domenica 7 agosto 2016

Basta Ladri - George Middleton.



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Deviazioni, smottamenti e semafori Primo weekend di agosto, tutti i cantieri nelle strade e autostrade siciliane. - Silvia Iacono

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PALERMO. Nel primo week-end di agosto gli automobilisti in viaggio per le strade e autostrade siciliane saranno alle prese con diversi cantieri. Sono pochi quelli che creano vere e proprie chiusure, ma in diversi punti ci sono restringimenti di carreggiata con doppio senso di circolazione e conseguenti ripercussioni sul traffico.
Sulla A19 in corrispondenza dell’imbocco est della galleria “Fortolese”,tra gli svincoli di Enna e Caltanissetta, sono in corso lavori da metà luglio e il traffico è attualmente deviato, nei due sensi di marcia, su un’unica carreggiata. Il bando di gara è stato assegnato dall’Anas per il ripristino del calcestruzzo e la sistemazione idraulica, per un importo di 750 mila euro.
Sempre sulla Palermo-Catania, da dieci giorni, hanno avuto inizio i lavori di manutenzione straordinaria del viadotto Morello, ancora tra gli svincoli di Caltanissetta ed Enna. Fino al 10 dicembre la carreggiata in direzione Catania sarà interessata dalla prima fase dei lavori. Sarà pertanto chiuso il traffico per una lunghezza complessiva di circa sei chilometri, con deviazione sulla carreggiata opposta ed è stato predisposto il doppio senso di circolazione. I lavori prevedono il ripristino statico e la riqualificazione del viadotto, che si sviluppa a carreggiate separate dal chilometro 106,825 al chilometro 112,400 ed è costituito da una successione di 125 campate per ciascuna carreggiata. Secondo l’Anas: “L’intervento risulta necessario in quanto dall’anno della sua realizzazione, avvenuta a cavallo tra il 1969 e il 1970, il viadotto è stato oggetto soltanto di interventi di manutenzione straordinaria di tipo localizzato”.
Restando sulla stessa arteria autostradale, il traffico in direzione Catania continua ad essere deviato sul bypass in corrispondenza delviadotto Himera, aperto al traffico il 16 novembre, allo svincolo di Scillato con rientro in autostrada allo svincolo di Tremonzelli. Sono stati inoltre installati sistemi di monitoraggio sia per le strutture del viadotto che per il versante montuoso interessato dal movimento franoso. Il viadotto in direzione Catania sarà realizzato e reso fruibile nel 2018.
Lavori di raddoppio in corso anche nella strada statale 640 “Degli Scrittori”, che collega Caltanissetta ad Agrigento. Questi lavori la trasformeranno in strada extraurbana principale, a carreggiate separate con due corsie per senso di marcia oltre la corsia di emergenza. I lavori, per un investimento complessivo pari a 1,5 miliardi di euro, sono suddivisi in due lotti. L’Anas informa che: “Il primo lotto, dal km 9,880 al km 44,400 della statale, sarà ultimato a dicembre dell’anno in corso mentre l’ultimazione del secondo lotto, dal km 44,400 alla connessione con l’autostrada A19 Palermo-Catania, è fissata a gennaio 2018”.
Sulla strada statale 189 "della Valle del Platani" Palermo-Agrigento sono in corso lavori nel tratto Palermo-Lercara Friddi, con termine del cantiere previsto entro la fine del 2017. In alcuni tratti è stato istituito il senso unico alternato regolato da nuovi semafori. Due si trovano vicino  al comune di Mezzojuso e sono stati sincronizzati alla fine del mese di luglio.
L’Anas ha istituito una serie di investimenti per un valore complessivo di 105 milioni di euro finalizzati alla riapertura di 20 strade chiuse in tutto il territorio nazionale di cui sette in Sicilia. In questo programma rientra l’avvio dei lavori per la messa in sicurezza della strada statale 113 “Settentrionale Sicula” a Gioiosa Marea, in provincia di Messina, chiusa dal 25 marzo scorso nel tratto compreso tra il km 86,700 e il km 87,900, in seguito ad una frana avvenuta al km 87,650. Il termine dei lavori è previsto nei primi giorni del 2017,  ma con la possibilità di riaprire al traffico, con limitazioni, prima della definitiva conclusione dei lavori.
Sono in corso i lavori di consolidamento del ponte “Cinque Archi” nella statale 121 “Catanese”, vicino a Santa Caterina Villarmosa. I lavori riguardano la sistemazione idraulica del fiume Salso. Saranno ultimati, rispettivamente, a febbraio e maggio 2017, per un investimento complessivo di 5,5 milioni.
Lavori in corso anche sul viadotto “Ridotto” della A18 sulla Messina-Catania per l’assestamento statico e sismico che prevede un restringimento di carreggiata. Il cantiere definitivo con la chiusura totale è previsto dopo l’estate.  Sempre sulla Messina-Catania c’è ancora un restringimento di carreggiata all’altezza della frana di Letojanni. Dal Cas (Consorzio Autostrade Siciliane) precisano: “Il progetto per i lavori di consolidamento della strada è pronto, si attende il via libera della Regione Sicilia e della Protezione Civile”.

