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martedì 12 novembre 2019

Cognato di Renzi e fratelli: pm chiedono rinvio a giudizio per i milioni destinati ai bambini africani e poi spariti. - Letizia Giorgianni

Cognato di Renzi e fratelli: pm chiedono rinvio a giudizio per i milioni destinati ai bambini africani e poi spariti

La Procura di Firenze ha chiesto il processo per Andrea, Alessandro e Luca Conticini accusati a vario titolo di appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio.
Alessandro, Luca e Andrea Conticini (il cognato di Renzi in quanto marito di sua sorella Matilde) vanno processati per appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio. È la richiesta della Procura di Firenze, che ha chiesto il rinvio a giudizio per i fratelli, indagati a vario titolo nell’ambito di un’inchiesta che ipotizza, tra l’altro, la sottrazione di 6,6 milioni di dollari destinati all’assistenza all’infanzia in Africa. I reati contestati dagli inquirenti sono appropriazione indebita e autoriciclaggio ad Alessandro e Luca Conticini, e riciclaggio ad Andrea Conticini. Le donazioni oggetto d’indagine provenivano da Fondazione Pulitzer tramite Operation Usa, Unicef e altri enti umanitari internazionali. Secondo le indagini, Alessandro e Luca Conticini sono accusati di appropriazione indebita di 6,6 milioni di euro, parte dei 10 milioni donati da Fondazione Pulitzer alle organizzazioni no profit Play Therapy Africa LimitedInternational development association limited e International development association Sa, di cui era titolare effettivo lo stesso Alessandro Conticini.
Per l’accusa il denaro è transitato, senza alcuna giustificazione, sui conti correnti personali di Alessandro Conticini, accesi presso la Cassa di Risparmio di Rimini, agenzia di Castenaso (Bologna). La procura accusa inoltre Alessandro e Luca Conticini di autoriciclaggio, per aver impiegato parte dei 6,6 milioni di dollari per sottoscrivere nel settembre 2015 un prestito obbligazionario per 798mila euro emesso dalla società Red Friar Private Equity Limited Guernsey, e per aver fatto un investimento immobiliare in Portogallo di 1.965.455 euro tra il 2015 e il 2017. Accusato di riciclaggio Andrea Conticini: per l’accusa, in qualità di procuratore speciale del fratello Alessandro (procura speciale datata 30 dicembre 2010), nel 2011 ha utilizzato parte del denaro destinato all’Africa per l’acquisto di partecipazioni societarie della ‘Eventi 6 srl’ di Rignano sull’Arno – società riconducile a familiari dell’ex premier Matteo Renzi (di cui è cognato) – per un totale di 187.900 euro, della Quality Press Italia srl per 158mila euro, e di Dot Media srl per 4mila euro.
Contestualmente l’avvocato Federico Bagattini lascia l’incarico di difensore di Andrea Conticini, per cui i pm Luca Turco e Giuseppina Mione contestano un ipotesi di riciclaggio di circa 350mila euro. A dare l’annuncio della rinuncia all’incarico lo stesso Bagattini: “La propagazione alla stampa della richiesta di rinvio a giudizio quando ancora il professionista si trovava in una fase di attesa rispetto alle determinazioni del pubblico ministero – si legge in una nota diffusa dal legale – crea grave e insuperabile imbarazzo nei confronti del cliente, rispetto al quale erano state fornite notizie conformi alle attività di recente compiute dal suo difensore. “In questo modo – prosegue – è stata svilita la professionalità del difensore al quale, a tutela della propria onorabilità e delle ragioni del proprio cliente, non resta che rinunciare all’incarico”. Andrea Conticini, a differenza dei fratelli, dopo aver ricevuto la notifica della chiusura indagini aveva chiesto e ottenuto di essere interrogato dai pubblici ministeri titolari dell’inchiesta, e aveva risposto alle loro domande. 
L’avvocato Federico Bagattini resta al momento difensore di Alessandro e Luca Conticini.

giovedì 17 gennaio 2019

Cognato di Renzi, l’organizzazione Operation Usa denuncia i Conticini: l’indagine sui milioni all’Africa va avanti.

