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martedì 5 marzo 2019

Aids, l'annuncio degli scienziati: "Cancellate le tracce del virus in un paziente sieropositivo".

Aids, l'annuncio degli scienziati: "Cancellate le tracce del virus in un paziente sieropositivo"

E' il secondo caso al mondo. La cura nel Regno Unito grazie a un trapianto da un donatore con una rara mutazione genetica che resiste all'infezione da Hiv. I medici: "Ma è ancora presto per dire che è guarito".

Un uomo sieropositivo in Gran Bretagna è diventato il secondo adulto conosciuto in tutto il mondo ad essere liberato dal virus dell'Aids dopo aver ricevuto un trapianto di midollo osseo da un donatore resistente all'Hiv. Quasi tre anni dopo aver ricevuto cellule staminali di midollo osseo - da un donatore con una rara mutazione genetica che resiste all'infezione da Hiv, e più di 18 mesi dopo aver eliminato i farmaci antiretrovirali - i test effettuati non mostrano ancora alcuna traccia della precedente infezione da Hiv. I risultati della ricerca sono stati pubblicati oggi su Nature.

"Non c'è nessun virus che possiamo rilevare", ha detto Ravindra Gupta, professore e biologo dell'Hiv che ha diretto un team di medici che curano l'uomo. I medici hanno assicurato che un giorno la scienza sarà in grado di porre fine all'Aids, ma oggi non si può ancora affermare che sia stata trovata una cura per l'Hiv.


Gupta ha descritto il suo paziente come "funzionalmente curato" e "in remissione", ma ha ammonito: "È troppo presto per dire che è guarito". L'uomo viene chiamato "il paziente di Londra", in parte perché il suo caso è simile al primo caso conosciuto di una cura funzionale dell'HIV - in un uomo americano, Timothy Brown, che divenne noto come il paziente di Berlino quando subì un simile trattamento in Germania nel 2007.

Brown, che viveva a Berlino, da allora si è trasferito negli Stati Uniti e, secondo i medici, non ha più presentato segni di contagio. Gupta, ora all'Università di Cambridge, ha curato la paziente di Londra quando lavorava all'University College di Londra. L'uomo aveva contratto l'Hiv nel 2003, ha detto Gupta, e nel 2012 è stato diagnosticato anche un tipo di tumore del sangue chiamato Linfoma di Hodgkin. Nel 2016, quando il cancro non lasciava più speranze, i medici hanno deciso di cercare un donatore per il trapianto. "E' stata la sua ultima possibilità di sopravvivenza", ha detto Gupta a Reuters. Il donatore - che non era correlato - aveva una mutazione genetica nota come "CCR5 delta 32", che conferisce resistenza all'Hiv. Il trapianto è andato relativamente liscio, ha detto Gupta, ma ci sono stati alcuni effetti collaterali.


La maggior parte degli esperti afferma che è inconcepibile che tali trattamenti possano essere un modo per curare tutti i pazienti. La procedura è costosa, complessa e rischiosa.I donatori della corrispondenza esatta dovrebbero essere trovati nella piccolissima percentuale di persone - la maggior parte discendenti dell'Europa settentrionale - che hanno la mutazione CCR5 che le rende resistenti al virus.

https://www.repubblica.it/salute/medicina-e-ricerca/2019/03/05/news/aids_l_annuncio_degli_scianziati_americani_guarito_paziente_malato_-220746702/

Leggi anche:

https://www.repubblica.it/salute/medicina-e-ricerca/2018/12/01/news/aids_al_via_sperimentazione_in_3_continenti_del_primo_vaccino_terapeutico_per_i_bambini-213133857/

https://www.repubblica.it/salute/medicina-e-ricerca/2019/02/13/news/aids_vaccino-terapia_italiano_riduce_virus_inattacabile-219017000/

sabato 3 febbraio 2018

Usa, Pentagono rilancia il nucleare: testate atomiche tattiche come "deterrenza nei confronti della Russia"

Usa, Pentagono rilancia il nucleare: testate atomiche tattiche come "deterrenza nei confronti della Russia"
L'orologio dell'olocausto atomico è appena a 2 minuti dalla mezzanotte nucleare (reuters).

Il "Nuclear Posture Review", richiesto da Trump per rivedere l'arsenale nucleare, è operativo. I vertici militari rivelano che la Russia avrebbe pronta un'arma distruttiva dalla potenza mai raggiunta di 100 megatoni, trasportabile con sottomarini e in grado di provocare immensi tsunami di acqua radioattiva.

WASHINGTON - La nuova strategia nucleare statunitense prevede lo sviluppo di testate nucleari a potenza ridotta, anche di un solo kilotone (17 volte meno potente della bomba sganciata il 6 agosto 1945 su Hiroshima) per effettuare attacchi 'chirurgici' con numero ridotto di vittime, con l'obiettivo di danneggiare il nemico senza per forza innescare una rappresaglia termonucleare da "fine di mondo".
Questo il cuore del nuovo piano della Difesa Usa che di fatto rende più probabile l'uso dell'atomica, partendo dal presupposto che un ordigno meno potente delle attuali bombe all'idrogeno, in media di 50 megatoni, potrebbe essere usato con rischi ridotti di una rappresaglia totale.

RITORNO ALLA GUERRA FREDDA.
Si torna di fatto indietro, passando ad un arsenale formato da missili o testate trasportate da bombardieri e sottomarini super potenti alle cosiddette "atomiche tattiche di teatro", come quelle disponibili in piena guerra fredda, da poter essere sparate in un proiettile d'artiglieria di dimensioni normali.

NUCLEAR POSTURE REVIEW.
Il presidente Donald Trump sottolinea come il documento (Nuclear Posture Review), scaturito dalla verifica da lui richiesta un anno fa nei primissimi giorni alla Casa Bianca, "affonda le sue radici in una valutazione realistica nell'ambito della sicurezza globale, nella necessità di avere un deterrente verso l'uso delle armi più distruttive del mondo e dell'impegno da parte del nostro paese alla non proliferazione nucleare".

STOP ALLA RIDUZIONE DELLE ARMI NUCLEARI.
La nuova dottrina mette fine allo sforzo dell'ex presidente Barack Obama di ridurre l'arsenale nucleare. La politica presentata ora dal Pentagono prevede l'introduzione di ordigni nucleari tattici a bassa intensità e il reinserimento nell'arsenale di missili balistici nucleari lanciati da sottomarini (Slcm). L'amministrazione di George Bush padre aveva messo fine al dispiegamento degli Slcm, mentre quella di Obama ne aveva ordinato la rimozione dall'arsenale.

LE BOMBE IN EUROPA. 
Gli Usa hanno già a disposizione un arsenale che include 150 atomiche modello B-61 in depositi europei, di cui 70 in Italia nelle basi di Ghedi e Aviano, che possono essere modificate per ridurne la potenza. Ma il Pentagono punta ad ottenere ordigni a potenza ridotta lanciabili da sottomarini e navi per non essere più costretti a conservarli nelle basi fuori dagli Stati Uniti. I nuovi ordigni, sottolineano al Pentagono, non si aggiungeranno a quelli esistenti ma li sostituiranno, partendo dal presupposto che molti di quelli già disponibili saranno appunto ammodernati e depotenziati.

IL CAMBIO DI ROTTA.  
La cosiddetta "Nuclear Posture Review" (revisione della strategia sul nucleare) delinea le ambizioni del Pentagono sotto il presidente Donald Trump ed è la prima riforma dal 2010, e rappresenta un'inversione a 180 gradi rispetto a quella delineata a Praga dall'allora presidente Barack Obama che puntava alla riduzione degli arsenali e nel lungo periodo all'eliminazione delle atomiche.

I NEMICI.
Mentre il testo sottolinea le preoccupazioni dell'amministrazione Trump per le minacce rappresentate da Corea del Nord, Iran e Cina, il programma si concentra sul nemico N.1 da sempre degli Usa: una volta l'Unione Sovietica, ora la Russia.


"Questa strategia risponde all'aumento delle capacità (militari) russe e alla natura della loro dottrina e strategia", ha spiegato il ministro della Difesa, Jim Mattis, nell'introduzione al documento di 75 pagine. "Sviluppi (delle capacità militari) cui si aggiungono la conquista della Crimea e le minacce nucleare contro i nostri alleati, che segnano la decisione di Mosca di tornare alla competizione come una grande potenza", ha aggiunto il generale in congedo a 4 stelle dei Marine.

