Visualizzazione post con etichetta TPP. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta TPP. Mostra tutti i post

mercoledì 18 maggio 2016

IL COLLASSO DELL'UNIONE EUROPEA: RITORNO ALLA SOVRANITA' NAZIONALE E AD EUROPEI FELICI ? - Peter Koenig

1ttipberlin

Immaginate che l'Unione Europea crolli domani, o comunque a breve: gli europei scenderebbero per strada a ballare. La UE è diventata un autentico serbatorio di paura e terrore: sanzioni economiche, punizioni, militarizzazione, abolizione dei diritti civili per gran parte degli europei. Un gruppo di tecnocrati non eletti, rappresentanti di 28 paesi, e molti dei quali inadatti a servire nel sistema politico del loro paese ma abbastanza ben connessi da ottenere un lavoro ben pagato a Bruxelles, sta decidendo il futuro dell'Europa. In piccoli gruppi, e spesso in stanze segrete ne stanno decidendo il futuro.

Prendete il TTIP - sotto la pressione dei loro padroni a Washington, dietro a porte chiuse e nella più totale segretezza, e molto probabilmente contro i loro stessi interessi - un piccolo gruppo di delegati senza scrupoli della Commissione Europea (CE) sono pronti a mettere 500 milioni di europei e loro discendenti in pericolo, senza alcun rispetto per i loro concittadini, senza considerazione per i loro stessi figli, nipoti e pronipoti, interessati solo alle onoreficenze immediate e, statene certi, alle gratifiche da parte dei colonialisti, usurpatori e guerrafondati Stati Uniti del Caos e dell'Omicidio.

Non si ripeterà mai abbastanza quali sono gli orrori che il TTIP (Trans-Atlantic Trade and Investment Partnership) potrebbe fare alla gente europea; e ciò si basa su quel poco che sappiamo dalle 248 pagine dei negoziati ultra-clandestini fatte trapelare da Greenpeace Netherlands. “Negoziati” è il termine più sbagliato che possiate immaginare, dal momento che tutte le regole sono imposte da Washington, la stessa cosa che avviene per il TTP (Trans-Pacific Partnership, che riguarda gli USA e 11 paesi dell'area del Pacifico ma non Cina e Russia).

Sebbene i negoziati del TPP siano terminati, nessuno degli 11 partner del Pacifico, né il Congresso USA hanno approvato il trattato. C'è la speranza che anche se i “negoziati” tra i segreti traditori della CE e Washington arriveranno a conclusione, almeno qualcuno dei 28 paesi CE possa non approvarlo. Per essere valido il trattato dovrà essere approvato all'unanimità. Il nuovo candidato di destra alla presidenza austriaca, Norbert Hofer, ha già affermato che non firmerà il TTIP. Affermazioni simili sono state fatte dal Ministro per il Commercio Estero francese, Matthias Fekl, che ha detto che “non ci sarà un accordo senza la Francia e tantomeno contro la Francia”.

Sotto al TTIP i cittadini europei perderebbero su tutti i fronti. Gli europei diventerebbero letteralmente sudditi di un impero delle corporations guidato dagli Stati Uniti d'America. I paesi UE cesserebbero di essere stati sovrani, ancor più di quanto non sia già sotto gli attuali ordini di Bruxelles. Come rivelano i documenti segreti TTIP l'accordo sarebbe la campana a morto per l'Europa. Ecco ciò che ha da dire a riguardo Susan George, filosofo, analista politico e presidentessa del Comitato di Pianificazione del Transnational Institute di Amsterdam:
-     Il cibo che importiamo sarebbe chimicamente trattato, geneticamente modificato e senza indicazioni. Non saprete mai cosa c'è in ciò che mangiate. Potreste comprare pollo che è stato trattato col cloro, manzo cresciuto con gli ormoni, cibo biosintetico ottenuto dal gene di una pianta o di un altro animale, e ciò non sarebbe indicato.
-     In campo agricolo è probabile che perderemmo una grande quantità di coltivatori, perchè abbassando le tariffe il mais e il grano OGM americani che sono soggetti di enormi sussidi statali inonderanno la Spagna rovinando tantissimi agricoltori, proprio come i “campesinos” del Messico vennero rovinati dalNorth American Free Trade Agreement, il NAFTA.
-     Nel campo sanitario le case farmaceutiche vogliono sbarazzarsi dei farmaci generici. Sono già riusciti a costringere le aziende che li producono a ripetere sulla stessa identica medicina “di marca” tutti i test clinici che avevano già eseguito. Per produrre un farmaco generico bisogna iniziare da capo: test clinici, test alla cieca e così via. Così la medicina diventerà molto più costosa.
Ma soprattutto:

-     Il TTIP serve per dare alle aziende la possibilità di perseguire legalmente i governi se non gradiscono una legge che questi approvano. Ne abbiamo ormai tantissimi esempi, perchè in centinaia di trattati bilaterali esiste questo sistema giudiziario privato, e, ad esempio, quando il governo egiziano ha alzato il salario minimo, una importante azienda francese, la Veolia, lo ha denunciato perchè avrebbe dovuto pagare di più i lavoratori. Questo caso non è ancora arrivato a giudizio, ma un caso che è stato già deciso è, ad esempio, quello dell'Ecuador che ha rifiutato a una compagnia petrolifera americana di trivellare in una particolare zona in quanto zona protetta. E la compagnia ha detto “ah si? e noi vi denunciamo”. E hanno vinto. E l'Ecuador deve loro una multa di 1.8 miliardi di dollari, una somma enorme per un paese piccolo e piuttosto debole. 

Questo semplicemente vuol dire che tribunali privati sarebbero al di sopra delle leggi e dei tribunali di stati sovrani. Non vi sarebbe più alcuna sovranità; nemmeno quel poco di indipendenza che Bruxelles ancora non ha distrutto. I paesi UE sarebbero tutti sotto le leggi dell'impero anglo-americano delle corporations.

