Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 6 ottobre 2012
Già...
E se scendessimo in piazza assieme ai nostri figli e armati di manganelli, bombe lacrimogene, e scudi, pensate che avrebbero il "coraggio" di contrastarci?
Sono semplicemente dei vigliacchi senza etica.
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=356635684425060&set=a.244897705598859.59979.173278516094112&type=1&theater
Il vigliacco di turno!
Gli piace vincere facile....
Forse non ha figli...
Se li ha...saranno come lui.
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=235015626624910&set=a.206859329440540.44393.206850002774806&type=1&theater
Regione, Cattaneo contro i tagli "Prendo solo 8.000 euro al mese".
"Con i tagli guadagnerò la metà e non avrò pensione". E qualcuno propone una colletta.
"Ho letto il decreto sul taglio alle Regioni: drastica riduzione dell'indennità entro il 30 novembre e nessuna pensione. Uno come me cosa deve fare?". Inizia così lo sfogo che l'assessore alle Infrastrutture e mobilità della Regione Lombardia, Raffaele Cattaneo, pidiellino e formigoniano di ferro, affida a Twitter, lamentando la 'sforbiciata' ai costi della politica decisa dal governo Monti. "Non rubo - aggiunge - e quindi non ho tesori all'estero. Vivo di ciò che fra un mese mi verrà dimezzato e tra mutuo, rette, eccetera non so come fare".
I tweet che hanno scatenato il caso
Poi, a stretto giro, l'assessore 'in bolletta' affida un'altra riflessione alla Rete: "Se fossi rimasto un dirigente guadagnerei già ora di più, figuriamoci dopo i tagli. Che faccio? Siamo sicuri che così la politica migliorerà?". Cattaneo mette in guardia i cittadini: "Ogni dittatore - scrive - diventa tale a furor di popolo. E' solo dopo che il popolo si accorge del mostro che ha generato! Attenzione! Chi ci va di mezzo è proprio chi lavora e fa politica sul serio".
Ma la sua preoccupazione scatena il popolo di Twitter che, a colpi di cinguettii, gli fa notare che la stragrande maggioranza degli italiani è messa peggio di lui. A Davide D'Antoni, giornalista di Telelombardia che propone ironicamente una colletta, perfettamente. Queste banalità porteranno il Paese a star meglio? Allora cancelliamo la democrazia".
I tweet che hanno scatenato il caso
Poi, a stretto giro, l'assessore 'in bolletta' affida un'altra riflessione alla Rete: "Se fossi rimasto un dirigente guadagnerei già ora di più, figuriamoci dopo i tagli. Che faccio? Siamo sicuri che così la politica migliorerà?". Cattaneo mette in guardia i cittadini: "Ogni dittatore - scrive - diventa tale a furor di popolo. E' solo dopo che il popolo si accorge del mostro che ha generato! Attenzione! Chi ci va di mezzo è proprio chi lavora e fa politica sul serio".
Ma la sua preoccupazione scatena il popolo di Twitter che, a colpi di cinguettii, gli fa notare che la stragrande maggioranza degli italiani è messa peggio di lui. A Davide D'Antoni, giornalista di Telelombardia che propone ironicamente una colletta, perfettamente. Queste banalità porteranno il Paese a star meglio? Allora cancelliamo la democrazia".
"Ora guadagno circa 8mila euro per 12 mensilità. Non è poco, è distante dai 14mila di cui si favoleggia. Dopo, circa la metà", aggiunge rispondendo a chi gli chiede quanto guadagni in Regione. Ma Cattaneo, come si legge dal suo sito, oltre ad essere assessore è anche consigliere della Sea e membro del Consiglio di sorveglianza di Infrastrutture Lombarde Spa.
http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/10/05/news/regione_cattaneo_contro_i_tagli_vivo_con_8_000_euro_al_mese-43936023/?ref=HRER2-1
Sale il grido di protesta della scuola italiana.
Giornata di manifestazioni e proteste per il mondo della scuola. In tutte le principali città italiane, da Roma a Milano, Torino, Napoli, Bologna e Palermo i giovani sono scesi in piazza. Il motivo?
