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martedì 8 giugno 2021

L’inesorabile declino di Alitalia tra ritardi e mancanza di liquidità. - Gianni Dragoni

 

La compagnia non ha i soldi per saldare gli stipendi di maggio e per pagare la quattordicesima di giugno. Il negoziato del governo con la Ue per il decollo di Ita non è concluso. Guadagnano terreno i vettori stranieri.

I dipendenti di Alitalia hanno ricevuto solo metà dello stipendio di maggio e i commissari dell’azienda non sanno quando avranno i soldi per saldare l’altra metà. I commissari avvertono che non ci sono i soldi per pagare la quattordicesima insieme allo stipendio di giugno, servono “22-23 milioni di euro”, secondo il commissario Giuseppe Fava. Gli aerei, pochi, continuano a volare. Il decollo di Ita, la nuova società pubblica che dovrebbe prendere il posto di Alitalia, è rimandato a dopo l’estate. In realtà nessuno sa quando potrà partire e con quale flotta, manca l’autorizzazione della Commissione europea sugli aiuti di Stato.


Parziale ripresa del trasporto aereo.

Mentre il trasporto aereo si sta lentamente riprendendo dopo la mazzata del Covid, la Iata stima che i passeggeri globali nel mondo quest’anno saranno il 52% rispetto all’anno precedente la pandemia, il 2019. Per la compagnia italiana invece la situazione è sempre più critica. Gli aerei sarebbero stati messi a terra alla fine di aprile, se non fosse arrivato un nuovo salvagente del governo, con il decreto legge “Riaperture” che consente l’anticipazione dei 53 milioni residui di indennizzi Covid, stanziati per il 2020. Di questi fondi solo 12,83 milioni sono stati quindi versati alla compagnia, che in totale finora ha ricevuto 310 milioni, sui 350 milioni stanziati per il 2020. Con il decreto “Sostegni bis” di fine maggio il governo ha concesso altri 100 milioni alla compagnia, formalmente un prestito oneroso per non interrompere l’attività, ma questi soldi non sono arrivati sul conto corrente di Alitalia presso Intesa Sanpaolo.


Senza soldi.

Senza nuovi finanziamenti pubblici i tre commissari di Alitalia non saranno in grado di pagare né il saldo del 50% degli stipendi di maggio né di versare le buste paga di giugno, che comprendono la quattordicesima, hanno detto in audizione il 3 giugno alla commissione Bilancio della Camera. «È vitale per noi avere un'iniezione di liquidità. Non solo per garantire gli stipendi ma anche tutti gli altri servizi collaterali al mantenimento in servizio dell'attività di Alitalia», ha detto Fava.


La mazzata del Covid.

Ai guai cronici si è aggiunta la mazzata del Covid. «Nel 2020 i ricavi da passeggeri sono crollati da 2.673 milioni a 590 milioni. Abbiamo avuto un sostegno di 272 milioni, che di fronte a uno choc sui ricavi di circa due miliardi non è una cifra congrua, se si considera anche l’intervento, per multipli di miliardi, fatto da altri Stati europei per le loro compagnie», ha spiegato il commissario Giuseppe Leogrande. Con erogazioni successive quest'anno Alitalia ha ricevuto ulteriori 37,5 milioni. Pertanto ad oggi ha ottenuto 310 milioni, sui 350 stanziati dal governo precedente per il Covid. «Abbiamo ancora una dotazione di circa 40 milioni nel fondo stanziato per il 2020 per l'indennizzo Covid. Abbiamo già presentato le relative richieste, ma l'erogazione dipende da Bruxelles», ha detto Leogrande. Il Covid ha messo ko una compagnia che non era virtuosa, già perdeva 600 milioni all’anno.


L’annuncio di Conte a maggio 2020.

Per quale motivo non si fa il passaggio da Alitalia alla nuova società? Ita è stata costituita il 10 novembre 2020, ma è una scatola vuota, una società di carta, con 39 dipendenti, nove consiglieri di amministrazione e molti consulenti. Nel maggio 2020 il governo Conte ha annunciato la nascita di Ita con uno stanziamento di 3 miliardi, per dotarla del capitale necessario a operare e rinnovare la flotta. Finora sono stati versati 20 milioni. I successivi versamenti potranno avvenire per tranche, solo dopo che la Commissione Ue avrà approvato il piano industriale di Ita. Dopo il primo annuncio, il governo Pd-M5S ha perso 5 mesi a litigare sui nomi dei vertici di Ita, nominati solo il 20 ottobre. Il piano industriale è stato approvato dal consiglio di Ita il 18 dicembre. Ma l’8 gennaio scorso il piano è stato bocciato dalla Ue.


