Funziona così: due esponenti di sinistra della maggioranza, Matteo Orfini (Pd) e Nicola Fratoianni (LeU) firmano, con una pattuglia di sodali, un emendamento alla manovra per l’introduzione della patrimoniale. L’idea, leggiamo, è di “eliminare l’Imu e introdurre un prelievo progressivo che intervenga sui patrimoni dei super-ricchi per finanziare la spesa sociale”. Trattasi di proposta destinata all’oblio, perché dargli spago significherebbe per il governo suicidarsi. Aspetto che sicuramente non sfugge a politici navigati come Orfini e Fratoianni, talché esiste il fondato motivo che la loro sia più che altro una provocazione per riconquistare i titoli dei giornali dopo lunga astinenza. Naturalmente, si tratta di autentica leccornia servita su un piatto d’argento a quella destra con il sangue agli occhi e la bava alla bocca, che difatti reagisce da par suo. Matteo Salvini: “Il solo pensare di tassare ora chi ha casa e risparmi è da arresto immediato”. Apertura di Libero: “La patrimoniale è una rapina. Il governo fa debiti e noi li paghiamo”. Apertura de il Giornale: “Patrimoniale. Mettono le tasse e nascondono la mano”. La Verità: “La tosatura del ceto medio è in arrivo”.
Reazioni legittime, esattamente come la provocazione iniziale, due visioni opposte che si sfidano intorno a un tema sensibile di forte impatto sociale. Infatti, anche l’economista Alessandro De Nicola si scatena sulla Stampa accusando la sinistra socialista di proporre balzelli, poiché “prigioniera della sua demonologia e voglia solo di far piangere – per dirla alla Vecchioni – ‘i ricchi signori che mangian le stelle distesi sui prati delle loro ville’”. Toni da vigilia di una nuova Rivoluzione d’Ottobre (anzi di dicembre) che creano qualche comprensibile preoccupazione tra i risparmiatori. Chi non ha molta pratica di sinistra Pd e LeU (capita), chi non si abbevera al cazzeggio retroscenista dei giornali (capita) chiede lumi presso la banche di riferimento, non senza qualche apprensione per il conto corrente. Nessuno ne sa niente e tutti cadono dal pero. Insomma, molto rumore per nulla (ma quello almeno era Shakespeare, e non Orfini e Fratoianni).