mercoledì 19 novembre 2014

LA FARSA DELL' ASSEDIO A JULIAN ASSANGE - John Pilger

Assange


L'assedio intorno a Knightsbridge è tutta una farsa. Per due anni, una presenza esagerata e costosa della polizia intorno all'Ambasciata del Ecuador di Londra è servita al solo scopo di ostentare il potere dello stato. La preda assediata è un australiano accusato di nessun crimine, un rifugiato che fugge dall'ingiustizia, la cui unica salvezza è una stanza concessagli da un paese sudamericano coraggioso. Il suo vero crimine è aver dato il via ad una ondata di verità in un'epoca di bugie, di cinismo e di guerra.

La persecuzione di Julian Assange deve finire. Ovviamente anche il governo britannico ritiene che deve finireIl 28 ottobreil Vice Ministro degli EsteriHugoSwireha detto al Parlamento che avrebbe "accolto attivamente" il procuratore svedese a Londra e che "avrebbe fatto assolutamente di tutto per facilitare il suo lavoro". Il tono era di  impazienza.Il procuratore svedese, Marianne Nysi è rifiutata di andare a Londra per interrogare Assange per le accuse di cattiva condotta sessuale a Stoccolma nel 2010 - anche se la legge svedese lo consente e se questa procedura è di routine sia per la Svezia che per il Regno UnitoLe prove documentali di una minaccia alla vita e alla libertà di Assange da parte degli Stati Uniti - se dovesse lasciare l'ambasciata - sono schiacciantiIl 14 maggio di quest'anno, alcuni documenti della Corte degli Stati Uniti hanno rivelato che un sono in corso ulteriori "indagini-multiple" contro Assange.
La Ny non ha mai dato adeguate spiegazioni sul perché non andrà a Londracosì come le autorità svedesi non hanno mai spiegato perché si sono rifiutate di dare ad Assange una garanzia che non lo avrebbero estradato verso gli Stati Uniti, nel quadro di un accordo segreto tra Stoccolma e WashingtonNel dicembre 2010l'Independent rivelò che i due governi avevano discusso su una possibile estradizione verso gli Stati Uniti ancor prima che fosse emesso ilmandato d'arresto europeo.

Forse una spiegazione può essere che, contrariamente alla sua reputazione di bastione liberalla Svezia è, di fatto, tanto vicina a Washington da aver fatto "concessioni segrete" alla CIA - compresa la deportazione illegale dei rifugiatiLa consegna e la successiva tortura di due rifugiati politici egiziani nel 2001 è stata condannata sia dal Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura, che da Amnesty International e da Human Rights Watchla complicità e la doppiezzadello stato svedese sono state documentate nel contenzioso civile e da WikiLeaks.
Nell'estate del 2010Assange era andato in Svezia per parlare delle rivelazioni di Wikileaks sulla guerra in Afghanistan - in cui la Svezia aveva inviato proprie truppe sotto il comando degli Stati Uniti.
 
Gli americani stanno perseguitando Assange perché WikiLeaks ha rivelato i loro epici crimini in Afghanistan e in Iraql'uccisione incontrollata di decine dimigliaia di civili - rimaste segrete - e il disprezzo dimostrato per la sovranità nazionale e per il diritto internazionalecome risulta in modo colorito nei dispacci diplomatici trapelati.Per parte sua, nel rivelare come i soldati afghani e i civili iracheni siano stati assassinati, l'eroico soldato Bradley (ora ChelseaManning si è preso una condanna di 35 anni, dopo essere stato tenuto per più di mille giorni in condizioni chesecondo il relatore speciale delle Nazioni Uniteè equiparabile alla tortura.

Ci sono pochi dubbi che, se gli Stati Uniti dovessero mettere le mani su Assange, non lo attenderebbe niente meno che un destino del genereMinacce di cattura e di morte sono diventate moneta corrente dell'estremismo politico USA messo in atto dal Vicepresidente Joe Biden, che accusa e insulta Assange indicandolo come "cyber-terrorista". Chiunque abbia un dubbio sulla spietatezza USA dovrebbe ricordare l'obbligo di atterraggio imposto lo scorso anno all'aereo del Presidente della Bolivia - sul quale si credeva, a torto, che si fosse imbarcato Edward Snowden.

Secondo i documenti pubblicati da SnowdenAssange è su una "lista di obiettivi Ricercati". I tentativi di Washington  di prenderlo - dicono dei dispacci diplomatici australiani - sono "senza precedenti per portata e natura". Ad Alessandriain Virginiaun gran giurì segreto ha passato quattro anni per cercare di escogitare un delitto con cui Assange possa essere perseguito
Cosa non facileIl primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti protegge editori,giornalisti e informatori. Quando era candidato alla presidenza nel 2008Barack Obama espresse il suo apprezzamento per gli informatori, come "parte diuna sana democrazia [che] deve essere protetta dalle ritorsioni". Sotto la presidenza di Obamasono stati perseguiti tanti informatori che il loro numero supera il totale de i perseguitati da tutti gli altri Presidenti USA messi insieme. Ancor prima che il verdetto sia stato annunciato nel processo di Bradley ManningObama aveva già definito il whisletblower-informatore colpevole.
 
