Visualizzazione post con etichetta grazia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta grazia. Mostra tutti i post

sabato 4 luglio 2020

B. & il giudice: obiettivo grazia. “Parliamone a Napolitano” Le mosse di Silvio sul Colle. - Gianni Barbacetto

B. & il giudice: obiettivo grazia. “Parliamone a Napolitano” Le mosse di Silvio sul Colle

Agganciare direttamente Giorgio Napolitano – tramite un consigliere giuridico del Colle – per riaffrontare il tema della grazia. È una delle strategie che, il 6 febbraio 2014, Silvio Berlusconi pensa di mettere in campo dopo la batosta della condanna in Cassazione nel 2013 a quattro anni per frode fiscale e la decadenza da senatore. Di questo parla con Amedeo Franco, giudice relatore di quello stesso verdetto che poi davanti a Berlusconi ha rinnegato. Quel giorno la conversazione tra i due, come è noto, viene registrata ed è stata poi depositata dalla difesa dell’ex presidente del Consiglio nel ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Alcune frasi – quelle in cui Franco parla di “plotone d’esecuzione” e di sentenza “porcheria” – sono state già pubblicate. Altre no. Come quelle in cui Berlusconi parla con il giudice della grazia: richiesta che al Colle non arriverà mai.
Nella conversazione del 6 febbraio di sei anni fa, quindi, il giudice Franco (deceduto lo scorso anno) si mostra disponibile a lavorare per il riscatto di Berlusconi. “Bisognerebbe trovare un modo – dice – in cui sia efficace questa, perché a me non è che mi dispiacerebbe sollevarmi la coscienza e dire: ‘Io ho fatto, ho accettato di fare questa cosa perché è un modo per esprimere la mia solidarietà al presidente Berlusconi (…) perché a mio avviso… come si sono svolte le vicende, ma a mio parere è stato trattato ingiustamente e ha subìto una grave ingiustizia’”. “Però – aggiunge Franco – che si faccia una lettera… bisogna pensare il modo, perché se si fa una lettera al presidente della Repubblica, noi soprattutto se è segreta, secondo me non va bene”. Berlusconi interviene: “E chiedergli un incontro?”. E Franco: “E che gli dico? Io posso andare non da lui, posso andare da Lupo in qualsiasi momento, dico di ricevermi, ma non serve a niente”.
Il Lupo citato potrebbe essere Ernesto Lupo, presidente di Cassazione dal 2010 al 2013, che lascia il posto pochi mesi prima della condanna di Berlusconi. Poi diventa consigliere per gli Affari di giustizia al Quirinale, con Giorgio Napolitano presidente. Su Lupo il discorso torna più volte. Franco dice di avergli parlato della sentenza che, dopo aver firmato, rinnega. Circostanza questa che Lupo, in un’intervista al Corriere della Sera, ha già spiegato: “La camera di consiglio è segreta. Sarebbe stata una scorrettezza grave per lui violare quel segreto e anche per me se lo avessi indotto a farlo. (…) Per questo cambiavo argomento e tornavo sul motivo delle chiamate ripetute: la sua promozione. Non per sviare”.
Parlando dunque di Lupo, Franco ribadisce: “Io gli stavo dicendo che la sentenza faceva schifo, ecc ecc. Ho cominciato a dirglielo e ha cambiato subito opinione, ha chiuso il discorso. Ma lo sa, figurarsi…”. E Berlusconi: “Però aveva capito?”. “Sì che aveva capito – risponde il giudice – ma non è diciamo che c’ho molta confidenza con lui… non è che… mi posso permettere di dirglielo apertamente. Casomai ritorno al Quirinale, ci devo parlare per quell’altra questione, ci vado… ritorno al Quirinale, glielo dico (…) in via riservata”. “Va bene, ci pensi un po’, lei veda un po’”, conclude Berlusconi. Che poco dopo, durante la stessa conversazione, torna alla carica sul tema della grazia: “L’unico modo – dice l’ex premier – potrebbe essere questo, che lei telefoni a Lupo e gli dice (…) ‘Guarda, io ho un peso sulla coscienza, siccome so che adesso c’è il fatto grazia sì, grazia no per Berlusconi, vorrei venire a dire…’”.
Sentito dal Fatto, Ernesto Lupo smentisce nettamente: mai il giudice Franco gli ha parlato della grazia per Berlusconi. Insomma quella dell’ex presidente del Consiglio rimase una intenzione non realizzata, con Franco come pedina per provare ad arrivare al Colle. Ma Napolitano aveva già messo i suoi paletti: il 13 agosto 2013 aveva fatto sapere che non c’erano le condizioni per la grazia.

giovedì 12 settembre 2013

Abu Omar, Lady chiede grazia a Napolitano: "Italia sapeva".





L'ex agente della Cia condannato per il sequestro dell'egiziano Abu Omar ha scritto una lettera al presidente della Repubblica chiamando in causa membri del governo italiano che avrebbero collaborato.


ROMA - Bob Lady, l'ex agente della Cia condannato per il sequestro dell'imam egiziano Abu Omar avvenuto a Milano nel febbraio 2003, ha scritto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per chiedere la grazia.

