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venerdì 17 dicembre 2021

“Torture sistematiche sulle persone con disabilità”: 17 arresti in una onlus di Palermo. Le intercettazioni: “È un lager nazista”.

 

Le indagini sulla casa di cura Suor Rosina La Grua di Castelbuono. La Guardia di Finanza ha eseguito un’ordinanza cautelare nei confronti di 35 persone accusate, a vario titolo, di tortura, maltrattamenti, sequestro di persona, corruzione, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, malversazione e frode nelle pubbliche forniture. Il gip ha anche disposto il sequestro della casa di cura e di disponibilità finanziarie per un valore di oltre 6,7 milioni di euro.

“Gli ospiti del centro sono sottoposti ad un regime di vita che non è eccessivo definire contrario al principio di umanità“. E ancora: “Scontano quotidianamente la pena della loro disabilità con il loro essere sottoposti a torture sistematiche che aggravano la loro condizione mentale e ne devastano il corpo”. Sono le parole usate dal gip di Palermo per descrivere i gravissimi episodi di maltrattamenti riservati ai disabili assistiti nella casa di cura Suor Rosina La Grua di Castelbuono, in provincia di Palermo. Il giudice usa quelle parole per commentare gli elementi raccolti dagli investigatori della Guardia di Finanza, che stamani hanno eseguito un’ordinanza cautelare nei confronti di 35 persone accusate, a vario titolo, di tortura, maltrattamenti, sequestro di persona, corruzionetruffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, malversazione e frode nelle pubbliche forniture. Il gip ha anche disposto il sequestro della casa di cura e di disponibilità finanziarie per un valore di oltre 6,7 milioni di euro. Le indagini degli uomini del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo hanno riguardato una onlus che gestisce, in regime di convenzione pubblica “a ciclo continuo”, servizi di riabilitazione per 23 pazienti con disabilità grave. Dieci indagati sono stati portati in carcere, per sette sono scattati gli arresti domiciliari, cinque sono stati sottoposti all’obbligo di dimora nel comune di residenza e tredici sono destinatari della misura interdittiva del divieto di esercitare attività professionali per un anno.

“Auto da 40mila euro con soldi pubblici” – I filoni di indagine sono due. Il primo riguarda l’amministratore e i soci della onlus che, nascondendo la natura commerciale dell’attività dell’ente e grazie all’utilizzo di documentazione falsa (planimetrie, relazioni tecniche, rendiconti trimestrali delle prestazioni erogate), sarebbero riusciti ad accreditarsi con la Regione Siciliana e convenzionarsi con l’Asp di Palermo, ottenendo, negli ultimi cinque anni, soldi pubblici per 6,2 milioni. Una parte del denaro, circa 470 mila euro, invece di essere utilizzata per i fabbisogni dei pazienti o reinvestita nell’adeguamento della sede, che avrebbe gravi carenze, veniva distratta e utilizzata per fini privati come la liquidazione di compensi non dovuti, acquisto di auto, pagamento di viaggi e soggiorni in alberghi, acquisto di prodotti enogastronomici, articoli di gioielleria e da regalo. Un funzionario dell’Asp di Palermo è accusato di corruzione. Secondo le indagini, non avrebbe svolto i dovuti controlli e verifiche in cambio dell’assunzione del figlio e della nuora. I militari contestano anche al funzionario il reato di frode nelle pubbliche forniture, poiché sarebbero state fornite prestazioni sanitarie in favore dei pazienti ben lontane dagli standard qualitativi previsti. “Fino a quando si pagavano le vacanze e le facevano, bevevano cocktail, Spritz, bevevano Coca Cola, per 1000, 1500 euro, perché sono come porci”, dice uno degli operatori della onlus, intercettato. “Noi siamo sotto scopa dell’Asp di Palermo, perché il padre del nostro amministrativo è una specie di funzionario dell’Asp di Palermo che ci tiene sotto – proseguiva – Quando tu compri quarantamila euro di autovettura a nome del Centro e il Centro le paga, tu lo sai che non sono soldi soltanto tuoi? Quando tu in quattro anni ti cambi quattro autovetture, racimoli centoventi, centotrentamila euro di autovetture tutte quante pagate dal Centro. A me mi rompe se ci revocano la convenzione perché quella è una gallina dalle uova d’oro“. “Poi abbiamo preparato le ceste per l’Asp, si aggiravano attorno a 300 euro di ceste”, raccontavano i dipendenti.

