Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 31 dicembre 2018
domenica 30 dicembre 2018
Il più grande sistema di pulizia degli oceani ha finalmente preso il largo: dimezzerà l’inquinamento marino in soli 5 anni.
L’enorme isola di plastica che si è accumulata nell’Oceano Pacifico, frutto dei rifiuti plastici di oltre 60 anni, sembra avere le ore contate. Il progetto dell’organizzazione no-profit olandese Ocean Cleanup sta finalmente prendendo il largo per segnare un momento storico nella lotta all’inquinamento ambientale. Le proiezioni dei dati di raccolta dei rifiuti sono stupefacenti e lasciano ben sperare gli addetti ai lavori e il mondo intero…
Il Pacific Trash Vortex, conosciuta anche come Grande Chiazza di Immondizia nel Pacifico(Great Pacific Garbage Patch), è un’enorme accumulo di spazzatura (in particolare plastica) che si trova nell’Oceano Pacifico. Questo fenomeno è talmente grande da essere considerato uno stato grande due volte il Texas contenente 1,8 trilioni di pezzi di detriti. Per anni si è pensato che non potessero esserci soluzioni a questo problema, perlomeno fino ad oggi.
Avevamo già parlato del progetto Ocean Cleanup di un’organizzazione no-profit olandese, che ha studiato e messo in azione il primo sistema di pulizia guidato degli oceani al mondo. È stato da poco messo in funzione nella baia di San Francisco, con tanto di diretta streaming mondiale, il System 001, il primo sistema di pulizia degli oceani al mondo.
Si tratta di una struttura tubolare lunga 600 metri a forma di U, costituito da una barriera galleggiante e una fascia di tessuto che trattiene i rifiuti alta 3 metri, posizionata al di sotto dei galleggianti. È stata progettata in modo da essere trasportata dal vento e dalle onde del mare per tutto il suo tragitto autonomo, alla ricerca dei componenti inquinanti presenti nell’oceano.
Come si può leggere sul sito dell’organizzazione, questa struttura si comporta come un gigantesco Pac Man: muovendosi più velocemente della plastica spinge i rifiuti al centro della barriera galleggiante. L’enorme struttura sta raggiungendo il punto in cui inizierà una sperimentazione finale della durata di due settimane a 240 miglia al largo della costa.
Finito questo periodo e raccolti i dati necessari, sarà pronta per viaggiare verso il Garbage Patch, dove inizierà il lavoro per cui è stato progettato. Il System 001 è al momento trainato da un rimorchiatore di un’azienda partner del progetto Ocean Cleanup, e inizierà a raccogliere i primi detriti dell’enorme isola di plastica entro 6 mesi. I rifiuti raccolti verranno riciclati dalla stessa organizzazione e saranno venduti in prodotti che finanzieranno il progetto e le future piattaforme.
Durante il viaggio il System 001 sarà tenuto d’occhio per diverse settimane dal Maersk Launcher, la nave rimorchio, che svolgerà la duplice funzione di raccolta dei dati utili progetti futuri, oltre che fungere da piattaforma di osservazione.
L’obiettivo dichiarato di Ocean Cleanup è quello di ridurre drasticamente l’inquinamento marino causato dalla plastica nei prossimi anni. Il raggiungimento è legato all’aumento della flotta, dove è prevista un’espansione di circa 60 sistemi per dimezzare le dimensioni del Garbage Patch in circa 5 anni. Entro il 2040 l’obiettivo è quello di ridurre del 90% la plastica presente in tutti i nostri oceani.
Attendiamo con ansia che il System 001 raggiunga il luogo previsto per la raccolta dei rifiuti, questo momento segnerà una svolta epocale nella lotta all’inquinamento marino!
Eclissi e allineamenti planetari eccezionali: ecco i 5 eventi astronomici da non perdere nel 2019. - Beatrice Raso
Il 2019 porterà diversi eventi astronomici degni di nota che incanteranno molti degli appassionati e non sulla Terra: ecco i 5 da non perdere assolutamente.
