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martedì 27 ottobre 2020

L’ora dei deboli. - Tommaso Merlo

 

È in momenti come questi che ai deboli saltano i nervi. Violenza fisica, violenza verbale. Nelle strade, nell’informazione. Con alle spalle enormi responsabilità politiche. Se per mesi accarezzi il negazionismo e ti scagli contro un governo liberticida, alla fine qualcuno ci abbocca. Non si contano più gli appelli alla responsabilità e all’unità alle classi dirigenti. Tutti ignorati per qualche boccone di vanità. Per fortuna la maggioranza dei cittadini è molto migliore di certa politica e di certa informazione, altrimenti saremmo in guai ben più seri. Per le strade son scesi fanatici cronici e hooligans orfani della curva. Deboli che usano mani e piedi per esprimere il loro dissenso. Deboli che usano mani e piedi per sfogare frustrazioni esistenziali camuffate con qualche credo. Ma non solo. In piazza sono scesi anche cittadini che non vogliono più pagare il prezzo delle nuove restrizioni. Perché per loro di questo di tratta. Di un prezzo. Non sono più disposti a sacrificare i propri interessi per quello collettivo. Qualche mese fa la paura li aveva convinti ad adeguarsi, oggi invece si sentono abbastanza forti da ribellarsi. Enormi responsabilità politiche alle spalle. Sono i frutti che raccogli dopo mesi che usi perfino la pandemia per farti propaganda. Sono i frutti che raccogli dopo mesi che discrediti le istituzioni e la scienza. Per fortuna la maggioranza dei cittadini è molto migliore di certa politica e di certa informazione, altrimenti saremmo in guai ben più seri. Alcuni manifestanti inneggiano alla libertà. Come se nel bel mezzo della peste del secolo le restrizioni fossero prepotenza dall’alto e non indispensabile buonsenso. Una concezione di libertà davvero deprimente. Libertà di ammalarsi e di contagiare gli altri. Libertà quando sono schiavi di mille padroni. A partire dal loro ego. Perché è debolezza ma anche egoismo. Libertà di farsi gli affari propri e fregarsene del mondo che li circonda. Dei malati e delle vittime e di chi lotta in prima linea e della tenuta del sistema sanitario e di tutto il contesto. Paraocchi egoistici. Nervi che saltano. Perché siam sempre meno abituati ad aderire davvero ad una comunità nazionale, ad un destino comune. Troppo avvezzi ad occuparci del nostro orticello personale e di quello della mandria di appartenenza. Un mondo sempre più piccolo dove al di fuori son tutti marziani o concorrenti. Paraocchi egoistici. Nervi che saltano. Perché siamo sempre meno abituati all’incertezza del domani, all’ignoto. Troppo avvezzi a riempirci la vita di false certezze che la pandemia ha tramortito. Un mondo sempre più piccolo dove al di fuori son tutti pericolosi invasori. Derive che certa politica cavalca promettendo praterie per ogni egoismo e offrendo la sicurezza di qualche sovrano di cartone e di qualche muro anche mentale in cui rinchiudersi. È in momenti come questi che ai deboli saltano i nervi. Perché la violenza è debolezza. Non forza. Violenza fisica, violenza verbale. Nelle strade, nell’informazione. Con alle spalle enormi responsabilità politiche. Per fortuna la grande maggioranza dei cittadini è molto migliore. Altrimenti saremmo in guai ben più seri.

Tommaso Merlo

https://repubblicaeuropea.com/2020/10/27/lora-dei-deboli/?fbclid=IwAR10GqX_njmWa7O2UssTWieOg2DMul-3RSW_-fTnuW_Dvuh6L68Ct5US-zE

giovedì 18 luglio 2019

Codice Rosso è legge, cosa prevede.

Codice Rosso è legge, cosa prevede

Via libera definitivo alla cosidetto Codice Rosso, il ddl che dispone le misure per tutelare le vittime di violenza domestica e di genere. Il provvedimento ha ottenuto 197 voti a favore, 47 astensioni e nessun voto contrario. A favore hanno votato M5S, Lega, Fi, Fdi e Gruppo delle Autonomie. Pd e Leu si sono astenuti.

