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giovedì 2 luglio 2020

Tetto al contante, uso del Pos, stipendi, famiglia e auto: cosa cambia. - D. Aquaro, C. Dell'Oste, M. Finizio

Emergenza Coronavirus: agevolazioni economiche per imprese e ...

Dal superbonus edilizio 110% al voucher vacanze, dai nuovi limiti per i pagamenti cash fino all’aumento nelle buste paga dei dipendenti.

Auto aziendali, stipendi, bonus vacanze, lavori in casa e pagamenti con carte e contanti. Tra vecchie norme quasi dimenticate e altre varate sull’onda dell’emergenza coronavirus, il 1° luglio segna un “mezzo capodanno”. Con novità che spesso regalano incentivi e crediti d’imposta, ma che non sono sempre facili da applicare. Perché le istruzioni sono mancanti o complesse e il destino di certe misure resta incerto. O perché il Parlamento deve ancora convertire in legge il decreto Rilancio (lo farà entro il 18 luglio).
Pensiamo al superbonus del 110%: le spese sostenute dal 1° luglio possono già beneficiare della detrazione massima, ma su diversi aspetti chiave il decreto potrebbe cambiare. Includendo ad esempio le seconde case, che oggi sono tagliate fuori se monofamiliari. Lo stesso accade con gli assegni familiari (il cui rinnovo per il 2020-2021 va chiesto online da inizio luglio) che sono destinati a essere superati dal Family act con l’introduzione di un assegno unico per ogni figlio fino alla maggiore età.
La «casualità» delle agevolazioni. Guardandole tutte insieme, queste novità non restituiscono un disegno coerente: il che è forse inevitabile, visto che nascono da storie, tempi e riforme diverse. Resta però la sensazione che alcune norme non siano calibrate sulle urgenze di oggi. E che, in generale, l’attribuzione di alcuni bonus finisca per generare un effetto lotteria imprevedibile.
Ad esempio, per come è scritto oggi il Dl Rilancio, la possibilità di applicare l’ecobonus del 110% a una seconda casa in campagna è legata a fattori abbastanza casuali: chi ha una villa con due unità abitative accatastate separatamente è ammesso, chi ha un alloggio con soffitta no. E ancora: se il proprietario ha già preso la residenza, può rientrarvi; se la casa è inagibile, viene escluso. Ricordando però che, se il rudere è in zona sismica 1, 2 o 3, i lavori strutturali hanno il 110% del sismabonus senza badare a prima o seconda casa.
E che dire del contraddittorio preventivo con il Fisco? Poter spiegare le proprie ragioni ai funzionari prima di subire un accertamento è un elemento di civiltà. Ma il nuovo obbligo al confronto era già nato con il difetto di non includere gli accertamenti parziali, che sono la maggioranza. Poi è arrivata l’emergenza coronavirus, con tutta la sua appendice di rinvii: con il risultato che, da un lato, oggi si impone all’ufficio di non notificare gli atti prima del 2021 (per lasciar tranquilli imprese e cittadini) e, dall’altro, gli si chiede di convocare i contribuenti prima di emettere gli accertamenti (che vanno comunque emessi quest’anno a pena di decadenza).
Le novità scattano adesso, gli aggiustamenti arriveranno in corsa. Così avverrà anche per la nuova tassazione delle auto aziendali date in uso promiscuo ai dipendenti: la stretta sui fringe benefit riguarda i «contratti stipulati» dal 1° luglio; ma il Fisco non ha ancora chiarito se si intende il contratto siglato con chi cede il veicolo, o l’accordo di assegnazione tra impresa e dipendente.
Meccanismi «fuori fuoco» e misure a termine. All’effetto lotteria, per alcuni incentivi, si affiancano inoltre le difficoltà applicative. Vedi alla voce: bonus vacanze. L’adesione al voucher da parte degli operatori del settore turistico è volontaria. E uno strumento pensato per dare una risposta alla crisi del turismo rischia di tradursi in un boomerang: lo sconto da applicare all’ospite (pari all’80% del bonus) verrà rimborsato dallo Stato con tax credit, a sua volta cedibile alle banche; ma di fatto va anticipato al cliente, e la crisi di liquidità degli alberghi ne impedisce l’uso. Così, l’incertezza sulle strutture aderenti rischia alla fine di frenare le prenotazioni.
Con una formula diversa, il mix tra incentivo diretto e detrazione si ritrova anche nel taglio del cuneo fiscale : il beneficio deciso con l’ultima legge di Bilancio (in sostituzione del bonus Renzi) arriva in parte come aumento in busta paga e in parte come riduzione delle prossime imposte. Ma questa seconda parte è a termine: vale solo da luglio a dicembre, «in vista di una revisione strutturale del sistema delle detrazioni» (come recita il Dl 3 /2020).
Entro fine anno si attende anche il riordino delle misure di sostegno per la famiglia, il “cuore” del Family act. Con cui si potrebbe ripensare l’assegno al nucleo, oggi limitato ai lavoratori dipendenti, e sostituirlo con un assegno universale rivolto a una platea più ampia, che includa i lavoratori autonomi.
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venerdì 2 dicembre 2016

