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giovedì 22 novembre 2018

Manovra, la procedura di infrazione Ue nasce dall’eccesso di debito lasciato in eredità da Padoan.

Manovra, la procedura di infrazione Ue nasce dall’eccesso di debito lasciato in eredità da Padoan

La "grave inosservanza" della legge di Bilancio per quanto riguarda il deficit ha fatto sì che Bruxelles riaprisse il giudizio sul 2017, sospeso lo scorso 23 maggio. Quando la Commissione aveva avvertito della necessità di una correzione di oltre 5 miliardi già nel 2018 e di più di 10 per il 2019. Ora non sono più ritenute valide le scusanti riconosciute al governo Gentiloni.

La procedura di infrazione a cui l’Italia va incontro nei prossimi mesi scatterà perché la manovra per il 2019 firmata da Giovanni Tria viola in modo “particolarmente grave” le raccomandazioni europee sulla riduzione del disavanzo strutturale. Cioè la differenza tra le spese e le entrate dello Stato al netto dei fattori eccezionali. Ma, a ben guardare, questa inosservanza è solo il presupposto in base al quale Bruxelles ha alzato il cartellino giallo per una violazione del passato: il mancato rispetto del criterio del debito nel 2017. Nel mirino c’è dunque l’eredità del precedente titolare del Tesoro, Pier Carlo Padoanche andandosene da via XX Settembre ha lasciato un debito/pil al 131,2% e un “conto” da oltre 10 miliardi. La Commissione all’epoca aveva deciso di soprassedere: Roma stava portando avanti riforme in grado di migliorare la sostenibilità dei conti e aveva ottenuto flessibilità per eventi eccezionali, dal terremoto alla crisi dei rifugiati. Ora però, davanti alla scelta del governo gialloverde di presentare una finanziaria dichiaratamente non in linea con il Patto di stabilità, il giudizio è stato riaperto e il verdetto dei commissari (l’ultima parola spetta all’Ecofin) è stato di condanna.
A fine maggio la promozione con riserva – E’ lo stesso esecutivo comunitario a ricostruire tutte le tappe in maniera dettagliata nel rapporto pubblicato mercoledì. La premessa è che dopo l’uscita dalla precedente procedura per disavanzi eccessivi, nel 2013, l’Italia è stata graziata per tre anni dal rispetto del criterio del debito che impone, al netto di sconti legati a un ciclo economico negativo, di ridurre di un ventesimo all’anno la quota eccedente il 60% del pil. Il parametro è diventato applicabile nel 2016 e già quell’anno (governo Renzi) è stato registrato uno scostamento pari al 5,2% del pil. Che nel 2017 (Gentiloni) è salito al 6,6 per cento.
Il 23 maggio 2018, presentando il “pacchetto di primavera”, la Commissione ha rilevato che a prima vista l’Italia risultava “non conforme con il parametro per la riduzione del debito nel 2016 e nel 2017″. Quel giorno, una settimana prima dell’insediamento del governo Conte, Bruxelles spiegò che la relazione preparata ad hoc portava a concludere che il criterio dovesse “considerarsi soddisfatto tenuto conto di “tutti i fattori significativi e, in particolare, il rispetto da parte dell’Italia del braccio preventivo del patto”.
L’eredità di Padoan: buco da 5 miliardi nel 2018 e 10 miliardi nel 2019 – Tuttavia sottolineò anche che lo sforzo sui conti pubblici previsto dall’ultima manovra di Gentiloni e Padoan era “inadeguato”, che già nel 2018 era necessario “uno sforzo strutturale di bilancio pari almeno allo 0,3% del pil” e per il 2019 era richiesta una correzione pari allo 0,6% del pil, oltre 10 miliardi. Il giudizio definitivo fu rinviato. “In Italia è in corso il processo di formazione del governo, parleremo con il nuovo governo al momento giusto”, spiegò il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici.






