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sabato 21 luglio 2018

Francia, moneta uso coloniale

L'immagine può contenere: 4 persone, persone che sorridono, persone in piedi
(nella foto Christine Lagarde, ministro delle finanze e al commercio estero di Sarkozy oggi presidente del Fondo Monetario Internazionale, una delle tre teste della Troika, in una recente visita in Africa)...

Ieri sera, proprio mentre il mondo scopriva i reali motivi per cui la Francia di feccia-Sarkozy avesse deciso di scatenare l'inferno in Libia, sono andato a una cena con discussione organizzata da un collettivo di migranti del West e Centro Africa francofoni qui a Berlino: il Corasol.
Il dibattito era sul CAF: il Franco Centro Africano. Vale a dire la moneta utilizzata in 14 stati africani ancora oggi.
Incredibile per me che non ne sapevo nulla è stato capire quanto 14 stati, formalmente indipendenti dal 1960, siano ancora oggi colonie francesi e quindi europee de facto, per via monetaria ed economica. Parliamo di Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Benin, Burkina Faso, Costa d'Avorio, Guinea Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo.
Questi paesi, un po' come la Grecia della Troika, non hanno alcuna libertà economica, non hanno libertà di poter commerciare tra loro, le loro monete vengono anche materialmente prodotte in Francia (cioè in Unione Europea), le loro banche centrali, le loro istituzioni economiche e finanziarie devono ancora oggi prevedere la presenza di un rappresentante francese con diritto di veto.

La moneta ad uso coloniale è usata da centinaia di milioni di africani e il 65% degli interessi su ogni scambio, deposito ed operazione va dritta dritta nelle casse dello stato francese.
Estrazione pura di ricchezza, dai molti (poveri e africani) ai pochi (ricchi e bianchi europei).
La moneta è legata con un cambio fisso in Euro (1 euro vale 655 CAF) e per essere cambiata in Yuan, Dollari, Pesos ecc deve essere prima tramutata in Euro. Questi vincoli economici coloniali rendono queste economie sempre più indebitate con l'UE malgrado non spendano nulla e le vincolano ad una moneta forte come l'euro che rende impossibile qualunque export e limitato qualunque import (ad un Camerunense conviene comprare pomodori cinesi invece che i propri).
Merci e capitali Westafricani e Centroafricani DEVONO, non "possono" ma DEVONO, passare per Parigi e Francoforte, gli esseri umani ovviamente no, a loro tocca morire nel deserto o nel Mediterraneo o essere chiamati con disprezzo "migranti economici"!
Per me che non conoscevo la questione, una verità odiosa e sconvolgente che mi da un motivo in più per tirare una testata al primo coglione cui sento dire "aiutiamoli a casa loro".
Nella storia, da Lumumba a Sankara, fino al recente ministro dell'economia del Mali tre anni fa o alla Costa d'Avorio 7 anni fa, chiunque abbia provato a liberarsi da questo giogo economico ha pagato con la vita sua o della gente del suo paese.
Consiglio di dare un'occhiata qui:

mercoledì 9 maggio 2018

Io so quale sarà la prossima nazione ad essere invasa dagli Stati Uniti. - Lee Camp



Alla fine di questo articolo, sarà chiaro quale sarà la prossima nazione ad essere invasa e devastata dagli Stati Uniti. O, in mancanza di ciò, quale sarà la prossima nazione che il nostro complesso industriale militare e di intelligence cercherà a tutti i costi di invadere.


Noi tutti vorremmo sapere perché l’America fa quello che fa. E non intendo riferirmi al perché gli Americani fanno quello che facciamo noi. Penso che questa domanda se la potrebbe fare, fra molti secoli, qualche futuro professore, mentre mostra ai suoi studenti un video telepatico di qualche incontro attuale di UFC [Ultimate Fighting Championship – arti marziali miste] dove i contendenti si prendono a calci in faccia davanti ad una folla che fa il tifo (non per l’uno o per l’altro dei due combattenti, ma piuttosto per (vedere) più calci in faccia).

Ma sembra che noi tutti diamo per scontato che l’America, intesa come entità e come corporazione, abbia un qualche genere di più alta motivazione per i suoi comportamenti, per le azioni portate avanti dalla sua classe dirigente. Però, in pratica, la maggior parte di tutti noi si rende condo che le ragioni che ci vengono ammannite dagli addetti stampa e dai ridicoli conduttori dei telegiornali della sera sono le stronzate più marce e puzzolenti che ci possano essere.

Sappiamo che l’invasione dell’Iraq non aveva nulla a che fare con le armi di distruzione di massa. Sappiamo adesso che la distruzione della Libia non è avvenuta affatto per “fermare un uomo cattivo.” Anche se si da uno sguardo veloce a quello che hanno fatto fino ad ora i dittatori di tutto il mondo, si scoprirà che agli Stati Uniti non importa assolutamente nulla il fatto che siano buoni o cattivi, che usino il loro tempo libero per uccidere migliaia di innocenti o per dedicarsi al giardinaggio. Infatti gli Stati Uniti concedono aiuti militari al 70% dei dittatori di tutto il mondo

(Speriamo però solo durante le vacanze).

Allora, se non è per le motivazioni che ci vengono fornite, perché gli Stati Uniti , invadono, distruggono e talvolta occupano alcune nazioni? E’ chiaro che sotto ci devono essere risorse petrolifere o giacimenti di minerali rari. Ma c’è qualcos’altro che collega fra di loro tutte le nostre guerre recenti.

Come ha riferito il Guardian, subito prima dell’inizio della guerra in Iraq, “nell’ottobre del 2000, l’Iraq aveva insistito per abbandonare il dollaro americano, la valuta del nemico, per il molto più flessibile euro.”