Le manovre del governo Monti sulla scuola, che non stanno risolvendo i problemi di una situazione già ai limiti della sopportazione: strutture e risorse ridotte al minimo, cui si sommano inesorabili, governo dopo governo, tagli orizzontali e nessuna vera politica di rilancio, precariato come costante nella vita dei professori.
A catalizzare l'attenzione dei media sono stati però gli scontri che hanno visto protagonisti gruppi isolati di manifestanti e la polizia.
L'Italia dei Valori, che da sempre appoggia le legittime proteste del mondo della scuola e della cultura, ha espresso anche oggi solidarietà verso le ragioni della protesta, a cominciare dal presidente Antonio Di Pietro: "Ci chiediamo quanto ancora debba crescere la tensione tra i giovani prima che il governo si decida a cambiare radicalmente linea sulla scuola, sul lavoro e sulle politiche contro la precarietà. L’inizio dell’anno scolastico è stato segnato dalle lotte ai precari, dai problemi legati all’edilizia scolastica e dalle notizie sulla crescente disoccupazione giovanile. L’Italia dei Valori condanna fermamente ogni forma di violenza e si augura che il governo non lasci inascoltato il grido disperato di protesta che giunge dalle piazze italiane".
"Tutto il mondo dell’istruzione è in subbuglio, il Governo non riesce più a contenere il disagio provocato da politiche scolastiche antidemocratiche e incostituzionali", ha dichiarato Pierfelice Zazzera, Vicepresidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati. "Di fronte alle legittime proteste di chi non intende mercificare il sapere e trasformare le scuole in aziende, non si può rispondere con i manganelli, questo Governo pensi piuttosto a ritirare i provvedimenti scandalosi quali legge Aprea e concorso che stanno portando alla privatizzazione della conoscenza. È evidente che quanto sta accadendo è la conseguenza del dissenso verso chi non ascolta i cittadini perché è servo della finanza e dei banchieri. Il Ministro dell’Istruzione, non può non sentirsi responsabile per quanto sta accadendo in queste ore nelle piazze italiane, e farebbe bene a dimettersi".
Sulla vicenda è intervenuta anche Giulia Rodano, responsabile nazionale del dipartimento Cultura e istruzione IdV: "Le manifestazioni studentesche di oggi sono un segnale del disagio, della protesta e delle tensioni che stanno montando nel mondo giovanile e della scuola. Sono l'altra faccia della politica dei tagli indiscriminati all'istruzione, della riduzione dell'offerta formativa, della delegittimazione e della umiliazione delle decine di migliaia di precari della scuola..." [leggi l'intervento integrale di Giulia Rodano].
Sulle ragioni della protesta, scende nel dettaglio Rosario Coco, responsabile Cultura dei giovani dell’Italia dei Valori: “L'anno scolastico è partito tra mille difficoltà: strutture inagibili e risorse ridotte all’osso, mentre le tasse universitarie continuano ad aumentare e le borse di studio stentano a essere erogate anche ai cosiddetti ‘idonei’. L'ultimo rapporto OCSE vede l’Italia al penultimo posto per le spese destinate all’istruzione e conferma che il numero dei laureati è pari alla metà della media degli altri Paesi. Siamo inoltre il fanalino di coda per il numero di borse di studio che vengono assegnate, meno del 20%. La scuola e l’università, che rappresentano la speranza e il futuro del nostro Paese, sono un pilastro fondamentale che non può essere indebolito ulteriormente. Per questo, i Giovani IDV si attiveranno nelle piazze e nelle istituzioni affinché il Governo si adoperi per reperire, una volta per tutte, le risorse necessarie per restituire dignità alla scuola pubblica”.
Chiosa così, il senatore Stefano Pedica: "La politica si è fino ad ora dimostrata debole, incapace di ascoltare le istanze dei giovani e le inquietudini di chi non riesce a vedere alcun barlume positivo nel proprio futuro. I tagli alla scuola, l'aumento delle tasse, le strutture fatiscenti hanno compromesso in alcuni casi anche il diritto allo studio, sancito dalla Costituzione. Così non si può più andare avanti".