Potete leggere l'intero articolo di Susan George qui ( http://www.defenddemocracy.press/suzan-george-%CE%BFn-ttip-new-european-movements/ ) così come il mio articolo recentemente ripubblicato ( http://www.globalresearch.ca/the-transatlantic-trade-and-investment-partnership-ttip-would-abolish-europes-sovereignty-the-eu-would-become-a-us-colony/5417382. ).

E poi c'è il TiSA, il “Trade in Services Agreement”, di cui ancora meno persone sono a conoscenza. Anche questo viene negoziato in segreto, riguarda 23 membri WTO (Australia, Canada, Cile, Taipei, Colombia, Costa Rica, i 28 paesi UE, Hong Kong Cina, Islanda, Israele, Giappone, Corea, Liechtenstein, Mauritius, Messico, Nuova Zelanda, Norvegia, Pakistan, Panama, Perù, Svizzera, Turchia e USA). In totale stiamo parlando di 50 paesi; 29 dei quali sottomessi a uno solo, gli Stati Uniti delle Guerre, del Crimine e del Dominio. Non serve troppa immaginazione per capire che, ancora, è Washington che decide. In realtà i negoziati TiSA, così come quelli TTIP, sono infiltrati da lobbysti e troll delle aziende USA, rendendo Washington il rappresentante dell'impero USA delle corporations e, naturalmente, di Wall Street.

Secondo la WTO, il TiSA aprirebbe il mercato del “commercio in servizi”, cioè: aspettatevi la privatizzazione di tutti i servizi pubblici e sociali, la sanità, educazione, previdenza sociale, pensioni, trasporti, poste, telecomunicazioni, forniture idriche, fognature e altro ancora sarebbero tutte soggette alle acquisizioni da parte di aziende multinazionali. Guardate alla Grecia che sta cercando disperatamente di ripagare il suo maledetto debito vendendo il suo capitale sociale nazionale, o capitale di vita, a tutto svantaggio dei poveri, attualmente la maggioranza dei greci, che dipendono da esso. Una volta che un paese abbia firmato l'accordo non c'è ritorno, deve aprire i suoi settori sociali e pubblici ad aziende private in cerca di profitto.

Proprio come per il TTIP, se un governo in un secondo momento dovesse realizzare che la privatizzazione, per dire, delle forniture idriche, non ha portato alla gente i benefici promessi, non potrebbe tornare indietro e ri-nazionalizzare o ri-municipalizzare questo servizio. La ri-municipalizzazione dei servizi idrici sta avvenendo ora in Francia, tra tutti i paesi quello con le fornitura idriche maggiormente in mano ai privati. Nel 2012 il governo e i comuni di grandi città hanno deciso di riprendere in mano questo servizio pubblico vitale. Sta accadendo ora. Sotto le regole del TiSA non sarebbe possibile. Peggio ancora, una volta sottoscritto il TiSA, un paese non potrebbe decidere di esentare un particolare settore incluso nelle liste per le potenziali “liberalizzazioni”, come ad esempio la sanità, l'educazione e altri servizi pubblici vitali. 

Tribunali di arbitrato delle aziende, simili a quelli del TTIP, verranno istituiti per il TiSA. Questi “negoziati” stanno avvenendo a Ginevra, sotto l'egida del WTO, in segreto e sottoposto a regole, bastoni e carote imposti da, indovinate un po', Washington.

Se la UE crollasse oggi sia i negoziati TTIP che TiSA arriverebbero a un punto morto. Uno qualunque dei 28 paesi europei, o ancora meglio uno dei 19 dell'eurozona, può far crollare la UE. 
Una Grexit, una Brexit, un fiasco dalla prossima ripetizione delle elezioni spagnole, o una ferma decisione da parte di un qualche governo di fare default sul suo debito imposto in gran parte dalla troika, potrebbe far crollare il castello di carte dello schema a piramide del dollaro, e cancellare una volta per tutte l'egemonia schiavizzatrice del dollaro-euro. Il debito potrebbe venire rinegoziato in nuove monete nazionali. Ricordate, l'euro ha a malapena 15 anni. Perciò tornare a valute nazionali non sarebbe drammatico, ma un sospiro di sollievo, sollievo dalla trappola del debito e sollievo dal tallone di ferro dell'oppressione di Washington e Bruxelles.
Immaginate cosa vorrebbe dire per il popolo greco. Sebbene ci siano voci che più di metà dei greci siano ostinatamente attaccati all'euro distruttore scommetterei che il suo crollo porterebbe centinaia di migliaia di persona a festeggiare per strada. Syriza potrebbe scordarsi gli ulteriori 3 miliardi di tagli di austerità recentemente negoziati, e ancor più i tagli alle pensioni e gli aumenti di tasse per i poveri.
State certi che un sollievo dal debito greco non verrà dall'attuale costellazione UE/CE-troika. Al contrario, il Ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, usa toni sempre più duri verso la Grecia, come a minacciare di spingerla fuori dalla UE. Una minaccia vuota, come ognuno dovrebbe ormai sapere. Washington, padrone anche della Germania, non permetterà una Grexit, o una Brexit o l'uscita di un qualunque membro UE. Washington ha bisogno di una UE “intatta” perchè faccia da partner schiavo nel TTIP e nel TiSA.
Ciò che è successo e continua a succedere in Grecia può serviere come un esempio da seguire per altri paesi “deboli” tra le nazioni meridionali della UE, a meno che la Grecia o un altro paese sotto la pressione e il soffocamento economico e finanziario della CE-troika non prenda il toro per le corna, assumendo una decisione drastica: uscire dalla UE e dall'eurozona, far ripartire l'economia locale con una moneta locale, e rinegoziare il debito illegale e fraudolento alle proprie condizioni. Questo può portare alla fine della nefasta eurozona e dell'Unione Europea creata dagli USA.

