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martedì 4 febbraio 2020

Marco Revelli: “La prescrizione, i privilegi, i Benetton, Craxi, le urla anti-Davigo degli avvocati e altri segnali di regresso.”- Silvia Truzzi



Vitalizi, prescrizione, Craxi statista e Davigo rinnegato: tira un’arietta di restaurazione? Per capire come e perché abbiamo interpellato Marco Revelli, sociologo e professore all’Università del Piemonte orientale. Che comincia così: “Passata la grande paura di un precipizio autoritario – la vittoria di Matteo Salvini in Emilia-Romagna avrebbe avuto un terribile effetto domino – riemerge una deriva che risiede saldamente nell’autobiografia della nostra nazione”.
A quale deriva si riferisce? A quella restauratrice di una politica opaca e compromissoria. Un modo di concepire l’agire pubblico come inevitabilmente contaminato da corruzione e privilegi. Un’idea bassa della politica che dagli anni 90 ha connotato trasversalmente il cattivo bipolarismo italiano, evidente nel polo berlusconiano ma non estranea al centrosinistra.
Il Senato ripristinerà i vitalizi così come li abbiamo sempre conosciuti, senza la sforbiciata imposta dal ricalcolo su base contributiva in vigore dal gennaio 2019. Sono un aspetto forse secondario anche se significativo di un cattivo costume. Sono un tema di agitazione politica soprattutto in un momento di crisi e scontento popolare. Indicano certamente un privilegio di casta, anche se naturalmente non incidono più di tanto sul bilancio dello Stato. Quel che colpisce è la sordità di quella parte di classe politica che li difende verso la sensibilità del popolo. Abolirli sarebbe un buon segnale verso un elettorato in buona misura esasperato e che non smette di manifestare con l’astensione il proprio disamore.
Il partito di Berlusconi pluriprescritto vorrebbe giocare la carta del referendum contro la nuova legge sulla prescrizione. Mi pare un tentativo di schierarsi da parte degli imputati privilegiati: non so quanto i cittadini li seguiranno in caso di referendum… Una volta che il processo è iniziato la prescrizione è a mio avviso scarsamente difendibile. Lo è da una lobby, quella degli avvocati, che sulla tendenza a prolungare i processi fino a farli sfociare in un nulla di fatto in qualche caso ha costruito la propria fortuna. Mi riferisco soprattutto agli avvocati che hanno assistito uomini di potere come Berlusconi: quante ne ha scampate di condanne grazie alla prescrizione? Onestamente non credo che il rimedio contro la lunghezza dei processi, che pure è un problema, sia la prescrizione. Per un innocente l’idea di non essere condannato grazie alla prescrizione è un affronto.
Che pensa del balletto su Autostrade? Una vicenda surreale. Le barricate che vengono erette contro la revoca, che a me sembra un provvedimento dovuto non solo di fronte alla tragedia del ponte Morandi, costata la vita a 43 persone e in cui sono emerse in modo scandaloso le responsabilità dei concessionari. È dovuto anche di fronte allo stato deprecabile della manutenzione dell’intera rete autostradale. Di fronte a queste inadempienze la revoca, o l’annullamento, mi pare un provvedimento sacrosanto. Non farlo sarebbe una difesa d’ufficio di gestori che non hanno rispettato il contratto.
Le Camere penali volevano impedire a Piercamillo Davigo, inviato dal Csm, di parlare all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario a Milano. Un comportamento che esprime una concezione mercantile della professione: più che alla giustizia si pensa all’impunità dei propri clienti. È una brutta reazione corporativa, che tradisce quello che dovrebbe essere il mandato sociale della professione di avvocato.
C’è un clima di riabilitazione della figura di Craxi? Sì, si è sedimentata – a destra come a sinistra – l’idea che Tangentopoli è stato un incidente di percorso determinato da un manipolo di giacobini fanatici, i magistrati del pool, che non sapevano come va il mondo. Perché la politica è quella incarnata da Craxi e poi da Berlusconi. Ho trovato grottesco il pellegrinaggio ad Hammamet: il sindaco di Bergamo, la delegazione ufficiale di Forza Italia, Pittella.… Mi hanno colpito molto le parole di Giancarlo Giorgetti – erede del partito del cappio – che ha detto che nel suo pantheon ci sono Craxi, Sturzo e Bossi. Con questo povero Sturzo a far la parte del Cristo tra i due ladroni. Hanno costruito un pezzo del loro capitale politico su quei cappi, che naturalmente nessun magistrato di Mani Pulite si sarebbe mai sognato di avallare: ecco cos’è il trasformismo.
Torniamo al passato? Nell’area che va dall’Italia Viva renziana al Pd riconfigurato da Zingaretti, passata la grande paura di Salvini, si fa finta che tutto possa tornare come prima. Questa grande voglia di bipolarismo mi pare nasconda una grande voglia di Seconda Repubblica. Che è stato un sistema malato di corruzione e consociativismo transpolare, cioè di collusione tra i due poli che ha tagliato fuori il sentimento popolare. Temo si voglia tornare a quel demi-monde che si pensava finito nel 2011. È un errore catastrofico in un universo politico così frammentato. Anche il maggioritario sarebbe una catastrofe perché è un sistema che frustra la domanda di rappresentanza, anche considerando il taglio del numero dei parlamentari. Scansato il mostro Salvini, i nuovi mostri sono il ritorno al passato con bipolarismo e maggioritario.