BANCHE ITALIANE IN CRISI: IN GIOCO RENZI E LA FINANZA EUROPEA. - GIULIETTO CHIESA

Monete euro e la bandiera italiana


Per descrivere le cause della crisi bancaria italiana c’è soltanto l’imbarazzo della scelta: é colpevole il governo in carica?; oppure sono colpevoli le banche?; oppure il colpevole è l’Europa? Con ogni probabilità tutti e tre, insieme all’eredità del passato, che nessuno ha mai voluto affrontare.

Intanto i numeri disegnano un quadro allarmante: 630 miliardi di "non performing loans", in termini accessibili all'uomo della strada, "carta straccia o quasi". Per capire le dimensioni relative si tratta del 18% di tutti i prestiti bancari, ed esso è pari a 1/5 del PIL italiano. Se l'Italia fosse l'America, o la Gran Bretagna, potrebbe fare quello che entrambe fecero tra il 2008 e il 2010: cioè ricapitalizzando le loro banche con l'iniezione poderosa di oltre 10 trilioni di dollari, inventati dalle rispettive banche centrali.

Ma l'Italia non è né l'una né l'altra: non può inventarsi dal nulla l'occorrente perché non ne ha il potere. La Banca Centrale Europea è la padrona del denaro ed è indipendente dai singoli governi e anche dalla Commissione Europea. A complicare le cose quest'ultima ha reso ancora più rigide le condizioni per un intervento pubblico di salvataggio delle banche bollite (bail-out). Dal primo gennaio 2016 il governo è impedito a prendere ogni decisione in merito se i risparmiatori, cioè le imprese e i cittadini non si fanno carico di coprire, di tasca loro, fino all'8% degli assets della banca in cui hanno depositato i loro denari (bail-in).
Solo a questo punto può scattare l'operazione salvataggio. 
La rapina è evidente e non occorre molto tempo per capirlo. 
E viene dall'Europa. 
Ma Roma non è Berlino, per esempio. 
Gli italiani sono creditori verso le loro banche di circa 200 miliardi €. 
Dei quali è accertato che la grande parte (pari a circa 173 miliardi €) sono stati carpiti a clienti ignari del fatto che si trattava di investimenti ad alto o altissimo rischio. Cioè chi firmava quei contratti non veniva informato che, in caso di bancarotta o comunque di insolvenza, quei crediti non sarebbero stati rimborsati o comunque messi in coda, senza troppe speranze.
Qui è chiaro che si è trattato di una miriade di vere e proprie truffe, i cui responsabili sono il governo, gli istituti di controllo, le stesse banche. Naturalmente i ladri non processano i ladri, anche perché le leggi sono state fatte dai ladri. Solo che, a conti fatti, ora che la barca oscilla vistosamente, si scopre che i risparmiatori colpiti sarebbero oltre 100.000. E la crisi bancaria si trasforma in una crisi politica. 
Prima di tutto per Matteo Renzi, che deve affrontare, per giunta, un referendum in autunno (sulla sua riforma costituzionale e sulla legge elettorale) in cui è già in evidente difficoltà. In caso di sconfitta è in pericolo l'esistenza stessa del governo attuale.
