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lunedì 25 gennaio 2021

SOGNO O SON DESTO. - Rino Ingarozza

 

<<Stanotte ho fatto un sogno. Era da un po' che non sognavo più. È stato un sogno bellissimo, sembrava vero.

Ho sognato di vivere in un Paese dove tutto era normale. Nulla di eccezionale ma tutto, meravigliosamente, normale.
Ho sognato un Paese dove l'informazione era libera e non di "libero", dove i giornalisti erano pagati dai giornali e non da "il giornale". Che la RAI fosse "servizio pubblico" e non "a servizio". Una RAI dei Talk show degli incensurati e di gente perbene e non di condannati che ti dicono quello che si deve fare, di condannati per aver sperperato o, peggio, rubato soldi pubblici, che danno ricette su come spendere i soldi pubblici.
Ho sognato che i capi di partito e i politici tutti, non potevano fare gli editori.
Ho sognato un Paese dove i condannati erano in carcere e non in Parlamento. Dove chi frodava lo Stato veniva messo alla gogna mediatica, se non in galera, galera evitata, magari, per raggiunti limiti di età, in quanto ladro ai danni della collettività e non indicato come candidato a futuro Presidente della Repubblica.
Ho sognato che un partito che rubava dei soldi alla "Patria" non poteva candidarsi a guidare la "Patria" e non perché fosse vietato ma perché il popolo lo aveva cancellato dal panorama politico, con il voto.
Ho sognato una regione dello stivale (da Roma in giù), offesa e indicata come "il male di tutto", per decenni, che non credeva ad una redenzione truffaldina di un partito canaglia.
Ho sognato un Paese solidale verso i poveri. Ricchi imprenditori che facevano campagne di sensibilizzazione verso questo annoso problema e non imprenditori che fanno campagne di "togli a loro e dai a noi".
E anche l'intero mondo politico che si impegnava per lenire le loro sofferenze e non maledirli ad ogni intervista.
Ho sognato un Paese in cui il suo Presidente del consiglio veniva rispettato, in quanto rappresentante dell'Italia (insieme al Capo dello Stato) in Patria e all'estero e perché amato dalla maggior parte del popolo e non denigrato e additato come "criminale"
Ho sognato un Paese dove il Governo faceva le sue proposte e l'opposizione ne faceva delle altre e, nel caso in cui combaciassero, venivano votate da entrambi, senza votare contro, a prescindere. Sempre nel rispetto dei ruoli.
Ho sognato un paese che ripudiava il fascismo, non solo sulla carta ma anche nella sostanza. Che si sentisse offeso se ci fosse ancora qualche nostalgico. Nostalgico di una dittatura assassina, omofoba, razzista e perseguitrice di idee.
E, peggio ancora, non ripudiarlo e andare a braccetto con i nostalgici, perché, evidentemente, nostalgici anch'essi.
Ho sognato un Paese dove il popolo era disgustato da tutto ciò. Un popolo che si ribellava alle menzogne e all'ingiustizia.
Un popolo che sceglieva di vivere un sogno e non desiderasse di ritornare a vivere in un incubo.>>


martedì 29 dicembre 2020

Ciaone. - Marco Travaglio

 

Un sogno tira l’altro. Quello di Padellaro era Conte che sfancula Messer Duepercento in Senato come fece con l’altro Matteo. La mia variante era il premier che trova una dozzina di senatori centristi disposti a votargli la fiducia per salvare la legislatura e il posto, dimezzando Iv, consacrando quel che ne resta come pelo superfluo della politica e liberandoci delle molestie quotidiane delle Bellanova, Bonetti e Scalfarotto. Ma a Natale ho fatto un sogno ancor più liberatorio: Conte saluta e se ne va, rubando il titolo del piano-fuffa dell’Innominabile, “Ciao”. Se ne torna ai suoi mestieri di professore e avvocato, fra gli applausi dei giornaloni e dei loro padroni che finalmente hanno trovato l’”anima” (de li mortacci loro). Così lascia ai suoi veri nemici, cioè mezzo Pd e Iv, i capaci e i competenti, apprezzatissimi all’estero e popolarissimi in Italia, il pallino della crisi. Quelli mettono subito le grinfie sui servizi segreti, scannandosi come fiere tra chi vuol darli all’Innominabile e chi preferisce l’usato sicuro di Pollari, Mori e De Gennaro. Affondano le ganasce nei 209 miliardi del Recovery e se li spartiscono alla vecchia maniera, senza task force di controllo a disturbare le mangiatoie. Chiedono per l’Italia – unico paese Ue ad ammettere la bancarotta – i 36 miliardi del Mes, lottizzandoli fra i governatori che ne fanno un sol boccone coi rispettivi cognati. Cacciano quell’incapace di Arcuri e fanno gestire i vaccini a De Luca, che se li inietta tutti i giorni, prima e dopo i pasti.