giovedì 14 novembre 2019

La legalità non è più un valore. Perciò la Lega non perde voti. - Laura Tecce


Paolo De Nardis

Il sociologo De Nardis: “Perso il senso della Res publica. Salvini esalta la furbizia come mezzo di sopraffazione”.

“Il pubblico, inteso come res publica dovrebbe essere sacrosanto, prezioso e importante. Non si ha più la percezione di essere cittadini parte di una comunità”. Spiega così il sociologo Paolo De Nardis, già preside della Facoltà di Sociologia dell’Università La Sapienza, il fatto che i temi della corruzione e della legalità in Italia non siano più percepiti come condizioni essenziali e prioritarie.

L’onestà come condizione o addirittura come precondizione per l’esercizio della politica non fa più presa nell’opinione pubblica e nell’elettorato?
“C’è stata una progressiva dissipazione del sentirsi e dell’essere parte di qualcosa, non ci si sente o ci si sente sempre meno cittadini, parte di una comunità, il concetto di ‘pubblico’ viene a cancellarsi sempre di più con una velocità atroce. Calando la partecipazione e venendo meno un’educazione a tutti i livelli, il saper parlare alla pancia di un corpo sociale così sfaldato, così in decomposizione come Matteo Salvini sa fare molto bene, incoraggia l’attitudine a questa frammentazione e a questo iper individualismo scatenato che di fatto rende premiante soltanto l’egoismo e la furbizia che poi si sostanziano nella svalutazione dell’altro, dell’alterità. Questo fa il paio con lo slogan ‘Prima gli italiani’, che non vuol dire creare una comunità sociale armoniosa ma, al contrario, porre le basi affinché ognuno pensi a se stesso e a come sopraffare l’altro”.

Anche a “farla franca”?
“Certo, siamo di fronte alla coltivazione di una politica della solitudine e dell’egotismo, prevale la cultura di un ego nel senso di egoismo. Tutto ciò un tempo veniva derubricato, dal punto di vista della sociologia del diritto penale e criminale, come devianza amministrativa – cioè non adeguare la propria condotta ai comandi normativi – ma anche come anomia, cioè mancanza di valori condivisi. Stiamo parlando di corruzione ai danni del pubblico, che dovrebbe essere sacrosanto, prezioso e importante. Non se ne ha più la percezione”.

Forse dopo Tangentopoli, in cui si erano riposte molte speranze nella lotta alla corruzione, c’è stata una sorta di disincanto, aspettative deluse?
“Tangentopoli ha scoperchiato, quello che già in qualche modo si intuiva, in maniera palese e roboante ma la popolazione all’epoca – nel 1992 – era abituata alla partecipazione, dopo 10 anni di reflusso. Di fatto c’era un’affezione alla cosa pubblica, alla politica intesa come interesse di tutti, come passione e senso di realizzazione di se stessi anche nel costruire qualcosa di condiviso, un progetto di vita comune. Nel pool di Mani Pulite si vide il punto di riferimento del riscatto morale e civile”.

Ma oggi più che al riscatto morale stiamo assistendo all’effetto bandwagon, cioè al salto sul carro del vincitore…
“E’ un salto che fotografa quella che è l’Italia di oggi. Il 34% del 60% di votanti è una grossa percentuale, rappresenta una parte consistente che vuol sentirsi dire quello che Salvini dice, non cerca motivazioni profonde: è un’abdicazione alla razionalità, all’analisi, allo studio. Ci si accontenta di una lettura superficiale, di essere trascinati dagli slogan”.