Sappiate che la UE come è oggi non è un'invenzione degli europei; è una struttura pensata dagli USA immediatamente dopo la seconda guerra mondiale in modo da mantenere l'Europa sotto il proprio controllo e creare una zona cuscinetto di fronte al comunismo, all'Unione Sovietica. 
Così ha funzionato sino a oggi. Questa idea prevale ancora oggi, come si vede dal modo in cui la Russia e il suo leader sono demonizzati e attaccati dai media occidentali. Cerchiamo di essere franchi, se non fosse per la chiarezza e lungimiranza strategiche del presidente Putin, noi, l'Europa, saremmo per la terza volta in 100 anni nel mezzo di una guerra mondiale. E se lasciamo che l'andazzo imposto da Washington continui, l'Europa diventerà terra di schiavitù anglo-americana. Guardate al TTIP e al TiSA.

Un'autentica federazione di stati europei sovrani, magari anche con una moneta comune e una vera banca centrale potrebbe essere una soluzione a lungo termine per l'Europa. Ma, e questo è il MA più importante, una tale Europa dovrà essere progettata da veri e onesti europei (sto sognando?), assolutamente senza nessuna influenza degli Stati Uniti d'America. Nessuna.
Ciascuno dei 28 paesi UE può riportare la felicità ai popoli europei; spazzare via la paura, il dolore, la frustrazione, l'ansia; può restaurare la sovranità nazionale, riportare in auge l'orgoglio nazionale e l'economia locale, non globale, semplicemente uscendo dalla UE, lasciando l'euro, mettendo il governo del proprio popolo nelle mani di un governo sovrano e democratico.
La semplice uscita di un paese, Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda, UK, Francia...fate voi, può arrestare la feroce macchina del debito aprendo l'opportunità di unirsi a un nuovo, più giusto e più equo schema monetario, il nascente spazio economico orientale di Cina, Russia, BRICS, SCO (Shanghai Cooperation Organization) e della EEU (Unione Economica Euroasiatica).
Sicuramente il tempo è importante. Non per niente Obama sta spingendo per una veloce conclusione e per la firma del disgraziato TTIP. La sottoscrizione di questi accordi predatori, TTIP, TiSA, TPP, è un punto chiave dell'agenda della presidenza Obama; la sua eredità militare e corporativa, di cui l'espansione della NATO ne è parte, dipende da ciò. Una volta che questi trattati saranno firmati non ci sarà ritorno. Se contro ogni logica il TTIP sarà ratificato, anche se poi la UE dovesse dividersi, ogni singolo paese sarebbe soggetto ai termini dell'accordo. Perciò è essenziale il crollo della UE prima della ratifica del TTIP.
Questa soluzione radicale potrebbe essere troppo persino per i più convinti oppositori della UE e dell'euro. Molti di loro ancora cercano, sperano e sognano una UE riformata. Vivono ancora sotto l'illusione che le cose si possono sistemare. Credetemi: non è possibile. La machiavellica creazione USA chiamata Unione Europea, e l'altrettanto americana moneta comune, l'eurozona, hanno fatto il loro tempo. Sta andando a sbattere contro il suo iceberg. La nave della UE-euro è troppo pesante per evitare il disastro. Per l'Europa è meglio prendere tempo per riorganizzarsi; ogni nazione con lo scopo di riottenere sovranità economica e politica, e magari tra un paio di generazioni progettare una nuova Europa unita di stati federali sovrani, indipendenti, totalmente scollegati dai diabolici giochi dell'impero anglo-americano.

Peter Koenig è un economista e analista geopolitico. E' un ex membro della Banca Mondiale e ha lavorato in tutto il mondo nel campo delle risorse ambientali e idriche. Scrive regolarmente per Global Research, ICH, RT, Sputnik, PressTV, Chinese 4th Media, TeleSUR, The Vineyard of The Saker Blog, e altri siti internet. E' autore di Implosion – An Economic Thriller about War, Environmental Destruction and Corporate Greed [“Implosione - un thriller economico su guerra, distruzione ambientale e avidità aziendale”]– un romanzo basato su fatti e su 30 anni di esperienza intorno al mondo con la Banca Mondiale. E' coautore di The World Order and Revolution! – Essays from the Resistance [“Ordine mondiale e rivoluzione! Scritti dalla resistenza”].
The original source of this article is Global Research
Copyright © Peter Koenig, Global Research, 2016

Titolo originale: The Collapse of the European Union: Return to National Sovereignty and to Happy Europeans?
http://www.globalresearch.ca/the-collapse-of-the-european-union-return-to-national-sovereignty-and-to-happy-europeans/5524555
11 Maggio 2016

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da ALCENERO

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=16476

mercoledì 13 gennaio 2016

Joseph Stiglitz: “per il 2016, non possiamo che sperare nella morte del TPP e in nuovi accordi commerciali” -



L’accordo sul clima di Parigi può essere un precursore dello spirito e dell’atteggiamento mentale necessario per sostenere una cooperazione globale autentica.