Comunque, un esempio non fa tendenza. Se così fosse, io sarei un famoso campione mondiale di beer-pong [1], mentre ho un personal best di 1-27 (numeri che certamente non mi fanno annoverare nella categoria dei professionisti).

Ma c’è dell’altro. Appena la Libia aveva iniziato a fare i primi passi verso una valuta africana su base aurea, convincendo tutti i suoi vicini africani ad adottarla, noi abbiamo invaso anche lei, con l’aiuto della NATO. L’autrice Ellen Brown l’aveva fatto notare al momento dell’invasione:

[Gheddafi] aveva dato inizio ad un movimento per il rifiuto del dollaro e dell’euro e si era appellato alle nazioni arabe ed africane perché usassero, al loro posto, la nuova valuta, il dinaro d’oro.


Anche John Perkins, l’autore di “Confessions of an Economic Hitman”, ha sostenuto che la vera ragione dell’attacco alla Libia è stato l’allontanamento di Gheddafi dal dollaro e dall’euro.

Questa settimana, The Intercept ha riferito ha riferito che la cacciata di Gheddafi, voluta sopratutto dal Presidente francese Nicolas Sarkozy, è, in pratica, da collegarsi al fatto che Sarcozy aveva segretamente ricevuto alcuni milioni da Gheddafi e questa sua corruzione stava per diventare di pubblico dominio. Ma l’articolo nota anche che “il reale zelo militare [di Sarcozy] e il suo desiderio di un cambio di regime si erano manifestati solo dopo che [Hillary] Clinton e la Lega Araba avevano manifestato il loro desiderio di vedere estromesso [Gheddafi].” Il fatto poi che Gheddafi avesse in progetto di eliminare l’uso del petrodollaro in Africa ha certamente fornito le motivazioni necessarie. (Non ci vuole molto per eccitare gli Stati Uniti ad intraprendere una nuova campagna di bombardamenti.

Sono quasi sicuro che noi abbiamo invaso una volta il Madagascar, negli anni ‘70, solo perché laggiù si fumava roba buona).
In questo momento starete pensando, “ Ma, Lee, la tua teoria è ridicola. Se queste invasioni riguardassero tutte quante l’attività bancaria, allora i ribelli libici, aiutati dalla NATO e dagli Stati Uniti, dopo aver abbattuto Gheddafi avrebbero dovuto subito instaturare un nuovo sistema bancario.”

In pratica, non avevano aspettato così a lungo. Nel bel mezzo di quella guerra brutale, i ribelli libici si erano creati la loro banca centrale.

La Brown ha affermato: “Diversi autori hanno notato un fatto strano, che i ribelli libici abbiano avuto il tempo, durante la rivolta, di crearsi una banca centrale, ancora prima di dotarsi di un governo (vero e proprio)”.

Caspita, detto così sembra proprio che tutto giri attorno al sistema bancario.

Molti di voi conoscono la famosa frase del Generale Wesley Clark sulle sette nazioni (da invadere) in cinque anni. Clark è un generale a quattro stelle, è stato a capo del Comando Alleato Supremo della NATO ed ha partecipato alle elezioni presidenziali del 2008 (chiaramente, potrebbe fare di meglio). Ma è abbastanza probabile che, fra 100 anni, l’unica cosa per cui sarà ricordato sarà per il fatto di averci fatto sapere quello che il Pentagono gli aveva detto nel 2002: “Abbatteremo sette nazioni in cinque anni. Cominceremo con l’Iraq, poi la Siria, il Libano, poi la Libia, la Somalia, il Sudan. Torneremo indietro e ci faremo anche l’Iran fra cinque anni.”

La maggior parte di queste cose si è verificata. Abbiamo, naturalmente, aggiunto all’elenco alcune nazioni, come lo Yemen. Stiamo dando una mano a distruggere lo Yemen sopratutto per rendere felice l’Arabia Saudita. Sembra che il nostro governo e i nostri media si preoccupino solo dei bambini siriani (per giustificare un cambio di regime). Non potrebbe importarcene di meno dei bambini iemeniti, iracheni, afgani, palestinesi, nord-coreani, somali, di Flint (Michigan), di Baltimora, dei bambini nativi americani, portoricani o Na’vi…. un momento, penso che questi siano di “Avatar.” Non era un film? Sto iniziando a confondere i miei ricordi con i film in 3D.

La Brown si spinge anche oltre nella sua analisi delle rivelazioni di Clarke:
Che cosa hanno in comune queste sette nazioni?… Nessuna di esse è nell’elenco dei 56 membri del BIS ( Bank for International Settlements). Questo evidentemente le tiene al riparo dai poteri regolatori dei banchieri della banca centrale svizzera. I più infidi di tutto il gruppo potrebbero essere stati la Libia e l’Iraq, le due nazioni che sono state effettivamente attaccate.

Quello che sto cercando di dire è: tutto gira intorno al sistema bancario.

Adesso starete pensando: “Ma, Lee, allora, perché gli Stati Uniti sono così smaniosi di trasformare la Siria in uno stato fallito, se la Siria non ha mai abbandonato il dollaro? Tutta la tua stupida teoria va in frantumi proprio qui.”

Per prima cosa, non mi piace il vostro tono. Secondo, nel febbraio 2006, la Siria ha cessato di utilizzare il dollaro come valuta forte primaria.

Penso di intravvedere una certa tendenza. Infatti, è stato riportato, il 4 gennaio, che il Pakistan stava abbandonando il dollaro nel commercio con la Cina e, nello stesso giorno, gli Stati Uniti lo hanno inserito nella lista nera per le violazioni alla libertà di culto. Lo stesso giorno? Dovremmo veramente credere che il Pakistan abbia smesso di commerciare in dollari con la Cina nello stesso giorno in cui ha iniziato a tirare pugni sul naso ai cristiani, senza neanche una buona ragione? No, chiaramente il Pakistan ha violato la nostra fredda e dura religione valutaria.

