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sabato 12 giugno 2021

Consorzio Cdp, firmato con Atlantia accordo per Aspi.

 

Acquisizione attraverso Hra, nuova società con Cdp al 51%.


Il consorzio composto da CDP Equity, Blackstone Infrastructure Partners e Macquarie Asset Management ha raggiunto l'accordo con Atlantia per l'acquisizione dell'88,06% del pacchetto azionario di Autostrade per l'Italia. Lo si legge in una nota del consorzio.

L'acquisizione sarà fatta attraverso Holding Reti Autostradali, nuova società di diritto italiano di proprietà (diretta o indiretta) di CDP Equity (51%), Blackstone Infrastructure Partners (24,5%) e dei fondi gestiti da Macquarie Asset Management (24,5%). HRA e Atlantia hanno sottoscritto, tra l'altro, un contratto di compravendita per l'acquisizione dell'88,06% di Aspi. Si prevede che l'acquisizione sarà completata nei prossimi mesi, dopo aver soddisfatto le consuete condizioni previste per il closing e aver ricevuto i necessari nulla osta da parte delle Autorità competenti. Aspi è uno tra i principali operatori autostradali d'Europa e gestisce oltre 3.000 km di autostrade in Italia, con concessioni a lungo termine, ricorda la nota. Aspi e le sue controllate sono responsabili di sviluppo, manutenzione e gestione di una rete autostradale che si estende su tutto il territorio nazionale e rappresenta circa la metà del sistema autostradale soggetto a pedaggio in Italia, con circa 4 milioni di clienti al giorno (dato pre-Covid). I principali obiettivi di investimento del Consorzio sono: contribuire alla realizzazione di un vasto piano di investimenti in tutta la rete autostradale di Aspi promuovere il miglioramento della rete per agevolare la digitalizzazione e l'innovazione; migliorare l'efficienza dei programmi di manutenzione dell'infrastruttura per garantire i massimi livelli di prestazioni e sicurezza per gli automobilisti; offrire stabilità a lungo termine nella gestione di un'infrastruttura italiana essenziale per la comunità e l'economia. 

A seguito dell'accordo raggiunto oggi con Atlantia, il Consorzio formato da Cdp CDP Equity, Blackstone Infrastructure Partners e Macquarie Asset Management avvierà un dialogo esplorativo per comprendere l'orientamento degli azionisti di minoranza di Aspi, che dispongono del diritto di co-vendita, sul rimanente 11,94% della società da loro posseduto. Lo si legge in una nota del consorzio in cui si annuncia la firma con Atlantia dell'accordo per acquisire l'88,06% di Aspi.

ANSA


giovedì 1 ottobre 2020

Il governo ha deciso: revoca Atlantia, 10 giorni per cedere. - Carlo Di Foggia


 










Rottura totale. I Benetton minacciano l’apocalisse finanziaria.

Nel dossier Autostrade per l’Italia ogni giorno ha la sua pena e il suo ultimatum. La strada però sembra tracciata verso una nuova escalation. Il governo ha deciso di procedere alla revoca della concessione ed entro 10 giorni porterà la decisione in Consiglio dei ministri. In questo lasso di tempo si attende da Atlantia, la holding controllata dai Benetton, un passo indietro. Dal canto suo il colosso ha reagito ieri paventando l’apocalisse finanziaria: “Una simile mossa causerebbe un default gravissimo per l’intero mercato finanziario europeo”, ha fatto filtrare alla stampa. È l’ultima trincea dei Benetton ed è anche l’aspetto che spaventa di più il governo. In ambienti finanziari filtra che Altantia stia facendo il diavolo a quattro per spingere la Commissione europea a intervenire, tanto più che al netto dei Benetton, il 70% della holding è in mano soprattutto ai grandi fondi esteri.

