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sabato 5 dicembre 2020

Danilo Toninelli.

 

Quattro nostri colleghi eletti in Europa hanno deciso di lasciare il MoVimento 5 Stelle per ragioni di presunta coerenza che sarebbe venuta meno tra noi. Stanno commettendo un grande errore e non sono d'accordo con quanto sostengono.

Il M5S non sarà perfetto ma non si è mai piegato al Sistema politico-affaristico-mediatico che ha distrutto il Paese e che ancora lotta contro di noi.
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Alcune battaglie straordinarie le abbiamo vinte, altre no perché mancavano le condizioni per farlo.
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Siamo la forza politica più onesta e altruista di tutto lo scenario politico.

E lo siamo soprattutto grazie alle regole e ai principi che ci siamo dati. Dal taglio degli stipendi al dimettersi dalla carica in caso di uscita dal Movimento.

Su quest’ultimo nostro principio cardine spero che ci sia la coerenza di farlo. Perché fuori ci sono di certo quattro persone che non vedono l’ora di entrare al Parlamento Europeo per battagliare in favore dei cittadini sotto la bandiera del Movimento.
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Chi si ritira da questa lotta si faccia da parte.
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Altrimenti la più ovvia delle conclusioni è che a trasformarsi non sia stato il Movimento,
che continua ad essere baluardo contro le porcherie del passato,
ma chi ne esce mantenendo poltrona e super stipendio.
Tradendo un patto con gli elettori.

https://www.facebook.com/photo?fbid=1710002249181535&set=a.465946793587093

lunedì 3 agosto 2020

Un Ponte a 5 stelle. - Tommaso Merlo



La corsa per accaparrarsi i meriti del Ponte è iniziata da mo’. Ma se era per i vecchi partiti il Ponte di Genova lo avrebbero ricostruito i Benetton che all’inaugurazione si sarebbero seduti in prima fila col doppiopetto di sartoria e un ghigno in faccia. Pregustando i mega profitti e il pugno di mosche dei processi a loro carico. Andazzo italiano. Inconcludenti calvari giudiziari coi parenti delle vittime fuori dal tribunale con dei cartelli in mano e gli automobilisti a farsi spennare su una rete fatiscente. Come nulla fosse. In attesa del crollo successivo. Il solito andazzo. Delle stragi impunite. Della legge del più forte che coincide col più ricco. Ed invece questa volta è andata diversamente. Eccome se lo è. Il Ponte di Genova crollò a pochi mesi dal 4 marzo, una tornata elettorale anomala che portò alla nascita di un governo che Conte definì “populista” ma in senso buono e cioè al servizio del popolo dopo decenni in cui la politica s’inginocchiava davanti a potentati di ogni risma. Sembrava l’inizio di un nuovo paradigma. Un entusiasmo e una voglia di cambiamento che crollato il Ponte determinò un fatto storico. Il governo si schierò subito e con forza dalla parte dei cittadini. Ma non a chiacchiere. A fatti. Invece di nascondersi dietro al peloso garantismo, la politica si assunse le sue responsabilità. Escludendo i Benetton dalla ricostruzione e avviando la procedura per la revoca delle concessioni. Fu la determinazione del Movimento a portare al Modello Genova nonostante resistenze e allarmismi dei soliti uccellacci del malaugurio. Che perfino la Lega fosse dalla parte dei Benetton lo si è scoperto solo dopo. Non hanno mai avuto il coraggio di ammetterlo apertamente per paura di perdere voti. I cittadini avevano del resto innalzato il Ponte a simbolo del nuovo corso politico ignorando le ambizioni dell’ego selvatico di Salvini che un anno dopo mandò tutto all’aria. Un voltafaccia che riapriva le porte ai Benetton. Ma Salvini è solo un membro della foltissima tribù dei voltagabbana che scorrazzano per il Belpaese. E così quello che rimane della fu sinistra si decise a sporcarsi le mani con quegli impestati del Movimento facendo nascere un nuovo governo. Una fu sinistra che nel sottobosco lobbistico ci ha sguazzato per decenni collezionando perle preziose proprio come quella di regale le autostrade ai Benetton. Cambia comunque trama. Il coriaceo ministro Toninelli viene messo alla porta ed iniziano mesi di silenzi tombali e ritardi giurassici intorno alla bega autostradale. I corvacci del malaugurio gracchiano di goduria prefigurando l’ennesima sconfitta degli impestati a 5 stelle. Una seconda TAV e un pronto ritorno agli splendori del vecchio regime partitocratico. Melina, veti incrociati, perverso retroscemismo. Ma la fu sinistra è troppo molle. Col 4 marzo ha rischiato l’estinzione e non può permettersi di buttar via un’insperata opportunità di riscatto. A mettere fine al calvario ci pensa Giuseppe Conte salendo in cattedra e siglando un clamoroso e storico accordo. Le autostrade ritornano ai loro legittimi proprietari e cioè ai cittadini italiani in attesa che i responsabili del crollo paghino fino all’ultimo centesimo di responsabilità. Una vittoria dei cittadini, una vittoria della politica, una vittoria dello Stato e dell’interesse pubblico su quello privato, ma anche una innegabile vittoria degli impestati del Movimento. Una vittoria da ricordare. Con tutti i media e i soldi dalla sua parte, il vecchio regime partitocratico potrebbe riuscire a tornare in sella prima o poi. Ma comunque vada a finire, il Ponte a 5 stelle di Genova rimarrà lì, in piedi. A ricordare a tutti quanto sia dura la battaglia per il cambiamento, ma quanto alla fine valga la pena combatterla anche in un paese martoriato come il nostro.