L’anno scorso è stato memorabile per l’economia globale. Non solo ha avuto dappertutto prestazioni deludenti, ma sono accadute profonde trasformazioni – nel bene e nel male – nel sistema economico globale. Notevole è stato l’accordo raggiunto il mese scorso sul clima a Parigi. 
In sé, l’accordo è abbastanza lontano dall’imporre il limite di 2°Centigradi del riscaldamento globale, riportandolo ai livelli pre-industriali. Ma va fatta un’avvertenza: il mondo si muove, inesorabilmente, verso la green economy. Un giorno non lontano, l’energia fossile sarà largamente un ricordo del passato. Perciò, chiunque investa nel carbone oggi lo fa a suo rischio. Con più investimenti verdi che si faranno avanti, coloro che vi investiranno, speriamo, potranno controbilanciare il potente lobbismo dell’industria del carbone, che cerca di mettere il mondo a rischio per favorire i suoi interessi di breve respiro.
Pertanto, la mossa di uscire dall’economia ad alto tasso di carbone, dove gli interessi di carbone, gas e petrolio dominano spesso, è uno dei cambiamenti più importanti nell’ordine geoeconomico globale. Molti altri cambiamenti sono inevitabili, data la crescente quota cinese di domanda e offerta. La Nuova Banca dello Sviluppo, istituita dai Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), è stata lanciata durante l’anno, diventando la principale istituzione finanziaria guidata da paesi emergenti. E, nonostante la resistenza di Barack Obama, è stata istituita anche l’Asian Infrastructure Investment Bank, a guida cinese, che ha dato inizio alla sua operatività questo mese. 
Gli Stati Uniti hanno agito con più saggezza quando è stata colpita la moneta cinese. Non ha ostacolato l’ammissione della moneta, renminbi, nel gruppo di monete che costituiscono la riserva monetaria del Fondo Monetario Internazionale. Inoltre, cinque anni dopo che l’amministrazione Obama aderì ai modesti cambiamenti nel diritto di voto dei cinesi e di altri mercati emergenti in seno al Fondo Monetario – un piccolo tributo alle nuove realtà economiche – il Congresso Usa ha approvato in via definitiva le riforme.
Le decisioni più controverse dell’anno scorso riguardano il commercio. Quasi inosservato dopo anni di colloqui frammentari, il Doha Round del WTO – che al principio avrebbe dovuto risolvere quegli squilibri negli accordi sul commercio del passato che favorivano i paesi sviluppati – è stato tranquillamente sepolto
L’ipocrisia americana – che predica il libero commercio ma rifiuta di abbandonare i sussidi per le coltivazioni di cotone e per altre produzioni agricole  - aveva imposto un ostacolo insormontabile ai negoziati di Doha. Invece dei colloqui sul commercio globale, gli Usa e l’Europa hanno montato una strategia del divide et impera, basata sulla sovrapposizione di blocchi commerciali e accordi.
Di conseguenza, a quello che si intendeva come regime di libero mercato globale venne data invece la caratteristica di regime di mercato gestito in modo difforme. Per molte regioni del Pacifico e dell’Atlantico, il mercato sarà governato da accordi, di migliaia di pagine e pieni di regole complicate che contraddicono i principi fondamentali dell’efficienza e del libero flusso delle merci.
Gli Usa hanno concluso negoziati segreti per giungere a quello che possiamo giudicare come il peggior accordo sul commercio varato in decenni, il Trans-Pacific Partnership (TPP), ed ora affrontano una faticosissima battaglia per la ratifica, dal momento che i principali candidati presidenziali democratici e molti repubblicani hanno dichiarato la loro contrarietà. Il problema non è tanto relativo alle norme commerciali dell’accordo, quanto al capitolo “investimenti”, che limita enormemente le regole ambientali, sanitarie e di sicurezza, e alle regole finanziarie, con importanti impatti macroeconomici.
In particolare, il capitolo fornisce agli investitori esteri il diritto di citare in giudizio i governi in tribunali internazionali privati qualora ritenessero che i regolamenti di quei governi fossero incoerenti con in termini del TPP (regolamenti che compongono 6000 pagine dell’accordo). Nel passato, questi tribunali hanno interpretato la necessità degli investitori di ricevere un “trattamento equo e leale” come fondamento per abbattere le nuove regolamentazioni di un governo – anche quando fossero state non discriminatorie e adottate semplicemente per tutelare i cittadini da eventuali inediti e vergognosi danni.
Anche le regole che proteggono il pianeta dalle emissioni di gas a effetto serra sono vulnerabili: con un linguaggio complicatissimo, finiscono per aumentare le cause intentate da potenti aziende contro governi scarsamente finanziati. Le uniche regole che appaiono sicure sono quelle sulle sigarette (le citazioni in giudizio contro Uruguay e Australia per aver obbligato a mettere sulle etichette un modesto avviso sui danni alla salute hanno attirato parecchie attenzioni negative). Ma resta un mucchio di interrogativi sulla possibilità di citazioni in giudizio in una miriade di altre questioni. Inoltre, la norma sulla “nazione più favorita” garantisce che le aziende possano reclamare il miglior trattamento offerto da qualche trattato del paese ospitante. Ciò alimenta una corsa al vertice – esattamente l’opposto di quanto Obama aveva promesso.
Anche il modo in cui Obama ha sostenuto il nuovo accordo sul commercio dimostra quanto la sua amministrazione sia distante dall’economia globale emergente. Ha ripetutamente detto che il TPP avrebbe determinato chi tra l’America e la Cina avrebbe scritto le regole commerciali del XXI secolo. Il modo corretto sarebbe quello di giungervi collettivamente, con l’ascolto di tutte le voci, e in modo trasparente. Obama ha cercato di fare come sempre, ovvero di fare in modo che le regole che governano il mercato globale e gli investimenti globali fossero scritti dalle corporations Usa per le corporations Usa. E ciò dovrebbe essere inaccettabile per chiunque si impegni per i principi democratici.
Coloro che cercano una più stretta integrazione economica hanno una responsabilità specifica quando si ergono a paladini delle riforme della governance globale: se l’autorità sulle politiche interne viene ceduta a organismi sovranazionali, allora ne consegue che l’elaborazione, l’implementazione e l’adozione di regole e regolamenti dev’essere particolarmente sensibile agli interessi democratici. Sfortunatamente, non è quasi mai accaduto nel 2015.
Per il 2016 dovremmo sperare nella sconfitta del TPP e nell’inizio di una nuova era degli accordi commerciali, che non favoriscano i potenti e puniscano i deboli. L’accordo sul clima di Parigi può essere un precursore dello spirito e dell’atteggiamento mentale necessario per sostenere una cooperazione globale autentica.

martedì 12 maggio 2015

MA CHE COSA HA IN MENTE OBAMA, CON I SUOI TPP E TTIP? - ERIC ZUESSE



La motivazione sottesa al Partenariato Trans-Pacifico TPP di Obama, e al Trattato Transatlantico per il Commercio TTIP, la motivazione dietro ad entrambi questi giganteschi trattati commerciali internazionali è la stessa, e i senatori democratici degli Stati Uniti Elizabeth Warren e Sherrod Brown hanno ragione: non è per niente progressista. 

