Toh, che strano: alla Camera i deputati non hanno voglia di affrontare, subito, la riforma che taglia i loro vitalizi. Il testo di legge proposto dal dem Matteo Richetti, dopo aver avuto l'ok con modifiche in Commissione Affari costituzionali, è atteso in aula a Montecitorio per l'11 luglio, ma come spiega Il Messaggero la data più probabile visto il fitto calendario dei lavori è la settimana successiva. In realtà, molti dei diretti interessati ritengono che alla fine si troverà un modo per far slittare il tutto a dopo le vacanze, a settembre, con fortissimi timori che la legge finisca insabbiata, ancora una volta.
Manca la relazione tecnica sulla fattibilità del nuovo sistema, richiesta dalla commissione Bilancio al Ministero del Tesoro. Dall'Inps si dicono disponibili a fornire le stime necessarie, ma non subito: serve tempo. Di tempo però ce n'è poco, perché la data cruciale è il 14 settembre, quella in cui i deputati in carica alla loro prima legislatura maturano il diritto al vitalizio. La verità è che le maggiori resistenze, per ora, arrivano proprio dal Pd: i deputati meno renziani (o anti-renziani, direttamente) rifiutano di inseguire il Movimento 5 Stelle su una battaglia che non giudicano, ovviamente, prioritaria. I dubbi sono però trasversali e soprattutto arrivano fino a Palazzo Madama, dove i numeri per la maggioranza sono ancora più risicati e basta che qualche senatore si metta di traverso per far saltare tutto.
Il terrore di molti ex deputati diventati senatori, a sentire la grillina Laura Bottici, uno dei questori di Palazzo Madama, è di "perdere tutto" quanto acquisito negli anni precedenti. E poi ci sono la legge elettorale e la finanziaria, che già in estate prenderanno il sopravvento su tutto il resto. Un ottimo alibi.