Renzi, antropologa Signorelli: “Sua famiglia emblema della peggiore piccola borghesia assatanata per il potere”.

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La famiglia Renzi socio-antropologicamente è un caso abbastanza rappresentativo ed emblematico della piccola borghesia clientelare e scalatrice italiana. 
O meglio: è rappresentativa della parte peggiore di quella piccola borghesia“. 

Sono le caustiche parole dell’antropologa Amalia Signorelli, ospite de L’aria D’Estate (La7), a proposito della famiglia di Matteo Renzi. “Ci hanno fatto assistere a una scena grottesca” – continua – “Prima esistevano delle piccole virtù chiamate ‘discrezione’, ‘pudore’, ‘saper farsi da parte quando arriva il momento’. 

Non mi piace questo assatanamento per il potere
Ma io dico a Renzi: Vergognati. 
C’hai potere in tutta Italia. Se tuo padre non sa che fare e si vuole divertire in qualche modo, compragli un cane“. E chiosa: “Da queste persone ai quali si danno stipendi di stralusso, aerei personali per fare lo show a Rio De Janeiro, vantaggi di ogni genere, bisognerebbe avere almeno un po’ di discrezione e di buon gusto, se non di onestà. Qui chiedere l’onestà è effettivamente una esagerazione”.

lunedì 18 luglio 2016

Matteo Renzi, “ecco come i soldi dell’Unicef sono finiti alla società della famiglia del premier”. - Marco Lillo



