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mercoledì 22 settembre 2021

Le barriere coralline sanno reagire al riscaldamento globale.

Barriera corallina (fonte: Jim Maragos/U.S. Fish and Wildlife Service, modificata da Mielon, Wikipedia)

Le barriere coralline sono in grado di reagire al riscaldamento globale: le stime, basate sull'analisi delle specie che le popolano attualmente, indicano che la loro biodiversità è destinata a modificarsi ma non a ridursi. Lo indica la stima elaborata dall'università delle Hawai a Manoa e pubblicata sulla rivista dell'Accademia delle scienze degli Stati Uniti, Pnas.

Lo studio ha verificato infatti che le specie che dominano le comunità della barriera corallina si stanno modificando per via del cambiamento climatico, ma ciò non significa che in futuro vi sarà un calo della biodiversità complessiva per via del riscaldamento e dell'acidificazione previsti per la fine del secolo.

"Più che il collasso della biodiversità degli oceani, abbiamo osservato dei cambiamenti significativi nell'abbondanza di alcune specie, con una redistribuzione delle comunità della barriera", osserva la coordinatrice dello studio, Molly Timmers. "I minuscoli organismi che vivono nella struttura della barriera corallina - prosegue - sono noti come cryptobiota, che sono l'analogo degli insetti della foresta pluviale e hanno un ruolo fondamentale nel ciclo di nutrienti, cristallizzazione e le dinamiche della catena alimentare".

Nonostante la sua importanza, il cryptobiota è stato spesso sottovalutato nella ricerca sul cambiamento climatico per via delle difficoltà nell'identificare tutti gli organismi che lo compongono. Per valutare la sua risposta alle future condizioni degli oceani, il gruppo di Timmers ha condotto un esperimento in un acquario che riproduceva tutto l'ecosistema della barriera corallina, con acqua marina della barriera hawaiana, e le condizioni di riscaldamento e acidificazione previste per gli oceani alla fine del secolo. Dopo 2 anni, i ricercatori hanno esaminato i gruppi di organismi che si erano sviluppati, vedendo che il numero totale di specie non era cambiato, ma era variata la composizione delle varie comunità. "E' il primo studio a esaminare la diversità dell'intera comunità della barriera corallina - aggiunge Chris Jury, uno dei ricercatori - dai microbi alle alghe, fino ai coralli e pesci".

ANSA

mercoledì 21 luglio 2021

Dopo la Germania, l’apocalisse climatica colpisce la Siberia con incendi mai visti prima (e anche la Cina). - Sabrina Del Fico

 

La nube tossica che si è creata sulla città siberiana di Yakutsk, provocata dagli incendi di questi giorni, rappresenta uno degli eventi inquinanti peggiori al mondo. Ma non è solo la Russia ad essere colpita dai fenomeni estremi e distruttivi.

I tragici effetti dei cambiamenti climatici iniziano a vedersi in tutto il mondo, con fenomeni metereologici estremi e incontrollabili, che dopo il loro passaggio lasciano solo distruzione e morte. Lo abbiamo visto in Europa con i fenomeni alluvionali che hanno colpito soprattutto Germania e Belgio e che hanno provocato centinaia di vittime e miliardi di euro di danni. Anche il Canada e parte degli Stati Uniti, coperti da una cappa di calore record, subiscono lo scotto di incendi e assistono impotenti alla morte degli animali soffocati dal caldo.

Apocalisse di fuoco in Siberia.

Ma il calore si fa sentire anche in una delle regioni più fredde del mondo, la Siberia, dove ha causato incendi nella tundra e ha minacciato la città siberiana di Yakutsk con una densissima nube di fumo tossico ora monitorata dagli esperti. Gli alti livelli di particolato e di altri elementi chimici (come ozono, benzene e acido cianidrico) hanno creato uno degli eventi più inquinanti del mondo. Le autorità locali hanno invitato i 320 mila residenti dell’area a chiudersi in casa per evitare di respirare i fumi degli incendi.

Le analisi dei satelliti rivelano che i livelli in regione di PM2.5, piccole particelle che possono entrare nel flusso sanguigno e danneggiare gli organi umani, hanno superato la quantità di 1000 microgrammi per metro cubo i nei giorni scorsi – un livello 40 volte superiore a quello raccomandato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità. Si stima che tali livelli di agenti inquinanti possono avere effetti immediati e gravi sulla popolazione umana.