      “Marcia indietro sulle riforme e aumento del disavanzo: riapriamo il giudizio” – Da maggio a oggi, però, il quadro è cambiato: “L’inosservanza particolarmente grave rilevata dalla Commissione della raccomandazione indirizzata all’Italia dal Consiglio il 13 luglio 2018”, riassume il rapporto, “rappresenta una modifica sostanziale dei fattori significativi analizzati il 23 maggio 2018, che impone un riesame del giudizio della Commissione”. Tra i fattori significativi di cui Bruxelles tiene conto nel preparare le sue pagelle ci sono infatti l’impegno a raggiungere “l’obiettivo di medio termine” (cioè a ridurre il deficit strutturale), le sempreverdi “riforme strutturali” che aumentano la sostenibilità del debito e le eventuali “condizioni macroeconomiche sfavorevoli”, in particolare la bassa inflazione, che possono ostacolare la riduzione del debito/pil e rendere particolarmente difficile il rispetto del patto di stabilità. Su tutti e tre i fronti l’Italia, agli occhi di Bruxelles, non ha scuse. Le condizioni macroeconomiche, vista la “crescita del pil nominale superiore al 2% dal 2016″, non sono più una attenuante. La legge di Bilancio “fa marcia indietro rispetto alle riforme strutturali attuate in passato, rischia di scoraggiare il rispetto degli obblighi fiscaliaumenta la pressione fiscale sulle imprese a livello aggregato e potrebbe ridurre l’offerta di credito a causa di condizioni di finanziamento più sfavorevoli per le banche dovute ai maggiori rendimenti del debito sovrano”.
Infine, per quanto riguarda il 2018 l’aggiustamento di bilancio risulta “non adeguato” visto che il nuovo governo non ha fatto la manovra correttiva dello 0,3% ritenuta necessaria sei mesi fa per rimediare al buco lasciato da Padoan. E per il 2019 come è noto è stata rilevata una “inosservanza particolarmente grave” visto che la manovra, oltre a non contenere misure “efficaci per affrontare né la fiacca crescita potenziale dell’Italia, né la persistente stagnazione della produttività, “prevede un deterioramento del saldo strutturale (ricalcolato) dell’Italia pari allo 0,9 % del pil”. Conclusione che resterebbe invariata anche se “si sottraesse l’incidenza sul bilancio (circa 0,2% del pil) del programma di manutenzione straordinaria della rete viaria e di collegamenti successivo al crollo del ponte Morandi di Genova e di un piano di prevenzione volto a limitare i rischi idrogeologici a seguito di condizioni meteorologiche avverse”.
La procedura per la violazione sul 2017 e gli altri rischi – Per tutti questi motivi il giudizio finale sul rispetto del criterio del debito nel 2017 viene rivisto e la Commissione ora raccomanda una procedura per disavanzo eccessivo. Aggiungendo peraltro che si tratta solo del primo passo perché “sulla base sia dei piani del governo che delle previsioni d’autunno 2018, è da prevedere che l’Italia non riuscirà a rispettare il parametro di riferimento per la riduzione del debito né nel 2018 (scostamento rispettivamente del 3,7% del pil) né nel 2019 (scostamento rispettivamente del 3,6% del pil)”.
Fonte: ilfattoquotidiano del 22 nov. 2018