Intesa di massima.

Con Bruxelles è stata raggiunta solo un’intesa di massima, annunciata il 26 maggio dalla Ue e dal governo dopo quattro mesi di scontri tra Roma e la Commissione. Ma c’è tutto un negoziato a livello tecnico da completare e i dettagli sono fondamentali. Insomma, non si sa quando si concluderà «questa benedetta negoziazione con Bruxelles», parole di Leogrande. Poi Ita dovrà ridefinire il piano industriale e l’offerta da presentare ai commissari per l’acquisto del ramo d’azienda di volo di Alitalia, che potrà avvenire con un passaggio diretto, senza una gara. Secondo l’ultima versione del piano, Ita partirà con 47 aerei passeggeri e fra 3.000 e 3.500 dipendenti, rispetto a un totale di Alitalia di 10.106 dipendenti, questa la cifra aggiornata comunicata dall’avvocato Fava. Ita sarebbe una microcompagnia, avrebbe la metà della flotta di Alitalia, che è “più di 95 aerei” secondo un comunicato della Ue di un mese fa.


I bandi di gara e lo spezzatino.

L’accordo di massima tra i ministri Giorgetti e Franco e l’eurocommissaria Vestager prevede che le altre attività di Alitalia saranno messe in vendita con bandi di gara “aperti e trasparenti”. Ita potrà partecipare alle gare per il marchio e il logo. Ci sarà lo spezzatino delle attività di manutenzione e dei servizi aeroportuali, il cosiddetto handling: verranno create due nuove società. Ita potrà avere la maggioranza dei servizi aeroportuali, ma nella manutenzione potrà avere solo una partecipazione di minoranza. Il potenziale candidato alla maggioranza della manutenzione è la società Atitech di Napoli.


Incertezza sui tempi.

Ma in quali tempi si realizzerà questo programma? Nessuno lo sa. Dipende quando si chiuderà l’accordo con la Ue. Il negoziato potrebbe richiedere ancora diverse settimane. E, quando ci sarà l’autorizzazione di Bruxelles, occorreranno «da 60 a 90 giorni per dare il via operativo a Ita», ha detto l’amministratore delegato di Ita, Fabio Lazzerini. Pertanto Ita non potrà decollare prima della fine di settembre. Ma si potrebbe anche andare oltre.


Nuovo volo per Tokyo.

Il problema è che intanto Alitalia non ha le risorse per poter programmare i voli per l’estate. La compagnia ha annunciato un aumento dei voli per le mete delle vacanze, anche un secondo collegamento intercontinentale, da Roma per Tokyo, da luglio; adesso vola solo da Roma a New York. Ma le altre compagnie che volano in Italia fanno molti più voli. E sono pochi i clienti che comprano i biglietti di Alitalia. Se la compagnia dovesse arrivare al collasso e mettere gli aerei a terra, i biglietti sarebbero carta straccia. Non potrebbero neppure essere usati per la nuova società Ita, la Ue non vuole perché ci deve essere discontinuità economica.


In maggio venduti biglietti per 29,7 milioni.

In maggio Alitalia ha trasportato 483.616 passeggeri, sono quasi sei volte quelli del maggio 2020 (erano 86.295), ma sono solo circa un quarto rispetto al livello pre-Covid, nel maggio 2019 erano stati 1,83 milioni. I ricavi dalla vendita di biglietti in maggio sono stati 29,7 milioni, il triplo dell’anno scorso (9,38 milioni), ma una frazione del livello pre-Covid, erano 223,8 milioni nel maggio 2019, dunque -87 per cento.


Ita partirà “a ottembre”.

«Il problema è che tutto è stato posticipato. Doveva partire a ottobre 2020, poi a gennaio, ad aprile, a luglio, ma non so più se questa data sia valida...», ha detto Leogrande riferito a Ita. Leogrande ha detto che c'è totale incertezza «sulle date, sul perimetro e sulle modalità» dell'accordo tra governo e Ue per il trasferimento delle attività a Ita. Tra alcuni osservatori del dossier circola una battuta, “Ita partirà a ottembre”. Di quale anno, non si sa...

IlSole24Ore

giovedì 2 luglio 2020

Tetto al contante, uso del Pos, stipendi, famiglia e auto: cosa cambia. - D. Aquaro, C. Dell'Oste, M. Finizio

Emergenza Coronavirus: agevolazioni economiche per imprese e ...

Dal superbonus edilizio 110% al voucher vacanze, dai nuovi limiti per i pagamenti cash fino all’aumento nelle buste paga dei dipendenti.