Via anche quell’impiastro della Azzolina: l’Istruzione va alla Boschi, così impara (l’Istruzione). Gli Esteri a B., gli Interni a Salvini, l’Economia a Giorgetti, gli Affari Ue a Borghi o a Bagnai, la Giustizia a Verdini grazie all’indulto speciale per svuotare le carceri (così i radicali e gli scrittori al seguito rimangiano), lo Sviluppo a Bertolaso (come sviluppa lui nessuno mai), il Lavoro a Brunetta, l’Antimafia a Siri. Resta da decidere il premier. Draghi risponde: “Fossi matto”. E parte la mattanza fra i pretendenti, che sommati insieme non fanno un terzo di Conte nei sondaggi. Poi iniziano le ricerche di una maggioranza: uno spasso, visto che i 5Stelle si fanno incredibilmente furbi e non prestano all’ammucchiata un solo voto. Passano le settimane e l’Ue, stufa di aspettare il Recovery Plan, ci cancella la prima rata. Così Mattarella manda tutti a votare, tranne i leader che han causato la crisi, barricati in casa per paura del linciaggio. Conte, visti i sondaggi bulgari, è costretto a tornare in pista. Ma, anziché farsi un partito, accetta l’offerta di guidare il nuovo direttorio dei 5Stelle. E li riporta al 30%, rubando voti a destra, FI e Pd e mandando Iv sottozero, con una campagna elettorale di un solo slogan: “Ciaone”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/29/ciaone/6049975/

martedì 22 dicembre 2020

Italia Virus. - Marco Travaglio

 

Siccome va di moda la variante inglese, ho fatto una variante travagliese del sogno di Padellaro. Fino a qualche settimana fa l’avrei classificato fra gli incubi: ora invece mi pare bellissimo. La prima parte del sogno è quella di Antonio. Stufo marcio della seconda ondata di ItaliaVirus, Conte decide di prevenire la terza, data per certa dagli esperti a gennaio, con un antidoto più efficace di qualunque vaccino: un dibattito parlamentare. Lì il premier dice in parole semplici la verità e così smentisce automaticamente tutte le balle renziane: la cabina di regia sul Recovery Plan è stata chiesta dall’Ue e decisa in 16 riunioni ministeriali; per la sanità non ci sono 9 miliardi, ma 16, più i 10 già stanziati quest’anno e mai spesi dalle Regioni, cioè fin troppi su un bilancio annuo di 115 (se poi manca qualcosa, lo si leva alla sanità privata); indebitarsi vieppiù col Mes sanitario è inutile, anzi dannoso, perché non ci sono problemi di cassa; il rimpasto non lo vuole nessuno; i servizi segreti rispondono per legge al premier, che può delegare alcune funzioni a un ministro/sottosegretario, o tenersele tutte; il governo ha cose più importanti (vaccini, Next Generation Eu, nuovi ristori alle categorie colpite, Ilva, riforme già concordate ma rinviate per l’emergenza) dei ricattucci di un partitucolo. Poi enuncia il programma emerso dalla verifica per governare fino al 2022. E ricorda all’Innominabile i doveri e le responsabilità di ogni partito di maggioranza, con una breve lezione di educazione civica e democrazia parlamentare simile a quella impartita il 20.8.19 all’altro Matteo Cazzaro. Infine chiede la fiducia e si va alla conta.

Qui si innesta la mia variante. L’Innominabile, che indossa una polo col colletto alzato per coprire l’incipiente pappagorgia, strepita come un ossesso e annuncia che stacca la spina a Conte. Ma metà dei suoi 30 deputati e 18 senatori votano la fiducia e staccano la spina a lui, replicando l’ardua impresa della scissione dell’atomo. Alla Camera, dove Iv non è determinante, Conte ottiene la fiducia. Al Senato gli mancano una decina di voti, ma a colmare il vuoto lasciato dai renziani superstiti provvede una pattuglia di ex centristi, ex forzisti ed ex grillini in cambio di null’altro che il seggio sino a fine legislatura. Un tornaconto che in tempi normali sarebbe indigeribile, ma che in quest’emergenza molti perdoneranno come il male minore al nobile scopo di liberare il governo dal racket: come quando si paga il riscatto all’Anonima per strapparle dalle grinfie un proprio caro. Senza contare la gioia universale nel vedere quei quattro guastatori finalmente ridotti a peli superflui. Come diceva il Gianfranco Funari di Corrado Guzzanti: “È tanto liberatorio”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/22/italia-virus/6044732/

venerdì 26 agosto 2016

Il clown.