Cognato di Renzi, l’organizzazione Operation Usa denuncia i Conticini: l’indagine sui milioni all’Africa va avanti

Secondo l’accusa i fratelli - uno dei quali ha sposato la sorella dell'ex premier - avrebbero dirottato ben 6,6 milioni di circa 10 complessivi ricevuti per aiutare i bambini in Africa, su conti correnti personali usandoli – come ricostruito dagli inquirenti – per investimenti immobiliari all’estero e altre operazioni finanziarie.

L’organizzazione umanitaria Operation Usa ha denunciato per appropriazione indebita Alessandro Conticini. Lo racconta il quotidiano La Verità che spiega come la querela consenta alla procura di Firenze di continuare l’inchiesta su Alessandro, ma anche sui suoi due fratelli coindagati: Andrea e Luca. Il primo è il cognato di Matteo Renzi avendone sposato la sorella. Sono accusati di aver utilizzato a fini personali parte dei fondi versati dalle associazioni umanitarie alla loro Play Therapy Africa.
Secondo la procura di Firenze i fratelli Conticini avrebbero dirottato ben 6,6 milioni di circa 10 complessivi ricevuti per aiutare i bambini in Africa, su conti correnti personali usandoli – come sostengono gli inquirenti – per investimenti immobiliari all’estero e altre operazioni finanziarie. Andrea è accusato di aver prelevato soldi dai conti destinandoli a tre società dell’inner circle renziano: alla Eventi6 dei suoceri (133.900 euro), la Quality Press Italia (129.900 euro) e 4mila euro per la Dot Media di Firenze, che organizzava la Leopolda del fu Rottamatore.

La denuncia dell’ organizzazione no profit di Los Angeles – tramite cui opera la Fondazione Pulitzer – permette ai pm della procura di Firenze di portare avanti l’indagine: almeno per il filone che riguarda i 5,5 milioni di dollari versati dalla Operation Usa  tra il 2009 e il 2016 alla società Play Therapy Africa.  Grazie alla riforma che porta il nome dell’ex ministro della giustizia, Andrea Orlando, infatti, per il reato di appropriazione indebita se la parte lesa non sporge formale denuncia l’intera indagine rischia di concludersi con un nulla di fatto. Il decreto, approvato dal governo Gentiloni, ha modificato la procedibilità di alcuni reati, in particolare i “delitti contro il patrimonio”. Quindi truffa, frode informatica, appropriazione indebita non sono più procedibili d’ufficio ma solamente su querela delle parti offese. E i tre fratelli Andrea, Alessandro e Luca Conticini sono indagati per riciclaggio, mentre soltanto Alessandro e Luca anche per appropriazione indebita aggravata. La loro iscrizione risale al 2016 mentre la norma Orlando è stata approvata alla scadenza dell’ultima legislatura e pubblicata in Gazzetta ufficiale il 24 aprile 2018. Una norma sin da subito ribattezzata “lex ad cognatum” perché Andrea Conticini è il marito di Matilde Renzi, quindi cognato dell’ex premier e segretario del Pd, Matteo Renzi.
La parte lesa più nota, cioè Unicef, non ha ancora sporto denuncia, ma secondo La Verità in procura non hanno perso la speranza visto che non è ancora scaduto il termine dei 3 mesi scattato al momento della notifica della rogatoria di sollecito inviata dai magistrati alla sede di New York . Il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, nel frattempo, è stato denunciato dagli avvocati di Andrea Conticini per aver accostato il nome del loro cliente a quelli dei fratelli, poiché il cognato dell’ex premier “non ha mai ricevuto né beneficiato di alcuna retribuzione né remunerazione da parte di Play Therapy Africa, né di Alessandro Conticini”.

giovedì 29 marzo 2018

“Crociere e gioielli con i soldi della Uil”, Barbagallo Angeletti e altri sei a processo per appropriazione indebita.

Risultati immagini per barbagallo e angeletti a processo

Il segretario del sindacato: "Personalmente, non ho mai neanche pensato di poter utilizzare risorse della Uil per fini estranei agli interessi dell’organizzazione". L'ex numero uno: "Era per discutere in maniera approfondita, e per più giorni, dei contratti del pubblico impiego".