A renderlo noto è stato ieri sera il corriere.it che ha ricevuto una copia della lettera inviata da Lady al capo dello Stato.  Nella missiva, l'ex agente Cia chiama in causa "alti membri del governo italiano" che avrebbero collaborato con gli Usa.

Scrivendo al Quirinale, Lady sottolinea la sua azione antiterrorismo in collaborazione con le forze di polizia italiane e ricorda che "milioni di dollari" erano garantiti dagli Usa all'Italia per contrastare al Qaeda: cooperazione che ha permesso di "fermare molti piani terroristici".

L'attività, sottolinea l'ex agente Cia, era "agli ordini dei funzionari Usa" ma "in collaborazione con alti membri del governo italiano".

Sulla decisione di sottrarsi alla giustizia italiana, Lady si giustifica affermando che sarebbe stato altrimenti costretto a svelare importanti segreti: "Ho avuto accesso a informazioni confidenziali del governo italiano a seguito della mia attività di collaborazione con i servizi. Per montare una difesa adeguata avrei dovuto violare sia le leggi degli Stati Uniti che quelle dell'Italia. Non ero allora e non sono adesso disposto a farlo".

Chiedendo la grazia a Napolitano, l'ex agente Cia fa un parallelo con la vicenda dei marò in India: "Il rimedio che le chiedo" è lo stesso che l'Italia "sta sollecitando nel deplorevole caso dei fucilieri di Marina".

http://www.repubblica.it/esteri/2013/09/12/news/abu_omar_ex_agente_cia_bob_lady_chiede_grazia_a_napolitano_italia_sapeva-66349472/

Commento di Rita Pani:
 [Ma dai! Vuol dire che il governo berlusconi era disonesto, e fece affari con gli americani per rapire un uomo in Italia e spedirlo alla tortura chissà dove? Non ci si crede!]

venerdì 21 dicembre 2012

Napolitano commuta la pena a Sallusti: niente carcere ma 15mila euro di multa.

Alessandro Sallusti

Roma - (Adnkronos) - Il presidente della Repubblica ha firmato il decreto: "L'intento è sollecitare una riflessione sull'esigenza di pervenire a una disciplina più equilibrata ed efficace dei reati di diffamazione a mezzo stampa". Il direttore del 'Giornale' ringrazia su Twitter: "Deve valere per tutti, è chiara indicazione alla magistratura e alla politica".

Roma, 21 dic. (Adnkronos) - Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che questa mattina ha ricevuto dal ministro della Giustizia Paola Severino la documentazione relativa alla domanda di grazia in favore di Alessandro Sallusti avanzata dall'avvocato Ignazio La Russa, ha firmato - ai sensi di quanto previsto dall'art. 87, comma 11, della Costituzione - il decreto con cui e' stata concessa al direttore del quotidiano il 'Giornale' la commutazione della pena detentiva ancora da espiare nella corrispondente pena pecuniaria (quantificata, secondo i parametri normativi indicati dall'art.135 del Codice penale, in 15.532 euro).

La decisione, si legge in una nota del Quirinale, nel rispettare le pronunce dell'autorita' giudiziaria in applicazione dell'attuale normativa, tiene conto dell'avviso favorevole formulato dal ministro della Giustizia a conclusione dell'istruttoria compiuta con l'acquisizione delle osservazioni (contrarie) del Procuratore generale di Milano e del parere (favorevole) espresso dal magistrato di sorveglianza.
Sono state anche considerate le dichiarazioni gia' rese pubbliche dalla vittima della diffamazione. Cosi' come si e' preso atto che il giornale sul quale era stato pubblicato l'articolo giudicato diffamatorio dopo la condanna del suo ex direttore ha riconosciuto la falsita' della notizia formalizzando con la rettifica anche le scuse.
La decisione di commutare la pena raccoglie altresi' gli orientamenti critici avanzati in sede europea, in particolare dal Consiglio d'Europa, rispetto al ricorso a pene detentive nei confronti di giornalisti. Si e' anche valutato che la volonta' politica bipartisan espressa in disegni di legge e sostenuta dal governo, non si e' ancora tradotta in norme legislative per la difficolta' di individuare, fermo restando l'obbligo di rettifica, un punto di equilibrio tra l'attenuazione del rigore sanzionatorio e l'adozione di efficaci misure risarcitorie.
''Con il provvedimento di commutazione della pena detentiva'' in pena pecuniaria, ''il Presidente della Repubblica ha inteso ovviare a una contingente situazione di evidente delicatezza, anche nell'intento di sollecitare, nelle istituzioni e nella societa', una riflessione sull'esigenza di pervenire a una disciplina piu' equilibrata ed efficace dei reati di diffamazione a mezzo stampa''. Si legge in una nota del Quirinale.
Sallusti commenta su Twitter: "Ringrazio Napolitano. Accetto la grazia, precedente. Deve valere per tutti i giornalisti, chiara indicazione a magistratura e politica''.


Capito quali sono le priorità impellenti di Napy?
Mettersi contro la magistratura è lecito?
Calpestare la Costituzione è lecito?
Fare il Presidente della Repubblica e non rispettarne gli articoli costituzionali è lecito?
Non siamo tutti uguali per Napy, e lo avevamo capito da tempo.