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venerdì 25 febbraio 2022

Ucraina, proteste in diverse città della Russia contro l’attacco militare: centinaia di persone fermate dalla polizia.
































































Nonostante il governo russo abbia vietato le proteste contro l’attacco militare all’Ucraina minacciando l’arrestocentinaia di cittadini russi sono scesi in piazza per manifestare contro la guerra. Sit-in e cortei sono stati organizzati in oltre 40 città della Russia, come Ekaterinburg, Novosibirsk, Krasnoyarsk e San Pietroburgo. Anche a Mosca, sulla Piazza Pushkin, diverse persone si sono radunate per esprimere il proprio dissenso sull’operazione militare in corso. E sono almeno 800 le persone fermate dalla polizia per aver partecipato agli eventi pacifisti. Di queste oltre 200 a Mosca. Un altro centinaio di persone è stato invece arrestato a San Pietroburgo. Il  ministero dell’Interno russo aveva avvisato di essere pronto ad adottare “tutte le misure necessarie” per mantenere l’ordine in caso di proteste, minacciando di arrestare i partecipanti a manifestazioni non autorizzate.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/02/24/ucraina-proteste-in-diverse-citta-della-russia-contro-lattacco-militare-500-fermati-dalla-polizia/6506580/

lunedì 12 aprile 2021

Calabria. Spiragli di rinascita: “Ora i pentiti parlano, i cittadini protestano e denunciano”. - Nando dalla Chiesa

 

Gli urli bisogna sentirli. Dopo che ho dedicato questa rubrica a una preside di Vibo Valentia, sempre da Vibo mi è giunta una lettera. L’ha scritta un quarantenne di Libera che ha fatto una scelta radicale: lavorare per un bene confiscato ai potenti Mancuso di Limbadi. È una richiesta di aiuto. Perché, mi chiede, non vedete che cosa sta accadendo quaggiù e in particolare nella mia città? Fatti importanti, dice, che contraddicono gli stereotipi nazionali.

“Siamo di fronte a una grande opportunità nel contrasto culturale alla ’ndrangheta”. Leggo e gli do ragione. Giuseppe Borrello, così si chiama l’autore, sottolinea tre cose. Primo, la società civile non subisce più in silenzio “angherie e soprusi”, “un potere violento che è stato la causa di sottosviluppo, negazione dei più basilari diritti, povertà ed emigrazione”. Continuano le manifestazioni di opposizione, spiega, “ma su tutte ritengo fondamentale ricordare l’iniziativa svoltasi a Vibo Valentia il 24 dicembre 2019, all’indomani dell’operazione Rinascita-Scott. Quando migliaia di persone si sono ritrovate unite dalla parte dello Stato. Una reazione che neanche noi pensavamo potesse essere così copiosa, una presa di posizione forte, non scontata. Soprattutto in contesti piccoli come quelli che viviamo e dopo un’operazione elefantiaca nei numeri”. Sa, mi chiede, che cosa vuol dire da noi vedere una folla di giovani schierarsi fisicamente con le divise? Altro che omertà generale, sembra dire. E subito consegna le altre due novità.

“Sono sempre di più gli appartenenti alle ’ndrine che decidono di collaborare con la giustizia. Esponenti di spicco della ’ndrangheta nostrana che, fornendo elementi utili per le indagini, ci restituiscono pezzi di storia importante del nostro territorio disvelandone trame e intrecci, connivenze e deferenze, come, per esempio, Andrea Mantella. Oppure, ancora, figure emblematiche, come Emanuele Mancuso o Walter Loielo, la cui collaborazione dimostra il venir meno di quell’immagine ermetica e granitica propria della ’ndrangheta, dettata appunto dai legami di sangue”. Non solo dunque si leva una nuova voce dalla società civile, ma qualcosa si sgretola all’interno del mondo maledetto.

La terza novità è perfettamente in linea con le altre due: l’aumento delle denunce, frutto di una recuperata fiducia nei confronti dello Stato. “Più volte, il procuratore di Vibo e il comandante provinciale dei Carabinieri hanno confermato in pubblico questo dato. Lo Stato oggi, a Vibo Valentia, ha recuperato la propria centralità, almeno dal punto di vista repressivo, ed appare forte e credibile perché credibili ed io aggiungerei immensamente umane, sono le persone, uomini e donne, che lo rappresentano”. Perché non cogliere queste novità, perché non raccontarle? Perché l’antimafia deve essere solo quella, certo importantissima, degli arresti?

L’autore della lettera è troppo giovane per saperlo. Ma a me le sue parole ricordano quel che accadde in Sicilia 35 anni fa. La società civile si svegliava, si organizzava, le scuole annunciavano nuovi orizzonti e l’Italia vedeva sempre e solo il maxiprocesso. Osservava la superficie luminosa ma si annoiava o rifiutava la piccola fatica di guardare appena un palmo sotto.

