sabato 12 ottobre 2019

RIFLESSIONI POST-IDEOLOGICHE - Roberta Labonia

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A neanche un mese e mezzo dalla fine del Conte I, che ci ha lasciato in eredità il reddito di cittadinanza, la legge Spazzacorrotti, il Decreto Dignità, il fondo indennizzo truffati dalle banche, col Governo Conte II il Movimento 5 Stelle in 30 giorni ha già incassato il taglio dei parlamentari, il decreto clima e il decreto scuola che mette mano (finalmente!) al precariato cronico di migliaia di docenti italiani.

Domani mi metto in viaggio per Napoli per essere presente alla festa dei 10 anni del Movimento e vado indietro con la memoria. Correva l'anno 2007 quando Beppe Grillo apri' la stagione del Vaffa Day e, da allora, che vi piaccia o no', l'interiezione "vaffanculo" rivolta alla malapolitica, ha sortito degli straordinari effetti, una presa di coscienza, io la chiamo così, collettiva, di larghe fasce di elettorato. Solo due anni dopo sarebbe nato il Movimento 5 Stelle e nulla è stato più come prima. Così come sono cambiati, all'interno del Movimento, le regole interne e l'approccio alle altre forze politiche e menomale, dico io, se non puoi domare la bestia, almeno fino ad oggi, devi imparare a cavalcarla, altrimenti ti travolge.

Alla Mostra D'oltremare, dove si terrà la due giorni grillina, seguirò il consiglio di Luigi Di Maio, ritirerò il libretto dove sono elencati tutti gli altri provvedimenti del programma ancora da realizzare, quegli stessi per cui i pentastellati hanno avuto, da subito, il mio voto. Ora mi aspetto, come prossimo traguardo, che veda la luce la riforma della Giustizia, quella stessa messa sotto il naso di Salvini da una persona per bene, un avvocato, un Ministro capace come Alfonso Bonafede, inutilmente, non l'ha voluta firmare, eppure faceva parte del contratto, così come il reddito minimo che il leghista ha boicottato. Sono obiettivi importanti per tutta la collettività, non per parti di essa, e stavolta vanno tradotti in legge.

Il patto, (obbligatorio), con un'altra forza di Governo, qualunque essa sia (trovate le differenze se ce ne sono), avrà comunque la mia approvazione nella misura in cui si riuscirà a realizzare i punti del programma del Movimento.
Ogni volta che un punto verrà realizzato, lo spuntero', con l'intima speranza (o forse sogno?), che, prima o poi, vedranno tutti alla luce. Del resto chi mai avrebbe scommesso che, solo dopo 5 anni in Parlamento, il Movimento sarebbe diventato la forza di maggioranza al Governo di questo Paese? Questo è ciò che conta. Realizzare, da soli o in compagnia, se le regole democratiche lo impongono, il programma grillino. Questo è l'obiettivo da cui nessuno dei portavoce eletti, così come ogni elettore 5 Stelle, dovrebbe distogliere lo sguardo, il resto è fuffa.

Le chiacchiere, i mal di pancia, i personalismi, le defezioni, le prese di distanza, le piccole invidie interne, le relego fra le cose inutili, anzi, dannose, che tolgono energia ad una squadra che invece avrebbe bisogno della massima carica positiva da parte di tutte le sue donne e dei suoi uomini per abbattere le resistenze del sistema. Perché quella del Movimento è stata, è, e sarà sempre, una strada in salita. Nessuno farà mai sconti al Movimento 5 Stelle e ai suoi uomini perchè, con chiunque esso si allei, rimarrà sempre un'ostacolo formidabile all'attecchire della malapolitica.

Al netto di coloro che hanno utilizzato l'ascensore 5 Stelle per trovarsi un posto al sole e che così come sono entrati ne sono usciti, senza lasciare traccia, gli ex fedelissimi oggi dissidenti, i malpancisti di oggi, spero ritrovino presto la strada maestra. Se così non sarà, si guardino allo specchio e si chiedano se mai hanno compreso il concetto di #Postideologico, concetto sulle cui basi il Movimento si è fondato. Ma, soprattutto, questi signori si chiedano se sono stati mai all'altezza di quell'elettorato che invece, quel concetto, l'ha sposato e fatto suo.