I maltrattamenti sui disabili – Il secondo filone dell’indagine ruota attorno ai maltrattamenti e violenze subiti in questi anni dai 23 pazienti della struttura. Per il gip si tratta di condotte gravissime, tanto che i reati configurati sono tortura, maltrattamenti e sequestro di persona. Le indagini dei militari avrebbero accertato che tutto il personale sanitario e paramedico in servizio presso la Onlus, con la compiacenza della proprietà, sottoponeva i pazienti a maltrattamenti di natura fisica e psicologica che provocavano loro gravi sofferenze ed umiliazioni. Il personale della struttura, che accudiva ospiti affetti da gravi disabilità intellettive e psichiatriche, ricorreva sistematicamente a punizioni come il digiuno, o percosse, strattonamenti, calci, schiaffi, offese. In diversi casi i pazienti venivano rinchiusi in una stanza di pochi metri quadrati chiamata “relax“, sia di giorno che di notte, completamente vuota e senza servizi igienici. Le vittime rimanevano prigioniere, spesso per diverse ore, al buio e senza alcuna assistenza, implorando di uscire, supplicando per avere dell’acqua o del cibo, dovendo espletare i propri bisogni fisiologici sul pavimento.

“I ragazzi sono vestiti come gli zingari visto che non li lavano” – I maltrattamenti sono evidenti dalle intercettazioni. Nella sala “relax” i pazienti venivano portati di peso, rinchiusi dentro e presi a calci e pugni. Poi venivano offesi: “Frocio”, urlava un operatore e dopo l’ennesimo calcio chiudeva la porta. “Devi buttare il veleno dal cuore” diceva un altro inserviente della struttura. “E’ un manicomio, un lager nazista“, commentavano, non sapendo di essere intercettate, alcune operatrici del centro mentre uno dei pazienti urlava: “Dottoressa mi faccia uscire. Avevamo detto cinque minuti, si mantengono i patti, i patti si mantengono”. “Io ne ho certezza al 99% gli alzano le mani ai ragazzi, fin quando non ci sono le telecamere sta cosa; noi non ce la togliamo e vedi che è un reato penale – diceva una donna al telefono – I ragazzi erano vestiti come gli zingari, visto che non li lavavano, visto che il mangiare faceva schifo, visto che la struttura non era pulita”. Un’altra operatrice intercettata, parlando con una delle indagate, le contestava: “20 mila euro, quello di parcelle tra lui e sua moglie, 60 mila euro lui e 70 mila euro l’anno sua moglie, senza che sua moglie a Castelbuono mettesse un piede, più tutti quello che tu hai sciupato che non vi spettavano, rimborsi chilometrici, rimborsi quando tua figlia se ne andava a Catanzaro all’università, i pannolini dei tuoi nipoti, i confetti, le autovetture”. E un’altra: “Tu ce l’hai presente un manicomio? Uguale, identico, ci manca solo, gli ho detto che li legano ai letti e poi siamo a posto, siamo pronti per la D’Urso. Ci sono cose che sono oggettive. I bilanci non sono mai stati presentati, nella contabilità c’è manicomio, la struttura non è adeguata e non è a norma. Lì se campano o se muoiono, non interessa niente a nessuno”. Dalle indagini emerge poi l’arbitraria e massiccia somministrazione di terapie farmacologiche agli ospiti disabili della struttura, non giustificata da ragioni medico-sanitarie, ma dalla volontà degli operatori di mantenere sedati i pazienti riducendo l’impegno e il rischio di potenziali complicazioni nel corso dei loro turni di lavoro.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/12/17/torture-sistematiche-sulle-persone-con-disabilita-17-arresti-in-una-onlus-di-palermo-le-intercettazioni-e-un-lager-nazista-le-urla-dei-pazienti-dottoressa-mi-faccia-uscire/6429283/

mercoledì 27 giugno 2018

Latina, inferno dei centri migranti privati Il gestore intercettato: per farli mangiare ‘spendo 1,6 euro al giorno, pranzo e cena’. - Marco Pasciuti

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E' solo la porta dell'inferno spalancato dall'inchiesta della Procura di Latina sulla gestione di alcuni Cas, Centri di accoglienza straordinaria, di Fondi, nel sud pontino. L'indagine ha portato all'arresto di 6 persone, tra cui i gestori di due onlus: facevano mangiare gli ospiti con poco più di un euro, ma dalla Prefettura ne percepivano 32,5 al giorno. E puntavano ad abbassare ancora i costi.