http://www.italiadeivalori.it/home/cultura-e-istruzione/17864-sale-il-grido-di-protesta-della-scuola-italiana
SECONDO PASSO: PROGETTO ETICO (riforma scolastica 5 stelle). - Fabio Lorenzini
INTRODUZIONE: quando si propone un progetto etico, bisogna andare all'origine del problema, infatti la domanda che ci siamo posti è stata: quando si rischia di perdere l'etica nella nostra società? Oramai sappiamo tutti che questo sistema ha sporcato tutto e quasi tutti e per restare etici bisogna faticare veramente tanto. Comunque per rispondere alla domanda siamo dovuti partire dai bambini e capire quale fosse il loro primo incontro con l'illegalità. Da un'inchiesta nominata "DOPING DIDATTICO", avvenuta in diverse scuole medie, abbiamo costatato che un buon 80% degli alunni durante le verifiche di alcune materie alterano la loro valutazione copiando, portandosi da casa degli appunti (a volte scritti dai loro genitori) o copiando dal vicino di banco. Seguendo un gruppo abbiamo costatato che quegli alunni divenivano arroganti nei confronti delle autorità (genitori, docenti, adulti in genere), mentendo anche sulle cose più stupide e avviandosi in un percorso d'illegalità come: non pagare i mezzi pubblici, scarabocchiare i muri, rigare le macchine e altro. Non abbiamo la presunzione di aver scoperto la scintilla della nascità dell'illegalità nella nostra società, però quando siamo andati dallo psicologo della scuola per spiegargli che forse c'era una deviazione formativa, lui ci ha rassicurato dicendoci che era "SOPRAVVIVENZA ALLA SCUOLA". Avete capito bene. Ora, sopravvivere è un termine pesante. Sappiamo bene chi sono i sopravvissuti nella nostra società. Spero che sia stata una leggerezza dello psicologo e preferiamo non commentarla. Invece mi soffermerei sulla deviazione formativa. E' un termine poco usato infatti noi lo abbiamo raccontato così: da 0 a 16 anni è il periodo fondamentale della formazione degl'individui, essi fanno un percorso programmato (famiglia-scuola) dove vengono affiancati dagli educatori (genitori, docenti e altro) che predicano giorno dopo giorno quali sono le cose giuste e sbagliate, il bene e il male, il vero e il falso, però davanti al copiare i genitori chiudono gl'occhi (perchè se arrivasse un buon voto, non dovrebbero pagare le lezioni di ripetizione), i docenti si girano dall'altra parte perchè sanno che i carichi didattici sono esagerati per l'età e che un buon 60% non riuscirebbe a portare a termine la verifica positivamente e poi sanno un'altra cosa importante che copiare può essere un modo interessante per apprendere. Questo modo leggero di affrontare il problema può portare a distruggere l'impianto educativo dato prima, perchè una cosa sbagliata si fa passare per giusta, confondendo l'individuo. Perchè i bambini-ragazzi copiano? Copiare fino a 15-20 anni fa era un problema esclusivamente delle superiori, da quando sono aumentati i carichi didattici alle medie, il fenomeno ha messo le radice anche alle medie, poi c'è il voto che valuta il loro rendimento e se solo fosse negativo, ci sarebbe una punizione. Ora vorrei spostare il discorso su cosa è il copiare. La storia racconta che copiare è un istinto primordiale è come mangiare, accoppiarsi, evacuare e difficile da razionalizzare. Quindi da quando ha avuto origine l'uomo, il copiare è stato sempre utilizzato, anche gli artisti più famosi copiavano con le riproduzioni poi se erano creativi si affermavano. Copiare è una risorsa positiva dell'uomo va solo indirizzata nel modo giusto. Fino al 1800 il copiare era usato come metodo di studio poi con l'arrivo del romanticismo si decise che l'uomo doveva essere creativo e il copiare fu messo al bando. Quando abbiamo postato la "RIFORMA SCOLASTICA 5 STELLE", le stelle non facevano riferimento al movimento ma alle 5 fasi dell'apprendimento: ascoltare, parlare, leggere, scrivere (che è anche il percorso di come s'impara una