"Oggi il Codice Rosso, fortemente voluto da questo Governo, è legge dello Stato" scrive il premier Giuseppe Conte su Facebook. "Uno strumento pensato per aiutare le tante donne che quotidianamente sono minacciate, perseguitate, stalkerizzate, sottoposte a violenze fisiche o psicologiche da ex compagni o mariti, talvolta semplicemente da conoscenti". "I dati parlano di una vittima ogni 72 ore e ci restituiscono l'immagine di un Paese nel quale, evidentemente, il problema della violenza contro le donne è prima di tutto culturale. Ed è lì che bisogna intervenire, a fondo e con convinzione, per cambiare davvero le cose. Grazie anche al supporto fondamentale delle associazioni che da anni si impegnano per combattere contro la violenza di genere, abbiamo studiato e messo a punto ogni strumento che consentirà di offrire a chi chiede aiuto una rete efficace di protezione che si attiverà da subito", aggiunge Conte. "Il Codice Rosso, a cui hanno lavorato i ministri Giulia Bongiorno e Alfonso Bonafede, che ringrazio, è un modo per non far sentire queste donne sole e indifese. Non è la soluzione definitiva, e ne siamo consapevoli. Ma è un primo importante passo, che mi rende orgoglioso, nella direzione della rivoluzione culturale di cui il nostro Paese ha fortemente bisogno".
Procedimenti penali più veloci per prevenire e combattere la violenza di genere. Il Codice Rosso, definitivamente approvato dal Senato, non punta solo su un generalizzato inasprimento delle pene per combattere il dilagare di violenze, maltrattamenti e femminicidi, ma agisce sul 'fattore tempo' come elemento determinante per scongiurare l'esito irreparabile che, ormai con cadenza quotidiana, viene riportato dalle cronache. La maggioranza sbandiera il risultato raggiunto a palazzo Madama, mentre l'opposizione ne contesta gli effetti positivi annunciati, perché è una legge a costo zero e non stanzia risorse.
Il disegno di legge si compone di 21 articoli che, come fa notare una relazione del Servizio Studi del Senato, "individuano un catalogo di reati attraverso i quali si esercita la violenza domestica e di genere e, in relazione a queste fattispecie, interviene sul codice di procedura penale al fine di velocizzare l'instaurazione del procedimento penale e, conseguentemente, accelerare l'eventuale adozione di provvedimenti di protezione delle vittime". Il provvedimento incide sul codice penale per inasprire le pene per alcuni dei citati delitti, per rimodulare alcune aggravanti e per introdurre nuove fattispecie di reato.

VELOCIZZAZIONE DELLE INDAGINI E DEI PROCEDIMENTI GIUDIZIARI - Gli articoli da 1 a 3 del ddl intervengono sul codice penale prevedendo, a fronte di notizie di reato sui delitti di violenza domestica e di genere che la polizia giudiziaria, acquisita la notizia di reato, riferisca immediatamente al pubblico ministero, anche in forma orale. Alla comunicazione orale seguirà senza ritardo quella scritta. Il pubblico ministero, entro 3 giorni dall'iscrizione della notizia di reato, assume informazioni dalla persona offesa o da chi ha denunciato i fatti di reato e nel caso scattano le indagini di polizia giudiziaria.

DIVIETO DI AVVICINAMENTO RAFFORZATO - Le norme in vigore che disciplinano il reato di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, vengono rafforzate e punite con la reclusione da sei mesi a tre anni per chiunque violi gli obblighi o i divieti previsti dall'autorità giudiziaria.