Un euro e 66 centesimi a testa, pranzo e cena”. Per ospitare i richiedenti asilo nelle sue strutture. A fronte dei 35 che la Prefettura garantiva alla onlus per ogni migrante ospitato. E’ solo la porta dell’inferno spalancato dall’inchiesta della Procura di Latina sulla gestione di alcuni CasCentri di accoglienza straordinaria, di Fondi, nel sud pontino. L’indagine coordinata dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano ha portato all’arresto di 6 persone, tra cui i gestori di due onlus, La Ginestra e L’Azalea, che gestivano diverse strutture di accoglienza nel piccolo centro laziale. I reati ipotizzati nei confronti dei presunti responsabili sono, a vario titolo, falso, truffa aggravata, frode nelle pubbliche forniture, maltrattamenti.
Lunghissima la lista delle irregolarità emerse dagli accertamenti effettuati dagli uomini della squadra mobile di Latina e quelli del Commissariato di Fondi. Rasenta il grottesco la condotta del presidente de L’AzaleaLuigi Pannozzo, che era riuscito a farsi assegnare la convenzione per 20 migranti fornendo nella richiesta un indirizzo cui non corrispondeva alcuna struttura di accoglienza: nell’appartamento in via Vespasiano Gonzaga 35, in pieno centro storico a Fondi, infatti, abitava la sua nonna materna e al pian terreno c’era il suo studio legale.
I 20 richiedenti asilo che la Prefettura gli aveva affidato erano ospitati, invece, in un centro in via dei Martiri Fondani, che oltre a presentare “carenze igienico-sanitarie” era situato in un immobile abusivo (“realizzato in assenza di permesso a costruire“, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare), risultava “privo di sanatoria di certificato di agibilità” e su una delle sue strutture usate come alloggio per i richiedenti asilo “era posto dell’eternit danneggiato“. Servizi per i quali tra il novembre 2016 e il giugno 2017 Pannozzo aveva percepito 630mila euro.
Sono i dati relativi alle spese che danno l’idea della scarsa qualità dei servizi forniti ai richiedenti asilo. Il 4 aprile 2017 Orlando Tucci – rappresentante legale e socio amministratore di un’altra onlus, la Philia, finito agli arresti domiciliari con l’accusa di spartirsi la gestione dei richiedenti asilo con Pannozzo senza le dovute comunicazioni alla Prefettura – fa i conti con tale Giuseppe su quanto L’Azalea spende per il cibo da somministrare ai suoi ospiti: 5mila euro al mese per 100 persone. “Tu devi fare 5.000 diviso 30 e sono i soldi che tu spendi al giorno… e sono?”, domanda Giuseppe. “Sono cento e rotti”, replica Orlando. “Tu stai a spendere “un euro e 66 a testa, pranzo e cena” per ogni migrante. Quando la Prefettura di Latina, ricordano i magistrati, “corrisponde a tal fine l’importo di 32,50 euro al giorno per ciascun immigrato effettivamente ospitato”, oltre ai cosiddetti pocket money per 2 euro e 50.
Ma i due non si accontentano e così, non soddisfatti del lauto guadagno, avevano programmato anche una revisione dei menu per abbattere ulteriormente i costi. “Possiamo rifare un po’ il menù e arrivare ad un euro e cinquanta… ma non è che puoi abbattere del 50, se abbatti del 50% arrivi a…”. “80 centesimi“, risponde Tucci. E Giuseppe si fa una risata.
E’ questo il capitolo che illustra al meglio il modo in cui centri venivano gestiti. La Ginestra, altra onlus finita sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti, aveva percepito 4,1 milioni di euro tra il 1° gennaio 2015 e il 6 settembre 2017. E teneva i richiedenti asilo ammassati come bestie: nella sede di Villa Luda, si legge nell’ordinanza, “venivano ospitate 39 persone mentre la capienza prevista era di 11 persone“. Nella struttura denominata Piccola Africa che poteva ospitare 21 migranti ne vivevano invece 67, mentre presso La Ginestra “erano ospitate 84 persone per una capienza di 24“.

lunedì 4 dicembre 2017

Truffa, false fatture, riciclaggio: l’onlus della moglie di De Mita sotto inchiesta: quella pioggia di milioni pubblici dove sono finiti? - Marco Staglianò