Il 2019 porterà diversi eventi astronomici degni di nota che saranno visibili per molte persone sulla Terra, incluso un allineamento celeste che non si verificherà di nuovo fino agli anni del 2030. Oltre ai grandi eventi, il 2019 porterà anche 3 Super-Lune, una Luna Blu, molteplici sciami meteorici e decine di lanci di razzi da Cape Canaveral, in Florida. Ecco allora in ordine cronologico i 5 migliori eventi astronomici del 2019 da segnare sul calendario.
1. 20-21 gennaio: eclissi della Super Luna di sangue.
2. 6-7 maggio: la cometa di Halley e lo sciame meteorico delle Eta Aquaridi.
Mentre altri sciami meteorici, come le Geminidi nel mese di dicembre, portano molte più meteore all’ora, le Eta Aquaridi saranno uno dei pochi sciami meteorici dell’anno a verificarsi durante una luna piena. È possibile osservare meglio gli sciami meteorici durante una luna nuova a causa del poco inquinamento luminoso naturale. Questo facilita la vista anche delle meteore più deboli che non potrebbero essere osservate durante una luminosa luna piena. “Le meteore delle Eta Aquaridi sono note per la loro velocità. Queste meteore sono veloci, viaggiando a circa 66km/s nell’atmosfera terrestre. Le meteore veloci possono lasciare scie luminose (pezzi incandescenti di detriti sulla scia della meteora) che durano da diversi secondi a minuti”, spiega la NASA.
3. 2 luglio: eclissi solare totale nei cieli del Sud America.
La prima eclissi solare totale dalla Grande Eclissi Americana del 2017 si verificherà nel mese di luglio, trasformando il giorno in notte in parte del Sud America. La maggior parte dell’eclissi avverrà sulle acque inabitate dell’Oceano Pacifico, tuttavia sarà visibile anche su parti di Cile e Argentina. In questa piccola area, chiamata fascia di totalità, la luna bloccherà completamente il sole. Il resto del Sud America potrà aspettarsi un’eclissi parziale di sole. La prossima eclissi solare totale non si verificherà fino al 14 dicembre del 2020, quando sarà visibile anche in parti di Cile e Argentina.
4. 12-13 agosto: le Perseidi incanteranno nelle notti d’estate.
Ogni anno, gli appassionati di osservazioni celesti segnano sul loro calendario lo sciame meteorico delle Perseidi, che quest’anno raggiungerà il picco nella notte del 12 agosto fino alle prime ore del mattino del giorno successivo. “Lo sciame meteorico delle Perseidi è spesso considerato uno degli sciami meteorici più belli dell’anno a causa dei suoi alti tassi e delle temperature estive piacevoli”, fa sapere la NASA. Quest’anno la luna piena, però, interferirà con lo spettacolo. Tuttavia, queste meteore solitamente sono più luminose delle meteore di altri sciami meteorici. Questo significa che anche con la luce di una luna quasi piena, gli osservatori potrebbero ancora vedere numerose stelle cadenti. E come spiega la NASA, “non c’è bisogno di nessuna attrezzatura speciale per vedere le Perseidi: solo i vostri occhi”, facendo notare che l’uso di telescopi o binocoli è sconsigliato a causa della rapidità del fenomeno che rende più facile l’osservazione ad occhio nudo.5. 11 novembre: Mercurio passa davanti al sole.
È estremamente importante l’utilizzo di un filtro solare per guardare verso il sole e avere la possibilità di osservare l’evento, poiché guardare verso il sole senza le giuste protezioni può causare danni permanenti alla vista. Chiunque abbia avuto la fortuna di assistere alla Grande Eclissi Americana del 2017 e conservi ancora gli occhiali con i filtri solari utilizzati in quell’occasione, potrà servirsene ancora per questo raro evento, ma solo nel caso in cui non siano stati danneggiati. “Se i filtri non sono stati graffiati, forati o strappati, potrete riutilizzarli all’infinito”, aggiunge la NASA. Chiunque non sia dotato di occhiali con filtri solari può ordinarli online con settimane o mesi di anticipo, poiché l’acquisto potrebbe essere più difficile nell’imminenza dell’evento.
Pronti per un 2019 scoppiettante dal punto di vista astronomico?
Ritrovata tomba egizia intatta: nessuno ci entra da oltre 4.400 anni.
Un team di archeologi ha scoperto il sepolcro nel sito di Saqqara, un luogo unico ricco di reperti dell’antico Egitto.