Tutto questo ci lascia con un’unica domanda: chi sarà il prossimo nell’elenco delle invasioni americane, illegali ma ammantate di giustificazioni fasulle? Beh, la settimana scorsa l’Iran lo ha finalmente fatto: è passato dal dollaro all’euro. E, ovviamente, questa settimana il complesso industriale-militare, i media corporativi ed Israele, si sono messi tutti insieme a dire che l’Iran sta mentendo sul suo programma di riarmo atomico. Quante sono le probabilità che una notizia del genere possa essere data solo dopo pochi giorni dall’abbandono del dollaro da parte dell’Iran? Quante sono le possibilità?

La cosa bella riguardo alla fabbrica del consenso del nostro stato corporativo è quanto essa sia prevedibile. Vediamo come i media mainstream pubblichino sempre più articoli, che spingono tutti sul fatto che l’Iran è uno sponsor del terrorismo e sta cercando di sviluppare l’atomica (che è un’arma di distruzione di massa, WMD, ma, per qualche strana ragione, i nostri media sono riluttanti a dire “loro hanno le WMD”). Qui c’è un articolo del 2017 di PSB dove si afferma che l’Iran è lo stato che, più di tutti gli altri, sponsorizza il terrorismo.

Bisogna allora pensare che l’elenco degli sponsor del terrorismo non comprenda la nazione che ha prodotto le armi che hanno migliorato in modo significativo le capacità militari dello Stato Islamico. (Sono gli Stati Uniti).

O la nazione che ha sganciato centinaia di bombe al giorno in Medio Oriente. (Sono gli Stati Uniti). Ma quelle bombe non causano nessun terrore. Quelle sono chiaramente bombe felici. Pare che abbiamo appena sganciato 1995 Richard Simmons [comico americano] su gente ignara.

Il punto è, mentre guardiamo i nostri patetici media corporativi continuare la preparazione del consenso alla guerra con l’Iran, non caschiamoci.
Tutte queste guerre sono per le banche. E ci muoiono milioni di persone. Altri milioni ne hanno la vita distrutta.
Io e voi in questo gioco siamo solo delle pedine, ma, l’ultima cosa che le elites vogliono, sono delle pedine che mettano in dubbio la narrativa ufficiale.

(Lee Camp è un comico americano, scrittore, attore ed attivista. Considerato da Salon “il John Oliver di Russia Today”, Camp è l’ospite del primo telegiornale comico di RT of America “Renacted Tonight”, che affronta la scaletta delle nozie con una salutare dose di satira e umorismo. L’esperienza giornalistica di Lee è molto vasta, avendo scritto per The Onion, Comedy Central e The Huffington Post, compresa una raccolta di saggi di successo, come Moments of Clarity e Neither Sophisticated Nor Intelligent. I suoi spettacoli di cabaret sono stati rappresentati anche a Comedy Central,  ABC’s Good Morning America, Showtime’s The Green Room con Paul Provenza, Al-Jazeera, BBC’s Newsnight, E!, MTV, e Spike TV.)

5.06.2018

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da MARKUS

[1] una gara di bevute in cui i giocatori cercano di gettare palline da ping-pong dentro boccali di birra; il perdente deve bere il contenuto del boccale in cui entra la pallina.

https://comedonchisciotte.org/io-so-quale-sara-la-prossima-nazione-ad-essere-invasa-dagli-stati-uniti/

lunedì 31 luglio 2017

Siamo schiavi di una montagna di debiti o di un castello di carte? - Fabio Conditi