Ha invece l’intento di togliere, in una democrazia, il potere politico al pubblico, e trasferirlo al suo posto all’aristocrazia internazionale (cioè, allontanarsi il più possibile da qualunque  democrazia nazionale).

Questo si otterrà cambiando la cosa più fondamentale di tutte: la base stessa del potere globale. 
Tale base, invece di essere costituta dai voti democratici del pubblico nazionale, che eleggono i loro rappresentanti politici i quali determinano leggi e regole, tale sistema politico democratico nazionale diventa invece il suo esatto opposto: i voti degli stakeholders aristocratici dell’aristocrazia internazionale eleggono i dirigenti aziendali delle società internazionali, che a loro volta selezionano i membri delle tavole rotonde internazionali sul commercio,  che nel TTP e nel TTIP a loro volta determinano le leggi e le applicazioni, in particolare riguardo ai diritti dei lavoratori, alla sicurezza dei prodotti e dell’ambiente. 

L’indebolimento da parte dell’aristocrazia internazionale di queste regole nazionali permetterà l’abbassamento salariale del pubblico, cioè delle persone che non controllano le società ma che controllano solo la loro forza lavoro, che diminuisce fino al più basso compenso orario nell’intera trading-area internazionale. Questo nuovo sistema renderà anche possibile minimizzare le regole sulla sicurezza del cibo e degli altri prodotti, massimizzando in questo modo la possibilità delle società internazionali di evitare le spese, che sarebbero altrimenti necessarie all’innalzamento della sicurezza dei loro prodotti.

Queste spese (le passività dei prodotti pericolosi) verranno sempre più sostenute unicamente dai consumatori di tali prodotti. I rischi per gli investitori  (che è ciò che gli aristocratici cercano di evitare maggiormente) sono di conseguenza diminuiti - trasferiti sempre più sul pubblico. Renderà, inoltre, virtualmente libero il danno ambientale per le
società internazionali che lo perpetuano, mentre esso diventerà allo stesso tempo un costo che solo il pubblico dovrà sostenere: tossicità dell’aria, dell’acqua, … Perciò, ancora un’altra categoria di rischio che se ne va per gli investitori: questo aumenterà i margini di profitto, a vantaggio dei soli stakeholders - non del pubblico. I profitti diventeranno perciò sempre più concentrati nelle società internazionali e nelle famiglie che le controllano, e le perdite verranno distribuite tra consumatori e lavoratori, in generale tra coloro che ne vivono: il pubblico.

Il Governo diventerà sempre più solo un mero esecutore e diffusore dei  rischi e delle penalizzazioni al pubblico; e ciò a sua volta aumenterà ancora di più l’ideale del libero scambio: che il Governo sia sempre meno presente, o “più piccolo”- ovvero che vi sia sempre meno Governo democratico. 
E’ questo il succo del discorso del “piccolo governo” dell’aristocrazia: si tratta di spostare i costi dagli aristocratici al pubblico. Perciò la percentuale maggiore dei costi per la sicurezza dei prodotti, per i diritti dei lavoratori e per  l’ambiente, diventerà a carico dei cittadini, e la quota minore dei costi sarà sostenuta dagli  stakeholders delle società internazionali.
In cambio, gli aristocratici saranno in grado di passare ai loro eredi designati il loro dominio e il controllo crescente sul pubblico. Perciò, la  concentrazione della ricchezza diventerà sempre più appannaggio di un numero sempre più esiguo di famiglie, una iper-aristocrazia sempre più piccola. Questo è quel che sta succedendo, e si verificherà in modo ancora maggiore se verranno approvati gli accordi TPP e TTIP. (Secondo il più approfondito studio a tale proposito, al 2012 lo 0.7% più ricco del mondo possiede 13.67 volte di più del 68.7% più povero”); perciò, la distribuzione della ricchezza nel mondo è già estremamente diseguale. TTP e TTIP sono progettati per aumentare quella diseguaglianza).

Inoltre, il Presidente Obama e il Partito Repubblicano al Congresso (che lo supporta su questa e su tutte le altre questioni che sono d’interesse principale per l’aristocrazia Americana, quali la sconfitta della Russia, della Cina e degli altri paesi del BRICS – per esempio, allontanando l’Ucraina dall’aristocrazia russa e mettendola invece sotto il controllo dell’aristocrazia americana) si stanno adoperando per far sì che l’aristocrazia americana sia sempre più al controllo a livello internazionale, e questi accordi commerciali sfruttano in aggiunta il fatto che l’America è la potenza più grande in entrambi gli oceani più vasti del pianeta: l’Atlantico e il Pacifico.

