Stato maggiore della Marina militare Giuseppe, è stato assistente del sottosegretario Domenico Manzione.

Fuori quota ci imbattiamo, invece, in Marco Seracini: commercialista di Renzi e ideatore della fondazione Noi link (antesignana della Open), diventato nel 2014 sindaco revisore di Eni. Diverso il discorso per Federico Lovadina, fondatore con Francesco Bonifazi dello studio Bl (Bonifazi e Lovadina) di cui è socio anche Emanuele Boschi, fratello di Maria Elena. Risultano finanziamenti di Bonifazi (sotto inchiesta per finanziamento illecito alla fondazione Eyu, di cui era presidente) a Open per 12.800 euro, e di Emanuele Boschi a Eyu nel 2017 per 40.000 euro.

Lovadina entra nel 2014 nel cda di Trenitalia, poi in Prelios, e ora è in Sia, controllata Cdp. Infine ci sono i maxi-finanziamenti dell’ ex Pd (oggi Italia viva) Gianfranco Librandi , che tra il febbraio 2017 e il giugno 2018 ha versato ad Open circa 800.000 euro, e della famiglia Maestrelli (300.000 euro), la stessa che nel 2018 ha prestato a Renzi 700.000 euro per l’ acquisto della supervilla di Firenze.

Ma oltre ai singoli finanziatori ci sono anche diverse aziende private che spesso lavorano o hanno avuto a che fare con il settore pubblico. A parte l’ immobiliarista Luca Parnasi, anche lui sotto inchiesta per il finanziamento a Eyu, c’ è il caso dei fratelli Orsero, tra i leader mondiali nella produzione e distribuzione di frutta.

Nelle casse di Open, prima Big Bang, il marchio di Albenga ha versato 20.000 euro nel 2013, in uscita dalla controllata Blue meer, e poi altri 50.000 nel 2014 dalla cassaforte Gf group. In quegli anni il gruppo è in difficoltà economiche. Proprio nel 2014 l’ autorità portuale di Savona, con Renzi premier e Delrio ministro delle Infrastrutture, rileverà con 24 milioni di fondi pubblici il 64% delle quote dell’ interporto di Vado (Vio), di proprietà degli Orsero.

MOBILI DI LUSSO.
Altro finanziatore è stata la Uno spa, azienda produttrice di mobili di lusso che ha stanziato 50.000 euro nel 2014 per gli esponenti del Giglio magico. Nel 2015 la Uno sarà celebrata sui quotidiani per una commessa a Dubai da 4 milioni di euro e un accordo con Fincantieri per gli arredi delle navi. C’ è poi il caso della Sinelec (25.000 euro nel 2014), azienda tecnologica del gruppo Astm group, secondo gestore al mondo di reti autostradali a pedaggio in concessione.

Nel cda della controllante siede – oltre ai fratelli Gavio, già finanziatori di Renzi – Arabella Caporello, ex direttore generale del Comune di Milano (giunta di Giuseppe Sala) e fondatrice del renzianissimo circolo della Pallacorda nel capoluogo lombardo. A finanziare negli ultimi anni la fondazione Open c’ è stata anche la Intesa aretina scarl (15.000 euro), consorzio che raduna i soci privati di Nuove acque, società a partecipazione pubblica che si occupa del servizio idrico in diversi Comuni toscani: tra i soci privati ci sono Suez Italia, Acea, Mps, Ubi banca e in passato anche Banca Etruria. Anche due aziende che hanno lavorato in Expo 2015 hanno versato soldi.

La Nacost navarra costruzioni del gruppo Navarra (30.000 euro tra il 2016 e il 2017), si occupò del Padiglione Italia e ora è ancora impegnata nel dopo Expo. E la Sicuritalia group service, con altri 30.000 euro sempre tra il 2016 e il 2017: durante l’ esposizione universale vinse con altre aziende il bando per la gestione della sicurezza.

Infine, a lato degli intrecci italiani, una curiosità internazionale. In Fondazione Eyu compare un bonifico da 87.000 euro di The tides foundation, collegata alla Open society di George Soros, tra i finanziatori di Greta Thunberg, la giovane che si batte per l’ ambiente. Forse l’ unica non renziana dell’ articolo.

https://infosannio.wordpress.com/2019/12/01/la-belle-epoque-del-renzismo/?fbclid=IwAR3EsIRQjIQMY6xagh2cXRCUwTzSbXYMEgRz_UxwIJNAQe86mawHI5-2xTw#jp-carousel-352321

domenica 14 aprile 2019

Pd, non c’è soltanto lo scandalo Umbria: ormai cinque regioni traballano sotto il peso delle inchieste giudiziarie. Eccole. - Thomas Mackinson

Pd, non c’è soltanto lo scandalo Umbria: ormai cinque regioni traballano sotto il peso delle inchieste giudiziarie. Eccole

Salgono a cinque le regioni travolte da inchieste a carico di dirigenti locali e governatori daem. Mentre i sondaggi rianimano il partito e il tempo restituisce all'ex sindaco Marino la sua innocenza, nel Pd tornano la questione morale e il no giustizia. Il nuovo segretario marca la linea della "fiducia nella magistratura", ma sotto le ceneri cova l'anatema berlusconiano.

