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venerdì 24 luglio 2020

Manca Totò alla tavola dei Fondi Ue. - Gaetano Pedullà



La pappa non è ancora arrivata ma un sacco di gente si è già seduta a tavola. E vista la fame di questi tempi, il finale di Miseria e nobiltà, con Totò che si infila in tasca gli spaghetti, sarà nulla a confronto. Parliamo del Recovery Fund, la montagna di miliardi che il premier Giuseppe Conte si è sudato in una delle trattative europee più faticose di sempre. A sentire Salvini si tratta di soldi del Monopoli, ma al segretario leghista non crede più neppure lui stesso, e dunque figuriamoci la solita folla di capitalisti “de noantri”, boiardi, prenditori, Confindustrie varie, persino i partiti e le manine che fanno e disfano nei ministeri. Il Pd, per dire, ha appena proposto una Commissione parlamentare per metter becco sui quattrini, mentre in una Roma semi deserta per il caldo e la paura del Covid si assembrano aspiranti componenti di task force ed esperti nella spesa (tanto quelli capaci di farci guadagnare si trovano quanto gli idraulici a ferragosto). Per mettersi in vista, c’è da scommetterci, questi pavoni faranno a gara nell’esporre le loro piume in lunghe articolesse sui giornali, incuranti del fatto che su quelle stesse colonne fino a pochi giorni fa si diceva peste e corna del capo del Governo e delle sue possibilità di spuntarla al tavolo negoziale con l’Europa. Per chi ha a cuore l’interesse del Paese e non le tasche di Lorsignori parte perciò una missione decisiva: vigilare affinché gli aiuti europei non si trasformino da grande chance per l’Italia in una beffa, col danno di aumentare il debito pubblico e perdere quel briciolo di credibilità internazionale che ci resta.

https://www.lanotiziagiornale.it/editoriale/manca-toto-alla-tavola-dei-fondi-ue/

martedì 21 luglio 2020

Recovery Fund: raggiunto un accordo. -


Ursula von der Leyen, Charles Michel.

"Giorno storico per l'Europa", il commento di Macron.

I leader europei hanno raggiunto lo storico accordo sul Recovery Fund ed il Bilancio Ue 2021-2027 al termine di un negoziato record durato quattro giorni e quattro notti. Si tratta del summit più lungo della storia dell'Unione Europea. Il Recovery Fund ha una dotazione di 750 miliardi di euro, di cui 390 miliardi di sussidi. Il bilancio è stato fissato a 1.074 miliardi. 
Conte: "Con 209 miliardi l'Italia può ripartire con forza" - "Avremo una grande responsabilità: con 209 miliardi abbiamo la possibilità di far ripartire l'Italia con forza e cambiare volto al Paese. Ora dobbiamo correre", le parole del premier Giuseppe Conte. "Siamo soddisfatti: abbiamo approvato un piano di rilancio ambizioso e adeguato alla crisi che stiamo vivendo - ha continuato -. Abbiamo conseguito questo risultato tutelando la dignità del nostro Paese e l'autonomia delle istituzioni comunitarie".
Gentiloni: "Recovery la decisione più importante dopo l'Euro" - "Il vertice infinito è finito con un'intesa". Quella sul piano NextGenerationEu "è la più importante decisione economica dall'introduzione dell'euro". Lo scrive in un tweet il commissario Ue per l'Economia Paolo Gentiloni. "Per la Commissione che ha proposto il piano, comincia la sfida più difficile. L'Europa è più forte delle proprie divisioni".
Soddisfatti i leader europei per l'accordo sul Recovery Fund - "L'abbiamo fatto. Ci siamo riusciti. L'Europa è solida, è unita. E' stato difficile", le parole del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. "L'Europa ha ora la possibilità di uscire più forte dalla crisi", dice la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Parla di "buon segnale" all'Europa la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, mentre il presidente francese, Emmanuel Macron, ha evidenziato le "conclusioni storiche" di un "vertice difficile" con "visioni diverse dell'Europa".

Capolavoro. - Andrea Scanzi

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È quello che ha ottenuto Giuseppe Conte dopo una trattativa durissima, in cui l’Europa (e quindi l’Italia) si è giocata tutto. L’ufficialità è arrivata alle 5.32 di stamattina, al quarto giorno di plenaria. Per una volta, l’Europa non si è rivelata soltanto una mera realtà geografica.

Ieri sera, all’ora di cena, quando i profili dell’accordo sono parsi chiari, persino alcuni detrattori storici del Presidente del Consiglio hanno dovuto ammettere a denti stretti: “Se finisse così, sarebbe un’innegabile vittoria per Conte”. Infatti certi programmi di propaganda destrorsi, ieri sera, erano tristi come Renzi dopo il meraviglioso 4 dicembre 2016. E vedere le loro facce idiotamente bastonate era sublime.


L’Italia porta a casa addirittura più di quanto si sperasse a maggio, quando il Recovery Fund (fortemente voluto da Conte) era giusto un’idea vaga di salvadanaio multiuso. Nello specifico, il nostro paese perde 3,8 miliardi di aiuti diretti rispetto ai previsti 85.2 a fondo perduto, fissando l’asticella a 81,4. Ma ne guadagna 38 in prestiti, che nella nuova versione salgono a 127 miliardi (previsti 89 circa). Dei 750 miliardi europei, poco meno di 209 (dovevano essere sui 174) andranno al nostro Paese, primo beneficiario del Fondo davanti alla Spagna.


Nelle prossime ore vedrete - da parte dei soliti casi umani - la consueta sfilata putrida di disonestà intellettuale. Pur di non ammettere che Conte ha fatto un capolavoro, diranno di tutto. Come lo hanno detto durante la pandemia. Come lo hanno detto dopo Autostrade. Eccetera. Oggi dovremmo essere felici tutti, ma certe beccacce - pur di veder politicamente morto Conte - auspicherebbero financo il trapasso del paese.


Anche solo due giorni fa, con quella sciagura ambulante chiamata Rutte messasi di traverso, un accordo così pareva impossibile. Invece è arrivato. Certo, i “paesi frugali” ottengono in cambio sconti e agevolazioni assai discutibili, ma le trattative estenuanti sono così: si prende e si dà. Si chiama realtà, e la realtà è come la politica per Rino Formica: “sangue e merda”. Tutto il resto è pippa mentale o propaganda, oppure entrambe le cose (cioè Salvini).


Ci attendono mesi duri, scelte faticose, battaglie tremende. Sarà una lunga lotta: per i cortei è presto. Ma - nella tempesta - meglio di così non poteva andarci, e menomale che a Palazzo Chigi c’è un galantuomo. E non certi sciacalli.


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