Taglio dei parlamentari, alla faccia loro. - Tommaso Merlo

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Dopo aver tolto gli indecenti vitalizi, arriva un’altra falciata alla casta politica. Il taglio del numero di parlamentari. Una vittoria storica. L’Italia è stata ostaggio per decenni di una casta politica abnorme. Una marea di poltrone d’oro. Un vero e proprio salasso per i contribuenti. Un ingombrante verminaio nei palazzi. E tutto questo nonostante la casta politica italiana abbia storicamente dimostrato un livello d’inettitudine e di corruzione inauditi. Una casta numerosissima e strapagata nonostante risultati disastrosi al punto di diventare il problema del paese invece che la soluzione. Una casta politica che tra le altre malefatte ha sempre imposto severi sacrifici ai cittadini salvo poi abbuffarsi all’inverosimile alle spalle del contribuente. Poltrone, vitalizi, privilegi. Voragini di bilancio. Voragini d’illegalità. Attici, vestiti di sartoria, vacanze esotiche. A brindare alla bella vita, la loro. E quando i cittadini hanno iniziato ad alzare la voce. Lorsignori hanno chiuso le finestre e si son tappati le orecchie. Convinti che l’avrebbero scampata anche questa volta. Perché il banco vince sempre. Perché il più forte vince sempre. Soprattutto in Italia. Bella, sì, ma vecchia e marcia e ingiusta e granitica nel suo cinico immobilismo. Ma i miracoli a volte succedono. Perfino da noi. Stanchi di gridare al vento, quei cittadini esasperati hanno deciso di fare da soli. Senza quella casta satolla che si ostinava a brindare rinchiusa nei salottini rococò. Senza quella casta ottusa e senza cuore. Per colpa di quei soldi immeritati. Per colpa di quel potere fine a se stesso. Che li ha accecati d’arroganza, che li ha logorati moralmente, che li ha estraniati dalla realtà. Nemmeno la crisi li ha fermati. Nemmeno la povertà e il dolore e la paura. Poi il miracolo. Grazie a quei cittadini che hanno giocato bene le loro carte. Grazie alle loro idee ed istanze sacrosante. Che li hanno fatti diventare milioni. Di volti e poi di voti. E poi scranni e poi decisioni politiche. Fatti. Come quello di scardinare la piaga dei vitalizi. Come quella di tagliare privilegi e poltrone. Alla faccia dei vecchi partiti inconcludenti che oggi votano controvoglia a favore del taglio dei parlamentari dopo anni d’ipocrita melina. Destra, sinistra. Sotto, sopra. Il passato. Alla faccia di quel megalomane egoarca di Salvini che tra una sbronza e una chiappa all’aria stava facendo saltare tutto per l’ennesima volta. Alla faccia dei parrucconi che imbrattano i giornali ed infestano le televisioni, reazionari da quattro soldi che rimpiangono un marciume anche culturale di cui sono stati complici e di cui ne sono ancora intrisi. Alla faccia di chi ha tentano di fermare con ogni vile mezzo quei cittadini testardi ed idealisti e con essi un cambiamento mai così democratico e trasparente. Mai così genuino. Idee, valori, persone, impegno. Senza soldi, senza padroni, senza ammuffite ideologie, senza secondi fini. Roba da applausi in qualunque democrazia moderna. Roba da sputi in faccia in questa Italia. Alla faccia dei menagramo che davano il Movimento per morto e per scisso. Come la loro onestà intellettuale. Come il loro senso storico. Alla faccia di chi è restato a casa sul divano a farsi gli affari propri perché i miracoli non succedono mai. Dopo vitalizi e privilegi, i cittadini la smetteranno di finanziare inutili e costosi scranni e il parlamento potrà operare in maniera più snella. Già, cambiare è possibile. Anche in Italia. Rinnovare la nostra democrazia pure. Tutto dannatamente possibile. Bastava crederci. Bastava volerlo. Alla faccia loro.