Andiamo con ordine. Ieri è servito un ennesimo vertice a Palazzo Chigi. Al tavolo, il premier Giuseppe Conte e i ministri di Tesoro e Infrastrutture Roberto Gualtieri e Paola De Micheli con i rispettivi capi di gabinetto. Ieri scadeva l’ultimatum dato ad Atlantia per accettare le condizioni previste dall’accordo del 14 luglio scorso per chiudere la ferita del Morandi con la vendita di Aspi e la presa di controllo da parte della Cassa Depositi e Prestiti. La trattativa si è arenata sulla richiesta di Cdp di essere manlevata dai rischi legati ai contenziosi giudiziari sul ponte di Genova, che possono ammontare a miliardi di euro. Atlantia martedì ha risposto che la manleva è inaccettabile e si può trattare solo sul prezzo. Poi ha bollato come “illegale” la decisione del governo di subordinare tutti gli atti amministrativi, necessari ad aggiornare la concessione e chiudere il contenzioso del Morandi, alla cessione di Autostrade alla Cassa Depositi e Prestiti. Mossa che la holding ha denunciato a Bruxelles.

A Palazzo Chigi, ministri, premier e tecnici hanno fatto il punto. Ne è uscita una lettera spedita ieri ad Atlantia in cui il governo respinge le accuse, e avverte che porterà gli atti conseguenti in un Cdm che sarà convocato entro dieci giorni. In serata il premier ha fatto il punto nel Consiglio dei ministri convocato, già previsto per approvare alcuni provvedimenti in scadenza.

Nelle stesse ore, Atlantia riuniva la stampa e paventava l’apocalisse finanziaria: “La revoca – ha fatto sapere – provocherebbe un default sistemico gravissimo, esteso a tutto il mercato europeo, per oltre 16,5 miliardi di euro (i debiti di Atlantia, ndr), oltre al blocco degli investimenti. Verrebbero così messi a serio rischio 7.000 posti di lavoro di Autostrade. Bisogna assolutamente evitare questo scenario nefasto”. Il colosso si appella “all’equilibrio del premier Giuseppe Conte”, ma conferma di non voler accettare le condizioni dettate dal governo, anche perché “gli azionisti di Atlantia, dei quali il 70% è rappresentato da fondi istituzionali, hedge fund, investitori internazionali, non sono disposti ad approvare in assemblea soluzioni che non siano trasparenti e di mercato”. È questa l’ultima trincea. I grandi fondi stanno premendo a Bruxelles perché intervenga inibendo l’esecutivo italiano. Tutti guardano a Margrethe Vestager, la commissaria europea alla Concorrenza, assai sensibile alle istanze francesi. Tra gli azionisti colpiti ci sarebbero anche gruppi d’oltralpe. Tra i soci di minoranza di Aspi, per dire, oltre ai cinesi di Silk Road c’è un altro 7% detenuto da un veicolo, Appia Investment, sottoscritto dal gruppo assicurativo tedesco Allianz e dal colosso francese Edf Invest e Dif, con due suoi fondi infrastrutturali. Nei giorni scorsi Atlantia ha fatto sapere che la Commissione le ha inviato una lettera in cui spiega di star monitorando attentamente la situazione. La speranza è che un intervento più deciso blocchi la strada al governo italiano.

La palla, come sempre, è nelle mani dell’esecutivo. Se manterrà fede alla minaccia, la prossima settimana sarà convocato un Cdm per decidere sulla revoca. Tecnicamente sarà un’informativa del premier, la revoca vera e propria arriverà con un decreto interministeriale firmato da Gualtieri e De Micheli. Servirà però sciogliere il nodo di cosa fare di Aspi e della gestione dei 3mila km di autostrade in mano al concessionario. In base al decreto Milleproroghe di fine 2019 dovrebbe passare in mano all’Anas, ma si ipotizza anche di commissariare Aspi. Un primo punto verrà fatto già lunedì, quando è in programma il Consiglio dei ministri che deve approvare la Nota di aggiornamento al Def e le modifiche ai decreti Sicurezza. Parte del governo, specie i 5Stelle, premono però per decidere già in quella data.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/01/il-governo-ha-deciso-revoca-atlantia-10-giorni-per-cedere/5950014/

martedì 29 settembre 2020

Atlantia, no all’ultimatum. Il governo verso la revoca. - Carlo Di Foggia

 