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TSUNAMI AIAS: TRUFFA, FALSA FATTURAZIONE, ABUSO D’UFFICIO, ASSOCIAZIONE A DELINQUERE FINALIZZATA AL RICICLAGGIO E ALL’EVASIONE. COINVOLTA LA SIGNORA DE MITA.
Le perquisizioni degli uomini della Guardia di Finanza negli uffici dell’Aias Avellino, di cui vi abbiamo dato notizia ieri, vanno ricondotte, a quanto pare, ad un’inchiesta molto più ampia di quanto si potesse immaginare. Un’inchiesta che per un verso riguarda la gestione fiscale della struttura e per altro verso la questione, denunciata da queste colonne carte alla mano, della non accreditabilità della struttura.
Secondo indiscrezioni attendibili, infatti, le perquisizioni, scattate nelle prime ore della mattina di ieri anche presso le abitazioni di otto dei dieci indagati, oltre che nelle sedi Aias di Avellino, Nusco e Calitri e nelle sedi di quattro società collegate a movimenti bancari sospetti, sono state precedute dalla notifica di ben dieci avvisi di garanzia per ipotesi di reato gravissime che vanno dalla truffa per ottenere l’erogazione di fondi pubblici alla falsa fatturazione per operazioni inesistenti, passando per l’abuso di ufficio in concorso relativo al case accreditabilità, fino all’associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio e all’evasione delle imposte.
Convolti a vario titolo due nomi eccellenti: Gerardo Bilotta, rappresentante legale di Aias Avellino, quindi Anna Maria De Mita, moglie di Ciriaco, a capo di “Noi con Loro”, ovvero della Onlus che gestisce da sempre la struttura. Con loro anche Massimo Preziuso, ritenuto dagli inquirenti il vero amministratore di Aias, a cui, secondo gli inquirenti, sarebbero riconducibili diverse società, in particolare due, che nel corso degli anni avrebbero avuto rapporti anomali con “Noi con Loro”, per un giro di diverse centinaia di migliaia di euro.
L’associazione sarebbe contestata solo a Bilotta e Preziuso. Per quel che riguarda l’abuso d’ufficio in concorso, tale contestazione, come detto, va ricondotta alla questione accreditabilità, ovvero al caso dei fondi concessi dalla Regione all’Aias da quattro anni a questa parte, un milione e duecentomila euro all’anno, nonostante una delibera Asl risalente al 2014 che definisce la struttura non accreditabile. Questa ipotesi di reato è contestata alla signora Anna Maria De Mita, così come la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e le false fatturazioni per operazioni inesistenti.
Maggiori dettagli emergeranno nelle prossime ore, a partire dai nomi di tutte le persone coinvolte e dalle relative ipotesi di reato contestate.
2 – SCANDALO AIAS, IL BLITZ IN REGIONE DELLE FIAMME GIALLE E QUEI MILIONI DI EURO PIOVUTI DAL CIELO…
L’inchiesta sul caso Aias è ancora in una fase embrionale. Tuttavia, con il passare delle ore, il quadro comincia ad essere più chiaro.
Cominciamo col dire, ed eccoci alla vera notizia, che le perquisizioni operate dagli uomini della Guardia di Finanza nelle sedi Aias di Avellino, Calitri e Nusco, oltre che nelle sedi delle società – tra cui una che gestisce un bar – che secondo gli inquirenti avrebbero avuto rapporti anomali con la onlus “Noi con Loro” di Anna Maria De Mita, quindi in diverse abitazioni private tra cui quella di Gerardo Bilotta, legale rappresentante di Aias, sono state precedute da un blitz negli uffici di Regione Campania, a cui sarebbe seguita nella giornata di ieri una ulteriore “visita”, che ha consentito agli uomini delle Fiamme Gialle di ricostruire, sin dal principio, i passaggi che hanno garanito all’Aias di Avellino, nel corso degli ultimi quattro anni, fondi dalla Regione per un totale di un milione e due all’anno nonostante la struttura non fosse accreditabile così come stabilito, nel 2013, dall’Asl di Avellino.
Era il 22 ottobre del 2013 quando gli uffici di via Degli Imbimbo completarono l’istruttoria per l’accreditamento dell’Aias deliberando l’assenza dei requisiti necessari e, dunque, la non accreditabilità. A distanza di un anno o poco più, ovvero il 31 ottobre del 2014, la Regione Campania, con decreto numero 133, chiudeva la partita dell’accreditamento pubblicando l’elenco di tutte le strutture accreditate dell’area riabilitativa ambulatoriale. C’era l’Aias di Nusco, c’era l’Aias di Calitri ma non c’era l’Aias di Avellino.
Il punto è che, pochi mesi prima della pubblicazione del decreto regionale 133, il dottor Lucio Podda, Referente Giuridico della Struttura Commissariale per la Sanità Campana, preso atto della delibera Asl che dava parere negativo sull’accreditabilità dell’Aias di Avellino, scrisse immediatamente al Commissario di allora, il dottor Morlacco, segnalando la situazione e chiedendo specifiche indicazioni. Morlacco non si degnò di rispondere e, a distanza di pochi mesi, arrivò il decreto regionale con l’elenco delle strutture accreditate. E se è vero che in quell’elenco l’Aias di Avellino non c’era, è altrettanto vero che nessun formale pronunzia arrivò né dal Commissario né dagli uffici.
In questo vuoto, da allora ad oggi, l’Aias, in ragione di una miracolosa inerzia, ha continuato a beneficiare di quei fondi che, lo ricordiamo, sono stati sottratti ad altre strutture che avrebbero potuto e dovuto fornire prestazioni di riabilitazione. E questo è accaduto nonostante i solleciti formali arrivati sia ai livelli amministrativi che alla giunta regionale, sia quella di Caldoro che quella di De Luca.
In questa verità c’è la genesi del filo rosso che tiene in piedi buona parte dell’inchiesta messa in campo dalla Procura della Repubblica, un’inchiesta che porterà, con ogni probabilità, a nuovi avvisi di garanzia coinvolgendo certamente funzionari pubblici regionali che per adesso sono in corso di individuazione.
Allo stato, restano i dieci avvisi di garanzia per reati gravissimi che vanno, ricordiamo anche questo, dalla truffa per ottenere l’erogazione di fondi pubblici alla falsa fatturazione per operazioni inesistenti, passando per l’abuso di ufficio in concorso, relativo al caso accreditabilità, fino all’associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio e all’evasione delle imposte.
L’associazione è contestata solo a Bilotta e Preziuso, mentre l’abuso d’ufficio in concorso è contestato anche ad Anna Maria De Mita. Alla quale gli inquirenti contestano il reato di false fatturazioni per operazioni inesistenti, quindi la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Gli altri otto indagati a vario titolo sono tutti parenti di Massimo Preziuso riconducibili alle società che secondo gli inquirenti avrebbero intrattenuto rapporti anomali con “Noi con Loro” per un giro di diverse centinaia di migliaia di euro.
Restano tanti nodi ancora da sciogliere, quel che sappiamo è che certamente siamo solo all’inizio, che le attività delle Fiamme Gialle sono continuate anche nella giornata di ieri e continueranno nei giorni a venire, sappiamo che verranno certamente iscritti nuovi nominativi nel registro degli indagati, a partire da funzionari regionali senza escludere, ovviamente, anche il coinvolgimento di personale Asl. Staremo a vedere.

