Visualizzazione post con etichetta Ong. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Ong. Mostra tutti i post

giovedì 27 settembre 2018

Aquarius, che coincidenza: quanti soldi pubblici dà la rossa Regione Toscana alla ong che tifa migranti.

Aquarius, che coincidenza: quanti soldi pubblici dà la rossa Regione Toscana alla ong che tifa migranti

L'Aquarius campa anche con i soldi dei contribuenti italiani. Il consigliere leghista in Regione Toscana Jacopo Alberti ha svelato il "dettaglio" sui finanziamenti che la Regione da sempre "rossa" e governata da Enrico Rossi, ex Pd, versa alla Ong Sos Mediterranée, attiva sulla nave che negli ultimi 3 mesi è entrata in conflitto con il governo italiano per far sbarcare migranti sulle nostre coste.
Nel dettaglio, Regione Toscana versa soldi ai soci fondatori di Sos Mediterranée Italia, la "Cooperazione allo sviluppo dei paesi emergenti (Cospe) onlus", nata nel 1983 con sede nazionale a Firenze. "Queste organizzazioni non governative - accusa Alberti - hanno fatto sostanzialmente i tassisti del mare negli ultimi anni. Ritengo fuori luogo che la Toscana contribuisca per una cifra importante: nel 2017 ha erogato a Cospe 434mila euro. Secondo noi è eccessivo, controllerò i documenti per vedere se i progetti finanziati hanno prodotto qualcosa. Pensiamo che questa cifra debba essere destinata alle famiglie toscane in difficoltà economica".

sabato 30 giugno 2018

POLITICA "224 migranti su navi Guardia Costiera" Ong Lifeline soccorre migranti. Toninelli: "Azione fuori dalle regole".

Lifeline, la nave Ong attracca a Malta e una parte dei migranti arriverà in Italia: la vittoria di Conte e Salvini

La nave è intervenuta in acque Sar (Ricerca e soccorso) ed è stata la guardia costiera di Tripoli a coordinare l'operazione. Il ministro delle Infrastrutture Toninelli ha annunciato che la nave sarà sequestrata. Salvini: "Questo carico di esseri umani ve lo portate in Olanda, fate il giro un po' largo", poi dice: "Arresteremo l'equipaggio della nave di Lifeline e le 200 persone possibilmente non in Italia perché prima c'è Malta". 

21 giugno 2018 La nave della Ong tedesca Lifeline è intervenuta in soccorso di 300-400 migranti a bordo di un gommone a largo delle coste libiche. I soccorritori hanno chiesto aiuto alla guardia costiera italiana o a qualche mercantile che incrocia in zona.  La nave è intervenuta in acque Sar (Ricerca e soccorso) ed è stata la guardia costiera di Tripoli a coordinare l'operazione. Una motovedetta è stata inviata sul posto. "Ci aspettiamo - dicono dalla ong - un comportamento professionale e che le forze libiche rispettino la legge internazionale".  

Toninelli: la nave sarà sequestrata. 
Ma sull'intervento della Lifeline è intervenuto il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Danilo Toninelli che annuncia di aver chiesto alla Guardia Costiera italiana di avviare un'indagine. 
Toninelli ha scritto su Facebook che "la nave sta agendo in acque libiche fuori da ogni regola, fuori dal diritto internazionale. Hanno imbarcato circa 250 naufraghi senza avere i mezzi tecnici per poter garantire l'incolumità degli stessi naufraghi e dell'equipaggio". La nave Ong Lifeline sarà sequestrata e trasportata in un porto italiano, ha inoltre annunciato il ministro dei Trasporti. L'Olanda ha dichiarato che la nave batte la sua bandiera illegalmente. 
"Abbiamo chiesto al governo olandese di fare una verifica su questa nave e ci hanno detto che Lifeline batte illegalmente bandiera olandese e quindi potenzialmente è una nave apolide che non potrebbe o dovrebbe viaggiare in acque internazionali", aggiunge. "Noi ci assumiamo la responsabilità di salvare 224 persone portandole sulle navi della guardia costiera, ma contemporaneamente sequestreremo questa nave Lifeline e la porteremo nei porti italiani dove dovrà fermarsi perché è in corso l'indagine" sulla sua bandiera e la sua nazionalità, quindi, dopo che l'Olanda ha dichiarato che non naviga sotto bandiera olandese.  

E anche il ministro dell'Interno Matteo Salvini interviene sulla vicenda. "Avete fatto un atto di forza non ascoltando la Guardia costiera italiana e libica? Bene, questo carico di esseri umani ve lo portate in Olanda, fate il giro un po' largo", E  sempre su  Facebook, in un lungo intervento video, aggiunge che le navi "di queste pseudo-ong non toccheranno più il suolo italiano". 

