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giovedì 1 ottobre 2020

Il governo ha deciso: revoca Atlantia, 10 giorni per cedere. - Carlo Di Foggia


 










Rottura totale. I Benetton minacciano l’apocalisse finanziaria.

Nel dossier Autostrade per l’Italia ogni giorno ha la sua pena e il suo ultimatum. La strada però sembra tracciata verso una nuova escalation. Il governo ha deciso di procedere alla revoca della concessione ed entro 10 giorni porterà la decisione in Consiglio dei ministri. In questo lasso di tempo si attende da Atlantia, la holding controllata dai Benetton, un passo indietro. Dal canto suo il colosso ha reagito ieri paventando l’apocalisse finanziaria: “Una simile mossa causerebbe un default gravissimo per l’intero mercato finanziario europeo”, ha fatto filtrare alla stampa. È l’ultima trincea dei Benetton ed è anche l’aspetto che spaventa di più il governo. In ambienti finanziari filtra che Altantia stia facendo il diavolo a quattro per spingere la Commissione europea a intervenire, tanto più che al netto dei Benetton, il 70% della holding è in mano soprattutto ai grandi fondi esteri.

Andiamo con ordine. Ieri è servito un ennesimo vertice a Palazzo Chigi. Al tavolo, il premier Giuseppe Conte e i ministri di Tesoro e Infrastrutture Roberto Gualtieri e Paola De Micheli con i rispettivi capi di gabinetto. Ieri scadeva l’ultimatum dato ad Atlantia per accettare le condizioni previste dall’accordo del 14 luglio scorso per chiudere la ferita del Morandi con la vendita di Aspi e la presa di controllo da parte della Cassa Depositi e Prestiti. La trattativa si è arenata sulla richiesta di Cdp di essere manlevata dai rischi legati ai contenziosi giudiziari sul ponte di Genova, che possono ammontare a miliardi di euro. Atlantia martedì ha risposto che la manleva è inaccettabile e si può trattare solo sul prezzo. Poi ha bollato come “illegale” la decisione del governo di subordinare tutti gli atti amministrativi, necessari ad aggiornare la concessione e chiudere il contenzioso del Morandi, alla cessione di Autostrade alla Cassa Depositi e Prestiti. Mossa che la holding ha denunciato a Bruxelles.

A Palazzo Chigi, ministri, premier e tecnici hanno fatto il punto. Ne è uscita una lettera spedita ieri ad Atlantia in cui il governo respinge le accuse, e avverte che porterà gli atti conseguenti in un Cdm che sarà convocato entro dieci giorni. In serata il premier ha fatto il punto nel Consiglio dei ministri convocato, già previsto per approvare alcuni provvedimenti in scadenza.

Nelle stesse ore, Atlantia riuniva la stampa e paventava l’apocalisse finanziaria: “La revoca – ha fatto sapere – provocherebbe un default sistemico gravissimo, esteso a tutto il mercato europeo, per oltre 16,5 miliardi di euro (i debiti di Atlantia, ndr), oltre al blocco degli investimenti. Verrebbero così messi a serio rischio 7.000 posti di lavoro di Autostrade. Bisogna assolutamente evitare questo scenario nefasto”. Il colosso si appella “all’equilibrio del premier Giuseppe Conte”, ma conferma di non voler accettare le condizioni dettate dal governo, anche perché “gli azionisti di Atlantia, dei quali il 70% è rappresentato da fondi istituzionali, hedge fund, investitori internazionali, non sono disposti ad approvare in assemblea soluzioni che non siano trasparenti e di mercato”. È questa l’ultima trincea. I grandi fondi stanno premendo a Bruxelles perché intervenga inibendo l’esecutivo italiano. Tutti guardano a Margrethe Vestager, la commissaria europea alla Concorrenza, assai sensibile alle istanze francesi. Tra gli azionisti colpiti ci sarebbero anche gruppi d’oltralpe. Tra i soci di minoranza di Aspi, per dire, oltre ai cinesi di Silk Road c’è un altro 7% detenuto da un veicolo, Appia Investment, sottoscritto dal gruppo assicurativo tedesco Allianz e dal colosso francese Edf Invest e Dif, con due suoi fondi infrastrutturali. Nei giorni scorsi Atlantia ha fatto sapere che la Commissione le ha inviato una lettera in cui spiega di star monitorando attentamente la situazione. La speranza è che un intervento più deciso blocchi la strada al governo italiano.