Dunque cercherà di correre ai ripari. Ma occorre che la signora Merkel gli conceda qualche esenzione dalle regole che egli ha già accettato e firmato. E non è escluso che qualcosa s'inventeranno, per coprire l'inganno che, comunque hanno contribuito loro stessi a creare. 
Infatti anche il bail-out è una truffa, perché fa comunque pagare ai cittadini il costo del salvataggio dei disonesti e degl'incapaci.
Questa ipotesi "ottimistica" è effetto del "rischio contagio". Lo sapevano tutti (quelli che dovevano sapere) che l'Italia, dopo la Grecia, era a rischio: di diventare il detonatore dell'esplosione del sistema bancario europeo nel suo complesso. 
Infatti le banche francesi sono in testa tra i possibili danneggiati del crollo italiano con 250 miliardi € impregnati del debito italiano, seguita dalla Germania, che ha in pericolo 83,2 miliardi € (di cui la Deutsche Bank, già pericolante per conto proprio, ne ha in carico 11,8). Seguono Spagna, USA, UK, Giappone.
Adesso sono tutti in affanno e faranno il possibile per coprire di sabbia il disastro. Forse ci riusciranno, in attesa della prossima crisi e sperando di riuscire a inventare un altro modo per spogliare i cittadini dei loro averi. Intanto, in questo modo, scavando la fossa a ogni possibilità di ripresa dell'economia.

Giulietto Chiesa
Fonte: http://it.sputniknews.com
Link: http://it.sputniknews.com/italia/20160801/3219504/banche-italia-renzi.html

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=16733

sabato 6 agosto 2016

DELLA MANIERA IN CUI I DEMOCRATICI HANNO TROVATO L'UOMO NERO NELLE E-MAIL DI HILLARY. - PAUL CRAIG ROBERTS




Bernie Sanders ha vinto la nomination presidenziale, ma è stato sbattuto fuori dal Democratic National Committee (DNC), il corpo operante del Partito Democratico. Il DNC ha aiutato Hillary a  vincere la nomination grazie alla combinazione di conteggi sbagliati e all'impegno da parte dei super delegati, che nessuno ha eletto, a votare per lei. 
Ha così ottenuto questa nomina illegittimamente.

Lo sanno tutti i sostenitori di Bernie Sanders. Si sono opposti a Hillary, ed è improbabile che molti di loro la voteranno. Quando si è venuti a conoscenza dello scandalo delle e-mail, il Comitato Nazionale Democratico, sperando di spostare la colpa altrove, ha chiesto: "Chi odiano di più gli americani rispetto ad Hillary?" e hanno risposto "i russi". Washington ha continuato a demonizzare i russi negli ultimi 3 - 4 anni.

Così agli americani è stato consigliato di disprezzare i russi. Ecco perché il DNC e le puttane dei media (presstitute) accusano Putin del rilascio, da parte di WikiLeaks, delle e-mail che hanno dimostrato che i democratici stavano barando estromettendo Sanders dalla nomina presidenziale. Il problema è diventato Putin, non Hillary. 
Hillary è una truffatrice sotto molti aspetti. Ma è sfuggita al processo, perché è troppo utile agli oligarchi. Così hanno scaricato tutta la colpa su Putin, dicendo che si tratta di un piano russo per far sì che venga eletto Donald Trump. Io non credo che saranno in grado di ingannare molte persone. Solo gli stupidi. Funzionerà sui media, perché i media non sono onesti e nemmeno indipendenti.