Salvini: arreseteremo equipaggio nave Lifeline. 
La nave di Lifeline "è una nave fantasma, una nave pirata. Allora io metto in salvo 200 persone possibilmente non in Italia perché prima dell'Italia c'è Malta e allora ci facesse il piacere di prenderseli Malta. Poi noi sequestriamo la nave in Italia, arrestiamo tutto l'equipaggio per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e per non aver rispettato le norme della navigazione". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, leader della Lega, parlando a un comizio a Viterbo. 

Olanda: Seefuchs-Lifeline non sono nostre.  
"Seefuchs e Lifeline non viaggiano con bandiera olandese, secondo la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos). Queste navi appartengono a Ong tedesche e non sono registrate in Olanda.
Pertanto l'Olanda non può dare istruzioni a queste imbarcazioni.L'Italia è a conoscenza della posizione olandese". Lo rende noto su Twitter la rappresentanza dei Paesi Bassi presso l'Ue. 

Aquarius verso Libia: "Numerosi barconi in pericolo" 
E intanto, terminata la missione che ha portato a Valencia, accolti dalla Spagna, i 630 migranti che erano stati soccorsi nella notte di sabato 9 giugno nel Mediterraneo centrale, la nave Aquarius battente bandiera di Gibilterra e in uso alla Ong Sos Mediterranee e con a bordo volontari di Medici Senza Frontiere è tornato in mare aperto. Dopo aver fatto rifornimento di viveri ed altro materiale di primo soccorso, Aquarius ha lasciato il porto di Valencia e sta navigando verso la Libia. L'arrivo nella zona di ricerca e soccorso al largo del Paese africano è previsto nei prossimi 3 o 4 giorni. Per la ong sono "numerose le imbarcazioni in pericolo durante la nostra assenza".  

http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Ong-Lifeline-soccorre-migranti-Toninelli-dice-fuori-dalle-regole-3818c3f1-e075-4721-9ef3-48d3f8680042.html?refresh_ce

domenica 17 giugno 2018

Aquarius Migranti: quali sono le Ong rimaste in mare. - Ottavia Spaggiari

La chiusura del porto all’Aquarius è stata solo l’ultima tappa di una lunga campagna contro le organizzazioni impegnate nel Mediterraneo. Ecco chi è rimasto, nonostante gli ostacoli, le accuse e le minacce della Guardia Costiera libica
Appena due anni fa erano gli angeli del mare. Eppure da quell’estate del 2016 che pare lontana, ma che così lontana non è, la narrativa sulle organizzazioni impegnate in operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo si è trasformata radicalmente. Un anno e mezzo di accuse, minacce, a mano armata da parte della Guardia Costiera libica, tentativi di inchieste che non hanno mai portato a nulla e, infine, addirittura, porti chiusi all’emergenza umanitaria.

A dicembre 2016 arrivano le dichiarazioni del Financial Times, che pubblica parzialmente un report di Frontex (Risk Analysis for 2017), secondo cui le operazioni umanitarie nelle acque internazionali a largo della Libia avrebbero costituito il cosiddetto “pull factor”, ovvero “fattore di attrazione”. La tesi, in realtà, non è mai stata provata. Analizzando i dati degli sbarchi, l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi) ha invece notato come non ci sia nessuna correlazione tra l’aumento degli arrivi e le operazioni umanitarie delle Ong nel Mediterraneo. Un’analisi condivisa anche dai ricercatori della University of London, che nella ricerca “Blaming the Rescuers”, sottolineano come «le organizzazioni non governative non sono stati la ragione principale dell’aumento degli arrivi nel 2016». I numeri, secondo lo studio dell’università britannica, sarebbero invece in linea con le partenze del periodo 2014-2015, dunque precedente alla presenza delle imbarcazioni umanitarie.

L’indagine conoscitiva sul lavoro delle Ong in mare aperta dalla Procura di Catania il 17 febbraio 2017 non ha mai portato a nulla. In particolare il procuratore, Carmelo Zuccaro, sulle prime pagine dei giornali nazionali, aveva sollevato sospetti su «come potessero affrontare costi così elevati senza un rientro economico» e su «chi fornisse le informazioni relative agli Sos in mare», domande a cui le Ong nel Mediterraneo hanno risposto sempre in modo puntuale. 
È proprio dopo l’apertura dell’indagine che si inizia a parlare dei “taxi del mare”. Prima il blogger Luca Donadel nel suo video “La verità sui migranti”, si chiede se le navi umanitarie non abbiano un ruolo nell’incremento degli sbarchi e se non siano coinvolte in una sorta di “servizio taxi”, concetto che piace particolarmente a Di Maio. L’attuale Ministro del lavoro e vice-presidente del Consiglio ha infatti utilizzato questa espressione ad aprile 2017, in una dichiarazione che aveva anticipato il clima di tensione altissima della scorsa estate, con una stretta dell’allora Ministro degli Interni Minniti sulle Ong e la crescente legittimazione della Guardia Costiera Libica. Proprio la violenza dei libici e le condizioni sempre più difficili avevano spinto diverse organizzazioni a sospendere, se non addirittura a lasciare, il Mediterraneo.

