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domenica 24 luglio 2016

TTP, TTIP, TISA e CETA: Un esperto dell’ONU li definisce illegali. - ERIC ZUESSE

TTIP, TTP, TISA and CETA: U.N. Legal Expert Calls Proposed Trade Deals “Illegal”

Ad Alfred de Zayas , esperto indipendente dell'ONU per la Promozione di un Ordine Internazionale Equo e Democratico, è stato assegnato il compito di verificare se i trattati sul commercio internazionale proposti tra i paesi atlantici (TTIP, TISA, e CETA) siano o meno in accordo con il diritto internazionale. Venerdì, 24 giugno de Zayas ha pubblicato il suo resoconto, arrivando alla stessa conclusione di un altro rapporto pubblicato in precedenza il 2 febbraio scorso sul TPP, il trattato di libero scambio tra le nazioni del Pacifico e cioè che tali trattati violano le leggi internazionali, e sono incompatibili con la democrazia.

Il resoconto sui trattati atlantici li condanna affermando che "accordi commerciali preparati e negoziati in segreto, escludendo le principali parti interessate, quali sindacati, associazioni dei consumatori, operatori sanitari, esperti ambientali e i rispettivi Parlamenti, non hanno alcuna legittimità democratica". Questo dice molto sulla natura dei trattati proposti dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che comprendono appunto il TPP, il TTIP, il TISA, ed anche il CETA, il trattato proposto tra l'UE e il Canada.
Egli ha inoltre osservato che "escludere il pubblico dalla partecipazione a questo importante dibattito è antidemocratico e manifesta un profondo disprezzo per la voce del popolo."
Un comunicato stampa delle Nazioni Unite datato 24 giugno, emesso dall' Ufficio dell'Alto Commissario per i Diritti Umani (OHCHR), nota in particolare:

"Una consultazione precedente condotta dalla Commissione Europea nel 2014 registro il 97% degli intervistati provenienti da tutta Europa esprimere un parere contrario all'inclusione della protezione asimmetrica degli investimenti nel Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP) con gli Stati Uniti. "Lo stesso varrebbe per il CETA, tuttavia nessuna consultazione è mai stata avviata".
"La Protezione asimmetrica degli investimenti" si riferisce al potere che questi trattati concedono alle società internazionali di citare in giudizio (per presunta perdita dei loro profitti) nazioni che aumentano i regolamenti per proteggere la sicurezza del pubblico da prodotti tossici, e da danni ambientali e che proteggono diritti dei lavoratori e altri diritti umani che possono anche, in alcune circostanze, ridurre i profitti aziendali. "Asimmetrico" si riferisce all’assenza nel trattato proposto di qualsiasi potere simmetrico concesso a un governo, di citare in giudizio a protezione del pubblico, una società internazionale che violi le sue leggi.

De Zayas va oltre la sola condanna di asimmetria, aggiungendo che, "In caso di conflitto tra gli accordi commerciali e trattati sui diritti umani, sono questi ultimi che devono prevalere. Gli Stati non devono stipulare accordi che ritardino, eludano, ostacolino o rendano impossibile l'adempimento di obblighi derivanti dal trattato sui diritti umani ".
In una dichiarazione al Consiglio d'Europa, il 19 aprile, de Zayas aveva inoltre affermato: «Due ontologie sembrano essere state perse nella narrazione ideologica aziendale. In primo luogo, l'ontologia dello Stato, la sua ragion d'essere, di legiferare nell'interesse del popolo, comprese le misure preventive per scongiurare potenziali danni alla popolazione. In secondo luogo, l'ontologia del business, che è quella di assumersi rischi calcolati per il profitto." 
De Zayas intendeva dire che i trattati proposti consentono agli investitori internazionali di ignorare la sovranità delle nazioni democratiche, e imporrebbero un proprio sistema di “arbitraggio” che non è tenuto a rispettare le leggi e la costituzione delle rispettive nazioni, violando di fatto il diritto internazionale.