(Leggi anche: Un incredibile “tornado” di zanzare si è abbattuto sulla Siberia, oscurando persino il sole).

Gli scienziati vedono gli effetti dei cambiamenti climatici provocati dall’uomo come un fattore molto importante nella formazione di questi incendi. Yakutsk, capitale della Repubblica di Sakha (nord-est della Russia), è generalmente la città più fredda al mondo ma a causa del riscaldamento globale le temperature estive nell’area sono aumentate 2,5 volte più velocemente rispetto alla media mondiale.

Lo scorso anno durante una prolungata ondata di calore nella regione siberiana le temperature sono rimaste più di 5 gradi superiori alla media nei mesi da gennaio a giugno, provocando lo scioglimento del permafrost l’arrivo di una primavera particolarmente calda e prematura non che lo scoppio di numerosi incendi boschivi in estate. Tuttavia il record si è superato questa primavera quando prima degli altri anni la taiga (la foresta boreale) ha preso fuoco molto facilmente perché fiaccata da siccità e calore estremo. 

Sono stati messi in campo piani militari per provare a spegnere questi incendi, e si è reso necessario il dispiegamento di più di 2000 uomini sul territorio: Si tratta della più importante operazione nell’area dalla fine dell’Unione Sovietica. Malgrado tutti questi sforzi, purtroppo, gli incendi continuano a sfuggire al controllo umano e, secondo il ministro per le emergenze della regione, attualmente sono attivi 250 incendi in un’area di 5,720 chilometri quadrati. 

La terribile alluvione in Cina. 

Anche l’altra parte del globo non sfugge ai fenomeni climatici estremi e devastanti: un’incredibile fenomeno alluvionale si sta abbattendo in queste ore sulla Cina, nella regione di Henan, distruggendo strade, abitazioni e collegamenti ferroviari. Per ora le vittime accertate del disastro sono 12, ma i dispersi sono ancora centinaia. L’alluvione è stata provocata da fenomeni piovosi eccezionali che hanno acuito i danni e portato all’evacuazione di 200.000 persone: le strade si sono trasformate in fiumi, con le macchine che hanno preso a muoversi spinte dalla corrente. Le città devastate dalla furia della natura sono più di una dozzina.

green-me

venerdì 13 marzo 2020

liberarci delle caldaie a gas entro il 2030. - Davide Sabbadin e Melissa Zill

Per decarbonizzare i consumi termici europei bisogna bandire la vendita di sistemi a fonti fossili prima del 2030. L'intervento di Davide Sabbadin dell'European Environment Bureau e Melissa Zill di ECOS.

La decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento in Europa è destinata a dominare il dibattito sul clima nel 2020.
Oggi, la climatizzazione degli edifici e la produzione di acqua calda sanitaria rappresentano metà del consumo energetico annuale dell’UE, e un terzo delle sue emissioni di CO2.
Dalle energie rinnovabili alla ristrutturazione degli edifici, c’è una pressione crescente per implementare soluzioni sostenibili. Ma nonostante l’impennata delle nuove tecnologie, l’Europa finora sulla decarbonizzazione ha fatto un passo avanti e due indietro.
Eliminazione graduale delle caldaie a combustibili fossili entro il 2030
Finché i termosifoni e gli scaldabagni alimentati a combustibili fossili continueranno a essere prodotti, venduti e installati nelle nostre case, è difficile pronosticare un futuro a zero emissioni di carbonio per l’Europa.
I combustibili fossili continuano a generare oltre l’80% dell’energia termica in Europa, con le caldaie a gas a fare la parte del leone.
Molti paesi vogliono invertire questa tendenza, promettendo il passaggio alle energie rinnovabili e a tecnologie neutre dal punto di vista delle emissioni di carbonio, come le pompe di calore, che a lungo termine ridurrebbero le bollette energetiche.
Ma i progressi sono lenti, poiché la continua produzione di tecnologie e infrastrutture a combustibili fossili rende l’adozione di nuove tecnologie sempre più difficoltosa.
Il problema principale è che le soluzioni pulite sono svantaggiate rispetto alle tecnologie a combustibili fossili. Attualmente, è più costoso sostituire una caldaia a gas con un sistema più efficiente piuttosto che sostituirla con un’altra caldaia a gas. Gli incentivi finanziari in Europa non sono sempre presenti e gli installatori non sempre conoscono le alternative.
Quando le soluzioni verdi non sono incentivate attivamente, è improbabile che i consumatori cambino prodotto e così si ritrovano a scegliere fra due non-soluzioni. I produttori, da parte loro, già da tempo promuovono le caldaie a gas a condensazione come alternativa pulita alle caldaie a gas tradizionali, anche se sono disponibili tecnologie veramente pulite, basate sull’energia rinnovabile.
Inoltre, installare una nuova caldaia a gas oggi significa che quel prodotto sarà in uso per una media di 10-20 anni, di fatto andando a consumare una parte di quel “budget di carbonio” che dovremmo lasciare ai settori dove le tecnologie per ridurle non sono ancora competitive, come le emissioni dei processi industriali.
Infine, gli scienziati hanno fatto i conti, ed è emerso che non abbiamo molto tempo per ridurre le emissioni di carbonio: se vogliamo decarbonizzare il riscaldamento, è chiaro che abbiamo bisogno di un approccio olistico che affronti tutti questi problemi assieme. I sistemi di riscaldamento meno efficienti dovrebbero essere gradualmente eliminati dal mercato UE, e l’ultima caldaia a combustibile fossile dovrebbe essere venduta non più tardi del 2030.
Mettere una scadenza alla produzione di tecnologie a combustibili fossili darebbe sia ai consumatori che ai produttori il tempo di prepararsi alla transizione. Realisticamente, questo significa che la Commissione Europea dovrebbe iniziare a discuterne e a redigere proposte prima della fine di quest’anno, come parte integrante della sua Direttiva di punta sull’Ecodesign.
Efficienza energetica, energie rinnovabili e pompe di calore
Il passaggio a sistemi di riscaldamento a emissioni zero deve andare di pari passo con la ristrutturazione degli edifici.
Un sistema di sovvenzioni a livello europeo per la coibentazione e i doppi o tripli vetri è un passo fondamentale per rendere le nostre case più confortevoli ed efficienti dal punto di vista energetico. Un recente studio ha rilevato che la ristrutturazione su vasta scala degli edifici potrebbe far risparmiare il 36% del loro consumo energetico entro il 2030.
Case ben isolate accelererebbero anche l’adozione di nuove soluzioni, come le pompe di calore elettriche e il teleriscaldamento, che nella maggior parte dei casi possono già sostituire le tradizionali caldaie a gas.
Attualmente, le pompe di calore sono presenti in meno del 10% di tutti gli edifici europei, ma il mercato è in rapida crescita. Il parco pompe di calore presente nell’UE ha consentito un risparmio energetico finale di 164 TWh e ha prodotto 128 TWh di energia rinnovabile nel 2018, con un risparmio di 32,8 Mt di emissioni di CO2 – l’equivalente cumulato delle emissioni di Cipro, Lettonia e Lussemburgo nel 2017.
Le pompe di calore non solo possono essere neutre dal punto di vista delle emissioni di CO2, ma sono anche tra le tecnologie disponibili più flessibili. Possono funzionare in modo efficiente con energia geotermica, fotovoltaica ed eolica, mantenendo il calore nei serbatoi di accumulo e generando energia per la casa quando è necessario – anche quando le fonti di energia rinnovabile non possono essere dispacciate.
Se abbastanza grandi, possono anche essere integrate in sistemi di teleriscaldamento, per riscaldare o raffreddare intere aree.
La rivoluzione dell’idrogeno?
Non è ancora il momento dell’idrogeno domestico. Si è tentati di credere che l’idrogeno e altre forme di gas rinnovabili rappresentino il futuro del riscaldamento, ma diffondere le caldaie a idrogeno -o peggio ancora quelle a metano ma “hydrogen ready”- potrebbero costituire una scommessa davvero molto costosa sia per le famiglie che per il sistema energetico in generale.
Attualmente, la disponibilità di idrogeno verde – generato per elettrolisi con energia rinnovabile – è ancora molto limitata, e il suo costo è considerevolmente più alto di quello del gas fossile e dell’elettricità rinnovabile.
Una forma più comune di idrogeno è prodotta dal gas fossile – compreso quello liquefatto in arrivo dagli USA e prodotto attraverso il fracking- ma questa opzione ovviamente non aiuta a ridurre le emissioni e quindi e’ da considerarsi incompatibile con lo scenario desiderato di neutralita’ climatica.
Costruire un’infrastruttura adatta all’idrogeno senza prima assicurarsi che esistano forniture sufficienti di energia rinnovabile è un rischio che l’Europa non può permettersi di correre – un rischio che chiaramente comprometterebbe i suoi sforzi di decarbonizzazione.
L’idrogeno è sicuramente più prezioso in un ruolo di supporto, nell’ambito degli sforzi per decarbonizzare i settori ad alta intensità energetica, come l’industria siderurgica, dove l’elettrificazione potrebbe essere più impegnativa e soprattutto nei processi industriali dove oggi si impiega il carbone come reagente, in primis la produzione dell’acciaio.
Via via che crescono gli appelli all’azione per il clima e ci avviciniamo al punto di non ritorno, i responsabili politici avranno sempre meno tempo e spazio per fare errori. L’attenzione dovrebbe concentrarsi su soluzioni realistiche e disponibili che ci aiutino ad abbandonare del tutto i combustibili fossili.
Il tempo dei dibattiti è finito – i passi verso la decarbonizzazione devono essere fatti ora.
Davide Sabbadin è un esperto di normative dell’European Environment Bureau (EEB). Melissa Zill è responsabile di programma a ECOS. Insieme, EEB ed ECOS guidano la campagna Coolproducts – una coalizione di ONG impegnate a promuovere prodotti migliori per i consumatori e il pianeta.