In altre parole: gli Stati Uniti, con il TTP e il TTIP, saranno nella straordinaria posizione di consolidare la partecipazione dell’aristocrazia americana, probabilmente per il prossimo secolo, in entrambi i due maggiori patti commerciali internazionali. Questa esclusiva commerciale manterrà il controllo dell’aristocrazia americana praticamente su tutte le aristocrazie delle altre maggiori nazioni industriali – includendo tutto l’emisfero settentrionale, dove si trova la maggior parte delle terre del mondo.   
Di conseguenza, non solo l’aristocrazia mondiale controllerà il pubblico mondiale, ma l’aristocrazia americana controllerà le altre aristocrazie, con modalità che aumenteranno il suo potere collettivo nei confronti di ogni aristocrazia nazionale esterna; e così, l’Impero Americano diventerà giorno dopo giorno il più grande impero che il mondo abbia mai conosciuto, grazie allo sfruttamento della popolazione, ovunque, e non solo all’interno di un’unica nazione.  

Obama ha detto ai cadetti di West Point, il 28 Maggio 2014: “L’ascesa economica della Cina e la sua capacità militare preoccupano i suoi vicini. Dal Brasile all’India, le classi medie in crescita competono con noi, e i governi cercano maggior voce in capitolo nei forum a livello mondiale.” 
In altre parole: parte del lavoro di questi futuri ufficiali sarà di assicurare che le nazioni BRICS, e le altre che hanno una ricchezza pro-capite inferiore dell’America, restino povere, così che l’aristocrazia americana possa mandare il lavoro là, al posto di pagare gli stessi lavoratori americani per farlo – in altre parole: far competere i lavoratori americani con quelli delle nazioni povere, piuttosto che far competere gli investitori americani con quelli delle nazioni povere. Sta dicendo alle forze armate americane che sono soldati in questa guerra di classe internazionale, pagati dal pubblico, ma che lavorano in realtà per l’aristocrazia americana e non per il pubblico, bensì contro di esso – al fine di abbassare il loro salario, la sicurezza sul cibo, ecc…
Questa è la strada verso un certo tipo di governo del mondo da parte dei super ricchi per i super ricchi, che mantiene loro e i loro eredi designati al controllo sulle risorse del mondo intero – sia in termini di risorse naturali che umane – e che usa gli aristocratici locali come agenti locali in tutto il mondo, che influenzeranno il loro pubblico locale e lo faranno lavorare per l’intensificazione della ricchezza mondiale nelle mani, in primo luogo, dell’aristocrazia mondiale e, in secondo luogo, dell’aristocrazia americana in quanto aristocrazia dominante a livello mondiale.

Ciò che rimarrà dei governi nazionali locali diventerà perciò un mero involucro.

Benito Mussolini, che aveva imparato il suo fascismo dal fondatore del fascismo stesso, il suo maestro Vilfredo Pareto (che Mussolini chiamò “il Karl Marx del Fascismo”), che è stato anche il fondatore della moderna teoria economica ed in particolare del suo Criterio del Welfare, che informa una parte così grande delle restanti teorie economiche e in particolar modo tutte le analisi costi-benefici (come quelle dei mezzi proposti per frenare il surriscaldamento globale), ha spiegato nel seguente modo il “corporativismo” che sosteneva fosse alla base del fascismo: 

La corporazione gioca sul terreno economico come il Gran Consiglio e la Milizia giocarono sul terreno politico!

Il corporativismo è l’economia disciplinata, e quindi anche controllata, perché non si può pensare a una disciplina che non abbia un controllo.
Il corporativismo supera il socialismo e supera il liberalismo, crea una nuova sintesi.
In calce a questo articolo c’è il discorso di Mussolini a questo riguardo, nel quale espone quella che chiama un’ideologia post-capitalista e post-socialista, e che Barak Obama, proclamatosi post-capitalista e post-socialista esso stesso, (come agente per l’aristocrazia globale) sta mettendo in atto in modo sempre più crescente – in modo particolare tramite il
TTP e il TTIP.  


Nello specifico, in particolare a riguardo degli accordi commerciali internazionali, il maestro di Mussolini, Pareto, ha detto che il mercato libero deve regnare supremo e libero da ogni vincolo dello Stato in ogni aspetto, non solo all’interno delle nazioni, ma anche, e in modo particolare, tra le nazioni. 
Come ho messo in evidenza, a questo proposito, nel mio recente libro sullo sviluppo storico del fascismo fino al giorno d’oggi: “Pareto è stato coerentemente un purista del mercato libero, almeno dal 1896. Per esempio, il 1 Settembre 1897 nelle sue “The new Theories of Economics” pubblicate sul “Journal of Political Economics”, ha dichiarato: Se fossi dell’opinione che un dato libro potesse contribuire più di un altro ad affermare il libero scambio nel mondo intero, non esiterei un istante a dedicarmi corpo ed anima allo studio di tale opera, mettendo da parte per il momento lo studio della pura scienza”. Ha inoltre dichiarato: “Siamo stati in grado di dimostrare con forza che i coefficienti di produzione in un regime di competizione libera sono determinati dagli imprenditori esattamente nello stesso modo in cui un governo socialista li dovrebbe fissare se volesse realizzare il massimo di ofelimità [il termine da lui inventato per “welfare” per metter in ombra l’attuale base di valore, cosicché gli economisti possano fingere di essere liberi dal valore, anche se loro stessi valutano le cose in analisi di costi-benefici che, di fatto, applicano la sua teoria pro-aristocratica, o fascista] per i suoi soggetti”. [E bisogna qui notare il lapsus di Pareto nel dire che i governi hanno “soggetti” e non “cittadini”]. Pareto ha sempre messo in discussione se un governo socialista sarebbe stato in grado di raggiungere tale scopo, mentre sosteneva che un mercato libero l’avrebbe realizzato in modo naturale, così come i fisiocratici avevano detto che doveva regnare la “legge naturale” e non una sua alterazione.  
Pareto ha attaccato l’economia di Adam Smith, e dei fisiocratici francesi che avevano gettato le fondamenta per la teoria economica smithiana, su una base che i successivi economisti avrebbero poi potuto sviluppare matematicamente in un modo che avrebbe nascosto l’essenziale fascismo della teoria, - la forma modernizzata (post-agraria) del feudalesimo.
Barak Obama e i Repubblicani al Congresso stanno semplicemente portando l’operazione fascista al livello successivo. Per quanto riguarda i Democratici al Congresso, sono divisi sulla questione perché (almeno fino alla nuova teoria economica che ho spiegato nel mio libro) nessuno ha ancora formulato una teoria economica per una democrazia, l’attuale teoria economica è stata invece designata appositamente per uno stato controllato dal fascismo e da un’aristocrazia.