Lo scontro tra Atlantia e il governo su Autostrade per l’Italia (Aspi) si avvia, salvo sorprese dell’ultim’ora, verso un mega contenzioso. Nessuna reazione dopo che sabato sera in un vertice a Palazzo Chigi il premier e i ministri competenti hanno concordato di avviare la revoca della concessione ad Autostrade. La holding ora ha tempo fino al 30 settembre: se non arriveranno risposte che consentano di portare avanti il percorso deciso il 14 luglio con il governo per consentire l’ingresso di Cdp in Aspi e chiudere la ferita del Morandi, si procederà alla revoca, assicurano a Palazzo Chigi. Difficile che Atlantia torni sui suoi passi, perché una risposta di fatto c’è già stata.

Il governo ha lanciato l’ultimatum mercoledì 23 settembre, quando la trattativa con Cdp si era arenata sulla richiesta della Cassa di avere una manleva legale sui rischi connessi all’indagine sul Morandi. Una missiva inviata ad Atlantia dai capi di gabinetto dei ministeri dell’Economia e dei Trasporti e della presidenza del Consiglio. La lettera contiene l’atto aggiuntivo che modifica la concessione di Aspi con un “atto transattivo” tra il ministero concedente e il concessionario da firmare entro mercoledì prossimo. Solo che questo è subordinato (lo dice proprio il testo, articolo 10) all’ingresso di Cdp in Autostrade. Una mossa che la holding controllata dai Benetton ha respinto con forza non ritenendo possibile inserire una simile previsione nella concessione, tanto più che ne aveva già respinta una precedente. La trattativa è ufficialmente morta il giorno dopo, quando Atlantia ha risposto a una lettera perentoria di Cdp che non sarebbe tornata indietro dal processo di vendita di Aspi anche senza accordo con Cassa depositi. Insomma, dalla linea decisa a inizio agosto con un apposito consiglio di amministrazione (in fila, pare di capire, ci sarebbero diversi fondi esteri e nazionali).

Conte e soci aspettano mercoledì: senza risposte, va convocato un Consiglio dei ministri per decidere la revoca. È la linea concordata dal premier coi titolari di Economia e Infrastrutture, Roberto Gualtieri e Paola De Micheli nel vertice di sabato sera. Un passo indietro di Atlantia è sempre possibile, ma poco probabile se non arriverà anche un segnale dall’esecutivo. Il plenipotenziario dei Benetton, Gianni Mion, si è mosso come se non temesse la revoca. Il contenzioso, in ogni caso, è assicurato, anche perché nella lettera i mercoledì il governo si impegnava a chiudere “ogni ulteriore contestazione” in caso di accordo. Ora, invece, dovrebbe riesumarle.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/28/atlantia-no-allultimatum-il-governo-verso-la-revoca/5945839/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=oggi-in-edicola&utm_term=2020-09-28

martedì 4 agosto 2020

Trattativa ferma tra Cdp e Atlantia Slitta pure l’intesa sulla concessione. - Cdf