PUNITO IL MATRIMONIO FORZATO - Una delle innovazioni introdotte dal Codice Rosso è l'articolo che punisce, con la reclusione da uno a 5 anni, il delitto di costrizione o induzione al matrimonio che colpisce chi "con violenza o minaccia costringe una persona a contrarre vincolo di natura personale o un'unione civile", approfittando delle condizioni di vulnerabilità o di inferiorità psichica o di necessità di una persona. La disposizione, vista la dimensione ultranazionale del fenomeno da colpire, stabilisce che il reato sia punito anche quando il fatto è commesso all'estero da cittadino italiano o da straniero residente in Italia.

PENE AGGRAVATE IN CASO DI MATRIMONIO FORZATO DI MINORI - Il nuovo articolo contiene le circostanze aggravanti del reato di matrimonio forzato: la pena è aumentata se i fatti sono commessi ai danni di un minore di 18 anni é aumentata da 2 a 7 anni se viene colpito un minore sotto i 14. Si vogliono così contrastare, in attesa di una legge organica, il fenomeno delle spose-bambine e dei matrimoni precoci e forzati.

PIU' RISORSE PER ORFANI DEL FEMMINICIDIO - Sul fronte delle risorse, la legge recepisce il finanziamento di 7 mln a partire dal 2020, già previsto nella Legge di Bilancio.

MALTRATTAMENTI E ATTI PERSECUTORI - L'articolo 9 interviene sui delitti di maltrattamenti contro familiari e conviventi e di atti persecutori, elevando la pena minima a 3 anni, fino a una massima di sette; se dal fatto deriva una lesione personale grave, si applica la reclusione da 4 a 9 anni; con una lesione gravissima, la reclusione da 7 a 15 anni. I caso di morte la morte, la reclusione raddoppia da 12 a 24 anni. La fattispecie viene ulteriormente aggravata quando il delitto di maltrattamenti è commesso in presenza o in danno di minore, di donna in stato di gravidanza o di persona con disabilità.

REVENGE PORN, PUNITO ANCHE CHI CONDIVIDE IMMAGINI - La lotta al revenge porn è un altro aspetto innovativo della legge, che punisce chi realizza e diffonde immagini o video privati, sessualmente espliciti, senza il consenso delle persone rappresentate per danneggiarle a scopo di vendetta o di rivalsa personale. Punito anche chi 'condivide' le immagini on line. Il reato viene punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000 e prevede una serie di aggravanti nel caso, a esempio, se il reato di pubblicazione illecita è commesso dal coniuge, anche separato o divorziato o da una persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa.

ERGASTOLO PER OMICIDIO AGGRAVATO - L'articolo 11 modifica il codice penale intervenendo sull'omicidio aggravato dalle relazioni personali, di cui all'art. 577 c.p., per estendere il campo d'applicazione delle aggravanti consentendo l'applicazione dell'ergastolo anche in caso di relazione affettiva senza stabile convivenza o di stabile convivenza non connotata da relazione affettiva.

DA 8 A 14 ANNI DI CARCERE - A chi causa lesioni permanenti personali gravissime, come la deformazione o lo sfregio permanente del viso. La cronaca riporta ormai decine di casi di donne rimaste irreparabilmente offese per essere state colpite al volto dall'acido corrosivo lanciato da uomini che non si erano rassegnati all'interruzione del matrimonio o di una relazione sentimentale.

VIOLENZA SESSUALE, FINO A 24 ANNI DI RECLUSIONE - L'articolo 13 inasprisce le pene per i delitti di violenza sessuale che, in caso di violenza su un minore di dieci anni, parte de un minimo di 12 fino a un massimo di 24 anni di reclusione.

TRATTAMENTO PSICOLOGICO PER CONDANNATI PER REATI SESSUALI - E' prevista la possibilità per i condannati per delitti sessuali in danno di minori, di sottoporsi a un trattamento psicologico con finalità di recupero e di sostegno, suscettibile di valutazione ai fini della concessione dei benefici penitenziari.

FORMAZIONE SPECIFICA PER POLIZIA E CARABINIERI - La legge stabilisce l'attivazione di specifici corsi di formazione per il personale della Polizia di Stato, dell'Arma dei Carabinieri e della Polizia penitenziaria "in relazione alla prevenzione e al perseguimento dei reati di violenza domestica e di genere".