Peculato, arrestati il professore dell'università Nivarra e un legale.

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PALERMO. I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Palermo hanno arrestato per peculato e falso Luca Nivarra, professore ordinario di diritto privato presso l'Università degli Studi di Palermo, e Fabrizio Morabito, avvocato, e sequestrato beni per 160mila euro. Entrambi sono ai domiciliari come disposto dal gip Nicola Aiello.
Nivarra, ordinario di diritto privato ed ex presidente dell’Accademia di Belle arti di Palermo, coinvolto anche nel caso Saguto. E' accusato di truffa e falso in concorso con l’amministratore giudiziario Walter Virga, che sulla carta lo avrebbe incaricato di svolgere una serie di consulenze legali per la gestione del patrimonio Rappa.
L'indagine, coordinata dalla procura guidata da Francesco Lo Voi, è scaturita dagli esiti di una consulenza tecnica d'ufficio, disposta dal Tribunale Civile di Palermo, nell'ambito di un procedimento promosso dagli eredi di una persona defunta.
Dopo la morte dell'uomo, nel 2004, il Tribunale di Palermo aveva nominato Nivarra amministratore provvisorio di un ingente patrimonio immobiliare che il defunto, con testamento pubblico, aveva destinato alla costituzione di una fondazione a suo nome.
Nell'espletamento del suo incarico, il docente è stato coadiuvato e successivamente (nel marzo 2014) sostituito dall'avvocato Morabito. A settembre del 2014, il Tribunale civile di Palermo ha annullato il testamento pubblico per incapacità di intendere e di volere del testatore, disponendo la devoluzione del patrimonio ai legittimi eredi.
Dalle indagini, è emerso che il docente e il legale, in relazione al loro incarico di amministratori giudiziari dei beni facenti parte dell'eredità, e, quindi, pubblici ufficiali, si sono appropriati di consistenti somme di denaro derivanti dagli incassi dei canoni di locazione degli immobili dell'amministrazione provvisoria, di cui avevano la disponibilità.
Nivarra, nel corso degli anni, ha presentato al Tribunale di Palermo delle relazioni false, con informazioni e dati finanziari relativi alla gestione provvisoria dei beni del defunto non corrispondenti alla realtà, in modo tale da occultare l'ammontare degli importi indebitamente sottratti.
Morabito ha cercato di giustificare gli ammanchi di denaro rilevati dalla consulenza tecnica d'ufficio disposta dal Tribunale di Palermo, sovrastimando l'entità di alcuni crediti vantati dall'amministrazione provvisoria nei confronti di inquilini morosi. Nel 2016 Morabito ha restituito agli eredi del defunto denaro e titoli per oltre 67 mila euro, ritrovati "casualmente", a suo dire, all'interno di "16 buste" scoperte tra la documentazione relativa alla gestione provvisoria.

lunedì 29 agosto 2016

Terremoto, l’esperto: “Tante raccolte fondi, ma nessun coordinamento”. Sms solidale destinato solo a edifici pubblici. - Chiara Brusini

Terremoto, l’esperto: “Tante raccolte fondi, ma nessun coordinamento”. Sms solidale destinato solo a edifici pubblici

Dalla Croce Rossa alle banche, dall'associazione dei dentisti agli armatori: la macchina della solidarietà va a pieno ritmo. "Ma in Italia non esiste l'accountability, cioè l'abitudine di dar conto dei risultati che si ottengono con i soldi spesi", dice l'economista Stefano Zamagni, presidente della Fondazione italiana per il dono. "Serve una supervisione. Peccato che l'agenzia che poteva occuparsene sia stata abolita". La Protezione civile raccoglie 10 milioni con il 45500. Ma sul sito non specifica che neppure un euro andrà per ricostruire case private e aziende.

