Visualizzazione post con etichetta Piero Grasso. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Piero Grasso. Mostra tutti i post

giovedì 3 gennaio 2013

Le Impresentarie. - Marco Travaglio



Le primarie sono un’ottima cosa, l’unico antidoto a una delle porcate del Porcellum: le liste bloccate che consentono ai partiti di nominarsi i parlamentari. Grillo, temendo la piena degli opportunisti last minute, ha inventato le parlamentarie web, ma ha ristretto troppo la platea dei votanti: appena 20mila. Alle primarie di Capodanno del Pd han votato un milione di elettori. Bene anche i volti nuovi o seminuovi, premiati per le loro facce pulite e si spera anche per le loro capacità. Ma in alcune regioni d’Italia, dove il voto è militarmente controllato non solo dalle mafie, ma anche da cricche clientelari che comprano preferenze con favori e lavori, le primarie sono finte se non vengono accompagnate da ferrei sbarramenti per garantire il ricambio.
Se si lascia candidare Mirello Crisafulli nella sua Enna, di cui da una vita è signore e padrone a suon di posti e prebende, oltre a essere amicone del boss Raffaele Bevilacqua (con cui fu filmato e intercettato), è ovvio che faccia il pieno di voti. Non bastavano i suoi 15 anni in Assemblea Regionale, le due legislature in Parlamento e il rinvio a giudizio per abuso d’ufficio con l’accusa di aver fatto pavimentare a spese della provincia la strada comunale che porta alla sua villa, per mandarlo in pensione?
Idem a Messina, dove spopola un altro ras: Francantonio Genovese, che divenne sindaco sebbene azionista della Caronte, la società dei traghetti nello Stretto controllata da Pietro Franza (perciò ribattezzato ‘Franzantonio’) in pieno conflitto d’interessi. Il resto l’ha raccontato la puntata di Report sugli enti di formazione finanziati dalla Regione. Tipo la Lumen, presieduta da Franco Rinaldi, deputato regionale, cognato di Genovese e soprattutto marito di Elena Schirò che lavora dove? Ma alla Lumen, naturalmente. Rinaldi e Genovese sono pure soci nella Training Service, che sta per ricevere 390mila euro di contributi. Invece la Nt Soft fa capo ai nipoti di Genovese e Rinaldi. L’Esofop ha come presidente la cognata di Rinaldi e come consigliere Chiara Schirò, moglie di Genovese. E una società in cui compare Genovese affitta la sede all’Enaip e all’Aram. A che servono a questo punto le primarie? Chi mai riuscirà a prendere più voti di un Genovese? Il conflitto d’interessi, anziché un handicap, diventa un elisir di lunga vita, anzi di immortalità.
Alle primarie di Trapani trionfa Antonino Papania: nel 2002 ha patteggiato 2 mesi e 20 giorni di reclusione per abuso d’ufficio in un processo per compravendita di posti di lavoro in cambio di soldi. Il suo factotum Filippo Di Maria è stato arrestato tre anni fa per mafia, con l’accusa di essere l’autista, il cassiere e il braccio destro del boss di Alcamo, Nicolò Melodia detto ‘il macellaio’. Per la Mobile, “Di Maria si muoveva incessantemente per procurare posti di lavoro ad amici e conoscenti grazie anche al diretto interessamento di collaboratori e personale di segreteria del senatore”, attivissimo “in occasione di alcune competizioni elettorali”: come “le primarie 2005 per il candidato premier” del centrosinistra. “Lo staff del sen. Papania – scrive il gip – e altri politici contattavano ripetutamente il Di Maria per indurlo a sostenere iniziative politiche… con tutte le persone di sua conoscenza”.
In Calabria invece stravince le primarie l’ottimo Nicodemo Oliverio, imputato da tre anni al Tribunale di Roma con altre 14 persone per bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale aggravata, in uno dei processi sullo scandalo del megapatrimonio immobiliare della Dc, ovviamente scomparso. A Crotone, Oliverio ha raccolto 8.257 preferenze su 8.547 (il 97%). Chissà se arriverà prima la sentenza, prevista per febbraio, o la rielezione in Parlamento, prevista per febbraio. E chissà se Piero Grasso lo sa.

domenica 23 settembre 2012

Il pm imparziale è quello morto. - Marco Travaglio



I procuratori di Palermo sono sotto attacco quotidiano perché parlano e denunciano le loro difficoltà. Eppure Borsellino e Falcone ci insegnarono che la coscienza civile diffusa è indispensabile ai magistrati.