L’accusa è appropriazione indebita, in concorso con altri sei imputati, per essere stati in crociera con i soldi del sindacato. Ma Carmelo Barbagallo e Luigi Angeletti, segretario nazionale Uil e il suo predecessore, respingono le accuse. I pm di Roma Stefano Pesci e Paolo Marinaro contestano, secondo quanto riporta La Repubblica, ad altri imputati l’acquisto di gioielli da Swarovski per oltre 7mila euro e un soggiorno al “California Camping Village”, in Toscana tra il marzo del 2010 e il maggio del 2012. A giudizio davanti al giudice della IX sezione penale anche ci sono anche Goffredo Patriarca, Giuseppe Caronia, Romano Bellissima, Salvatore Bosco, Luigi Simeone e Ubaldo Conti.
Le indagini hanno accertato che ci sarebbero state contabilizzazioni anomale. Per esempio la causale che ha permesso di pagare le vacanze per 16.456 euro era “contributo per progetto condiviso“. Il 22 marzo del 2010 la Costa crociere ha ricevuto il bonifico da conti Uil. Angeletti, allora numero uno, e Barbagallo si erano imbarcati con altri tre sindacalisti e gli accompagnatori. Anche l’anno successivo c’era stata una vacanza con le stesse modalità pagata il 27 maggio del 2011. A dicembre del 2010 sempre con i soldi del sindacato Goffredo Patriarca avrebbe pagato, questa l‘ipotesi della procura, un soggiorno a Ubaldo Conti per due settimane ad agosto del 2010 accompagnato in Toscana da madre e nipote. Lo stesso Patriarca avrebbe speso circa 7mila euro in quattro puntate in gioielleria usando la carta di credito di Uil Trasporti.

Ho piena fiducia nell’operato della magistratura e resto in attesa di poter chiarire ogni aspetto di questa vicenda. Personalmente, non ho mai neanche pensato di poter utilizzare risorse della Uil per fini estranei agli interessi dell’organizzazione alla quale ho sempre dedicato e dedico tutto il mio lavoro e la mia persona – fa sapere Barbagallo -. Sono impegnato a lavorare h/24 per il sindacato”. Angeletti, sentito dai pm, si era difeso dicendo che le crociere “avevano lo scopo di consentirci di discutere in maniera approfondita, e per più giorni, di importanti tematiche relative principalmente al blocco dei contratti del pubblico impiego e delle politiche previdenziali dei governi in carica”.

lunedì 4 dicembre 2017

Peculato, arrestati il professore dell'università Nivarra e un legale.

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PALERMO. I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Palermo hanno arrestato per peculato e falso Luca Nivarra, professore ordinario di diritto privato presso l'Università degli Studi di Palermo, e Fabrizio Morabito, avvocato, e sequestrato beni per 160mila euro. Entrambi sono ai domiciliari come disposto dal gip Nicola Aiello.
Nivarra, ordinario di diritto privato ed ex presidente dell’Accademia di Belle arti di Palermo, coinvolto anche nel caso Saguto. E' accusato di truffa e falso in concorso con l’amministratore giudiziario Walter Virga, che sulla carta lo avrebbe incaricato di svolgere una serie di consulenze legali per la gestione del patrimonio Rappa.
L'indagine, coordinata dalla procura guidata da Francesco Lo Voi, è scaturita dagli esiti di una consulenza tecnica d'ufficio, disposta dal Tribunale Civile di Palermo, nell'ambito di un procedimento promosso dagli eredi di una persona defunta.
Dopo la morte dell'uomo, nel 2004, il Tribunale di Palermo aveva nominato Nivarra amministratore provvisorio di un ingente patrimonio immobiliare che il defunto, con testamento pubblico, aveva destinato alla costituzione di una fondazione a suo nome.
Nell'espletamento del suo incarico, il docente è stato coadiuvato e successivamente (nel marzo 2014) sostituito dall'avvocato Morabito. A settembre del 2014, il Tribunale civile di Palermo ha annullato il testamento pubblico per incapacità di intendere e di volere del testatore, disponendo la devoluzione del patrimonio ai legittimi eredi.
Dalle indagini, è emerso che il docente e il legale, in relazione al loro incarico di amministratori giudiziari dei beni facenti parte dell'eredità, e, quindi, pubblici ufficiali, si sono appropriati di consistenti somme di denaro derivanti dagli incassi dei canoni di locazione degli immobili dell'amministrazione provvisoria, di cui avevano la disponibilità.
Nivarra, nel corso degli anni, ha presentato al Tribunale di Palermo delle relazioni false, con informazioni e dati finanziari relativi alla gestione provvisoria dei beni del defunto non corrispondenti alla realtà, in modo tale da occultare l'ammontare degli importi indebitamente sottratti.
Morabito ha cercato di giustificare gli ammanchi di denaro rilevati dalla consulenza tecnica d'ufficio disposta dal Tribunale di Palermo, sovrastimando l'entità di alcuni crediti vantati dall'amministrazione provvisoria nei confronti di inquilini morosi. Nel 2016 Morabito ha restituito agli eredi del defunto denaro e titoli per oltre 67 mila euro, ritrovati "casualmente", a suo dire, all'interno di "16 buste" scoperte tra la documentazione relativa alla gestione provvisoria.

