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giovedì 18 marzo 2021

“Tra Pd e Forza Italia non vedo differenze. Ci manca la sinistra”. - Silvia Truzzi

 

MicroMega torna. Dopo l’annuncio della chiusura da parte della nuova proprietà (il gruppo Gedi, controllato dalla famiglia Elkann) il direttore Paolo Flores d’Arcais rilancia la rivista che per tre decenni ha nutrito la sinistra, da sinistra: “Non potevo rassegnarmi a che la storia di MicroMega finisse qui. Non volevo accettare che il panorama culturale italiano perdesse – bando all’ipocrisia delle false modestie – una delle sue voci più autorevoli. Negli anni a venire ci sarà sempre più bisogno di un impegno intellettuale e politico per ‘giustizia e libertà’, e di pensiero critico, spirito illuminista, intransigenza laica”, ha scritto sul nuovo sito. Da queste parole ripartiamo.

Direttore, da dove ricomincia la seconda vita di MicroMega?

Il numero che esce oggi era già pronto – avrebbe dovuto uscire in febbraio, ma la chiusura della testata ha creato diversi problemi – ed è dedicato ai cento anni del Partito comunista. I lettori troveranno testimonianze preziose, da Tortorella a Macaluso a Castellina, Asor Rosa, Giulia Mafai, Marisa Cinciari Rodano. Il numero di maggio sarà in due parti: MicroMega compie 35 anni, in edicola andrà un volume con oltre 50 testimonianze e un secondo con testi introvabili: dal primo numero abbiamo ripreso un carteggio tra Ingrao e Bobbio e un saggio sul welfare di Federico Caffè, per dire.

Avete lanciato una sottoscrizione.

Per rilevare la testata è stato necessario accettare la proibizione di avere, per quattro anni, anche come soci di minoranza, società editrici, anche non italiane, o soci di società editrici. La nuova società, senza fini di lucro (il che vuol dire che tutti i proventi vengono reinvestiti) ha bisogno per sopravvivere che i lettori partecipino. Quindi abbiamo lanciato una campagna abbonamenti e una sottoscrizione: se ci sarà una seconda vita dipende dalla risposta. Altrimenti vorrà dire che avrà vinto Elkann. Ma io credo che esista un importante strato di lettori-elettori che non si rassegna, nonostante le difficoltà del momento, all’alternativa che si pone oggi.

E qual è?

O Draghi o la destra estrema: è un aut aut a cui non voglio credere. Non ho alcuna obiezione al fatto che il presidente della Repubblica abbia scelto una personalità fuori dai partiti. Lo avevo proposto all’indomani delle ultime elezioni, indicando anche alcuni nomi di ministri: da Gustavo Zagrebelsky a Fabrizio Barca, da Tomaso Montanari a Piercamillo Davigo (i famosi “migliori”). L’involuzione dei partiti è tale per cui bisogna cercare nella società civile. Per quali politiche, però? Con quale maggioranza?

Nel nostro caso tutti i partiti. È una scelta sensata?

Quando D’Alema fece la bicamerale con Berlusconi si parlò di inciucio. Oggi siamo davanti a un mega inciucio, al tutti dentro. Un’ammucchiata di forze politiche che hanno posizioni diametralmente opposte. Il guaio è che tra il Pd e Forza Italia le differenze sono sempre più scolorite.

Lei ha scritto: “Draghi ha una superiorità, rispetto a tutti i politici, nello stile e nella credibilità. Con il “whatever it takes” ha prevalso su Merkel e i banchieri tedeschi, e non sono pinzillacchere”. C’è un ma?

Gigantesco: noi abbiamo bisogno di politiche anti-liberiste, di ritorno alla giustizia e all’eguaglianza sociale. Sulla giustizia la riforma Bonafede della prescrizione era blanda: dovrebbe cessare già dopo il rinvio a giudizio. Ai grandi evasori va fatta la guerra, le misure marginali non servono. Questo governo andrà in direzione opposta. Mario Draghi ha uno spessore che altri non hanno, ma nei ministeri e nei ruoli da sottosegretario ha messo una quantità pantagruelica di impresentabili. E sulla politica economica ha scelto liberismo e giavazzismo, quando c’è bisogno dell’opposto: solo l’eguaglianza ci può salvare.

Che impressione le ha fatto il discorso di Enrico Letta?

Vale quanto detto per Draghi. Letta è uomo serio, ha una professione anche fuori della politica, cacciato da Renzi non si è dedicato ai giochi di corrente e di poltrone, è andato a fare il professore in una delle più prestigiose istituzioni universitarie francesi. Le pagliacciate di Renzi ci saranno risparmiate, ma Letta è del tutto inadeguato alle necessità del Paese, che in questa congiuntura coincidono con le necessità dal Pd. In Italia manca la sinistra, manca il partito dell’eguaglianza. L’abbiamo visto con l’emergenza sanitaria: la crisi in cui ci troviamo dipende dall’assenza della sinistra. Per quarant’anni, invece di rafforzare e ampliare il welfare, i governi lo hanno smantellato con tagli dissennati alla sanità e all’istruzione. Questo è avvenuto perché il brodo di coltura della nostra politica è stato il liberismo. La pandemia era stata annunciata, dall’Oms e perfino da Bill Gates: per fronteggiarla bisognava fare l’opposto di quello che è stato fatto. A questo serviva e serve la sinistra. Che nel “Palazzo”, Pd compreso, però non c’è.

Fonte - Il Fatto Quotidiano

domenica 23 settembre 2012

La macchina trasversale (e impunita) del fango.


In Italia la libertà di informazione si è trasformata in libertà di diffamazione.