Quali sono quindi le Ong rimaste nella zona SAR? 
SOS Mediterranee e Medici Senza Frontiere.

Insieme gestiscono l’Aquarius, l’imbarcazione umanitaria dalle dimensioni maggiori. È lei la protagonista della prova di forza con Malta e l’Europa del Ministro dell'Interno e Vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, che ha rifiutato di assegnare un porto alla nave su cui al momento ci sono 629 persone salvate dall’acqua, provatissime e traumatizzate. Tra queste 123 minori tra i 13 e i 17 anni, 11 bambini piccoli e 7 donne incinte. La Spagna ha dato disponibilità all’attracco della nave ma, fa sapere un giornalista a bordo: «si prevede un viaggio di tre giorni, dovremo fermarci a prelevare viveri dato che quelli a bordo non bastano».
Ideale sarebbe fare sbarcare le persone immediatamente. MSF ha infatti reso noto che, anche se al momento la situazione è stabile, questo «ritardo non necessario nello sbarco in un porto sicuro, mette i pazienti a rischio, in particolare: 7 donne incinte e 15 persone con gravi ustioni chimiche, altre con principi di annegamento e ipotermia».

Sea-Watch

Tre le imbarcazioni gestite dall’organizzazione ma solo una in questo momento è impegnata in operazioni di ricerca e soccorso, tornata in mare aperto dopo aver sbarcato, sabato scorso a Reggio Calabria, 232 persone.
Quello della Sea-Watch è stato il primo sbarco effettuato da una Ong dal giuramento del nuovo governo e proprio Salvini, oggi, si è riferito all’imbarcazione dell’organizzazione per sottolineare la linea dura contro le navi umanitarie.
«Siamo ovviamente preoccupati per la situazione, ma andiamo avanti», spiega Ruben Neugebauer, portavoce dell’Ong. «Il vero nodo è Dublino. Non si può lasciare tutta la responsabilità all’Italia, ma Salvini non può fare questo gioco di forza sulla pelle di persone innocenti scappate dall’inferno dei centri di detenzione libici».

Proactiva Open Arms

Erano stati minacciati di morte dalla Guardia Costiera libica, i volontari di Open Arms, quando avevano rifiutato di consegnare le persone soccorse in mare, lo scorso marzo. Una una volta arrivati in Italia, l’omonima nave era stata sequestrata e l’Ong era finita sotto inchiesta. Le accuse: associazione a delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Archiviata definitivamente l’accusa di associazione a delinquere, a cui era legato il sequestro della nave, rimane l’indagine su quella di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’Ong è però libera di tornare a lavorare. In questo periodo l’organizzazione aveva usato l’altra imbarcazione, il veliero Astral, giudicato meno adatto all’attività di ricerca e soccorso.
Adesso la Open Arms sta per partire da Valencia per raggiungere Malta. Da lì, il 18 giugno ripartirà per una nuova missione di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. «In questo periodo abbiamo ricevuto moltissime manifestazioni di solidarietà. Le difficoltà sono tante, ma andiamo avanti. » Spiega Riccardo Gatti, portavoce dell’Ong. «Il segnale più positivo è il fatto che continuiamo ad avere moltissime richieste di volontariato a bordo. Gestire l’imbarcazione costa 7mila euro al giorno. Siamo interamente sostenuti da piccole donazioni volontarie, ciò significa che ci sono moltissime persone che credono nel valore della solidarietà e in quello che facciamo».

Sea-Eye

Solo sabato scorso l’Ong tedesca aveva portato a termine la missione più difficile degli ultimi due anni, ma è già tornata al porto della Valletta, pronta a ripartire per la prossima missione.
Il piccolo peschereccio Seefuchs, gestito da volontari provenienti da tutta Europa, aveva navigato in condizioni meteo estreme per oltre tre giorni, dopo aver salvato dall’acqua 119 persone, un numero ben superiore alla capienza massima. Commentando l’Odissea della scorsa settimana, l’Ong ha spiegato che «la barca non è adatta a trasportare così tante persone», e «Nonostante questo è la terza volta in poche settimane che le autorità italiane rifiutano l’assistenza in circostanze di ricerca e soccorso e costringono la Seefuchs a trasportare le persone verso le coste siciliane». Negli ultimi due anni l’Ong ha soccorso oltre 14mila persone.