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Che il governo non si sarebbe presentato a Genova con lo scalpo ottenuto dell’uscita dei Benetton era noto da giorni. Ieri però si è aggiunto l’ulteriore allungamento dei tempi. La ministra dei Trasporti Paola De Micheli ha ammesso che domani non ci sarà la firma con Autostrade per l’Italia (Aspi) per il rinnovo del Piano economico finanziario e del nuovo “Atto aggiuntivo”. È un passo fondamentale per riequilibrare la concessione a favore della parte pubblica in base all’accordo sancito col governo. Serviranno diversi incontri tecnici per capire se le proposte di Aspi sono coerenti con il nuovo modello tariffario voluto dall’Autorità dei Trasporti. L’intesa necessita poi di un parere dell’Avvocatura e dovrà infine passare al vaglio degli organi tecnici, a partire dal Cipe.
L’accordo è fondamentale per dare un valore ad Autostrade e sbloccare la trattativa tra Atlantia e la Cassa Depositi e Prestiti. Ieri gli uomini della holding controllata dai Benetton hanno chiesto un rinvio a metà settimana dell’incontro previsto in giornata. La distanza tra le parti è notevole. Nei piani del governo Cdp dovrebbe assumere il controllo con un aumento di capitale che la porti al 33% di Aspi, Atlantia venderebbe poi a investitori graditi alla Cassa un altro 22%, infine Aspi verrebbe scissa dalla holding e quotata permettendo ai soci, in primis i Benetton, di uscire. Manca però l’accordo su due punti fondamentali. Il primo è il valore di Aspi (sotto i 6 miliardi Altantia non avrebbe perdite a bilancio, sopra ci guadagnerebbe pure). La holding vuole anche un meccanismo compensativo in caso il valore della quotazione di Aspi risulti superiore a quello di ingresso di Cdp. Il secondo è la manleva legale chiesta da Cdp: Atlantia non ne vuole sapere.

giovedì 9 luglio 2020

Ponte di Genova, il cda di Atlantia studia le contromosse. Tomasi (Aspi): «Revoca sarebbe devastante». Vertice al ministero. - Laura Galvani



Sul tavolo del board la pronuncia della Suprema Corte. Ora la compagnia ha un’arma in meno nella trattativa con il governo. Nel pomeriggio previsto un incontro al Mit.