Il comunicato stampa dell' OHCHR conclude:
   
"Gli accordi commerciali devono essere ratificati solo dopo una valutazione del loro impatto sui diritti umani, la salute e l'ambiente, cosa che non accaduta nel caso del CETA e del TTIP".
"La ratifica del CETA e del TTIP farebbe iniziare una “corsa al ribasso”, sui diritti umani e comprometterebbe seriamente lo spazio normativo degli Stati. Questo è in contrasto con i fini ed i principi della Carta delle Nazioni Unite e costituirebbe un serio ostacolo al raggiungimento di un ordine internazionale equo e democratico", ha concluso l'esperto indipendente delle Nazioni Unite.

Queste dichiarazioni di de Zayas non lasciano scampo ai trattati proposti. Come consulente legale indipendente nominato dall’ONU, egli sta dicendo che indipendentemente dal fatto che essi diventino effettivamente legge in un determinato Paese, sono comunque in palese violazione del diritto internazionale.

Lo storico investigativo Eric Zuesse è autore del recente "They’re Not Even Close: The Democratic vs. Republican Economic Records, 1910-2010" [“Nemmeno vicini: confronto tra i dati economici democratici e repubblicani, 1910-2010”, N.d.t.] e di "CHRIST’S VENTRILOQUISTS: The Event that Created Christianity" [“I ventriloqui di Cristo: gli eventi che hanno creato la Cristianità”, N.d.t].
Fonte: http://www.globalresearch.ca
Link
23.06.2016

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org FRANCESCO C

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=16698

mercoledì 18 maggio 2016

IL COLLASSO DELL'UNIONE EUROPEA: RITORNO ALLA SOVRANITA' NAZIONALE E AD EUROPEI FELICI ? - Peter Koenig

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Immaginate che l'Unione Europea crolli domani, o comunque a breve: gli europei scenderebbero per strada a ballare. La UE è diventata un autentico serbatorio di paura e terrore: sanzioni economiche, punizioni, militarizzazione, abolizione dei diritti civili per gran parte degli europei. Un gruppo di tecnocrati non eletti, rappresentanti di 28 paesi, e molti dei quali inadatti a servire nel sistema politico del loro paese ma abbastanza ben connessi da ottenere un lavoro ben pagato a Bruxelles, sta decidendo il futuro dell'Europa. In piccoli gruppi, e spesso in stanze segrete ne stanno decidendo il futuro.

Prendete il TTIP - sotto la pressione dei loro padroni a Washington, dietro a porte chiuse e nella più totale segretezza, e molto probabilmente contro i loro stessi interessi - un piccolo gruppo di delegati senza scrupoli della Commissione Europea (CE) sono pronti a mettere 500 milioni di europei e loro discendenti in pericolo, senza alcun rispetto per i loro concittadini, senza considerazione per i loro stessi figli, nipoti e pronipoti, interessati solo alle onoreficenze immediate e, statene certi, alle gratifiche da parte dei colonialisti, usurpatori e guerrafondati Stati Uniti del Caos e dell'Omicidio.

Non si ripeterà mai abbastanza quali sono gli orrori che il TTIP (Trans-Atlantic Trade and Investment Partnership) potrebbe fare alla gente europea; e ciò si basa su quel poco che sappiamo dalle 248 pagine dei negoziati ultra-clandestini fatte trapelare da Greenpeace Netherlands. “Negoziati” è il termine più sbagliato che possiate immaginare, dal momento che tutte le regole sono imposte da Washington, la stessa cosa che avviene per il TTP (Trans-Pacific Partnership, che riguarda gli USA e 11 paesi dell'area del Pacifico ma non Cina e Russia).