"Abbiamo consistenti indizi che la nostra attuale strategia sia percepita dai russi come potenzialmente inadeguata a fermarli", ha sostenuto Greg Weaver, vicedirettore delle capacità strategiche allo Stato Maggiore, secondo il quale "gli Usa e la Nato hanno bisogno di un più ampio range di credibili ordigni nucleari a bassa intensità per fare una cosa specifica: convincere i vertici russi che se dessero il via al ricorso limitato di ordigni atomici, in una guerra con l'Alleanza Atlantica, la nostra risposta negherà loro di raggiungere l'obiettivo che cercano (non farci rispondere con lo stesso tipo di armi, ndr) ed imporre loro costi che supereranno i benefici cui puntano" con la loro strategia.

MISSILI E BOMBE.
Il nuovo documento conferma la modernizzazione degli arsenali nucleari che continuerà a basarsi sulla triade: missili balistici intercontinentali (Icbm) lanciati da terra; missili intercontinentali (Slbm) lanciati da sottomarini e bombe sganciate da bombardieri strategici.

LA NUOVA SUPERBOMBA RUSSA.
E proprio sull'armamento nucleare russo, secondo i vertici militari americani, dopo le indiscrezioni, arriva la conferma. Il Pentagono è convinto che la Russia stia sviluppando una nuova arma atomica di immensa potenza e impossibile da intercettare: conosciuto come 'Status-6 AUV', nome in codice Kanyon, è un drone-sottomarino delle dimensioni di un mini-sommergibile in grado di trasportare un singolo ordigno della potenza "monstre" di 100 megatoni, 2 volte la "bomba Zar" (la più potente mai fatta detonare nell'atmosfera dai russi nel 1961), della cui esistenza Washington ne parla dal 2016. Il Kanyon, se fosse effettivamente operativo, sarebbe l'Arma finale.

TSUNAMI NUCLEARE.
E' quanto emerge da un rapporto del Pentagono. Il Kanyon è progettato per esplodere poco a largo delle coste nemiche (Usa in primis ma anche quelle occidentali) per creare uno tsunami artificiale, ossia un'onda anomala di 500 metri di altezza, un'enorme muro di acqua altamente contaminata al cobalto-60. Ciò che non sarebbe distrutto dalla potenza in sè dell'onda, sarebbe contaminato per anni dalla radioattività sprigionata dalla deflagrazione sottomarina.


Il Kanyon oltre ad essere di una potenza senza pari, non può essere fermato: non esistono sistemi anti-missile (come nel caso di un Icbm), o sottomarini in grado di rilevarlo perché dal punto di vista marino è 'stealth', ossia invisibile acusticamente ai rilevatori sonar e alle boe acustiche sparse sul fondo degli oceani.

Privo di equipaggio, può raggiungere una profondità di mille metri, dove i sottomarini d'attacco Usa (quelli che affondano altri sottomarini) non possono arrivare, può viaggiare a 56 nodi (100 chilometri orari) e può colpire un'obiettivo a ben 10mila kchilometri di distanza, come un missile intercontinentale Icbm, ma sotto il pelo dell'acqua, e quindi non rilevabile in alcun modo. Il Kanyon sarebbe stato progetto per essere trasportato e lanciato dagli ultimi sottomarini russi della classe Oscar, il Belgorod, ed il Khabarovsk, della classe Yasen. Ognuno dei due grandi sottomarini potrebbe portare fino a 4 Kanyon.


http://www.repubblica.it/esteri/2018/02/03/news/pentagono_rilancia_il_nucleare_testate_atomiche_tattiche_come_deterrenza_nei_confronti_della_russia_-187917780/

Incredibile, ma vero!
Gli Stracci Uniti, come li definisce un caro amico, le stanno tentando tutte per scatenare una guerra nucleare.
Non hanno ancora capito che una eventuale guerra nucleare non farebbe bene a nessuno, non ci sarebbero vincitori, ma solo vinti.
E non è detto che chi le commissiona (il potere economico) sopravviva al massacro.

Oltretutto, come bambini, gli Stracci Uniti frignano e fanno a gara con chiunque pensano possa levargli lo scettro del "più migliore", per citare la frase di una novella ministra della cultura. 
E, nel frattempo, danno ampia dimostrazione che non è la Russia ad intervenire nelle loro faccende interne, ma sono proprio loro a ficcare il naso nelle faccende altrui...

sabato 19 agosto 2017

In Tennessee si offrivano sconti di pena ai detenuti in cambio della loro sterilizzazione.

Christel Ward tennessee
Christel Ward, una delle donne che avevano accettato di farsi impiantare un contraccettivo a lungo termine in cambio di una riduzione della propria pena in un carcere del Tennessee, fuori dal tribunale federale di Nashville, il 17 agosto 2017 (AP Photo/Jonathan Mattise)

Un giudice e uno sceriffo credevano potesse impedire la nascita di bambini con dipendenze da droga, e ora sono sotto processo.

Negli Stati Uniti è cominciata una causa contro un giudice, uno sceriffo e una vicesceriffa del Tennessee che lo scorso maggio offrirono a un gruppo di detenuti un breve sconto di pena se si fossero sottoposti a procedure di sterilizzazione. Gli interventi sarebbero stati definitivi nel caso degli uomini, con una vasectomia, e temporanei ma a lungo termine nel caso delle donne, con il Nexplanon, un impianto contraccettivo ormonale sottocutaneo: un bastoncino di plastica che viene inserito sotto la pelle e rilascia ormoni che per circa tre anni inibiscono l’ovulazione.
Secondo il suo ideatore, il giudice Sam Benningfield, l’iniziativa sarebbe stata proposta per combattere il problema del consumo di droghe, in particolare di farmaci a base di oppiacei, il cui abuso è uno dei più gravi problemi sociali degli Stati Uniti contemporanei. Benningfield sperava di impedire che le donne e gli uomini tossicodipendenti, che una volta usciti di prigione in molti casi tornano a consumare droghe, potessero generare figli a loro volta con dipendenze.
Il 27 luglio Benningfield aveva cancellato l’iniziativa, dopo che i giornali nazionali ne avevano parlato, attirando sul giudice e sull’ufficio dello sceriffo della White County molte critiche e accuse di aver introdotto una pratica di eugenetica. Benningfield aveva in realtà detto di aver cancellato l’iniziativa solo perché il dipartimento della Sanità dello stato del Tennessee si era rifiutato di pagare per le vasectomie dei detenuti e l’impianto dei Nexplanon per le detenute. Molti dei 221 detenuti della prigione di White County avevano comunque accettato lo scambio: a 32 donne sono stati impiantati i Nexplanon, mentre non c’era stato tempo per effettuare le vasectomie ai 38 uomini prima che l’iniziativa venisse cancellata. Lo sconto di pena promesso dal giudice era di 30 giorni.
Nella White County vivono circa 26mila persone, bianche per il 90 per cento, di orientamento politico principalmente conservatore e perlopiù cristiane. In media ogni anno vengono commessi 1.500 crimini, soprattutto furti e reati connessi alle droghe. Le persone che finiscono nel tribunale di Benningfield hanno commesso reati minori, come possesso di droga, guida in stato di ebbrezza, furti per un valore minore di 1.000 dollari o mancati pagamenti degli alimenti per un figlio: la pena massima che il giudice può imporre è di 11 mesi e 29 giorni.
La causa è stata intentata per conto di Christel Ward, una delle donne a cui era stato impiantato il Nexplanon, e di altri 15 detenuti. Ward chiede che l’iniziativa del giudice Benningfield sia dichiarata incostituzionale e che le sia rimosso gratuitamente il Nexplanon che le è stato impiantato; se dovesse pagarsi da sé la rimozione dell’impianto dovrebbe spendere 250 dollari, circa 210 euro. Gli avvocati di Ward e degli altri detenuti ritengono che il vero ideatore dello scambio offerto ai detenuti però non sia Benningfield, ma lo sceriffo della White County Oddie Shoupe e il suo ufficio.
Un’altra delle detenute che si è fatta impiantare il Nexplanon in cambio di uno sconto di pena di trenta giorni è Kristi Seibers, che non aveva precedenti legati alle droghe. È stata intervistata in un lungo articolo di BBC, in cui ha raccontato che il Nexplanon le ha causato una serie di spiacevoli effetti collaterali, tra cui mestruazioni lunghe due mesi, un’infezione vaginale, crampi, aumento del peso e calo del desiderio sessuale, cosa di cui si è accorta dopo essere stata liberata e essere tornata a vivere con il proprio compagno. Inoltre, dopo che l’iniziativa è stata cancellata, sia Seibers che Ward non hanno ottenuto lo sconto di pena promesso: si è scoperto che le loro condanne non prevedevano questa possibilità, cosa che ha messo ulteriormente in discussione lo scambio. Seibers e altre detenute che si sono fatte impiantare il Nexplanon non avevano problemi di consumo di droghe, e per questo molti critici di Benningfield lo hanno accusato di voler semplicemente impedire che detenuti avessero dei figli in generale, e non soltanto dei figli con dipendenze.
L’American Civil Liberties Union del Tennessee ha criticato l’iniziativa dicendo che «una scelta tra la sterilizzazione o i metodi contraccettivi e uno sconto di pena non è una vera scelta», soprattutto perché per molti dei detenuti stare in prigione anche solo per alcuni giorni può portare alla perdita della custodia dei figli, del lavoro o del proprio alloggio. In propria difesa Benningfield e l’ufficio dello sceriffo locale hanno detto che nessuno dei detenuti è stato costretto ad accettare lo scambio.
Gli Stati Uniti hanno una lunga storia di sterilizzazioni forzate degli indigenti, delle persone affette da patologie psichiatriche (al tempo in cui l’omosessualità era ritenuta una malattia) e delle minoranze etniche. In totale 32 stati hanno avuto un programma di sterilizzazioni finanziate dal governo federale nelle proprie prigioni o nei propri manicomi, e in alcuni casi la sterilizzazione era una condizione per essere rilasciati dalle prigioni.
Alcune di queste pratiche sono state portate avanti fino agli anni Ottanta. Nel 2014 il governatore della California ha espressamente vietato le sterilizzazioni nelle prigioni dopo che decine di donne si erano fatte chiudere le tube in carcere senza aver dato un consenso informato legittimo.