La piramide finanziaria del debito

C’è un sentimento che mi pervade da quando ho capito come funziona il sistema monetario e questo sentimento è di incredulità. Da quando ho acceso la luce su questo assurdo sistema, continuo a chiedermi come la gente non veda chiaramente che il suo funzionamento ci rende schiavi nella nostra vita di tutti i giorni.
La Crisi economica viene attribuita ai motivi più svariati e la popolazione non si rende conto che la realtà è ben diversa. Una realtà che ci viene descritta come l’unica possibile, ma che invece è solamente quella che ci fanno vivere. Un vivere virtuale, tipo quello di The Truman Show o di Matrix.
Frase di Henry Ford sul sistema bancario
Pensare che quasi un secolo fa Henry Ford disse apertamente come ci stavano ingannando e che bastava poi poco perché il popolo si svegliasse. Ma invece di svegliarci siamo caduti in un sonno profondissimo, che ha peggiorato addirittura le cose.
Siamo sempre stati e lo siamo tutt’ora Sovrani della nostra moneta. Ma essendo stata legata all’oro, è stata sempre scarsa quindi, ha avuto bisogno di essere affiancata da altri strumenti “a debito”, come le banconote e la moneta bancaria, che permettessero di ampliare la base monetaria per soddisfare le esigenze di scambi elevati della nostra economia.
Ma la moneta non è più legata all’oro dal 1971, e la base monetaria generata dagli Stati si è ridotta a tal punto che ormai tutta la moneta che usiamo proviene dal sistema bancario, alimentato dal più generale sistema delle Banche Centrali.
Purtroppo questa evoluzione è stata accompagnata dalla volontà dei nostri Governanti, di rendere il sistema bancario completamente indipendente dagli Stati, senza che nessuno si ponesse il problema di verificare chi controlla la creazione e gestione del denaro, ma soprattutto nell’interesse di chi.
Falcone diceva : “Segui il denaro e troverai la mafia”. Proviamo a seguire il suo consiglio e cerchiamo di capire dove finiscono i soldi e perché.
La piramide dei flussi finanziari del nostro sistema monetario
Abbiamo immaginato il sistema economico come una grande piramide, dove gli strati inferiori sostengono quelli superiori con continui flussi di denaro dovuti alla particolare situazione monetaria che è stata realizzata, mentre il vertice della piramide controlla e gestisce tutta la moneta che usiamo negli scambi economici.
Alla base di questa piramide ci siamo noi, come cittadini e come aziende. Noi cittadini ed aziende che lavoriamo e viviamo nell’economia reale, siamo più del 99% di tutta la popolazione mondiale e siamo la mandria di pecorelle inconsapevoli da tosare, grazie al nostro bisogno di moneta per scambiarci beni e servizi e alla necessità di pagare le tasse.
Sopra di noi lo Stato, che avendo rinunciato ad utilizzare la propria e quindi la nostra sovranità monetaria, non fornisce più moneta a cittadini ed aziende, ma anzi ne toglie, inventandosi tasse,  alzando aliquote, chiedendo nuovi oneri, non rigirando poi questi balzelli nella spesa pubblica. Avendo anche un debito pubblico elevato e dovendo pagare interessi, si finanzia con l’emissione di titoli di Stato per ricevere in definitiva moneta creata dal nulla dal sistema bancario privato, che in realtà avrebbe potuto creare direttamente.
Ma il denaro creato dal sistema bancario privato viene solamente prestato, per cui le banche private percepiscono sia gli interessi sulla moneta creata per comprare i Titoli di Stato, cioè sul debito pubblico, che sulla moneta presa in prestito da cittadini ed aziende, cioè sul debito privato, sottraendo risorse all’economia reale.
Solo il costo degli interessi sul debito pubblico e privato, in Italia raggiunge un valore orientativo di circa 200 mld di euro all’anno, pari a più del 12% del nostro PIL, ma c’è ben altro.
Le banche a loro volta sono inserite nel sistema delle Banche Centrali, alle quali pagano interessi sul denaro che ricevono prima di moltiplicarlo a dismisura attraverso la creazione dal nulla della moneta elettronica bancaria.
Le Banche Centrali, compresa la BCE, che dovrebbero essere indipendenti, sono in realtà controllate dal sistema bancario stesso, nominando uomini a loro “fedeli”, che fanno apertamente gli interessi del settore bancario e finanziario, come ho già spiegato nei miei articoli precedenti su Mario Draghi della BCE ed Ignazio Visco della Banca d’Italia.
Arrivando con non poca fatica fino in cima alla piramide troviamo il settore finanziario, che oltre a controllare buona parte del sistema bancario, quindi anche le Banche Centrali, viene continuamente alimentato di liquidità da parte di queste ultime, come la BCE, attraverso operazioni di Quantitative Easing, con giustificazioni ridicole come quella che in questo modo tutti saranno incentivati ad investire nell’economia reale.
Ma questo non avviene quasi mai!
Infatti l’economia reale continua ad essere depredata, attraverso la vendita alla popolazione, di prodotti finanziari sempre più complessi e di beni e servizi reali prodotti da multinazionali sempre più grandi e globali, che avendo accesso illimitato al credito, sono in grado di eliminare qualsiasi concorrenza da parte delle aziende locali.
Il risultato è una piramide finanziaria che permette a meno dell’1% della popolazione di arricchirsi, attraverso l’emissione e la gestione della moneta a debito, tutto ciò senza che il 99% se ne renda minimamente conto.
In questo modo una cerchia di persone sempre più ristretta, ha le risorse per aumentare la propria influenza nella società, annullando il potere degli Stati e colonizzando di fatto l’economia reale, cioè in definitiva la nostra vita.
Un sistema così congegnato sembrerebbe inattaccabile, ma la Crisi Finanziaria Globale del 2007 ha invece dimostrato che è fragilissimo, in grado di innescare grandi perdite non solo nell’economia finanziaria che l’ha generata, ma anche in tutti gli altri settori dell’economia in tutto il mondo.
Questo è accaduto perché tutti gli strumenti monetari che usiamo sono basati sulla fiducia perchè sono un debito, cioè un “pagherò”. Se dall’interno del sistema bancario e monetario qualcuno non è in grado di mantenere la propria promessa, a catena tutti si sentono a rischio e il sistema crolla perché basato solo sulla fiducia, soprattutto degli utilizzatori maggiori che siamo noi componenti di quel 99% della popolazione che sta alla base della piramide.