martedì 13 maggio 2014

IL PARTITO IPNOCRATICO DI MASSA. - Francesco Carraro



Avviso ai naviganti. Questo è un messaggio per chi è iscritto, a sua insaputa, al Partito Ipnocratico di Massa. Per appurare se hai la tessera, controlla se sei sotto ipnosi senza saperlo. Osserva i sintomi. Hai intenzione di votare Pd alle prossime elezioni Europee (o uno qualsiasi dei partiti del nuovo arco costituzionale del sonno, Forza Italia e Nuovo Centro Destra compresi)? Hai preso parte alle primarie democratiche? Sei iscritto a un club Forza Silvio? Sei convinto che Renzi sia l’ultima (buona) occasione per l’Italia di uscire dal pantano? Se hai risposto di sì ad almeno una delle precedenti domande la diagnosi è confermata. Ciò che stai per leggere potrebbe svegliarti per cui prosegui solo se ti consideri pronto. Anzi, leggi lo stesso. Alla fine del pezzo ti riaddormenterò di nuovo e non ricorderai più nulla.  Qualcuno ha detto che è meglio illudersi da ignoranti che disperarsi da consapevoli, quindi, forse, dormire è la ricetta giusta. Ecco un buon vademecum da portarsi in cabina elettorale.

L’Unione Europea è una costruzione intrinsecamente anti democratica. Nessuno dei suoi organi muniti di prerogative sovrane è elettivo. Non la Commissione europea che ha il potere di iniziativa legislativa cioè di proporre le leggi che  tu subirai. Non il Consiglio Europeo che definisce orientamenti e priorità generali della Ue. 

Non il Consiglio dell’Unione Europea che approva le leggi che la Commissione fa e a cui tu obbedisci. 

C’è il Parlamento, obietterai, da europeista dormiente quale sei. Certo, ma non ha funzioni legislative e non ha alcun reale potere a parte fungere da foglia di fico, ogni cinque anni, per far credere ai cittadini di contare ancora qualcosa con la farsa delle elezioni. Ma il lato veramente liberticida di tutta la faccenda è la composizione della Commissione. E’ l’organo più potente, fa le leggi, gestisce il bilancio, vigila sull’applicazione del diritto comunitario, bacchetta gli stati membri se non fanno i compiti per casa, può infliggergli sanzioni e le sue decisioni sono vincolanti (en passant,  rappresenta pure l’Europa nel mondo). 

Tu, europeista addormentato nel bosco, oltre a non sapere che la Commissione non è elettiva (i tuoi leader si sono sempre dimenticati di dirtelo) non sai neppure da quanti membri sia composta questa nomenklatura. Ventotto. Incredibile vero? Meno di trenta persone non elette che fanno e disfano le sorti di trecento milioni di persone. Non è finita. La Commissione si riunisce una volta alla settimana, le sue riunioni non sono pubbliche e le sue decisioni hanno carattere riservato. I piccoli chimici che si son dilettati a generare in provetta la Ue ne han fatte anche di peggio. Tipo concepire un sistema che privava gli stati sovrani di una loro banca con cui fare politiche sociali tramite la spesa pubblica e attribuirne le funzioni a una banca centrale che non può rifornire di denaro gli stati. 

Geniale, non trovi? E gli  stati son diventati succubi dei mercati. Et voilà monsieur lo spread! Così facendo han violato una caterva di articoli di quella costituzione per la quale i tuoi nonni son morti in montagna. Dal primo (per cui la sovranità appartiene al popolo) al  trentottesimo (tutela dei lavoratori) al quarantunesimo (per cui l’attività economica non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale). Benvenuto nel futuro, dove vigono regole diametralmente opposte: competitività, flessibilità, mercati, in primis, poi, se resta tempo e spazio, politica e democrazia. Ora, lo so bene, caro elettore del P.I.M., che sembra una roba da regime, ma così da regime che se te l’avessero detto prima e ad alta voce li avresti appesi a testa in giù da qualche parte.  E infatti lo è, solo che le tue guide te l’han fatta sotto il naso mentre eri distratto a guardare la telenovela ‘Berlusconi contro Occhetto’ e i sequel ‘Berlusconi contro Rutelli’, ‘Berlusconi contro Veltroni’, ‘Berlusconi contro Bersani’. Poi, quando l’opera al nero è stata completata han rottamato tutti i primattori e le comparse  del tragicomico ventennio che abbiamo alle spalle: destra e sinistra, il  partito della libertà e la classe dirigente del partito democratico, le province e il senato.  Ora che abbiamo trovato il cadavere (la repubblica democratica e sovrana) non resta che chiedersi se qualcuno è stato corrivo con l’assassino. Purtroppo, caro elettore del P.I.M., la risposta è affermativa. 

