mercoledì 11 giugno 2014

Livorno, arrestato comandante provinciale della finanza. Indagato il generale Bardi.

Vito Bardi

Per la procura di Napoli il colonnello avrebbe intascato oltre un milione di euro per non compiere controlli su imprenditori napoletani. In manette anche un commercialista.
Dopo Spaziante, altri due ufficiali della Guardia di Finanza finiscono in un’inchiesta per tangenti. Uno, il comandante provinciale di Livorno Fabio Massimo Mendella, è stato arrestato. L’altro, il generale Vito Bardi, comandante in seconda delle fiamme gialle, è indagato. Le indagini sono condotte dalla Procura di Napoli e girano intorno a accertamenti fiscali “pilotati” in alcune aziende della zona. Secondo le accuse un milione di euro in 6 anni è arrivato attraverso un commercialista sui conti di Mendella. Da capire invece il ruolo di Bardi. Certo è che il corpo della Guardia di Finanza subisce un nuovo colpo dopo l’arresto di Emilio Spaziante, generale ora in congedo al centro dell’inchiesta sul Mose che di Bardi è stato il predecessore: Spaziante ha lasciato il corpo nel settembre 2013 e il comandante in seconda è diventato proprio Bardi. 
Il colonnello Mendella è stato arrestato a Livorno dagli agenti della Digos di Napoli. Insieme a lui è finito in carcere anche il commercialista Pietro de Riu, di Napoli. Le ipotesi di reato contestate nell’ordinanza sono di concorso in concussione per induzione e rivelazione di segreto d’ufficio. Dall’indagine emerge che alcuni imprenditori napoletani avrebbero versato oltre un milione di euro tra il 2006 ed il 2012 a De Riu, che faceva da tramite a Mendella, all’epoca responsabile verifiche e accertamenti del Comando provinciale Guardia di Finanza di Napoli. Dal comando di Napoli Mendella era poi stato trasferito a Roma. E per questo anche la holding “Gotha s.p.a.“, oggetto di una verifica pilotata eseguita dall’ufficio coordinato da Mendella, avrebbe trasferito la propria sede legale nella Capitale. Le indagini, ancora in corso, sono state condotte dalla Digos, con il contributo della Direzione centrale di Polizia criminale, del Comando Provinciale e del nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Roma.
Bardi era stato indagato nel 2011 con le accuse di favoreggiamento e rivelazione di segreto nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta P4. L’anno successivo, tuttavia, la sua posizione fu archiviata dal gip su richiesta dello stesso pm Henry John Woodcock. Al centro dell’inchiesta era l’ex deputato del Pdl Alfonso Papa, per il quale ora è in corso il processo. Secondo l’ipotesi accusatoria, l’ex parlamentare riceveva notizie coperte da segreto su indagini in corso e se ne serviva per ricattare alcuni imprenditori dai quali riceveva così denaro o altre utilità. Nell’inchiesta era coinvolto anche l’uomo d’affari Luigi Bisignani che ha patteggiato la pena.

Usura, indagati vertici Bnl, Unicredit, Mps. Ci sono anche Tarantola e Saccomanni.

Usura, indagati vertici Bnl, Unicredit, Mps. Ci sono anche Tarantola e Saccomanni