In Umbria lo scandalo sanità fa saltare la testa del partito, con l’arresto dell’assessore Luca Barberini e del segretario regionale Gianpiero Bocci, ai domiciliari. Indagata la governatrice Catiuscia Marini. Nicola Zingaretti commissaria, Salvini chiama elezioni subito. Nel fianco del Pd ci sono però anche Abruzzo, Basilicata, Puglia, Calabria. Macigni sulla campagna elettorale di un partito uscito un anno fa con le ossa rotte e che ora sta cercando di ricomporsi. Zingaretti tutto poteva aspettarsi, tranne che il banco di prova della sua reggenza delle europee iniziasse a traballare sotto il peso delle inchieste giudiziarie. Proprio ora che i sondaggi sono in ripresa e il tempo ha restituito a Ignazio Marino, l’ex sindaco di Roma, la patente di estraneità al malaffare degli scontrini  cavalcato dalla corrente capitolina e renziana in ascesa. L’ultima tegola travolge l’Umbria, affare di assunzioni pilotate in sanità che riempie ancora i giornali di episodi e ricostruzioni che – oltre al possibile criminale in senso tecnico – illuminano consuetudini clientelari e dinamiche di potere difficilmente compatibili con il passo che il neosegretario vorrebbe imprimere al partito. Il rapporto con la giustizia, al di là del caso locale, è una variabile importante del suo mandato. Nel Pd che ha eredito cova da tempo una spaccatura profonda sul tema, emersa con più evidenza in occasione dell’indagine a carico dei genitori dell’ex segretario Matteo Renzi, quando qualcuno – ricorda oggi Repubblica – ha rispolverato la formula berlusconiana della “giustizia a orologeria. Il segretario-governatore sembra indisponibile a seguire questa linea, avendo limitato il suo commento ai fatti di Perugia alla “piena fiducia nella magistratura”.

Basilicata, la débâcle dopo un quarto di secolo
Appena due settimane fa, il Pd aveva subito un storica sconfitta in Basilicata, regione che governava da 25 anni. Determinante l’inchiesta giudiziaria che a luglio aveva portato all’arresto del governatore Marcello Pittella. Sempre storiaccia di concorsi truccati, raccomandazioni e sanità usata come ascensore per ricchezza e potere dei notabili locali del partito e loro amici e parenti. A fine marzo si è votato per il rinnovo del consiglio regionale, Pittella disarcionato dall’inchiesta sulla sanità lucana è tornato in consiglio  forte di oltre 8mila preferenze e la sua lista “batte” quella del Pd. E i suoi ex assessori, indagati, siedono insieme al lui in consiglio.
Puglia, Emiliano e le primarie.
In Puglia è finito sotto inchiesta Michele Emiliano per una vicenda legata al finanziamento delle primarie del Pd, quando il governatore sfidava Renzi e Orlando. Per la procura di Bari due imprenditori con interessi diretti sugli appalti della Regione pagarono la campagna elettorale dell’ex magistrato. Da qui l’accusa di abuso d’ufficio e traffico illecito di influenze alle quali Emiliano si dichiara estraneo.
Calabria, Oliverio tentato dal ritorno.
Guai per il Pd anche in Calabria dove è indagine anche il presidente della Regione, Mario Oliverio. Per lui era stato disposto l’obbligo di dimora, misura però annullata a marzo dalla Cassazione. L’indagine riguarda presunte irregolarità in due appalti gestiti dalla Regione e per i quali la guardia di finanza, oltre ai presunti reati contestati a Oliverio, per gli altri indagati aveva riscontrato quelli di falso, corruzione e frode in pubbliche forniture. Dopo più di tre mesi, il presidente Oliverio torna libero con un provvedimento della Cassazione che, a questo punto, potrà sfruttare anche in chiave politica: siamo agli sgoccioli della legislatura, presto si tornerà a votare per le regionali e ha intenzione di ricandidarsi nonostante le perplessità di parte del Pd calabrese.
Il terremoto delle inchieste in Abruzzo.
In Abruzzo proprio due giorni fa il tribunale dell’Aquila ha disposto l’archiviazione della posizione dell’ex presidente regionale Luciano D’Alfonso, oggi senatore dem. L’inchiesta era uno dei filoni seguiti dalla procura della Repubblica dell’Aquila sugli appalti della Regione: tra i principali, la gara per l’affidamento dei lavori di ricostruzione di palazzo Centi, sede della giunta regionale all’Aquila. Il primo di ottobre però si terrà l’udienza preliminare per un’altra vicenda in cui rischia il processo, quella della Procura di Pescara su una delibera di giunta del 2016, avente come oggetto la riqualificazione e la realizzazione del parco pubblico Villa delle Rose di Lanciano (Chieti) con le accuse di falso ideologico, per aver falsamente attestato, stando all’accusa, la presenza del governatore in giunta.