venerdì 26 luglio 2013

“La Costituzione stravolta nel silenzio”. L’appello contro la riforma presidenziale

Costituzione


Lucarelli, Salvi, Ingroia, La Valle, Giulietti e altri chiedono una firma per fermare la procedura di modifica della Carta messa in opera dalla maggioranza delle larghe intese. Che affossa l'articolo 138, umilia i parlamentari e tiene all'oscuro l'opinione pubblica. Mentre il Porcellum resta.

Pubblichiamo l’appello contro il ddl di riforma costituzionale firmato da Alessandro Pace, Alberto Lucarelli, Paolo Maddalena, Gianni Ferrara, Cesare Salvi, Massimo Villone, Silvio Gambino, Antonio Ingroia, Antonello Falomi, Domenico Gallo, Raffaele D’ Agata, Raniero La Valle, Beppe Giulietti e Mario Serio.
Ignorando il risultato del referendum popolare del 2006 che bocciò a grande maggioranza la proposta di mettere tutto il potere nelle mani di un “premier assoluto”, è ripartito un nuovo e ancor più pericoloso tentativo di stravolgere in senso presidenzialista la nostra forma di governo, posponendo a questa la indilazionabile modifica dell’attuale legge elettorale. In fretta e furia e nel pressoché unanime silenzio dei grandi mezzi d’informazione la Camera ha iniziato a esaminare il disegno di legge governativo, già approvato dal Senato, di revisione della Costituzione in plateale violazione della disciplina prevista dall’articolo 138, che costituisce la “valvola di sicurezza” pensata dai nostri Padri costituenti per impedire stravolgimenti della Costituzione.
Ci appelliamo a voi che avete il potere di decidere, perché il processo di revisione costituzionale in atto sia riportato nei binari della legalità costituzionale. Chiediamo che l’iter di discussione del disegno di legge costituzionale presentato dal governo Letta segua tempi e modi rispettosi del dettato costituzionale (…). Chiudere, a ridosso delle ferie estive, la prima lettura del disegno di legge, contrastando con le finalità dell’articolo 138 della Costituzione, impedisce un vero e serio coinvolgimento dell’opinione pubblica nel dibattito. In secondo luogo vi chiediamo di restituire al Parlamento e ai parlamentari il ruolo loro spettante nel processo di revisione della nostra Carta.
L’aver abbandonato la procedura normale di esame esplicitamente prevista dall’articolo 72 della Costituzione per l’esame delle leggi costituzionali, l’aver attribuito al governo un potere emendativo privilegiato, la proibizione di porre le questioni pregiudiziali, sospensive o di non passaggio agli articoli, l’ impossibilità per i singoli parlamentari di sub-emendare le proposte del governo o del comitato, la proibizione per i parlamentari in dissenso con i propri gruppi di presentare propri emendamenti, le deroghe previste ai regolamenti di Camera e Senato, costituiscono altrettante scelte che umiliano e comprimono l’autonomia e la libertà dei parlamentari e quindi il ruolo e la funzione del Parlamento.
Le conseguenze di tali scelte si riveleranno in tutta la loro gravità allorché, una volta approvato questo disegno di legge, l’istituendo comitato per le riforme costituzionali porrà mano alla riforma delle strutture portanti della nostra organizzazione costituzionale (dal Parlamento al presidente della Repubblica, dal governo alle Regioni) sulla base delle norme che oggi la Camera sta approvando in flagrante violazione dell’art. 138. (…) Vi chiediamo ancora che le singole leggi costituzionali, omogenee nel loro contenuto, indichino con precisione le parti della Costituzione sottoposte a revisione. (…) Non si tratta, in definitiva, di un intervento di “manutenzione” ma di una riscrittura radicale della nostra Carta non consentita dalla Costituzione, che apre ampi spazi all’arbitrio delle contingenti maggioranze parlamentari.
Chiediamo, infine, che nell’esprimere il vostro voto in seconda lettura del provvedimento di modifica dell’articolo 138, consideriate che la maggioranza parlamentare dei due terzi dei componenti le Camere per evitare il referendum confermativo, in ragione di una legge elettorale che distorce gravemente e incostituzionalmente la rappresentanza popolare, non coincide con la realtà politica del corpo elettorale del nostro Paese. Rispettare questa realtà, vuol dire esprimere in Parlamento un voto che consenta l’indizione di un referendum confermativo sulla revisione dell’articolo 138. È in gioco il futuro della nostra democrazia. Assumetevi la responsabilità di garantirlo.

