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martedì 7 settembre 2021

Giorgia Meloni e il reddito di cittadinanza. Orso Grigio

 

Qualche tempo fa pubblicai una vignetta dove riassumevo i brutti e offensivi termini con i quali gente certamente spregevole definiva l’eminentissima et eccellentissima statista giorgia meloni, paragonandola con spirito malevolo a dignitosissime figure professionali come quella della carciofara, della pescivendola e della caciottara, o ad altre ancora, tipiche del degrado sociale dei nostri tempi, come la coatta e la zoccola, cosa che ebbe a fare anche quel vecchio cabarettista ormai in disuso, financo a sottolinearne odiosamente la somiglianza con un tappo di cellulite.
Condannando decisamente certi accostamenti, consigliavo semmai di definirla con una figura retorica, una metafora che non coinvolgesse riferimenti diretti a niente e a nessuno, ma che si riferisse semmai ad una precisa collocazione nel tempo e nello spazio, come per esempio, ‘becera fascista di merda’.
E’ solo un esempio, a scopo didattico, ma poteva avere un senso in quanto ‘becera’ poteva ricordare i modi non sempre eleganti di esprimersi della nostra eroina, ‘fascista’ una sua chiara e mai del tutto negata simpatia verso quel momento putrido della nostra storia, e il ‘di merda’ avrebbe invece descritto la materia di cui quel momento era composto, come sancito poi dalla Storia e scritto nella Costituzione.
La mia sottile ironia non venne colta appieno e fui sommerso, me tapino, dalle critiche prima di sessismo, poi di sessismo, e infine, addirittura di sessismo.
Oggi vedo che la suddetta pregiatissima statista definisce il reddito di cittadinanza ‘metadone di stato’, insultando con disprezzo, in un colpo solo, sia chi lo percepisce, trattando persone in cerca di uno straccio di possibilità di vita come rifiuti tossici alla canna del gas, che chi glielo dà, lo Stato spacciatore sfruttatore.
Perché il senso è quello.
Verrebbe da chiedersi se sia più grave la mia ironia o la feroce violenza che una frase del genere racchiude.
Ditemelo voi.
Quella misura non funziona bene, l’ho sempre detto anch’io, e questo era pure prevedibile, ma è una misura imprescindibile di civiltà ed equità sociale alla quale uno Stato democratico che pretenda di definirsi tale non può rinunciare. E per avere la certezza che sia giusta basta guardare chi è che la sta attaccando, in certi casi dopo averla perfino votata, come l’uomo che sussurrava alle salamelle.
Ma si sa, la politica è volubile, e le cose diventano giuste o sbagliate non per quello che valgono ma solo a -seconda dei voti che potrebbero portare.
Se scegliamo di farci rappresentare dai pagliacci, poi funziona così.
Dunque, donna giorgia, è questa la tua destra sociale? E’ tutta qui, è così che funziona? Oppure quelli che ti votano sono tutti fortunati, ognuno con il suo lavoretto sicuro, la tredicesima e il panettone sotto l’albero a Natale? O forse delle difficoltà degli altri non te ne frega un cazzo in nome della propaganda politica tua e dell’uomo che roteava i rosari?
Si corregga, quel provvedimento, si migliori, certo, ma nessuno si azzardi ad eliminarlo.
Le persone, tutte le persone, di tutte le razze, colori e religioni, hanno diritto a condizioni di vita decorose e gli deve essere data la possibilità di provare a costruirsi un futuro decente e di poterlo garantire ai propri figli.
E il lavoro dev’essere pagato con un salario equo, non con le elemosine.
E’ così che deve funzionare.
Il recinto politico che protegge quella misura deve essere fortificato ed elettrificato con l’alta tensione.
E chi lo tocca, che ci resti secco.

FB - 7.9.2021