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Ho incontrato una mia amica carissima che avevo perso di vista, non vedevo bene il suo viso, ma l'ho riconosciuta subito avvertendo il suo calore, la sua presenza. 
La invito a salire a casa per un caffè; camminiamo assieme sul marciapiede che mi sembra quello della casa di nonna, anche se molto diverso. Arriviamo al portone che è più piccolo di come lo ricordavo, entrando si intravede il corridoio di una casa piena di mobili vecchi che ne riducono lo spazio, Dico alla mia amica che casa mia non è quella, ma è al piano di sopra. 

Arriviamo sul pianerottolo e non faccio in tempo ad avvisare i miei che non sono sola e pregare mia figlia di trattenere il cagnolino, che lui, l'oggetto del mio assillo si presenta, come sempre, ad occupare gran parte del pianerottolo e della scena.

Indossa un maglione scuro che gli viene stretto e tira spesso giù per coprire la pancia che ricompare imperterrita ad ogni suo movimento; i suoi capelli bianchi allungati formano onde sul suo capo, tanto da sembrare un'aureola fluorescente. 
La sua presenza è ingombrante, occupa tutta la scena, cattura l'attenzione su di se, è un guitto istrionico.
Con lui non è possibile avere una vita propria, si deve vivere ai margini, si diventa inesistenti, si diventa automaticamente un oggetto suppellettile, un corollario della sua scena, un oggetto da utilizzare all'occorrenza, se necessario.

Avverto la meraviglia della mia amica alla vista del personaggio e non so come spiegarle che non so come si sia potuto accadere che fosse ritornato. Ero riuscita, finalmente a liberarmene, ed ora era li, di nuovo ad occupare tutto il mio spazio, a vuotarmi l'anima, ad isolarmi dal mondo.

Mi sono svegliata sudata con il cuore che mi batteva forte....fortunatamente, era stato solo un sogno.

Cetta

Notare come nel sogno il subconscio si avvale di grandi affetti, quello della nonna, dell'amica, e della figlia per affrontare ciò che rappresenta il pericolo di un ritorno ad uno stato da dimenticare perchè non gradito.
Anche l'aspetto del tizio, rappresentato a guisa di un clown, e probabilmente non corrispondente alla realtà, è la trasposizione della vergogna alla quale si era stati sottoposti e il conseguente, probabile, autoisolameto. 

martedì 15 luglio 2014

Il papà dei due bambini.



Siamo tutti seduti sui gradini bianchi davanti alla casa. 
Io ho appena saputo che dovrò ospitare un papà con due bambini, e mi sento agitata, anche perchè ne me sfugge il motivo. 
Il papà dei due bambini, che non sono presenti, sta per parlarmi, ma si interrompe, mi sembra confuso ed afflitto allo stesso tempo. 
Io lo guardo e resto in attesa di sapere, sono curiosa, voglio sapere perchè, ma lui, rannicchiato su se stesso, indugia. 
Lo guardo e noto che indossa una camicia a maniche lunghe con riquadri piccoli blu poco evidenti sul fondo bianco; è triste, una ciocca di capelli lisci gli cade sulla fronte, il viso è scarno, i lineamenti delicati; ha un braccio poggiato sulle gambe rannicchiate e con l'altro si accarezza la nuca; ha il viso abbassato, continua a tacere, visibilmente prostrato, poi si alza, mi poggia una mano sul braccio e, chiedendomi scusa, dice di doversi allontanare un momento per parlare con un signore che era arrivato nel frattempo. 
Mi alzo anch'io ed entro in casa. 
La casa è a piano terra, tutta bianca, anche l'atrredamento è bianco, mi guardo attorno in cerca di soluzioni per ospitare il papà e i due bambini. 
Se inizialmente questa imposizione mi aveva infastidita, dopo aver visto il tizio, ed aver captato la sua tristezza, la sua prostrazione, mi sento più propensa, più disponibile. 
Torno fuori e noto che il mio ospite ha finito d parlare con il visitatore, gli vado incontro e gli chiedo come dovrò comportarmi con i suoi bambini, quali sarebbero state le mie incombenze, ma lui, in evidente stato di confusione, emotivamente provato da eventi a me sconosciuti, continua a tacere. 

Poi mi sono svegliata.