Sebbene i negoziati del TPP siano terminati, nessuno degli 11 partner del Pacifico, né il Congresso USA hanno approvato il trattato. C'è la speranza che anche se i “negoziati” tra i segreti traditori della CE e Washington arriveranno a conclusione, almeno qualcuno dei 28 paesi CE possa non approvarlo. Per essere valido il trattato dovrà essere approvato all'unanimità. Il nuovo candidato di destra alla presidenza austriaca, Norbert Hofer, ha già affermato che non firmerà il TTIP. Affermazioni simili sono state fatte dal Ministro per il Commercio Estero francese, Matthias Fekl, che ha detto che “non ci sarà un accordo senza la Francia e tantomeno contro la Francia”.

Sotto al TTIP i cittadini europei perderebbero su tutti i fronti. Gli europei diventerebbero letteralmente sudditi di un impero delle corporations guidato dagli Stati Uniti d'America. I paesi UE cesserebbero di essere stati sovrani, ancor più di quanto non sia già sotto gli attuali ordini di Bruxelles. Come rivelano i documenti segreti TTIP l'accordo sarebbe la campana a morto per l'Europa. Ecco ciò che ha da dire a riguardo Susan George, filosofo, analista politico e presidentessa del Comitato di Pianificazione del Transnational Institute di Amsterdam:
-     Il cibo che importiamo sarebbe chimicamente trattato, geneticamente modificato e senza indicazioni. Non saprete mai cosa c'è in ciò che mangiate. Potreste comprare pollo che è stato trattato col cloro, manzo cresciuto con gli ormoni, cibo biosintetico ottenuto dal gene di una pianta o di un altro animale, e ciò non sarebbe indicato.
-     In campo agricolo è probabile che perderemmo una grande quantità di coltivatori, perchè abbassando le tariffe il mais e il grano OGM americani che sono soggetti di enormi sussidi statali inonderanno la Spagna rovinando tantissimi agricoltori, proprio come i “campesinos” del Messico vennero rovinati dalNorth American Free Trade Agreement, il NAFTA.
-     Nel campo sanitario le case farmaceutiche vogliono sbarazzarsi dei farmaci generici. Sono già riusciti a costringere le aziende che li producono a ripetere sulla stessa identica medicina “di marca” tutti i test clinici che avevano già eseguito. Per produrre un farmaco generico bisogna iniziare da capo: test clinici, test alla cieca e così via. Così la medicina diventerà molto più costosa.
Ma soprattutto:

-     Il TTIP serve per dare alle aziende la possibilità di perseguire legalmente i governi se non gradiscono una legge che questi approvano. Ne abbiamo ormai tantissimi esempi, perchè in centinaia di trattati bilaterali esiste questo sistema giudiziario privato, e, ad esempio, quando il governo egiziano ha alzato il salario minimo, una importante azienda francese, la Veolia, lo ha denunciato perchè avrebbe dovuto pagare di più i lavoratori. Questo caso non è ancora arrivato a giudizio, ma un caso che è stato già deciso è, ad esempio, quello dell'Ecuador che ha rifiutato a una compagnia petrolifera americana di trivellare in una particolare zona in quanto zona protetta. E la compagnia ha detto “ah si? e noi vi denunciamo”. E hanno vinto. E l'Ecuador deve loro una multa di 1.8 miliardi di dollari, una somma enorme per un paese piccolo e piuttosto debole. 

Questo semplicemente vuol dire che tribunali privati sarebbero al di sopra delle leggi e dei tribunali di stati sovrani. Non vi sarebbe più alcuna sovranità; nemmeno quel poco di indipendenza che Bruxelles ancora non ha distrutto. I paesi UE sarebbero tutti sotto le leggi dell'impero anglo-americano delle corporations.

Potete leggere l'intero articolo di Susan George qui ( http://www.defenddemocracy.press/suzan-george-%CE%BFn-ttip-new-european-movements/ ) così come il mio articolo recentemente ripubblicato ( http://www.globalresearch.ca/the-transatlantic-trade-and-investment-partnership-ttip-would-abolish-europes-sovereignty-the-eu-would-become-a-us-colony/5417382. ).