mercoledì 25 gennaio 2017

Silvio Berlusconi, chiusa indagine stralcio Publitalia: verso il processo per frode fiscale e appropriazione indebita.

Silvio Berlusconi, chiusa indagine stralcio Publitalia: verso il processo per frode fiscale e appropriazione indebita

La Procura contesta all'ex premier di aver "assicurato" la "corresponsione da parte di Publitalia" di "un vitalizio" per un totale di oltre 12 milioni di euro a due suoi amici, Alberto Bianchi, amministratore di una società di intermediazione pubblicitaria, e Romano Luzi, titolare di un’altra società, con un presunto giro di false fatture.

I guai giudiziari di Silvio Berlusconi non finiscono mai. L’ex premier e leader di Forza Italia, che nei giorni scorsi si è detto pronto a discutere la legge elettorale (e proprio oggi la Consulta ha deciso sull’Italicum) rischia un altro processo a Milano. Le accuse contestate all’ex Cavaliere sono frode fiscale e appropriazione indebita e gli arrivano da uno stralcio dell’inchiesta della Procura nella quale Fulvio Pravadelli, ex amministratore delegato ed ex vicepresidente di Publitalia, la concessionaria di pubblicità del gruppo Mediaset, ha già chiesto di patteggiare un anno. Patteggiamento su cui il giudice Natalia Imarisio deciderà domani. Pravadelli ha già risarcito con 18 milioni di euro il Fisco.
I pm Giordano Baggio e Mauro Clerici hanno chiuso nei giorni scorsi il nuovo filone a carico dell’ex premier, come anticipato oggi dal Corriere della Sera in vista della richiesta di rinvio a giudizio che dovrà essere valutata da un gup. La Procura contesta a Berlusconi di aver “assicurato” la “corresponsione da parte di Publitalia” di “un vitalizio” per un totale di oltre 12 milioni di euro a due suoi amici, Alberto Bianchi, amministratore di una società di intermediazione pubblicitaria, e Romano Luzi, titolare di un’altra società, con un presunto giro di false fatture. Domani altri due indagati, intanto, proveranno a patteggiare: Luca Vitiello (un anno e mezzo), amministratore di una delle società che avrebbe emesso le false fatture e Bianchi. Quest’ultimo dovrà comparire davanti al giudice Luigi Gargiulo: per questo patteggiamento la Procura non ha dato il suo assenso.
Alla fine dello scorso luglio, infatti, la Procura di Milano aveva chiuso le indagini a carico di Pravadelli e altre sette persone. Tra loro anche Alberto Maria Salvatore Bianchi, amico di vecchia data del leader di Forza Italia e titolare della società milanese New Pubbligest e presunto mediatore. Secondo l’ipotesi della Procura, Publitalia, tra il 2008 e il 2013 e con l’ok di Pravadelli, avrebbe pagato, con un meccanismo di false fatture emesse dalla società di Bianchi, provvigioni per operazioni inesistenti al presunto mediatore, che svolgeva l’attività di promotore per spazi pubblicitari. Nelle scorse settimane, poi, si era saputo che la Procura sarebbe stata intenzionata a chiedere l’archiviazione per lo stralcio dell’indagine che coinvolge l’ex premier, ma poi gli inquirenti hanno deciso di notificare l’avviso di chiusura indagini a Berlusconi in vista della richiesta di processo.
Col presunto giro di fatture false e con i soldi che sarebbero usciti dalle casse di Publitalia, Berlusconi, indagato in qualità di “fondatore del gruppo Fininvest”, avrebbe “determinato” Pravadelli (è indagato con lui in concorso nei due reati) per far ottenere il pagamento di oltre 6,6 milioni di euro a Bianchi e di circa 5,8 milioni a Luzi. I fatti contestati all’ex premier vanno dall’inizio del 2009 al 2013.