Commercianti e posteggiatori distruggono l'isola pedonale di piazza San Domenico. - Sara Scarafia e Vassily Sortino

In pezzi l'isola pedonale di piazza San Domenico


Panchine divelte, vasi rotti: stamattina una cinquantina di persone hanno paralizzato il traffico in via Roma. Il sindaco Leoluca Orlando all'attacco: "Denunceremo chi ha fatto danni".

Tutto distrutto: panchine divelte, vasi rotti e rovesciati per strada e cuscini strappati: negozianti e posteggiatori abusivi distruggono l'isola pedonale di piazza San Domenico. Da stamattina una cinquantina di persone bloccano il traffico in via Roma accusando il Comune di aver fatto crollarte i loro affari con la decisione di mantenere fino a ottobre l'isola pedonale in piazza San Domenico.

GUARDA LE IMMAGINI

Durissimo il sindaco Leoluca Orlando: "Chi fa scelte e tiene comportamenti violenti non avrà mai alcun dialogo con l'amministrazione comunale. I commercianti scelgano se stare dalla parte della legge o lasciarsi sobillare da chi vuole gestire il racket del parcheggio abusivo.Chi oggi ha fatto danni sarà  denunciato e il Comune si costituirà parte civile". 
I commercianti hanno deciso di vandalizzare l'intera piazza distruggendo gli arredi che ormai dal 4 luglio accolgono i palermitani. Salvatore Tabita, negoziante della Vucciria parla per tutti i colleghi del mercato:  "Nessuno ci ha mai detto che la piazza sarebbe stata chiusa e in ogni caso sapevamo che entro il 15 luglio sarebbe stata smantellata: così la Vucciria è definitivamente morta".
 
LEGGI: SI' DEL COMUNE ALLE PIAZZE SALOTTO  

Intono alle 10,30 i negozianti hanno eliminato il blocco stradale, consentendo nuovamente il passaggio delle auto su via Roma. Chiedono un incontro con l'assessore al Centro storico Agata Bazzi. Ma l'amministrazione non sembra intenzionata a incontrarli.   

In pezzi l'isola pedonale di piazza San Domenico

Scandaloso!