E poi c'è il TiSA, il “Trade in Services Agreement”, di cui ancora meno persone sono a conoscenza. Anche questo viene negoziato in segreto, riguarda 23 membri WTO (Australia, Canada, Cile, Taipei, Colombia, Costa Rica, i 28 paesi UE, Hong Kong Cina, Islanda, Israele, Giappone, Corea, Liechtenstein, Mauritius, Messico, Nuova Zelanda, Norvegia, Pakistan, Panama, Perù, Svizzera, Turchia e USA). In totale stiamo parlando di 50 paesi; 29 dei quali sottomessi a uno solo, gli Stati Uniti delle Guerre, del Crimine e del Dominio. Non serve troppa immaginazione per capire che, ancora, è Washington che decide. In realtà i negoziati TiSA, così come quelli TTIP, sono infiltrati da lobbysti e troll delle aziende USA, rendendo Washington il rappresentante dell'impero USA delle corporations e, naturalmente, di Wall Street.

Secondo la WTO, il TiSA aprirebbe il mercato del “commercio in servizi”, cioè: aspettatevi la privatizzazione di tutti i servizi pubblici e sociali, la sanità, educazione, previdenza sociale, pensioni, trasporti, poste, telecomunicazioni, forniture idriche, fognature e altro ancora sarebbero tutte soggette alle acquisizioni da parte di aziende multinazionali. Guardate alla Grecia che sta cercando disperatamente di ripagare il suo maledetto debito vendendo il suo capitale sociale nazionale, o capitale di vita, a tutto svantaggio dei poveri, attualmente la maggioranza dei greci, che dipendono da esso. Una volta che un paese abbia firmato l'accordo non c'è ritorno, deve aprire i suoi settori sociali e pubblici ad aziende private in cerca di profitto.

Proprio come per il TTIP, se un governo in un secondo momento dovesse realizzare che la privatizzazione, per dire, delle forniture idriche, non ha portato alla gente i benefici promessi, non potrebbe tornare indietro e ri-nazionalizzare o ri-municipalizzare questo servizio. La ri-municipalizzazione dei servizi idrici sta avvenendo ora in Francia, tra tutti i paesi quello con le fornitura idriche maggiormente in mano ai privati. Nel 2012 il governo e i comuni di grandi città hanno deciso di riprendere in mano questo servizio pubblico vitale. Sta accadendo ora. Sotto le regole del TiSA non sarebbe possibile. Peggio ancora, una volta sottoscritto il TiSA, un paese non potrebbe decidere di esentare un particolare settore incluso nelle liste per le potenziali “liberalizzazioni”, come ad esempio la sanità, l'educazione e altri servizi pubblici vitali. 

Tribunali di arbitrato delle aziende, simili a quelli del TTIP, verranno istituiti per il TiSA. Questi “negoziati” stanno avvenendo a Ginevra, sotto l'egida del WTO, in segreto e sottoposto a regole, bastoni e carote imposti da, indovinate un po', Washington.