I media americani sono come i vecchi media sovietici - si deve rispondere al Capo e non si possono raccontare i fatti in maniera indipendente. Affermare che tutto questo scandalo delle e-mail è un piano di Putin, non ingannerà gli americani. I Democratici sono alla ricerca di un uomo nero, di qualcuno da incolpare per le loro azioni. Non si rendono nemmeno conto che tali accuse fanno sembrare la Russia una superpotenza informatica.
Ebbene, la Russia può esserlo, ma sappiamo tutti che le e-mail della Clinton non hanno raggiunto WikiLeaks grazie alla Russia. 
E 'solo qualcosa che è stato creato da chi lavora per la Clinton. I media hanno semplicemente assecondato la cosa, riportandola senza investigarla. Penso che non siano in molti a credere che ci sia Putin dietro la soffiata delle e-mail compromettenti di Hillary. Ciò fa semplicemente sembrare il Democratic National Committee ancor più ridicolo.

Il DNC ruba un'elezione al candidato voluto dalla gente e cerca di dare la colpa a Putin.
Quando Bernie Sanders ha sostenuto la Clinton alla convention democratica, si è screditato e ha  demoralizzato tutti i suoi sostenitori che, di conseguenza, si sono opposti anche a lui. 

Questo episodio fa sì che Sanders non possa più essere riconosciuto come un leader. Ha distrutto questa possibilità con le sue stesse mani. Se fosse andato alla convention dicendo: "Mi hai rubato la nomina presidenziale! Io sono il vincitore!", in questi giorni sarebbe stato l'americano più popolare. Avrebbe potuto correre come candidato indipendente e ottenere la vittoria. Ma non ha avuto il coraggio di farlo. Ha rinunciato, si è arreso.
Gli oligarchi sono abituati a persone che si arrendono. Essi pensano che Putin si arrenderà. E che la Cina si arrenderà. E l'Iran. Bernie Sanders non ha il sostegno degli oligarchi. Il complesso militare della sicurezza, di Wall Street, e la lobby israeliana non gli stanno dietro. Non è il loro agente. E' stato sostenuto dagli  elettori democratici. Quindi non ha il potere di prevalere, a meno che non ingaggi una vera battaglia contro Hillary. 
Ma non è stato disposto a rischiare.

Bernie Sanders è considerato un outsider dagli oligarchi. Non hanno finanziato la sua campagna. Il suo appoggio a Hillary lo ha distrutto come leader politico, ed ha segnato anche la fine della possibilità di vederlo come un potenziale leader. Hillary ha scelto un generale guerrafondaio come suo vice-presidente. 

I media americani, assetati di guerra, sosterranno la Clinton e attaccheranno Trump. Ma i media hanno mentito così tanto da aver perso la loro credibilità. 

Molte meno persone vengono influenzate dai media perché questi hanno mentito troppo e troppo a lungo.

E' molto più importante vedere come si muoverà Trump. Se continua a dire che non vuole un conflitto con la Russia, che la NATO è un problema e non una soluzione, e continua a denunciare la delocalizzazione di posti di lavoro americani, che ha distrutto la classe media, Trump vincerà le elezioni presidenziali indipendentemente dall'opposizione degli oligarchi e dei media. 