Il castello di carte nel cielo
In realtà più che di piramide potremmo parlare di castello di carte, dove gli strati inferiori, noi, sostengono tutta la struttura, senza rendersi conto, ignoranti o inconsapevoli, che intanto ai piani alti continuano ad arricchirsi grazie al nostro lavoro.
Come Nio all’inizio del film Matrix, o Jim Carrey in The Truman Show, sentiamo che c’è qualcosa che non va, cominciamo a capirlo pian piano vedendo che la fatica quotidiana che ci sobbarchiamo, dopo tanto lavorare, ci lascia fermi allo stesso livello di quando abbiamo cominciato.
In realtà lo sappiamo che così non va, ma le distrazioni a cui ci sottopongono, dal lavoro sempre più stressante, agli svaghi di massa, alla televisione o ai social sempre più strumenti di controllo assoluto, ci oscurano la vista non facendoci vedere la semplice realtà. Perché la realtà è semplice siamo noi che dobbiamo renderci conto che queste distrazioni sono fette di prosciutto sui nostri occhi. Abbiamo gli occhi foderati di prosciutto e non ce ne rendiamo conto.
La percezione che abbiamo nei riguardi della moneta, è che venga generata dal nostro lavoro o dalla produttività delle nostre aziende.
Niente di più falso, il lavoro è solo uno dei mezzi con cui viene fatta girare. Più lavoro c’è, più veloci sono gli scambi di beni, più moneta riesce a girare. Più beni si scambiano, meno lavoranti li producono, più moneta arriva ai piani alti. È un problema o un vantaggio, per la punta della Piramide, la dissocupazione?
Ma prima ancora di essere scambiata, la moneta deve essere creata da qualcuno, altrimenti non si genera da sé. Non è il lavoro a generarla, il lavoro produce solo beni e servizi, non moneta. E se manca la moneta tutto si ferma, anche se siamo in abbondanza di risorse ambientali ed umane.
La Moneta si crea, tutto il denaro che maneggiamo viene creato dal nulla, non nasce grazie alla nostra attività, ma questo fatto entra in totale contraddizione con la continua mancanza di denaro in ogni settore della nostra vita privata e pubblica.
Non ci sono soldi per manutenzioni ordinarie nei nostri Comuni, per nuove infrastrutture, per case e scuole sicure, per ampliare l’offerta dell’insegnamento ai nostri figli. Non ci sono soldi per aumentare le pensioni minime, anzi li vanno a prendere dalle pensioni, perché dicono che non ne hanno. Non ci sono soldi per nuovi ospedali, per assumere nuovi dottori e infermieri, non ci sono soldi per curare malati terminali, non ci sono soldi per nuove macchinari. Non ci sono soldi per raccogliere le macerie post terremoto, figuriamoci per ricostruire. E quando all’improvviso questi soldi appaiono, i politici si ergono fenomeni, salvatori della Patria, miracolanti 2.0.
Siamo arrivati all’assurdità, notizia di questi giorni è che il nostro sistema idrico perde letteralmente acqua lungo tutte le sue condutture, ma non abbiamo i soldi per ripararle. Nonostante l’emergenza siccità ci obblighi a risparmiare questo bene e nonostante sia evidente che il rifacimento della rete idrica potrebbe farci risparmiare acqua per gli anni a venire, continuano a dirci che non ci sono i soldi per farlo.
Questi sono tutti esempi nei quali un eventuale investimento da parte dello Stato, oltre a produrre un vantaggio immediato in termini di occupazione e di aumento del PIL, produrrebbe nel medio periodo un risparmio che permetterebbe di rientrare in pochi anni dell’investimento e nei successivi addirittura di guadagnarci.
Ma continuano a dirci che non ci sono soldi.
In realtà non è così perché sappiamo che il denaro viene creato in grandi quantità da parte della BCE, solo che viene utilizzato unicamente per fornire liquidità ai mercati finanziari, tramite il Quantitative Easing, ed al sistema bancario, tramite gli LTRO, cioè prestiti a tasso negativo.
Ma la quantità creata dalla BCE è volutamente scarsa, costringendoci ad richiedere prestiti al sistema bancario, che crea dal nulla moneta elettronica e genera la maggior parte dei flussi della piramide. Perché tutti hanno bisogno di moneta, che viene prestata a Stati, aziende e cittadini, alimentando il debito pubblico e privato e sottraendo con gli interessi, enormi risorse dall’economia. Interessi sempre maggiori che portano continui guadagni alle banche e scoraggiano la richiesta di ulteriori Prestiti.
La gestione da parte di soggetti privati quali banche e mercati finanziari della moneta evidenzia quanto assurdo sia questo sistema. Perché alla fine siamo noi cittadini, con le nostre spese quotidiane e con il pagamento delle tasse che lo Stato ci impone, a darle valore e a renderla legale.
E’ come se noi fossimo proprietari di un terreno dove crescono spontaneamente alberi da frutto, che diamo in gestione ad un privato, al quale oltre a pagare la frutta che ci fornisce con gli interessi, paghiamo anche i mezzi per coltivarla senza chiedergli costi di gestione o l’affitto del terreno.
Tra l’altro la maggior parte della frutta che cresce sul nostro terreno, viene fornita solo a pochi privilegiati che se ne approfittano per arricchirsi sempre di più a scapito di tutti gli altri. A noi ed allo Stato, che siamo i proprietari del terreno, non rimangono che le bucce !
Sistema monetario che aspira risorse dal 99% della popolazione
Siamo immersi in una truffa colossale, una enorme piramide che come un aspirapolvere, risucchia  continuamente risorse dall’economia reale, costituita dal 99% della popolazione, a favore di un 1% di privilegiati.
Un castello di carte che deve la sua stabilità alla fiducia tra i singoli componenti, soprattutto degli strati inferiori. ma soprattutto della loro inconsapevolezza di come funziona il sistema del debito.
Ma cosa succede se alcuni di noi tolgono la propria fiducia, cioè anche solo una carta del primo strato?
Il sistema crolla …
Ricordiamoci sempre che siamo noi e lo Stato che ci rappresenta a dare valore alla moneta che usiamo, dobbiamo solo diventare consapevoli e smetterla di credere che il sistema attuale sia l’unico possibile.
La moneta deve e può essere di proprietà dei cittadini, libera dal debito ed utilizzata per il benessere di tutti.
Fabio Conditi con la collaborazione di Enrico Pasini. Presidente e socio dell’Associazione Moneta Positiva www.monetapositiva.blogspot.it