"I documenti diffusi da WikiLeaks da quando Assange si è trasferito in Inghilterra", ha scritto Al Burke - Direttore del Nordic News Network onlineun'autoritàsui tanti colpi di scena e pericoli corsi da Assange - "indicano chiaramente che la Svezia abbia sempre ceduto alle pressioni USA in materia di diritti civili. Cisono tutte le ragioni di preoccupazione per ritenere che se Assange dovesse essere preso in custodia dalle autorità svedesipotrebbe essere consegnato agli Stati Uniti senza la dovuta considerazione dei suoi diritti legali"Ci sono segnali che né gli svedesi né la comunità giuridica appoggino l'intransigenza delprocuratore Marianne Ny e anche quando la stampa svedese era implacabilmente ostile ad Assange, uscivano titoli come"Vai a Londraper l'amor di Dio".Perché non ci vuole andare? Più precisamenteperché non vuole  acconsentire che la Corte svedese abbia accesso alle centinaia di messaggi SMS che la polizia ha trovato nel telefono cellulare di una delle due donne coinvolte nelle accuse di cattiva condottaPerché non vuole che siano consegneti agli avvocatisvedesi di AssangeDice che non è tenuta a farlo per legge, fino a quando non venga fatta una richiesta formale, e lei si è appellata a questo cavillo. Allora,perché non ha fatto la richiesta?

Questa settimanala Corte d'Appello svedese deciderà se ordinare alla Ny di consegnare i messaggi SMS o la questione andrà alla Corte Suprema e alla Corte Europea di Gustizia. Come in una  farsa, agli avvocati svedesi di  Assange è stato consentito solo di "riascoltarei messaggi SMS, quelli che hanno avuto il tempo di imparare a memoria.

Uno dei messaggi della donna dimostra chiaramente che non voleva fare nessuna accusa contro Assange,  "ma la polizia era decisa di arrestarlo in qualche modo". 
Era "scioccata" quando lo hanno arrestato perché lei "voleva solo che lui facesse un [HIVtest"Lei "non voleva accusare JA di niente" e "è stata la polizia che ha formulato le accuse". 
(In una testimonianza, è scritto che ha dichiarato di essere stata "railroaded - guidata - dalla polizia e da altre persone che le erano attorno".)  
La donna non ha neanche sostenuto di essere stata violentataInfattientrambe le donne hanno negato di essere state stuprate e una di loro ha anche mandato un tweet: "Io non sono stato violentata." Che queste donne siano state manipolate dalla polizia e che le loro parole siano state ignorate è evidente - qualunque sia la cosa che dicono oggi i loro avvocatiCertosono vittime di una saga degna di Kafka.Per Assangel'unico processo a cui è stato sottoposto è il processo dei mediaIl 20 agosto 2010, la polizia svedese ha aperto una "indagine per stupro" e subito - e illegalmente - ha dichiarato ai tabloid di Stoccolma che era stato emesso un mandato d'arresto per Assange per lo "stupro di due donne".
Questa è stata la notizia che ha fatto il giro del mondo.
A Washingtonun sorridente segretario alla Difesa USA, Robert Gates, disse ai giornalisti che l'arresto "sembra una buona notizia per me" e subito gli account Twitter che diffondono le notizie per conto del Pentagono cominciarono a descrivere Assange come uno "stupratore" e un "latitante". Meno di 24 ore più tardi,il procuratore capo di StoccolmaEva Finneassunse le indagini e non perse tempo per annullare subito il mandato d'arrestodicendo: "Non credo che ci sia nessun motivo per sospettare che sia stato commesso uno stupro." Quattro giorni più tardi chiuse l'inchiestadicendo: "Non c' è nessun sospetto di un qualsiasi delitto." Il file è stato chiuso.Poi è arrivato Claes Borgstromun politico di alto profilo nel Partito socialdemocratico, futuro candidato alle imminente elezioni generali in SveziaPochi giorni dopo il caso era stato licenziato dal capo dei procuratoriBorgstrom, che era avvocato, annunciò ai media che rappresentava le due donne e che aveva cercato un altro procuratore nella città di GöteborgQuesto nuovo procuratore era Marianne Ny, che Borgstrom conosceva beneAnche lei eracoinvolta con i socialdemocratici.
Il 30 Agosto, Assange si presentò volontariamente a una Stazione di Polizia di Stoccolma e rispose a tutte le domande che gli fecero. Comprese che la storia era finita. Due giorni dopo, la Ny annunciò che stava riaprendo il caso.  A Borgstrom fu chiesto da un giornalista svedese perché si doveva riaprire il caso, quando era già stato chiusoricordando che una delle donne che aveva detto di non essere violentataBorgstrom rispose: "Ah, ma quella donna non è un avvocato." L'avvocato australiano di AssangeJames Catlin, rispose: "Ma questa è una barzelletta ... pare che i processi si possano chiudere e riaprire  ......."

Il giorno in cui Marianne Ny riaprì il casoil capo dei servizi di intelligence militare svedese ("MUST")  denunciò 
pubblicamente WikiLeaks in un articolo intitolato "WikiLeaks [è] una minaccia per i nostri soldati." Assange fu avvertito che i servizi segreti svedesiSAP, avevano detto che i loro omologhi USA avrebbero "tagliato fuori" la Svezia dai loro accordi, se avessero continuato a ospitare Assange.
 