Mission Lifeline

È ferma al porto di Malta ma pronta per ripartire con una nuova missione anche l’imbarcazione di Mission Lifeline, altra Ong tedesca che aveva iniziato ad operare nel Mediterraneo nell’autunno del 2017. «Partiremo dopodomani», fa sapere via messenger Axel Steier, portavoce dell’Ong. «Siamo molto preoccupati per le persone a bordo dell’Aquarius. Gli stati europei hanno lasciato l’Italia da sola negli ultimi anni. Deve esserci più solidarietà ma non possono pagare il prezzo di queste vicende politiche gli esseri umani che sono stati torturati e stuprati in Libia e che rischiano la vita in mare».

Migranti, Salvini chiude i porti ad altre due ong. Toninelli: “L’Olanda richiami le sue navi che violano codice di condotta”.

Migranti, Frontex: “I trafficanti di uomini chiamano direttamente le navi delle ong”

Il vicepremier contro Lifeline e Seefuchs: "Mai più complici". Il ministro dei Trasporti: "Quelle imbarcazioni non sono attrezzate". La replica: "Non è vero, abbiamo mezzi e personale". In un giorno salvate 450 persone con il coordinamento della Guardia Costiera italiana. La Cei: "Salvare le vite, ma l'Italia non sia lasciata sola". I 600 dell’Aquarius quasi in Spagna. La Francia ne accoglierà una parte. Merkel: "Problema europeo, soluzioni europee".

migranti dell’Aquarius stanno per sbarcare in Spagna e così il ministro dell’Interno Matteo Salvini dopo una settimana può cambiare obiettivo. Questa volta sono due ong tedesche che operano davanti alla costa della Libia con navi con bandiera olandese, Lifeline (“La linea della vita”, in inglese) e Seefuchs (“Volpe del mare”, in tedesco). Torna l’hashtag #chiudiamoiporti e torna la linea: “Sono arrivate al largo delle coste della Libia, in attesa del loro carico di esseri umani abbandonati dagli scafisti” informa il vicepresidente del Consiglio sul suo profilo personale di facebook diventato un canale continuo e quasi esclusivo di comunicazione. “Sappiano questi signori che l’Italia non vuole più essere complice del business dell’immigrazione clandestina e quindi dovranno cercarsi altri porti (non italiani) dove dirigersi”. Una linea che unisce tutto il governo. 
Il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli chiede infatti all’Olanda di richiamare le navi ong con bandiera dei Paesi Bassi perché non sono attrezzate e violano i codici di condotta. Ma l’ulteriore giallo riguarda proprio queste ong perché dalla rappresentanza di Amsterdam all’Unione Europea rispondono a Toninelli: “Non si tratta di Ong olandesi, né sono imbarcazioni registrate in Olanda. Anche il governo dei Paesi Bassi è preoccupato per l’attività delle Ong nell’area di ricerca e salvataggio libica, in violazione del codice di condotta. Facendo così sono strumentalizzate dal cinico modello dei trafficanti di esseri umani libici e lo sostengono”.

Dall’altra parte c’è la Cei che chiede umanità, salvaguardia delle vite e rispetto dei diritti, ma lancia un forte appello all’Europa affinché l’Italia non resti sola. Nel frattempo il Pd, con David Sassoli, evoca l’intervento della Corte europea dei diritti dell’uomo perché “si stanno violando le convenzioni internazionali e trattati”.
I soccorsi della notte coordinati dall’Italia (e le ong non c’entrano).
Parole che su twitter accendono un duello a distanza anche molto ruvido tra il capo del Viminale e l’ong Lifeline, che però parevano la premessa per un altro caso Aquarius, con i porti “chiusi” (anche se formalmente non lo sono mai stati) di fronte a una nave con decine di persone salvate da un naufragio. In realtà Lifeline non ha nessuno a bordo: nella notte ha solo assistito – insieme ad una nave militare degli Stati Uniti – a un’operazione di salvataggio e trasbordo di 118 persone (tra cui 14 donne, 4 bambini e un neonato) sul Viking Amber, mercantile con bandiera di Singapore, designato dalla Guardia Costiera per effettuare l’intervento, quindi sotto il pieno coordinamento di Roma. I 118 tra l’altro sono solo una parte delle circa 450 persone che si trovano a bordo del Viking e che sono state recuperate dal mare nel corso di 4 interventi di soccorso. Tra oggi e domani i 118 verranno trasbordati su un mezzo della Guardia costiera italiana per essere indirizzati verso un porto ancora da definire.