Di conseguenza, i pochi democratici progressisti che ancora rimangono al Congresso stanno avendo delle difficoltà nel comunicare facilmente e volentieri al pubblico qual è la reale posta in gioco nella proposta di Obama per il TPP e il TTIP: il trasferimento della sovranità democratica ad un’aristocrazia fascista internazionale, dominata dagli aristocratici Americani. Senza questo passaggio della sovranità democratica nazionale ad un ente fascista internazionale che rappresenta il management aziendale mondiale, tali trattati non avrebbero senso.

Questo trasferimento è chiamato “Investor state dispute settlement” [meccanismo di risoluzione delle controversie Investitore-Stato] o ISDS. 

In realtà è un governo mondiale che si impone, chiaramente fascista. Non è per nulla democratico ed è una forma di governo sospetta che, dal momento in cui diventa imposta, riduce la sovranità nazionale. La precedente proposta progressista di governo globale che era stata di moda dopo la seconda guerra mondiale, così da diminuire le possibilità di una terza guerra mondiale, si basava invece sull’idea di una federazione internazionale di democrazie indipendenti. L’ ISDS non ha nulla in comune con quella visione, l’originale versione di governo globale. E’ invece puro fascismo, su scala internazionale.  

Nel primo decennio dopo la Seconda Guerra Mondiale, aveva dominato la visione di Roosvelt di un governo democratico mondiale, con l’obiettivo della nascita di Nazioni Unite democratiche, che si sarebbero sviluppate fino a comprendere, in modo sempre più egualitario, sempre più parti del mondo; ma, dopo che il dominio repubblicano cominciò a
riaffermarsi in America con Eisenhower e con i fratelli Dulles a controllare e strutturare le future politiche internazionali, le cose si sono mosse sempre più nella direzione di un controllo sul mondo basato sull’aristocrazia americana (in particolare con il Colpo di Stato della CIA di Allen Dulles in Iran nel 1953)


e Barak Obama si inserisce perfettamente in quella tradizione totalmente repubblicana e fascista, benché sia “democratico” sulla carta. 
Alcuni analisti sostengono che Obama fosse un agente della CIA in un precedente periodo della sua vita. (La CIA, quando Eisenhower si insediò al potere, mise i pro-nazisti della CIA al potere; e in seguito questo controllo è diventato sempre più profondamente radicato.) Il giornalista inglese Obert Fitch sembra aver capito Obama già dal 2008, subito dopo la sua elezione a Presidente. In sostanza, Fitch descrisse Obama come un fascista che aveva deciso di salire al potere ingannando i progressisti, facendoli pensare di essere uno di loro. Fitch dipinge Obama come un agente segreto conservatore, un Manchurian candidate, un cavallo di troia, un repubblicano nelle vesti retoriche di un democratico. 
Aveva capito Obama, già allora.

Per quanto riguarda ciò che gli studi economici empirici e non la teoria economica indicano quello che sarà probabilmente il risultato dei TTP e TTIP: è stata condotta un’analisi economica indipendente per ciascuno di questi due accordi commerciali, e ciascuna ha raggiunto le stesse conclusioni: i cittadini, ovunque, si impoveriranno a causa loro ma gli aristocratici, specialmente negli Stati Uniti, si arricchiranno. Tali accordi faranno, probabilmente, esattamente ciò che sono stati pensati per fare.  

Per quanto riguarda ciò che alcuni difensori di Obama dicono sui suoi trattati commerciali, per la precisione che l’ ISDS è un dettaglio e che l’accordo nella sua sostanza generale è buono: è la stessa cosa che sostenere che una persona è in buona salute, ma che il suo cervello o il suo cuore hanno bisogno di essere aggiustati o anche sostituiti. Queste persone
sanno che si tratta di trattati negativi; è per questo che li supportano. Vengono pagati dall’aristocrazia.


HILLARY CLINTON SAREBBE MEGLIO ?
E quindi, che dire del successore designato di Obama? Sarebbe diversa? Ecco il resoconto a questo riguardo:
Il 23 febbraio 2008, Hillary Clinton fece un’arringa dai toni aspri davanti a microfoni e telecamere “Barak Obama, vergognati!”, sostenendo che due dei volantini della sua campagna avevano mentito circa le sue posizioni.

Uno dei volantini diceva che la proposta di Hillary Clinton di un mandato di assicurazione sanitaria avrebbe penalizzato gli americani che non acquistavano assicurazioni sanitarie. Verità, ma lei ha cercato di negarlo. (Obama copiò il suo piano solo dopo essere stato eletto, semplicemente aggiungendo il mandato individuale al suo stesso.) L’altro volantino del quale Hillary si è lamentata citava la caratterizzazione che il Newsday dava dell’opinione sul NAFTA di Hillary nel 2006: “Clinton pensa che il NAFTA sia stata una manna per l’economia”. Adesso Hillary sosteneva che pure quella era una menzogna. 