venerdì 26 agosto 2016

Francesco, i vescovi e i cardinali.

Risultati immagini per francesco i vescovi e i cardinali

E sia ben chiaro, appena leggo che Francesco ed i suoi sottoposti si limitano a pregare per i terremotati, scateno l'inferno!

Li faccio arrosto! 

Che sgancino la moneta!!!!!!!!!!!!!

Cetta

sabato 2 gennaio 2016

MONETA, CORRUZIONE E POLITICA. - Alberto Bagnai

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Care lettrici, cari lettori,
fra poco, o da poco, avrete forse ascoltato in televisione le parole di un’alta carica istituzionale alla quale la legge ci comanda rispetto. Io me le risparmierò (o me le sarò risparmiate). So, come sapete voi, che da quel lato possiamo aspettarci poche sorprese. Non penso di riservarvene molte di più io, ma non rinuncio al desiderio un po’ egoistico di condividere con voi l’angoscia e l’amarezza di questo momento.
Il 2015, purtroppo, è andato come ci aspettavamo che andasse. 

Sul Fatto Quotidiano del 31 dicembre scorso scrivevamo:

1. che il Quantitative Easing di Draghi avrebbe fallito (per motivi a noi chiari da anni, poi brillantemente ribaditi e sviluppati a maggio su asimmetrie.org dall’amico Charlie Brown);

2. che la crescita sarebbe stata inferiore alle aspettative del governo (e più vicina alle nostre previsioni);

3. infine, che il TTIP avrebbe fatto qualche passo avanti (il meccanismo comunicativo adottato, d’altronde, ci chiariva che anche in questo caso, come in quello della moneta unica, la decisione è sostanzialmente già stata presa, e tutto il resto è teatrino).

Che il QE abbia fallito lo dice da settembre anche il Financial Times, il cui scetticismo verso Draghi rasenta ormai il dileggio. Sulla crescita non mi pronuncio: ognuno di voi sa cosa pensarne. L’ultima edizione dei Conti trimestrali ISTAT dà per acquisita una crescita 2015 pari allo 0.6% (la nostra previsione). Nulla di sorprendente: il governo si basava sul suo wishful thinking (che entro certi limiti è anche un suo dovere istituzionale), e noi su un modello pubblicato su rivista, che aveva chiaramente specificato come e perché il QE non avrebbe promosso la crescita (ma questo lo sapete)
Del TTIP è inutile parlarne. Decisioni prese sopra le nostre teste.

Con queste premesse, ho timore di volgere lo sguardo al 2016. Non è escluso, e anzi appare in questo momento molto probabile, che esso ci ponga di fronte al bivio del quale vi ho parlato tante volte: quello fra ricapitalizzare le nostre banche in euro, mettendoci in mano alla troika, o ricapitalizzarle in lire, riprendendo in mano la nostra vita. La prima opzione ci è stata graziosamente annunciata dall’amico Lars, nell’inedita veste di misso dominico, come vi ho riportato qui; la seconda opzione è quella che la storia dichiara inevitabile, cosa della quale ormai si accorgono un po’ tutti: dal simpatico Bilbo, a Zingales (se pure in forma tortuosa e implicita, come vedremo). Quindi la valutazione è che arriveremo con probabilità uno alla seconda, ma passando con una probabilità ormai decisamente superiore a 0.5 per la prima.

Se però mi permettete, vorrei motivare questo giudizio di sintesi con un minimo di analisi, stimolata anche dalle recenti discussioni su questo blog. La domanda che in molti ci siamo posti (o almeno, che vi ho stimolato subliminalmente a porvi) durante questo ultimo mese è: “ma perché quando si parla di moneta o di corruzione la gente sclera?”.
Può sembrare che questa domanda abbia poco o nulla a che vedere con la crisi bancaria che tanti paventano, o con la maggiore o minore probabilità di un commissariamento dell’Italia. Può sembrare anche che i due termini della questione (corruzione e moneta) siano eterogenei, e che quindi metterli insieme in uno stesso interrogativo non ci aiuti molto a procedere nella nostra analisi, nella nostra comprensione del reale.

Naturalmente la penso in modo un po’ diverso. Credo che una riflessione su questa domanda ci aiuti a capire perché siamo arrivati qui e quali strade ci si aprano, o meglio chiudano, davanti. Per giustificare questa mia intuizione, vi faccio notare una cosa. Esiste una piacevole simmetria fra lo sclero sulla moneta e quello sulla corruzione. Come ormai avrete notato, chi sclera sulla moneta normalmente tende a negare che essa sia un fatto politico (“l’euro è solo una moneta”), il che non esclude che ad essa attribuisca un valore morale (“non puoi più fare il furbo svalutando la liretta”).
Simmetricamente, chi sclera sulla corruzione normalmente tende a considerarla il fatto politico (in effetti: l’unico fatto politico rilevante), riconducendo sistematicamente i giudizi politici a giudizi morali.

Vorrei porre come ipotesi di lavoro quella che l’esercizio del dibattito e dei diritti politici abbia come obiettivo il trovare, nelle forme che l’ordinamento prevede e consente, un punto di sintesi fra interessi in conflitto, affinché la vita della polis resti nella misura del possibile pacifica e ordinata. Io non sono uno scienziato politico, quindi può darsi che chi invece lo è trovi questa mia affermazione un po’ naïve (e in questo caso, a differenza di quando si parla di cose che io conosco e l’interlocutore no, sarò lieto di accettare correzioni). Diciamo però che se scendiamo dal terreno dei grandi ideali (cioè delle cortine fumogene) a quello della “struttura” (cioè dell’economia), è abbastanza ragionevole riconoscere che capitale e lavoro (da definire caso per caso) hanno interessi confliggenti, e che una mediazione efficiente di questi interessi è indispensabile. Sapete che la mediazione attuale, quella basata sullo schiacciamento del lavoro, è inefficiente, perché conduce naturaliter a una crisi finanziaria, come spiego ne L’Italia può farcela, dopo avervene parlato ad esempio a Pescara e a Bruxelles.

Ora, torniamo ai nostri amici per i quali la corruzione è un fatto politico, mentre la moneta no. Secondo me le cose stanno esattamente al contrario: la moneta è un fatto politico, la corruzione no.