sabato 7 ottobre 2017

Riscaldare casa con 20 euro l’anno: ora è possibile

Pagare il riscaldamento solo 20 euro all’anno? Si può, almeno secondo un ingegnere italiano.



Riscaldare casa con 20 euro l’anno: ora è possibile
Riscaldare casa con 20 euro l’anno: ora è possibile – Pagare il riscaldamento solo 20 euro all’anno? Si può, almeno secondo Andrea Rossi, l’ingegnere che ha inventato l’E-cat, il reattore che promette di realizzare la fusione fredda. Una sola cartuccia riciclabile a base di polvere di nichel e “il risparmio è assicurato”. Miracolo o illusione? Grazie a questo dispositivo chiunque dovrebbe presto essere in grado di aggiungere al proprio riscaldamento centralizzato esistente un dispositivo rivoluzionario da 400 a 500 euro con cui riscaldare la casa con una sola cartuccia riciclabile a base di polvere di nichel. Risultato stimato? Riscaldamento annuale a 20 euro all’anno. L’ingegnere Andrea Rossi ha tagliato il prezzo del macchinario per irrompere in maniera decisa sul mercato con l’intenzione di avviare un commercio su larga scala.
L’E-cat, secondo il suo inventore, sarà un macchinario a costo praticamente zero e senza pericoli di inquinamento. Ecco le caratteristiche descritte dal suo inventore: “L’impianto Ecat da 1 Mw produce energia attraverso il cosiddetto processo di fusione fredda. Non avviene alcuna combustione; al contrario, nichel e idrogeno si fondono assieme per produrre rame. Per unità di peso, il processo è almeno 100mila volte più efficiente di ogni processo di combustione noto”.
Ma c’è anche chi ha dei dubbi, in particolare sui dettagli di questa invenzione e sulle modalità con cui riuscirà a raggiungere questi risultati. Di certo, se fosse tutto confermato, si tratterebbe di un’innovazione straordinaria con la quale poter risparmiare molti soldi. E in tempi di crisi non sarebbe mica male…

sabato 23 novembre 2013

Riscaldare l’ufficio con meno di 50 centesimi al giorno [Video].



Un’idea straordinaria quella di questo signore che ha trovato il modo per riscaldare una stanza, che potrebbe essere il suo ufficio, con delle candeline e dei vasi di fiori.