https://repubblicaeuropea.com/2020/08/03/un-ponte-a-5-stelle/

sabato 4 luglio 2020

C'era una volta.. - Massimo Erbetti




C'era, anzi c'erano una volta...
In principio c'erano i dossier. Nel lontano 2013 e precisamente l'11 luglio, Antonio Di Pietro affermava che: "Esistono nel nostro Paese organizzazioni che costruiscono rapporti su personalità politiche e le vendono al miglior offerente. Un magma in cui ci sono anche persone vicine ai Servizi"..."Ho consegnato a vari uffici giudiziari, tra i quali l'antimafia, documenti, riscontri e prove dell'esistenza di strutture criminali che hanno il compito di costruire dossieraggi su personalità istituzionali e pubbliche in generale. Me compreso"... "Esistono organizzazioni che hanno agito e agiscono con una duplice strategia: vendere dossier al miglior offerente, oppure svolgere trattative con i diretti interessati".
Per cui a quel tempo, ma sicuramente anche oggi, a distanza di sette anni, ci sono organizzazioni che su commissione, o per interessi propri, possono distruggere un politico con dei dossieraggi. Lo stesso Di Pietro fu vittima di un linciaggio, che decretò la sua fine politica. Poi le cose cambiarono, nella politica nacque un nuovo movimento fatto di gente normale, che non aveva scheletri nell'armadio, non appartenente a quel mondo, difficile fare dossier, difficile trovare scheletri, difficile, troppo difficile, anzi impossibile.
Come aggirare questo scoglio? Cosa poteva fare quel sistema marcio per poter controllare, gestire, distruggere persone non ricattabili?
Facile, si mette in atto la macchina del fango...
Il "sistema" non si da certo per vinto...e cosa fa? Scredita, sminuisce, denigra... Di Maio? Bibitaro...come se aver fatto lo steward al San Paolo, fosse una cosa di cui vergognarsi, come se lavorare e vivere di un lavoro normale sia una colpa...ma il sistema, lo fa passare per tale. Ma Di Maio, non è l'unico ad aver subito la gogna mediatica, l'ultimo in ordine di tempo è stato Toninelli. L'altro giorno era seduto al bar e mentre beveva un caffè, un gruppo di persone gli si è avvicinato e con una tecnica ormai rodata, lo ha dapprima coinvolto in una discussione apparentemente pacifica: "le posso fare solo una domanda?"...questo modo gentile di fare, rende la persona oggetto della domanda più disponibile...poi però la semplice domanda, si trasforma in un'offesa, in insulti...Bibbiano..assassini...e varie amenità che ormai conosciamo bene grazie ai social...peccato però che quegli insulti e quelle modalità, venissero da un tizio tatuato, che guardacaso, si è scoperto poi fosse un gilet arancione...strano no? No, non è affatto strano, se non puoi ricattare, se non hai dossier per distruggere, devi necessariamente scendere ai livelli più bassi, utilizzando magari un lavoro umile fatto in precedenza, o come nel caso di Toninelli, farlo passare come un ignorante che perde la pazienza per una "semplice domanda".
Poi tanto ci pensano i media a reti unificate, a dare voce alla macchina del fango...beh vi dico una cosa: fin quando ci daranno dei bibitari o degli ignoranti vorrà dire che non hanno niente di meglio per ricattare e su cui costruire dossier, dimostrando, così, sempre di più, la loro miseria e bassezza umana.