L'inchiesta è stata chiusa dalla Procura di Trani. Tra le 62 persone alle quali la Guardia di Finanza di Bari sta notificando l’avviso di fine indagine ci sono l'attuale presidente della Rai, all'epoca dei fatti capo della Vigilanza di Bankitalia, e l'ex ministro dell'Economia, allora dg di via Nazionale. La lista comprende anche Luigi Abete, Alessandro Profumo, Federico Ghizzoni, Giuseppe Mussari, Francesco Gaetano Caltagirone.
I tassi applicati erano più alti di quelli concordati. Per questo la procura di Trani contesta ai vertici di alcuni importanti istituti di credito italiani il reato che di solito si applica alla criminalità comune o anche organizzata: l’usuraNella fattispecie si tratta però di concorso in usura bancaria: quella che consiste nell’applicare tassi di interesse sui prestiti superiori rispetto alle soglie fissate ogni tre mesi dalla Banca d’Italia. Così nel registro degli indagati della piccola procura pugliese – già protagonista di inchieste clamorose come quelle sulle agenzie di rating –  sono finiti non solo i vertici (in alcuni casi ex) di Bnl, Unicredit, Mps e Banca popolare di Bari (Bpb), ma anche il presidente della Rai, Anna Maria Tarantola, in qualità di ex capo della Vigilanza di Bankitalia, e il ministro dell’Economia del governo Letta Fabrizio Saccomanni, ex dg di via Nazionale. Sessantadue, in tutto, i destinatari dell’avviso di fine indagine.
Nel registro degli indagati i vertici di Bnl, Mps, Unicredit. Hanno ricevuto l’avviso di fine indagine per usura il presidente del cda di Bnl Luigi Abete, l’ad Fabio Gallia, l’ex vicepresidente Piero Sergio Erede e il presidente del collegio sindacale Pier Paolo Piccinelli. Per quanto riguarda Unicredit sono sotto inchiesta l’ex ad Alessandro Profumo, ora presidente di Mps, l’attuale ad Federico Ghizzoni, il vicepresidente vicario Candido Fois, l’ex presidente Dieter Rampl e il dg Roberto Nicastro. Coinvolti anche Paolo Savona, ex presidente del cda di Unicredit Banca di Roma, Mario Fertonani, ex presidente di Unicredit Banca d’Impresa, e Piergiorgio Peluso, figlio dell’ex Guardasigilli Anna Maria Cancellieri, nella sua precedente qualità di ad di Unicredit Banca d’Impresa. Per Mps sono indagati l’ex presidente Giuseppe Mussari e il suo vice Francesco Gaetano Caltagirone, per la Banca Popolare di Bari l’attuale presidente del cda e ad, Marco Jacobini, l’ex presidente Fulvio Saroli e il dg Pasquale Lorusso.
Per il ruolo avuto in Bankitalia sono indagati anche l’ex direttore generale Vincenzo Desario e gli ex capi della Vigilanza succedutisi nel tempo: Francesco Maria Frasca, Giovanni Carosio, Stefano Mieli e Luigi Federico Signorini. Per il ministero dell’Economia è indagato Giuseppe Maresca, a capo della quinta direzione del dipartimento del Tesoro. A loro, oltre che a Tarantola e Saccomanni, viene contestato di avere – tra il 2005 e il 2012 – adottato consapevolmente determinazioni amministrative in contrasto con la legge sull’usura fornendo un “contributo morale necessario” ai fatti-reati di usura “materialmente commessi dalle banche”.
Vittime dei tassi usurai imprenditori del barese. Il reato di usura (bancaria) continuata ed aggravata sarebbe stato commesso dalle banche ai danni di alcuni imprenditori del barese nell’ambito di finanziamenti concessi prevalentemente sotto forma di anticipazioni su conto corrente. Per il pm inquirente, Michele Ruggiero, il reato di usura è stato compiuto dagli organismi di governance e di controllo delle banche con il concorso morale degli ex vertici di Bankitalia e del dirigente del ministero del Tesoro Maresca. Secondo l’accusa questi ultimi, contravvenendo alle disposizioni della legge sull’usura, prescrivevano alle banche di calcolare gli oneri dei finanziamenti concessi in rapporto al credito ‘accordato’ anziché (come richiesto dalla legge) a quello effettivamente ‘erogato/utilizzato’ dal cliente. Queste indicazioni – su cui del resto anche la Corte di Cassazione si è espressa, nel 2013, smentendo le circolari di via Nazionale – permettevano alle banche di elaborare tassi effettivi globali (i cosiddetti Teg) falsati. Cioè più bassi di quelli effettivamente praticati. Di conseguenza, stando alle indagini della Guardia di Finanza, gli interessi applicati dalla banche alla clientela per determinate categorie di finanziamenti (in forma di anticipazioni su conto corrente) risultavano sempre entro i limiti dei ‘tassi soglia’  pur essendo in concreto superiori e, come tali, usurari. Bnl, secondo i conteggi della pubblica accusa, avrebbe lucrato in questo modo oltre 53mila euro, il gruppo Unicredit più di 15mila, Mps circa 27mila euro mentre la Banca Popolare di Bari solo 296 euro.
Unicredit: “Infondato l’impianto accusatorio”. 
“Unicredit ritiene infondato l’impianto accusatorio“. Così l’istituto di credito replica al provvedimento della Procura di Trani che vede tra gli indagati per usura anche il suo amministratore delegato Federico Ghizzoni. La banca sottolinea quindi di riporre “piena fiducia nell’operato dell’organo giudicante e confida che, come è avvenuto in casi analoghi che hanno interessato e interessano l’intero settore bancario, venga riconosciuta l’assoluta correttezza dell’operato”.