James Cont 007. - Marco Travaglio FQ 12 ottobre


Avevamo deciso di aspettare di saperne qualcosa di più, prima di commentare lo strano caso di James Cont detto 007, essendo abituati a basarci sui fatti e non sui boatos.
Poi abbiamo letto la seguente dichiarazione di Salvini, rilasciata a un’ora pericolosamente tarda del pomeriggio dell’altroieri: “La parabola di Conte la vedo bella che finita… può andare ovunque quando vuole. Lo vedo confuso, da cinque giorni dice tutto e il contrario di tutto, ma evidentemente c’è qualcosa che non torna. Chiedeva chiarezza da me, ora il popolo chiede chiarezza a lui”.
Già il fatto che Salvini dia del “finito”, “confuso” e contraddittorio a Conte mette di buonumore: è come se Rocco Siffredi desse del pornodivo a Carlo Giovanardi. Il fatto poi che gli intimi di fare “chiarezza” a nome di un fantomatico “popolo” è davvero irresistibile. Conte non ha ancora detto una parola sul tema (dunque difficilmente, a differenza di Salvini, può dire “tutto e il contrario di tutto”) perché chiede da dieci giorni di essere sentito dal Copasir, cioè dal comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti.
Invece da un anno il Parlamento chiede invano a Salvini di chiarire in commissione Antimafia e nelle aule parlamentari due faccenduole da niente: i suoi rapporti col fido Arata, indagato per una presunta tangente al fido Siri e socio occulto di quel Nicastri appena condannato a 9 anni per mafia a causa dei suoi legami con un altro Matteo (Messina Denaro); e le sue trasferte a Mosca con Savoini, indagato per corruzione internazionale con altri due italiani e tre russi che trattavano una fornitura petrolifera da Gazprom e una stecca di 65 milioni di dollari per la campagna europea della Lega (certamente chiesta, non si sa se versata).
Ciò che sfugge a Salvini è che Conte è sospettato (si fa per dire) di rapporti con un Paese alleato da 75 anni, a cui precedenti governi hanno reso servigi infinitamente più scandalosi (l’ok al sequestro di Abu Omar, il segreto di Stato per intralciare le indagini e infine la grazia agli spioni della Cia condannati, per non parlare della vergogna del Cermis e di tante altre). Invece Salvini e/o i suoi cari sono sospettati di rapporti con nemici chiamati Russia e Cosa Nostra.
Se questa lievissima differenza sfuggisse solo a lui, poco male. Ma siccome i giornaloni al seguito dei due Matteo azzardano ridicoli paralleli tra caso Salvini-Russia e presunto caso Conte-Usa, è forse il caso di rammentare qualche dettaglio. Tutto ciò che sono accusati di aver fatto Siri, Arata e Savoini – se confermato – sarebbe illecito. Tutto ciò che è accusato di aver fatto Conte – se confermato – sarebbe lecito.
A meno che qualcuno non tiri fuori una legge, una norma, un regolamento, che vieta ai capi dei servizi di incontrare il ministro di un paese amico. Resta da capire se la condotta di Conte, oltreché lecita, sia stata anche opportuna. Al momento, risulta quanto segue. Il ministro della Giustizia americano Barr, in vacanza in Italia ad agosto, fa chiedere a Conte dall’ambasciatore Usa di poter incontrare i vertici dei servizi. Conte – che dirà di non averne mai parlato con Trump né con Barr – autorizza l’incontro. Che avviene il 15 agosto nella sede del Dis in piazza Dante a Roma, dove Barr arriva col consueto corteo di auto di scorta e rappresentanza: quanto di meno clandestino si possa immaginare.
Quando sa dagli 007 che tipo di informazioni interessano al ministro, Conte detta loro le regole d’ingaggio per il secondo incontro del 27 settembre, sempre in piazza Dante: nessun documento potrà essere consegnato, salvo richieste di rogatoria da Barr (che è pure General Attorney, cioè primo magistrato d’America e responsabile dell’Fbi) alla magistratura italiana.
Invece le semplici informazioni sul Russiagate interessano a entrambi i governi. Se ci fossero state deviazioni di personaggi o ambienti legati ai nostri servizi (Link University, Mifsud ecc.) contro Trump o la Clinton alle Presidenziali 2016, la nostra intelligence dovrebbe saperlo e intervenire. Idem quella americana a parti invertite.
Di solito questi scambi di notizie avvengono tra omologhi: cioè tra servizi e servizi. Dunque l’incontro fra un’autorità politica (ma anche giudiziaria) come Barr ed entità tecniche come i nostri servizi (ma sotto il controllo e con le regole dettate dal premier) è lecito, ma irrituale. Il che non significa che sia inedito: chi può dire che non sia mai accaduto in passato, solo perché non si è mai saputo? Diversi capi di Stato, soprattutto del Medio Oriente e dell’Africa, sono usi contattare personalmente alcuni capi dei nostri servizi, per antiche consuetudini. Ma ovviamente, trattandosi di regimi autocratici, nessun funzionario si sogna di spifferare la notizia ai giornali, come invece accade nell’America di Trump dilaniata dalla guerriglia politico-elettoral-spionistica.
Perciò, prima di giudicare, è meglio attendere che Conte e i capi di Dis, Aise e Aisi raccontino al Copasir quel che è accaduto. Tutto dipenderà da un elemento che ancora nessuno conosce: quali notizie si siano scambiati gli italiani e l’americano. Quando lo sapremo, capiremo se chi accusa Conte di nascondere altarini indicibili o addirittura di aver venduto i nostri servizi a Trump in cambio dell’appoggio al suo nuovo governo (col tweet pro “Giuseppi”) aveva ragione o raccontava balle.
Al momento nulla autorizza i due Matteo e i giornaloni al seguito a menare scandalo. E tutto ci autorizza a sospettarli di voler screditare il nemico comune: Giuseppe Conte, che va abbattuto a ogni costo per motivi che ci sfuggono, ma forse un giorno scopriremo.
Nell’attesa, ci orientiamo con la bussola dell’esperienza: di solito, se uno ha Salvini, Renzi e i giornaloni contro, è gravemente indiziato di stare dalla parte giusta.