venerdì 5 maggio 2017

Usa, le mail trafugate a George Soros finiscono online: “È architetto di ogni colpo di Stato degli ultimi 25 anni”.

Usa, le mail trafugate a George Soros finiscono online: “È architetto di ogni colpo di Stato degli ultimi 25 anni”

Dc Leaks pubblica i file rubati dai database della Open Society Foundation dell'imprenditore ungherese americano: "A causa sua e dei suoi burattini gli Stati Uniti sono considerati come una sanguisuga e non un faro di libertà e democrazia".

Ci sono i dossier sulle elezioni Europee del 2014 ma anche quelli sul voto nei singoli Stati, i fascicoli sui finanziamenti elargiti alle organizzazioni non governative di tutto il mondo e persino i rapporti sul dibattito politico in Italia ai tempi della crisi dell’Ucraina. Sono solo alcuni dei documenti rubati dai database della Open Society Foundation di George Soros. Appena pochi giorni fa Bloomberg aveva raccontato che, oltre ad aver violato i server del partito Democratico, avrebbero anche trafugato le mail dell’imprenditore americano.
E adesso Dc Leaks ha varato soros,dcleaks.com, un portale interamente dedicato ai documenti trafugati dalle caselle mail del magnate statunitense. Nove categorie – Usa, Europa, Eurasia, Asia, America Latina, Africa, World bank, President’s office, Souk – migliaia di documenti consultabili online o da scaricare in pdf.
Dentro c’è un po’ di tutto: commenti sulle elezioni nei Paesi di mezzo mondo, rapporti sui “somali nelle città europee” e sul bilancio di previsione statunitense, ma anche dossier sulla crisi tra Russia e Ucraina con una serie di allegati che spiegano la posizione dei vari stati Europei sulla vicenda.
In homepage, poi, c’è un post che spiega il motivo della pubblicazione dei file. “George Soros – scrivono gli hacker –  è un magnate ungherese- americano, investitore , filantropo, attivista politico e autore che, di origine ebraica. Guida più di 50 fondazioni sia globali che regionali. È considerato l’architetto di ogni rivoluzione e colpo di Stato di tutto il mondo negli ultimi 25 anni . A causa sua e dei suoi burattini gli Stati Uniti sono considerati come una sanguisuga e non un faro di libertà e democrazia. I suoi servi hanno succhiato sangue a milioni e milioni di persone solo per farlo arricchire sempre di più. Soros è un oligarca che sponsorizza il partito Democratico, Hillary Clinton, centinaia di uomini politici di tutto il mondo. Questo sito è stato progettato per permettere a chiunque di visionare dall’interno l’Open Society Foundation di George Soros  e le organizzazioni correlate. Vi presentiamo i piani di lavoro , le strategie , le priorità e le altre attività di Soros. Questi documenti fanno luce su uno dei network più influenti che opera in tutto il mondo”.
17 agosto 2016

venerdì 7 ottobre 2016

Uragano Matthew, oltre 800 le vittime ad Haiti. Negli Usa due milioni di persone evacuate. - Agnese Ananasso e Katia Riccardi

Uragano Matthew, oltre 800 le vittime ad Haiti. Negli Usa due milioni di persone evacuate
Un uomo tra le macerie della sua casa distrutta dall'uragano nella provincia di Guantanamo, nell'est di Cuba (afp)

Bilancio drammatico nell'isola caraibica, mentre è stato dichiarato lo stato di emergenza in Florida, dove 600 mila abitazioni sono senza luce, in Georgia, South e North Carolina. Secondo il National Weather Service potrebbe essere la più potente tempesta in 118 anni.

ERA atteso, il presidente Obama nelle scorse ore ha invitato i cittadini a seguire le regole per l'evacuazione delle zone a rischio: "Andate via o vi ucciderà". E oggi, puntuale, dopo aver distrutto Haiticausando la morte di centinaia di persone, l'uragano Matthew è arrivato negli Stati Uniti, abbattendosi sulla Florida e lasciandola al buio. Circa 600mila abitazioni sono senza corrente elettrica, ha detto il governatore Rick Scott. Una delle aree più colpite è la contea di Brevard, ad est di Orlando, sulla costa, dove quasi 146mila case sono senza elettricità.

Quello che secondo il National Weather Service potrebbe essere la più potente tempesta in 118 anni, ha flagellato la zona di Daytona Beach, con venti fino a 195 chilometri orari. Da categoria 4 l'uragano Matthew è sceso a 3 (venti tra 178 e 209 km/h), ha perso potenza ma "siamo preoccupati perché potrebbe improvvisamente rafforzarsi", ha continuato a dire Obama che ha incontrato i vertici della protezione civile Usa.

Centinaia le telefonate sono arrivate al 911. Alcune di queste per cadute di alberi sulle case, il vento è fortissimo. Al momento c'è solo una vittima, una donna di 58 anni la cui identità non è stata rivelata, morta nella notte tra giovedì e venerdì per arresto cardiaco. Anche se non è deceduta direttamente per l'uragano, è considerata la prima vittima perché i soccorritori non sono riusciti a raggiungerla a causa della tempesta.

La Florida ha dichiarato lo stato di emergenza, come anche la Georgia, il South e il North Carolina. Quasi due milioni di persone negli Usa sono state evacuate e il governatore della Florida, Rick Scott, ha pregato le persone di seguire l'indicazione data dalle autorità e lasciare le zone a rischio. Migliaia i membri della Guardia nazionale mobilitati. Facebook ha attivato un account di controllo per la sicurezza per coloro che si trovano nelle zone colpite. I voli cancellati da mercoledì sono 4.500, il turismo e i parchi giochi a tema di Orlando, fermi.

La Croce Rossa ha lanciato un appello per raccogliere aiuti umanitari da destinare ai 50mila haitiani colpiti dall'uragano più forte degli ultimi 9 anni. L'Ifrc, Federazione internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, si è attivata per la raccolta di 6,4 milioni di euro per fornire assistenza medica, riparo, acqua e servizi igienici per il prossimo anno nel sud-ovest del Paese. La Croce Rossa ha stimato che più di un milione di persone sono state colpite dal passaggio di Matthew, e centinaia di migliaia necessitano di assistenza umanitaria.

Ad Haiti, soprattutto nel sud del paese, la situazione è gravissima. L'ultimo bilancio delle autorotà parla di 842 morti, ma le cifre sono ancora provvisorie a causa dell'isolamento di molte zone. Secondo gli operatori umanitari, il Paese è alle prese con la più grande crisi umanitaria dai tempi del terremoto del 2010. Secondo Save the Children, circa 130mila bambini non possono andare a scuola. Almeno 29mila case sono state distrutte. Nel nord-ovest dove le inondazioni hanno allagato intere aree. Dopo il terremoto che nel 2010 costò la vita a 230mila persone, ad Haiti sono ancora 60mila le persone costrette a vivere nei campi per sfollati. Obama ha lancia un appello agli americani e per invitarli ad aiutare Haiti. "Pensiamo anche a chi è già stato colpito - ha detto - potete contribuire ad alleviare le difficoltà di coloro che già normalmente hanno poco e ora sono stati anche colpiti da questa tempesta".

L'urgenza ora è fornire acqua potabile per prevenire la diffusione di malattie. "Nel lungo periodo temiamo una vera esplosione dei casi di colera - Camilla Stecca, dell'ufficio emergenze umanitarie di Oxfam italia - ma anche casi di malaria e dissenteria a cui i primi a essere esposti sono le donne incinte e i bambini. In questo quadro è perciò necessario che la comunità internazionale si mobiliti prima possibile a sostegno della popolazione haitiana".