martedì 10 giugno 2014

Ticket sanitario al +65% in sei anni e tempi di attesa sempre più lunghi, nel Lazio si preferisce la libera professione.

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(MeridianaNotizie) Roma, 9 giugno 2014- “Non ci stupiscono affatto i dati sul caro-ticket in sanità. Nella nostra Regione la Uil Fpl ha evidenziato il costo eccessivo dei Ticket, che, tra l’altro, coinvolge solamente il 33% dei cittadini”. Lo comunica in una nota il segretario generale della Uil Fpl di Roma e Lazio Sandro Bernardini. “Per le Risonanze Magnetiche – prosegue la nota – i cui tempi di attesa per determinati esami superano i 300 giorni circa, (ad esempio quella del Cervello e del tronco Encefalico) o per le TAC, rispetto a 6 anni fa il costo del ticket è aumentato di ben 25 euro, oltre il 65% in più rispetto al costo originario. Il cittadino per questi esami deve quindi sborsare 61,15 euro che corrispondono a 36,15 € del vecchio ticket, più i 15 euro a seguito dell’introduzione del Decreto n.42 del 17 Novembre 2008 dell’allora Commissario ad Acta, più i 10 euro in più ad impegnativa previsti dal D.L. nr. 98 del 06/07/2011.

Stessa sorte – prosegue Bernardini – per le visite specialistiche, esami di laboratorio, Radiografie ed Ecografie il cui ticket è di €50,15; un aumento di 14 euro, circa il 40% in più rispetto al costo originario (4 euro di quota fissa nel 2008 + i 10 euro ad impegnativa del 2011). In questo calcolo non abbiamo aggiunto il consistente aumento del costo di tutte le prime visite con ministeriale 89.7 passate da 13,63 euro agli attuali 20,66 € (parliamo ad esempio di visita cardiologia, chirurgica, ortopedica, dermatologica, gastroenteorologica, nefrologia ecc). Per le prestazioni di Fisiokinesiterapia (Fkt) l’aumento invece è stato di 15 euro. Ma non è finita –conclude Bernardini- Il nostro sindacato ha dimostrato come negli ultimi anni i paganti il ticket si stiano sempre più spostando dal SSN alla Libera Professione che offre (molto spesso nelle stesse strutture ospedaliere) esami in pochi giorni, pagando una somma di poco superiore al Ticket stesso”.

http://www.meridiananotizie.it/2014/06/cronaca/ticket-sanitario-al-65-in-sei-anni-e-tempi-di-attesa-sempre-piu-lunghi-nel-lazio-si-preferisce-la-libera-professione/

Per un esame del sangue, ho pagato 86 € di ticket, mi è sembrato eccessivo.

Un incontro gradevole.