venerdì 11 ottobre 2019

Meduse immortali - Turritopsis nutricula

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Turritopsis nutricula fotografata da Alvaro E. Migotto.
Scopri il Meteo Meduse, la prima mappa delle meduse realizzata dai lettori di Focus.


La medusa immortale, Turritopsis nutricula, è stata scoperta qualche anno fa da ricercatori dell’Università di Lecce. La sua prerogativa dipende dal fatto che è capace di invertire il proprio ciclo biologico e di sfuggire così alla morte.
(Da dove viene il nome medusa? - Le meduse sono inutili?)


Doppio ciclo.
Di piccole dimensioni, ha un diametro di appena 4 millimetri, si sviluppa seguendo due stadi: nel primo è simile a un piccolo polipo, è infatti dotata di tentacoli utili per la caccia sottomarina, nel secondo si trasforma in medusa, con lo sviluppo di più tentacoli (passa da una decina a oltre 80). Una volta raggiunta la maturità sessuale e dopo essersi riprodotta, non muore. Scende sul fondo del mare e torna allo stadio giovanile da cui si era sviluppata.
Per gli scienziati questo ringiovanimento è reso possibile, a livello cellulare, a causa di un fenomeno conosciuto come “transdifferenziamento”.
Il mutamento è dovuto all’azione delle cellule che da altamente specializzate si ri-trasformano in cellule non specializzate, tipiche della fase giovanile. Cellule, come quelle muscolari, che sono capaci di perdere la loro specializzazione morfologica e ritornare a uno stadio totipotente attraverso il quale possono essere prodotte nuove cellule con differenti caratteristiche. Quello che rende speciale questa medusa, però, non sono le cellule in sé e per sé, ma il processo che riporta indietro l’orologio biologico. Processi parziali di questo tipo sono presenti anche in altri animali, come tritoni e lucertole che possono rigenerare alcune parti del loro corpo.


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https://www.focus.it/ambiente/animali/cosa-sono-le-meduse-immortali

Brú na Bóinne



Brú na Bóinne (la dimora del Boyne, in irlandese) costituisce uno dei più importanti siti archeologici di origine preistorica al mondo. Si trova nella valle del fiume Boyne in Irlanda, a circa 40 km da Dublino e a pochi chilometri dalle città di Slane (5 km) e Drogheda (8 km). L'area include un complesso archeologico con oltre 90 monumenti costruiti nel neolitico da un'antichissima civiltà contadina preceltica repentinamente scomparsa. Tra questi spiccano in particolare i grandi tumuli di Newgrange, Knowth e Dowth.
Originariamente costruito intorno al 3200 a.C., giacque dimenticato per millenni fino al XVII secolo. Fu oggetto di una prima estesa campagna di restauri tra il 1962 e il 1975 e tuttora proseguono gli scavi archeologici. È stato dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1993.[1]