Matthew verso Georgia. L'Agenzia spaziale americana nelle ultime immagini raccolte ha visto che l'uragano ha sviluppato dei cerchi concentrici di precipitazioni. "Quando ciò accade c'è una transizione da un piccolo 'cuore' estremamente intenso di venti a un campo d'azione dei venti più diffuso, ma meno intenso", ha spiegato Scott Braun, metereologo del Goddard Space Flight Center della Nasa nel Maryland. "Nel caso di Matthew - ha continuato Braun - la velocità dei venti si è ridotta da 225 a 193 chilometri orari e l'uragano è declassato dalla categoria 4 a 3". Matthew è già passato a Cape Canaveral e al Kennedy Space Center della Nasa, con venti sostenuti a 90 chilometri orari, e raffiche di 172 chilometri orari. Attualmente si sta muovendo in direzione nord-nordest e domani dovrebbe arrivare vicino alle coste di Georgia e South Carolina.

Danni. Matthew potrebbe rivelarsi tragli uragani più costosi della storia degli Stati Uniti. Secondo quanto riferisce Cnn, infatti, sono a rischio circa 200mila abitazioni e se l'uragano passa a categoria 1, la stima per riparare i danni o ricostruirle ammonterebbe a 43 miliardi di dollari. Se invece resta categoria 3, rappresentando un pericolo per altre 300mila case, i costi aggiuntivi sarebbero di altri 60 miliardi di dollari, superando così in totale i cento miliardi di dollari. Secondo altre fonti di stampa americane, per le assicurazioni sarebbe un vero e proprio salasso con perdite che oscillerebbero tra i 25 ed i 30 miliardi di dollari. Nel 2005, Katrina fece oltre 153 miliardi di dollari di danni oltre a più di 1800 morti. Finora è l'uragano per cui gli Stati Uniti hanno pagato di più. Nel 2012 Sandy fece danni per quasi 68 miliardi di dollari. È il secondo più costoso.


http://www.repubblica.it/esteri/2016/10/07/news/uragano_matthew-149260738/

giovedì 30 giugno 2016

Il Brexit ridistribuisce la geopolitica globale. - Thierry Meyssan



Nulla potrà più impedire il collasso UE. Tuttavia, in gioco non è la stessa UE, ma tutte le istituzioni che permettono il dominio USA nel mondo.

Mentre la stampa internazionale cerca un qualche modo per rilanciare la costruzione europea - sempre senza la Russia e ora senza il Regno Unito - Thierry Meyssan è convinto che nulla ormai potrà più impedire il collasso del sistema. Tuttavia, sottolinea, ciò che è in gioco non è la stessa Unione Europea, ma tutte le istituzioni che permettono il dominio degli Stati Uniti nel mondo e l'integrità degli Stati Uniti stessi.

Nell'immagine di apertura: favorevole al Brexit, la regina Elisabetta sarà in grado di reindirizzare il paese verso lo yuan.

Nessuno sembra capire le conseguenze della decisione britannica di lasciare l'Unione europea. I commentatori, che interpretano la politica politicante e hanno perso da tempo la conoscenza delle questioni internazionali, si sono focalizzati sugli elementi di una campagna assurda: da un lato gli avversari di un'immigrazione senza controlli e dall'altra gli jettatori che minacciavano il Regno Unito dei peggiori tormenti.
Ora, la posta in gioco di questa decisione non ha alcun rapporto con questi temi. Il divario tra la realtà e il discorso politico-mediatico illustra la malattia di cui soffrono le élites occidentali: la loro incompetenza.
Quando il velo si strappa davanti ai nostri occhi, le nostre élites non riescono a capire la situazione meglio del Partito Comunista dell'Unione Sovietica, quando non prevedeva le conseguenze della caduta del Muro di Berlino nel novembre 1989: la dissoluzione dell'URSS nel dicembre 1991, poi del Consiglio per la mutua assistenza economica (Comecon) e del Patto di Varsavia sei mesi più tardi, e poi ancora i tentativi di smantellare la Russia stessa che quasi si trovava a perdere la Cecenia.
In un futuro assai prossimo assisteremo in modo identico alla dissoluzione dell'Unione Europea e della NATO, e - se non staranno abbastanza attenti - allo smantellamento degli Stati Uniti.

Quali interessi dietro il Brexit?
A differenza delle spacconate di Nigel Farage, l'UKIP non è all'origine del referendum che ha appena vinto. Questa decisione è stata imposta a David Cameron da membri del partito conservatore.
Per loro, la politica di Londra deve essere un adattamento pragmatico al mondo che cambia. Questa "nazione di bottegai", come la definiva Napoleone, osserva che gli Stati Uniti non sono più né la più grande economia del mondo, né la prima potenza militare. Non hanno dunque più motivo di essere i loro partner privilegiati.
Proprio come Margaret Thatcher non ha esitato a distruggere l'industria britannica per trasformare il suo paese in un centro finanziario globale, allo stesso modo questi conservatori non hanno esitato ad aprire la via all'indipendenza della Scozia e dell'Irlanda del Nord, e quindi alla perdita del petrolio del Mare del Nord, per fare della City il primo centro finanziario off shore dello yuan.
La campagna per il Brexit è stata ampiamente sostenuta dalla Gentry e da Buckingham Palace che hanno mobilitato la stampa popolare per fare appello a ritornare all'indipendenza.
Contrariamente a quanto spiega la stampa europea, la separazione dei britannici dalla UE non si farà affatto lentamente, perché l'Unione europea crollerà più velocemente rispetto al tempo necessario alle trattative burocratiche per la loro uscita. Gli stati del Comecon non hanno avuto da negoziare la loro uscita perché il Comecon ha smesso di funzionare una volta iniziato il movimento centrifugo. Gli Stati membri della UE che si aggrappano ai rami e continuano a salvare quel che resta dell'Unione non riusciranno ad adattarsi alla nuova situazione con il rischio di sperimentare le convulsioni dolorose dei primi anni della nuova Russia: caduta vertiginosa del livello di vita e della speranza di vita.
Per le centinaia di migliaia di dipendenti pubblici, funzionari eletti e collaboratori europei che perderanno inevitabilmente il loro posto di lavoro e per le élites nazionali che sono parimenti dipendenti da questo sistema, vi è un urgente bisogno di riformare le istituzioni per salvarle. Tutti credono a torto che il Brexit apra una breccia in cui gli euroscettici andranno a introdursi. Ora, il Brexit è solo una risposta al declino degli Stati Uniti.
Il Pentagono, che prepara il vertice della NATO a Varsavia, non ha capito che non era più in grado di imporre ai suoi alleati di sviluppare il loro bilancio della Difesa e di sostenere le sue avventure militari. Il dominio di Washington nel mondo è terminato.
Quel che abbiamo è un cambiamento d'epoca.

Che cosa sta per cambiare?
La caduta del blocco sovietico è stata dapprima la morte di una visione del mondo. I sovietici e i loro alleati volevano costruire una società solidale in cui si mettessero quante più cose possibili in comune. Hanno avuto una burocrazia titanica e dei dirigenti necrotizzati.
Il Muro di Berlino non è stato abbattuto da anti-comunisti, ma da una coalizione di giovani comunisti e di Chiese luterane. Intendevano rifondare l'ideale comunista liberato dalla tutela sovietica, dalla polizia politica e dalla burocrazia. Sono stati traditi dalle loro élites che, dopo aver servito gli interessi dei sovietici si sono precipitate con tanto ardore a servire quelli degli statunitensi. Gli elettori del Brexit più impegnati cercano in primo luogo di riguadagnare la loro sovranità nazionale e di far pagare ai leader dell'Europa occidentale l'arroganza di cui hanno dato ampia prova con l'imposizione del Trattato di Lisbona dopo il rifiuto popolare della Costituzione europea (2004- 07). Potrebbero anche essere delusi da ciò che seguirà.
Il Brexit segna la fine della dominazione ideologica degli Stati Uniti, quella della democrazia al ribasso delle "quattro libertà". Nel suo discorso sullo stato dell'Unione del 1941, il presidente Roosevelt le aveva definite come 
(1) la libertà di parola e di espressione, 
(2) la libertà di ciascuno di adorare Dio come vuole, 
(3) la libertà dal bisogno, 
(4) la libertà dalla paura [di un'aggressione straniera]. 
Se gli inglesi risaliranno alle loro tradizioni, gli europei continentali ritroveranno gli interrogativi delle rivoluzioni francese e russa sulla legittimità del potere, e rovesceranno le loro istituzioni a rischio di veder risorgere il conflitto franco-tedesco.
Il Brexit segna altresì la fine del dominio militare-economico degli Stati Uniti laddove la NATO e l'UE sono solo due facce di un unico pezzo, benché la costruzione della politica estera e di sicurezza comune abbia richiesto più tempo per la sua messa in opera rispetto al libero scambio. Recentemente, ho scritto una nota su questa politica nei confronti della Siria. Ho esaminato tutti i documenti interni della UE, fossero essi pubblici o meno, per giungere alla conclusione che sono stati redatti senza alcuna conoscenza della realtà sul campo, per esserlo invece a partire dalle note del Ministero tedesco degli esteri, che a sua volta riproduce le istruzioni del Dipartimento di Stato USA. Mi ero trovato alcuni anni fa a seguire lo stesso processo per un altro Stato e sono arrivato a una conclusione simile (solo che, in questo altro caso, l'intermediario non era il governo tedesco, ma quello francese).