Avevi un pantheon di eroi che si chiamavano De Gasperi e Togliatti, Dossetti e Nenni, Moro e Berlinguer? Bene, gli epigoni dei tuoi miti di bambino, quell’accozzaglia di acronimi che la storia ha già digerito ed evacuato (pds, ds, fi, ppi, ccd, udc, pdl, pd, ncd)  sono stati il cavallo di troia che ti ha portato in casa la Merkel, Barroso e Van Rompuy. Quindi significa che c’è un disegno? Certo che sì. La sinistra post comunista e la destra post democristiana, sostenitrici accorate (e unificate) dell’ingresso dell’Italia nell’Ue, sono state il grimaldello  per consegnare il nostro paese a un futuro tecnocratico, ademocratico, oligarchico (cioè il presente in cui viviamo). Vuoi la pistola fumante? Vai a rileggere il rapporto redatto nel 1975 da Michel Crouzier, Samuel Huntington e Joi Watanuki per conto della Commissione Trilaterale dove, tra l’altro, si scriveva: “Il funzionamento efficace di un sistema democratico necessita di un livello di apatia da parte di individui e gruppi. 

In passato ogni società democratica ha avuto una popolazione di dimensioni variabili che stava ai margini, che non partecipava alla politica. Ciò è intrinsecamente anti-democratico, ma è stato anche uno dei fattori che ha permesso alla democrazia di funzionare bene. (…) Curare la democrazia con ancor più democrazia è come aggiungere benzina al fuoco”. Adesso andiamo a citare alcuni dei padri nobili de sinistra e de destra che preconizzarono il sol dell’avvenire da cui ora ti ritrovi ustionato. Jean Claude Juncker (ex presidente dell’Eurogruppo), il 21 dicembre 1999, a Der Spiegel, sul modus operandi della Commissione Europea: «Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere cosa succede. Se non provoca proteste né rivolte, perché la maggior parte della gente non capisce niente di cosa é stato deciso, andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno». 

Romano Prodi, il 4 dicembre 2001, al Financial Times: «Sono sicuro che l’euro ci costringerà a introdurre un nuovo insieme di strumenti di politica economica. Proporli adesso è politicamente impossibile, ma un bel giorno ci sarà una crisi e si creeranno i nuovi strumenti». 

Jacques Attali (uno dei padri fondatori dell’Unione Europea e dei trattati europei), il 24 gennaio 2011, all’università partecipativa: «Abbiamo minuziosamente “dimenticato” di includere l’articolo per uscire da Maastricht. In primo luogo, tutti coloro, e io ho il privilegio di averne fatto parte, che hanno partecipato alla stesura delle prime bozze del trattato di Maastricht, hanno… o meglio ci siamo incoraggiati a fare in modo che uscirne sia impossibile. Abbiamo attentamente “dimenticato” di scrivere l’articolo che permetta di uscirne. Non è stato molto democratico, naturalmente, ma è stata un’ottima garanzia per rendere le cose più difficili, per costringerci ad andare avanti». Helmuth Kohl, il 9 aprile 2013, al Telegraph sull’ingresso nell’euro da parte della Germania: «Sapevo che non avrei mai potuto vincere un referendum in Germania. Avremmo perso il referendum sull’introduzione dell’euro. 

Questo è abbastanza chiaro. Avrei perso sette a tre. Nel caso dell’euro, sono stato come un dittatore». Ecco, caro elettore del Partito Ipnocratico di Massa, chi sono i paladini  cui darai, tra poco, il tuo voto. Ora che lo sai, rilassati, inspira, espira, inspira, espira, inspira, espira. Tutto ciò che hai letto è solo un brutto sogno. Conta da ventuno a zero, piano piano. Ninna nanna ninna oh, questo Mostro a chi lo do? Leggi i manifesti del Pd, ascolta un sermone di Renzi, sparati un monito di Napolitano. 
Fatto. Ora puoi tornare a dormire. 