Una tegola, inaspettata. La decisione della Consulta irrompe nella trattativa tra Atlantia e il governo e arriva come un boomerang sul tavolo del consiglio di amministrazione della compagnia convocato per oggi, giovedì 9 luglio. Board che aveva già all’ordine del giorno tra le altre cose un aggiornamento sulla situazione di Autostrade per l’Italia e che a questo punto concentrerà buona parte del dibattito consiliare su quanto stabilito dalla Corte. Il giudice supremo ha sostanzialmente dichiarato che non è illegittimo il decreto Genova nella parte in cui esclude Aspi dalla ricostruzione del Ponte Morandi. Lo ha stabilito sostenendo che la decisione del legislatore «è stata determinata dalla eccezionale gravità della situazione». In sostanza ha basato la propria decisione sul principio di precauzionalità.
«Le conseguenze della revoca della concessione ad Autostrade sarebbero devastanti», dice l’ad di Aspi Roberto Tomasi. «Si disperderebbe - spiega - un enorme patrimonio professionale e umano. La società è totalmente cambiata: abbiamo fortemente potenziato il piano di manutenzione e investimenti e continuato a gestire e ammodernare la rete. Nell’interesse del paese credo sia prioritario oggi definire l’accordo col governo e trasformare subito in cantieri 7 miliardi di euro dei 14,5 già pianificati».
Quali che siano le ragioni, a questo punto la compagnia ha decisamente un’arma in meno da impiegare nel confronto con l’esecutivo. Confronto che, peraltro, oggi registrerà una nuova tappa. Nel pomeriggio una delegazione di Autostrade è attesa al Mit per discutere delle proposte avanzate dalla società per definire in maniera consensuale un nuovo accordo sulla concessione. Proposte che, come sottolineato ieri dall’azienda, «ad oggi, non hanno mai ricevuto alcun riscontro formale».
Un summit importante dunque che tuttavia ora assume una ben diversa connotazione. Se la Consulta avesse condiviso i dubbi di incostituzionalità del Decreto Genova sollevati dal Tar della Liguria indirettamente avrebbe messo nel mirino anche il decreto Milleproroghe che tanti danni ha causato alla compagnia. Ora questa leva non solo non esiste più ma paradossalmente si è rafforzata la posizione dell’esecutivo. Proprio nei giorni in cui, peraltro, come ha dichiarato ieri il premier Giuseppe Conte, il governo intende stringere sulla questione della revoca della concessione.
Ora gli avvocati di Atlantia, la cui presenza è attesa al cda della holding, dovranno aiutare il gruppo a definire la linea. Una linea che allo stato attuale continua a contemplare due opzioni cardine: il proseguimento della trattativa o la battaglia legale, confidando nell’appoggio di Bruxelles. Riguardo alla prima opzione, i nodi da sciogliere sono sempre gli stessi: trovare un equilibrio tra tariffe e investimenti e definire il nuovo assetto azionario di Aspi. E stante il nuovo contesto proprio il potenziale futuro azionariato di Autostrade potrebbe diventare il grimaldello attorno a cui il governo potrebbe far girare l’intesa con la compagnia. Un forte ridimensionamento di Atlantia, che oggi ha l’88%, e di conseguenza dei Benetton, potrebbe essere una carta gradita a Roma. Le prossime ore saranno certamente cruciali per capire se ci sarà ancora spazio per un’intesa o se si aprirà la procedura di revoca e dunque una dura, e per tanti aspetti controproducente, battaglia legale.
Nel mentre, Autostrade, in risposta alle numerose critiche e polemiche sollevate sul tema della concessione del Ponte Morandi, che deve restare in capo ad Aspi almeno fin tanto che non ci sarà la revoca della concessione, l’azienda ha spiegato che «la tragedia del 14 agosto 2018 ha segnato in modo indelebile la storia della società». In risposta proprio a quel drammatico evento, «è stato completato un radicale cambiamento di management e di tutti i processi aziendali» e sono stati «realizzati in due anni investimenti per oltre 1 miliardo, aumentate le spese di manutenzione di oltre il 50% e tutti i controlli sulla rete sono stati effettuati da società esterne»
Autostrade per l’Italia ha poi aggiunto che «nel corso di questi due anni, ha supportato in ogni modo la realizzazione del nuovo viadotto sul Polcevera facendosi carico della totalità delle spese di demolizione e costruzione. Le risorse complessivamente erogate per Genova, sotto forme di indennizzi e sostegno a cittadini e imprese, sono pari a circa 600 milioni di euro». Inoltre, ha concluso la compagnia, «entro il 2023 la società investirà 2 miliardi di euro in spese di manutenzione e cura della rete, di cui 550 milioni di euro nel solo 2020. Ad oggi sono attivi oltre 300 cantieri di manutenzione sulla rete nazionale. Attività possibili grazie al finanziamento di 900 milioni di euro messo a disposizione dalla capo gruppo Atlantia, poiché lo scorso gennaio Aspi, a causa del Dl Milleproroghe, ha subito un downgrade del proprio rating a livello spazzatura che ha bloccato di fatto l'accesso al credito della società».