La Procura di Firenze sospetta che i soldi dell’Unicef e di Operation Usa destinati alle campagne per i bambini affamati in Africa siano stati usati nel 2011 dal cognato di Matteo Renzi – Andrea Conticini – per iniettare capitali in tre società. La prima è quella dei Renzi, Eventi 6, che allora si chiamava ancora Chil Promozioni e le altre due società sono dei coniugi Patrizio Donnini e Lilian Mammoliti, renziani della prima ora. I Conticini giurano che i soldi sono stati usati per far sorridere i bambini africani con la Play Therapy e l’avvocato Federico Bagattini ha fatto ricorso al Tribunale del riesame. Però l’accusa, con tutti i se del garantismo, resta enorme. I pm Luca Turco e Giuseppina Mione nel decreto di perquisizione non hanno inserito il nome delle società. Basta una visura per scoprire l’approdo del flusso finanziario da Londra a Firenze, segnalato dalla Banca d’Italia perché sospetto e al centro dell’inchiesta svelata da La Nazione venerdì. Cosa dice lo stringato decreto che pubblichiamo qui sopra?
Alessandro Conticini (40 anni ex dirigente dell’Unicef poi socio e direttore della londinese Play Therapy Africa Ltd con la moglie francese Valerie Quere, 42 anni) è accusato insieme a Luca Conticini (35 anni, gemello del terzo fratello Andrea, cognato di Renzi) di appropriazione indebita in concorso con il padre Alfonso, poi deceduto, “dal 2011 e fino al gennaio 2015 in Castenaso (Bologna) in relazione a somme di denaro corrisposte da Operation Usa e Unicef a Play Therapy Africa Limited (Pta Ltd) e da questa stornate, in assenza di idonea causale, in favore di Conticini Alessandro”.
La difesa dei Conticini è che la Play Therapy Africa era una società privata dei due coniugi. In realtà fino al 7 marzo 2013, pochi mesi prima della sua chiusura, apparteneva solo per due terzi ai coniugi Conticini ma per il terzo restante era della Play Therapy International, che ha sciolto l’affiliazione con la Pta Ltd. La rappresentante di Pti nella Pta Ltd, Monika Jephcott, si è dimessa da ‘secretary’ di Pta sempre il 7 marzo 2013. Secondo i pm di Firenze Alessandro Conticini avrebbe preso per sé i soldi destinati alle terapie per i bambini africani da Unicef e Operation Usa. Mentre il fratello, cognato di Renzi, è accusato di reimpiego dei capitali (art. 648 ter, che prevede nei primi due commi il riciclaggio) “commesso in Firenze nel corso del 2011 in relazione a somme di denaro provento del reato sopra indicato impiegate per l’acquisto di partecipazioni societarie in nome e per conto di Alessandro Conticini”. Il punto è che Andrea Conticini ha comprato in nome e per conto del fratello Alessandro quote solo di tre società in Firenze. La più famosa è la Chil promozioni Srl (poi denominata Eventi 6) dei Renzi.
Il 21 febbraio del 2011 davanti al notaio Claudio Barnini di Firenze ci sono le due sorelle e la mamma del premier più il cognato. Benedetta e Matilde Renzi con Laura Bovoli sono già azioniste mentre Andrea Conticini, in nome e per conto di Alessandro, partecipa all’aumento di capitale da 10 mila a 12 mila e 500, con sovraprezzo di 47 mila e 500. In pratica Alessandro Conticini prende una quota del 20 per cento (che poi cederà nel 2013) e mette 50 mila euro nel capitale della Eventi 6.
Matteo Renzi è stato socio e collaboratore di Chil Srl fino al 2003 e poi dirigente in aspettativa di Eventi 6 fino al 2014. Undici giorni prima, il 10 febbraio del 2011, Andrea (in nome e per conto di Alessandro) Conticini compra anche le quote di altre due società del giro renziano: il 20 per cento di Dot Media da Patrizio Donnini (uomo comunicazione di Matteo Renzi e di altri esponenti Pd) per 2 mila euro e il 30 per cento della Quality Press (in liquidazione dal 2013) dalla moglie di Donnini, Lilian Mammoliti, per 30 mila euro. La storia più imbarazzante però resta quella della Eventi 6. La società destinataria dei 50 mila euro dei Conticini non è una srl qualsiasi. Renzi, come raccontato dal Fatto, è stato assunto poco prima di essere candidato nel 2003 alla Provincia e da allora, grazie a questo trucchetto, i suoi lauti contributi pensionistici sono stati versati dalla Provincia e poi dal Comune di Firenze per 10 anni. Il premier si è licenziato dopo i nostri articoli percependo un Tfr che dovrebbe essere pari a circa 48 mila euro. Se l’ipotesi della Procura è giusta, da un lato la società delle sorelle e della mamma incassava dal cognato nel 2011 il capitale di Alessandro Conticini, frutto di appropriazione indebita, e dall’altro lato poi pagava nel 2014 il Tfr per il premier-dirigente in aspettativa. Davvero una brutta storia.