La palla, come sempre, è nelle mani dell’esecutivo. Se manterrà fede alla minaccia, la prossima settimana sarà convocato un Cdm per decidere sulla revoca. Tecnicamente sarà un’informativa del premier, la revoca vera e propria arriverà con un decreto interministeriale firmato da Gualtieri e De Micheli. Servirà però sciogliere il nodo di cosa fare di Aspi e della gestione dei 3mila km di autostrade in mano al concessionario. In base al decreto Milleproroghe di fine 2019 dovrebbe passare in mano all’Anas, ma si ipotizza anche di commissariare Aspi. Un primo punto verrà fatto già lunedì, quando è in programma il Consiglio dei ministri che deve approvare la Nota di aggiornamento al Def e le modifiche ai decreti Sicurezza. Parte del governo, specie i 5Stelle, premono però per decidere già in quella data.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/01/il-governo-ha-deciso-revoca-atlantia-10-giorni-per-cedere/5950014/

martedì 29 settembre 2020

Atlantia, no all’ultimatum. Il governo verso la revoca. - Carlo Di Foggia

 












Lo scontro tra Atlantia e il governo su Autostrade per l’Italia (Aspi) si avvia, salvo sorprese dell’ultim’ora, verso un mega contenzioso. Nessuna reazione dopo che sabato sera in un vertice a Palazzo Chigi il premier e i ministri competenti hanno concordato di avviare la revoca della concessione ad Autostrade. La holding ora ha tempo fino al 30 settembre: se non arriveranno risposte che consentano di portare avanti il percorso deciso il 14 luglio con il governo per consentire l’ingresso di Cdp in Aspi e chiudere la ferita del Morandi, si procederà alla revoca, assicurano a Palazzo Chigi. Difficile che Atlantia torni sui suoi passi, perché una risposta di fatto c’è già stata.

Il governo ha lanciato l’ultimatum mercoledì 23 settembre, quando la trattativa con Cdp si era arenata sulla richiesta della Cassa di avere una manleva legale sui rischi connessi all’indagine sul Morandi. Una missiva inviata ad Atlantia dai capi di gabinetto dei ministeri dell’Economia e dei Trasporti e della presidenza del Consiglio. La lettera contiene l’atto aggiuntivo che modifica la concessione di Aspi con un “atto transattivo” tra il ministero concedente e il concessionario da firmare entro mercoledì prossimo. Solo che questo è subordinato (lo dice proprio il testo, articolo 10) all’ingresso di Cdp in Autostrade. Una mossa che la holding controllata dai Benetton ha respinto con forza non ritenendo possibile inserire una simile previsione nella concessione, tanto più che ne aveva già respinta una precedente. La trattativa è ufficialmente morta il giorno dopo, quando Atlantia ha risposto a una lettera perentoria di Cdp che non sarebbe tornata indietro dal processo di vendita di Aspi anche senza accordo con Cassa depositi. Insomma, dalla linea decisa a inizio agosto con un apposito consiglio di amministrazione (in fila, pare di capire, ci sarebbero diversi fondi esteri e nazionali).

Conte e soci aspettano mercoledì: senza risposte, va convocato un Consiglio dei ministri per decidere la revoca. È la linea concordata dal premier coi titolari di Economia e Infrastrutture, Roberto Gualtieri e Paola De Micheli nel vertice di sabato sera. Un passo indietro di Atlantia è sempre possibile, ma poco probabile se non arriverà anche un segnale dall’esecutivo. Il plenipotenziario dei Benetton, Gianni Mion, si è mosso come se non temesse la revoca. Il contenzioso, in ogni caso, è assicurato, anche perché nella lettera i mercoledì il governo si impegnava a chiudere “ogni ulteriore contestazione” in caso di accordo. Ora, invece, dovrebbe riesumarle.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/28/atlantia-no-allultimatum-il-governo-verso-la-revoca/5945839/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=oggi-in-edicola&utm_term=2020-09-28

martedì 14 luglio 2020

Autostrade: Guerra Conte-Aspi.Muro Iv,tensioni governo su revoca. - Michele Esposito


La situazione Autostrade.

Attesa per il Cdm. Sponda Pd al premier. Timori soci stranieri. Colle segue vicenda.