Il numero solidale della Protezione civile, che in quattro giorni ha già raccolto oltre 9,7 milioni di euro. Le collette lanciate daCroce RossaCaritas e decine di onlus e ong. E i conti correnti ad hoc attivati da banche, compagnie di assicurazione e mezzi di informazione (anche Il Fatto Quotidiano) ma pure da alcuni partiti, dalla Coldiretti, dal Club alpino italiano, dall’Associazione dei dentisti, dall’ordine dei medici, dai giudici amministrativi, dall’Alitalia, dalla confederazione degli armatori, dalla Lega B e dalle coop. Aggiungiamoci l’amatriciana solidale e i fondi promessi alle popolazioni colpite da festivalconcerti e musei. In più ovviamente si sono mosse le Regioni e l’Anci. Il terremoto che ha colpito il Centro Italia il 24 agosto ha fatto scattare la consueta – meritoria – “gara di solidarietà“. Ma il grande assente, ancora una volta, è il coordinamento tra le iniziative. Se per rispondere alle emergenze internazionali le maggiori ong hanno messo in piedi nel 2007 un’agenzia ad hoc, a livello nazionale ci si muove in ordine sparso. Con il rischio evidente che non tutti i mille rivoli in cui si dividono i soldi donati dai cittadini giungano a destinazione. O che non arrivino dove chi ha donato si aspettava.
Zamagni: “In Italia non si dà conto di come vengono spese le donazioni” – “Anche al netto delle truffe, resta il nodo della reale efficacia delle iniziative. In Italia molte organizzazioni badano più ad aumentare il proprio capitale reputazionale che al bene dei destinatari”, mette il dito nella piaga l’economista Stefano Zamagni, presidente della Fondazione italiana per il dono ed ex numero uno della defunta Agenzia per il terzo settore. “La trasparenza, cioè dire come si usano i soldi raccolti, è il minimo. Il vero problema riguarda la accountability: dare conto dei risultati che si ottengono con quel denaro. La cultura del dare conto in Italia non esiste, invece è cruciale: se spendi per comprare palloncini puoi allietare per un po’ i bambini nelle tende ma non hai risolto nessuno dei problemi di lungo periodo dei terremotati”.
Nel resto d’Europa e in Giappone enti super partes garantiscono efficienza e accountability – Come rimediare? “Serve un ente super partes che supervisioni la raccolta dei fondi e monitori i risultati concreti garantendo efficienza, trasparenza e rendicontabilità, come la Uk Charity Commission inglese e i suoi omologhi tedeschi e francesi”. O come la Japan Platform, che è stata cruciale nel gestire l’assistenza e la ricostruzione dopo il terremoto e lo tsunami che hanno colpito la costa orientale del Giappone nel 2011. “Non può trattarsi”, continua Zamagni, “della Protezione civile, che ha il compito di gestire le emergenze e non deve occuparsi di ricostruzione. La candidata naturale per svolgere questo ruolo sarebbe stata l’Agenzia per il terzo settore.Peccato che il governo Monti nel 2012 l’abbia abolita e che l’esecutivo Renzi, che ha appena varato la riforma del comparto, non l’abbia ripristinata“. La Fondazione per il dono da due anni a questa parte cerca di supplire facendo “intermediazionefilantropica” tra donatori e beneficiari: in pratica crea un fondo ad hoc e lo gestisce per raggiungere gli obiettivi di chi mette a disposizione i soldi. A livello governativo, però, resta il vuoto.
Le ong da nove anni hanno un meccanismo di coordinamento - Che il coordinamento sia indispensabile lo conferma invece la scelta di nove tra le principali organizzazioni non governative che operano in Italia, ActionAidAmrefCesvi,CoopiGvcOxfam, Sos Villaggi dei bambini ItaliaTerre des Hommes e Volontariato internazionale per lo sviluppo: nel 2007, a due anni di distanza dal devastante tsunami dell’Oceano Indiano, hanno creato l’Agenzia italiana risposta emergenze (Agire), un meccanismo congiunto di raccolta fondi che si attiva in caso di gravi emergenze umanitarie. “L’obiettivo è evitare la moltiplicazione delle richieste, che confonde i cittadini, e massimizzare sia le risorse raccolte sia i benefici per la popolazione colpita”, spiega a ilfattoquotidiano.it la coordinatrice Alessandra Fantuzi. “I soldi vengono divisi tra le ong aderenti in base alla loro presenza nel Paese e esperienza in quella tipologia di emergenza. Poi ne monitoriamo l’uso e ci occupiamo della rendicontazione, in modo che ogni donatore possa verificare come sono stati spesi i suoi soldi”.
Protezione civile: “Con i soldi del 45500 saranno ricostruiti edifici pubblici” - La Protezione civile, in questa fase, dribbla le polemiche sulla dispersività delle iniziative di solidarietà. Ma consiglia a chi ha già lanciato raccolte spontanee di confrontarsi con le istituzioni, “a partire dalle Regioni Lazio, Marche e Umbria che hanno aperto tre conti correnti ad hoc e attivato caselle di posta elettronica a cui segnalare la disponibilità di beni per i terremotati”. Dal Dipartimento, dopo aver ribadito la richiesta di non inviare di propria iniziativa cibo, vestiti o coperte, tengono a sottolineare che i fondi raccolti dagli operatori telefonici attraverso il numero solidale 45500 saranno utilizzati con una procedura trasparente: “Le somme saranno versate, senza alcun ricarico, su un conto infruttifero aperto presso la Tesoreria Centrale dello Stato. Alla fine della raccolta, che durerà 45 giorni, sarà nominato d’accordo con le regioni coinvolte un comitato di garanti con il compito di dare il nulla osta ai progetti di ricostruzione di edifici pubblici presentati dagli enti locali”. Quindi attenzione: i soldi non verranno usati per le case dei terremotati ma per “scuolepalestrecentri per i bambinimunicipi“. Un aspetto forse non chiarissimo ai cittadini, visto che la Protezione civile si era limitata a far sapere che avrebbe provveduto a “destinare i fondi alle regioni colpite dal sisma”.
Truffe e sciacallaggio a distanza – In queste ore sempre più persone, via Facebook e Twitter, chiedono controlli sulla gestione dei fondi raccolti nella fase di emergenza. Il timore che qualcuno se ne approfitti a scapito dei terremotati è del resto giustificato visto che anche stavolta non mancano le segnalazioni sugli sciacalli che cercano di lucrare sul dramma. In Sicilia è partita due giorni fa la prima denuncia alla polizia postale contro alcune false raccolte di fondi, cibo e vestiti a nome dell’Associazione nazionale pubbliche assistenze (Anpas). Da L’Aquila e Santa Maria Capua Vetere è arrivata poi notizia di richieste di denaro porta a porta da parte di sedicenti rappresentanti di una onlus. Se si tratti di vere e proprie truffe va ancora chiarito, ma i precedenti negativi certo non mancano: dopo il sisma del 2002 in Molise, per esempio, la Polposta trasmise un’informativa alla procura di Larino per segnalare che circa 30mila siti avevano attivato sottoscrizioni per contribuire alla ricostruzione del comune di San Giuliano di Puglia, quello dove il crollo della scuola elementare aveva ucciso 27 bambini e una maestra. Una solidarietà ”terribile, retorica, rumorosa ed eccessiva”, commentò il procuratore Nicola Magrone.
Fiorello: “Occhio a spettacoli e concerti. Se non devolvi tutto ma trattieni le spese il gioco non vale la candela” - Tornando a oggi, domenica Fiorello ha messo in guardia chi vuol donare partecipando a concerti e spettacoli che devolvono parte del ricavato alle popolazioni colpite. In un post su Facebook lo showman ha avvertito: “Occhio: sono stato invitato ad almeno quattro manifestazioni per raccogliere fondi. Attenti a questi eventi che facciamo noi dello spettacolo. Se alla fine non devolvi tutto, ma ”tutto” meno le spese, allora non lo fare”, perché “il gioco deve valere la candela. I soldi vanno dati tutti in beneficenza. Mi fiderei di più se venisse organizzato da una onlus o una associazione affidabile. La storia insegna che poi uno raccoglie i soldi, fa, dice, poi quando vai a vedere dove sono finiti i soldi, non li trovi. Vorrei vedere nomi e cognomi, per chiedere alle persone che ricevono questi soldi ”che stai facendo? Quanto hai speso? Quando partono i lavori?”. Accountability, appunto. Fino a quando non sarà garantita, “io preferisco fare la mia beneficenza privata (…) non c’è bisogno di cantare: dai i soldi direttamente e il gioco è fatto”.