lingua) e COPIARE che dovrebbe essere da collante. Secondo noi il copiare deve essere introdotto nella scuola dell'obbligo perchè può essere utile per le lingue straniere e un sostegno per bambini che hanno problemi d'apprendimento. Se la deviazione formativa di cui abbiamo parlato fosse vera, ci troveremo davanti a un problema di vaste proporzioni perchè milioni d'individui si sarebbero formati con una deviazione. Il modo di fare le verifiche va assolutamente rivoluzionato, infatti abbiamo preparato un progetto intitolato "VERIFICA APERTA". OBIETTIVI. L'obiettivo principale è quello di fare arrivare i ragazzi all'età di 16 anni senza nessuna deviazione formativa e di smorsare la competizione che c'è nella didattica perchè abbiamo notato che è la causa che divide genitori, docenti e alunni anche per questo nella riforma viene eliminato il voto. PIANO D'AZIONE: La verifica deve essere svolta in 4 punti: 1) Spiegazione dell'argomento da parte del docente. 2) Subito verifica scritta con il sostegno di strumenti tecnici (PC, calcolatrice e altro) e non (libri, appunti, dizionari e altro). 3) Interrogazioni indirizzate a sensibilizzare gli alunni di soffermarsi solo su i concetti fondamentali dell'argomento (mappe concettuali). 4) Autovalutazione con conseguente ripasso delle cose non capite a casa. RISULTATI: I risultati sono molteplici e ne vogliamo segnalare solo alcuni. 1) Lo studente studia a scuola, quindi niente compiti a casa. 2) Lo studio diventa interesse e non competizione. 3) Perdere l'etica a scuola è la cosa più stupida che l'adulto possa insegnare a un bambino e con VERIFICA APERTA si cerca di aiutare i soggetti della scuola (genitori, docenti e alunni). 4) Varie. Il post da noi scritto è lungo e può risultare noioso, avremmo voluto aggiugere anche gli appunti scritti da una docente d'inglese su come avrebbe inserito VERIFICA APERTA all'interno della scuola, quindi chi volesse leggere gli appunti può richiederli scrivendo a redazione@dammiunsogno.it Un saluto Fabio Lorenzini.
http://www.beppegrillo.it/listeciviche/forum/2012/10/secondo-passo-progetto-etico-riforma-scolastica-5-stelle.html
Massacro Scuola Diaz: tutti colpevoli in via definitiva, ma nessuno in carcere. - Mario Portanova
Sono definitive tutte le condanne ai 25 poliziotti per l’irruzione della polizia alla scuola Diaz al termine del G8 di Genova la notte dei 21 luglio 2001. Lo hanno deciso i giudici della quinta sezione della Corte di Cassazione. Confermata anche la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, che dunque colpisce alcuni altissimi gradi degli apparati investigativi italiani: Franco Gratteri, capo della Direzione centrale anticrimine, Gilberto Caldarozzi, capo dello Servizio centrale operativo,Giovanni Luperi, capo del dipartimento analisi dell’Aisi, l’ex Sisde. Tutti condannati per falso aggravato, l’unico reato scampato alla prescrizione dopo 11 anni, in relazione ai verbali di perquisizione e arresto ai carico dei manifestanti, rivelatisi pieni di accuse infondate.
Nessuno dei condannati rischia invece il carcere, grazie ai tre anni di sconto dall’indulto approvato nel 2006. La Suprema corte ha dichiarato prescritte le condanne per le lesioni inflitte ai capisquadra dei “celerini” del Reparto mobile di Roma.
In dettaglio, il collegio presieduto da Giuliana Ferrua ha confermato 4 anni a Giovanni Luperi e Francesco Gratteri, 5 anni per Vincenzo Canterini (all’epoca comandante del Reparto mobile di Roma, oggi a riposo), 3 anni e 8 mesi a Gilberto Caldarozzi, Filippo Ferri, Fabio Ciccimarra, Nando Dominici (questi ultimi all’epoca dirigenti di diverse Squadre mobili), Spartaco Mortola (ex capo della Digos di genova), Carlo Di Sarro, Massimo Mazzoni, Renzo Cerchi, Davide Di Novi e Massimiliano Di Bernardini. Prescritti, invece, i reati di lesioni gravi contestati a nove agenti appartenenti al VII nucleo sperimentale del Reparto mobile di Roma.