Proprio come oggi in Calabria, anche tra gli intellettuali locali, denuncia Giuseppe: “Si tratta di aspetti importanti per i quali, purtroppo, credo manchi la giusta consapevolezza, sia a livello regionale che nazionale. Il dibattito politico e culturale si nutre di divisioni, faziose e strumentali, a favore o contro quel magistrato o quell’inchiesta, senza rendersi conto di correre il rischio di perdere un’occasione irripetibile”. No, davvero non perdiamola questa occasione. Si esiste se si è raccontati, alla lunga. E quel pezzo di Calabria che si ribella ha, tra i suoi tanti diritti, appunto quello di essere raccontato.

IlFattoQuotidiano

martedì 27 ottobre 2020

Coronavirus: allerta del Viminale, guerriglia a Torino e Milano. Negozi saccheggiati.


In migliaia in piazza da Milano, a Napoli, a Palermo, a Torino, a Roma. Non si ferma la rabbia dei commercianti e dei titolari di palestre penalizzati dal nuovo Dpcm. Incidenti tra manifestanti e forze dell'ordine. Alcuni feriti.

Sono 28 le persone accompagnate in questura a Milano in seguito degli incidenti di ieri sera a Milano durante una manifestazione non autorizzata contro i provvedimenti per il contenimento del coronavirus. La loro posizione è al vaglio degli investigatori per i provvedimenti a loro carico. Gli autori dei disordini sarebbero in particolare giovanissimi.
Nel contempo i carabinieri hanno arrestato per danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale l'uomo che ieri sera, insieme a una ragazza di 17 anni, è stato sorpreso nel centro di Torino dare alle fiamme alcuni cassonetti dell'immondizia. Inoltre due cittadini egiziani, uno dei quali minorenne, sono stati arrestati per il saccheggio del negozio Gucci di via Roma. Sempre per resistenza arrestati tre italiani, di cui uno anche per furto aggravato nel negozio Louis Vitton. Anche due denunciati in relazione a quanto accaduto davanti al negozio di Gucci. Sono una decina, tra le forze dell'ordine, i feriti negli scontri di Torino. 

Monta la protesta in tutta Italia dopo l'ultima stretta legata al Dpcm che prevede, tra l'altro la chiusura dei locali dopo le 18 e lo stop a palestre e attività sportive. I tassisti a Torino hanno occupato piazza Castello, a Cremona i ristoratori hanno battuto le pentole davanti alla prefettura e poi le hanno lasciate a terra come in un cimitero di stoviglie, a Catania hanno tirato bombe carta davanti alla prefettura, a Treviso in mille hanno sfilato in corteo, a Viareggio giovani hanno bloccato il traffico e lanciato fumogeni e petardi: in tutta Italia si sono svolte manifestazioni di protesta contro il Dpcm che impone le nuove chiusure per limitare il contagio da Covid. Altre se ne annunciano per le prossime ore. In piazza anche a Genova tra ristoratori, lavoratori dello spettacolo e no maskTensioni in serata nelle piazze, da Napoli a Milano a Torino, anche a Trieste. Sparati fumogeni e molotov contro le forze dell'ordine. Fermato un manifestante a Napoli, un ferito nel capoluogo piemontese. 

Le forze dell'ordine hanno lanciato i lacrimogeni contro i manifestanti che stavano a loro volta lanciando pietre e bottiglie davanti alla sede della Regione Lombardia, in via Melchiorre Gioia, a Milano con l'obiettivo è quello di disperdere i partecipanti di un corteo non autorizzato e violento partito da corso Buenos Aires, la via più commerciale della città. Un poliziotto è stato ferito, sembra in maniera non grave, davanti alla Stazione Centrale di Milano: è stato colpito da un oggetto, forse una bottiglia ed è stato soccorso per essere medicato. E' stato poi disperso dalle forze dell'ordine il corteo: per ora due persone sono state fermate, erano non lontane dalla stazione Centrale. I manifestanti si sono sparpagliati nelle vie limitrofe a Corso Buenos Aires.

Due negozi della centralissima via Roma, a Torino, sono stati devastati da gruppi di manifestanti nel corso degli episodi di guerriglia con le forze dell'ordine. In un caso, un gruppo, dopo aver sfondato la vetrata d'ingresso, si è introdotto all'interno e si è dato al saccheggio. Sale, intanto, il bilancio dei fermati: sono dieci secondo la Questura.