Il fatto che le aziende abbiano trasferito all'estero i posti di lavoro della classe media ferisce gli americani e l'economia americana. Trump non vuole tensioni con la Russia. Si rende conto che la NATO non è necesaaria.
E gli americani lo stanno sostenendo per questi motivi. Se Trump si focalizzerà su questi problemi: vincerà, a meno che l'elezione non venga truccata. Ma la domanda è: cosa potrebbe raggiungere, se ottenesse la carica? Potrebbe ammettere che non è in grado di farci niente, ma è l'unica speranza che abbiamo. Trump saprà chi nominare per raggiungere i suoi scopi, o il suo governo verrà nominato dall'establishment che lo “consiglierà” e di conseguenza lo contollerà?
Se una vittoria Trump sembrerà alle porte, i democratici cercheranno di truccare le elezioni riprogrammando le macchine per il voto elettronico, che non lasciano traccia cartacea. Sarà uno di questi programmi a determinare l'esito delle votazioni. E nessuno saprà mai che si è verificato un broglio. A meno che Trump non si faccia aiutare da degli esperti, in grado di garantire che le macchine per il voto siano programmate correttamente, ho il sospetto che le macchine verranno programmate per votare Hillary. Trump non può fidarsi dell' establishment politico repubblicano, perché gli si oppone.
Se Trump farà affidamento su di loro, questi collaboreranno con il gruppo di Hillary, riprogrammando le macchine affinché sia lei a vincere. Non ci saranno schede cartacee da riconteggiare. Questo è il modo in cui negli ultimi anni, negli USA, sono state truccate un sacco di elezioni. L'establishment americano è l'incarnazione del male e non accetterà un outsider come presidente. E se Hillary divenisse presidente, la violenza americana contro gli altri popoli aumenterà.

(Dr. Paul Craig Roberts è stato Assistente Segretario del Tesoro per la Politica economica e editore associato del Wall Street Journal. E 'stato editorialista di Business Week, Scripps Howard News Service, e Creators Syndicate. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti universitari. Le sue colonne su internet hanno attirato lettorri da tutto il mondo. I suoi ultimi libri sono : The Failure of Laissez Faire Capitalism and Economic Dissolution of the West , How America Was Lost, e The Neoconservative Threat to World Order.)


Fonte: www.paulcraigroberts.org
Link: http://www.paulcraigroberts.org/2016/08/01/american-horror-story-how-democrats-found-a-russian-boogeyman-in-hillarys-e-mails/
1.08.2016

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da DESASTRADO

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=16745

Hiroshima ricorda i 71 anni dalla bomba atomica. In 50mila alla cerimonia.

Hiroshima ricorda i 71 anni dalla bomba atomica. In 50mila alla cerimonia


Otre cinquantamila persone hanno partecipato alla cerimonia in ricordo delle 140mila vittime della bomba atomica che gli Stati Uniti sganciarono su Hiroshima il 6 agosto del 1945, nei giorni finali della Seconda guerra mondiale. 
Un minuto di silenzio è stato osservato al Peace Memorial Park, costruito nei pressi del punto in cui cadde la bomba, soprannominata Little Boy, sganciata alle 8.15 ora locale di 71 anni fa dal bombardiere B-29 Enola Gay.
"Oggi, rinnoviamo la nostra offerta di sincera consolazione alle anime delle vittime della bomba atomica e rinnoviamo il nostro impegno a fare tutto quanto in nostro potere per abolire le armi nucleari e costruire una pace nel mondo che sia duratura", ha detto il sindaco di Hiroshima, Kazumi Matsui. Che ha poi rievocato le parole pronunciate il 27 maggio scorso dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama nel corso della sua storica visita nella città giapponese, rivolgendo un appello ai Paesi che hanno armi nucleari nei loro arsenali ad "avere il coraggio di sottrarsi alla logica della pace e a perseguire un mondo senza" armi nucleari.


Quindi, il sindaco di Hiroshima, diretto al premier Shinzo Abe presente alla cerimonia, ha sottolineato come "un mondo libero dalle armi nucleari esprimerebbe il nobile pacifismo della costituzione giapponese". Costituzione che il primo ministro vorrebbe cambiare, eliminando la rinuncia al pacifismo iscritta nell'articolo 9 della carta.
La bomba atomica su Hiroshima - la prima mai sganciata - rase al suolo la città, provocando la morte entro la fine del 1945 di 140mila persone, senza contare le decine di migliaia decedute negli anni successivi in conseguenza delle radiazioni. Tre giorni dopo, il 9 agosto, un secondo ordigno, noto come 'Fat Man', venne sganciato su Nagasaki.