Per cinque settimane Assange attese in Svezia che la nuova inchiesta facesse il suo corso
The Guardian, in quel tempo stava per pubblicare i "War Logs " sull'Iraqsulla base delle rivelazioni di Wikileaksche Assange doveva andare a controllare. Il suo avvocato di Stoccolma chiese alla  Ny se avesse obiezioni a che Assange lasciasse il paese e lei disse che era libero di andarsene.Inspiegabilmentenon appena ebbe lasciato la Svezia - nel bel mezzo del clamore scatenato dai media e dal pubblico per le informazioni rilasciate da WikiLeaks -  la Ny emise un mandato d'arresto europeo e un "allarme rosso" per l'Interpol, del tipo che  normalmente si una per terroristi e criminalipericolosi. Lo fece tradurre in cinque lingue e lo mandò in giro per tutto il mondoassicurando il lavoro dei media che colsero l'occasione con frenesia.
Assange si presentò a una stazione di polizia di Londra, fu arrestato e passò dieci giorni in isolamento nella prigione di WandsworthRilasciato su cauzione £ 340.000gli misero un braccialetto elettronico con l'obbligo di presentarsi tutti i giorni al posto di polizia, virtualmente agli arresti domiciliari, mentre il suo caso iniziò il lungo iter verso la Corte Suprema. Non era ancora stato accusato di nessun reatoI suoi avvocati ripetettero l'invito alla Ny di interrogare Assange a Londrasottolineando che era stata lei stessa ad avergli dato il permesso di lasciare la Svezia e chiesero di interrogarlo in una struttura specialepresso Scotland Yard, ma lei si rifiutò.
Katrin Axelsson e Lisa Longstaff di Women Against Rape scrissero: "Le accuse contro [Assange] sono una cortina di fumo dietro la quale un certo numero di governi sta cercando di reprimere WikiLeaks per aver audacemente rivelato al pubblico i piani segreti su  guerre e occupazioni  che portano a stupriomicidi e distruzione ... Le autorità hanno tanto poco rispetto per la violenza contro le donne che manipolano le accuse di stupro come vogliono. [Assange] ha messo in chiaro che è disponibile per essere interrogato dalle autorità svedesiin Gran Bretagna o via SkypePerché si stanno rifiutando a fare questo passo tanto essenziale per le indaginidi che cosa hanno paura ?"
Questa domanda è rimasta senza risposta, e la Ny ha disposto un mandato d'arresto europeo ( EAW - European Arrest Warrant)un prodotto draconiano studiato per la "guerra al terrorepresumibilmente progettato per catturare terroristi e criminali mafiosi. Questo EAW ha cancellato l'obbligo degli stati di fornire le prove di un crimine. Vengono emessi oltre mille mandati ogni mesesolo pochi però hanno qualcosa a che fare con i potenziali crimini del "terrore"La maggior parte sono emessi per reati banalicome ad esempio spese bancarie o multe pagate in ritardoMolti di quelli  che ci capitano in mezzo, vengono estradati e  passano mesi in carcere senza nessuna accusaCi sono stati una serie di errori giustiziari scioccanti, e molte critiche da parte dei giudici britannici.
Il caso Assange finalmente è arrivato alla Corte Suprema del Regno Unito a maggio 2012. In una sentenza che ha accolto il mandato d'arresto europeo -scritto in modo da non lasciare quasi nessuno spazio di manovra ai giudici - che hanno scoperto che i procuratori europei potrebbero emettere warrant di estradizione nel Regno Unito senza passare da nessun controllo giurisdizionaleanche se il Parlamento ha deliberato diversamente. Hanno messo in chiaro che il Parlamento era stato "ingannato" da parte del governo BlairLa corte si è divisa - 5  contro 2 - e di conseguenza ha votato contro Assange.
Tuttaviail Presidente della Corte Suprema, Lord Phillipsha fatto un errore applicando la Convenzione di Vienna alla interpretazione dei trattaticonsentendoalle procedure dello Stato di ignorare la lettera della leggeCome ha sottolineato l'avvocato di AssangeDinah Rose QCquesto non si applica ai mandati di arresto europei.La Corte Suprema ha riconosciuto solo questo errore cruciale quando ha dovuto esaminare un altro ricorso contro il mandato d'arresto europeo a novembre dello scorso annoLa decisione su Assange era sbagliatama era troppo tardi per tornare indietro.
La scelta che doveva fare Assange era forte: l'estradizione in un paese che si era rifiutato di dire se lo avrebbe mandato o no negli Stati Unitio cercare una via che sembrava l' ultima possibilità di rifugio e di sicurezzaSupportato dalla maggior parte dell'America Latinail coraggioso governo dell'Ecuador gli aveva concesso lo status di rifugiato sulla base di prove documentate e di una consulenza legale, che vedeva la prospettiva di una pena crudele e inusualenegli Stati Uniti; minaccia questa in violazione dei diritti umani fondamentali visto che il governo del suo paese, l'Australia, colluso con Washington, lo aveva abbandonatoIl governo laburista del Primo Ministro Julia Gillard minacciò anche di ritirargli il passaporto.
 