I media non sono più in grado di rappresentare la complessità?
“I mezzi di comunicazione di massa si adeguano alle ‘oscillazioni del gusto’. Oggi manca l’approfondimento, il trend è dare la notizia nel modo più superficiale possibile cadendo anche nella tentazione della fake news e i new media – penso anche ai social network – incoraggiano questa attitudine. I social banalizzano il discorso, hanno contribuito sicuramente a creare questo tipo di frammentazione”.

https://infosannio.wordpress.com/2019/11/13/la-legalita-non-e-piu-un-valore-percio-la-lega-non-perde-voti/?fbclid=IwAR2lz3YFTdyl8fx2mS7DAcbpXE6EAk8r6G3DmV3ApGjXrnOFCQ-Mtr5rXI4

mercoledì 11 settembre 2013

Vittorio Feltri: “Salvate il soldato Silvio Berlusconi da questi schizofrenici del Pdl”. - Beatrice Borromeo


L'editorialista de Il Giornale, intervistato da il Fatto Quotidiano, commenta la situazione del Cavaliere: "E' in uno stato psicologico confusionale ed è comprensibile. Un giorno sostiene una cosa e il giorno dopo un'altra: è proprio nel pallone".

Così Vittorio Feltri, impietoso, spiega gli ultimi passi falsi del Pdl: gaffes di uomini maldestri che da anni sfruttano il capo e che anche oggi, mentre cala il sipario sul ventennio berlusconiano, si dimenano disordinatamente. Privi non solo di un piano, ma pure di un’idea: “Sa perché nessuno capisce la strategia del Pdl? Perché non c’è! E se c’è è scritta in cinese”.
Eppure Berlusconi paga caro i suoi avvocati e consiglieri.Ma è il comportamento del centrodestra in generale a essere schizofrenico. Da sempre. Non sono mai riusciti a legiferare in modo non dico intelligente, ma nemmeno conveniente.
Pensa alla legge Severino votata anche dal Pdl?Non solo: hanno pure avallato la legge che riguarda i minori, che poi è servita a condannare Berlusconi nel processo Ruby.
Persino l’affannata relazione di Augello in giunta, ha finito per essere controproducente.La verità è che non ci ho capito niente. Qualsiasi cosa facciano Augello o gli esponenti di maggior spicco, si fa per dire, del Pdl, è inutile. Qui non c’è piu niente da fare, la soluzione non c’è. Sono piccoli tentativi per allungare il brodo che non porteranno a nulla.
Le sono piaciuti gli striscioni nelle spiagge a sostegno di B.?Non so chi abbia ideato queste cose, ma non servono a niente. Proprio come le manifestazioni, o certe dichiarazioni esplosive. Bisogna realizzare che siamo di fronte a una condanna de-fi-ni-ti-va.
Hanno anche provato a umanizzarlo, con le foto abbracciato a Dudù il cane.Mah, non voglio fare il pesce in barile ma proprio non capisco come queste mosse possano giovare. Sarà che, da bergamasco, sono un po’ tardo: non afferro .
C‘è malafede o incompetenza?Il problema è che lui comunque non ascolta. Siamo al punto in cui ha ragione l’ultimo che parla. Berlusconi è in uno stato psicologico confusionale, ed è comprensibile. Un giorno sostiene una cosa e il giorno dopo un’altra: è proprio nel pallone. E non perché sia scemo, ma perché la situazione è talmente incasinata che non se ne esce.
Motivo in più perché qualcuno gli dia una mano.Solo che lui si circonda di accondiscendenti a sua disposizione a prescindere dal loro valore e dalla loro sincerità. Anche se alla fine gli stanno pure sulle balle.
Può sempre contare sui figli.Forse sì. Ma a parte loro c’è solo gente che gli vuole male, che pensa solo a se stessa e a spremerlo fino all’ultimo, a proprio esclusivo vantaggio. Oramai è tardi, non c’è più niente da fare. Doveva pensarci prima, ma troppa presunzione, dovuta anche ai suoi successi, ha creato un eccesso di fiducia. Che produce gran stupidaggini.
Però, ripeto, per svicolare da queste situazioni esistono i principi del foro.Io che non sono né avvocato né cancelliere gli ho detto subito l’unica via d’uscita:’Hai il passaporto,vattene’. Se deve fuggire un impiegato dell’Enel ha qualche difficoltà, ma un signore come lui avrebbe fatto la bella vita.
Se vuole scappare per la verità è ancora in tempo.Eh, ma senza passaporto non sarebbe carino.
Ma neanche col passaporto.Ma non sarebbe stato un reato.
Secondo lei c’è chi spera nell’uscita di scena del capo?Se il Pdl fosse un partito vero, organizzato, compatto, gli Alfano e i Lupi farebbero appello agli elettori: ‘Noi resisteremo, vi rappresenteremo’. Invece sono molto divisi e ciascuno pensa al proprio posticino. Si attaccano ancora a Berlusconi senza capire che ormai è fuori gioco.
E nessuno, magari sopravvalutandosi, pensa davvero di poterne prendere il posto?Sicuramente sì, però poi mi vengono in mente i volti dei cosiddetti personaggi di spicco e mi cascano le braccia.
Magari loro si guardano meno allo specchio.Non puoi impedire alla gente di sognare. Ma siamo in campo onirico.