sabato 28 novembre 2015

Fondazioni non bancarie, 6.220 enti che muovono 41 miliardi. In concorrenza con le associazioni di volontariato. - Ida Cappiello



La maggior parte sono piccole realtà territoriali che non fanno filantropia, cioè non finanziano progetti sociali, ma li gestiscono direttamente.

Tra le 2.700 fondazioni iscritte al cinque per mille 2015 c’è la Sa Sartiglia onlus di Oristano, costituita dal Comune sardo e da alcune associazioni di imprenditori locali, che ha per finalità l’organizzazione della Sartigliamanifestazione equestre molto amata dai cittadini che si svolge in città l’ultimo martedì di carnevale. Presieduta dal sindaco, l’ente ha un patrimonio di circa mezzo milione di euro e uno staff di dieci persone tra dipendenti e collaboratori a progetto. Ed è un esempio di che cosa sono le fondazioni italiane, la maggior parte almeno: piccole realtà territoriali che non fanno filantropia, cioè non finanziano progetti sociali, ma li gestiscono direttamente, “in concorrenza” con le associazioni di volontariatoLe grandi istituzioni filantropiche, tra cui quelle di origine bancaria, sono invece un’esigua minoranza.
Vediamo il settore dati alla mano. L’ultimo censimento disponibile, del 2011, fotografa le fondazioni come un settore in forte crescita: sono 6.220, circa il 2% di tutte le organizzazioni non profit. Nell’ultima rilevazione Istat del 2005 erano meno della metà. Quanti soldi muovono? Difficile stabilirlo in modo preciso. L’associazione di Bruxelles European Foundation Centre (Efc) ha stimato in 90 miliardi di euro il patrimonio totale delle fondazioni italiane, 49 miliardi dei quali fanno capo alle 88 ex bancarie. Dunque una patrimonializzazione piuttosto bassa, confermata da un’elaborazione dell’Istat per ilfattoquotidiano.it, secondo la quale il 70% delle fondazioni ha un patrimonio inferiore ai 500mila euro e solo il 5% supera i 5 milioni di euro.
tabella fondazioni non bancarie cappiello
Fonte: nono Censimento industria e servizi, Censimento delle istituzioni no profit profit.