Nuovi guai per la Monterosso. Il Tar manda le carte in Procura. - Accursio Sabella

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Nonostante le diffide di un ente, l'ex dirigente generale diede il via libera a un finanziamento illegittimo. I giudici: “Evidenti omissioni”.

PALERMO - “L’assessorato pare non aver voluto intraprendere alcun controllo”. L’assessorato alla Formazione non ha voluto vedere, controllare, verificare. Non ha svolto, in pratica, il suo compito. A causa di queste “evidenti omissioni” il Tar, con una sentenza rara nella durezza e nelle decisioni, ha disposto che le carte del ricorso riguardante alcuni finanziamenti del Prof del 2010 vengano inviati alla Procura di Palermo.

Ecco quindi la nuova inchiesta e i nuovi guai all’orizzonte. Anche e soprattutto per l’attuale segretario generale di Palazzo d’Orleans Patrizia Monterosso, in quei giorni dirigente generale del dipartimento Formazione. È suo, infatti, il decreto col quale viene dato il via libera ai finanziamenti del Prof. Un somma complessiva di oltre 236 milioni di euro. L'atto firmato da Patrizia Monterosso segue il decreto assessoriale firmato dall'allora assessore Mario Centorrino. Entrambi i documenti sono finiti nella sentenza del Tar. Atti “bocciato” e annullati nella parte in cui veniva deciso il finanziamento per la cooperativa “Insieme per la Formazione”. Ente che – stando alla sentenza – non avrebbe avuto i requisiti per ottenere quei finanziamenti pubblici. Soldi che sono arrivati, invece, anche grazie a una vicenda in parte grottesca e in parte inquietante.

La storia ruota attorno a due enti e a una persona. Gli enti sono l’Ecoform e “Insieme per la Formazione”, la persona chiamata in causa dal ricorso risponde al nome di Vincenzo Garofalo. È lui, nel 2009, a comunicare all’assessorato alla Formazione che l’Ecoform, ente nazionale che partecipa ai vari bandi regionali, non aveva interesse a partecipare al Piano regionale per l’offerta formativa siciliano nel 2010. Una affermazione che si basava su una procura affidata dall’Ecoform a Garofalo nel 2006. Una procura che, però, emergerà nel corso del procedimento, aveva confini stretti e precisi. Garofalo, insomma, non avrebbe avuto il potere – fatto confermato dalla sentenza del Tar – di esprimersi sulla volontà di Ecoform di partecipare o meno. Ma c’è di più. Perché Garofalo in quei giorni aveva messo a disposizione dell’altro ente, “Insieme per la Formazione” le strutture e il personale di Ecoform. Un meccanismo che avrebbe consentito al nuovo ente di acquisire i requisiti necessari.

Peccato però che Ecoform non avesse avallato quella decisione. Anzi, l’ente nel suo ricorso sostiene che la cooperativa “Insieme per la Formazione” si sarebbe illegittimamente appropriata delle sue strutture presenti in Sicilia, “attraverso l’operato di un soggetto (il sig. Vincenzo Garofalo) che si sarebbe falsamente qualificato – si legge nella sentenza - come rappresentante legale dell’ente ricorrente; questi avrebbe posto in essere atti volti a pregiudicare l’interesse dell’ente ricorrente a partecipare all’avviso indetto dalla regione Sicilia per il finanziamento di progetti formativi, consentendo di contro alla cooperativa ‘Insieme per la Formazione’ di partecipare a tale avviso (ottenendo anche il finanziamento a taluni progetti), avvalendosi delle sedi, del personale e delle strutture di Ecoform”.

Non solo, quindi, Ecoform non aveva mai dato il via libera a quell’operazione, ma più volte, come è emerso dalla lunga vicenda processuale di fronte ai giudici amministrativi, ha anche diffidato l’assessorato alla Formazione affinché non agisse in seguito alle indicazioni fornite da Garofalo. Tra l’altro, l’ente “subentrato”, in quegli anni era persino sprovvisto di un altro requisito fondamentale: aver partecipato a progetti di formazione nei due anni precedenti.