IL TALLONE D'ACHILLE - Secondo l'opposizione la legge non avrà gli effetti positivi auspicati da governo e maggioranza: la clausola di invarianza finanziaria, a fronte dei diversi impegni contenuti nel Codice Rosso, rimarranno 'lettera morta' per l'assenza di risorse hanno dichiarato i diversi rappresentanti dell'opposizione intervenuti in aula. "Abbiamo valutato con attenzione, non solo a livello politico ma anche a livello tecnico - ha obiettato il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede - l'invarianza finanziaria prevista dal provvedimento e in questo caso abbiamo fatto tutte le valutazioni che erano necessarie".

domenica 23 luglio 2017

L'essere donna.



Si parla tanto di femminicidio, ma non si fa nulla per eliminarlo.

E' come per la mafia, si sa che esiste, si sa che è radicata nelle istituzioni, ma non si fa nulla per eliminarla. Pare immortale, ma immortale è solo la volontà di tenerla in vita per opportunismo.

Quasi giornalmente, ormai, leggiamo che una donna è stata massacrata di botte o, addirittura, uccisa.
Perchè? Perchè l'uomo ignorante non accetta un rifiuto, l'uomo ignorante pensa che la donna sia inferiore, che non sappia prendere decisioni o che non abbia diritto a prendere decisioni e che sia solo un oggetto da manipolare e da utilizzare come serva o, a proprio piacimento, per godimento.

Per l'uomo ignorante c'è solo una donna degna di stima, e non in ogni caso: la propria mamma.

Ma la mamma, prima di diventare la mamma, era una donna, come una qualsiasi donna che incontri per strada alla quale lanci apprezzamenti poco gradevoli e di stampo sessista; come la donna che è tua collega al lavoro ma non ha diritto a fare carriera se non alzando la gonnella e concedendosi allo stronzo di turno; come la donna che trovi al bar e che ti prepara il caffè mentre deve subire le tue frasi che tu ritieni galanti ma sono solo sgradevoli; come la donna che trovi per strada e che ti offre il suo corpo costretta da qualche uomo come te che le usa per fare soldi; come la tua donna, che tu ritieni tua ma è solo di se stessa.

Povera donna, costretta ad essere ciò che non è; costretta a subire violenze giornaliere ovunque vada, schiava di modi di pensare che nulla hanno a che fare con il grado di civiltà ed evoluzione che riteniamo di avere raggiunto.

La donna è il sesso forte, quello che genera i mostri e dedica la sua vita a cercare di migliorarli, quella che pur avendo subito violenze quotidiane e costanti, va avanti ugualmente, a testa alta, senza fermarsi.
Si fa carico di tutto e sopperisce alla viltà degli uomini che la circondano.

La violenza che subisce, non è solo quella fisica, è, soprattutto, quella psichica, quella costrittiva, e non c'è niente di più  penoso, amaro, desolante e doloroso, per una donna, del rendersi conto che chi doveva proteggerla ed amarla altri non era che un aguzzino privo di ogni qualità, virtù, pregio, abilità, capacità, facoltà, talento, attitudine, che la usava solo per interesse personale.

Questo tipo di violenza ti distrugge dentro, ti fa sentire una nullità ti infonde grave frustrazione, e non credo sia facile o possibile riprendersi del tutto, mai.

La donna è un fiore, va curato, apprezzato e valutato per ciò che è: un essere umano senziente, dotato di sensi e sensibilità, nasce, vive, muore come tutti gli esseri viventi, rendiamole la vita più facile.

venerdì 23 giugno 2017

G8: Italia nuovamente condannata da Strasburgo per violenze Diaz.

Risultati immagini per scuola diaz

La Corte ha anche condannato il Paese per non aver punito in modo adeguato i responsabili.