Se la UE crollasse oggi sia i negoziati TTIP che TiSA arriverebbero a un punto morto. Uno qualunque dei 28 paesi europei, o ancora meglio uno dei 19 dell'eurozona, può far crollare la UE. 
Una Grexit, una Brexit, un fiasco dalla prossima ripetizione delle elezioni spagnole, o una ferma decisione da parte di un qualche governo di fare default sul suo debito imposto in gran parte dalla troika, potrebbe far crollare il castello di carte dello schema a piramide del dollaro, e cancellare una volta per tutte l'egemonia schiavizzatrice del dollaro-euro. Il debito potrebbe venire rinegoziato in nuove monete nazionali. Ricordate, l'euro ha a malapena 15 anni. Perciò tornare a valute nazionali non sarebbe drammatico, ma un sospiro di sollievo, sollievo dalla trappola del debito e sollievo dal tallone di ferro dell'oppressione di Washington e Bruxelles.
Immaginate cosa vorrebbe dire per il popolo greco. Sebbene ci siano voci che più di metà dei greci siano ostinatamente attaccati all'euro distruttore scommetterei che il suo crollo porterebbe centinaia di migliaia di persona a festeggiare per strada. Syriza potrebbe scordarsi gli ulteriori 3 miliardi di tagli di austerità recentemente negoziati, e ancor più i tagli alle pensioni e gli aumenti di tasse per i poveri.
State certi che un sollievo dal debito greco non verrà dall'attuale costellazione UE/CE-troika. Al contrario, il Ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, usa toni sempre più duri verso la Grecia, come a minacciare di spingerla fuori dalla UE. Una minaccia vuota, come ognuno dovrebbe ormai sapere. Washington, padrone anche della Germania, non permetterà una Grexit, o una Brexit o l'uscita di un qualunque membro UE. Washington ha bisogno di una UE “intatta” perchè faccia da partner schiavo nel TTIP e nel TiSA.
Ciò che è successo e continua a succedere in Grecia può serviere come un esempio da seguire per altri paesi “deboli” tra le nazioni meridionali della UE, a meno che la Grecia o un altro paese sotto la pressione e il soffocamento economico e finanziario della CE-troika non prenda il toro per le corna, assumendo una decisione drastica: uscire dalla UE e dall'eurozona, far ripartire l'economia locale con una moneta locale, e rinegoziare il debito illegale e fraudolento alle proprie condizioni. Questo può portare alla fine della nefasta eurozona e dell'Unione Europea creata dagli USA.

Sappiate che la UE come è oggi non è un'invenzione degli europei; è una struttura pensata dagli USA immediatamente dopo la seconda guerra mondiale in modo da mantenere l'Europa sotto il proprio controllo e creare una zona cuscinetto di fronte al comunismo, all'Unione Sovietica. 
Così ha funzionato sino a oggi. Questa idea prevale ancora oggi, come si vede dal modo in cui la Russia e il suo leader sono demonizzati e attaccati dai media occidentali. Cerchiamo di essere franchi, se non fosse per la chiarezza e lungimiranza strategiche del presidente Putin, noi, l'Europa, saremmo per la terza volta in 100 anni nel mezzo di una guerra mondiale. E se lasciamo che l'andazzo imposto da Washington continui, l'Europa diventerà terra di schiavitù anglo-americana. Guardate al TTIP e al TiSA.

Un'autentica federazione di stati europei sovrani, magari anche con una moneta comune e una vera banca centrale potrebbe essere una soluzione a lungo termine per l'Europa. Ma, e questo è il MA più importante, una tale Europa dovrà essere progettata da veri e onesti europei (sto sognando?), assolutamente senza nessuna influenza degli Stati Uniti d'America. Nessuna.
Ciascuno dei 28 paesi UE può riportare la felicità ai popoli europei; spazzare via la paura, il dolore, la frustrazione, l'ansia; può restaurare la sovranità nazionale, riportare in auge l'orgoglio nazionale e l'economia locale, non globale, semplicemente uscendo dalla UE, lasciando l'euro, mettendo il governo del proprio popolo nelle mani di un governo sovrano e democratico.
La semplice uscita di un paese, Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda, UK, Francia...fate voi, può arrestare la feroce macchina del debito aprendo l'opportunità di unirsi a un nuovo, più giusto e più equo schema monetario, il nascente spazio economico orientale di Cina, Russia, BRICS, SCO (Shanghai Cooperation Organization) e della EEU (Unione Economica Euroasiatica).
Sicuramente il tempo è importante. Non per niente Obama sta spingendo per una veloce conclusione e per la firma del disgraziato TTIP. La sottoscrizione di questi accordi predatori, TTIP, TiSA, TPP, è un punto chiave dell'agenda della presidenza Obama; la sua eredità militare e corporativa, di cui l'espansione della NATO ne è parte, dipende da ciò. Una volta che questi trattati saranno firmati non ci sarà ritorno. Se contro ogni logica il TTIP sarà ratificato, anche se poi la UE dovesse dividersi, ogni singolo paese sarebbe soggetto ai termini dell'accordo. Perciò è essenziale il crollo della UE prima della ratifica del TTIP.
Questa soluzione radicale potrebbe essere troppo persino per i più convinti oppositori della UE e dell'euro. Molti di loro ancora cercano, sperano e sognano una UE riformata. Vivono ancora sotto l'illusione che le cose si possono sistemare. Credetemi: non è possibile. La machiavellica creazione USA chiamata Unione Europea, e l'altrettanto americana moneta comune, l'eurozona, hanno fatto il loro tempo. Sta andando a sbattere contro il suo iceberg. La nave della UE-euro è troppo pesante per evitare il disastro. Per l'Europa è meglio prendere tempo per riorganizzarsi; ogni nazione con lo scopo di riottenere sovranità economica e politica, e magari tra un paio di generazioni progettare una nuova Europa unita di stati federali sovrani, indipendenti, totalmente scollegati dai diabolici giochi dell'impero anglo-americano.