In Egitto il Ministro del Supremo Consiglio delle Antichità, Khaled el-Enany, ha annunciato un ritrovamento eccezionale: nel sito di Saqqara, dove da tempo si sta lavorando, un team di archeologi ha ritrovato una tomba antichissima rimasta praticamente intatta. Nessuno vi entra da 4.400 anni ed è anche questo che rende il ritrovamento unico e importantissimo ai fini dello studio dell’antica civiltà egizia.
Gli stessi archeologi non riuscivano a credere ai loro occhi quando hanno scoperto la tomba: nonostante sia antichissima, infatti, è conservata benissimo e contiene dei veri e propri tesori storici e artistici. Secondo le prime notizie del ritrovamento, il sepolcro conterrebbe circa 45 statue scolpite nella roccia, per questo motivo gli studiosi pensano si tratti della tomba di un alto funzionario e della sua famiglia. È stato ipotizzato che potrebbe appartenere al sacerdote Wahtye, risalente a un periodo datato più o meno tra il 2500 e il 2300 a.C., dunque, appunto, circa 4.400 anni fa.
Le statue dovrebbero raffigurare uomini o divinità, considerando che alcune sono a grandezza naturale, mentre altre sono alte circa 1 metro. Nei geroglifici dipinti sulle pareti e ancora perfettamente visibili viene spesso nominata “Merit Meen”, che significa “l’amante del dio Min” e si presume possa essere la madre di Wahtye; in un altro punto, invece, si legge “Nin Winit Ptah”, che significa “il grandissimo dio Ptah”, una divinità associata a Memphis, l’antica capitale egizia che si trovava proprio nei pressi di Saqqara.
Quello della tomba di Saqqara è dunque il secondo grande ritrovamento di quest’anno, dopo quello delle 8 mummie intatte, ritrovate a novembre nella zona sud orientale della piramide del re Amenemhat II, nella necropoli di Dahshur.
sabato 29 dicembre 2018
IL FILO DI MARIANNA - Marco Travaglio
Un tempo, per capire che aria tirava, bastava pedinare Clemente Mastella: se mollava un governo, era chiaro che la crisi era questione di giorni; se scaricava un alleato per sposarne un altro, era inutile aspettare le elezioni perché lo sconfitto e il vincitore erano già decisi. Ora che Clemente nostro s’è ritirato (provvisoriamente, s’intende) nel Sannio natìo, bisogna seguire il filo di Marianna. Nel senso di Madia. Grazie a un fiuto sconosciuto ai rabdomanti, ai cani da trifola e persino ai vecchi democristiani, la ragazza riesce sempre a stare dove tira il vento, e con largo anticipo. Ora, per dire, sostiene Nicola Zingaretti alle primarie del Pd. Che a questo punto sono inutili, tanto si sa già chi vince. I guai, per Zingaretti, cominceranno il giorno dopo: come farà a superare il renzismo con un partito pieno di ex renziani? Auguri.
Classe 1980, romana, nipote di un avvocato missino e figlia di un giornalista-attore-consigliere comunale veltroniano, liceo francese Chateaubriand, poi Scienze politiche alla Sapienza, poi dottorato di ricerca all’Imt di Lucca con una tesi un po’ copiata, già fidanzata di Giulio Napolitano, collaboratrice di Minoli a Rai2, moglie del produttore Mario Gianani, la Madia si accosta alla politica prim’ancora di laurearsi.
Un giorno segue una conferenza di Enrico Letta, ne rimane (non si sa come) rapita, glielo va a dire e quello la fa entrare in Arel, la fondazione che ha ereditato da Andreatta. Nel 2008, a 27 anni, grazie all’amico Veltroni è addirittura capolista del Pd nel Lazio. Ed entra a Montecitorio con queste storiche parole: “Porto in dote la mia straordinaria inesperienza”. Siede nello scranno accanto a D’Alema, che se la porta nella redazione di Italianieuropei. Radio Luiss le domanda chi sia il suo politico preferito, e lei: “L’intelligenza politica di D’Alema è già Storia”. Poi Max tramonta e la giovine deputata si schiera con Monti. Alle primarie del Pd, fa campagna per Bersani contro Renzi: “Voto Pier Luigi, è il miglior premier che l’Italia possa avere. Solo lui ha statura da presidente del Consiglio”. Così viene rieletta deputata, solo che poi il premier lo fa Letta. Ma lei non deve nemmeno spostarsi: era già lettiana da piccola. Segue una breve fuitina con Civati. Quando Renzi diventa segretario, lei è già renziana. E lui, non avendo la statura, la promuove subito responsabile del Pd per il lavoro. Per impratichirsi su quella strana materia, la Marianna incontra il ministro Zanonato e attacca a illustrargli le sue strategie contro la disoccupazione giovanile (peraltro mai conosciuta in vita sua).