Gareth Peirce, un noto avvocato per la difesa dei diritti umani, che rappresenta Assange a Londrascrisse all'allora  Ministro degli Esteri australianoKevinRudd"Data la portata della discussione pubblicaalimentata spesso solo sulla base di presupposti del tutto falsi ... è molto difficile tentare di rispettare la presunzione di innocenza di Assange. Sul signor Assange ora incombono non una ma due spade di Damocle per una potenziale estradizione verso due giurisdizioni differentiper due diversi presunti crimininessuno dei quali sono crimini riconosciuti nel suo paese, quindi la sua sicurezza personale è messa a rischio per circostanze che sono imputabili  fortemente a motivi politici. "
 
Non arrivò nessuna risposta fino a quando Peirce si mise in contatto con l'Australian High Commission a Londrache rispose che nessuno dei punti sollevati era urgenteIn un incontro a cui ho partecipato anch'io, il Console generale australianoKen Pascoe, fece la sorprendente affermazione di sapere «solo quello che ho letto sui giornali» su questo casoNel frattempola prospettiva di un grottesco aborto spontaneo della giustizia stava annegando in una campagna di vituperazione contro il fondatore di WikiLeaks. Attacchi personali feroci, disumani e profondamente meschini per distruggere un uomo non accusato di nessun crimine e ma già sottoposto ad un trattamento che non verrebbe riservato nemmeno imputati con l'accusa di aver ucciso la moglie e che, per questo,  potrebbero essere estradati.
 
Il fatto che la minaccia USA contro Assange fosse una minaccia per tutti i giornalisti e per la libertà di parola, è passato con arroganza sotto silenzio.
Sono stati pubblicati librifilm su questo fatto e i media hanno lanciato delle campagne contro Wikileaks con il presupposto che attaccare Assange era una cosa giusta, sapendo che era troppo povero per resistere a lungo. La gente ci ha fatto i soldi con questa storiaspesso un sacco di soldimentre WikiLeaks lottava per sopravvivere. Il direttore del Guardian, Alan Rusbridger, ha definito le informazioni passate da Wikileaks -pubblicate sul suo giornale - "uno dei più grandi scoop giornalistici degli ultimi 30 anni". E queste notizie entrarono a far parte del piano di marketing del giornale per aumentare il prezzo di copertina.
Nemmeno un centesimo è arrivato a Assange o a WikiLeaks, del libro pubblicizzato dal Guardian che poi è diventato un redditizio film di HollywoodGli autori del libroLuke Harding e David Leigh, lo hanno descritto - senza giustificazione - come una "personalità disturbata e insensibile" e hanno anche rivelato la password segreta - che avevano avuto come prova di fiducia - che serviva per proteggere un file digitale che contiene i cables dell'ambasciata USAConAssange ora intrappolato nell'ambasciata ecuadoregna, Hardingin piedi fuori tra la polizia fuorigongola dal suo blog che "Sarà Scotland Yard a ridere per ultima".
L'ingiustizia inflitta ad Assange è uno dei motivi per cui il Parlamento alla fine votarà per una riforma del mandato d'arresto europeoIl modo in cui è stato braccato allora,  oggi non potrebbe più ripetersi; ci vorrebbero delle prove e il solo "mettere in discussione" non sarebbe più motivo sufficiente per chiederel'estradizione"Il suo caso è stato vinto in bloccoarmi e bagagli," mi ha detto Gareth Peirce "questi cambiamenti nella legge significano che il Regno Unitoormai riconosce come giusto tutto quanto è stato sostenuto in questo casoEppure Assange non ne può avere nessun beneficio. E la genuinità di offerta dell'Ecuador di offrire un riparo non è messa in discussione né dal Regno Unito, né dalla Svezia ".
Il 18 marzo 2008, la guerra contro Wikileaks e Julian Assange è stata progettata in un documento segreto del Pentagono e preparata dal "Cyber Counterintelligence Assessments Branch" con un piano dettagliato per distruggere quel "senso di fiducia", che per Wikileaks è il "centro di gravità". Questo doveva essere raggiunto con minacce di esposizione a "procedimenti penaliper tappare la bocca e criminalizzare questa rara fonte di giornalismo indipendente: era questo lo scopo e a questo è servito il metodo.
 
Nemmeno all'inferno si può trovare un accanimento come quello che può mettere in moto una grande potenza che si sente schernita.

John Pilger

traduzione Bosque Primario
 

E' UFFICIALE : GLI USA HANNO RUBATO L'ORO DELL'UCRAINA. - traduzione Bosque Primario

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FONTE CLUBORLOV (BLOG)
E’ ufficiale: Gli USA hanno rubato l'oro dell' Ucraina

Solo questosi scopre che le voci che giravano alla fine avevano ragioneAlmeno una parte della ragione per cui il  Dipartimento di Stato e la CIA hanno organizzato un colpo di stato in Ucraina - che ha rovesciato il suo governo democraticamente eletto per installare un regime neo-nazista fantoccio -per rubare l'oro dell'Ucraina.