Peter Koenig è un economista e analista geopolitico. E' un ex membro della Banca Mondiale e ha lavorato in tutto il mondo nel campo delle risorse ambientali e idriche. Scrive regolarmente per Global Research, ICH, RT, Sputnik, PressTV, Chinese 4th Media, TeleSUR, The Vineyard of The Saker Blog, e altri siti internet. E' autore di Implosion – An Economic Thriller about War, Environmental Destruction and Corporate Greed [“Implosione - un thriller economico su guerra, distruzione ambientale e avidità aziendale”]– un romanzo basato su fatti e su 30 anni di esperienza intorno al mondo con la Banca Mondiale. E' coautore di The World Order and Revolution! – Essays from the Resistance [“Ordine mondiale e rivoluzione! Scritti dalla resistenza”].
The original source of this article is Global Research
Copyright © Peter Koenig, Global Research, 2016

Titolo originale: The Collapse of the European Union: Return to National Sovereignty and to Happy Europeans?
http://www.globalresearch.ca/the-collapse-of-the-european-union-return-to-national-sovereignty-and-to-happy-europeans/5524555
11 Maggio 2016

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da ALCENERO

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=16476

sabato 28 giugno 2014

Tisa, accordo segreto: privatizzare anche scuola e sanità.


Si chiama “Tisa”, acronimo di “Trade in services agreement”, ovvero “accordo di scambio sui servizi”. E’ un trattato che non riguarda le merci, ma i servizi, ovvero il cuore dell’economia dei paesi sviluppati, come l’Italia, che è uno dei paesi europei che lo sta negoziando attraverso la Commissione Europea. 
Obiettivo: privatizzare tutti i servizi fondamentali, oggi ancora pubblici – sanità, istruzione, trasporti – su pressione di grandi lobby e multinazionali. «Un accordo che viene negoziato nel segreto assoluto e che, secondo le disposizioni, non può essere rivelato per cinque anni anche dopo la sua approvazione», spiega Stefania Maurizi su “L’Espresso”, che pubblica – in esclusiva un team di media internazionali – l’ultimo scoop di Wikileaks, l’organizzazione di Julian Assange. Gli interessi in gioco sono enormi: il settore servizi è il più grande per posti di lavoro nel mondo e produce il 70% del Pil globale. Solo negli Usa rappresenta il 75% dell’economia e genera 8 posti di lavoro su 10 nel settore privato.
Dopo il Gats del 1995 e il Ttip, il Trattato Transatlantico tuttora in discussione (anche quello a porte chiuse) per vincolare l’Europa alle regole Julian Assangecommerciali americane sulle merci, mettendo fine alle tutele europee sul lavoro, l’ambiente, l’energia, la salute, l’agricoltura e la sicurezza alimentare, il Tisa punta dritto alla deregulation privatizzata dei servizi, coinvolgendo i mercati più importanti del mondo: gli angolassoni Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda e Canada, i 28 paesi dell’Unione Europea, e poi Svizzera, Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Israele, Turchia, Taiwan, Hong Kong, Corea del Sud, Giappone, Pakistan, Panama, Perù, Paraguay, Cile, Colombia, Messico e Costa Rica. «Con interessi in ballo giganteschi: gli appetiti di grandi multinazionali e lobby sono enormi», scrive “L’Espresso”, che indica la “Coalition of Services Industries”, lobby americana che porta avanti un’agenda di privatizzazione dei servizi, come «la più aggressiva». Per la “Coalition”, «Stati e governi sono semplicemente visti come un intralcio al business». Infatti ammette: «Dobbiamo supportare la capacità delle aziende di competere in modo giusto e secondo fattori basati sul mercato, non sui governi».
