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mercoledì 31 marzo 2021

Spalmiamo. - Massimo Erbetti


Ma si dai tanto chi vuoi che se ne accorga?...un po' di positivi in meno…qualche tampone in più…allunghiamo un po' il brodo… un pizzico di sale…due code di rospo…un occhio di pipistrello…

E la pozione magica è fatta…non si va in rosso e tutti sono felici e contenti…perché questo è… un'alchimia…un gioco di prestigio…sembrerebbe addirittura una favola per bambini…e invece no è la triste e vergognosa verità…una verità con più di centomila morti.
Siamo tutti scandalizzati e inorriditi da quanto accaduto in Sicilia, sarebbe assurdo non esserlo, ci sono addirittura le intercettazioni. Perché lo hanno fatto? Perché la domanda è questa…soldi? Pressioni? Non dover rendere conto ad esercenti e industriali? Per non affossare ancor di più un'economia ormai allo stremo?

Ma ve lo ricordate quanto accaduto ad inizio pandemia lo scorso anno? Quando in Lombardia confindustria faceva pressioni per ritardare la zona rossa?
Non starò qui a puntare il dito, lo hanno già fatto in tanti, tantissimi…io voglio chiedermi invece il perché?
Voglio continuare a chiedermi perché…perché questo cinismo? Perché?

Perché siamo un popolo che vive tutto come una costrizione, non riusciamo a capire che il di stanziamento, le chiusure, le Mascherine…sono protezioni…protezioni capito? Non sono privazioni…ma noi siamo fatti così…l'obbligo della cintura di sicurezza in auto? Una restrizione…infatti si parla di "obbligo"...obbligo del casco in moto? Una restrizione…anche in questo caso si parla di obbligo…viviamo tutto quello che dovrebbe essere solo buon senso come un obbligo…non ci domandiamo quante vite hanno salvato e salvano caschi e cinture… i più attempati ricorderanno che quando scattò l'obbligo delle cinture i più "creativi" si inventarono delle magliette con su stampate cinture di sicurezza finte…noi siamo questo…

E anche ora, con la pandemia, ci comportiamo come se fossimo vittime di restrizioni e obblighi…
Ma se cambiassimo la prospettiva? Se non vivessimo tutto questo come un obbligo, ma come una protezione?... Essere in zona rossa non è una colpa…rischiare di ammalarsi di covid non è una colpa…le malattie non sono una colpa…avete mai vissuto come una colpa essere malati? Perché ora si? La zona rossa è un'onta?
Essere in zona rossa non è un obbligo…essere in zona rossa è protezione…è proteggersi…
Un obbligo…una protezione….vedete come tutto cambia? Vi obblighiamo alla zona rossa…vi proteggiamo con la zona rossa…non vi suona in un altro modo?

Ecco cominciamo ad usare i termini giusti, cominciamo a valutare correttamente parole e azioni e forse…nessuno si permetterà più di "spalmare" i dati.

Fb.Massimo.Erbetti 

domenica 18 gennaio 2015

Alfano smentisce Alfano sul bomb jammer: “Non è pericoloso”. - Giuseppe Pipitone



La risposta del sottosegretario del ministero della Difesa al senatore del M5S Maurizio Santangelo: “Il dispositivo antibomba emetterebbe radiazioni non ionizzanti pienamente nella norma”. Dichiarazione che sconfessa la posizione del ministro dell’Interno: “Installato sulla macchina di Di Matteo, disattiverebbe le apparecchiature di un ospedale o il pacemaker di un anziano per strada”.


Stesso partito, Nuovo Centro Destra, stesso cognome,Alfano, e due dichiarazioni opposte sul bomb jammer, il dispositivo elettronico in grado di disinnescare i telecomandi che azionano gli ordigni esplosivi. Dal Viminale sentenzia il ministro dell’Interno Angelino Alfano: ‘‘Si è parlato con troppa superficialità di bomb jammer: è un dispositivo che si usa soprattutto nei teatri di guerra o in casi specifici. Nessuno può immaginare che se passa la macchina di Di Matteo si disattivino le apparecchiature di un ospedale o il pacemaker di un anziano per strada”. Dal Senato arriva la risposta del sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano:”Le tipologie di disturbatori (denominati, appunto, jammers) impiegati dai militari italiani nei teatri operativi (incluso l’Afghanistan), sono di media e piccola capacità” . E ancora: ”i sistemi non nuocciono assolutamente alla salute delle persone (operatori ed estranei), grazie alla potenza limitata”. Eppure il dispositivo antibomba, quello che gli agenti di scorta di Nino Di Matteo, il pm condannato a morte da Cosa nostra, ritengono ”l’unico strumento che potrebbe salvare la vita al magistrato”, non arriva.
Non è arrivato dopo le esternazioni di Totò Riina, che dal carcere di Opera ha manifestato al compagno di ora d’aria Alberto Lorusso la sua volontà di affrettare l’attentato a Di Matteo, di ”farlo subito” quel botto, per levarsi il pensiero. E non arriva neppure dopo le ultime le rivelazioni del neo pentito Vito Galatolo che ha svelato i dettagli del piano di morte per Di Matteo, programmato in una prima fase proprio con un autobomba da piazzare nei pressi del palazzo di Giustizia. “Il bomb jammer per Di Matteo? E’ già stato messo a disposizione” diceva nel dicembre del 2013 il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Poi nel novembre del 2014, è arrivata la marcia indietro. Secondo l’uomo del Viminale, il jammer è dannoso per le apparecchiature ospedaliere, per i peacemaker per le donne incinte: ”Il bomb jammer è dotato di una forte potenza elettromagnetica, può produrre effetti collaterali molto significativi alla salute e, quindi, è assolutamente da studiare”. Ma rispondendo ad un’interrogazione parlamentare depositata dal senatore del M5S Vincenzo Santangelo nella quarta commissione permanente di Palazzo Madama, il  sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano, smentisce: il bomb jammer emetterebbe “radiazioni non ionizzanti pienamente nella norma”. E ancora:”Le tipologie di disturbatori (denominati, appunto, jammers)impiegati dai militari italiani nei teatri operativi (incluso l’Afghanistan), sono di media e piccola capacità”. E per finire: ”i sistemi non nuocciono assolutamente alla salute delle persone (operatori ed estranei), grazie alla potenza limitata. In ogni caso, prima dell’uso degli apparati vengono condotti, come detto, studi approfonditi, e, successivamente, le stesse apparecchiature vengono sottoposte a rigide verifiche periodiche”.
Quali studi?  E qui il sottosegretario scende nei dettagli, spiegando come sarebbe stato dimostrato dagli specialisti che l’utilizzo del dispositivo antibomba non nuocerebbe alla salute. “L’iter di acquisizione delle apparecchiature da parte delle competenti articolazioni della Difesa prevede, inoltre, l’effettuazione di specifiche misure e rilievi idonee a valutare se i livelli di campo elettromagnetico emessi dagli apparati possano comportare rischi per gli operatori o per la popolazione alle esposizioni delle radiazioni non ionizzanti. In particolare, le ultime prove per l’omologazione dei sistemi sono state effettuate presso il Centro interforze studi e applicazioni militari  di San Piero a Grado (in provincia di Pisa), e hanno evidenziato valori inferiori a quelli di soglia previsti dalle norme vigenti in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro” si legge nella risposta del sottosegretario Alfano al senatore Santangelo. Quegli studi e approfondimenti auspicati dal ministro dell’ Interno non solo sarebbero stati ultimati ma avrebbero dato esito positivo: il bomb jammer si può utilizzare. Resta da capire perché non sia ancora stato messo a disposizione di Di Matteo.