 
Si diceva che poco dopo il colpo di stato l'oro fosse stato tranquillamente caricato su un aereo per portarlo negli Stati UnitiOra arriva la rivelazione ufficiale:l'Ucraina non ha più riserve auree. 
L'oro è stato venduto per pagare una fallimentare campagna militare in Ucraina orientale e per sostenere ancora per un qualche tempo  il prezzo dell'oro nel mercato fasullo dell'oro-di-carta. A questo punto c'è solo da aspettarsi che una volta che il risultato di questa "correzione" si esauriràil prezzo dell'oro schizzerà alle stelleil dollaro crollerà come un sasso e gli americani dovranno  aggiungere  anche la parola"iperinflazione" alla lunga lista dei loro guai.

Massoneria, libro shock del gran maestro Magaldi: “Ecco i potenti nelle logge”. - Gianni Barbacetto e Fabrizio DEsposito

Massoneria, libro shock del gran maestro Magaldi: “Ecco i potenti nelle logge”

Centinaia di nomi, tra cui Napolitano, Obama, Draghi, Bin Laden e Papa Giovanni XXIII. Tutti "fratelli" secondo l'autore del volume presentato domani a Roma. Che però dice: "Le prove le esibiscono soltanto se me le chiede il giudice".


Esistono i massoni e i supermassoni, le logge e le superlogge.
Gioele Magaldi, quarantenne libero muratore di matrice progressista, ha consegnato all’editore Chiarelettere (che figura tra gli azionisti di questo giornale) un manoscritto sconcertante e che sarà presentato domani sera alle 21 a Roma, a Fandango Incontro. 
Il libro, anticipato ieri dal sito affaritaliani.it, è intitolato: "Massoni società a responsabilità illimitata", ma è nel sottotitolo la chiave di tutto: "La scoperta delle Ur-Lodges"

Magaldi, che anni fa ha fondato in Italia il Grande Oriente Democratico, in polemica con il Grande Oriente d’Italia, la più grande obbedienza massonica del nostro Paese, in 656 pagine apre ai profani un mondo segreto e invisibile: tutto quello che accade di importante e decisivo nel potere è da ricondurre a una cupola di superlogge sovranazionali, le Ur-Lodges, appunto, che vantano l’affiliazione di presidenti, banchieri, industriali
Non sfugge nessuno a questi cenacoli. 
Le Ur-Lodges citate sono 36 e si dividono tra progressiste e conservatrici e da loro dipendono le associazioni paramassoniche tipo la Trilateral Commission o il Bilderberg Group. Altra cosa infine sono le varie gran logge nazionali, ma queste nel racconto del libro occupano un ruolo marginalissimo. Tranne in un caso, quello della P2 del Venerabile Licio Gelli.

I documenti che mancano sono a Londra, Parigi e New York. 
Prima però di addentrarci nelle rivelazioni clamorose di Massoni è d’obbligo precisare, come fa Laura Maragnani, giornalista di Panorama che ha collaborato con Magaldi e ha scritto una lunga prefazione, che l’autore non inserisce alcuna prova o documento a sostegno del suo libro, frutto di un lavoro durato quattro anni, nei quali ha consultato gli archivi di varie Ur-Lodges. 
Tuttavia, come scrive l’editore nella nota iniziale, in caso di “contestazioni” Magaldi si impegna a rendere pubblici gli atti segreti depositati in studi legali a Londra, Parigi e New York
Detto questo, andiamo al dunque non senza aver specificato che tra le superlogge progressiste la più antica e prestigiosa è la Thomas Paine (cui è stato iniziato lo stesso Magaldi) mentre tra le neoaristocratiche e oligarchiche, vero fulcro del volume, si segnalano la Edmund Burke, la Compass Star-Rose, la Leviathan, la Three Eyes, laWhite Eagle, la Hathor Pentalpha.
Tutto il potere del mondo sarebbe contenuto in queste Ur-Lodges e finanche i vertici della fu Unione Sovietica, a partire da Lenin per terminare a Breznev, sarebbero stati superfratelli di una loggia conservatrice, la Joseph de Maistre, creata in Svizzera proprio da Lenin. Può sembrare una contraddizione, un paradosso, ma nella commedia delle apparenze e dei doppi e tripli giochi dei grembiulini può finire che il più grande rivoluzionario comunista della storia fondi un cenacolo in onore di un caposaldo del pensiero reazionario. In questo filone, secondo Magaldi, s’inserisce pure l’iniziazione alla Three Eyes, a lungo la più potente Ur-Lodges conservatrice, di Giorgio Napolitano, attuale presidente della Repubblica e per mezzo secolo esponente di punta della destra del Pci: “Tale affiliazione avvenne nello stesso anno il 1978, nel quale divenne apprendista muratore Silvio Berlusconi. E mentre Berlusconi venne iniziato a Roma in seno alla P2 guidata da Licio Gelli nel gennaio, Napolitano fu cooptato dalla prestigiosa Ur-Lodge sovranazionale denominata Three Architects o Three Eyes appunto nell’aprile del 1978, nel corso del suo primo viaggio negliStati Uniti”.