Eppure, nonostante le ombre, i dubbi e soprattutto le diffide di Ecoform, l’assessorato prendeva tutto per buono, inserendo l’ente nell’elenco di quelli finanziati. Ma è proprio lì che i giudici del Tar hanno sentito puzza di bruciato. E anzi, nel corso della sentenza con la quale hanno accolto il ricorso di Ecoform annullando il finanziamento a Insieme per la formazione, hanno puntato il dito contro l’assessorato in quegli anni guidato dallo scomparso Mario Centorrino e “amministrato” dal dirigente generale Patrizia Monterosso a capo del dipartimento che ha dato il via libera al finanziamento.

All’assessorato, emerge dalla sentenza, “era stato fatto presente, attraverso appositi atti di diffida, che l’operato in questione era da attribuirsi a un falsus procurator e, conseguentemente, la cooperativa Insieme per la formazione era stata illegittimamente ammessa al finanziamento”. Ecoform aveva quindi avvisato l’assessorato. Che ha evidentemente ignorato quelle note. “Nonostante le numerose diffide presentate, - insiste il Tar - l’Assessorato pare non aver voluto intraprendere alcun controllo circa la legittimità dell’operato del procuratore rispetto agli atti statutari, di cui aveva la disponibilità, ed ha ammesso al finanziamento un soggetto, qualificato ‘Insieme per la formazione ex Ecoform Sicilia’, nonostante non vi fosse alcun valido atto che consentisse di prefigurare l’avvenuta trasformazione o incorporazione di Ecoform Sicilia”.

Ed è proprio quel passaggio ad allungare nuove ombre: l’assessorato pare non aver “voluto” controllare, così scrivono i giudici amministrativi. Ci sarebbe stata quindi una precisa intenzione dell’assessorato a non rispondere a quelle diffide. A non verificare. Proprio per questo il Tar parla di “evidenti omissioni” dell’assessorato, “aggravate – continuano - dal mancato riscontro alle diffide presentate dall’ente ricorrente”. Per questo, concludono i giudici del Tar “si ritiene di disporre la trasmissione degli atti di causa e della presente sentenza alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo”. Nuova inchiesta all’orizzonte, quindi, per la Formazione siciliana. E nuovi guai in vista per la più potente burocrate di Sicilia.


http://livesicilia.it/2016/08/06/inchiesta-formazione-procura-monterosso-sicilia_774484/

Per saperne di più, leggi anche:
http://www.palermotoday.it/politica/mafia-massoneria-patrizia-monterosso-5-stelle.html

venerdì 5 agosto 2016

LIBIA, PREPARIAMOCI AI NOSTRI BATACLAN. - Massimo Fini

Bataclan, dal concerto al massacro. Un'italiana:


Ineffabili americani. 
Prima costituiscono in Libia un governo fantoccio, quello di Al-Sarraj, che fino a poco tempo fa era così ben visto dalla popolazione libica che era costretto a starsene, con i suoi ministri, su un barcone imboscato nel porto di Tripoli. Adesso che questo governo ha ottenuto l’appoggio della fazione di Misurata, ma non quello del governo antagonista di Tobruk e tantomeno delle altre mille milizie che agiscono in Libia, gli Stati Uniti gli han fatto chiedere il loro soccorso. Qualcosa che somiglia molto alla richiesta di ‘aiuto’ dei Paesi fratelli quando l’URSS invadeva l’Ungheria e la Cecoslovacchia che erano insorte contro i governi filosovietici.