lunedì 18 luglio 2016

Matteo Renzi, “ecco come i soldi dell’Unicef sono finiti alla società della famiglia del premier”. - Marco Lillo



La Procura di Firenze sospetta che i soldi dell’Unicef e di Operation Usa destinati alle campagne per i bambini affamati in Africa siano stati usati nel 2011 dal cognato di Matteo Renzi – Andrea Conticini – per iniettare capitali in tre società. La prima è quella dei Renzi, Eventi 6, che allora si chiamava ancora Chil Promozioni e le altre due società sono dei coniugi Patrizio Donnini e Lilian Mammoliti, renziani della prima ora. I Conticini giurano che i soldi sono stati usati per far sorridere i bambini africani con la Play Therapy e l’avvocato Federico Bagattini ha fatto ricorso al Tribunale del riesame. Però l’accusa, con tutti i se del garantismo, resta enorme. I pm Luca Turco e Giuseppina Mione nel decreto di perquisizione non hanno inserito il nome delle società. Basta una visura per scoprire l’approdo del flusso finanziario da Londra a Firenze, segnalato dalla Banca d’Italia perché sospetto e al centro dell’inchiesta svelata da La Nazione venerdì. Cosa dice lo stringato decreto che pubblichiamo qui sopra?
Alessandro Conticini (40 anni ex dirigente dell’Unicef poi socio e direttore della londinese Play Therapy Africa Ltd con la moglie francese Valerie Quere, 42 anni) è accusato insieme a Luca Conticini (35 anni, gemello del terzo fratello Andrea, cognato di Renzi) di appropriazione indebita in concorso con il padre Alfonso, poi deceduto, “dal 2011 e fino al gennaio 2015 in Castenaso (Bologna) in relazione a somme di denaro corrisposte da Operation Usa e Unicef a Play Therapy Africa Limited (Pta Ltd) e da questa stornate, in assenza di idonea causale, in favore di Conticini Alessandro”.
La difesa dei Conticini è che la Play Therapy Africa era una società privata dei due coniugi. In realtà fino al 7 marzo 2013, pochi mesi prima della sua chiusura, apparteneva solo per due terzi ai coniugi Conticini ma per il terzo restante era della Play Therapy International, che ha sciolto l’affiliazione con la Pta Ltd. La rappresentante di Pti nella Pta Ltd, Monika Jephcott, si è dimessa da ‘secretary’ di Pta sempre il 7 marzo 2013. Secondo i pm di Firenze Alessandro Conticini avrebbe preso per sé i soldi destinati alle terapie per i bambini africani da Unicef e Operation Usa. Mentre il fratello, cognato di Renzi, è accusato di reimpiego dei capitali (art. 648 ter, che prevede nei primi due commi il riciclaggio) “commesso in Firenze nel corso del 2011 in relazione a somme di denaro provento del reato sopra indicato impiegate per l’acquisto di partecipazioni societarie in nome e per conto di Alessandro Conticini”. Il punto è che Andrea Conticini ha comprato in nome e per conto del fratello Alessandro quote solo di tre società in Firenze. La più famosa è la Chil promozioni Srl (poi denominata Eventi 6) dei Renzi.
Il 21 febbraio del 2011 davanti al notaio Claudio Barnini di Firenze ci sono le due sorelle e la mamma del premier più il cognato. Benedetta e Matilde Renzi con Laura Bovoli sono già azioniste mentre Andrea Conticini, in nome e per conto di Alessandro, partecipa all’aumento di capitale da 10 mila a 12 mila e 500, con sovraprezzo di 47 mila e 500. In pratica Alessandro Conticini prende una quota del 20 per cento (che poi cederà nel 2013) e mette 50 mila euro nel capitale della Eventi 6.
Matteo Renzi è stato socio e collaboratore di Chil Srl fino al 2003 e poi dirigente in aspettativa di Eventi 6 fino al 2014. Undici giorni prima, il 10 febbraio del 2011, Andrea (in nome e per conto di Alessandro) Conticini compra anche le quote di altre due società del giro renziano: il 20 per cento di Dot Media da Patrizio Donnini (uomo comunicazione di Matteo Renzi e di altri esponenti Pd) per 2 mila euro e il 30 per cento della Quality Press (in liquidazione dal 2013) dalla moglie di Donnini, Lilian Mammoliti, per 30 mila euro. La storia più imbarazzante però resta quella della Eventi 6. La società destinataria dei 50 mila euro dei Conticini non è una srl qualsiasi. Renzi, come raccontato dal Fatto, è stato assunto poco prima di essere candidato nel 2003 alla Provincia e da allora, grazie a questo trucchetto, i suoi lauti contributi pensionistici sono stati versati dalla Provincia e poi dal Comune di Firenze per 10 anni. Il premier si è licenziato dopo i nostri articoli percependo un Tfr che dovrebbe essere pari a circa 48 mila euro. Se l’ipotesi della Procura è giusta, da un lato la società delle sorelle e della mamma incassava dal cognato nel 2011 il capitale di Alessandro Conticini, frutto di appropriazione indebita, e dall’altro lato poi pagava nel 2014 il Tfr per il premier-dirigente in aspettativa. Davvero una brutta storia.