https://www.facebook.com/massimo.erbetti/posts/10217828649013551

mercoledì 24 luglio 2019

Sono Fantocci Amari: contro la TAV ma per la Democrazia. - Beppe Grillo



di Beppe Grillo e il suo neurologo – Ci sono giornali che mi descrivono “furioso con Conte” ed “incapace di riconoscere il mio MoVimento”: l’ho addirittura “confidato a persone” che mi sono vicine.
Si chiamano “argomenti fantoccio”, le creature di menti fantasiose come un pacchetto di sottilette mezzo aperto. Funziona così: uno dice che i pomodori sono molto buoni, il fabbricatore di fantocci parla della recente notizia di un avvelenamento da pomodori in scatola, che ha fatto fuori un’intera famiglia. In questo modo i servetti non hanno negato/confutato la bontà dei pomodori però ne hanno immerdato l’anima. Questo è un argomento fantoccio, come quello che “Beppe Grillo è furioso con Conte” (non vorrei darmi l’importanza dei pomodori, sia chiaro).
La stessa TAV è un fantoccio dell’idea di futuro, ma non deve diventarlo la democrazia.
Il mondo sta passando di mano, stiamo diventando una proprietà delle multinazionali finanziarie. C’è l’ex presidente del fondo monetario internazionale a dirigere la banca che si è impossessata dell’Europa. Questo non significa che noi abbiamo smesso di essere una democrazia parlamentare. Credere che basti essere al governo, in tandem, per bloccare un processo demenziale come questo significa avere dimenticato che non siamo una repubblica presidenziale oppure una dittatura.
Tony Nelly è riuscito a fare miracoli per rendere meno disastroso l’impatto della piramide del terzo millennio ed il presidente Conte a tenere testa al Micron. Questo cambia il rapporto fra i costi (un dilagare di reazionarietà e negazionismo dei diritti dell’uomo… quello che deve lavorare per vivere) e benefici (il PIL sale anche costruendo piramidi).
Allora costruiamo la Piramide se lo decide il parlamento, il maledettissimo PIL salirà un pò, e non dovremo buttarci dentro architetti ed ingegneri dopo che avranno finito i lavori. Perché il senso di questa opera inutile lo abbiamo sotto gli occhi tutti quanti: evitare che il paese smotti ancora di più verso la paura.
Sono molto scontento della situazione che si è venuta a creare: saremo in Francia in un minuto e ci metteremo tre mesi a trovare una differenza, però, forse, avremo tolto di mano l’ennesimo pretesto ai fantocci dell’economia finanziaria.
Decida il parlamento, è la democrazia bellezze (teniamocela stretta)