Fin qui la parte operativa delle ultime ore che è gestita dalla centrale delle Capitanerie a Roma e che peraltro non vede le ong protagoniste. Poi però c’è la parte politica ed è su questo che ci si avvia a un nuovo braccio di ferro che conferma la linea del governo. La presa di posizione di Salvini, infatti, provoca un botta e risposta su twitter con LifeLine: “Quando i fascisti ci fanno promozione…” ha commentato in un primo momento l’associazione sul suo account. Il ministro dell’Interno ha replicato: “Una pseudo associazione di volontariato che dà del ‘fascista’ al vicepremier italiano? Questi non toccheranno mai più terra in Italia“. Lifeline negli stessi minuti ha fatto retromarcia, cancellando il messaggio precedente e precisando, forse in modo sarcastico: “No, @matteosalvinimi non è naturalmente un fascista. Ci è scivolato il mouse“. Ma Salvini non cede: “Roba da matti. A casa nostra comandiamo noi, la pacchia è STRA-FINITA, chiaro? Insulti e minacce non ci fermano”.
Toninelli: “Le navi di LifeLine non sono attrezzate”. Replica: “Non è vero”
Ma l’ong tiene a precisare che anche nell’intervento nel corso della notte “abbiamo cooperato con le autorità italiane ed americane nel pieno rispetto del codice di condotta”. Ed è esattamente questo il punto di scontro con il governo. “Le navi ong olandesi Lifeline e Seefuchs stazionano da ore in acque libiche – fa notare il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli – In violazione del codice di condotta perché non hanno mezzi e personale adatti a salvare un gran numero di persone. E potrebbero mettere in pericolo equipaggi e naufraghi. L’Olanda le faccia rientrare“.

Ma anche in questo caso LifeLine replica: “Abbiamo i mezzi ed il personale per effettuare le missioni di ricerca e soccorso – si legge in un tweet – e per fornire il primo sussidio a coloro che sono in emergenza, secondo il Codice di condotta. La nostra missione è salvare e garantire che le persone in cerca di protezione non vengano riportate in Libia e offrire loro la possibilità di raggiungere un porto sicuro”.
Crimi come Salvini: “La pacchia è finita”
D’altra parte la linea di Salvini convince tutto il governo, con il sostegno esplicito del M5s. C’è per esempio il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Vito Crimi che usa le stesse parole del leader leghista: La pacchia è finita per chi specula sui migranti”, dice Crimi, per quelli che “sui 600 migranti” dell’Aquarius “avrebbero lucrato 600mila euro al mese chissà per quanto tempo: c’è un albergatore che non ha potuto accogliere 50 persone per un mese una cooperativa che non ha avuto un appalto. E’ questo che dobbiamo bloccare in Italia. La pacchia è finita per chi ha speculato”. Crimi parla da un convegno sull’immigrazione promosso dall’associazione di magistrati Area Dg, al quale hanno partecipato tra gli altri anche il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho (che ha lamentato l’assenza della polizia giudiziaria a bordo delle navi dell’ong) e il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro (che ha definito le ong “parte di un sistema sbagliato”, con relative polemiche politiche).

Da lì arriva anche la replica dell’ex ministro degli Interni Marco Minniti. “Non posso dire a minorenne non accompagnato ‘la pacchia è finità, non capirebbe, perché non ci può essere cosa più drammatica che lasciare la propria famiglia. Le migrazioni sono un business? No. Può esserci malaffare? Sì. E tuttavia definire le migrazioni un business significa non aver capito bene quello che abbiamo di fronte. Si può dire, parlando dell’immigrazione, ‘la pacchia è finita?’ No”. Per Minniti “l’immigrazione è un fatto epocale, è una questione che riguarda il mondo, non pensiamo che riguardi soltanto l’Italia. Può essere cancellata? No, la cosa che può fare una grande democrazie è governare i flussi migratori” e lo si può fare, aggiunge nel “rispetto reciproco” tra “istituzioni democratiche, Stati e organizzazioni umanitarie”. “Se vogliamo affrontare grandi fenomeni epocali – ha concluso Minniti – dobbiamo mettere in campo una strategia complessa e difficile”.
Aquarius domenica a Valencia, la Francia accoglierà parte dei migranti
Nel frattempo le tre navi con i 629 migranti diretti in Spagna – Aquarius della ong Sos Mediterranée, Dattilo della Guardia Costiera e Orione della Marina – sta per raggiungere Valencia dopo 4 giorni di navigazione: l’arrivo è previsto per la mattinata di domenica. “Speriamo che la vicenda dell’Aquarius rappresenti realmente un punto di svolta per cambiare una volta per tutte la politica europea in tema di migrazioni” ha detto il presidente di Msf Spagna, David Noguera che ha ribadito che è “inaccettabile” che persone che scappano da guerra e fame vengano tenute per oltre una settimana in mezzo al mare in attesa di un porto sicuro e ha chiesto che a tutti i 629 migranti a bordo dell’Aquarius sia concesso lo status di rifugiato. “Sono tutte persone che hanno subito violenze nelle settimane e nei mesi di detenzione in Libia”.