Auto aziendali, stipendi, bonus vacanze, lavori in casa e pagamenti con carte e contanti. Tra vecchie norme quasi dimenticate e altre varate sull’onda dell’emergenza coronavirus, il 1° luglio segna un “mezzo capodanno”. Con novità che spesso regalano incentivi e crediti d’imposta, ma che non sono sempre facili da applicare. Perché le istruzioni sono mancanti o complesse e il destino di certe misure resta incerto. O perché il Parlamento deve ancora convertire in legge il decreto Rilancio (lo farà entro il 18 luglio).
Pensiamo al superbonus del 110%: le spese sostenute dal 1° luglio possono già beneficiare della detrazione massima, ma su diversi aspetti chiave il decreto potrebbe cambiare. Includendo ad esempio le seconde case, che oggi sono tagliate fuori se monofamiliari. Lo stesso accade con gli assegni familiari (il cui rinnovo per il 2020-2021 va chiesto online da inizio luglio) che sono destinati a essere superati dal Family act con l’introduzione di un assegno unico per ogni figlio fino alla maggiore età.
La «casualità» delle agevolazioni. Guardandole tutte insieme, queste novità non restituiscono un disegno coerente: il che è forse inevitabile, visto che nascono da storie, tempi e riforme diverse. Resta però la sensazione che alcune norme non siano calibrate sulle urgenze di oggi. E che, in generale, l’attribuzione di alcuni bonus finisca per generare un effetto lotteria imprevedibile.
Ad esempio, per come è scritto oggi il Dl Rilancio, la possibilità di applicare l’ecobonus del 110% a una seconda casa in campagna è legata a fattori abbastanza casuali: chi ha una villa con due unità abitative accatastate separatamente è ammesso, chi ha un alloggio con soffitta no. E ancora: se il proprietario ha già preso la residenza, può rientrarvi; se la casa è inagibile, viene escluso. Ricordando però che, se il rudere è in zona sismica 1, 2 o 3, i lavori strutturali hanno il 110% del sismabonus senza badare a prima o seconda casa.
E che dire del contraddittorio preventivo con il Fisco? Poter spiegare le proprie ragioni ai funzionari prima di subire un accertamento è un elemento di civiltà. Ma il nuovo obbligo al confronto era già nato con il difetto di non includere gli accertamenti parziali, che sono la maggioranza. Poi è arrivata l’emergenza coronavirus, con tutta la sua appendice di rinvii: con il risultato che, da un lato, oggi si impone all’ufficio di non notificare gli atti prima del 2021 (per lasciar tranquilli imprese e cittadini) e, dall’altro, gli si chiede di convocare i contribuenti prima di emettere gli accertamenti (che vanno comunque emessi quest’anno a pena di decadenza).
Le novità scattano adesso, gli aggiustamenti arriveranno in corsa. Così avverrà anche per la nuova tassazione delle auto aziendali date in uso promiscuo ai dipendenti: la stretta sui fringe benefit riguarda i «contratti stipulati» dal 1° luglio; ma il Fisco non ha ancora chiarito se si intende il contratto siglato con chi cede il veicolo, o l’accordo di assegnazione tra impresa e dipendente.
Meccanismi «fuori fuoco» e misure a termine. All’effetto lotteria, per alcuni incentivi, si affiancano inoltre le difficoltà applicative. Vedi alla voce: bonus vacanze. L’adesione al voucher da parte degli operatori del settore turistico è volontaria. E uno strumento pensato per dare una risposta alla crisi del turismo rischia di tradursi in un boomerang: lo sconto da applicare all’ospite (pari all’80% del bonus) verrà rimborsato dallo Stato con tax credit, a sua volta cedibile alle banche; ma di fatto va anticipato al cliente, e la crisi di liquidità degli alberghi ne impedisce l’uso. Così, l’incertezza sulle strutture aderenti rischia alla fine di frenare le prenotazioni.
Con una formula diversa, il mix tra incentivo diretto e detrazione si ritrova anche nel taglio del cuneo fiscale : il beneficio deciso con l’ultima legge di Bilancio (in sostituzione del bonus Renzi) arriva in parte come aumento in busta paga e in parte come riduzione delle prossime imposte. Ma questa seconda parte è a termine: vale solo da luglio a dicembre, «in vista di una revisione strutturale del sistema delle detrazioni» (come recita il Dl 3 /2020).
Entro fine anno si attende anche il riordino delle misure di sostegno per la famiglia, il “cuore” del Family act. Con cui si potrebbe ripensare l’assegno al nucleo, oggi limitato ai lavoratori dipendenti, e sostituirlo con un assegno universale rivolto a una platea più ampia, che includa i lavoratori autonomi.
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