I Benetton fuori dalla gestione di Autostrade. L' obiettivo di Giuseppe Conte, dopo il cambio di passo sul dossier Aspi, è innanzitutto questo. Ed è un obiettivo sul quale si innesca una guerra totale tra il capo del governo e Atlantia, la holding che gestisce l'88% delle quote di Autostrade.
Intanto parla il presidente di Edizione. "Quello che è accaduto - dice Gianni Mion - il crollo del ponte di Genova, le vittime e le sofferenze provocate, quello che è emerso dopo la tragedia, rende comprensibile la posizione del Presidente del Consiglio. E' tuttavia nostro dovere difendere le due aziende, Aspi ed Atlantia, ed i loro dipendenti, finanziatori ed azionisti. Mi auguro che si possa trovare una soluzione equa nell'interesse di tutti: cittadini, lavoratori, risparmiatori ed investitori".
Conte sceglie di rigare dritto, mettendo sul tavolo la concreta possibilità della revoca e azzerando i mugugni del Movimento. Ma quando oggi il premier farà la sua informativa in Cdm, il rischio della conta è dietro l'angolo.
Perché il dossier Aspi riapre la falla tra Conte e Iv. "No a slogan populisti, la revoca è facile da dire, difficile da fare", sottolinea Matteo Renzi mentre in serata Michele Anzaldi, schierandosi di fatto al fianco di Matteo Salvini che annunciava una segnalazione alla Consob sulle parole del premier, attacca: "il crollo di Atlantia in Borsa ha danneggiato migliaia di piccoli azionisti.E' inevitabile una verifica dell'organo di vigilanza".
Sulla linea dura, oltre a Leu si allinea anche il Pd, e lo fa con Nicola Zingaretti: "La lettera di Aspi è deludente, i rilievi del premier sono giusti", spiega il segretario Dem, che chiede un assetto societario che veda lo Stato al centro di una nuova compagine azionaria. Rilievi, quelli di Conte, che il premier in una doppia intervista a La Stampa e al Fatto Quotidiano, mette nero su bianco: "I Benetton ci prendono in giro, questo governo non accetterà di sacrificare il bene pubblico sull'altare dei loro interessi privati". L'intervista arriva come un macigno nel dibattito politico e sui mercati con il tonfo del titolo di Aspi in Borsa. E la replica dei Benetton non si fa attendere.
"Abbiamo sempre rispettato le istituzioni: quando in passato è stata sollecitata ad entrare in diverse società così come oggi", è il messaggio che filtra da ambienti vicini agli imprenditori veneti. Ma Conte va per la sua strada. E il dossier Autostrade lo "segue" anche al castello di Meseberg, nel bilaterale con la cancelliera Angela Merkel. Fonti qualificate di governo negano che il nodo Aspi sia stato oggetto del colloquio tra Conte e Merkel ma, di certo, è tra i protagonisti della conferenza stampa congiunta che segue al bilaterale. Prima di salutare il suo omologo italiano, la cancelliera si lascia scappare una battuta: "sono molto curiosa di sapere come andrà il Cdm".
Forse perché dentro c'è anche, come socio di minoranza, la tedesca Allianz. Il blitz di Conte, di certo, mette in allarme l'altro socio di minoranza, il fondo cinese Road Silk, che, chiede "notizie" all'ambasciatore italiano a Pechino.
Alle 11 (ma il Cdm potrebbe slittare nel pomeriggio) il dossier ci sarà. "Tutti i ministri saranno nelle condizioni di conoscere i dettagli" della vicenda, "ora è necessaria una decisione", ribadisce il premier. Riunione che non sarà decisiva per le sorti di Aspi ma durante la quale non è esclusa una conta con tanto di nuovo scontro interno al governo. "Non arretreremo", avverte il capo politico Vito Crimi. "Abbiamo massima fiducia nelle parole di Conte", sottolinea Luigi Di Maio attaccando, allo stesso tempo, Matteo Salvini: "falso e ipocrita, al governo era alleato dei Benetton".
"Se sei un uomo delle istituzioni, non fai come al bar, aspetti la magistratura", è invece l'attacco che Renzi, in serata, recapita a Palazzo Chigi. La linea di Conte, al di là delle tensioni, ha tuttavia delle affinità sia con quella del Pd e anche con quella di Iv: la centralità dello Stato, magari attraverso Cdp (citata da Renzi), nella futura società di gestione di Autostrade.
Il nodo sta nella quota che, nelle strategie dei partiti, deve restare nelle mani dei Benetton: Pd - e soprattutto Iv - sono più possibilisti laddove il M5S li vuole letteralmente fuori dal Cda di Aspi. La vicenda, non a caso, viene seguita con attenzione anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che auspica che la questione si risolva nel migliore dei modi e senza contraccolpi nel governo. Contraccolpi che, nel M5S, sono ben evidenti. Tanto che, a sera, un'autorevole fonte pentastellata spiega: "se superiamo lo scoglio Aspi il governo avrà vita lunga, magari con la possibilità di un rimpasto a settembre".
Resta da vedere se davvero il governo arriverà ad imporre una revoca ( o una decadenza del contratto, che potrebbe avere ripercussioni finanziarie minori). Il dl milleproroghe dà a Conte la possibilità di farlo. Le conseguenze economiche e politiche sono tutte da decifrare. "In caso di revoca abbiamo delle soluzioni", assicura il premier gettando acqua sul fuoco dalla Germania.