lunedì 1 giugno 2020

I Benetton sono stanchi: pronti a uscire da Atlantia. - Carlo Di Foggia

Nei conti dei Benetton: maglieria a picco e asfalto ricchissimo ...
Quasi due anni dopo il disastro del ponte Morandi di Genova. la partita della concessione di Autostrade per l’Italia potrebbe chiudersi con l’uscita di scena dei Benetton da Atlantia, la holding che controllano e che a sua volta controlla la concessionaria. Sembra fanta finanza, ma l’idea che attraversa la famiglia ha una sua logica: sparire dalla scena e restituire tutto allo Stato. Sembra questo l’unico modo di disinnescare un contenzioso infinito e devastante. Finora, la sola mossa è stata quella di scaricare le colpe su Giovanni Castellucci, il manager che li ha resi ricchi spremendo profitti dalla concessionaria anche a spese della manutenzione. Ma lo stallo sta diventando esplosivo.
Il 30 giugno scadono i sei mesi per restituire la concessione allo Stato e avviare una causa miliardaria, dopo che il decreto Milleproroghe ha eliminato la clausola che assicura ad Atlantia un indennizzo enorme anche in caso di revoca per colpa grave. Finora Gianni Mion, il manager richiamato da Luciano Benetton, dopo la cacciata di Castellucci, si è limitato a offerte offensive. Il risultato è che Aspi rischia di affogare. Il governo può vedere il bluff di Mion. Il contenzioso ha tempi biblici, e senza concessione Aspi collassa e con essa anche Atlantia, che garantisce metà dei suoi debiti. Cedere Aspi a prezzo scontato, magari alla Cassa depositi e prestiti, sarebbe l’opzione più sensata, ma Mion chiede il prezzo pieno, forse temendo la reazione degli altri azionisti di Atlantia. Nessuno però compra a prezzo pieno una concessione che andrà rivista rendendola assai meno generosa per il concessionario e più favorevole agli utenti.
Si spiegano così i segnali di insofferenza che provengono da Ponzano Veneto. L’85enne Luciano, e con lui quel che resta della famiglia, pare essersi convinto che così non se ne esce, meglio mollare Atlantia che, dal disastro del Morandi, ha dimezzato il suo valore in Borsa. Da quanto è stata privatizzata, Aspi ha distribuito dividendi per 11 miliardi ai suoi azionisti. Oggi la quota dei Benetton in Atlantia vale 3,5 miliardi, dovranno accettare di perderci ancora. Lo Stato potrebbe coinvolgere Cdp. Ma andrà affrontata, sul serio, la revisione della concessione.

giovedì 21 novembre 2019

Ponte Morandi, “dal 2014 Autostrade e Atlantia avevano in mano un report che avvertiva del ‘rischio crollo'”. Per 4 anni nessun intervento.

Ponte Morandi, “dal 2014 Autostrade e Atlantia avevano in mano un report che avvertiva del ‘rischio crollo'”. Per 4 anni nessun intervento

I pm di Genova Massimo Terrile e Walter Cotugno, racconta Repubblica, hanno in mano il documento trovato dai finanzieri nella sede di Atlantia a Roma e anche in quella di Aspi. L'Ufficio Rischio per due anni parla di "rischio crollo", poi la dicitura nel 2017 diventa "rischio perdita stabilità". I primi lavori programmati solo per l'autunno 2018.

Autostrade per l’Italia e Atlantia, la capogruppo della famiglia Benetton, sapevano che il Ponte Morandi era a “rischio crollo” già dal 2014. I pm di Genova Massimo Terrile e Walter Cotugno, racconta Repubblica, hanno in mano il documento che lo attesta: è stato trovato dai finanzieri nella sede di Atlantia a Roma e anche in quella di Aspi. Un documento stilato dall’Ufficio Rischio che dal 2014 al 2016 parla di “rischio crollo”: dicitura che poi nel 2017 diventa improvvisamente “rischio perdita stabilità“. In ogni caso, soltanto 4 anni più tardi, nel febbraio 2018, viene sottoposto alla valutazione del provveditorato alle Opere pubbliche il progetto di retrofitting finalizzato al consolidamento del ponte. I lavori vengono pianificati per il successivo autunno. È troppo tardi: il 14 agosto 2018 il ponte crolla e a Genova muoiono 43 persone.

La rilevazione di Repubblica smentisce quanto finora i dirigenti di Autostrade hanno dichiarato a magistrati e media. I risultati dei monitoraggi sul ponte Morandi “non avevano segnalato motivi di allarme o di urgenza”, rispondeva Autostrade nell’ottobre 2018, due mesi dopo la strage. Il Fatto Quotidiano ha invece raccontato come Aspi fosse consapevole delle fragilità del viadotto già dal 2011, quando parlava di “rischio inagibilità. Sempre a ottobre 2018, uno dei primi ex dirigenti di Aspi a parlare davanti ai magistrati della procura di Genova fu Mario Bergamo: “Nel 2015 – spiegò – ricevemmo dei dati sullo stato del viadotto che ci fecero avviare il progetto di retrofitting nello stesso anno. Quei dati mi fecero notare un problema importante. Andai via da Autostrade nel 2016, non so perché si bloccò il progetto“.