Sale l'allerta del Viminale. Massima attenzione, necessità di disinnescare sul nascere ogni situazione di possibile rischio, massima fermezza nei confronti dei violenti. Al Viminale sale l'allerta per le tensioni sociali che potrebbero esplodere nel paese dopo il nuovo Dpcm del governo che ha rintrodotto una serie di restrizioni. Le manifestazioni dei giorni scorsi a Napoli, Roma e Torino, viene sottolineato, sono un campanello d'allarme anche se si è trattato di situazioni ben connotate: chi si è reso protagonista degli scontri con le forze di polizia, in sostanza, non aveva nulla a che vedere con le categorie che in qualche modo sono state più colpite dalla crisi di questi mesi ma con ambienti che avevano il preciso scopo di provocare disordini: ultras, estremisti di destra, centri sociali, soggetti che vivono di espedienti e piccoli reati utilizzati come manovalanza dalla criminalità organizzata. Ma la situazione ora potrebbe cambiare. La rabbia e la frustrazione che monta nel paese e che coinvolgono diverse categorie sociali e produttive potrebbero infatti diventare occasione perfette per chi ha interesse ad alimentare le tensioni. E, vista in quest'ottica, gli apparati di sicurezza non escludono che le manifestazioni annunciante per i prossimi giorni da chi è stato più colpito dai provvedimenti possano essere strumentalizziate e diventare l'occasione per provocatori e infiltrati di mettersi in mostra. Ecco perché, dicono ancora fonti qualificate degli apparati di sicurezza, "la questione dell'ordine pubblico è diventata molto sensibile e vanno disinnescate le situazioni più a rischio". Già in questi giorni sono state messe in campo una serie di azioni preventive e in ogni caso, viene ribadito, "non saranno tollerati eccessi". Ministero e Dipartimento della Pubblica Sicurezza, inoltre, sono in costante contatto con prefetti e rappresentanti locali delle forze di polizia proprio per rimodulare la strategia e mettere in campo ogni intervento per intercettare le possibili situazioni più a rischio prima che esplodano o si trasformino in veicolo per i più violenti. Sempre nell'ottica, viene ripetuto, della "massima fermezza". 

La 'Milano da bere' si spegne - La pioggia non ferma la rabbia dei ristoratori, gestori di bar e pub di Milano e provincia che si sono dati appuntamento a pochi passi dalla Prefettura di Milano per manifestare la loro rabbia contro il nuovo decreto del governo che impone loro la chiusura alle 18. Una delegazione è stata ricevuta dal prefetto di Milano, Renato Saccone. Con loro bandiere tricolore e striscioni con le scritte 'Servono fatti non decreti', 'Falliamo noi fallite voi' e 'No tasse e più aiuti concreti'. Questo nuovo decreto "è peggio del lockdown - ha spiegato Alfredo Zini, ristoratore che ha promosso la protesta a Milano - ci sarà così un mercato parallelo di abusivismo, la gente potrà acquistare alimentari e alcolici e consumarli anche abusivamente per la strada. Chiediamo un allineamento del Dpcm e dell'ordinanza regionale, uno dice chiudere alle 18 e l'altra alle 23". Inoltre i ristoratori chiedono contributi "non a pioggia uguali per tutti ma commisurati alla perdita di fatturato". Inoltre Zini lancia l'allarme per la "chiusura di tante attività che potrebbero finire nelle mani della criminalità organizzata".

Napoli in piazza - "Reddito di salute per tutti la crisi la paghino i ricchi". Questo uno degli striscioni esposti in Piazza Plebiscito a Napoli con centinaia di persone per protestare contro i nuovi provvedimenti anticovid da parte del governo e della Regione Campania. In piazza rappresentanti delle categorie che si sentono danneggiate come i ristoratori, i titolari dei bar, settori dell'indotto del turismo, ma anche studenti, esponenti dei centri sociali, singoli cittadini che stanno perdendo il lavoro. "A salute e a prima cosa ma senza sorde nun se cantano messe", un altro degli striscioni. Intorno alla piazza decine di camionette delle forze dell'ordine e agenti in tenuta antisommossa. La protesta poi si sposta sotto la sede della Regione Campania. Urlando "dimissioni, dimissioni" contro il governatore Vincenzo De Luca alcune migliaia di manifestanti sono arrivati davanti all'ingresso della sede della Regione Campania in via Raffaele De Cesare, a Napoli. I manifestanti si sono fermati davanti all'ingresso che è chiuso con le saracinesche abbassate. In tanti intonano 'Napul'è' di Pino Daniele.