Le leggi italiane sono inadeguate a punire e quindi prevenire gli atti di tortura commessi dalle forze dell'ordine. L'ha stabilito la Corte europea dei diritti umani che ha condannato ancora una volta l'Italia per gli atti di tortura perpetrati dalle forze dell' ordine nella notte tra il 20 e 21 luglio 2001 nella scuola Diaz, ai margini del G8 di Genova, ai danni di diverse persone. La Corte ha anche condannato l'Italia per non aver punito in modo adeguato i responsabili di quanto accaduto a Genova.
Ieri il Consiglio d'Europa ha invitato la Camera dei Deputati a modificare il testo della legge contro la tortura che sta discutendo e che dovrebbe andare in Aula il 29 perché nella sua forma attuale contiene una definizione del reato e diversi elementi in disaccordo con quanto prescritto dagli standard internazionali
E' quanto sostiene Nils Miuznieks, commissario dei diritti umani del Consiglio d'Europa, in una lettera inviata tra gli altri ai Presidenti dei due rami del Parlamento, Laura Boldrini e Pietro Grasso. Il commissario punta il dito in particolare sul fatto che la legge prevede che affinché si possa accusare qualcuno di tortura occorre che la persona abbia compiuto gli atti di grave violenza, o minacce o crudeltà diverse volte, o abbia sottoposto la vittima a trattamenti inumani e degradanti. Inoltre, scrive Muiznieks, la legge prevede che la tortura psicologica esista solo nei casi in cui si possa stabilire che la vittima ha subito un trauma psicologico. "Osservando che il testo sembra divergere dalla definizione contenuta nella Convenzione contro la tortura delle Nazioni Unite, anche sotto altri aspetti", il commissario afferma di essere preoccupato che se la legge sarà approvata così com'è, certi casi di tortura o trattamenti o punizioni degradanti o inumani non potranno essere perseguiti "creando quindi delle potenziali scappatoie per l'impunità". Il commissario evidenzia inoltre l'importanza di assicurare che "l'ampia definizione di tortura, che ricomprende gli atti commessi da privati cittadini, non si traduca in un indebolimento della protezione contro la tortura commessa da funzionari dello Stato, data la particolare gravità di questa violazione dei diritti umani".

sabato 28 gennaio 2017

Ma davvero la Russia di Putin ha deciso di legalizzare la violenza domestica?


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Siamo tornati nella guerra fredda? Così sembra osservando la campagna di disinformazione contro la Russia che vediamo su tutti i media occidentali, di destra e di “sinistra”, statali e privati che non fanno altro che copia-incollare le news senza alcuna verifica o approfondimento e anzi banalizzando tutto per mera propaganda.

L’ultima ‘fake news’ è che la tirannica Russia “depenalizza le violenze domestiche”. In pratica “si potranno liberamente picchiare mogli e figli”. E’ ovvio che così non è, ma ormai si è abituati a credere alla propaganda di guerra dell’UE e degli USA contro la Russia che ci si casca senza pensare che le informazioni non sono mai neutrali politicamente.
Nella sua conferenza stampa del 23 dicembre scorso che potete leggere qui il presidente russo Vladimir Putin ha affermato chiaramente: “Non dobbiamo schiaffeggiare i bambini e giustificarlo sulla base di alcune vecchie tradizioni (…)”. Eppure è lui il mostro che promuoverebbe la violenza domestica. In realtà la proposta di revisione della legge che chiede maggiore lassismo circa le punizioni corporali in famiglia non arriva da Putin ma da un gruppo di genitori spalleggiati dalla Chiesa Cristiano-Ortodossa.
In pratica la Duma di Stato, cioè il parlamento russo, aveva votato una legge durissima contro le violenze domestiche: chi in famiglia alzava le mani veniva severamente punito con l’incarcerazione fino a due anni. Il problema è che le pene previste erano superiori a quelle inflitte a chi avrebbe commesso lo stesso reato fuori casa. In alcuni casi un genitore che sgridava suo figlio con uno schiaffo veniva arrestato senza troppi complimenti. Mentre se il bambino veniva schiaffeggiato dal vicino di casa, quest’ultimo se la cavava in pratica solo con una multa.
E’ quindi stato approvato un emendamento – promosso fra l’altro da una deputata donna – che equipara le pene: il marito che picchia sua moglie o il padre che tira una sberla al figlio subirà ora la stessa condanna di chi dà un pugno per strada alla moglie di un altro. Lo stesso varrà per chi maltratta un bambino. La legge russa dice ora che chi picchia una persona per la prima volta senza provocare lesioni dovrà pagare una multa di 30mila rubli e prestare un lavoro forzato di “pubblica utilità” per sei mesi. In caso di recidiva la multa sale a 40mila rubli e oltre ai lavori forzati va preso in considerazione l’arresto per tre mesi. Qualora invece il maltrattamento comporti lesioni alla vittima, il colpevole sarà condannato penalmente. Si può essere d’accordo o meno con questa riforma, certamente però non si tratta di “depenalizzare” alcunché!