Questa sottocapitalizzazione si spiega con il fatto che il 70% delle fondazioni italiane non sono erogative, cioè non finanziano progetti sociali, ma sono operative, svolgono quindi direttamente attività sociale, al pari delle associazioni di volontariato. “Moltissime fondazioni nate negli ultimi anni nascono dalla volontà di imprese o di famiglie abbienti di dar vita a un proprio progetto di cambiamento sociale donando parte della propria ricchezza”, spiega Carola Carazzone, segretario generale di Assifero, l’associazione nazionale degli enti di erogazione. “Questi soggetti vogliono essere coinvolti direttamente e non limitarsi a finanziare altri soggetti – aggiunge -. L’erogazione di contributi è fatta da altre realtà: solo il 13% degli enti filantropici sono fondazioni, il resto sono associazioni o comitati”.
Tornando ai dati Istat, uno sguardo ai campi di attività delle fondazioni riserva altre sorprese, nel senso che i settori più importanti sono l’istruzione e ricerca, con il 27% degli enti, e la culturasport e ricreazione con il 24%, mentre l’assistenza sociale ha solo il 19%. Moltissime scuole private, ad esempio, sono fondazioni. Centri di ricerca, museiteatri ed enti lirici sono diventati fondazioni per consentire l’ingresso di privati nella compagine sociale. Ma sono numerosi anche i circoli sportivi o ricreativi locali ad avere questa forma giuridica, spesso acquisita dopo alcuni anni di attività. Resta da capire il motivo di questa scelta, sicuramente molto più onerosa rispetto alla classica associazione di volontariato o di promozione sociale: creare una fondazione ha un costo considerevole, diverse decine di migliaia di euro, per avere un ordine di grandezza. E si tratta di un ente con personalità giuridica che richiede una struttura ben più complessa dell’associazione. Fatto sta che però le fondazioni non bancarie rappresentano oggi una parte minoritaria del terzo settore e la maggior parte sono troppo piccole per innescare cambiamenti sociali.

martedì 24 settembre 2013

Il Questore a 5 Stelle apre la scatola di tonno: ecco i primi conti del Senato.- Laura Bottici

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Il Senato è una città chiusa che non permette a nessuno di verificare la propria gestione, ma esige di controllare ed amministrare il Popolo italiano con cui ormai non ha più nessun contatto.
Vi ricordate l'apriscatole? ..... dopo 6 mesi di lavoro possiamo cominciare a farvi vedere cosa fanno i Tonni dentro la scatoletta.
Il Consiglio di Presidenza e il Collegio dei Questori hanno la possibilità, tramite delibere interne e a loro insindacabile giudizio, di elargire fondi provenienti dal bilancio del Senato a soggetti pubblici e privati.
In primis il Senato nel 2012 ha versato un contributo di Euro 81.500,00 al Circolo di Palazzo Madama, non so dove sia nè cosa faccia, e sinceramente non mi interessa frequentarlo ma mi piacerebbe capire come spendono i nostri soldi.
Invece per quanto riguarda le autonome elargizioni benefiche di cui sopra, nel 2012 una stretta cerchia di persone ha così deciso di spendere 1.022.513,48 Euro nostri:
Euro 546.140,00 Associazioni, Onlus, Fondazioni (quali sono?)
Euro 7.960,00 Ospedali (non saranno troppi?)
Euro 130.299,00 Persone fisiche (???)
Euro 22.574,59 Persone giuridiche (???)
Euro 31.500,00 Enti locali
Euro 147.459,00 Enti religiosi (non bastava l'esenzione dall'Imu?)
- Euro 10.000,00 Scuole
Da notare quanto questi politici hanno devoluto a varie organizzazioni e quanto a ospedali e scuole....... l'elargizione di una borsa di studio di Euro 5.000,00e il versamento di Euro 10.000,00 a Telethon appaiono come le solite foglie di fico......
Compresi nel totale troviamo i fondi spesi per il concerto di Natale 2011 2012 per Euro 65.076,45 ed Euro 4.472,16 per la mostra dei 150 anni dell'unità d'Italia, la donazione all'Associazione ex parlamentari per Euro 15.500,00 eEuro 26.532,28 per regalie e bonus per dipendenti società esterne.
Nella scatoletta c'erano Tonni indisturbati ma da quando siamo nel Palazzo gli stiamo togliendo un po' di sonno. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?) Noi neppure. Alla prossima puntata...
Laura Bottici
portavoce Movimento 5 Stelle Senato
Questore Senato della Repubblica*