A Palermo protestano i commercianti, ristoratori e dipendenti dei locali davanti alla prefettura. All'iniziativa, pacifica, partecipano un centinaio di persone compresi alcuni lavoratori del settore dello spettacolo. Contestano il nuovo Dpcm del governo e chiedono un sostegno economico per affrontare questo primo mese di chiusura. "Per molti di noi è un nuovo lockdown - dicono alcuni imprenditori del settore dei locali e dei bar - La chiusura alle 18 rappresenta un colpo mortale alle nostre attività. Il governo non ci può abbandonare in questo momento. Abbiamo bisogno di aiuti veri". 

sabato 6 ottobre 2012

Sale il grido di protesta della scuola italiana.

mainfestazione

Giornata di manifestazioni e proteste per il mondo della scuola. In tutte le principali città italiane, da Roma a Milano, Torino, Napoli, Bologna e Palermo i giovani sono scesi in piazza. Il motivo?
Le manovre del governo Monti sulla scuola, che non stanno risolvendo i problemi di una situazione già ai limiti della sopportazione: strutture e risorse ridotte al minimo, cui si sommano inesorabili, governo dopo governo, tagli orizzontali e nessuna vera politica di rilancio, precariato come costante nella vita dei professori. 
A catalizzare l'attenzione dei media sono stati però gli scontri che hanno visto protagonisti gruppi isolati di manifestanti e la polizia.
L'Italia dei Valori, che da sempre appoggia le legittime proteste del mondo della scuola e della cultura, ha espresso anche oggi solidarietà verso le ragioni della protesta, a cominciare dal presidente Antonio Di Pietro: "Ci chiediamo quanto ancora debba crescere la tensione tra i giovani prima che il governo si decida a cambiare radicalmente linea sulla scuola, sul lavoro e sulle politiche contro la precarietà. L’inizio dell’anno scolastico è stato segnato dalle lotte ai precari, dai problemi legati all’edilizia scolastica e dalle notizie sulla crescente disoccupazione giovanile. L’Italia dei Valori condanna fermamente ogni forma di violenza e si augura che il governo non lasci inascoltato il grido disperato di protesta che giunge dalle piazze italiane".

"Tutto il mondo dell’istruzione è in subbuglio, il Governo non riesce più a contenere il disagio provocato da politiche scolastiche antidemocratiche e incostituzionali", ha dichiarato Pierfelice Zazzera, Vicepresidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati. "Di fronte alle legittime proteste di chi non intende mercificare il sapere e trasformare le scuole in aziende, non si può rispondere con i manganelli, questo Governo pensi piuttosto a ritirare i provvedimenti scandalosi quali legge Aprea e concorso che stanno portando alla privatizzazione della conoscenza. È evidente che quanto sta accadendo è la conseguenza del dissenso verso chi non ascolta i cittadini perché è servo della finanza e dei banchieri. Il Ministro dell’Istruzione, non può non sentirsi responsabile per quanto sta accadendo in queste ore nelle piazze italiane, e farebbe bene a dimettersi".

Sulla vicenda è intervenuta anche Giulia Rodano, responsabile nazionale del dipartimento Cultura e istruzione IdV: "Le manifestazioni studentesche di oggi sono un segnale del disagio, della protesta e delle tensioni che stanno montando nel mondo giovanile e della scuola. Sono l'altra faccia della politica dei tagli indiscriminati all'istruzione, della riduzione dell'offerta formativa, della delegittimazione e della umiliazione  delle decine di migliaia di precari della scuola..." [leggi l'intervento integrale di Giulia Rodano].

Sulle ragioni della protesta, scende nel dettaglio Rosario Coco, responsabile Cultura dei giovani dell’Italia dei Valori: “L'anno scolastico è partito tra mille difficoltà: strutture inagibili e risorse ridotte all’osso, mentre le tasse universitarie continuano ad aumentare e le borse di studio stentano a essere erogate anche ai cosiddetti ‘idonei’. L'ultimo rapporto OCSE vede l’Italia al penultimo posto per le spese destinate all’istruzione e conferma che il numero dei laureati è pari alla metà della media degli altri Paesi. Siamo inoltre il fanalino di coda per il numero di borse di studio che vengono assegnate, meno del 20%. La scuola e l’università, che rappresentano la speranza e il futuro del nostro Paese, sono un pilastro fondamentale che non può essere indebolito ulteriormente. Per questo, i Giovani IDV si attiveranno nelle piazze e nelle istituzioni affinché il Governo si adoperi per reperire, una volta per tutte, le risorse necessarie per restituire dignità alla scuola pubblica”.

Chiosa così, il senatore Stefano Pedica: "La politica si è fino ad ora dimostrata debole, incapace di ascoltare le istanze dei giovani e le inquietudini di chi non riesce a vedere alcun barlume positivo nel proprio futuro. I tagli alla scuola, l'aumento delle tasse, le strutture fatiscenti hanno compromesso in alcuni casi anche il diritto allo studio, sancito dalla Costituzione. Così non si può più andare avanti".


http://www.italiadeivalori.it/home/cultura-e-istruzione/17864-sale-il-grido-di-protesta-della-scuola-italiana