La corruzione non è un tema politico. 
Mi spiego subito, partendo dalla seconda affermazione (prima che qualche poraccio con l’invidia penis del SUV venga a buttare tutto in caciara), e lo faccio con un esempio. A voi risulta plausibile, o anche semplicemente possibile, che un partito politico metta nel suo programma l’incitazione alla corruzione? Direi di no. Difficile che un politico si presenti in un dibattito dicendo: “Io sono per la corruzione!” (o per l’incesto, o per quel che è…). Ora, visto che nessuno dichiarerà mai di propugnare o difendere la corruzione, sul tema non ci potrà mai essere contrasto di interessi, e nemmeno di vedute, né dibattito fra favorevoli e contrari. Quello della moralità, in effetti, è un tema prepolitico: chi lo usa come tema politico si propone in effetti di annientare la possibilità di qualsiasi dibattito.

Lo si è visto bene nel dibattito sottostante a questo post, che, scritto al volo ai giardinetti, ha avuto un successo inaspettato (bè, proprio inaspettato no, ormai mi conoscete…): 12867 visualizzazioni, 244 commenti, 16 “+1” in GooglePlus. Ma la discussione ha avuto degli esiti che non stento a definire surreali.


Ci sono stati alcuni casi patologici (non me ne vogliano gli interessati), come quelli di tal Zundap, che commentando un post nel quale scrivevo che il Fatto Quotidiano “è più o meno l'unico giornale che ci stia informando sulla crisi bancaria, cioè, come qui sappiamo da quattro anni, sulla crisi tout court”, e che “sta facendo un lavoro eccellente, e c'è da scommettere che passerà i suoi guai per questo. Quindi è nostro dovere sostenerlo. Ha anche dimostrato di essere l'unico (leggi: UNICO) organo di stampa italiano aperto a un minimo di pluralismo sui temi di fondo”, interviene in tal guisa:

Luigi Zundap ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "La corruzzione rende ciechi":
Travaglio ed il FQ non sono il massimo dell'informazione ma per favore in mezzo alla stampa nazionale sono uno dei pochi giornali che cercano di fare una informazione "decente" quindi "non spariamo sul pianista".
Postato da Luigi Zundap in Goofynomics alle 28 dicembre 2015 14:27


E va bè…
Ma anche al di fuori di questi casi limite, nessuno è voluto entrare nel merito delle tre questioni che sollevavo:

1. è scorretto (mi spiace dirlo, ma questo è) presentare surrettiziamente come un’anomalia statistica un dato che viceversa è in linea con la media europea (l’evasione italiana sta all’evasione europea come i redditi italiani stanno a quelli europei);

2. è politicamente inopportuno, soprattutto in questo momento di emergenza nazionale, farlo con intenti razzisti verso gli italiani;

3. è logicamente contraddittorio chiedere di pagare le tasse a beneficio di una comunità che si dipinge come una comunità di cialtroni (che quindi non meritano né risorse né tantomeno correttezza).

Ecco, è soprattutto l’ultimo punto che mi sembra sia sfuggito un po’ a tutti. Il messaggio “travaglista” è intrinsecamente contraddittorio, a mio avviso. Non puoi partire dall’assunto che noi italiani siamo ontologicamente merda senza se, senza ma e soprattutto senza forse, e poi pretendere che siamo lieti di contribuire (da contribuenti) a questo mucchio di letame! Forse chi esorta alla lealtà verso lo Stato, dovrebbe mostrare, o almeno fingere, un minimo di fiducia nelle proprie istituzioni e nei propri concittadini, di moderato orgoglio nazionale, qualcosa che trasmetta insomma il senso che il sacrificio che si sta per fare non è un vuoto a perdere, non va solo nelle ostriche di Batman, ma anche (e prevalentemente) nello stipendio del medico di pronto soccorso. Invece gnente. Noi siamo merda, ma dobbiamo pagare altre merde. Insomma, la versione Cambronne del mercoledì delle ceneri: merda alla merda.

Invece di discutere questo tema, cioè l’opportunità di creare un minimo di senso dello Stato partendo dalla costruzione di un’identità positiva per la nostra comunità, si sono attraversate sessanta sfumature di imbecillità, dal “Bagnai giustifica la corruzione”, all’immancabile “artigiano col SUV”, senza mai passare per un confronto coi numeri (il tema della mia prima osservazione).

Ma non ne voglio ai tanti che hanno animato questo surreale dibattito. Non è colpa loro se sono caduti in trappola. L’uso di un tema prepolitico con finalità apolitiche non è mica casuale, non è una novità, e non è che ci voglia un genio per praticarlo, mentre bisogna essere un minimo smaliziati per evitare di cascarci. Sono tecniche che si imparano sui libri, come quelli di Foa e di Giacché. Per azzerare il dibattito politico basta scegliere un tema valoriale, ed è fatta. Il dibattito prende subito la nota piega (anzi: piegà):

Uno: “O-ne-stà! O-ne-stà!” Un altro: “Scusate, la disoccupazione…” Uno: “Ecco, sei corrotto, sei contro l’o-ne-stà, o-ne-stà, i problemi si risolvono con l’o-ne-stà, o-ne-stà, cosa vuoi? Fare spesa pubblica per promuovere l’occupazione? Allora sei corrotto! Non hai capito che il problema è che se so magnati tutto? O-ne-stà, o-ne-stà…”

E via così, secondo il teatrino al quale assistiamo da tempo e che sinceramente stufa.


Ve lo dico in un altro modo, cari amici. Lo capite sì, o lo capite no, dopo gli esempi che vi ho fatto, che trasformare il tema dell’onestà in un tema politico è una trappola costruita per costringervi al ruolo di imbecilli? Imbecilli che poi non siete, ne sono certo. Ma quante stupidaggini si fanno agendo d’impulso? Pensateci. Se verrà la troika, non è escluso che abbia questi begli occhioni scuri: il Financial Times non ti sdogana per caso. Allora ne riparleremo, se avrete voglia, va bene?