Con un filo d’imbarazzo, il titolare dello Sviluppo economico la blocca e le fa presente che ha sbagliato ministro: quello del Lavoro si chiama Giovannini. Lei: “Ma scusa, non sei tu che ti occupi di lavoro?”. Lui la prende sottobraccio con fare paterno e le indica il ministero del Lavoro dall’altra parte della strada: “Marianna, hai sbagliato indirizzo”. Siccome il talento va premiato, Renzi diventa premier e la fa ministra della PA e della Semplificazione. Lei dichiara: “Sono molto contenta, anche se non ho avuto ancora il tempo di rendermene conto. L’ho saputo mentre guardavo in tv Peppa Pig”. Da allora del renzismo difende tutto, anche l’indifendibile (“C’è un’attenzione morbosa verso noi ministre – me e Maria Elena Boschi – che non c’è verso gli uomini: è sessismo latente”). E non si perde una Leopolda, dove proibisce severamente ai giornalisti di intervistarla (“Non rispondo alle vostre domande perché questo, secondo me, non è giornalismo di rinnovamento”). In vista del referendum, vaticina: “La nostra riforma costituzionale finirà nei libri di storia”. Invece finisce nel cestino. Però è anche molto sincera: in tv confida che al ministero “i miei funzionari ridono sempre” (e nessuno stenta a crederlo). Intanto è arrivato Gentiloni e Marianna – ci credereste? – è già gentiloniana: infatti rimane ministra. Paolo però dura poco e non corre per la segreteria.
Lei, per non saper né leggere né scrivere, in aprile appoggia il reggente Martina sull’apertura a Di Maio per il governo col M5S: “Piena condivisione delle parole di Maurizio”. Che ora è candidato alle primarie, ma senza speranze, anche perché la Madia è già migrata armi e bagagli con Zingaretti. E ben prima che arrivasse l’onda di piena degli ex renziani come Gentiloni, Franceschini, De Vincenti, Bressa, Bianco e Fassino (che è un po’ la mascotte portafortuna) e soprattutto delle ex renziane Quartapelle, Pinotti, Di Giorgi, Bonaccorsi, Gualmini, Sereni e Puglisi. I trasvolatori last minute, infatti, son tutti lì ad arrampicarsi sugli specchi per giustificarsi: “Ho creduto nel giovane Matteo, non so se è cambiato lui, certo è cambiato lo scenario attorno a lui e non se n’è accorto” (Di Giorgi), “La categoria dei renziani mi sembra un po’ superata, purtroppo si sono inseguite riforme liberali o istituzionali, non sociali e la gente ci ha punito” (Quartapelle, detta ora Quintapelle), “Matteo non ha saputo fare squadra” (Puglisi), “In Toscana i renziani non esistono più, la storia ha voltato pagina. Personalmente non rinnego nulla delle cose positive che abbiamo fatto, ma ora è evidente che c’è una sola figura in grado di intraprendere un cammino riformista, con un partito più inclusivo e una maggior discontinuità col passato: Zingaretti” (Federico Gelli, ex compagno di scout di Matteo, ex deputato toscano). La Marianna no, non si giustifica, anzi non parla proprio: che c’è di strano se una che in 10 anni è riuscita a essere veltroniana, dalemiana, montiana, bersaniana, lettiana, civatiana, renziana, gentiloniana, ora è zingarettiana? Diceva Totò: “Quando vedo un buco, io entro”. Il bello è che la fanno ancora entrare.
“IL FILO DI MARIANNA”, di Marco Travaglio sul Il Fatto Quotidiano del 28 dicembre 2018.
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