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sabato 28 novembre 2015

Fondazioni non bancarie, 6.220 enti che muovono 41 miliardi. In concorrenza con le associazioni di volontariato. - Ida Cappiello



La maggior parte sono piccole realtà territoriali che non fanno filantropia, cioè non finanziano progetti sociali, ma li gestiscono direttamente.

Tra le 2.700 fondazioni iscritte al cinque per mille 2015 c’è la Sa Sartiglia onlus di Oristano, costituita dal Comune sardo e da alcune associazioni di imprenditori locali, che ha per finalità l’organizzazione della Sartigliamanifestazione equestre molto amata dai cittadini che si svolge in città l’ultimo martedì di carnevale. Presieduta dal sindaco, l’ente ha un patrimonio di circa mezzo milione di euro e uno staff di dieci persone tra dipendenti e collaboratori a progetto. Ed è un esempio di che cosa sono le fondazioni italiane, la maggior parte almeno: piccole realtà territoriali che non fanno filantropia, cioè non finanziano progetti sociali, ma li gestiscono direttamente, “in concorrenza” con le associazioni di volontariatoLe grandi istituzioni filantropiche, tra cui quelle di origine bancaria, sono invece un’esigua minoranza.
Vediamo il settore dati alla mano. L’ultimo censimento disponibile, del 2011, fotografa le fondazioni come un settore in forte crescita: sono 6.220, circa il 2% di tutte le organizzazioni non profit. Nell’ultima rilevazione Istat del 2005 erano meno della metà. Quanti soldi muovono? Difficile stabilirlo in modo preciso. L’associazione di Bruxelles European Foundation Centre (Efc) ha stimato in 90 miliardi di euro il patrimonio totale delle fondazioni italiane, 49 miliardi dei quali fanno capo alle 88 ex bancarie. Dunque una patrimonializzazione piuttosto bassa, confermata da un’elaborazione dell’Istat per ilfattoquotidiano.it, secondo la quale il 70% delle fondazioni ha un patrimonio inferiore ai 500mila euro e solo il 5% supera i 5 milioni di euro.
tabella fondazioni non bancarie cappiello
Fonte: nono Censimento industria e servizi, Censimento delle istituzioni no profit profit.













Questa sottocapitalizzazione si spiega con il fatto che il 70% delle fondazioni italiane non sono erogative, cioè non finanziano progetti sociali, ma sono operative, svolgono quindi direttamente attività sociale, al pari delle associazioni di volontariato. “Moltissime fondazioni nate negli ultimi anni nascono dalla volontà di imprese o di famiglie abbienti di dar vita a un proprio progetto di cambiamento sociale donando parte della propria ricchezza”, spiega Carola Carazzone, segretario generale di Assifero, l’associazione nazionale degli enti di erogazione. “Questi soggetti vogliono essere coinvolti direttamente e non limitarsi a finanziare altri soggetti – aggiunge -. L’erogazione di contributi è fatta da altre realtà: solo il 13% degli enti filantropici sono fondazioni, il resto sono associazioni o comitati”.
Tornando ai dati Istat, uno sguardo ai campi di attività delle fondazioni riserva altre sorprese, nel senso che i settori più importanti sono l’istruzione e ricerca, con il 27% degli enti, e la culturasport e ricreazione con il 24%, mentre l’assistenza sociale ha solo il 19%. Moltissime scuole private, ad esempio, sono fondazioni. Centri di ricerca, museiteatri ed enti lirici sono diventati fondazioni per consentire l’ingresso di privati nella compagine sociale. Ma sono numerosi anche i circoli sportivi o ricreativi locali ad avere questa forma giuridica, spesso acquisita dopo alcuni anni di attività. Resta da capire il motivo di questa scelta, sicuramente molto più onerosa rispetto alla classica associazione di volontariato o di promozione sociale: creare una fondazione ha un costo considerevole, diverse decine di migliaia di euro, per avere un ordine di grandezza. E si tratta di un ente con personalità giuridica che richiede una struttura ben più complessa dell’associazione. Fatto sta che però le fondazioni non bancarie rappresentano oggi una parte minoritaria del terzo settore e la maggior parte sono troppo piccole per innescare cambiamenti sociali.

martedì 18 agosto 2015

Tanti stranieri tra i nuovi direttori dei più grandi musei italiani. Agli Uffizi arriva un tedesco.