La vicepremier spagnola Carmen Calvo ha annunciato tra l’altro che la Francia collaborerà all’accoglienza dei migranti dell’Aquarius. Il presidente Pedro Sanchez, racconta la Vanguardia, ha ringraziato il presidente Emmanuel Macron, sottolineando che questa è la cooperazione “con cui l’Europa deve rispondere”. In particolare, in una nota della Moncloa, si legge che dopo l’incontro tra la vicepremier e l’ambasciatore di Francia in Spagna, Parigi “accoglierà i migranti che, dopo l’arrivo al porto di Valencia e dopo aver completato tutti i passaggi formali previsti dal procedimento di accoglienza, manifestino il desiderio di recarsi in Francia”.
Sulla questione dei migranti è intervenuta la cancelliera tedesca Angela Merkel, che nel suo video messaggio settimanale ha ribadito che quella delle migrazioni è “una sfida europea che ha bisogno di una risposta europea“. Parole pronunciate in un momento molto complesso per il suo governo, che è in fase di stallo per lo scontro tra la stessa cancelliera e il suo ministro degli interni, Horst Seehofer, sostenitore di una linea “più dura”. Lunedì, invece, la Merkel riceverà il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

La Cei: “Salvare le vite, ma l’Italia non sia lasciata sola”
La Chiesa italiana chiede salvaguardia delle vite e  rispetto dei diritti ma lancia un appello all’Europa affinché l’Italia non resti sola. Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Gualtiero Bassetti, in un messaggio sottolinea: “Crediamo nella salvaguardia della vita umana: nel grembo materno, nelle officine, nei deserti e nei mari. I diritti e la dignità dei migranti, come quelli dei lavoratori e delle fasce più deboli della società, vanno tutelati e difesi. Sempre”. Ma aggiunge: “L’Italia, che davanti all’emergenza ha saputo scrivere pagine generose e solidali, non può essere lasciata sola ad affrontare eventi così complessi e drammatici. Proprio perché crediamo nell’Europa, non ci stanchiamo di alzare la voce perché questa sfida sia assunta con responsabilità da tutti“. Bassetti ammette che il fenomeno è complessoe che “risposte prefabbricate e soluzioni semplicistiche hanno l’effetto di renderlo, inutilmente, ancora più incandescente. Crediamo nel diritto di ogni persona a non dover essere costretta ad abbandonare la propria terra e in tale prospettiva come Chiesa lavoriamo in spirito di giustizia, solidarietà e condivisione. Crediamo altresì che la società plurale verso la quale siamo incamminati ci impegni a far la nostra parte sul versante educativo e culturale, aiutando a superare paure, pregiudizi e diffidenze”.

Di soluzioni non facili sul tema dei migranti parla anche il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura: “Fermo restando che la situazione è complessa c’è però anche bisogno sempre di tenere conto di questi valori”. Quanto ai toni usati da Salvini, il cardinale, a margine della cerimonia in cui gli è stata conferita la laurea honoris causa a Bologna, ha commentato: “Penso che noi tutti dobbiamo avere una sorta di purificazione della nostra grammatica comunicativa“.

Migranti, Olanda risponde a Toninelli: "Non si tratta di nostre Ong".

Migranti, Olanda risponde a Toninelli: "Non si tratta di nostre Ong"

"Non si tratta di Ong olandesi, né di imbarcazioni registrate in Olanda. Anche il governo dei Paesi Bassi è preoccupato per l'attività delle Ong nell'area di ricerca e salvataggio libica, in violazione del codice di condotta. Facendo così sono strumentalizzate dal cinico modello dei trafficanti di esseri umani libici". Lo fa sapere la rappresentanza olandese in Ue sul caso di Lifeline e Seefuchs, dopo la richiesta del ministro Danilo Toninelli.

http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/migranti-olanda-risponde-a-toninelli-non-si-tratta-di-nostre-ong-_3146494-201802a.shtml