Le prime conseguenze in seno alla UE
Attualmente, i sindacati francesi rifiutano il disegno di legge sul lavoro che è stato redatto dal governo Valls sulla base di un rapporto dell'Unione Europea, a sua volta ispirato dalle istruzioni del Dipartimento di Stato USA. Se la mobilitazione della CGT ha permesso ai francesi di scoprire il ruolo dell'UE in questo caso, non hanno ancora colto in cosa consista l'articolazione UE-USA. Hanno capito che invertendo le norme e mettendo i contratti aziendali al di sopra dei contratti di settore, il governo rimetteva in realtà in questione la preminenza della Legge sul contratto, ma ignorano la strategia di Joseph Korbel e dei suoi due figli, la sua figlia naturale democratica Madeleine Albright e la sua figlia adottiva repubblicana Condoleezza Rice. Il professor Korbel affermava che per dominare il mondo, era sufficiente che Washington imponesse una riscrittura delle relazioni internazionali secondo termini giuridici anglosassoni. In effetti, nel porre il contratto al di sopra della Legge, il diritto anglosassone privilegia nel lungo periodo i ricchi e i potenti in rapporto ai poveri e ai miserabili.
È probabile che i francesi, gli olandesi, i danesi e altri ancora cercheranno di rompere con l'Unione europea. Dovranno per tutto ciò affrontare la loro classe dirigente. Se la durata di questa lotta è imprevedibile, il risultato non lascia più dubbi. In ogni caso, nello sconvolgimento incombente, i lavoratori francesi saranno difficilmente manipolabili, a differenza dei loro omologhi inglesi, oggi disorganizzati.

Le prime conseguenze per il Regno Unito
Il primo ministro David Cameron ha usato l'argomento delle vacanze estive per rimettere le sue dimissioni a ottobre. Il suo successore, in linea di principio Boris Johnson, può quindi preparare il cambiamento per applicarlo immediatamente al suo arrivo a Downing Street. Il Regno Unito non aspetterà la sua uscita definitiva dalla UE per gestire la propria politica. A cominciare dal dissociarsi dalle sanzioni prese contro la Russia e la Siria.
A differenza di quel che scrive la stampa europea, la City di Londra non è direttamente influenzata dal Brexit. Dato il suo status speciale di Stato indipendente sotto l'autorità della Corona, non ha mai fatto parte dell'Unione europea. Certo, non potrà più ospitare le sedi sociali di certe aziende che ripiegheranno verso l'Unione, ma al contrario potrà utilizzare la sovranità di Londra per sviluppare il mercato dello yuan. Già ad aprile, ha ottenuto i privilegi necessari firmando un accordo con la Banca centrale della Cina. Inoltre, dovrebbe sviluppare le sue attività di paradiso fiscale per gli europei.
Se il Brexit disorganizzerà temporaneamente l'economia britannica in attesa di nuove regole, è probabile che il Regno Unito - o almeno l'Inghilterra - si riorganizzerà rapidamente ottenendo il massimo profitto. La domanda è se chi ha concepito questo terremoto avrà la saggezza di far arrivare dei benefici al proprio popolo: il Brexit è un ritorno alla sovranità nazionale, non garantisce la sovranità popolare.
Il panorama internazionale può evolvere in modi molto diversi a seconda delle reazioni che seguiranno. Anche se questo dovesse andare male per alcune persone, è sempre meglio attenersi alla realtà come fanno i britannici, anziché persistere a stare in un sogno fino a quando questo non va in pezzi.

Traduzione a cura di Matzu Yagi.

http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=126120&typeb=0&il-brexit-ridistribuisce-la-geopolitica-globale

martedì 22 settembre 2015

STIGLITZ: LA FED DEVE PREOCCUPARSI DELLA DISUGUAGLIANZA, NON DELL’INFLAZIONE.


La politica di austerità che la Germania promuove è una politica pericolosa. Joseph Stiglitz


Il Guardian riporta l’ultimo articolo di Joe Stiglitz, in cui l’economista Nobel torna a criticare l’asimmetria con cui la Fed persegue i suoi due obiettivi: a fronte dell’eccessiva attenzione riservata alla lotta all’inflazione, mostra minore sensibilità per la disoccupazione reale e la correlata, crescente diseguaglianza negli Stati Uniti. Se la Fed alza i tassi di interesse ogni volta che c’è un segno di crescita dei salari per evitare che salga l’inflazione, la quota salari non recupererà mai quanto è andato perso nella crisi, la ripresa continuerà ad esserci solo per Wall Street e per l’1%, le disuguaglianze cresceranno assieme alla distorsione del sistema finanziario.
di Joseph Stiglitz, lunedì 7 settembre 2015
Alla fine di ogni agosto, i banchieri centrali e i finanzieri di tutto il mondo si incontrano a Jackson Hole, nel Wyoming, per il simposio economico della Federal Reserve degli Stati Uniti. Quest’anno, i partecipanti sono stati accolti da un ampio gruppo di persone per lo più giovani, tra cui molti afro-americani e ispanici.
Il gruppo non era lì tanto per protestare quanto per informare. Volevano far sapere ai decisori politici lì riuniti che le loro decisioni influenzano la gente comune, non solo i finanzieri preoccupati per quello che fa l’inflazione al valore dei loro titoli o per quello che il rialzo dei tassi d’interesse potrebbe fare ai loro portafogli azionari. E le loro magliette verdi erano decorate con il messaggio che per questi americani non c’è stata alcuna ripresa.
Anche ora, sette anni dopo che la crisi finanziaria globale ha innescato la Grande Recessione, la disoccupazione “ufficiale” tra gli Afro-Americani è oltre il 9%. Secondo una più ampia (e più appropriata) definizione, che comprende i dipendenti part-time in cerca di posti di lavoro a tempo pieno e i lavoratori impiegati marginalmente,il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti complessivamente è del 10,3%.
Ma, per gli afro-americani – soprattutto i giovani – il tasso è molto più elevato. Ad esempio, per gli afro-americani di età compresa tra 17 e 20 anni che hanno un diploma di scuola superiore, ma non sono iscritti al college, il tasso di disoccupazione è superiore al 50%. Il “divario occupazionale” – la differenza tra l’occupazione attuale e quella che ci dovrebbe essere – è di tre milioni.
Con così tante persone senza lavoro, la pressione al ribasso sui salari si sta rivelando anche nelle statistiche ufficiali. Finora quest’anno, i salari reali dei lavoratori che non hanno mansioni di controllo sono scesi di quasi lo 0,5%. Questo fa parte di una tendenza a lungo termine che spiega perché i redditi delle famiglie nel mezzo della distribuzione dei salari sono più bassi rispetto a un quarto di secolo fa.
La stagnazione dei salari aiuta anche a spiegare perché le dichiarazioni dei funzionari della Fed secondo le quali l’economia è praticamente tornata alla normalità sono accolte dal dileggio. Forse è vero nei quartieri dove vivono i funzionari. Ma, con il grosso della crescita dei redditi che da quando è iniziata la “ripresa” negli Stati Uniti sta andando all’1% in cima alla piramide dei redditi, non è vero per la maggior parte delle comunità. I giovani a Jackson Hole, che rappresentano un movimento nazionale chiamato, naturalmente, “Fed Up” [stufi, in italiano, NdT], potrebbero confermarlo.
Ci sono forti prove che le economie hanno prestazioni migliori con un mercato del lavoro a piena occupazione e, come ha dimostrato il Fondo Monetario Internazionale (FMI), minore disuguaglianza (e la prima conduce normalmente alla seconda). Naturalmente, i finanzieri e dirigenti aziendali che pagano 1.000 dollari per partecipare alla riunione di Jackson Hole vedono le cose in modo diverso: salari bassi significano alti profitti, e bassi tassi di interesse significano alti prezzi delle azioni.
La Fed ha un duplice mandato – promuovere la piena occupazione e la stabilità dei prezzi. Ha avuto più che successo con il secondo, in parte perché non ha avuto molto successo col primo. Allora, perché i decisori politici prenderanno in considerazione un rialzo dei tassi di interesse nel corso della riunione della Fed a settembre?
L’argomento usuale per l’aumento dei tassi di interesse è quello di raffreddare un’economia in surriscaldamento, in cui le pressioni inflazionistiche sono diventate troppo alte. Ovviamente non è questo il caso oggi. Infatti, data la stagnazione dei salari e il dollaro forte, l’inflazione è ben al di sotto al target della Fed del 2%, per non parlare del tasso del 4% sostenuto da molti economisti (tra cui l’ex capo economista del FMI).
I falchi dell’inflazione sostengono che il drago dell’inflazione deve essere ucciso prima che si veda il bianco dei suoi occhi:  se non agite subito vi brucerà in un anno o due. Ma, nelle attuali circostanze, un’inflazione più alta sarebbe un bene per l’economia. Essenzialmente non c’è alcun rischio che l’economia si surriscaldi così rapidamente che la Fed non possa intervenire in tempo per prevenire eccessiva inflazione. Qualunque sia il tasso di disoccupazione a cui le pressioni inflazionistiche diventano significative – una questione chiave per i decisori politici – sappiamo che è di gran lunga inferiore al tasso di oggi.
Se la Fed si concentra eccessivamente sull’inflazione, peggiora la disuguaglianza, che a sua volta peggiora le prestazioni economiche complessive. I salari vacillano durante le recessioni; se la Fed alza i tassi di interesse ogni volta che c’è un segno di crescita dei salari, la quota salari diminuirà – non recupererà mai quanto è andato perso nella crisi.
L’argomento per aumentare i tassi di interesse non si concentra sul benessere dei lavoratori, ma su quello dei finanzieri. La preoccupazione è che in un ambiente a basso tasso di interesse, l’irrazionale “ricerca di rendimento” degli investitori alimenta le distorsioni del settore finanziario. In un’economia ben funzionante, ci si sarebbe aspettato che il basso costo del capitale fosse la base di una crescita sana. Negli Stati Uniti, i lavoratori sono invitati a sacrificare i propri mezzi di sussistenza e il proprio benessere per proteggere i finanzieri benestanti dalle conseguenze della propria imprudenza.
La Fed dovrebbe contemporaneamente stimolare l’economia e domare i mercati finanziari. Una buona regolamentazione non significa solo evitare che il settore bancario danneggi il resto di noi (anche se la Fed non ha fatto un ottimo lavoro in questo senso prima della crisi). Significa anche l’adozione e l’applicazione di regole che limitino il flusso di fondi verso la speculazione e incoraggino il settore finanziario a svolgere il ruolo costruttivo che dovrebbe avere nella nostra economia, fornendo capitali per fondare nuove imprese e consentire alle aziende di successo di espandersi.
Spesso sento una grande simpatia per i funzionari della Fed, perché devono effettuare manovre molto pericolose in un contesto di notevole incertezza. 
Ma la manovra in questo caso non è affatto pericolosa. Al contrario, è talmente vicina ad una stupidaggine per quanto può esserla una decisione del genere: adesso non è il momento di dare una stretta al credito e rallentare l’economia.
http://vocidallestero.it/2015/09/19/stiglitz-la-fed-deve-preoccuparsi-della-disuguaglianza-non-dellinflazione/