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=13359

venerdì 11 aprile 2014

COLPO DI MANO A BRUXELLES: GRAVISSIMO VOLTAFACCIA DELLA COMMISSIONE EUROPEA SULLE POLITICHE ENERGETICHE. UN APPELLO A TUTTI I CANDIDATI ALLE EUROPEE CON UNA COSCIENZA AMBIENTALE. - Angelo Consoli

 
Il mio incontro a Roma con la Commissaria Europea
al Clima, la danese Connie Hedegaard

Era nell'aria, e ... zac! è successo. 

La Commissaria Europea al Clima Connie Hedegaard me l'aveva quasi detto quando è venuta a Roma a febbraio scorso, e infatti da quell'incontro uscii abbastanza perplesso tanto che scrissi questo post (che alla luce di quello che è successo oggi assume un nuovo significato)

"Contrordine compagni! Su energia, clima e ambiente abbiamo scherzato per otto anni, adesso la ricreazione è finita e si ritorna a un sano realismo fossile. Fra un po' anche nucleare, tranquilli! Così i gruppi finanziari che fanno soldi sulla nostra pelle e sulla nostra salute saranno contenti!"

Oggi la Commissione Europea con un inatteso colpo di mano da parte del Commissario alla Concorrenza, lo spagnolo Joaquìn Almùnia, ha praticamente cancellato otto anni di politiche energetiche virtuose e, cedendo alle lobby dell'energia, ha  approvato le sue nuove "linee guida" sulle deroghe possibili al divieto generale di aiuti di Stato nel settore dell'energia (*). 

Un'interpretazione delle regole di concorrenza che in realtà si traduce in una vera e propria decisione politica, che avrà conseguenze gravi sull'intero sistema Ue di promozione e sostegno pubblico delle fonti rinnovabili, spostando quasi completamente sulle spalle dei consumatori i costi della transizione energetica, come rilevato in un articolo comparso oggi su "La Stampa" (**)

Tutte le grandi industrie energivore vengono esentate retroattivamente dal contribuire agli incentivi per le rinnovabili che vengono praticamente cancellati mentre non vengono minimamente toccati i molto più corposi incentivi alle fonti fossili ormai pari al 2,5 % del PIL mondiale - vedi (***) 

Inoltre sarà anche possibile finanziare con fondi pubblici i cosiddetti "capacity mechanisms", vere e proprie sovvenzioni ai monopoli dell'energia fossile erogati con la scusa del pagamento della riserva di capacità installata per garantire un "back-up"  in caso di emergenza e in realtà compensati per aver sbagliato investimenti ed essere stati messi in crisi dal... sole! 
In pratica il famoso "capacity payment" approvato molto timidamente  dal governo Monti e reclamato a gran voce da Sorgenia con l'avvicendamento Letta/Renzi per salvarsi dai suoi cattivi investimenti nel fossile (cosa della quale si è occupato Sergio Rizzo in prima pagina sul Corriere della Sera del 2 marzo scorso).

E comunque questo colpo di mano a un osservatore attento, tanto inatteso non doveva essere. 

IL GRUPPO "MAGRITTE"

Le prime avvisaglie si erano avute a maggio 2013 quando i principali monopoli fossili d'Europa, dopo la pubblicazione della Comunicazione della Commissione sugli obiettivi energetici di medio periodo (cioè al 2030 - Vedi link 1 in fondo al post), costituirono un gruppo di lobby per attaccare le rinnovabili. Il gruppo venne immaginificamente chiamato "Magritte" E infatti surrealiste sono le loro richieste: stroncare le rinnovabili perchè mettono in crisi economicamente il loro modello di produzione elettrica basata sui fossili (nella loro "neolingua" loro la chiamano "stabilità del sistema termoelettrico" così chiunque si azzardi a criticarlo potrà essere preso per un pericoloso terrorista che vuole destabilizzare il sistema termoelettrico...  (vedi link numero 2 in fondo al post).