giovedì 14 giugno 2018

ONG, MIGRANTI, TRAFFICANTI, GUARDIA COSTIERA LIBICA, MISSIONE INTERFORZE SOPHIA. TUTTI INSIEME. - Francesca Ronchin

Una sequenza svela come sono avvenute realmente le operazioni di salvataggio dei migranti a largo delle coste libiche. In un sms un volontario delle ONG rivela a Report: "Avevamo l’ordine di non riprendere i barchini con gli scafisti, altrimenti ci avrebbero lasciato a casa”. Le immagini confermano quanto scritto nel rapporto riservato di Frontex, con una comparsa in più: l’elicottero della missione Sophia, che vede tutto e invece di intervenire vola via.
Sono le 6.30 del 18 maggio 2017 la nave Aquarius di SOS Mediterranee, a circa 15 miglia dalle coste della Libia , è impegnata nelle attività di soccorso di 562 migranti. Quel giorno in mare ci sono anche altre 5 ONG.Non c’è la guardia costiera italiana, non c’è Frontex, c’è un elicottero dell’operazione Sophia di Enuav for Med, che sorvola il mare per qualche minuto e poi inspiegabilmente va via.
Dalle soggettive delle immagini girate dal team della Aquarius si vedono solo i volti dei migranti tratti in salvo. Ma se si allarga l’obiettivo si vede una realtà molto più complessa di quella che è stata raccontata fino ad ora, molto di più rispetto ai filmati da consegnare alle forze dell’ordine una volta a terra. Se si allarga l’obiettivo, si vedono delle motovedette libiche, non si sa se quelle ufficiali o appartenenti alle milizie, che bruciano le barche in legno ma prima rubano i motori, si vedono dei barchini con a bordo uomini coperti da grossi cappelli di paglia che le ong chiamano “pescatori” ma che più che ai pesci, sono interessati a motori e giubbotti salvagente. Gli stessi barchini che scortano i migranti fino alle navi delle ONG. Nessun operatore della ong li ha mai fotografati perché a bordo c’era il divieto assoluto di scattare foto “altrimenti ti avrebbero lasciato a casa”, spiega un volontario.
Motivi di sicurezza? Il volontario ci spiega che era una questione soprattutto di rispetto.La convivenza in mare con trafficanti e motovedette che non appartengono alla guardia costiera del governo di Tripoli non è facile. Ma le stesse ONG che hanno sempre dichiarato di voler collaborare con le forze dell’ordine, sono le stesse che fino al 10 agosto si sono battute per non avere ufficiali di polizia giudiziaria a bordo. Il filmato verrà trasmesso nella puntata di Report in onda alle 21.10 su Rai3 (lunedì 20 novembre 2017)

giovedì 1 febbraio 2018

L'agricoltura contadina alimenta il mondo.



I contadini producono il 70% del cibo mondiale nel 25% della terra, mentre il settore agroalimentare, per produrre il 25% del cibo, usa il 75% della terra.
I contadini, gli indigeni e agricoltori familiari producono il 70% del cibo mondiale, nonostante abbiano solo il 25% della terra. Al contrario, le aziende agroalimentari rappresentano il 75% della terra ma producono solo il 25% del cibo. 
Lo rivela un'indagine dell'ONG internazionale Grupo ETC, che disarma i miti dell'agricoltura industriale e transgenica. Assicura che se i governi vogliono porre fine alla fame e frenare il cambiamento climatico, devono attuare politiche pubbliche per promuovere l'agricoltura contadina.
"Chi ci nutrirà? La rete dell'industria alimentare o la filiera agroindustriale?" È il nome della ricerca del Gruppo ETC (Gruppo d'azione sull'erosione, la tecnologia e la concentrazione) che, sulla base di 24 domande, fornisce la prova delle conseguenze dell'agricoltura industriale e della necessità di un altro modello.

"I contadini sono i principali fornitori di cibo per oltre il 70% della popolazione mondiale e producono questo cibo con meno del 25% delle risorse - acqua, suolo, combustibili ", afferma all'inizio dell'indagine. Al contrario, la catena agroindustriale "usa il 75% delle risorse agricole del mondo, ed è la principale fonte di emissioni di gas serra e fornisce cibo a meno del 30% della popolazione mondiale".

In tutto il lavoro, sono riportate 232 citazioni di altre ricerche e pubblicazioni scientifiche, che costituiscono la base documentaria che fornisce supporto teorico e argomentativo al Gruppo ETC. Nei dati monetari, precisa che per ogni dollaro che i consumatori pagano all'interno della catena agroindustriale, la società paga altri due dollari per danni ambientali e per la salute causati dalla stessa catena.
Quando si riferisce alla "filiera agroalimentare" si tratta dei legami che vanno dagli input per la produzione a ciò che viene consumato nelle case: aziende di genetica vegetale e animale, società di agrotossica, medicina veterinaria e macchinari agricoli; trasporto e stoccaggio, lavorazione, imballaggio, vendita all'ingrosso, vendita al dettaglio e infine consegna a case o ristoranti.
La ricerca del gruppo ETC affronta una critica sistemica. "La linea di fondo è che almeno 3.900 milioni di persone soffrono la fame o la malnutrizione perché la filiera agro-industriale è troppo complicata, costosa e - dopo 70 anni di utilizzo - si è dimostrata incapace di nutrire il mondo".
Per decenni, il banale argomento di società, scienziati del modello transgenico, giornalisti e funzionari è che la popolazione mondiale aumenta e serve più produzione per alimentarla. La ricerca cita decine di lavori scientifici che mostrano la fallacia dietro il discorso dell'agrobusiness. Ci sono già abbastanza alimenti per l'intera popolazione. 

