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giovedì 14 giugno 2018

ONG, MIGRANTI, TRAFFICANTI, GUARDIA COSTIERA LIBICA, MISSIONE INTERFORZE SOPHIA. TUTTI INSIEME. - Francesca Ronchin

Una sequenza svela come sono avvenute realmente le operazioni di salvataggio dei migranti a largo delle coste libiche. In un sms un volontario delle ONG rivela a Report: "Avevamo l’ordine di non riprendere i barchini con gli scafisti, altrimenti ci avrebbero lasciato a casa”. Le immagini confermano quanto scritto nel rapporto riservato di Frontex, con una comparsa in più: l’elicottero della missione Sophia, che vede tutto e invece di intervenire vola via.
Sono le 6.30 del 18 maggio 2017 la nave Aquarius di SOS Mediterranee, a circa 15 miglia dalle coste della Libia , è impegnata nelle attività di soccorso di 562 migranti. Quel giorno in mare ci sono anche altre 5 ONG.Non c’è la guardia costiera italiana, non c’è Frontex, c’è un elicottero dell’operazione Sophia di Enuav for Med, che sorvola il mare per qualche minuto e poi inspiegabilmente va via.
Dalle soggettive delle immagini girate dal team della Aquarius si vedono solo i volti dei migranti tratti in salvo. Ma se si allarga l’obiettivo si vede una realtà molto più complessa di quella che è stata raccontata fino ad ora, molto di più rispetto ai filmati da consegnare alle forze dell’ordine una volta a terra. Se si allarga l’obiettivo, si vedono delle motovedette libiche, non si sa se quelle ufficiali o appartenenti alle milizie, che bruciano le barche in legno ma prima rubano i motori, si vedono dei barchini con a bordo uomini coperti da grossi cappelli di paglia che le ong chiamano “pescatori” ma che più che ai pesci, sono interessati a motori e giubbotti salvagente. Gli stessi barchini che scortano i migranti fino alle navi delle ONG. Nessun operatore della ong li ha mai fotografati perché a bordo c’era il divieto assoluto di scattare foto “altrimenti ti avrebbero lasciato a casa”, spiega un volontario.
Motivi di sicurezza? Il volontario ci spiega che era una questione soprattutto di rispetto.La convivenza in mare con trafficanti e motovedette che non appartengono alla guardia costiera del governo di Tripoli non è facile. Ma le stesse ONG che hanno sempre dichiarato di voler collaborare con le forze dell’ordine, sono le stesse che fino al 10 agosto si sono battute per non avere ufficiali di polizia giudiziaria a bordo. Il filmato verrà trasmesso nella puntata di Report in onda alle 21.10 su Rai3 (lunedì 20 novembre 2017)

martedì 28 marzo 2017

Funzionari italiani vogliono che si indaghi sui trasportatori di migranti supportati dalla ONG di Soros. - WILLIAM CRADDICK

Autorità italiane chiedono il monitoraggio del finanziamento di una flotta ONG che porta nell’UE migranti dalle coste del Nord Africa. Un rapporto della Guardia Costiera illustra come i membri della flotta agiscano da complici ai trafficanti di esseri umani e contribuiscano direttamente al rischio di morte che i migranti affrontano quando tentano di entrare in Europa.
La relazione di Frontex , agenzia europea di controllo delle frontiere, indica che le navi ONG offrono un servizio navetta affidabile per gli immigrati dal Nord Africa verso l’Italia. La flotta riduce i costi del contrabbando ed elimina la necessità di procurarsi navi in grado di fare un viaggio completo per le coste europee attraverso il Mediterraneo. I trafficanti sono anche in grado di operare rischiando molto meno l’arresto da parte di agenti delle forze dell’ordine europee. Frontex ha osservato che i trafficanti hanno intenzionalmente cercato di modificare la propria strategia, inviando i propri barconi alle navi gestite dalla flotta ONG piuttosto che alle forze militari italiane od europee.
Il 25 marzo 2017, il quotidiano Il Giornale  ha riportato le dichiarazioni di Carmelo Zuccaro, procuratore capo di Catania, che chiede il monitoraggio dei finanziamenti dietro i gruppi di ONG impegnate nella gestione dei migranti. Ha detto che “il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina è reato, indipendentemente dal fine”. Anche se non è un crimine entrare nelle acque di un paese straniero e raccoglierne i migranti, le ONG li devono far atterrare nel porto più vicino, che si suppone sia da qualche parte lungo la costa del Nord Africa invece che in Italia. il procuratore capo ha anche osservato che l’Italia sta indagando sulla radicalizzazione islamica che si sta verificando nelle carceri e nei campi in cui gli immigrati vengono assunti in nero.
L’Italia è da qualche mese travolta dalla pressione di un massiccio numero di migranti che si sono spostati dal Nord Africa negli stati meridionali dell’Unione europea. Nel dicembre del 2016, l’Espresso ha riportato i commenti fatti da Virginia Raggi, sindaco di Roma, che ha affermato che Roma è sull’orlo di una “guerra” tra i migranti e poveri italiani. L’ondata di migranti ha anche causato problemi nel sud Italia, dove Cosa Nostra l’anno scorso ha dichiarato una “guerra” contro alcune loro bande criminali.
A febbraio 2016, Disobedient Media ha pubblicato una ricerca che indica che varie navi che operano nella flotta citata da Frontex sono sponsorizzate da gruppi di ONG legati ad organizzazioni gestite da George Soros e a donatori di Hillary Clinton.
Citando uno studio condotto dal gruppo di contro-estremismo Quilliam, sono anche emersi report in cui si afferma che l’ISIS ora controlla il traffico di esseri umani in Nord Africa e sta scegliendo reclute dalla popolazione migrante. Oltre ad agire di fatto come complici di trafficanti di esseri umani, l’ONG criticata da Frontex forse sta anche attivamente contribuendo a peggiorare la situazione di terrore in Europa. 
26.03.2017 
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di HMG