Altri affiliati: 
Papa Giovanni XXIII, Bin Laden e l’Isis, Martin Luther King e i Kennedy

C’è da aggiungere, dettaglio fondamentale, che nel libro di Magaldi la P2 gelliana è figlia dei progetti della stessa Three Eyes, quando dopo il ‘68 e il doppio assassinio di Martin Luther King Robert Kennedy, le superlogge conservatrici vanno all’attacco con una strategia universale di destabilizzazione per favorire svolte autoritarie e un controllo più generale delle democrazie. “Il vero potere è massone”. E descritto nelle pagine di Magaldi spaventa e fa rizzare i capelli in testa. 
Dal fascismo al nazismo, dai colonnelli in Grecia alla tecnocrazia dell’Ue, tutto sarebbe venuto fuori dagli esperimenti di questi superlaboratori massonici, persino Giovanni XXIII (“il primo papa massone”), Osama bin Laden e il più recente fenomeno dell’Isis
In Italia, se abbiamo evitato tre colpi di Stato avallati da Kissinger lo dobbiamo a Schlesinger jr., massone progressista.

L’elenco di tutti gli italiani attuali spiccano D’Alema, Passera e PadoanIl capitolo finale è un colloquio tra Magaldi e altri confratelli collaboratori con quattro supermassoni delle Ur-Lodges. Racconta uno di loro, a proposito del patto unitario tra grembiulini per la globalizzazione: “Ma per far inghiottire simili riforme idiote e antipopolari alla cittadinanza, la devi spaventare come si fa con i bambini. Altrimenti gli italiani, se non fossero stati dei bambinoni deficienti, non avrebbero accolto con le fanfare i tre commissari dissimulati che abbiamo inviato loro in successione: il fratello Mario Monti, il parafratello Enrico Letta, l’aspirante fratello Matteo Renzi. Per non parlare del “venerabilissimo” Mario Draghi, governatore della Bce, affiliato a ben cinque superlogge. 
Ecco l’elenco degli italiani nelle Ur-Lodges: 
Mario Draghi, Giorgio Napolitano, Mario Monti, Fabrizio Saccomanni, Pier Carlo Padoan, Massimo D’Alema, Gianfelice Rocca, Domenico Siniscalco, Giuseppe Recchi, Marta Dassù,Corrado Passera, Ignazio Visco, Enrico Tommaso Cucchiani, Alfredo Ambrosetti, Carlo Secchi, Emma Marcegaglia, Matteo Arpe, Vittorio Grilli, Giampaolo Di Paola, Federica Guidi
Berlusconi, invece, avrebbe creato una Ur-Lodge personale, la Loggia del Drago. Bisognerà aspettare le “contestazioni”, per vedere le carte di Magaldi.

Spese pazze, il summit dei consiglieri indagati: “Politica? Concentrato di idioti”

Spese pazze, il summit dei consiglieri indagati: “Politica? Concentrato di idioti”

Ecco quello che la Casta dice, quando si riunisce a porte chiuse. A rivelarlo sono le 200 pagine delle conversazioni dei capigruppo dei partiti, mattatore Marco Monari (Pd), registrate di nascosto da Andrea De Franceschi (M5S) e finite agli atti dell’inchiesta sulle spese pazze in Regione Emilia Romagna.