mercoledì 11 novembre 2015

Rubava soldi della carità, sequestrati beni per 500mila euro all'ex abate di Montecassino.

Rubava soldi della carità, sequestrati beni per 500mila euro all'ex abate di Montecassino


Pietro Vittorelli, durante il suo mandato, si sarebbe impossessato insieme al fratello della stessa somma dai conti destinati a finalità di culto e aiuto ai poveri.

Sequestro di beni della Guardia di Finanza nei confronti di Pietro Vittorelli, ex abate di Montecassino, e del fratello Massimo, per un valore di oltre 500 mila euro, somma della quale l'alto prelato si sarebbe impossessato prelevandola, durante il suo mandato, dai conti dell'Abbazia.

La misura è stata disposta dal gip Vilma Passamonti del Tribunale di Roma, su richiesta del pm Francesco Marinaro della Procura capitolina. L'alto prelato è indagato perché durante il suo mandato, abusando del suo ruolo e avendo illimitato accesso ai conti dell'abbazia, si sarebbe appropriato indebitamente di oltre 500 mila euro.

Secondo la Procura il denaro sottratto, che doveva essere destinato a finalità di culto e a opere caritatevoli, è stato invece riciclato in varie tranche attraverso vorticosi passaggi da conti correnti vari gestiti dal fratello, per poi tornare nella disponibilità del prelato per usi privati.

Vittorelli, romano, 53 anni, laureato in Medicina, ha rinunciato al governo dell'abbazia nel giugno del 2013 per motivi di salute. Ne era diventato abate nell'ottobre del 2007. Nel 2012 venne colpito da una grave crisi cardiaca a cui seguì una lunga degenza e una terapia riabilitativa. Nel 2003 è stato membro del comitato provinciale di bioetica dell'azienda sanitaria locale di Frosinone. Nel settembre scorso l'ex abate ha partecipato alla convention di Forza Italia a Fiuggi.


http://roma.repubblica.it/cronaca/2015/11/11/news/sequestro_beni_per_500mila_euro_a_ex_abate_montecassino-127093410/

giovedì 4 aprile 2013

Roma: tre arresti all'Idi, fatture false per 14 mln.



Arrestati padre Franco Decaminada, fino al 2011 consigliere delegato, assieme a 2 imprenditori.

ROMA  - Con l'accusa di aver effettuato fatture false e un'appropriazione indebita per circa 14 milioni di euro è stato arrestato a Roma padre Franco Decaminada, consigliere delegato dell'Idi fino al dicembre 2011. Insieme a lui, ai domiciliari, la Guardia di Finanza di Roma, ha arrestato anche due imprenditori.

Gli imprenditori arrestati su disposizione del gip di Roma sono Domenico Temperini e Antonio Nicolella. Sono tutti accusati di appropriazione indebita ed emissione di fatture false.

