Visualizzazione post con etichetta raggi ultravioletti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta raggi ultravioletti. Mostra tutti i post

lunedì 11 ottobre 2021

Potente esplosione solare, nube di particelle scagliata verso la Terra: previsione d’impatto. - Daniele R.

 

Potrebbero esserci conseguenze tra l’11 e il 12 ottobre in seguito al brillamento solare di classe M 1.6 prodotto da una macchia solare. È stato scagliato quasi direttamente verso la Terra

C’è molta attenzione da parte degli esperti in merito alla nube di particelle scagliata dal Sole direttamente verso la Terra. Il fenomeno si è verificato il 9 ottobre quando un intenso brillamento solare è stato generato, intorno alle 8.40, ora italiana, dalla macchia solare denominata AR2882. L’espulsione di massa coronale ha una traiettoria molto chiara e si prevede che raggiunga il nostro pianeta tra l’11 e il 12 ottobre: potrebbe dunque generare tempeste geomagnetiche di classe G1 ma non è da escludere che possano raggiungere anche il livello G2. A conferma di quanto accaduto vi sono le immagini del Solar and Heliospheric Observatory recentemente diffuse che mostrano l’emissione nota come “alone” o “aureola” dal momento che, visivamente, sembra circondare la nostra stella completamente.

Il lampo ultravioletto è stato inoltre catturato dal Solar Dynamics Observatory della NASA e come spiegato dagli esperti la parte superiore dell’atmosfera terrestre è stata “ionizzata” dalle radiazioni del brillamento. Si è, di conseguenza, verificato un blackout radio a onde corte sull’Oceano Indiano. Chi si trovava in quest’area, dalle navi agli aviatori ai radioamatori, potrebbe aver notato strani effetti di propagazione a frequenze inferiori a 25 MHz. Nelle prossime ore verrà fornita una precisa stima dell’orario di arrivo della nube di particelle. Gli esperti della NOAA stanno effettuando una accurata modellazione computerizzata dei previsori.

ScienzeNotizie

domenica 14 aprile 2019

Possibile la vita sul pianeta della stella più vicina.

Rappresentazione artistica del pianeta roccioso Proxima b vicino alla sua stella, Proxima Centauri, a 4,5 anni luce dalla Terra (fonte: Jack O’Malley-James/Cornell University) © Ansa
Rappresentazione artistica del pianeta roccioso Proxima b vicino alla sua stella, Proxima Centauri, a 4,5 anni luce dalla Terra (fonte: Jack O’Malley-James/Cornell University)

Su Proxima b i raggi Uv meno violenti che sulla Terra primitiva.


Potrebbe avere le condizioni per ospitare la vita il pianeta roccioso Proxima b, che ruota intorno alla stella più vicina a noi, Proxima Centauri, distante solo 4,5 anni luce dal Sistema Solare. La pioggia di raggi ultravioletti (Uv) alla quale è esposto è infatti inferiore a quella subita dalla Terra primitiva nel periodo in cui la vita cominciava a evolversi, quasi 4 miliardi di anni fa. È quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society dal gruppo della Cornell University americana.
Il nuovo risultato arriva dopo l'ipotesi che inizialmente aveva escluso la possibilità di vita su Proxima b a causa di una gigantesca eruzione solare avvenuta sulla sua stella e, in seguito, rivista dopo che la Nasa aveva scoperto acqua nell'atmosfera del pianeta. 
Utilizzando modelli al computer, il gruppo guidato da Lisa Kaltenegger e Jack O’Malley-James ha ricostruito il bombardamento di raggi Uv che subiscono Proxima b e altri pianeti esterni al Sistema Solare. "Si tratta di pianeti che orbitano intorno alle cosiddette nane rosse, stelle piccole e relativamente fredde, le più diffuse dell’universo. Queste stelle - spiegano i ricercatori - bombardano continuamente i pianeti vicini con radiazioni ultraviolette, più di quanto non faccia il nostro Sole con la Terra".
I ricercatori hanno analizzato il tasso di sopravvivenza a dosi crescenti di raggi Uv di batteri terrestri, i cosiddetti estremofili, in grado cioè di sopravvivere in condizioni estreme, come in presenza di radiazioni. Hanno poi confrontato i loro dati con le condizioni presenti sulla Terra circa 4 miliardi di anni fa, quando ancora la sua atmosfera era priva di ossigeno e ozono, e quindi più esposta ai raggi Uv. La conclusione è che "questo bombardamento di raggi Uv non dovrebbe essere un fattore limitante per l’abitabilità di pianeti che orbitano intorno a stelle come le nane rosse".

sabato 21 febbraio 2015

Il sole danneggia i filamenti del Dna.

http://www.quotidianodiragusa.it/immagini_articoli/21-02-2015/1424512443-0-il-sole-danneggia-i-filamenti-del-dna.jpg

L’esposizione al sole danneggia il Dna anche dopo essersi messi a riparo. 
Lo rivela uno studio della Yale University in Usa, pubblicato sulla rivista Science. 
Dalla ricerca è emerso che i raggi ultravioletti innescano una reazione nei melanociti, le cellule della pelle responsabili dell'abbronzatura, che continua a danneggiare il Dna anche tre ore dopo l'esposizione. 
Per arrivare a queste conclusioni gli studiosi hanno esposto i melanociti di uomini e topi alle radiazioni di una lampada Uv, che ha prodotto un tipo danno al Dna, noto come cpd, che impedisce che le informazioni che contiene siano lette correttamente. Sorprendentemente i ricercatori hanno osservato che i melanociti continuano a provocare danni anche ore dopo l'esposizione.
Questo perchè la luce Uv innescherebbe due enzimi che si combinano insieme per attivare un elettrone nella melanina. 
L'energia generata da questo processo viene trasferita al Dna anche al buio, provocando così lo stesso danno che si ha quando si e' esposti alla luce solare. 
Alla luce di questi risultati i ricercatori sperano di poter sviluppare una protezione solare in grado di assorbire anche questa energia "cattiva". 

http://www.quotidianodiragusa.it/2015/02/21/salute-e-benessere/il-sole-danneggia-i-filamenti-del-dna/13781