Oltre 60 feriti e 93 arrestati e poi prosciolti, tra i quali molti giovani stranieri. Il blitz alla scuola Diaz-Pertini, dove alloggiavano manifestanti antiliberisti giunti nel capoluogo ligure per le manifestazioni contro il G8 del 2001, avviene nella notte tra il 21 e il 22 luglio, il giorno dopo la morte di Carlo Giuliani. All’operazione presero parte centinaia di poliziotti, e nessuno è mai stato in grado di fornirne il numero esatto, dato che – come è emerso ai processi – molti agenti e funzionari si aggregarono spontaneamente al contingente.
La scuola era ritenuta il “covo” dei black bloc, protagonisti di due giorni di violenti scontri con le forze dell’ordine. Dai processi, però, è emersa anche la volontà dei vertici della polizia di portare a termine un’azione eclatante per bilanciare il disastro dell’ordine pubblico al G8 genovese. L’ex vicecapo della polizia Ansoino Andreassi, per esempio, ha testimoniato in aula la sua ferma contrarietà all’intervento, avvenuto quando il vertice e le relative contromanifestazioni erano finite. Ma, secondo Andreassi, alla fine prevalse la volontà dei dirigenti inviati da Roma dal capo della polizia Gianni De Gennaro.
L’IRRUZIONE. Nel corso dell’irruzione nel complesso scolastico, aperta dagli uomini del VII Nucleo Sperimentale del Primo Reparto mobile di Roma, comandato da Vincenzo Canterini, la maggior parte degli occupanti viene picchiata selvaggiamente. Al pestaggio, però, non partecipano soltanto i “celerini”, ma anche uomini delle Squadre mobili e delle Digos, distinguibili dai primi dalle divise o dal fatto di essere in borghese. La brutalità dell’intervento sarà confermata al processo di primo grado, oltre che dalle testimonianze di decine di vittime costituitesi parte civile, da Michelangelo Fournier, comandante del VII nucleo, che parlerà di “macelleria messicana” e “colluttazioni unilaterali” in cui i sui colleghi pestavano e gli occupanti subivano. Due vittime arrivarono al pronto soccorso in codice rosso, in pericolo di vita. Fournier racconterà anche di un collega che davanti a una ragazza gravemente ferita a terra “mimò il gesto del coito”.
Molti degli arrestati verranno poi rinchiusi per giorni nella caserma di Bolzaneto, dove subiranno altre violenze.Tutti gli occupanti della Diaz-Pertini sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla devastazione e al saccheggio, un reato che prevede fino a 15 anni di carcere. In sostanza la polizia li accusa di essere tutti dei “black bloc“, protagonisti di gravi incidenti in piazza il 20 e il 21 luglio. Ma le prove verbalizzate dalla polizia si riveleranno false. A cominciare dalle due bottiglie molotov portate all’interno della Diaz dai poliziotti stessi, come accertato definitivamente dal processo di primo grado.
L’INCHIESTA E I PROCESSI. Dopo il G8, finiscono sotto inchiesta agenti e alti funzionari: 29 vengono rinviati a giudizio, accusati a vario titolo di falso, arresto arbitrario, lesioni e calunnia. Il tribunale di Genova, il 13 novembre 2008, con una sentenza che sarà al centro di polemiche, assolve 16 imputati – funzionari e dirigenti – mentre ne condanna 13, che sono soprattutto uomini del VII Nucleo.
La Corte d’appello genovese, però, ribalta il verdetto il 18 maggio 2010: 25 le condanne – tra cui quella di Francesco Gratteri, Giovanni Luperi,Vincenzo Canterini, Spartaco Mortola, Gilberto Caldarozzi, tutti alti funzionari di polizia – comprese tra i 5 e i 3 anni e 8 mesi di reclusione, con la pena accessoria dell’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. Come in primo grado, nessuno degli imputati è riconosciuto responsabile di specifici episodi di violenza, anche per la difficoltà, da parte delle vittime, di riconoscere gli agenti coperti da caschi e fazzoletti sul volto. Ma dalla ricostruzione dei giudici di secondo grado appare chiara la responsabilità dei vertici per non essere intervenuti a fermare i pestaggi e, per i firmatari dei verbali d’arresto e perquisizione, di aver avallato false accuse verso i 93 “no global”.
Nel processo di cassazione, il pg Pietro Gaeta ha chiesto la conferma delle condanne per tutti gli imputati, mentre fuori dal “palazzaccio” le vittime e le associazioni chiedecano “verità e giustizia”.
