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lunedì 9 maggio 2016

IL SEGRETO DELLE MISTERIOSE SPIRALI DEL PERÙ CHE SALVARONO LA CIVILTÀ NAZCA (FOTO). - Francesca Mancuso

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Un antico mistero del Perù potrebbe essere svelato grazie a una scienziata italiana. Queste particolari formazioni a spirale, chiamate Puquios, avrebbero aiutato la popolazione durante i periodi di grave siccità.
Attraverso l'utilizzo dei satelliti, un team di scienziati guidato da Rosa Lasaponara del Cnr, ha studiato e datato i resti delle antiche civiltà peruviane che vivevano nell'area di Nazca, celebri anche per le famose linee (i geoglifi tracciati sulla sabbia dall'omonima civiltà).
Nella regione, i ricercatori da tempo studiavano i fori circondati da spirali che costeggiano le valli aride, ciò che resta dell'antica civiltà. Attraverso le immagini catturate dallo spazio, è stato possibile comprendere meglio il modo in cui la popolazione dell'epoca riuscisse a sopravvivere in una regione soggetta a frequenti e gravi periodi di siccità.
I puquios erano un complesso sistema idraulico costruito per recuperare l'acqua dalle falde acquifere sotterranee. Si trattava di veri e propri acquedotti utilizzati per portare l'acqua nel deserto. Alcuni di essi sono ancora in funzione.
Tanti i dubbi sulla loro costruzione. Secondo alcuni archeologi, furono costruiti durante l'epoca precolombiana, nel 540, in risposta a due periodi di siccità prolungati. Questa ipotesi però non mette d'accordo tutti, visto che le prime testimonianze storiche risalgono al 1605 e associano questi sistemi agli spagnoli.
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Secondo l'ultima ipotesi, portata avanti dagli scienziati italiani, il sistema dei Puquios risale al VI secolo e all'epoca doveva essere molto più sviluppato di quanto non appaia oggi. Utilizzando le immagini satellitari, inoltre, il team ne ha capito meglio la distribuzione in tutta la regione di Nazca.
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“Sfruttando un approvvigionamento di acqua inesauribile per tutto l'anno il sistema Puquios ha contribuito ad una agricoltura intensiva delle valli in uno dei luoghi più aridi del mondo” ha spiegato la dott.ssa Lasaponara.
Una serie di canali portava l'acqua, intrappolata sottoterra, nelle zone in cui era necessaria. Per facilitarne il cammino, vennero scavati dei fori al di sopra dei canali a forma di imbuto. Proprio questi imbuti lasciavano che il vento entrasse nei canali, spigendo l'acqua attraverso il sistema.
La loro esistenza ci dice qualcosa di notevole sulla popolazione che viveva nella regione nel VI secolo d.C.
“La costruzione delle puquios comportava l'utilizzo di tecnologie particolarmente specializzate” spiega Lasaponara. I costruttori avevano una profonda conoscenza della geologia della zona e delle variazioni annuali nella disponibilità d'acqua.
Alcuni di essi funzionano ancora oggi e ciò li rende ancora più speciali.
http://www.greenme.it/viaggiare/sud-america/20067-spirali-peru-nazca-siccita

Anticamente l'uomo sapeva costruire grandi opere utili, resistenti e rispettose dell'ambiente. Ora è involuto e costruisce tecnologia che dura poco ed inquina l'ambiente in cui vive.

martedì 17 marzo 2015

Clima, allarme Nasa: “Rischio siccità”. E la California estrae acqua di 20mila anni fa. - Davide Patitucci

Clima, allarme Nasa: “Rischio siccità”. E la California estrae acqua di 20mila anni fa

In uno studio condotto dal Goddard institute for space studies, in collaborazione con la Cornell University e la Columbia University, e pubblicato su “Science Advances" si parla di “rischio siccità senza precedenti nel 21 secolo nelle pianure centrali e nelle regioni sud-occidentali americane”.