Il professore Carmelo Gentile, docente del Politecnico di Milano che nel novembre 2017 consegnò il suo studio ad Autostrade segnalando le anomalie sul pilone 9 per le “deformate non conformi”, aveva spiegato già un anno fa al pm Terrile che Spea sapeva, aveva calcolato il livello di efficienza che “era sotto uno” e “con quel dato il ponte andava chiuso”. Più di recente, il Finacial Times ha riportato di un rapporto interno ad Atlantia, commissionato dopo il crollo, secondo cui i problemi di sicurezza del ponte Morandi si erano manifestati nei dieci anni precedenti.

Spea è una società controllata da Autostrade che fino a un mese fa era delegata al monitoraggio e alla sorveglianza della rete autostradale. Ora che dalle inchieste – quella sul Morandi ma anche il filone bis della strage di Avellino – sta emergendo secondo chi indaga un sistematico insabbiamento dei problemi di ponti e viadotti, il gruppo Atlantia ha deciso di togliere il compito di monitoraggio alla sua Spea per affidarsi a un’altra società “di livello internazionale”.

Ora emerge un altro documento che, stando a quanto riporta Repubblica, sarebbe poi stato insabbiato. I pm Terrile e Cotugno ne chiederanno conto ai 73 indagati per omicidio e disastro colposo plurimi. Secondo il quotidiano, il report era stato presentato ai consigli di amministrazione sia di Atlantia che di Autostrade, proprio per programmare interventi e chiedere consulenze esterne. Dal 2014 in poi sarebbero infatti aumentate le polizze assicurative sul Morandi, mentre i primi lavori vennero pianificati solo 4 anni più tardi.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/11/20/ponte-morandi-dal-2014-autostrade-e-atlantia-avevano-in-mano-un-report-che-avvertiva-del-rischio-crollo-per-4-anni-nessun-intervento/5571837/?fbclid=IwAR0EQiQ0z11iQMXLGa2adbmuAXH5_-Spy88oCvz1FbZ-PxCX-c1PVkfLwvA

sabato 7 settembre 2019

Atlantia in rialzo, De Micheli per concessioni esclude la revoca. - Flavia Carletti



I titoli della controllante di Autostrade per l'Italia mettono a segno la migliore performance del Ftse Mib, con un massimo toccato a 24,93 euro, sopra la chiusura del 13 agosto 2018, prima del crollo del Ponte Morandi. In una intervista, la neo-ministra dei Trasporti precisa che nel programma di governo si parla di "revisione".

Atlantia positiva a Piazza Affari, sull'idea che l'ipotesi revoca concessioni autostradali sia ormai nel cassetto. I titoli della società che controlla Aspi (Autostrade per l'Italia), salgono di circa due punti percentuali, mettendo a segno la migliore performance del FTSE MIB, che è in leggero calo. Il massimo toccato dal titolo Atlantia nel corso della seduta è stato a 24,93 euro per azione, sopra la chiusura del 13 agosto 2018 (24,88 euro), il giorno prima del crollo del Ponte Morandi a Genova. La tragedia risale al giorno dopo, il 14 agosto dello scorso anno, e ha provocato la morte di 42 persone. In una intervista al quotidiano La Stampa, la neo-ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, replicando a una domanda sulla revoca delle concessioni ad Aspi ha detto che «nel programma di governo c'è scritta una parola precisa e molto diversa: revisione. Dobbiamo rafforzare gli investimenti, la sicurezza e ridurre i costi per gli utenti». Inoltre, la ministra si è detta «contraria alla cosiddetta mini-Gronda» di Genova, «perché significherebbe perdere almeno altri sei anni attorno a un progetto pronto». Secondo gli analisti di Equita, «l'indicazione del ministro sull'avvio degli investimenti, il supporto al progetto del Passante di Genova e l'obiettivo della revisione della concessione e non più della revoca sono indicazioni positive» per Atlantia.
(Il Sole 24 Ore Radiocor)