Il problema non è la produzione, ma la distribuzione ingiusta. "In un mondo pieno di cibo, più della metà degli abitanti non può accedere al cibo di cui ha bisogno. La cosa più tragica è che sia in numero sia in percentuale, la proporzione di persone malnutrite sta aumentando ", avverte.

Scarica il libro
In relazione all'ambiente, ci sono anche grandi differenze tra i due modelli. Il modello contadino utilizza solo il 10% dell'energia fossile e meno del 20% dell'acqua che richiede la produzione agricola totale, con "virtualmente zero devastazioni di suoli e foreste". Mentre, la catena agroindustriale distrugge ogni anno 75.000 milioni di tonnellate di terra arabile e smantella 7,5 milioni di ettari di foresta. È anche responsabile del 90% del consumo di combustibili fossili utilizzati in agricoltura.
Il modello agro-industriale è il principale responsabile dello spreco di cibo. Secondo il Gruppo ETC, dei 4.000 milioni di tonnellate di cibo che la filiera agro-alimentare produce ogni anno, tra il 33 e il 50 percento viene sprecato lungo le fasi della sua lavorazione, trasporto e stoccaggio.
Tra i sostenitori del modello ci sono le aziende di imput agricole, che sono anche grandi promotori e alleati dei media, delle università e dei governi. Nel mercato delle sementi, con un fatturato di 41.000 milioni di dollari, solo tre società (Monsanto, DuPont e Syngenta) controllano il 55% del settore. Il modello agro-industriale dipende dalle agro-tossine. Tre società (Syngenta, Basf e Bayer) controllano il 51% di un mercato di 63.000 milioni di dollari. "Da quando sono state introdotte le sementi transgeniche 20 anni fa si sono verificate più di 200 acquisizioni di piccole aziende di semi. E, se le mega-fusioni aziendali attualmente negoziate sono fiorenti, solo tre nuove società monopolizzeranno il 60% del mercato delle sementi commerciali e il 71% del mercato degli agrotossici ", avverte la ricerca.
La ricerca assicura che, con le giuste politiche, il modello agricolo-ecologico potrebbe triplicare l'occupazione nelle campagne, ridurre sostanzialmente la pressione sulle città esercitate dalle migrazioni, migliorare la qualità nutrizionale del cibo ed eliminare la fame.
Un altro modello

Il lavoro rivaluta le azioni contadine e indigene. Ricorda che i popoli indigeni hanno scoperto, protetto, addomesticato, allevato e riprodotto ciascuna delle specie commestibili oggi utilizzate. Insieme ai contadini, capiscono "la diversità culturale come inerente all'agricoltura e come garante della stabilità ambientale". Afferma che il modello della produzione contadina-indigena "garantisce sempre più varietà e possibilità di nutrire la popolazione in ogni momento, a differenza dell'uniformità imposta dall'agroindustria per mantenere i suoi profitti".
La ricerca evidenzia la necessità di un modello basato sulla "sovranità alimentare", in cui le persone decidono cosa e come produrre, e non le multinazionali dell'agricoltura. In questo modello necessario, il ruolo passa attraverso contadini, indigeni, piccoli produttori e cibo sano, senza transgenici o agro-tossici. "Sostenere la rete dei contadini è l'unica opzione realistica che abbiamo per porre fine alla fame e frenare i cambiamenti climatici", afferma il gruppo ETC.
Un altro modello agricolo implica politiche pubbliche che promuovono una riforma agraria; garantire il diritto di conservare, seminare, scambiare, vendere e migliorare le sementi; eliminare le normative che ostacolano lo sviluppo dei mercati locali; riorientare le attività di ricerca pubblica in modo che siano guidate dai contadini e rispondano ai loro bisogni; istituire un commercio equo e stabilire salari e condizioni di lavoro equi per i lavoratori agricoli.

Darío Aranda è un giornalista argentino. Lavora nel quotidiano Página/12, nella cooperativa di comunicazione La Vaca e nelle radio FM Kalewche (Esquel), nella  Cooperativa La Brújula (Rosario) e Los Ludditas (FM La Tribu). Specializzato nell'estrattività (petrolio, estrazione mineraria, agro-alimentare e forestale), scrive sugli eventi delle popolazioni indigene, delle organizzazioni contadine e delle assemblee socio-ambientali.
Ha iniziato la sua formazione professionale presso l'Agenzia universitaria di notizie e opinione (AUNO) della Facoltà di Scienze sociali dell'Università Nazionale di Lomas de Zamora (UNLZ). Il suo primo libro è stato Argentina originaria: genocidios, saqueos y resistencias (2010). Il suo ultimo libro è Tierra Arrasada. Petróleo, soja, pasteras y megaminería (Editorial Sudamericana). 


http://www.vocidallastrada.org/2018/01/lagricoltura-contadina-alimenta-il-mondo.html#more