In alto da sin: Pierini, Bellenger, Gennari Santori, Bagnoli, Assmann, Aufreiter, degl'Innocenti, Zuchtriegel, Bradburne, D'Agostino, Pagella, Marini, Felicori, Schmidt, Giulierini, Malacrino, Bertolucci, Hollberg, Coliva, Collu.
Dall'estero sette nuovi dirigenti su 20. Franceschini: 'Si volta pagina'.

Il cambio che farà forse più clamore arriva per gli Uffizi, dove lo storico direttore Antonio Natali deve cedere il passo ad un esperto di arte fiorentina che arriva da Friburgo in Germania, Eike Schmidt, 47 anni. Ma sono ben sette su 20 i direttori stranieri chiamati a guidare i 20 musei superstar del patrimonio pubblico italiano.
Tra questi la tedesca Cecile Hollberg, 48 anni, storica e manager culturale tedesca che andrà alle Gallerie dell'Accademia di Firenze,James Bradburne, 59 anni, nato in Canada ma di nazionalità britannica per Brera, Sylvain Bellenger, storico dell'arte francese per Capodimonte.
L'età media dei vincitori è di 50 anni. Su 20, 10 sono uomini e 10 sono donne.
Gli italiani che tornano dall'estero sono 4 (Bagnoli, Gennari  Santori e D'Agostino che rientrano dagli Stati Uniti e Degl'Innocenti dalla Francia). Quanto alle professioni: 14 storici dell'arte, 4 archeologi, 1 museologo/manager culturale e 1 manager culturale. Nominata anche un'interna del ministero.
A storcere il naso sulle nuove nomine è Vittorio Sgarbi, per il quale "la scelta di fare un concorso per i direttori dei 20 principali musei italiani è un atto politico pericoloso, che il ministro pagherà". "Tra i 20 selezionati - spiega Sgarbi -ci sono persone capaci, ma non credo che il neo direttore degli Uffizi Eike Schmidt sia più bravo di quello uscente, Antonio Natali''.

Questi i nomi (VAI AI PROFILI):
1) GALLERIA BORGHESE (ROMA):Anna Coliva - 62 anni, storica dell'arte.
2) GALLERIE DEGLI UFFIZI(FIRENZE): Eike Schmidt - 47 anni, storico dell'arte. 
3) GALLERIA NAZIONALE DI ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA DI ROMA Cristiana Collu - 46 anni, storica dell'arte
4) GALLERIE DELL'ACCADEMIA DI VENEZIA: Paola Marini - 63 anni, storica dell'arte
5)MUSEO DI CAPODIMONTE(NAPOLI): Sylvain Bellenger - 60 anni, storico dell'arte.
6) PINACOTECA DI BRERA (MILANO):James Bradburne - 59 anni, museologo e manager culturale.
7) REGGIA DI CASERTA: Mauro Felicori - 63 anni, manager culturale.
8) GALLERIA DELL'ACCADEMIA DI FIRENZE:Cecilie Hollberg - 48 anni, storica e manager culturale.
9) GALLERIA ESTENSE (MODENA):Martina Bagnoli - 51 anni, storica dell'arte.
10) GALLERIE NAZIONALI DI ARTE ANTICA (ROMA):Flaminia Gennari Santori - 47 anni, storica dell'arte.
11) GALLERIA NAZIONALE DELLE MARCHE (URBINO): Peter Aufreiter - 40 anni, storico dell'arte.
12) GALLERIA NAZIONALE DELL'UMBRIA (PERUGIA):Marco Pierini - 49 anni, storico dell'arte e filosofo.
13) MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO (FIRENZE):Paola D'Agostino - 43 anni, storica dell'arte.
14) MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI NAPOLI: Paolo Giulierini - 46 anni, archeologo.
15) MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI REGGIO CALABRIA:Carmelo Malacrino - 44 anni, archeologo e architetto.
16) MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI TARANTO Eva Degl'Innocenti - 39 anni, archeologa.
17) al PARCO ARCHEOLOGICO DI PAESTUM:Gabriel Zuchtriegel - 34 anni, archeologo.
18) PALAZZO DUCALE DI MANTOVA:Peter Assmann - 61 anni, storico dell'arte.
19)Al PALAZZO REALE DI GENOVA:Serena Bertolucci - 48 anni, storica dell'arte.
20) POLO REALE DI TORINO: Enrica Pagella - 58 anni, storica dell'arte.