Ma qualcuno storce il naso,  alcune industrie della Green economy, creano il gruppo delle "progressive energy companies" a sostegno di una più ambiziosa politica climatica e energetica Europea. (vedi link numero 3 in fondo al post), denunciando che non di stabilità del "sistema termoelettrico" si tratta ma di stabilità di un business model basato sulle fonti fossili e concentrate messo in crisi dalla più conveniente e abbondante energia solare (vedi link 4 in fondo al post). 
 
A quel punto i "fossilisti" cambiano strategia  e non parlano più di stabilità del sistema termoelettrico ma di "avenire énergétique de l'Europe" (vedi link nr 5 in fondo al post).

I tempi sono maturi per sferrare la più grande controffensiva  mediatica giusto il 19 marzo, il giorno prima del Consiglio Europeo del 20 e 21 marzo scorso (quello che Renzi confuse con il Consiglio d'Europa facendo ridere mezzo mondo), avanzando un pacchetto di 9 punti fra cui la detassazione dei settori industriali più energivori, incoraggiandoli a servirsi di energia fossile praticamente gratis (tanto per loro pagheranno i cittadini e i consumatori, che non hanno lobby capaci di scrivere le regole nella Commissione Europea), l'eliminazione degli incentivi alle rinnovabili, la legalizzazione del capacity payment (su cui pendeva un sospetto di illegittimità ai sensi della legislazione sugli aiuti di Stato alle imprese private, oggi "sanato"con questa pazzesca decisione (si veda il link nr 6 alla fine del post).

Le richieste del gruppo Magritte vengono oggi esaudite con una decisione in forte odore di illegittimità sotto molti profili. 

Vediamo meglio:
le "linee guida", presentate oggi  non sono misure legislative, non devono essere approvate in co-decisione dal Parlamento europeo (che rappresenta i cittadini) e dal Consiglio Ue, (che rappresenta i governi), e non possono dunque essere emendate. 
Sono elaborate, approvate e applicate immediatamente dalla Commissione, in quanto Autorità antitrust europea indipendente. Eppure, le decisioni prese oggi potrebbero cambiare in profondità la politica energetica, ambientale e climatica dell'Ue, che era stata stabilita con il pacchetto 20/20/20 del 2007/2008.
  
La Corte Europea di Giustizia del Lussemburgo
Si tratta di una surrogazione indebita della tecnocrazia al potere legislativo per cui un parlamento europeo guidato da un Presidente conscio delle sue prerogative dovrebbe immediatamente consultare il servizio giuridico per valutare la possibilità di un ricorso alla corte Europea di Giustizia del Lussemburgo. 

L'esenzione parziale o, in certi casi, perfino totale, dal pagamento della parte delle fatture elettriche dovuta al sostegno alle rinnovabili potrà riguadare un numero imprecisato di comparti industriali, quali: attività minerarie, trasformazione di alimenti e bevande, attività manifatturiere riguardanti tessili, cuoio, legno, carta, farmaceutici, plastica, vetro, ceramica, alluminio, rame a altri metalli, batterie e accumulatori, cemento, elettronica, fertilizzanti, chimica e raffinerie, petrolio e gas, combustibili nucleari. Tutti settori che non possono essere lasciati in una specie di zona franca rispetto alla strategia energetica europea, pena il suo svuotamento totale.
Infatti, come hanno ammesso proprio oggi fonti qualificate della stessa Commissione europea, aumenterà in modo rilevante la fattura da pagare per i consumatori, che dovranno compensare di tasca loro il mancato contributo alle energie rinnovabili delle industrie più inquinanti, più consumatrici di energia e più responsabili di emissioni di gas a effetto serra. 
E saranno penalizzate, paradossalmente, le industrie con le più alte performance di efficienza energetica, quelle che hanno investito di più in questo campo, che non potranno godere delle esenzioni (a meno di non essere fortemente esposte alla concorrenza internazionale).  Tutto questo rappresenta una inversione di tendenza di una strategia virtuosa e sostenibilie iniziata otto anni fa con il 20 20 20 durante la presidenza tedesca, e questa strategia non può essere rimessa in discussione con una decisione di oscuri tecnocrati, ma deve essere sottoposta a revisione, secondo lo stesso processo legislativo che l'ha stabilita.
Anche questo è sicuramente da valutarsi come oggetto di ricorso giurisdizionale.