Si aggira intorno ai 4 milioni di euro la somma che padre Franco Decaminada avrebbe distratto dalle casse dell'Idi. E' quanto accertato dagli uomini del nucleo di polizia di Tributaria della Guardia di Finanza di Roma nell'ambito dell'operazione "Todo Modo" che ha portato anche all'arresto di altri due imprenditori.
"Sono state ricostruite operazioni di prelevamento di denaro contante dalle casse dell'Idi - scrive in una nota la Gdf -, presso il cui ufficio economato confluivano quotidianamente gli incassi giornalieri dell'intero comparto Idi-Sanità". A titolo "di asseriti e non documentati 'rimborsi spese' o, più frequentemente, addirittura senza alcuna formale giustificazione: Padre Decaminada risulta essersi appropriato di oltre 2,1 milioni di euro", mentre Temperini ha effettuato prelievi non giustificati per oltre 250 mila euro. Decaminada, in totale, ha accumulato circa 4 milioni di euro: almeno 2,1 milioni li ha prelevati direttamente, in contanti, dalle casse della Provincia Italiana ed altri 1,8 milioni gli sono giunti da una serie di società "che ne hanno schermato la reale destinazione con una serie di fatture false emesse da un'altra società, rappresentata dal responsabile pro tempore del settore commerciale dell'Idi".

Si trovava a casa di amici a Soiano sul Lago di Garda, provincia di Brescia, padre Franco Decaminada quando gli uomini della Guardia di Finanza gli hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare emessa in relazione alla vicenda dell’Idi e in particolare sulla bancarotta della societa’ Elea Formazione Professionale. L’ex amministratore dell’Idi, secondo quanto disposto dal giudice, dovrà stare ai domiciliari nella sua abitazione di Roma, nella zona di via di Bravetta. Il giudice Antonella Capri, nel provvedimento, sottolinea che a Decaminada è stato imposto il "divieto di intrattenere, con qualsiasi mezzo, rapporti anche telefonici con persone diverse da quelle conviventi".
La guardia di Finanza del comando provinciale di Roma, che stamani ha eseguito gli arresti di padre Franco Decaminada, che ha ottenuto i domiciliari, e di due imprenditori, ha sequestrato un immobile in Toscana, acquisito - secondo quanto si è appreso - con fondi distratti dall'Istituto dermatologico italiano. Da questa mattina sono in corso anche 14 perquisizioni sia a Roma sia in altre città.

GIP,CASSE SVUOTATE IN PIENA CRISI FINANZIARIA OSPEDALI  - "Le condotte di spoliazione delle casse dell'Idi sono tanto più gravi se si considera che i prelievi più ingenti sono stati effettuati tra il 2010 ed il 2012 quando, cioé, la crisi finanziaria che attanaglia ancora gli istituti ospedalieri che, come ricordato, ha condotto l'ente proprietario a chiedere l'ammissione al concordato preventivo, era ormai divenuta irreversibile". E' un passaggio dell'ordinanza di custodia cautelare di circa 20 pagine firmata dal gip Antonella Capri, notificata oggi a padre Franco Decaminada e altri due imprenditori. Ai tre il procuratore aggiunto Nello Rossi contesta i reati, a seconda della posizione, che vanno dall'appropriazione indebita, alla bancarotta fraudolenta e alle false fatturazioni. Decaminada, in particolare ha effettuato "prelievi, tra il 2006 ed il 2012, per un totale di oltre 400mila euro a titolo di 'rimborso spese', per le quali la contabilità non è stata rinvenuta alcuna documentazione giustificativa relativa alle spese asseritamente sostenute ed oggetto del rimborso, e negli anni 2011 e 2012 - spiega ancora il gip Capri - ha preso contanti per un totale di 1,7 milioni di euro senza neanche indicare in contabilità una sia pure apparente, ragione del prelievo".

mercoledì 5 dicembre 2012

Crocetta: soldi di un dipartimento nei conti dei dipendenti regionali.


Il presidente prima di entrare a Sala d'Ercole per la prima seduta della XVI legislatura dell'Ars: "L'ho scoperto ieri ed è terrificante"

PALERMO. «Ieri ho scoperto una cosa terrificante. In un dipartimento della Regione i soldi destinati ai fornitori transitavano nei conti correnti di alcuni dipendenti». A denunciarlo è il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, prima di entrare a sala d'Ercole, dove è appena cominciata la seduta inaugurale della XVI legislatura dell'Assemblea regionale. 

mercoledì 10 ottobre 2012

Laziogate, l’inchiesta si allarga indagato un capogruppo dell’Idv. - Grazia Longo


Vincenzo Salvatore Maruccio, capogruppo Idv

Il consigliere regionale Maruccio sotto indagine per peculato si è dimesso da tutti gli incarichi.