La moneta è un tema politico
Poi c’è lo sclero sulla moneta: quello è ancor più incomprensibile. Più esattamente, come ho già avuto modo di dirvi, è per me incomprensibile come a “sinistra” si possa affermare che l’euro è solo una moneta! Il rifiuto di ammettere quello che è ovvio, e che intellettuali del calibro di Streeck ribadiscono, ovvero che i sistemi monetari sono istituzioni, e come tali sono il prodotto dei rapporti di forza prevalenti fra le classi sociali, e contribuiscono quindi a loro volta a determinare questi rapporti (cioè, in soldoni: incidono sulla distribuzione del reddito), questo rifiuto rimane per me incomprensibile e priva chi più ne avrebbe bisogno della capacità di leggere l’evoluzione degli avvenimenti.

Guardate ad esempio cosa ammette il nostro migliore amico, Zingy!

MCP

(in una intervista al Fatto Quotidiano). Dice quello che qui ci siamo sempre detti, e che era parte della normalità, come ho cercato di spiegarvi (suscitando interminabili scleri): che il finanziamento con base monetaria (oltre a essere, come vi ho mostrato, una prassi normale prima della controrivoluzione liberista), è ovviamente l’unico modo per risolvere effettivamente un crisi bancaria sistemica. Solo la garanzia di una Banca centrale può arrestare il panico: i risparmiatori non correranno in banca a prosciugare (o tentare di prosciugare) i propri conti se sanno che la Banca centrale alle brutte “stamperà” i soldi che eventualmente mancassero. E ovviamente se i risparmiatori sanno che le cose stanno così, in banca non ci vanno, e quindi la Banca centrale di soldi deve stamparne molti di meno! Finirà così, dovrà necessariamente finire così, e, come vi ho altresì già detto, anche l’eterno secondo alla fine lo ha confessato. L’unica utilità residua del QE è quella di contribuire indirettamente al risanamento del sistema bancario, monetizzando la monnezza che si è andata accumulando nel tempo, cioè facendo in forma surrettizia quello che le regole europee vietano di fare in forma esplicita: intervenire come lender of last resort

delle istituzioni bancarie. Una funzione assolutamente fisiologica per una banca centrale, come feci notare tempo addietro in una polemica della quale forse vi siete dimenticati, e che fra l’altro, secondo me, non è nemmeno esplicitamente vietata dai Trattati (che invece vietano l’intervento per monetizzare il deficit pubblico, cioè l’acquisto di titoli pubblici sul primario).

Il problema di moral hazard, cioè il fatto che stampando la liretta deresponsabilizzi er politico o er l'amministratore, non si risolve espropriando i pensionati, ma punendo i responsabili, se lo si vuole fare, e questo lo dice chiaro e tondo anche Zingales (onore al merito).
Ma c’è un problema, che capisci solo se ammetti che l’euro è un’istituzione. E qual è? Quello che noi conosciamo, e che Zingy dice certamente senza accorgersene e probabilmente senza volerlo dire! 

Sentitelo:

“Il problema sistemico si risolve con l’intervento della banca centrale che in caso di crisi di liquidità deve garantire interventi massicci a sostegno delle banche. E questo dovrebbe essere pacifico in caso di crisi generale. Ma in una crisi su base regionale, localizzata ad esempio in Italia, la Bce interverrebbe in modo deciso?”

Avete capito?

Riportiamo questa logica al mondo di prima, che sarà quello di poi, ovvero il mondo delle banche centrali nazionali.
Riportiamo cioè il discorso dalla scala della nazione europea (che non esiste) a quella dello Stato italiano (che esiste). Per fissare le idee, sostituite BCE con Bankitalia, e Italia con Campania. Il passo, dopo questa sostituzione, diventa:

“Il problema sistemico si risolve con l’intervento della banca centrale che in caso di crisi di liquidità deve garantire interventi massicci a sostegno delle banche. E questo dovrebbe essere pacifico in caso di crisi generale. Ma in una crisi su base regionale, localizzata ad esempio in Campania, Bankitalia interverrebbe in modo deciso?”

Se leggete la seconda versione, notate una certa assurdità. Perché mai Bankitalia non dovrebbe intervenire a salvare una banca con sede a Napoli? Che interesse avrebbe a far fallire la Campania? E perché la BCE non dovrebbe intervenire a salvare le banche italiane? Che interesse avrebbe a far fallire l’Italia?

Ah, ecco…

Chissà se così riuscite a farlo capire ai vostri amici che:

1. l’intervento della Banca centrale “stampando moneta” è ammesso e anzi considerato risolutivo perfino da Zingy e perfino dal Financial Times;

2. però non lo si può mettere in pratica perché l’euro non è solo una moneta: è un sistema monetario, cioè un’istituzione, che riflette un ben preciso sistema di rapporti di forze, che in questo momento ci vedono soccombere.

Così è più chiaro?

Ecco: se uno capisce che la moneta è politica, allora capisce anche perché alla fine la Banca centrale dovrà intervenire, e perché l’intervento risolutivo non potrà mai venire da una Banca centrale europea. Il che implica, ovviamente, che l’intervento risolutivo potrà venire solo da una Banca centrale nazionale, cioè che, come dice l’amico Bilbo citato nel post precedente, bisognerà uscire.

E a questo punto avrei voluto parlarvi di tavoli: ma mi stanno chiamando, e lo farò un’altra volta e in altra sede. Il tavolo al quale devo sedermi non prevede, purtroppo, la vostra presenza…

Alberto Bagnai
Fonte: http://goofynomics.blogspot.it/
Link: http://goofynomics.blogspot.it/2015/12/moneta-corruzione-e-politica.html
31.12.2015

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=16061