martedì 16 ottobre 2012

FRONTEX, IL BRACCIO ARMATO DELL’UNIONE EUROPEA.




Nel 2004, l'Unione europea crea Frontex, l'agenzia europea delle frontiere, i cui comandi sono a Varsavia. Nel 2010 era fornita di «26 elicotteri, 22 aerei leggeri, 113 navi, 476 apparecchiature tecniche (radar mobili, video termici, sonde che misurano i tassi di gas carbonico emesso, detector del battito del cuore...)» scrive Claire Rodier. Frontex è conosciuta soprattutto per le missioni di sorveglianza nel Mediteraneo e per l'organizzazione di charter di migranti espulsi verso i paesi d'origine. Ma «in qualche anno Frontex è diventata lo strumento emblematico della politica di controllo migratorio dell'Unione europea». Lo svizzero Jean Iegler l'ha battezzata «organizzazione militare quasi clandestina».

Nel 2007, Frontex ha bloccato 53mila persone che volevano entrare clandestinamente in Europa: il costo è stato di 24.128.619 euro. Una spesa enorme, che però serve a Frontex anche per facilitare la vendita di tecnologie di punta a paesi terzi, grazie agli accordi di «esternalizzazione» dei controlli (conclusi i paesi dei Balcani, la Bielorussia, la Moldavia, l'Ucraina, la Russia, la Georgia, Capo Verde, la Nigeria, ma anche Usa e Canada, mentre sono in via di conclusione intese con Mauritania, Libia, Egitto e Senegal). 

Il parlamento europeo ha chiesto spiegazioni, per un «rafforzamento del controllo democratico» dell'azione di Frontex. Dal 2011, Frontex può comprare o affittare materiale ed è quindi ormai «al centro di un sistema che associa gli industriali del settore della sicurezza all'amministrazione europea», scrive Claire Rodier. Il budget di Frontex è passato da 6 milioni di euro del 2005 a 86 milioni nel 2011. Per il periodo 2007-2013, Frontex ha ricevuto un finanziamento di 285 milioni di euro per il programma di «solidarietà e gestione dei flussi migratori». 

Frontex gestisce anche Eurosur, un sistema europeo di sorveglianza delle frontiere, nato quest'anno e può attingere a piene mani ai fondi del programma europeo di ricerca e sviluppo FP7, dotato di 50 miliardi. 

Frontex compra armamenti, ma facilita anche l'accesso agli industriali delle armi ai fondi di ricerca europei. Per esempio, Frontex si sta adoperando per lo sviluppo dell'uso civile dei droni, mercato per il momento dominato dall'industria statunitense e israeliana: nell'autunno del 2011 ha organizzato una dimostrazione in volo che ha permesso all'americana Lockheed Martin, alla spagnola Aerovision associata con la francese Thales, all'israeliana IAI di mostrare i rispettivi sistemi. Il mercato dei droni, che era di 3 miliardi nel 2009, dovrebbe decuplicarsi entro il 2020. E' dalla metà degli anni '90 che i droni sono utilizzati per controllare le frontiere (li hanno Austria, Svizzera, Algeria, evidentemente gli Usa, per il controllo della frontiera con il Messico, dove è usato il Predator B della General Atomics). «Colpo doppio per i mercanti d'armi - conclude Claire Rodier - nuovo orizzonte per la tecnologia della sicurezza, la lotta contro l'immigrazione clandestina sostiene anche lo sviluppo dell'industria di guerra».

Anna Maria Merlo
Fonte: www.ilmanifesto.it
14.10.2012


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