Imparzialità", raccomanda il presidente dell'Anm Rodolfo Sabelli ai pm di Palermo Antonio Ingroia e Nino Di Matteo, invitandoli a tacere. «Mai come in questo caso il silenzio è d'oro», ribadisce a stretto giro Michele Vietti, vicepresidente del Csm, ex deputato Udc e sottosegretario di Berlusconi. Dunque il pm imparziale è quello che non parla. Anzi «parla solo con le sentenze» (e pazienza se le sentenze le fanno i giudici). Il monito vale solo per Ingroia e Di Matteo. E non, per esempio, per il procuratore nazionale Piero Grasso, che un mese fa propose «una medaglia antimafia a Berlusconi». Ma nemmeno per i pm che hanno fatto arrestare i No Tav violenti e i presunti attentatori del manager Adinolfi e, diversamente da Ingroia e Di Matteo, hanno addirittura tenuto conferenze stampa sulla loro indagine. Se ne deduce che il pm può parlare anche delle sue inchieste, purché non riguardino politici. Se, come nel caso della trattativa Stato-mafia, indaga anche su politici, deve tapparsi la bocca. Ne va della sua "imparzialità". 

EPPURE IL PM IMPARZIALE è proprio quello che non guarda in faccia nessuno, visto che la legge è uguale per tutti. Difficile trovare un'indagine più imparziale di quella sulla trattativa, che vede imputati sei uomini della mafia e sei dello Stato. E, fra questi ultimi, tre politici, di cui casualmente uno è di centrodestra (Dell'Utri), uno di centro (Mannino) e uno di centrosinistra (Mancino, accusato di falsa testimonianza). Qualcuno può pensare che la Procura di Palermo sia parziale (e a favore di chi?) solo perché Di Matteo denuncia il "silenzio assordante" di chi dovrebbe difenderlo dagli attacchi, cioè l'Anm e il Csm? O perché Ingroia racconta la storia delle collusioni mafiose della classe dirigente e invita i cittadini a cambiarla in meglio? O perché 150 mila cittadini firmano una petizione di solidarietà dopo tante aggressioni?  


L'ineffabile Sabelli, presidente dell'unico sindacato al mondo che spara sui suoi iscritti sotto attacco anziché difenderli, spiega che «il magistrato non ha bisogno del consenso popolare». Forse gli sfugge la storia della (migliore) magistratura italiana. Il 26 gennaio 1989 Paolo Borsellino disse: «Lo Stato non si presenta con la faccia pulita... La vera soluzione sta nel lavorare perché lo Stato diventi più credibile, perché ci dobbiamo identificare di più nelle istituzioni». E Giovanni Falcone nel 1991: «Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere». Un'altra volta rispose a una lettera del preside di una scuola: «In questi difficili momenti la solidarietà e l'appoggio della società civile... mi inducono a ritenere che forse non è stato inutile quanto finora ci siamo sforzati di compiere». 

IL 23 GIUGNO '92 , un mese dopo Capaci, Borsellino si commosse: «Ricordo la felicità di Falcone quando, in un breve periodo di entusiasmo conseguente ai dirompenti successi originati dalle dichiarazioni di Buscetta, mi disse: "La gente fa il tifo per noi". Non si riferiva solo al conforto che l'appoggio morale della popolazione dà al lavoro del giudice. Ma anche al fatto che il nostro lavoro stava smuovendo le coscienze, rompeva l'accettazione della convivenza con la mafia che ne costituisce la vera forza. Questa stagione del "tifo per noi" sembrò durare poco...». Due sere dopo ricordò quando nell'88 aveva denunciato lo smantellamento del pool antimafia, rischiando «conseguenze professionali gravissime»: «Dissi: l'opinione pubblica deve sapere. Almeno il pool deve morire davanti a tutti, non in silenzio. L'opinione pubblica fece il miracolo, si mobilitò e costrinse il Csm a rimangiarsi in parte la precedente decisione, tant'è che, pur zoppicante, il pool antimafia fu rimesso in piedi». Fossero vivi oggi, Falcone e Borsellino verrebbero zittiti da Anm e Csm con l'accusa di "fare politica" e "cercare il consenso", anzi addirittura il "tifo". Fortuna che sono morti. Dunque tacciono. Ergo sono imparziali.


http://espresso.repubblica.it/dettaglio/il-pm-imparziale-e-quello-morto/2191486