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giovedì 25 luglio 2013

C'ERA UNA VOLTA IL PCI ... - Francesco Briganti


Il suo canto libero …
Non so Voi, ma io quando leggo gli interventi dei politici, ovunque li facciano e di qualsiasi cosa parlino, mi sento come deve sentirsi un pollo alla vigilia di Natale. Leggo  dell’intervento del nostro bene amato presidente del consiglio per grazia ricevuta dal quirinale on. Letta all’assemblea dei deputati del Pd e rimango basito al punto da gareggiare in sale con la moglie di Lot in fuga da Sodoma e Gomorra. “ … a questo govern(icchi)o… non c’è alternativa …” dice il nostro, e snocciola le ragioni per cui, perdurante una crisi selvaggia, non si possa fare a meno dell’animalesco e sordido connubio tra destra (similsinistra) e sinistra (simildestra). Questo innaturale incesto, essendo i due copulanti irrimediabilmente parenti stretti oramai, aggiunge disgrazia a disgrazia, lutto al lutto e disonore al disonore. Quando mai potrebbe nascere qualcosa di veramente utile e costruttivo tra due entità la cui unica e sola ragion d’essere è quella di perpetrare se stesse; lo stesso decreto del fare(mo), unica espressione di un qualche significato sin qui in via di futura, forsesetroviamoisoldi, attuazione non è che una sequela di possibili cose da realizzare non appena fosse anche solamente possibile. “ … se andassimo ad elezioni … “ continua il nostro con una faccia tosta da peripatetica incallita “… correremmo il rischio di non avere una maggioranza al senato …”; ora, intanto sorge spontaneo il chiedersi da dove gli giunga la convinzione di una maggioranza alla camera, ma detto questo, perché il “nipotedelsodaledelnano” non ci spiega come mai questo unico ed insostituibile govern(icchi)o non ha messo, almeno, in cantiere una nuova legge elettorale?. Crede forse il beneficiato dal re che qui si sia tutti degli stupidi?; si!, non solo lo crede, ne è certo!; ragione per cui gli viene facile la spudoratezza che lo contraddistingue e che si esalta nel momento in cui asserisce che “… questi primi novanta giorni dimostrano che è possibile dare risposte all’Italia ed all’Europa come è accaduto per il lavoro …”. Riposte?, all’Italia?; non so per l’Europa, ma io da quando esiste questa accolita di falsi governanti di risposte non ne ho né sentite né, tanto meno, viste e per quanto riguarda il lavoro sto diventando talmente alieno alla parola stessa che proprio il suo significato oramai comincia a sfuggirmi. “ … mai come in queste settimane il lavoro dei giovani è stato così centrale …” prosegue quest’altro unto dal Signore e aggiunge … “ dobbiamo essere più aggressivi sulle riforme costituzionali … stiamo cercando di rendere la Costituzione più moderna …”. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere!. Questo onorevole signore che non ha mai lavorato un secondo in vita sua, che suderebbe solo in una sauna qualora ci riuscisse che non ha nemmeno una pallida idea di ciò che un giovane laureato o un altro qualsiasi dei nostri ragazzi deve subire quanto a difficoltà, patimenti, frustrazioni e delusioni nel cercare un lavoro pur che sia, sfotte anche e parla di rammodernare la carta costituzionale dall’alto dell’inciucio con il nano e dopo il bieco tentativo di una ennesima depenalizzazione di un reato.  Il prosieguo dell’intervento è una summa delle solite chiacchiere da cortile che si ascoltano in un aia dove oche impazzite si inseguono tra loro nel tentativo di distrarre il fattore dal proposito di tirare il collo per uno splendido arrosto ad una di loro. L’unica fortuna di questi imbelli individui è che nel cortile italiano ci sono animali di ogni genere dagli asini ai polli, dai maiali alle vacche, dai cani alle pantegane, ma non esistono fattori in grado di tirare il collo a chi che sia, altrimenti altro che cenone di Natale, questi qui sarebbero la portate più succulente del più grande e pantagruelico pranzo mai servito su una tavola imbandita: sicuramente abbondante, anche se, altrettanto certamente, INDIGESTO!.

mercoledì 24 luglio 2013

Andrea Scanzi.



Toh, è tornato Giusi La Ganga. 
Il craxiano più craxiano di tutti, con alle spalle una sfilza di patteggiamenti per tangenti e ricettazione negli Anni Novanta. 
Con un curriculum simile, uno così non poteva essere dimenticato dalla politica italiana. E infatti non lo hanno dimenticato. Lo trovate da poche ore nel consiglio comunale di Torino. Dove? 

Nel Pdl? 
No, tra i banchi del Pd. Pronto ad appoggiare Fassino. 
Si sono liberati due posti, e zac, è subentrato lui. Tutti favorevoli - 29 consiglieri - tranne M5S ("il suo subentro è un atto dovuto previsto dalla legge, ma noi non l’avremmo mai candidato e non ci può essere nessuna pacificazione con la classe politica di quegli anni che hanno spolpato il Paese”) e Sel ("C’è un eterno ritorno al passato. Qui in Comune gli anni Ottanta tornano a ruggire”). 
La Ganga, stupito per le proteste, ha parlato (pure lui) di "pacificazione politica". Ai (suoi) bei tempi, furoreggiava una vignetta di Forattini. C'era Craxi vestito da gangster che scandiva minaccioso: "Fermi tutti, arriva La Ganga". Nel 1994 disse: "Mi assumo la responsabilità dei finanziamenti illeciti ricevuti e per coerenza non posso più continuare a fare il politico”. Ma già nel 2005, in una intervista a Repubblica, ammise di essere malato cronicamente di politica.
La Ganga ha aderito da tempo al Pd. Quando fu candidato alle comunali di Torino, si lamentarono giusto i Giovani Democratici. Agli altri la sua presenza andava bene. Non era per nulla imbarazzante. In fondo La Ganga si era persino speso, personalmente, per agevolare l'elezione di Chiamparino a sindaco.

E' certo possibile che io, come tanti, sia "troppo cattivo" con il Pd. Ma è altrettanto certo che tutti coloro che riescono a ingoiare una tal dose di rospi, hanno anticorpi (im)morali che spero di non avere mai.


https://www.facebook.com/pages/Andrea-Scanzi/226105204072482

Decreto del Fare, “salta il tetto allo stipendio dei super manager pubblici”.