giovedì 30 giugno 2016

Stuprata dal branco a 16 anni: ora le danno della "troia" su facebook. - Claudia Sarritzu

Foto di repertorio

Ecco cosa deve sopportare una ragazzina di Salerno.

Lo stupro di una donna non finisce mai nel momento in cui il mostro, o i mostri come in questo caso escono dal suo ventre. Continua durante gli interrogatori in caserma, le visite mediche in ospedale dove cercano (spesso con modi inumani) di capire se sei una pazza bugiarda. Continuano nello sguardo di chi osserva e cerca di trovare una causa scatenante, come se la violenza avesse sempre una colpa. Lo stupro si consuma in ogni "però, ma, forse, perché”. O ancora più esplicitamente con frasi come questa che violentano più in profondità la vittima, violentano un intero genere. Ogni volta che questa frase viene pronunciata tutte le donne del mondo ricevono uno schiaffo mortale: "Avete visto bene come quella si concia e se ne va in giro?".

Ecco cosa deve sopportare la 16enne di Salerno che pochi giorni fa era stata violentata dal branco in un garage a San Valentino Torio. Oggi è costretta a subire un'altra aggressione: una valanga di insulti sul suo profilo Facebook.

A riportarli è “Il Mattino” che ben scrive "frasi in piena sintonia con le tante in corsa libera nello stupidario incontrollato dei social forum, digitate da compagni di scuola, adolescenti amici dei cinque o anche conoscenti della ragazza, in vena di commenti carichi di minaccioso scherno verso di lei, e sfruttando l'occasione validi come messaggi espliciti nei confronti di tutte le altre perché se ne stiano avvisate: “Se fate le troie, questo meritate". 

Ovviamente a insultare la ragazzina sono soprattutto i maschi. Gli amici, parenti e conoscenti dei 5 minorenni arrestati per lo stupro, che vorrebbero così "ribaltare i ruoli e far apparire colpevole la vittima" afferma il  quotidiano.

In un paese fatto di genitori che permettono ai figli minorenni di scrivere sui social affermazioni così violente e criminali, che giustificano un reato terribile, non ci si può certo stupire che quelle 5 belve esistano. Noi siamo quello che respiriamo, vediamo, ascoltiamo, sentiamo. Siamo l’educazione che la società e la famiglia ci offrono.

Proporrei non solo pene severe per i 5 delinquenti, ma un corso accelerato di umanità a chi ha cresciuto figli mostri che stuprano e se ne vantano. Un genitore che giustifica un figlio criminale è più criminale e pericoloso del figlio stesso.

E' badate bene, anche il giorno in cui la nostra società non colpevolizzerà più la donna vittima, uno stupro è un dolore che dura una vita. Un ergastolo che non può valere un paio di anni di carcere e permessi premio. 

venerdì 12 febbraio 2016

Siria: '470mila uccisi in 5 anni'.

 © EPA


Secondo rapporto del Syrian Center for Policy Research (Scpr).


E' di quasi mezzo milione di siriani uccisi il bilancio di cinque anni di violenze in Siria, circa il doppio di quanto documentato un anno e mezzo fa dall'Onu. 