martedì 12 maggio 2015

MA CHE COSA HA IN MENTE OBAMA, CON I SUOI TPP E TTIP? - ERIC ZUESSE



La motivazione sottesa al Partenariato Trans-Pacifico TPP di Obama, e al Trattato Transatlantico per il Commercio TTIP, la motivazione dietro ad entrambi questi giganteschi trattati commerciali internazionali è la stessa, e i senatori democratici degli Stati Uniti Elizabeth Warren e Sherrod Brown hanno ragione: non è per niente progressista. 

Ha invece l’intento di togliere, in una democrazia, il potere politico al pubblico, e trasferirlo al suo posto all’aristocrazia internazionale (cioè, allontanarsi il più possibile da qualunque  democrazia nazionale).

Questo si otterrà cambiando la cosa più fondamentale di tutte: la base stessa del potere globale. 
Tale base, invece di essere costituta dai voti democratici del pubblico nazionale, che eleggono i loro rappresentanti politici i quali determinano leggi e regole, tale sistema politico democratico nazionale diventa invece il suo esatto opposto: i voti degli stakeholders aristocratici dell’aristocrazia internazionale eleggono i dirigenti aziendali delle società internazionali, che a loro volta selezionano i membri delle tavole rotonde internazionali sul commercio,  che nel TTP e nel TTIP a loro volta determinano le leggi e le applicazioni, in particolare riguardo ai diritti dei lavoratori, alla sicurezza dei prodotti e dell’ambiente. 

L’indebolimento da parte dell’aristocrazia internazionale di queste regole nazionali permetterà l’abbassamento salariale del pubblico, cioè delle persone che non controllano le società ma che controllano solo la loro forza lavoro, che diminuisce fino al più basso compenso orario nell’intera trading-area internazionale. Questo nuovo sistema renderà anche possibile minimizzare le regole sulla sicurezza del cibo e degli altri prodotti, massimizzando in questo modo la possibilità delle società internazionali di evitare le spese, che sarebbero altrimenti necessarie all’innalzamento della sicurezza dei loro prodotti.

Queste spese (le passività dei prodotti pericolosi) verranno sempre più sostenute unicamente dai consumatori di tali prodotti. I rischi per gli investitori  (che è ciò che gli aristocratici cercano di evitare maggiormente) sono di conseguenza diminuiti - trasferiti sempre più sul pubblico. Renderà, inoltre, virtualmente libero il danno ambientale per le
società internazionali che lo perpetuano, mentre esso diventerà allo stesso tempo un costo che solo il pubblico dovrà sostenere: tossicità dell’aria, dell’acqua, … Perciò, ancora un’altra categoria di rischio che se ne va per gli investitori: questo aumenterà i margini di profitto, a vantaggio dei soli stakeholders - non del pubblico. I profitti diventeranno perciò sempre più concentrati nelle società internazionali e nelle famiglie che le controllano, e le perdite verranno distribuite tra consumatori e lavoratori, in generale tra coloro che ne vivono: il pubblico.

Il Governo diventerà sempre più solo un mero esecutore e diffusore dei  rischi e delle penalizzazioni al pubblico; e ciò a sua volta aumenterà ancora di più l’ideale del libero scambio: che il Governo sia sempre meno presente, o “più piccolo”- ovvero che vi sia sempre meno Governo democratico. 
E’ questo il succo del discorso del “piccolo governo” dell’aristocrazia: si tratta di spostare i costi dagli aristocratici al pubblico. Perciò la percentuale maggiore dei costi per la sicurezza dei prodotti, per i diritti dei lavoratori e per  l’ambiente, diventerà a carico dei cittadini, e la quota minore dei costi sarà sostenuta dagli  stakeholders delle società internazionali.
In cambio, gli aristocratici saranno in grado di passare ai loro eredi designati il loro dominio e il controllo crescente sul pubblico. Perciò, la  concentrazione della ricchezza diventerà sempre più appannaggio di un numero sempre più esiguo di famiglie, una iper-aristocrazia sempre più piccola. Questo è quel che sta succedendo, e si verificherà in modo ancora maggiore se verranno approvati gli accordi TPP e TTIP. (Secondo il più approfondito studio a tale proposito, al 2012 lo 0.7% più ricco del mondo possiede 13.67 volte di più del 68.7% più povero”); perciò, la distribuzione della ricchezza nel mondo è già estremamente diseguale. TTP e TTIP sono progettati per aumentare quella diseguaglianza).

Inoltre, il Presidente Obama e il Partito Repubblicano al Congresso (che lo supporta su questa e su tutte le altre questioni che sono d’interesse principale per l’aristocrazia Americana, quali la sconfitta della Russia, della Cina e degli altri paesi del BRICS – per esempio, allontanando l’Ucraina dall’aristocrazia russa e mettendola invece sotto il controllo dell’aristocrazia americana) si stanno adoperando per far sì che l’aristocrazia americana sia sempre più al controllo a livello internazionale, e questi accordi commerciali sfruttano in aggiunta il fatto che l’America è la potenza più grande in entrambi gli oceani più vasti del pianeta: l’Atlantico e il Pacifico.