Bozze del trattato e informazioni precise sulle trattative non ce ne sono, scrive Stefania Maurizi. Per questo è cruciale il documento Wikileaks che “L’Espresso” rivela: «Per la prima volta dall’inizio delle trattative Tisa, viene reso pubblico il testo delle negoziazioni in corso sulla finanza: servizi bancari, prodotti finanziari, assicurazioni». Il primo testo risale al 14 aprile, mentre altre comunicazioni dimostrano divergenze tra i vari paesi, separati da ambizioni differenti. A colpire subito è il carattere di segretezza: «Questo documento deve essere protetto dalla rivelazione non autorizzata», si prescrive. Il documento potrà essere desecretato solo «dopo cinque anni dall’entrata in vigore del Tisa e, se non entrerà in vigore, cinque anni dopo la chiusura delle trattative». Osserva Maurizi: «Pare difficile credere che, nonostante la crisi senza precedenti che ha travolto l’intera economia mondiale, distruggendo imprese, cancellando milioni di posti di lavoro e, Stefania Maurizipurtroppo, anche tante vite umane, le nuove regole finanziarie mondiali vengano decise in totale segretezza».
Il carattere top secret si spiega forse con la paura che si scatenò dopo il fallimento del “Doha Round”, cioè i negoziati avviati nel 2001 a Doha, nel Qatar, che scatenarono un’ondata di proteste contro la globalizzazione selvaggia, culminata con il bagno di sangue al G8 di Genova. Il forcing per la mondializzazione forzata – da una parte Usa, Ue e Giappone, dall’altra Cina, India e America Latina – è fallito nel 2011, dopo dieci anni di trattative. «Con il fallimento del Doha Round – continua “L’Espresso” – gli Stati Uniti e i paesi che spingono per globalizzazione e liberalizzazioni hanno spostato le trattative in un angolo buio (impossibile definirlo semplicemente discreto, vista la segretezza che avvolge le negoziazioni e il testo dell’accordo), lontano dall’Organizzazione mondiale del Commercio, per sfuggire alle piazze che esplodevano in massicce, e a volte minacciose e violente, proteste “no global”». Il risultato è il Tisa, «di cui nessuno parla e di cui pochissimi sanno», anche se questo accordo «condizionerà le vite di miliardi di persone».
«Il più grande pericolo del Tisa è che fermerà i tentativi dei governi di rafforzare le regole nel settore finanziario», spiega Jane Kelsey, professoressa di legge dell’Università di Auckland, Nuova Zelanda, nota per il suo approccio critico alla globalizzazione. «Il Tisa è promosso dagli stessi governi che hanno creato nel Wto il modello finanziario di deregulation che ha fallito e che è stato accusato di avere aiutato ad alimentare la crisi economica globale», sottolinea Kelsey. «Un esempio di quello che emerge da questa bozza filtrata all’esterno dimostra che i governi che aderiranno al Tisa rimarranno vincolati ed amplieranno i loro attuali livelli di deregolamentazione della finanza e delle liberalizzazioni, perderanno il diritto di conservare i dati finanziari sul loro territorio, si troveranno sotto pressione affinché approvino prodotti finanziari potenzialmente tossici e si Jane Kelseytroveranno ad affrontare azioni legali se prenderanno misure precauzionali per prevenire un’altra crisi».