Lo si apprende dal rapporto aggiornato di un autorevole think tank siriano indipendente, il Syrian Center for Policy Research (Scpr) basato a Beirut. Il centro ha diffuso nelle ultime ore un report sugli effetti economici e sociali della guerra. Tra le diverse cifre spicca il bilancio dei morti fino al dicembre 2015: 470mila siriani, tra civili e uomini armati. Nel 2014 l'Onu aveva smesso di contare il numero di uccisi in Siria per le difficoltà nel documentare in maniera autorevole i fatti sul terreno. Da allora l'unica fonte su cui i media si basavano erano i report periodici dell'Osservatorio nazionale per i diritti umani, una organizzazione siriana legata alle opposizioni. Nel rapporto del think tank siriano si afferma inoltre che l'aspettativa di vita in Siria è scesa di ben 14 anni, dai 70 del 2010 ai 56 del 2015.

mercoledì 25 febbraio 2015

Gli uomini turchi in minigonna contro la violenza sulle donne.



In Turchia continuano le proteste per lo stupro e l’omicidio di una ragazza di vent’anni Özgecan Aslan, ritrovata morta a Tarso, nel sud del paese il 13 febbraio, uccisa dai suoi assalitori. L’omicidio ha suscitato indignazione e proteste in tutto il paese e sui social network alla campagna contro la violenza sulle donne hanno partecipato anche gli uomini, indossando gonne e minigonne. Usando l’hashtag #ozgecanicinminietekgiy che significa “indossa una minigonna per Ozgecan”, gli uomini turchi hanno cominciato a postare sui social network foto di loro stessi con le minigonne per manifestare solidarietà alle donne turche. Cnn

http://www.internazionale.it/notizie/2015/02/24/gli-uomini-turchi-in-minigonna-contro-la-violenza-sulle-donne

sabato 11 gennaio 2014

Violenza sul web: altro che internet, gli insulti arrivano dal cellulare del Ministro. - Guido Scorza


“Sei una merda…Esiste Dio e con te non sarà clemente”. Non è una delle tante ignobili frasi apparse tra i commenti dei giornali online o sulle pagine di Facebook all’indomani del ricovero di PierLuigi Bersani in ospedale, né di quelle altrettanto ignobili che hanno affollato il profilo Facebook di Caterina, la studentessa di veterinaria che aveva difeso la vivisezione come strada capace salvare la vita e lei ed a tanti altri malati.
La frase in questione l’ha scritta un Ministro della Repubblica, Nunzia De Girolamo e l’ha inviata a Clemente Mastella, euro-deputato, via sms, magari attraverso un cellulare di Stato, pagato con i soldi nostri.
Nei giorni scorsi, davanti all’episodio degli auguri di morte rivolti alla giovane studentessa di veterinaria prima e a Commenti (396) poi, in molti – commentatori e politici – si sono fatti promotori del solito dibattito sulla violenza e sull’odio verbale che impazza sul web e sull’esigenza di intervenire per frenare il rischio di sicure derive.
“E’ colpa dell’anonimato online”, ha sentenziato, come sistematicamente accade, qualcuno, ignorando che difficilmente negli episodi di violenza verbale sul web c’è un effettivo problema di identificazione dell’autore della minaccia o dell’augurio di morte.
“La colpa è della diffusa impunità per ciò che accade sul web”, ha scritto qualcun altro, ignorando – o fingendo di ignorare – che online si applicano, per i reati di opinione, le stesse leggi che si applicano a quanto accade nelle strade, allo stadio, sui giornali o in TV.
La frase – a sua volta maleducata e greve – digitata dal Ministro De Girolamo sul suo telefonino e trasmessa all’On. Clemente Mastella, costituisce, probabilmente l’ennesima, ulteriore conferma, peraltro non necessaria, che è davvero inutile e fuorviante continuare a prendersela con Internet se online, ciclicamente, si registrano episodi di grave imbecillità e maleducazione verbale.
E’ evidente che siamo davanti ad un fenomeno solo ed esclusivamente culturale nell’ambito del quale il “luogo” – fisico o virtuale che sia – nel quale si dà sfogo a certe pulsioni animali è, purtroppo, un fattore secondario.
Se un Ministro della Repubblica trova “normale” augurare, via sms, la morte – o altro genere di divina sofferenza – ad un suo collega parlamentare, “solo” perché questo ha fatto notare che, in passato, per uno scandalo simile a quello che oggi la coinvolge, a lui ed alla moglie, è toccato ben più severo destino politico e giudiziario, non ci si può poi stupire se qualcuno – perché imbecille, fanatico o magari disperato dalla perdita del lavoro – decide di indirizzare analogo augurio ad un leader di partito o ad una giovane studentessa che la pensa in modo diverso sulla vivisezione animale.
Non si tratta di giustificare gli insulti e la violenza sul web perché non sono giustificabili ma solo di ricondurre le cose al loro ordine naturale: se sul web c’è anche violenza e maleducazione è perché, purtroppo, anche di violenza e maleducazione è intrisa la nostra società sino ad arrivare ai vertici delle nostre Istituzioni.
Chi lamenta la diffusa impunità sul web, dovrebbe trovare più sorprendente l’impunità di un Ministro della Repubblica che augura ad un Onorevole la morte via sms che quella di un branco di imbecilli che fa altrettanto sulle pagine di giornali e socialnetwork online.
Chi rappresenta le Istituzioni repubblicane e chi ci governa ha, tra gli altri, il difficile compito di dare il buon esempio.  