Il signore spiega che la dimensione dei vasi non fa la differenza l’importante è che ci sia un passaggio fra di loro per l’aria.
Se un pacco di candeline da 50 pezzi costa un paio di euro e ne servono davvero poche per creare il caldo la spesa per questo innovativo sistema di riscaldamento è davvero esigua.
Ovviamente come spiega lui stesso questo sistema non riscalderà mai una grande casa in Canada nel mese di Febbraio… ma è utile per un piccolo ufficio o una piccola stanza.
La candela sprigiona CO2, ma quanti di voi fanno il bagno con le candele accese? Quanti di voi ne lasciano sempre una accesa per profumare la casa?
L’idea è geniale, praticamente si è creato una stufetta con due vasi, ora vi spiego come fa, ma non vi spiego le leggi della termodinamica… state tranquilli!
Allora prendete un contenitore e posatelo su una rivista un po’ spessa che faccia da isolante per non surriscaldare la base del tavolo o del davanzale su cui andrete a poggiarlo.
Accendete un paio di candeline (le classiche tea candle) posizionatele nel contenitore e subito dopo ponete il vaso più piccolo sopra di esse ma fate in modo che appoggi sul contenitore e non sopra le candele direttamente, in modo da non coprirle.
Ora prendere l’involucro di una candelina usata, e appiattitelo e posizionatelo sul foro del vaso, quello che serve per drenare l’acqua in eccesso.
Ora prendete il secondo vaso e posizionatelo come una campana sopra l’altro facendo attenzione a non ribaltare tutto e cercando di centrare il più possibile i vasi in modo che tra i due ci sia una specie di intercapedine dove circoli l’aria in egual misura.
Mi raccomando se volete provare NON usate i vasi in plastica ma in terracotta!!
Ora potete godervi il caldino di questa stufetta improvvisata.


giovedì 8 novembre 2012

Monti taglia, il 'no' delle Province: riscaldamento spento nelle scuole.


A scuola con il piumino
A scuola con il piumino

Le Province italiane decideranno a breve la chiusura dei riscaldamenti nelle scuole e
conseguentemente l'aumento delle vacanze per gli studenti. Lo ha detto il nuovo presidente Upi, Antonio Saitta, spiegando che l'iniziativa "prende le mosse per protestare contro i tagli di 500 milioni decisi con la spending review" dal governo Monti.
"Ora bisogna dire basta. Bisogna aprire uno scontro con gli organi dello Stato: quando vediamo che le lobby si organizzano e vengono ricevute e noi che siamo un pezzo dello Stato no, ciò significa che dobbiamo alzare il tono", ha detto Antonio Saitta alla platea degli amministratori delle Province e del direttivo dell'Upi.
"Credo che, in questa situazione, dobbiamo assumere un'iniziativa comune in tutte le Province - ha proseguito - per far capire alle classi dirigenti cosa vuol dire il taglio di 500 mln per il 2012 e di 1,2 mld per il 2013".
"I 500 mln di euro di taglio sul 2012 non sono sopportabili", ha sottolineato. "Andremo anche al Csm perché ci dica se dobbiamo applicare la legge sull'edilizia scolastica o le restrizioni del Patto di stabilità e andremo anche alla Corte dei Conti". Sullo sfondo, ma non troppo, anche la tensione fra Governo e Province legate al riordino (con tagli) varato dall'esecutivo: "La nostra scommessa è assicurare certezza e stabilità dei conti a servizi invariati. Non è semplice ma ci stiamo provando nel complesso", ha detto Filippo Patroni Griffi, ministro per la Pubblica amministrazione, parlando del decreto legge sul riordino delle province ad Agorà.
"Non ci siamo potuti fare un calcolo preciso del risparmio perché dipende anche da come vanno le cose - aggiunge Patroni Griffi - Sicuramente realizzeremo economie di scala che riguardano gli immobili, gli acquisti di beni e consumi, i costi connessi all'istituto Provincia. C'è poi soprattutto un risparmio che riguarda la riorganizzazione periferica dello Stato".


Tra loro litigano perchè nessuno vuole mollare la presa, chi ci rimette è sempre il "popolo sovrano"....'ndechè, non s'è capito...
Cetta.