L’ASSOLUZIONE DI DE GENNARO. Un processo parallelo poi, ha riguardato l’ex capo della polizia, oggi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni de Gennaro, accusato di aver istigato alla falsa testimonianza sulle violenze alla Diaz l’allora questore di Genova Francesco Colucci. De Gennaro, assolto in primo grado, ma condannato in appello a un anno e 4 mesi, viene prosciolto definitivamente da ogni accusa dalla Cassazione, che, nel novembre 2011, annulla la sentenza d’appello “perché il fatto non sussiste”.
Nessuno dei condannati rischia invece il carcere, grazie ai tre anni di sconto dall’indulto approvato nel 2006. La Suprema corte ha dichiarato prescritte le condanne per le lesioni inflitte ai capisquadra dei “celerini” del Reparto mobile di Roma.
In dettaglio, il collegio presieduto da Giuliana Ferrua ha confermato 4 anni a Giovanni Luperi e Francesco Gratteri, 5 anni per Vincenzo Canterini (all’epoca comandante del Reparto mobile di Roma, oggi a riposo), 3 anni e 8 mesi a Gilberto Caldarozzi, Filippo Ferri, Fabio Ciccimarra, Nando Dominici (questi ultimi all’epoca dirigenti di diverse Squadre mobili), Spartaco Mortola (ex capo della Digos di genova), Carlo Di Sarro, Massimo Mazzoni, Renzo Cerchi, Davide Di Novi e Massimiliano Di Bernardini. Prescritti, invece, i reati di lesioni gravi contestati a nove agenti appartenenti al VII nucleo sperimentale del Reparto mobile di Roma.
Oltre 60 feriti e 93 arrestati e poi prosciolti, tra i quali molti giovani stranieri. Il blitz alla scuola Diaz-Pertini, dove alloggiavano manifestanti antiliberisti giunti nel capoluogo ligure per le manifestazioni contro il G8 del 2001, avviene nella notte tra il 21 e il 22 luglio, il giorno dopo la morte di Carlo Giuliani. All’operazione presero parte centinaia di poliziotti, e nessuno è mai stato in grado di fornirne il numero esatto, dato che – come è emerso ai processi – molti agenti e funzionari si aggregarono spontaneamente al contingente.
La scuola era ritenuta il “covo” dei black bloc, protagonisti di due giorni di violenti scontri con le forze dell’ordine. Dai processi, però, è emersa anche la volontà dei vertici della polizia di portare a termine un’azione eclatante per bilanciare il disastro dell’ordine pubblico al G8 genovese. L’ex vicecapo della polizia Ansoino Andreassi, per esempio, ha testimoniato in aula la sua ferma contrarietà all’intervento, avvenuto quando il vertice e le relative contromanifestazioni erano finite. Ma, secondo Andreassi, alla fine prevalse la volontà dei dirigenti inviati da Roma dal capo della polizia Gianni De Gennaro.
L’IRRUZIONE. Nel corso dell’irruzione nel complesso scolastico, aperta dagli uomini del VII Nucleo Sperimentale del Primo Reparto mobile di Roma, comandato da Vincenzo Canterini, la maggior parte degli occupanti viene picchiata selvaggiamente. Al pestaggio, però, non partecipano soltanto i “celerini”, ma anche uomini delle Squadre mobili e delle Digos, distinguibili dai primi dalle divise o dal fatto di essere in borghese. La brutalità dell’intervento sarà confermata al processo di primo grado, oltre che dalle testimonianze di decine di vittime costituitesi parte civile, da Michelangelo Fournier, comandante del VII nucleo, che parlerà di “macelleria messicana” e “colluttazioni unilaterali” in cui i sui colleghi pestavano e gli occupanti subivano. Due vittime arrivarono al pronto soccorso in codice rosso, in pericolo di vita. Fournier racconterà anche di un collega che davanti a una ragazza gravemente ferita a terra “mimò il gesto del coito”.