Da “Gabanelli troia” a “sulla foto di Monti ci piscio sopra”. Da “dopo Fiorito il mondo è cambiato” a “il prezzo del caffè, se dobbiamo pagarlo noi, facciamolo abbassare”. Da “i giornalisti servi della gleba” fino al tentativo di “lavare le mutande sporche”. Ecco quello che la Casta dice, quando si riunisce a porte chiuse. A rivelarlo sono le 200 pagine delle conversazioni dei capigruppo dei partiti, registrate di nascosto da un collega e finite agli atti dell’inchiesta sulle spese pazze in Regione Emilia Romagna. I toni sono a volte preoccupati a volte invece scherzosi e provocatori. Siamo nel 2012, ultimi mesi del governo di Mario Monti. E’ appena esploso lo scandalo rimborsi del consigliere del Lazio Franco Fiorito. E di lì a poco il presidente del Consiglio firmerà il decreto per tagliare vitalizi (futuri). A Bologna, il consiglio guidato dal governatore Pd Vasco Errani, ha appena saputo delle indagini della procura. E cerca di correre ai ripari. L’ex consigliere M5s Andrea Defranceschi si presenta alla riunione dei capigruppo con un registratore e documenta segretamente le quasi tre ore di conversazione. Raccoglie “a strascico”. Battute e affermazioni seriose si mischiano. Il risultato è un testo che diventa un ritratto senza filtri della classe dirigente.
Obiettivo dell’incontro, presenti quasi tutti i capigruppo dei partiti e il presidente del consiglio regionale Matteo Richetti, è trovare un accordo su una nuova normativa regionale da votare in aula per limitare i danni almeno per il futuro. Ma a preoccupare è principalmente il passato: tutti hanno chiesto rimborsi e non capiscono dove potrebbero arrivare le indagini portate avanti in quel momento sia dalla procura della Repubblica che dalla Corte dei conti. Due anni dopo quelle stesse indagini porteranno agli attuali 41 consiglieri indagati e tutti i presenti a quella riunione sono nella lista: lo stesso Defranceschi, Marco Monari capogruppo del Partito democratico, Roberto Sconciaforni della Federazione della Sinistra, Liana Barbati dell’Italia dei valori, Gian Guido Naldi capogruppo di Sinistra ecologia e libertà, il capogruppo ora deceduto della Lega Nord, Luigi Giuseppe Villani del Pdl. In pratica una classe politica che non c’è più: nessuno di loro è stato ricandidato alle prossime elezioni del 23 novembre. Ma non solo: Monari in un secondo incontro, sempre registrato di nascosto e sempre agli atti dell’inchiesta, dirà: “Report con quella troia della Gabanelli”. Dopo la pubblicazione sui giornali delle conversazioni, il politico si è autosospeso dal partito.
“Il tentativo di portare le mutande in lavanderia”
Nella conversazione registrata di nascosto, la cui trascrizione Ilfatto.it ha potuto leggere, il più attivo nella discussione è proprio il capogruppo Pd Marco Monari. Sembra il più lucido nel capire che il lavoro degli inquirenti sarà certosino: “La sostanza è che nei rendiconti c’è tutto e se uno è capace, cioè ha fatto la seconda magistrale e mette due fogli contro il vetro vede gli incroci, punto, bisogna saperlo… perché poi le mosse che facciamo per il futuro, cioè tentativo di portare le mutande in lavanderia”. Interviene Naldi di Sel: “Sono per il futuro”. Poi Monari riprende: “Sono per il futuro! Ma bisogna che il messaggio venga fuori chiaro eh!! Chiaro!! Perché i giornali li leggono anche loro, non li leggiamo solo noi, anzi li leggono meglio loro di noi perché li tengono alimentati”. Il riferimento potrebbe essere in questo punto ai magistrati che stanno portando avanti l’indagine, anche se il consigliere Pd non li cita mai esplicitamente: “Se vogliamo fare la discussione seria … tra gente che ha a cuore la baracca, non la ditta, la baracca, che la ditta è un’altra cosa, ognuna c’ha la sua (…) Ve lo dico perché il rendiconto sono i rendiconti eh, c’è tutto! Quello che vogliono i giornalisti, il panino con la mortadella”.
“Davanti a Fiorito a Porta a Porta abbiamo finito tutti”
Monari continua il suo monologo e se la prende con lo scandalo dei rimborsi del consigliere del Lazio Franco Fiorito che avrebbe rovinato tutti i colleghi. “E’ cambiato il mondo, punto. Questo … non c’è bisogno di … è cambiato il mondo. E’ cambiato il mondo e … mentre cambiava il mondo c’è chi ha dato delle risposte, chi ha puntato di dar delle nuove, chi ha tentato di darne un’altra, non voglio fare una graduatoria, per esempio Defranceschi ha immediatamente capito che era meglio togliersi dai coglioni evidentemente la questione di mettere tutto online”. Mettere le spese in rete è per Monari una scocciatura, ma che nella nuova fase post Fiorito diventa necessaria. Almeno così argomenta Monari: “Cioè uno si fa propri i difensori che si sono difesi buttando la palla in tribuna ma male, ma male. Porta a Porta l’abbiamo visto tutti … uno può anche difendere la sua posizione, per l’amor di Dio, ma quando arriva a dire che ha comprato un SUV, perché quando i soldi gli arrivano sul conto corrente, non son più del gruppo ma son soldi suoi ..”. E qui il consigliere si mette a battere le mani e poi continua: “Abbiam già finito tutti, capito? Cioè davanti a Fiorito a Porta Porta abbiamo finito tutti, perché non è che uno arriva e dice: sì va beh io quello … un cabaret di pastine … eh, dove sei andato con le paste? Al compleanno di mio cugino. Perché non l’hai pagate coi tuoi? C’è lo scontrino al gruppo! Perché c’è lo scontrino al gruppo ragazzi, c’è! C’è, cioè è inutile che ci guardiamo con le facce beote eccetera, c’è!”. Intorno i colleghi scoppiano a ridere.
“Ciò che non è raccontabile, non si può più fare”