Lettera di Enrico Sassoon (*)
"Caro direttore,
le vicende riguardanti Beppe Grillo, il Movimento 5 Stelle e Gianroberto Casaleggio sono state ampiamente riportate dai media nei mesi passati, con una forte accelerazione nelle scorse settimane fino a oggi. Questa attenzione, di norma scarsamente informata, quasi sempre maliziosa e ostile, mi ha toccato marginalmente, ma non lievemente, in quanto socio della Casaleggio Associati. Poiché da oggi lascio la società, ritengo utile chiarirne i motivi, per evitare ulteriori distorsioni dei fatti.
motivi sono due. Il primo riguarda la mia presenza, come socio di minoranza, nella Casaleggio Associati. I media hanno speculato in merito interpretando il mio ruolo come rappresentante di più o meno precisati «poteri forti» intenzionati a infiltrare, tramite la Casaleggio Associati, il blog di Beppe Grillo e, tramite Gianroberto Casaleggio, il movimento politico. In breve, non rappresento alcun potere forte, né in generale né nello specifico, né ritengo che alcun potere forte si senta rappresentato da me. La prova del contrario la lascio ai maliziosi interpreti che si sono finora beati nel richiamare fantasiose teorie complottistiche degne di romanzi d'appendice più che di una stampa seria e informata.Non conosco Beppe Grillo, non ci siamo mai incontrati né scambiati telefonate, mail o sms. Non ho partecipato alla gestione del suo blog in seno alla Casaleggio Associati, dove non ho mai ricoperto cariche operative; non ho mai avuto a che fare con il Movimento 5 Stelle, con il quale intrattiene relazioni il solo Casaleggio nelle forme e nei modi da lui stesso ripetutamente chiariti anche su questo giornale. Lascio la società perché i miei interessi personali e professionali sono altrove, ma anche per spezzare il filo delle speculazioni interessate. Mi auguro che serva.
Il secondo motivo è ben più grave e si sostanzia in una valanga apparentemente inarrestabile di diffamazioni e calunnie di violenta intensità, basate su ancor più farneticanti teorie del complotto, che sono apparse e continuano ad apparire in blog e siti di diversa connotazione: da quelli di ispirazione esplicitamente nazi-fascista a quelli di tendenza diametralmente opposta (come i Meet Up di supporto a Grillo) passando per una varietà di blog e siti di varia natura che vanno dai circoli vegetariani a club politici o territoriali delle più diverse tendenze. In questi luoghi la teoria assume i toni foschi del complotto pluto-giudaico-massonico di memoria zarista e hitleriana. L'attribuzione di rappresentante dei poteri forti origina da qui, per assumere contorni decisamente deliranti e razzisti.
Dal mio cognome ebraico si è risaliti a una famiglia con lo stesso nome che operava 250 anni fa nella Compagnia delle Indie che commerciava in droghe e spezie con Cina e India: tanto basta per vedermi associato, un quarto di millennio dopo, a una «potente dinastia di narcotrafficanti». E non si parla di un pazzo isolato: sono decine i siti che riportano queste piacevolezze, associandomi volta a volta a Bilderberg, Massoneria, Mossad, Illuminati, Lobby delle multinazionali, circoli esoterici e altre amenità di questo tipo da far impallidire Dan Brown o l'Umberto Eco del «Cimitero di Praga».
La cosa è seria e va avanti da anni senza che alcuno di questi luoghi di indecenza ne sia mai stato chiamato a rispondere, sotto il profilo della controinformazione e della legge. La questione che va qui sollevata, al di là di quella strettamente personale, è quella della Rete. Luogo democratico per eccellenza, al quale chiunque può accedere per dare voce alle proprie opinioni, può diventare arena di violenza incontenibile, diffamazione incontrastabile, vera e propria delinquenza mediatica.
Il primo punto è dunque come fare in modo che si salvaguardi la libertà di opinione ed espressione con la necessaria tutela di chi, per un motivo o per l'altro, venga preso di mira con intenti diffamatori e, nel caso in specie, anche razzisti. Ma i fatti non si fermano qui, perché la teoria del complotto dei poteri forti, che va avanti in Rete da almeno quattro anni, da un paio d'anni a questa parte è stata acriticamente assunta anche dai media «ufficiali», ossia radiotelevisione e carta stampata. Avevo erroneamente giudicato tutto sommato sgradevoli ma innocui quei siti e blog, prevedendone un progressivo declino in funzione della palese idiozia dei riferimenti e argomentazioni.
Mi sono dovuto ricredere quando due anni fa, nel numero 5/2010 di «MicroMega» è stato pubblicato un articolo di una ventina di pagine che riprendeva le elucubrazioni reperibili in Rete, rielaborandole in modo apparentemente neutrale e dando loro un crisma di credibilità. Da lì a filtrare nella stampa «ufficiale» il passo è stato breve. Il teorema dei poteri forti è stato da allora ossessivamente riproposto, sempre in totale assenza di verifica alla fonte, spesso senza nemmeno modificare espressioni e terminologia di altri articoli e servizi, in un trionfo di «copia e incolla». Di recente, ad esempio, ho avuto il dubbio privilegio di sentirmi associato su La7 dal direttore di Rai4 Carlo Freccero ai poteri forti e al Bilderberg, per la felicità degli ospiti presenti. Altri, come l'ex politico Gianni De Michelis, hanno dichiarato a Radio24 che certamente dietro al successo di Grillo si ritrova la «destra americana». Decine di articoli e servizi televisivi hanno sostenuto e sostengono ogni giorno il teorema dei poteri forti dediti a infiltrare il Movimento, non si sa bene se per legittimarlo o delegittimarlo.Un'informazione distorta e malata, che impone una seria riflessione." Enrico Sassoon


(*) lettera pubblicata dal Corriere della Sera il 23/9/2012

http://www.beppegrillo.it/2012/09/la_macchina_tra.html#commenti