ROMA
Lo avevamo annunciato nei giorni scorsi ed ecco che oggi c’è la conferma dell’allargamento dell’inchiesta Laziogate. Un altro consigliere regionale è indagato per peculato. Si tratta di Vincenzo Salvatore Maruccio, capogruppo dell’Idv, accusato di non aver gestito con trasparenza e di non aver rispettato le motivazioni previste dalla legge in materia dell’utilizzo delle sovvenzioni pubbliche. 

Il pm Stefano Pesci gli contesta un ammanco di 700 mila euro, di cui 500 attraverso autobonifici sui suoi conti personali e 200 mila di prelievi in banca. I bonifici sono stati effettuati con descrizione generica (senza cioè menzionare l’art 8 sulle spese elettorali come aveva fatto Fiorito) e Maruccio risulta l’unico delegato a operare sul conto dell’Idv. La Guardia di Finanza ha perquisito in tutto sei immobili del consigliere che ha già rassegnato le dimissioni su invito di Di Pietro: gli uffici al Consiglio Regionale; l’abitazione, altri appartamenti e uffici sempre a Roma più una casa a Maierato, in provincia di Vibo Valentia.  

E non è escluso che possa crescere il numero degli indagati. Lo scandalo sta lievitando. Non a caso da stamattina presto il Nucleo valutario della guardia di finanza sta perquisendo gli uffici di tutti i gruppi regionali della Pisana. 

Le Fiamme gialle, che agiscono su mandato del procuratore aggiunto Alberto Caperna e del sostituto Alberto Pioletti, stanno recuperando documenti utili sulla distribuzione e sulla gestione dei fondi pubblici per le spese elettorali. A chiamare in causa il presidente del Consiglio regionale, Mario Abbruzzese, e tutti gli altri gruppi è stato l’ex capogruppo e tesoriere del Pdl Franco Fiorito, in carcere dal 2 ottobre per peculato. Indagato per aver sottratto 1 milione e 380 mila euro dai conti del Pdl, er Batman di Anagni ha tirato in ballo gli altri: “È un sistema marcio”. Il gip Stefano Aprile, che ha disposto l’arresto, non ha ritenuto la versione di Fiorito sufficiente “a scagionarlo”, ma ha tuttavia considerato “di interesse investigativo le sue affermazioni”. Ecco dunque la perquisizione di stamattina., e presto si svolgeranno nuovi interrogatori: saranno sentiti Abruzzese e gli altri capogruppo. 

mercoledì 12 settembre 2012

Fondi al Pdl: indagato ex capogruppo Regione Lazio.


Franco Fiorito in una foto senza data tratta dal sito del Consiglio Regionale del Lazio


Franco Fiorito coinvolto nell'inchiesta della procura di Roma sulla gestione dei soldi regionali al partito.


L'ex capogruppo Pdl della Regione Lazio Franco Fiorito è indagato per peculato dalla procura di Roma, secondo quanto si è appreso, nell'ambito dell'inchiesta sulla gestione dei fondi regionali assegnati al partito. Al vaglio del procuratore aggiunto Alberto Caperna e del sostituto Alberto Pioletti c'é un'informativa delle Fiamme Gialle.
L'inchiesta giudiziaria punta ad accertare se Fiorito abbia aperto alcuni conti presso banche spagnole, con denaro assegnato dalla Regione Lazio al Pdl, intestandoli a se stesso. Nel fascicolo processuale, oltre all'informativa del nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza, c'é anche una segnalazione dell'Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d'Italia su movimenti di denaro sospetto, trasferito all'estero, negli ultimi due anni.
EX CAPOGRUPPO: 'FIDUCIA IN PM' - "Apprendo dalle agenzie di stampa di un procedimento a mio carico per il quale personalmente non ho ricevuto comunicazione. Ove fosse confermato, non mi stupirei visto le innumerevoli falsità messe in giro ad arte su questa vicenda. Come sempre nutro massimo rispetto e fiducia nel lavoro svolto dagli inquirenti. Sarà questa un'ottima occasione per spiegare chiaramente i termini di tale vicenda e il quadro completo nel quale essa è contenuta". Lo dichiara il consigliere del Pdl alla Regione Lazio Franco Fiorito, già capogruppo.