In altre parole: gli Stati Uniti, con il TTP e il TTIP, saranno nella straordinaria posizione di consolidare la partecipazione dell’aristocrazia americana, probabilmente per il prossimo secolo, in entrambi i due maggiori patti commerciali internazionali. Questa esclusiva commerciale manterrà il controllo dell’aristocrazia americana praticamente su tutte le aristocrazie delle altre maggiori nazioni industriali – includendo tutto l’emisfero settentrionale, dove si trova la maggior parte delle terre del mondo.   
Di conseguenza, non solo l’aristocrazia mondiale controllerà il pubblico mondiale, ma l’aristocrazia americana controllerà le altre aristocrazie, con modalità che aumenteranno il suo potere collettivo nei confronti di ogni aristocrazia nazionale esterna; e così, l’Impero Americano diventerà giorno dopo giorno il più grande impero che il mondo abbia mai conosciuto, grazie allo sfruttamento della popolazione, ovunque, e non solo all’interno di un’unica nazione.  

Obama ha detto ai cadetti di West Point, il 28 Maggio 2014: “L’ascesa economica della Cina e la sua capacità militare preoccupano i suoi vicini. Dal Brasile all’India, le classi medie in crescita competono con noi, e i governi cercano maggior voce in capitolo nei forum a livello mondiale.” 
In altre parole: parte del lavoro di questi futuri ufficiali sarà di assicurare che le nazioni BRICS, e le altre che hanno una ricchezza pro-capite inferiore dell’America, restino povere, così che l’aristocrazia americana possa mandare il lavoro là, al posto di pagare gli stessi lavoratori americani per farlo – in altre parole: far competere i lavoratori americani con quelli delle nazioni povere, piuttosto che far competere gli investitori americani con quelli delle nazioni povere. Sta dicendo alle forze armate americane che sono soldati in questa guerra di classe internazionale, pagati dal pubblico, ma che lavorano in realtà per l’aristocrazia americana e non per il pubblico, bensì contro di esso – al fine di abbassare il loro salario, la sicurezza sul cibo, ecc…
Questa è la strada verso un certo tipo di governo del mondo da parte dei super ricchi per i super ricchi, che mantiene loro e i loro eredi designati al controllo sulle risorse del mondo intero – sia in termini di risorse naturali che umane – e che usa gli aristocratici locali come agenti locali in tutto il mondo, che influenzeranno il loro pubblico locale e lo faranno lavorare per l’intensificazione della ricchezza mondiale nelle mani, in primo luogo, dell’aristocrazia mondiale e, in secondo luogo, dell’aristocrazia americana in quanto aristocrazia dominante a livello mondiale.

Ciò che rimarrà dei governi nazionali locali diventerà perciò un mero involucro.

Benito Mussolini, che aveva imparato il suo fascismo dal fondatore del fascismo stesso, il suo maestro Vilfredo Pareto (che Mussolini chiamò “il Karl Marx del Fascismo”), che è stato anche il fondatore della moderna teoria economica ed in particolare del suo Criterio del Welfare, che informa una parte così grande delle restanti teorie economiche e in particolar modo tutte le analisi costi-benefici (come quelle dei mezzi proposti per frenare il surriscaldamento globale), ha spiegato nel seguente modo il “corporativismo” che sosteneva fosse alla base del fascismo: 

La corporazione gioca sul terreno economico come il Gran Consiglio e la Milizia giocarono sul terreno politico!

Il corporativismo è l’economia disciplinata, e quindi anche controllata, perché non si può pensare a una disciplina che non abbia un controllo.
Il corporativismo supera il socialismo e supera il liberalismo, crea una nuova sintesi.
In calce a questo articolo c’è il discorso di Mussolini a questo riguardo, nel quale espone quella che chiama un’ideologia post-capitalista e post-socialista, e che Barak Obama, proclamatosi post-capitalista e post-socialista esso stesso, (come agente per l’aristocrazia globale) sta mettendo in atto in modo sempre più crescente – in modo particolare tramite il
TTP e il TTIP.  


Nello specifico, in particolare a riguardo degli accordi commerciali internazionali, il maestro di Mussolini, Pareto, ha detto che il mercato libero deve regnare supremo e libero da ogni vincolo dello Stato in ogni aspetto, non solo all’interno delle nazioni, ma anche, e in modo particolare, tra le nazioni. 
Come ho messo in evidenza, a questo proposito, nel mio recente libro sullo sviluppo storico del fascismo fino al giorno d’oggi: “Pareto è stato coerentemente un purista del mercato libero, almeno dal 1896. Per esempio, il 1 Settembre 1897 nelle sue “The new Theories of Economics” pubblicate sul “Journal of Political Economics”, ha dichiarato: Se fossi dell’opinione che un dato libro potesse contribuire più di un altro ad affermare il libero scambio nel mondo intero, non esiterei un istante a dedicarmi corpo ed anima allo studio di tale opera, mettendo da parte per il momento lo studio della pura scienza”. Ha inoltre dichiarato: “Siamo stati in grado di dimostrare con forza che i coefficienti di produzione in un regime di competizione libera sono determinati dagli imprenditori esattamente nello stesso modo in cui un governo socialista li dovrebbe fissare se volesse realizzare il massimo di ofelimità [il termine da lui inventato per “welfare” per metter in ombra l’attuale base di valore, cosicché gli economisti possano fingere di essere liberi dal valore, anche se loro stessi valutano le cose in analisi di costi-benefici che, di fatto, applicano la sua teoria pro-aristocratica, o fascista] per i suoi soggetti”. [E bisogna qui notare il lapsus di Pareto nel dire che i governi hanno “soggetti” e non “cittadini”]. Pareto ha sempre messo in discussione se un governo socialista sarebbe stato in grado di raggiungere tale scopo, mentre sosteneva che un mercato libero l’avrebbe realizzato in modo naturale, così come i fisiocratici avevano detto che doveva regnare la “legge naturale” e non una sua alterazione.  
Pareto ha attaccato l’economia di Adam Smith, e dei fisiocratici francesi che avevano gettato le fondamenta per la teoria economica smithiana, su una base che i successivi economisti avrebbero poi potuto sviluppare matematicamente in un modo che avrebbe nascosto l’essenziale fascismo della teoria, - la forma modernizzata (post-agraria) del feudalesimo.
Barak Obama e i Repubblicani al Congresso stanno semplicemente portando l’operazione fascista al livello successivo. Per quanto riguarda i Democratici al Congresso, sono divisi sulla questione perché (almeno fino alla nuova teoria economica che ho spiegato nel mio libro) nessuno ha ancora formulato una teoria economica per una democrazia, l’attuale teoria economica è stata invece designata appositamente per uno stato controllato dal fascismo e da un’aristocrazia.


Di conseguenza, i pochi democratici progressisti che ancora rimangono al Congresso stanno avendo delle difficoltà nel comunicare facilmente e volentieri al pubblico qual è la reale posta in gioco nella proposta di Obama per il TPP e il TTIP: il trasferimento della sovranità democratica ad un’aristocrazia fascista internazionale, dominata dagli aristocratici Americani. Senza questo passaggio della sovranità democratica nazionale ad un ente fascista internazionale che rappresenta il management aziendale mondiale, tali trattati non avrebbero senso.

Questo trasferimento è chiamato “Investor state dispute settlement” [meccanismo di risoluzione delle controversie Investitore-Stato] o ISDS. 

In realtà è un governo mondiale che si impone, chiaramente fascista. Non è per nulla democratico ed è una forma di governo sospetta che, dal momento in cui diventa imposta, riduce la sovranità nazionale. La precedente proposta progressista di governo globale che era stata di moda dopo la seconda guerra mondiale, così da diminuire le possibilità di una terza guerra mondiale, si basava invece sull’idea di una federazione internazionale di democrazie indipendenti. L’ ISDS non ha nulla in comune con quella visione, l’originale versione di governo globale. E’ invece puro fascismo, su scala internazionale.  

Nel primo decennio dopo la Seconda Guerra Mondiale, aveva dominato la visione di Roosvelt di un governo democratico mondiale, con l’obiettivo della nascita di Nazioni Unite democratiche, che si sarebbero sviluppate fino a comprendere, in modo sempre più egualitario, sempre più parti del mondo; ma, dopo che il dominio repubblicano cominciò a
riaffermarsi in America con Eisenhower e con i fratelli Dulles a controllare e strutturare le future politiche internazionali, le cose si sono mosse sempre più nella direzione di un controllo sul mondo basato sull’aristocrazia americana (in particolare con il Colpo di Stato della CIA di Allen Dulles in Iran nel 1953)


e Barak Obama si inserisce perfettamente in quella tradizione totalmente repubblicana e fascista, benché sia “democratico” sulla carta. 
Alcuni analisti sostengono che Obama fosse un agente della CIA in un precedente periodo della sua vita. (La CIA, quando Eisenhower si insediò al potere, mise i pro-nazisti della CIA al potere; e in seguito questo controllo è diventato sempre più profondamente radicato.) Il giornalista inglese Obert Fitch sembra aver capito Obama già dal 2008, subito dopo la sua elezione a Presidente. In sostanza, Fitch descrisse Obama come un fascista che aveva deciso di salire al potere ingannando i progressisti, facendoli pensare di essere uno di loro. Fitch dipinge Obama come un agente segreto conservatore, un Manchurian candidate, un cavallo di troia, un repubblicano nelle vesti retoriche di un democratico. 
Aveva capito Obama, già allora.