martedì 15 dicembre 2015

Cosa ci insegna la Boschi Family Story. - Pierfranco Pellizzetti



Come dare torto a Dario Nardella, il badante che veglia amorosamente sulla poltrona di sindaco di Firenze avuta in affido da Matteo Renzi, quando replica in tono infastidito a Roberto Saviano «sei fuori dal mondo»? 
Difatti è certamente fuori da “un certo mondo” chi reclama le dimissioni per conflitto d’interessi della ministra Boschi, invischiata con il babbo Pierluigi e il fratellino Emanuele nella vicenda ormai mortifera del crack di Banca Etruria.
Il mondo dove le famiglie Adams della politica italiana praticano con soddisfatto sprezzo del pudore lo sport dell’arraffa impunito. Magari per poi sgranare gli occhioni – tra lo stupito e l’indignato – se qualcuno osa eccepire che il vice presidente di una Banca fallita dovrebbe rendere conto del proprio operato, non meno del dirigente responsabile del settore fidi di detto istituto. Ossia daddy Pier Luigi ed Emanuele brother; che la ministra belloccia (seppure abbastanza sul cavallino) presume di mondare da ogni responsabilità morale/materiale con un suo semplice attestato che si tratterebbe di “brave persone” e “cari ragazzi”.

Quando l’impudenza si diluisce nell’ingenuità…
Eppure la Boschi family ci insegna qualcosa di molto importante, sui tempi attuali e i suoi protagonisti: di che materiale sono fatti i ragazzetti e relativi famigli che occupano la scena al seguito di Matteo Renzi; il cui padre Tiziano è nel mirino della magistratura per certi business malandrini, che mal si addicono alla sua aria da Grande Puffo, con tanto di barbetta ricurva (il Tribunale di Genova ha respinto la richiesta di archiviazione dell’indagine per bancarotta che lo riguarda); il cui zio Nicola Bovoli, leonardesco inventore del celebre Quizzy, era in affari con Berlusconi.

Insomma, dietro cotanti modelli – la bella e il best – avanza una tipologia umana di nuovo conio, che riprende aspetti delle precedenti razze padrone, ma rimixate in modalità originali:

- Gli antichi “uomini di mano dorotei”, al tempo della Prima Repubblica, praticavano una sfrenata occupazione del potere, ma sempre mimetizzati in uno stile di vita disadorno tendente al monacale, totalmente diverso dal glam da balera dei nuovi emergenti;

- Tra i “giovani turchi” dell’ultima infornata dalemiana - modello Orfini o Andrea Orlando - non si rinuncia(va) a nessun colpo basso e porcata, ma sempre con quel pallore sul volto da grano dei sepolcri (i corridoi di partito ove hanno sempre vissuto, in simbiosi con famiglie di lemuri) che contrasta con il look lampadato renziano;

- Gli “avanzi di balera” del berlusconismo rampante esibiscono tenute fighette, pantaloni a tubo di stufa strizza-malloppo e SUV mastodontici da parcheggiare in terza fila, come gli abitué Leopoldini; che tuttavia si riconoscono per un uso compulsivo dei media “indossabili” (I-phone, smart-phone) per tweettate in quantità industriali (che farebbero venire il mal di testa a dolcevitari arcoriani);

“Le amazzoni di Silvio” azzannavano l’avversario né più né meno ora delle “soavi viperette” renziane; ma queste ultime preferiscono adottare un repertorio tossico composto da sottili perfidie e insinuazioni velenose, rispetto agli schiamazzi con strabuzzo delle precursore nella femminilizzazione del killeraggio televisivo.
    Riassumendo: ragazzetti e ragazzette di modesta cultura e mastodontiche ambizioni, che avanzano a suon di gomitate senza remore di sorta e non guardando in faccia nessuno. Con una pretesa di modernità confusa con il look.
    Nessun stupore se poi li ritroviamo a ripetere le stesse malefatte di chi li ha preceduti, la cui rottamazione aveva il solo scopo di fare spazio ai nuovi sgomitatori.


    http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/12/14/pierfranco-pellizzetti-cosa-ci-insegna-la-boschi-family-story/

    sabato 9 novembre 2013

    I Letta tengono famiglia.

        


    "Ma i Letta che vivono sulle spalle dello Stato quanti sono?
    Oggi apprendo che il vicesegretario generale della Camera prende 305.000 euro l'anno lordi e si chiama Guido Letta, cugino del presidente del consiglio Enrico e nipote di Gianni. Non ho parole." Massimo Lafranconi, Lecco




    http://www.beppegrillo.it/2013/11/i_letta_tengono_famiglia.html