Questa mattina sono andata a Monreale ed al bar ho incontrato Fabio Costantini; ho sentito il bisogno di stringergli la mano, abbiamo anche scambiato due parole; era la prima volta che stringevo la mano ad un politico e l'ho fatto con piacere e soddisfazione.

lunedì 9 giugno 2014

Elezioni Bagheria, il candidato M5S Patrizio Cinque è il nuovo sindaco. - Giuseppe Pipitone

Patrizio Cinque

Il candidato del Movimento di Grillo, 28 anni, trionfa col 69 per cento delle preferenze sul Pd. Voti triplicati rispetto al primo turno. Alta l'astensione nel Comune siciliano: è andato a votare appena il 44,8 per cento degli aventi diritto.

È Bagheria, 50mila abitanti in provincia di Palermo, l’undicesimo comune conquistato dal Movimento Cinque Stelle in Italia. Qui il nuovo sindaco, neanche a farlo apposta, si chiama Patrizio Cinque, ha appena 28 anni e al ballottaggio ha sbaragliato l’avversario del Pd Daniele Vella, che di anni ne ha 32. “Sta succedendo” twittava Cinque, subito dopo l’inizio dello spoglio, quando era chiaro già chiaro l’epilogo: sono più di 14mila i voti del neo sindaco pentastellato, pari al 69 per cento e a più del triplo delle preferenze raccolte al primo turno, contro i 6mila andati invece allo sfidante democratico. Una vittoria netta che regala al Movimento Cinque Stelle il secondo sindaco siciliano (l’altro è Federico Piccitto eletto l’anno scorso a Ragusa), in un turno elettorale dove ad imporsi è stato soprattutto il partito dell’astensione: a Bagheria infatti è andato a votare appena il 44,8 per cento degli aventi diritto.
“Hanno vinto i bagheresi che hanno creduto nel cambiamento” esulta Cinque, raggiunto al telefono da ilfattoquotidiano.it, mentre per festeggiare sfilava per le vie del centro insieme ai suoi sostenitori: tra questi anche i deputati regionali Giancarlo Cancelleri, Salvo Siragusa, Valentina Zafarana e Matteo Mangiacallo. “Si lavora per la città perché quando si costruisce si fa il lavoro più nobile che c’è. Indipendentemente dai nostri orientamenti facciamo sempre così. Grazie, è stata una esperienza fantastica e io ci credo sul serio che Bagheria, lavorando duro ed insieme,#saràmigliore e #diventeràbellissima”, è invece il messaggio pubblicato su facebook da Vella, l’avversario battuto, accolto tra gli applausi dal comitato elettorale dei Cinque Stelle, piazzato nello stesso palazzo in cui i democratici avevano fissato la propria base.
Passata la sbornia dei festeggiamenti, per Cinque arriverà il momento di rimboccarsi le maniche: Bagheria, un tempo nota soprattutto come la città delle ville che diede i natali a Renato Guttuso e Peppuccio Tornatore, è oggi il comune più indebitato della Sicilia. Il 20 maggio scorso il commissario straordinario, nominato dopo che l’ex sindaco Vincenzo Lo Meo era stato sfiduciato dal consiglio comunale, ha firmato lo stato di dissesto finanziario: all’ultima conta i debiti fuori bilancio del comune hanno raggiunto quota 43 milioni di euro. “In realtà – spiega Cinque – i debiti sono anche di più: cercheremo di recuperare i residui attivi, l’obiettivo è non aumentare le tasse comunali ai singoli cittadini”. Dopo la dichiarazione di dissesto finanziario, a Bagheria arriveranno tre commissari per affiancare la nuova giunta nel processo di risanamento del Comune, che non potrà contrarre mutui e dovrà tagliare tutto il tagliabile, inclusi gli esuberi nel personale. Una sorta di vittoria mutilata per il nuovo sindaco dei Cinque Stelle, che nei prossimi anni dovrà tirare la cinghia per rimettere in sesto i disastrati bilanci del Comune.

Civitavecchia è a 5 stelle



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Livorno è a 5 stelle



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