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mercoledì 11 novembre 2020

Il Cazzaro Bianco. - Marco Travaglio

Tutto è relativo. Infatti è bastata la sola esistenza in vita di Donald Trump per trasformare Joe Biden nel nuovo Abramo Lincoln e la vice Kamala Harris (vedi pagina 14) nella versione femminile di Martin Luther King. Ma, per evitare sorprese in futuro, è bene conservare un pizzico di memoria sul passato. Tre anni fa La Stampa ancora diretta dallo yankee Molinari era impegnatissima a dimostrare che Putin truccava le elezioni in tutto il mondo, convincendo a colpi di hacker, troll e fake news centinaia di milioni di abitanti del pianeta a votare i cattivi sovranisti al posto dei soliti buoni. E titolò tutta giuliva: “Biden: ‘Così il Cremlino interferì nel referendum italiano. Mosca sostiene Lega e M5S’”. Ecco perchè l’Innominabile aveva perso il referendum e Palazzo Chigi: non perché la sua riforma e il suo governo facessero pena ai più, ma perchè l’aveva deciso Vladimir. Che aveva già telecomandato l’elezione di Trump, il voto sulla Brexit e non solo. L’articolo di Biden sulla rivista Foreign Affairs, anticipato da La Stampa, svelava il fallito tentativo di pilotare le elezioni francesi del 2017 e “passi simili per influenzare le campagne politiche in vari Paesi Ue: i referendum in Olanda (integrazione dell’Ucraina in Europa), in Italia e in Spagna (secessione catalana)”.

Il fatto che Referenzum si fosse tenuto sei mesi prima delle Presidenziali francesi, era solo un dettaglio. Del resto all’epoca il vecchio Joe era considerato in patria un buontempone specializzato in gaffe: appena apriva bocca perdeva una preziosa occasione per tacere. Tipo quando aveva definito Obama “un nero pulito in grado di parlare in modo articolato” e sostenuto che in America “il 47% dei poveri sono scansafatiche”. Infatti lo presero sul serio giusto l’Innominabile e La Stampa, nella speranza che gli italiani abboccassero al suo allarme sullo “sforzo russo per sostenere il movimento nazionalista della Lega Nord e quello populista dei 5 Stelle alle prossime elezioni”. A colpi di fake news e persino di “corruzione” (il cazzaro non specificava di chi). Nessuno spiegò perché mai lo zio Vlady avrebbe dovuto scaricare i suoi amici italiani, cioè B. (che gli aveva appena regalato un copripiumone per il compleanno) e l’Innominabile (che si era opposto alle nuove sanzioni anti-Russia chieste da mezza Ue). Poi si sa come andò: Putin convinse 10,7 milioni di italiani che era ora di rottamare il renzismo votando 5Stelle e altri 5,7 a pensionare B. votando Salvini, come se non ci fossero già arrivati da soli. Ora si attendono lumi da Biden e dalle sue cheerleader italiote sulle ultime presidenziali: com’è che ha vinto lui ed è il presidente più votato di sempre? S’è alleato coi russi o, niente niente, Putin s’è distratto un attimo?

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/11/il-cazzaro-bianco/5999327/

giovedì 14 marzo 2019

I nostri giornali, armi di distrazione di massa. - Paolo Di Mizio



Mai quanto adesso i media riescono a portare i lettori dove vogliono.

La Stampa di Torino del 10 marzo ha pubblicato un servizio intitolato: “Tra i rom in attesa del reddito dei 5 Stelle. «Li abbiamo votati per avere un aiuto»”. Credete che sia un articolo casuale, scritto con l’intento di far luce su un aspetto del Reddito? No. Se La Stampa avesse voluto approfondire sul campo, avrebbe avuto un vasto ventaglio di opzioni significative: per esempio avrebbe potuto mandare un giornalista in una periferia povera di Milano oppure in un paese del Sud dove quasi tutti sono emigrati e chi è rimasto è disoccupato.

Invece La Stampa è andata in un campo di zingari, i quali, presume l’articolo, hanno votato per il M5S. Il messaggio subliminale è evidente, pieno anche di razzismo, e si decodifica così: vedete, il Reddito voluto dai 5 Stelle finisce nelle mani di gente che vive di furti, di borseggio. Dunque, la prossima volta pensateci bene prima di votare per il M5S, perché vi trovereste in compagnia di questa gente brutta sporca e cattiva alla quale finiranno i soldi delle vostre tasse.

È un perfetto esempio di giornalismo subdolo, inquinato. Al confronto, i titoli di Libero sui fannulloni che non chiedono il Reddito per non rischiare che venga loro offerto un lavoro, sono acqua fresca, roba folkloristica, semiseria, in fondo comica. Lo stile de La Stampa invece è un’arma letale: è un pugnale nella tasca di un doppiopetto, è una dose di arsenico in una siringa che dovrebbe contenere l’antidoto.

Il punto è che certa stampa – in genere definita “la grande stampa” – confeziona gli strumenti per il condizionamento mentale dell’opinione pubblica, non importa che si tratti di Reddito o tensioni in Medio Oriente, di crisi dell’euro o golpe bianco in Venezuela. L’opinione pubblica viene preventivamente preparata con la manipolazione della realtà e la diffusione di messaggi subliminali.

Identica cosa avviene per esempio quando lo stesso giornale torinese, diretto da quel Maurizio Molinari che ha studiato all’Università ebraica di Gerusalemme, pubblica i suoi ponderosi articoli di fondo per affermare che gli Stati Uniti hanno necessità di difendersi dall’Iran. Figuriamoci: la superpotenza nucleare, dotata di migliaia di testate atomiche, che si sente minacciata da un Paese infinitamente più povero, privo di arma nucleare, privo di missili intercontinentali e situato a 10 mila km di distanza, da dove non potrebbe in alcun modo colpire l’America.

La verità naturalmente è che La Stampa sostiene la posizione guerrafondaia di Israele. E si sa che Israele cerca di spingere gli Stati Uniti verso una guerra all’Iran utile solo ai fini dello Stato ebraico che vuole eliminare l’unica potenza ostile rimasta in Medio Oriente dopo la devastazione di Iraq, Libia e Siria.

Ecco, questo è il vento che porta guerre e ingiustizie nella Storia. Questo è il veleno instillato per ordine di poteri forti che non mostrano mai il viso ma si nascondono sotto una maschera fintamente rispettabile per raccontare una realtà che è solo un illusorio racconto di cartapesta ovvero, per dirla con Shakespeare, “un racconto raccontato da un idiota, pieno di suono e di furia, che non significa nulla.” 
(Macbeth, Atto V).