Joaquìn Almùnia
Guenter Oettinger
Infine il Commissario Almùnia,  opera una  sostanziale    armonizzazione dei diversi sistemi nazionali di sostegno alle rinnovabili (cosa che non gli compete come responsabile dell'Antitrust Europeo) con decisioni relative alla quantità, qualità e modalità di erogazione degli incentivi, che si prevede vengano addirittura messi all'asta  tramite "competitive bidding processes"e non più  concessi a chiunque ne faccia richiesta. 
Ora, a parte che così gli incentivi alle rinnovabili diventano una lotteria, è del tutto evidente che qui siamo in violazione delle regole che separano le competenze fra diversi Commissari europei e c'è da aspettarsi (o da esigere) che il Commissario all'Energia Oettinger faccia valere le sue prerogative, visto che contro il "capacity mechanism" aveva preso posizione! (al riguardo si può approfondire leggendo il mio post sulla comunicazione da lui presentata a Novembre 2012 sul funzionamento del mercato dell'energia e potrete trovare al nr 7 in fondo alla pagina). 

ANCORA UNA VOLTA SI IMPONGONO REGOLE FAVOREVOLI AI TEDESCHI
Ma non c'è da sperarci. Infatti il colpo di mano dello spagnolo, cava le castagne dal fuoco al tedesco. Nel caso specifico, le esenzioni dal divieto di aiuto di Stato sono state oggetto di un negoziato serrato, durato due anni, fra la Commissione e in particolare il governo tedesco, con la sostanziale esclusione degli altri e la totale assenza del Parlamento europeo. 
Il risultato finale è che gli aiuti di Stato che la Germania ha fornito - contro le norme Ue - a gran parte delle sue industrie, alleggerendo la loro fattura energetica, non solo non verranno sanzionati in futuro, ma sono stati condonati retroattivamente. 
E quel tipo di esenzioni sarà ora esteso a tutti gli altri Stati membri, che finora avevano rispettato le normative Ue, non aiutando le proprie imprese e penalizzandole rispetto a quelle tedesche.  

Gli aiuti di Stato ora permessi in questo settore sono una possibilità, non un obbligo per gli Stati membri, ma è chiaro che pochi paesi lasceranno le proprie industrie esposte al "dumping energetico" dei paesi vicini, e tutti si affretteranno a uniformarsi al sistema tedesco. Proprio quando invece si sta raggiungendo la grid parity nei paesi del Sud dell'Europa con grande scorno dei monopoli fossili del nord Europa.

Tutto questo rappresenta un gravissimo, ribaltamento della politica Ue a colpi di decisioni insidacabili dei tecnocrati della Direzione Concorrenza della Commissione, dettate dalle lobby.
Infatti è chiaro che il Commissario alla Concorrenza è andato molto al di là di una pura interpretazione delle norme sulla concorrenza (del resto quando lo abbiamo incontrato con Rifkin nel 2007, non ha fatto altro che lamentarsi del costo eccessivo delle rinnovabili, un mantra tipico delle lobby dei fossili che evidentemente già da allora -era il 2007-  lo "imbeccavano").