Gli americani hanno tenuto a precisare che i loro raid su Sirte e altrove saranno “di precisione”. Speriamo che non abbiano gli stessi effetti dei ‘missili chirurgici’ e delle ‘bombe intelligenti’ usati nella prima guerra del Golfo del 1990. Sotto le luminarie dei traccianti e dei fuochi d’artificio che ci faceva vedere la Tv italiana con Fabrizio Del Noce piazzato sulla terrazza del più grande albergo di Bagdad, cioè un albergo del nemico che controllava ancora la sua capitale (altra stranezza delle guerre moderne) sono morti 167.000 civili, fra cui 48.000 donne e 32.195 bambini (dati al di sopra di ogni sospetto perché forniti, sia pur fortuitamente, da una funzionaria del Pentagono).

Al-Sarraj s’è affrettato ad assicurare che il suo governo “respinge qualsiasi intervento straniero senza la sua autorizzazione”. Il fantoccio di Tripoli sa benissimo che una guerra aperta e dichiarata alla Libia compatterebbe tutti i libici di qualsiasi fazione perché esiste pure là, anche se a noi può sembrar strano, un sentimento e un orgoglio nazionali. E questo andrebbe a tutto vantaggio dell’Isis che è il gruppo più forte, meglio armato, più determinato che in breve tempo ingloberebbe anche le altre milizie. Ma ciò che dice al-Sarraj è una barzelletta a cui è difficile credere sia perché ciò che nega è già avvenuto, sia perché è alle dirette dipendenze del governo americano a cui è legata la sua sopravvivenza, e gli USA faranno quello che vorranno, sia perché sul terreno sono già presenti truppe speciali americane, inglesi e francesi.

Ineffabili americani. Prima, nel 2011 attaccano, insieme ai francesi, la Libia, Stato sovrano rappresentato all’ONU, e contro la volontà dell’ONU, disarcionando il dittatore Gheddafi con cui avevano fornicato fino al giorno prima, provocando la disarticolazione di quel Paese dove mille milizie sono adesso in guerra fra loro. Poi, per cercare di rimediare al disastro che hanno causato, la ribombardano nel 2016. A quell’attacco partecipò anche l’Italia che era l’ultima ad avervi una qualche convenienza dato che aveva consistenti interessi economici in Libia e il presidente Berlusconi ottimi rapporti con il leader libico che solo pochi mesi prima aveva accolto anche troppo sontuosamente a Roma. E infatti Berlusconi era contrario a quella guerra e quindi è doppia la sua responsabilità nell’aver seguito francesi e americani in quell’avventura.

Non c’è niente da fare, passano gli anni passano i decenni ma noi non riusciamo a liberarci della pelosa tutela dell’ ‘amico amerikano’. 
Nel 1999 partecipammo all’aggressione alla Serbia (gli aerei americani partivano da Aviano), guerra anche questa a cui l’ONU s’era dichiarata contraria. E anche con la Serbia noi avevamo solidi rapporti di amicizia che risalivano addirittura ai primi del ‘900 quando a Belgrado si pubblicava un quotidiano intitolato Piemonte (i serbi infatti vedevano nell’Italia che si era da poco unita un esempio per conquistare la propria indipendenza sotto le forme di una monarchia costituzionale). Il nostro coinvolgimento nella guerra alla Serbia in quanto membri della Nato non era per nulla obbligato, tant’è che la piccola Grecia, che fa parte anch’essa della Nato, si rifiutò di parteciparvi.

Adesso saremo costretti a fornire la nostra base di Sigonella dove sono presenti una dozzina di droni e di caccia americani. 

Bel colpo. Finora il governo Renzi, seguendo la linea di Angela Merkel, si era tenuto prudentemente ai margini del casino mediorientale e per questo l’Isis non aveva colpito né noi né i tedeschi (gli attentati terroristici in Germania sono stati fatti da psicopatici sulle cui azioni poi l’Isis ha messo il cappello). Adesso dovremo attenderci anche in Italia attacchi dell’Isis che più viene colpita in Medio Oriente e più, logicamente, porta la guerra in Europa. 

Vedremo come reagiranno le mamme italiane quando avremo anche noi i nostri Bataclan.
 
Massimo Fini