Molti della stampa hanno supportato ciecamente le sue accuse contro Obama, perché “la manna” era una frase usata dal Newday, non da Hillary. Tuttavia, ancora una volta era lei, e non Obama, che mentiva. Nella sua “Living History”del 2003 (p. 182) si vanta del fatto che suo marito avesse fatto approvare il NATFA, e dice “Creare una zona di libero scambio nel Nord America – la più grande zona di mercato libero nel mondo- espanderebbe le esportazioni americane, creando posti di lavoro e assicurando che la nostra nazione possa raccogliere i frutti – e non il peso – della globalizzazione. Questo si suppone fosse uno dei suoi più importanti successi , che erano (p. 231) “Il successo di Bill sul budget, la legge Brady ed il NAFTA”. Ma ora Hillary stava chiedendo che Obama si scusasse perché il suo volantino diceva “Solo Barak Obama si è opposto al NAFTA e agli altri trattati economici sbagliati”. Tale frase era semplicemente un fatto, nonostante ciò che Hillary e i maggiori media americani stavano adesso sostenendo. 
(Obama stava tenendo in serbo il suo peggio per la nazione per quando sarebbe diventato Presidente – ed in particolare dopo che fosse stato rieletto e quindi libero di andare verso l’ “estrema-destra”, sua  inclinazione naturale fin dall’inizio, che non ha però potuto seguire se non prima di aver ingannato tutti su quale fosse il suo scopo reale, in modo da poter forse arrivare in una posizione adatta a  realizzarlo.)

Il 20 marzo 2008, il giorno dopo che Hillary aveva finalmente reso pubblica la sua agenda per gli anni alla  Casa Bianca, John Nichols di The Nation scrisse nel suo blog che “La menzogna di Clinton uccide la sua  credibilità sulle politiche commerciali”, e disse: “Ora che sappiamo dalle 11.0000 pagine dei documenti  della Casa Bianca rilasciati questa settimana che la ex First Lady era una ardente sostenitrice del  NAFTA;… ora che sappiamo che era coinvolta nel bel mezzo delle manovre per impedire che i gruppi per i diritti umani, per il lavoro, per l’agricoltura e per l’ambiente ottenessero accordi migliori; …ora che sappiamo dai record ufficiali del suo periodo come First Lady che Clinton è stata il relatore principale ad una sessione a porte chiuse, dove 120 opinioniste donne sono state verbalmente vessate perché facessero pressioni sui loro rappresentanti al Congresso perché approvassero il NAFTA; ora che sappiamo dal servizio della ABC News sull’incontro che “i suoi interventi sono stati completamente a  favore del NAFTA” e che “non c’era possibilità di equivocare il suo supporto per il NAFTA a quel tempo”, … cosa dovremmo pensare ora della campagna di Clinton, nella quale afferma che non è mai stata a suo agio con il programma attivista del libero scambio, che è costato centinaia di migliaia di contratti sindacali agli Stati Uniti?”

Il giorno successivo, Jake Tapper, ABC, nel suo blog “Political Punch”, con il titolo “Dalla scrivania del fact-checker: La campagna di Clinton distorce Il meeting NAFTA di Clinton” ha scritto : “Ho parlato con  tre ex ufficiali dell’Amministrazione Clinton di cui ho fiducia, i quali mi dicono che l’allora First Lady era contraria all’idea di introdurre il NAFTA prima del sistema sanitario, ma che non aveva riserve in pubblico o nel privato sulla sostanza del NAFTA. Eppure la campagna di Clinton continua a diffondere il mito che lei fosse contraria al NAFTA”. Ha portato avanti questa menzogna anche dopo che era stata ripetutamente e sicuramente provata come tale.  

Di conseguenza: la sola reale differenza tra Hillary Clinton e Barak Obama è che Obama è un bugiardo molto più esperto di lei. Ed è la ragione per cui è arrivato dov’è ora. Lei probabilmente non ci riuscirà; è sempre la stessa incompetente, tanto oggi quanto ieri.  

Eric Zuesse
Fonte: www.countercurrents.org
Link: http://www.countercurrents.org/zuesse260415.htm

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di STELLA FUCCENECCO

LO STATO CORPORATIVO DI BENITO MUSSOLINI
L'applauso col quale ieri sera avete accolto la lettura della mia dichiarazione mi ha fatto domandare stamane se valeva la pena di fare un discorso per illustrare un documento che è andato direttamente alle vostre intelligenze, ha interpretato le vostre convinzioni ed ha toccato la vostra sensibilità rivoluzionaria.
Tuttavia può interessare di sapere attraverso quale ordine di meditazione, di pensiero, io sia giunto alla formulazione della dichiarazione di ieri sera. Ma prima di tutto voglio fare un elogio di questa assemblea e compiacermi delle discussioni che si sono svolte.
Solo dei deficienti possono stupirsi che si siano determinate delle divergenze e che siano apparse delle sfumature. Tutto questo è inevitabile vorrei dire necessario.
Armonia è armonia, la cacofonia è un'altra cosa.
CONTINUA QUI

CARTA DEL LAVORO [21-22 aprile 1927]
approvata dal Gran Consiglio 
II. Il lavoro, sotto tutte le sue forme organizzative ed esecutive, intellettuali, tecniche, manuali è un dovere sociale. 
A questo titolo, e solo a questo titolo, è tutelato dallo Stato. Il complesso della produzione è unitario dal punto di vista nazionale; i suoi obiettivi sono unitari e si riassumono nel benessere dei singoli e nello sviluppo della potenza nazionale.
VII. Lo Stato corporativo considera l'iniziativa nel campo della produzione come lo strumento più efficace e più utile nell'interesse della Nazione.
L'organizzazione privata della produzione essendo una funzione di interesse nazionale, l'organizzatore dell'impresa è responsabile dell'indirizzo della produzione di fronte allo Stato. Dalla collaborazione delle forze produttive deriva fra esse reciprocità di diritti e di doveri. Il prestatore d'opera, tecnico, impiegato od operaio, è un collaboratore attivo dell'impresa economica la direzione della quale spetta al datore di lavoro che ne ha la responsabilità.

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=15039