Molti degli arrestati verranno poi rinchiusi per giorni nella caserma di Bolzaneto, dove subiranno altre violenze.Tutti gli occupanti della Diaz-Pertini sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla devastazione e al saccheggio, un reato che prevede fino a 15 anni di carcere. In sostanza la polizia li accusa di essere tutti dei “black bloc“, protagonisti di gravi incidenti in piazza il 20 e il 21 luglio. Ma le prove verbalizzate dalla polizia si riveleranno false. A cominciare dalle due bottiglie molotov portate all’interno della Diaz dai poliziotti stessi, come accertato definitivamente dal processo di primo grado.
L’INCHIESTA E I PROCESSI. Dopo il G8, finiscono sotto inchiesta agenti e alti funzionari: 29 vengono rinviati a giudizio, accusati a vario titolo di falso, arresto arbitrario, lesioni e calunnia. Il tribunale di Genova, il 13 novembre 2008, con una sentenza che sarà al centro di polemiche, assolve 16 imputati – funzionari e dirigenti – mentre ne condanna 13, che sono soprattutto uomini del VII Nucleo.
La Corte d’appello genovese, però, ribalta il verdetto il 18 maggio 2010: 25 le condanne – tra cui quella di Francesco Gratteri, Giovanni Luperi,Vincenzo Canterini, Spartaco Mortola, Gilberto Caldarozzi, tutti alti funzionari di polizia – comprese tra i 5 e i 3 anni e 8 mesi di reclusione, con la pena accessoria dell’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. Come in primo grado, nessuno degli imputati è riconosciuto responsabile di specifici episodi di violenza, anche per la difficoltà, da parte delle vittime, di riconoscere gli agenti coperti da caschi e fazzoletti sul volto. Ma dalla ricostruzione dei giudici di secondo grado appare chiara la responsabilità dei vertici per non essere intervenuti a fermare i pestaggi e, per i firmatari dei verbali d’arresto e perquisizione, di aver avallato false accuse verso i 93 “no global”.
Nel processo di cassazione, il pg Pietro Gaeta ha chiesto la conferma delle condanne per tutti gli imputati, mentre fuori dal “palazzaccio” le vittime e le associazioni chiedecano “verità e giustizia”.
L’ASSOLUZIONE DI DE GENNARO. Un processo parallelo poi, ha riguardato l’ex capo della polizia, oggi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni de Gennaro, accusato di aver istigato alla falsa testimonianza sulle violenze alla Diaz l’allora questore di Genova Francesco Colucci. De Gennaro, assolto in primo grado, ma condannato in appello a un anno e 4 mesi, viene prosciolto definitivamente da ogni accusa dalla Cassazione, che, nel novembre 2011, annulla la sentenza d’appello “perché il fatto non sussiste”.
Allarme studenti universitari, a rischio le borse Erasmus.
ROMA - Gli studenti che prenderanno una borsa Erasmus nel secondo semestre del 2012-2013 potrebbero non ricevere finanziamenti a sufficienza dalle loro agenzie nazionali Erasmus. Lo rende noto l'Unione degli universitari. Karina Ufert, presidente dell'Unione degli Studenti Europei (Esu) invita la Commissione europea a "far presto con la proposta del cosiddetto 'Global Transfer' e a risolvere le attuali carenze finanziarie del Fondo sociale europeo, utilizzando i soldi dei fondi Ue sottoutilizzati".
"Oltre a questo - aggiunge Ufert - abbiamo bisogno di una soluzione a lungo termine che garantisca i finanziamenti per tutte le prossime generazioni di studenti Erasmus. Esortiamo gli Stati membri dell'Ue a riconoscere l'importanza dei programmi europei di mobilità degli studenti, mentre si troveranno a decidere sul prossimo quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020". "L'Europa - dichiara Michele Orezzi, Coordinatore Nazionale dell'Udu che rappresenta a livello italiano l'Esu - deve rappresentare oggi più che mai un riferimento politico e sociale. Il progetto di mobilità studentesca Erasmus ha rappresentato sino a oggi una delle realtà fondanti di una nuova generazione di cittadini europei. Il numero di borse dovrebbe essere ampliato andando a garantire anche gli studenti con maggiori difficoltà socio-economiche di partenza. Serve una risposta certa e immediata per garantire tutti gli studenti che già oggi stanno pianificando e hanno il diritto di organizzare in tutta tranquillità il prossimo anno accademico".
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