L’articolo 11 del testo fatto filtrare da Wikileaks non lascia dubbi su come i dati delle transazioni finanziarie siano al centro delle mire dei paesi che trattano. L’Europa richiede che nessun paese «adotti misure che impediscano il trasferimento o l’esame delle informazioni finanziarie», ma propone che il diritto dello Stato di proteggere i dati personali e la privacy rimanga intatto, a condizione che «non venga usato per aggirare quanto prevede questo accordo». Un paradiso fiscale come Panama, invece, chiede di specificare che «un paese parte dell’accordo non sia tenuto a fornire o a permettere l’accesso a informazioni correlate agli affari finanziari e ai conti di un cliente individuale di un’istituzione finanziaria o di un fornitore cross-border di servizi finanziari». Gli Stati Uniti invece sono netti: i paesi che aderiscono all’accordo permetteranno al fornitore del servizio finanziario di trasferire i dati dentro e fuori dal loro territorio, in forma elettronica o in altri modi, senza alcun rispetto della privacy.
«Quello che colpisce di questo articolo del Tisa sui dati – scrive Stefania Maurizi – è che risulta in discussione proprio mentre nel mondo infuria il dibattito sui programmi di sorveglianza di massa della Nsa innescato da Edward Snowden, programmi che permettono agli Stati Uniti di accedere a qualsiasi dato: da quelli delle comunicazioni a quelli finanziari. Ma mentre la Nsa li acquisisce illegalmente, nel corso di operazioni segrete d’intelligence e quindi la loro utilizzabilità in sede ufficiale e di contenziosi è limitata, con il Tisa tutto sarà perfettamente autorizzato e alla luce del sole». In altre parole, il Tisa rende manifesto che la stessa Europa, che ufficialmente ha aperto un’indagine sullo scandalo Nsa in sede di Parlamento Europeo, «sta contemporaneamente e disinvoltamente trattando con gli Stati Uniti la cessione della sovranità sui nostri dati finanziari per ragioni di business». E sui dati, i lobbisti americani della “Coalition of Services Industries” che spingono per il Tisa non hanno dubbi: «Con il progresso nella tecnologia dell’informazione e delle comunicazioni, sempre più servizi potranno essere Rosa Pavanelliforniti all’utente per via elettronica e quindi le restrizioni sul libero flusso di dati rappresentano una barriera al commercio dei servizi in generale».
Fino a che punto può arrivare il Tisa? Davvero arriverà a investire servizi fondamentali come l’istruzione e la sanità? “L’Espresso” ha contattato “Public Services International”, (Psi), una federazione globale di sindacati che rappresentano 20 milioni di lavoratori nei servizi pubblici di 150 paesi del mondo. L’italiana Rosa Pavanelli, prima donna alla guida del Psi dopo una vita alla Cgil, è sicura che il Tisa vorrà allungare le grinfie anche su sanità e istruzione. L’Italia? E’ nelle mani della Commissione Europea, delegata a trattare. Daniel Bertossa, che per “Public Services International” sta cercando di informarsi sulle trattative segrete, racconta che, anche se nessuno lo ha reso noto, «per ragioni tecniche che hanno a che fare con il Wto, noi sappiamo che il Tisa punta a investire tutti i servizi», come ammettono gli stessi paesi negoziatori. Bertossa sottolinea quanto sia problematica la riservatezza intorno ai lavori del trattato e il fatto che sia condotto al di fuori del Wto, che, «pur con tutti i suoi problemi, perlomeno permette a tutti i paesi di partecipare alle negoziazioni e rende pubblico il testo delle trattative». Invece, per sapere qualcosa del Tisa c’è voluta Wikileaks. «Ai signori del mercato, stavolta, è andata male».