Per quanto riguarda ciò che gli studi economici empirici e non la teoria economica indicano quello che sarà probabilmente il risultato dei TTP e TTIP: è stata condotta un’analisi economica indipendente per ciascuno di questi due accordi commerciali, e ciascuna ha raggiunto le stesse conclusioni: i cittadini, ovunque, si impoveriranno a causa loro ma gli aristocratici, specialmente negli Stati Uniti, si arricchiranno. Tali accordi faranno, probabilmente, esattamente ciò che sono stati pensati per fare.  

Per quanto riguarda ciò che alcuni difensori di Obama dicono sui suoi trattati commerciali, per la precisione che l’ ISDS è un dettaglio e che l’accordo nella sua sostanza generale è buono: è la stessa cosa che sostenere che una persona è in buona salute, ma che il suo cervello o il suo cuore hanno bisogno di essere aggiustati o anche sostituiti. Queste persone
sanno che si tratta di trattati negativi; è per questo che li supportano. Vengono pagati dall’aristocrazia.


HILLARY CLINTON SAREBBE MEGLIO ?
E quindi, che dire del successore designato di Obama? Sarebbe diversa? Ecco il resoconto a questo riguardo:
Il 23 febbraio 2008, Hillary Clinton fece un’arringa dai toni aspri davanti a microfoni e telecamere “Barak Obama, vergognati!”, sostenendo che due dei volantini della sua campagna avevano mentito circa le sue posizioni.

Uno dei volantini diceva che la proposta di Hillary Clinton di un mandato di assicurazione sanitaria avrebbe penalizzato gli americani che non acquistavano assicurazioni sanitarie. Verità, ma lei ha cercato di negarlo. (Obama copiò il suo piano solo dopo essere stato eletto, semplicemente aggiungendo il mandato individuale al suo stesso.) L’altro volantino del quale Hillary si è lamentata citava la caratterizzazione che il Newsday dava dell’opinione sul NAFTA di Hillary nel 2006: “Clinton pensa che il NAFTA sia stata una manna per l’economia”. Adesso Hillary sosteneva che pure quella era una menzogna. 

Molti della stampa hanno supportato ciecamente le sue accuse contro Obama, perché “la manna” era una frase usata dal Newday, non da Hillary. Tuttavia, ancora una volta era lei, e non Obama, che mentiva. Nella sua “Living History”del 2003 (p. 182) si vanta del fatto che suo marito avesse fatto approvare il NATFA, e dice “Creare una zona di libero scambio nel Nord America – la più grande zona di mercato libero nel mondo- espanderebbe le esportazioni americane, creando posti di lavoro e assicurando che la nostra nazione possa raccogliere i frutti – e non il peso – della globalizzazione. Questo si suppone fosse uno dei suoi più importanti successi , che erano (p. 231) “Il successo di Bill sul budget, la legge Brady ed il NAFTA”. Ma ora Hillary stava chiedendo che Obama si scusasse perché il suo volantino diceva “Solo Barak Obama si è opposto al NAFTA e agli altri trattati economici sbagliati”. Tale frase era semplicemente un fatto, nonostante ciò che Hillary e i maggiori media americani stavano adesso sostenendo. 
(Obama stava tenendo in serbo il suo peggio per la nazione per quando sarebbe diventato Presidente – ed in particolare dopo che fosse stato rieletto e quindi libero di andare verso l’ “estrema-destra”, sua  inclinazione naturale fin dall’inizio, che non ha però potuto seguire se non prima di aver ingannato tutti su quale fosse il suo scopo reale, in modo da poter forse arrivare in una posizione adatta a  realizzarlo.)

Il 20 marzo 2008, il giorno dopo che Hillary aveva finalmente reso pubblica la sua agenda per gli anni alla  Casa Bianca, John Nichols di The Nation scrisse nel suo blog che “La menzogna di Clinton uccide la sua  credibilità sulle politiche commerciali”, e disse: “Ora che sappiamo dalle 11.0000 pagine dei documenti  della Casa Bianca rilasciati questa settimana che la ex First Lady era una ardente sostenitrice del  NAFTA;… ora che sappiamo che era coinvolta nel bel mezzo delle manovre per impedire che i gruppi per i diritti umani, per il lavoro, per l’agricoltura e per l’ambiente ottenessero accordi migliori; …ora che sappiamo dai record ufficiali del suo periodo come First Lady che Clinton è stata il relatore principale ad una sessione a porte chiuse, dove 120 opinioniste donne sono state verbalmente vessate perché facessero pressioni sui loro rappresentanti al Congresso perché approvassero il NAFTA; ora che sappiamo dal servizio della ABC News sull’incontro che “i suoi interventi sono stati completamente a  favore del NAFTA” e che “non c’era possibilità di equivocare il suo supporto per il NAFTA a quel tempo”, … cosa dovremmo pensare ora della campagna di Clinton, nella quale afferma che non è mai stata a suo agio con il programma attivista del libero scambio, che è costato centinaia di migliaia di contratti sindacali agli Stati Uniti?”

Il giorno successivo, Jake Tapper, ABC, nel suo blog “Political Punch”, con il titolo “Dalla scrivania del fact-checker: La campagna di Clinton distorce Il meeting NAFTA di Clinton” ha scritto : “Ho parlato con  tre ex ufficiali dell’Amministrazione Clinton di cui ho fiducia, i quali mi dicono che l’allora First Lady era contraria all’idea di introdurre il NAFTA prima del sistema sanitario, ma che non aveva riserve in pubblico o nel privato sulla sostanza del NAFTA. Eppure la campagna di Clinton continua a diffondere il mito che lei fosse contraria al NAFTA”. Ha portato avanti questa menzogna anche dopo che era stata ripetutamente e sicuramente provata come tale.  

Di conseguenza: la sola reale differenza tra Hillary Clinton e Barak Obama è che Obama è un bugiardo molto più esperto di lei. Ed è la ragione per cui è arrivato dov’è ora. Lei probabilmente non ci riuscirà; è sempre la stessa incompetente, tanto oggi quanto ieri.  

Eric Zuesse
Fonte: www.countercurrents.org
Link: http://www.countercurrents.org/zuesse260415.htm

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di STELLA FUCCENECCO

LO STATO CORPORATIVO DI BENITO MUSSOLINI
L'applauso col quale ieri sera avete accolto la lettura della mia dichiarazione mi ha fatto domandare stamane se valeva la pena di fare un discorso per illustrare un documento che è andato direttamente alle vostre intelligenze, ha interpretato le vostre convinzioni ed ha toccato la vostra sensibilità rivoluzionaria.
Tuttavia può interessare di sapere attraverso quale ordine di meditazione, di pensiero, io sia giunto alla formulazione della dichiarazione di ieri sera. Ma prima di tutto voglio fare un elogio di questa assemblea e compiacermi delle discussioni che si sono svolte.
Solo dei deficienti possono stupirsi che si siano determinate delle divergenze e che siano apparse delle sfumature. Tutto questo è inevitabile vorrei dire necessario.
Armonia è armonia, la cacofonia è un'altra cosa.
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CARTA DEL LAVORO [21-22 aprile 1927]
approvata dal Gran Consiglio 
II. Il lavoro, sotto tutte le sue forme organizzative ed esecutive, intellettuali, tecniche, manuali è un dovere sociale. 
A questo titolo, e solo a questo titolo, è tutelato dallo Stato. Il complesso della produzione è unitario dal punto di vista nazionale; i suoi obiettivi sono unitari e si riassumono nel benessere dei singoli e nello sviluppo della potenza nazionale.
VII. Lo Stato corporativo considera l'iniziativa nel campo della produzione come lo strumento più efficace e più utile nell'interesse della Nazione.
L'organizzazione privata della produzione essendo una funzione di interesse nazionale, l'organizzatore dell'impresa è responsabile dell'indirizzo della produzione di fronte allo Stato. Dalla collaborazione delle forze produttive deriva fra esse reciprocità di diritti e di doveri. Il prestatore d'opera, tecnico, impiegato od operaio, è un collaboratore attivo dell'impresa economica la direzione della quale spetta al datore di lavoro che ne ha la responsabilità.

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