Decreto del Fare, “salta il tetto allo stipendio dei super manager pubblici”

Alcuni deputati della commissione Bilancio denunciano che il testo del decreto del Fare esclude l'estensione del limite ai compensi degli amministratori di aziende come Poste, Ferrovie dello Stato e Anas. All'interno dell'emendamento è stato infatti aggiunto un "non" che annulla quanto scritto inizialmente.

Dietrofront sul tetto agli stipendi d’oro dei manager pubblici. “Il testo del decreto del Fare, sul quale oggi il governo ha posto la fiducia alla Camera, esclude l’estensione del tetto agli emolumenti agli amministratori delle società non quotate che svolgono servizi di interesse generale anche di rilevanza economica come PosteFerrovie dello StatoAnas“, denunciano i deputati della commissione Bilancio Simonetta Rubinato, Angelo Rughetti, Andrea Romano e Lello Di Gioia.
“Ci siamo accorti”, spiegano, “che nell’ambito dell’attività di coordinamento del testo effettuato ieri sera in Commissioni è stato inserito alla lettera a) del comma 1 dell’art. 12bis, un ‘non’ che vanifica l’effettiva volontà dei commissari che, nel testo approvato in commissioni riunite I e V ed arrivato lunedì in aula, riportava la volontà di estendere il tetto agli emolumenti già fissato dalla spending review del governo Monti anche ai manager pubblici di tali società”. I deputati dichiarano che “si tratta di un errore materiale dovuto alla concitazione per l’approvazione in tempi brevi di un testo molto complesso, alla quale va posto sicuramente rimedio”.
I commissari, preso atto della posizione della fiducia alla Camera annunciata dal ministro Franceschini, confidano che al Senato la norma venga corretta per conformarla alla volontà espressa dai componenti delle Commissioni. “Noi riteniamo – spiegano – che tutti i manager, anche quelli delle società non quotate che erogano servizi ai cittadini come appunto Poste, Ferrovie dello Stato e Anas, debbano avere un tetto ai loro compensi, come avviene per gli altri amministratori delle società non quotate che possono arrivare al massimo al trattamento economico del primo presidente della Cassazione (circa 300mila euro)”.
E aggiungono: “Sarebbe paradossale che in una fase in cui famiglie e imprese lottano per arrivare alla fine del mese si facciano delle eccezioni che non fanno altro che alimentare un clima sociale difficile. Si tratta di un mero errore che il Senato dovrà modificare”.
Così recita ora il testo, dopo il passaggio dalla Commissione all’aula:
“Il compenso stabilito ai sensi dell’articolo 2389, terzo comma, del codice civile, dai consigli di amministrazione delle società non quotate, nonché delle società che non svolgono servizi di interesse generale, anche i rilevanza economica, di cui all’articolo 4, comma 3, del decreto-legge 6 luglio 2012, n.95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n.135 direttamente o indirettamente controllate dalle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, non può essere superiore al trattamento economico del primo presidente della Corte di Cassazione”.

Svegliamoci! - Alessandra De Giosa



SCUSATE,

 IL POPOLO TUTTO, IN UN REFERENDUM, HA DICHIARATO DI VOLER ABOLIRE IL FINANZIAMENTO PUBBLICO AI PARTITI.

 QUESTA VOLONTà, CHIARAMENTE ESPRESSA, è STATA, CON TOTALE MENEFREGHISMO, IGNORATA,..........

MA PERCHè QUEL DELINQUENZIALE PRELIEVO DEL 2 PER MILLE CHE VORREBBERO FARE NON LO SI DEVOLVE PER LA SANITà PUBBLICA CHE STA IN SORDINA INDIETREGGIANDO????? 

CI STANNO METTENDO PIANO PIANO UN BEL SILURO NEL DERETANO....... E NON LO DICONO----------- CI TROVEREMO A SORPRESA  e IMPROVVISAMENTE A DOVERE PAGARE TUTTE LE PRESTAZIONI SANITARIE SENZA SAPERLO ....... 
PERCHè, SECONDO LA CONCEZIONE DEI POLITICANTI, ..... FARE MORIRE LA GENTE è GIUSTO MA TOCCARE I PRIVILEGI ECONOMICI DEI PARTITI E DEI LORO ESPONENTI NON è LECITO-----------SVEGLIATEVI BELLE ADDORMENTATE ------------QUANDO CI INCAZZIAMO SUL SERIO?????

https://www.facebook.com/alessandra.degiosa.1