Le guerre del futuro potrebbero scoppiare a causa dell’oro blu. L’acqua potrebbe diventare sempre più rara e, di conseguenza, sempre più preziosa. Gli allarmi sul clima degli scienziati ormai non si contano più. L’ultimo, contenuto in uno studio Usa condotto dal Goddard institute for space studies della Nasa, in collaborazione con la Cornell University e la Columbia University, e pubblicato nei giorni scorsi su “Science Advances”, parla di “rischio siccità senza precedenti nel 21 secolo nelle pianure centrali e nelle regioni sud-occidentali americane”. Tutta colpa del surriscaldamento globale – stimato, secondo l’ultimo rapporto dell’Ipcc, il panel dell’Onu per lo studio dei mutamenti climatici, tra gli 0,3 e i 4,8 gradi entro la fine del secolo -, che potrebbe provocare solo negli Usa “35 anni di siccità, a partire dal 2050”, a causa di minori precipitazioni e un aumento dell’evaporazione.
Ne sanno qualcosa gli abitanti della California, che sta vivendo uno dei peggiori periodi di siccità della sua storia, e dove il 2014 è stato l’anno più caldo da quando si effettuano misure delle temperature. Come se non bastasse, le autorità locali hanno deciso di mettere in campo iniziative che potrebbero peggiorare la situazione. Stanno, infatti, pompando dal sottosuolo acqua più antica delle Piramidi, piovuta sulla Terra all’epoca in cui i nostri antenati attraversarono per la prima volta lo Stretto di Bering, passando dall’Asia al continente americano, tra i 15 e i 20mila anni fa. Acqua preistorica, quindi. “Quello che vedo è un futuro disastroso – commenta Vance Kennedy, idrologo 91enne che ha studiato tutta una vita le falde acquifere californiane -. Stiamo rimuovendo acqua che è stata nel sottosuolo molto a lungo, e che non potrà essere facilmente rimpiazzata”.
Tutta quest’acqua sarà in larga parte impiegata in agricoltura. “Se continuiamo ad irrigare a un tasso crescente come stiamo facendo negli Usa, non andremo avanti a lungo”, commenta Leonard Konikow, idrogeologo dell’U.S. Geological Survey. Il rischio, paventano i geologi Usa, è che parte del terreno possa lentamente affondare, un fenomeno definito dagli esperti “subsidenza”. Per spiegarlo, gli studiosi ricorrono al paragone con le spugne. “All’inizio hanno un bell’aspetto, ma dopo un mese di utilizzo quotidiano – spiega Bryant Jurgens, idrologo presso lo U.S. Geological Survey – perdono efficacia. Una cosa analoga accade alle falde acquifere”.
Il World economic forum (Wef), intanto, nel suo recente “Rapporto sui rischi globali per il 2015” evidenzia che nel 2030 la domanda di acqua rischia di essere superiore del 40% rispetto alle risorse disponibili. “Tutte le maggiori aree agricole del Pianeta, dalla Central Valley californiana al nord della Cina e dell’India – si legge nel rapporto -, stanno estraendo troppa acqua dalle falde”. Con pericolose ripercussioni sui centri abitati. “Centri urbani come Dhaka, Houston, Jakarta e Città del Messico stanno letteralmente collassando – spiegano gli esperti del Wef -. Jakarta, ad esempio, è già sprofondata di 4 metri nel corso di una generazione”. E la soluzione non sembra dietro l’angolo. “La perdita di acqua di faglia e l’aumento delle temperature – sottolinea lo studio della Nasa – probabilmente non faranno che aumentare l’impatto futuro della siccità nelle regioni più esposte, rendendo più complicato un adattamento”. “Abbiamo realmente bisogno – conclude Toby Ault, della Cornell University, uno degli autori della ricerca – d’iniziare a pensare a orizzonti più a lungo termine”.