mercoledì 14 novembre 2012

Soldato blu

soldato_blu.jpg

Polizia, chi stai difendendo? 
Chi è colui che colpisci a terra? 
Un ragazzo, uno studente, un operaio? 
E' quello il tuo compito? 
Ne sei certo? 
Non ti ho mai visto colpire un politico corrotto, un mafioso, un colluso con la stessa violenza. Ti ho visto invece scortare al supermercato una senatrice o sfrecciare in moto affiancato ad auto blu nel traffico, a protezione di condannati in giacca e cravatta, di cosiddetti onorevoli, dei responsabili dello sfascio sociale che invece di occuparsi dello Stato si trastullano con la nuova legge elettorale per salvarsi il culo e passano le serate nei talk show. 
Di improbabili leader a cui non affideresti neppure la gestione di un condominio che partecipano a grotteschi confronti televisivi per le primarie. 
Loro "non tengono" vergogna, tu forse sì. Lo spero. 
Soldato blu, tu hai il dovere di proteggere i cittadini, non il Potere. 
Non puoi farlo a qualunque costo, non scagliando il manganello sulla testa di un ragazzino o di un padre di famiglia. 
Non con fumogeni ad altezza d'uomo. Chi ti paga è colui che protesta, e paga anche coloro che ti ordinano di caricarlo. 
Paga per tutti, animale da macello che nessuno considera e la cui protesta, ultimo atto di disobbedienza civile, scatena una repressione esagerata. 
Soldato blu, ci hanno messi uno contro l'altro, non lo capisci? 
I nostri ragazzi non hanno più alcuna speranza, dovranno emigrare o fare i polli di allevamento in un call center. 
Tu che hai spesso la loro età e difendi la tua posizione sotto pagata dovresti saperlo. 
E' una guerra, non ancora dichiarata, tra le giovani generazioni, una in divisa e una in maglietta, mentre i responsabili stanno a guardare sorseggiando il tè, carichi di mega pensioni, prebende, gettoni di presenza, benefit. 
Soldato blu non ti senti preso per i fondelli a difendere l'indifendibile, a non schierarti con i cittadini? 
Togliti il casco e abbraccia chi protesta, cammina al suo fianco. 
E' un italiano, un'italiana come te, è tuo fratello. è tua sorella, qualche volta, come ieri per gli operai del Sulcis, un padre che ha sputato sangue per farti studiare. 
Sarà un atto rivoluzionario.

http://www.beppegrillo.it/2012/11/soldato_blu.html#commenti