Perchè questa accelerazione proprio adesso? Forse le lobby fossili a Bruxelles si sono rese conto che il vento sta cambiando, e che dopo queste elezioni europee potrebbero non avere più una Commissione di "camerieri" (socialisti compresi) pronti a esaudire ogni loro desiderio, e allora hanno preferito forzare la mano subito, sperando di farla franca e e di poter imporre questo  scandaloso abuso di potere contro lo stato di diritto e le regole della democrazia Europea. 
La Commissione non puo' arrogarsi il diritto di cambiare la politica Ue sulle rinnovabili con una decisione di mera interpretazione dei Trattati.

RICAPITOLANDO
1  - L'Antitrust della Commissione Europea, eccedendo i suoi poteri, entra d'imperio a gamba tesa nelle strategie energetiche europee, capovolgendole, e adotta un atteggiamento estremamente permissivo verso le fossili e il nucleare e estremamente punitivo verso le rinnovabili

2  - I  tedeschi hanno violato per tre anni le norme sugli aiuti di Stato, gli altri non lo hanno fatto, e si premiano i tedeschi con una decisione retroattiva!!!

3 - Mentre quelli che  hanno creduto nella strategia Ue e hanno investito nelle rinnovabili e nell'efficienza energetica vengono penalizzati, quelli che non ci hanno creduto, e hanno investito nel gas, sbagliando tutto, tanto che ora sono in sovraccapacità produttiva e sono costretti a mendicare un "aiutino" pubblico per compensare le perdite economiche dovute esclusivamente a loro scelte industriali miopi e sbagliate, vengono invece  premiati 
(Vale la pena di ricordare che questo è esattamente il caso di Sorgenia a cui la legalizzazione del "capacity mechanism" sembrerà una manna dal cielo).

4  - Le esenzioni delle grandi industrie energivore dal contributo al finanziamento delle rinnovabili, sono esattamente il contrario di quello che si dovrebbe fare, e provocheranno un aumento notevole delle bollette per i consumatori. 

5  - A quel punto i monopoli energetici avranno buon gioco nel dire che l'energia rinnovabile  costa troppo ai consumatori e insisteranno per  togliere definitivamente gli incentivi. Nel frattempo, le industrie sono comunque esentate, le utilities ricevono i sussidi per le riserve di capacità (centrali a gas) e magari si riesce anche a ottenere dei sussidi per promuovere nucleare e gas per raggiungere le riduzioni di emissioni che (si affermerà) non si possono più raggiungere con le rinnovabili.

Le esternazioni "fossili" del Ministro Guidi
6 - Così i  monopoli energetici continueranno a spremere il limone dei fossili e a fare profitti stratosferici sulla pelle e la salute dei cittadini europei che continueranno allegramente ad ammalarsi e a morire a centinaia di migliaia, la Germania non sarà più costretta a farsi rimborsare dalle proprie imprese centinaia di milioni  di euro di aiuti di stato improvvidamente concessi, e legalizzati retroattivamente da una Commissione generosa a senso unico.

7 - A questo punto il cerchio si chiude. E si capiscono meglio le uscite del Ministro Guidi di questi ultimi giorni. 

CONCLUSIONI
Ci sarà qualcuno a Bruxelles o al Lussemburgo, che si renderà conto della violazione bella e buona allo stato diritto perpetrata con questa decisione che confonde di tutto, aiuti di stato e incentivi alle rinnovabili,  decisioni tecniche (di competenza della DG Concorrenza)  e decisioni di armonizzazione normativa (di competenza del potere legislativo, cioè del Consiglio e del Parlamento)? 
Ci saranno associazioni di consumatori, o  ambientaliste,  o sindacati, o imprese straniere sfavorite dagli aiuti di Stato alle imprese tedesche che si faranno sentire? 

E soprattutto,  i candidati italiani alle elezioni europee che ne pensano di questa invasione di campo dell'organo legislativo al quale ambiscono, da parte di un potere tecnocratico non eletto da nessuno? 
Trovano tutto normale? 
O hanno intenzione di battere un colpo?