Siamo a fine settembre 2012. L’obiettivo della riunione dei capigruppo sarebbe di arrivare al primo gennaio 2013 con nuove regole. I cittadini dell’Emilia Romagna altrimenti non capirebbero. È ancora il capogruppo Pd a parlare: “Tutto quello che non è raccontabile non si può più fare. Quindi la fattura del convegno, la fattura dell’iniziativa, la fattura eh… è raccontabile, perché? Perché è diciamo una rappresentazione di un gruppo politico che fa delle cose politiche. La rappresentazione del soggetto singolo consigliere regionale, non è colpa di Monari né colpa di Defranceschi né di Villani né di Richetti eccetera, viene attribuita al soggetto singolo e quindi tutto quello che fai per te, con i soldi che prendi, lo puoi pagar di tasca tua, non importa che mi rompi i coglioni e mi aggiungi anche delle pezze d’appoggio che continuo a pagare io”. Monari lascia insomma intendere che è finito per molti consiglieri il tempo di mettere anche le spese private in conto alla Regione: “Quindi non si può più fare. Ora, tutto quello che è stato fatto fino adesso è difficile da spiegare. Se conveniamo su questo… bisogna fare una mossa credibile che lanci anche il messaggio che abbiamo capito, non siamo scemi …”. Naldi di Sel commenta: “Gli italiani si son rotti i coglioni”. E Monari: “Gli italiani si son rotti i coglioni e noi dal 1° gennaio arriviamo lavati e stirati o sperando che capiscano anche loro tutto quello che… se no!”.
L’allora consigliere democratico fa poi riferimento a Paolo Nanni, il consigliere Idv della legislatura 2005-2010 che ha recentemente patteggiato una pena per peculato. Il suo caso è stato il primo in Emilia Romagna ad attirare l’attenzione della magistratura sull’uso dei soldi dei gruppi regionali: “Non è che attorno a questo tavolo possiamo dire dalli a Nanni, dalli a Nanni, dalli a Nanni! Vogliamo far… pensiamo di lavarci così le mani? Alla Ponzio Pilato! Nanni? Ah… è un ragazzo che sbaglia, eh. Crea imbarazzo!”. Poi l’esponente democratico gela la sala: “Non so quanti Nanni ci sono qua dentro!”.
“Quello della politica è un concentrato di idioti”
Infine è Monari stesso a concludere: “Vogliamo fare lo striscione e adesso accoppateci tutti? Siam lì eh cioè! Secondo me ci vuole una legge”. Poi mentre parla di come portare la nuova legge in aula si lascia andare a un commento sui suoi colleghi di partito: “Quello della politica è un concentrato di idioti… Il Pd è un partito grande, ci sono molti idioti”.
“Giornalisti teste di minchia”
Infine ci sono gli insulti ai giornalisti (per i quali Monari ha già chiesto scusa): “Quelle teste di minchia che son qua sotto, che sono i servi della gleba di un’altra casta molto più potente della nostra, ma loro non lo sanno, sono pagati in nero, 8 euro a pezzo,darebbero via le chiappe pur di firmare perché pensano legittimamente, son tutti ragazze e ragazzi giovani, a una prospettiva di carriera quindi a loro li perdono, a chi li strumentalizza purtroppo no”.
“Devo licenziare delle persone, ma non solo una…”
Durante la riunione c’è anche chi teme che il ciclone non travolga i propri collaboratori: “Lo dico perché devo licenziare delle persone, credo… ma non una… eee!”, spiega Naldi di Sel. Il presidente del consiglio regionale Matteo Richetti (oggi deputato Pd) prova a fare un ragionamento in termini di realistiche riduzioni: “Secondo me siamo nelle condizioni di poter costruire una riduzione dell’importo complessivo del 30% che sono tanti soldi”. Ma poi Richetti precisa: “Ovviamente si deve costruire secondo me senza lasciare a casa persone, e provando dare sostenibilità a questo nuovo importo, e stiamo parlando di oltre 1 milione di euro, ma che è anche un’altra indicazione che deve venire… che deve venire in maniera condivisa e… e convinta da … dai gruppi consiliari e dai partiti”.
“Sono soprattutto cene e rimborsi chilometrici”
Oltre a Monari, che monopolizza in gran parte le tre ore di riunione, bisogna segnalare anche gli interventi di Richetti, che sono di tutt’altro tenore. Ad esempio, il presidente del consiglio regionale prova a indicare quali possano essere i correttivi per una nuova legge su rimborsi dei gruppi in Regione. “C’è un buco in questa cosa, per cui è evidente che io, penso noi dobbiamo sottoporre a partire della gestione 1° gennaio 2013, oltre il tema del controllo dei Sindaci revisori, la capigruppo deve dare mandato all’ufficio di Presidenza di verificare la possibilità di stipulare una convenzione con la Corte dei Conti e sottoporre alla Corte dei Conti il controllo anche dei bilanci dei gruppi consiliari. Penso alla Corte dei Conti perché… ovviamente si può discutere, un soggetto privato, un soggetto terzo selezionato come volete… siamo comunque nell’ambito di un… di un controllo verificabile dal soggetto preposto a verificare la regolarità di qualunque bilancio pubblico o qualunque soggetto che faccia il bilancio con soldi pubblici, per cui io sarei per andare direttamente alla fonte di controllo principale su quello che è ogni tipo di livello della pubblica amministrazione”. Poco dopo Richetti chiarisce quali saranno poi le note dolenti dell’indagine (ai 41 consiglieri verranno poi contestate quasi 3 milioni di rimborsi che non sarebbero leciti): “Non nascondiamoci”. Poi spiega: “La parte più critica delle spese ce l’abbiamo proprio su questo: pranzi, cene e rimborsi chilometrici siccome io penso che il tema non sia solo dare qualche segnale, ma un cambio radicale che ha un costo alto, non so… non in termini economici, in termini di agibilità e di strumenti, rimangono consentite ai gruppi tutte quelle spese che sono oggettivamente inerenti al funzionamento, alle iniziative, che sono supportate da una fattura, da un contratto di servizio, da un consulenza che produce ovviamente un riscontro e su questo tentare un passo in avanti”.