Storia

La costruzione delle tombe a corridoio che caratterizzano il sito fu iniziata nel III millennio A.C. in un'area nella quale si era già insediata e sviluppata una civiltà contadina. Sono stati rinvenuti resti di abitazioni, recinti e di sistemi agricoli che provano, infatti, la presenza di insediamenti umani nell'area del Boyne già durante il IV millennio a.C. Le costruzioni presenti nell'area testimoniano, inoltre, l'esistenza di una civiltà socialmente e culturalmente evoluta, originaria della Bretagna e della Penisola Iberica occidentale e influenzata dalla cultura del vaso campaniforme.
L'area fu temporaneamente abbandonata durante l'Età del Bronzo e poi nuovamente rioccupata nel I millennio A.C. In seguito, Knowth divenne un insediamento fortificato e al suo interno vi furono ricavati altri spazi di sepoltura secondari.
Durante la prima era cristiana, dall'VIII secolo d.C. in avanti, sorsero altre tre fortificazioni circolari e quello di Knowth si sviluppò in un grande insediamento, che comprendeva abitazioni a pianta rettangolare e sotterranei e nel quale si svolgevano attività sia agricole sia industriali.
Quando nel XII secolo fu invaso dai Normanni, l'insediamento si era ormai costituito come capitale del Regno di Knowth. Sotto il loro dominio, l'area divenne centro di innovazioni e fu assorbita nel sistema di fattorie e tenute agricole dei Cistercensi. Da allora è rimasta una zona prevalentemente rurale.[2]
Le strutture del complesso archeologico cominciarono ad essere oggetto di studi durante l'Ottocento, ma solo dal 1962 si diede il via agli scavi archeologici nella zona, con l'obiettivo di rivalutarne il patrimonio storico e facilitarne l'accesso ai turisti. I primi scavi, effettuati intorno al grande tumulo di Newgrange sotto la direzione dell'archeologo Michael J. O'Kelly (1962-1975), permisero di approfondire gli studi sul contesto storico e la civiltà nei quali Newgrange venne costruito, nonché di iniziare un'operazione di recupero e restauro di quanto era venuto alla luce. La più importante scoperta di O'Kelly fu lo scioglimento del mistero che si nascondeva dietro la piccola apertura quadrata posta sopra l'ingresso principale. Fu proprio il suo gruppo di ricerca a scoprire, infatti, che il giorno del solstizio d'inverno i raggi del sole penetravano nel passaggio a illuminare il cammino verso la camera funeraria. Ulteriori scavi furono realizzati in seguito anche intorno a Knowth e Dowth.[3]

Complesso archeologico

Pianta e sezione della tomba di Newgrange. William Frederick Wakeman, 1903.
Il complesso archeologico sorge su un'area di 7,8 km² che prende il suo nome dal fatto che risulta circordata su tre lati dal fiume Boyne. Le strutture principali sono tre grandi monumenti: Newgrange, Knowth e Dowth. Si tratta di ampie tombe a corridoio sovrastate da grandi colline artificiali costruite durante il III millennio a.C. circondate da altri numerosi passaggi e corridoi secondari.
Anche se vengono comunemente definite tombe a corridoio, lo scopo preciso di queste costruzioni non è ancora stato accertato, malgrado siano stati accuratamente scandagliati. Probabilmente non fu solo, o non principalmente, funerario, ma certamente connesso alle cerimonie religiose e forse a un culto solare. Rimangono, comunque, come enigmatica testimonianza di una civiltà complessa e progredita che popolò l'Irlanda prima dell'avvento dei Celti e ben prima degli invasori Vichinghi, sei secoli prima della costruzione delle piramidi egizie.

Newgrange

Newgrange
Il tumulo di Newgrange, la costruzione di cui si hanno maggiori informazioni, risale al 3200 a.C. circa. Il nome anglosassone deriva dall'unione delle parole new ("nuovo") e grange ("fattoria"). Dopo la fondazione dell'abbazia cistercense a Mellifont nel 1142, le terre di quest'area vennero acquisite dal relativo ordine e utilizzate per l'agricoltura.[4]
Il tumulo ha un diametro di circa 80 m; è cinto da un alto muro perimetrale costruito in pietre di quarzo bianche e scure e da un altro cerchio più largo, composto da 97 grosse pietre (kerbstone), la più interessante delle quali è quella posta di fronte all'entrata, decorata con motivi a losanga e a spirale. Questa pietra, definita "una delle pietre più famose nell'intero repertorio dell'arte megalitica"[5], include un motivo a triplice spirale, rinvenuto soltanto a Newgrange e ripetuto all'interno della camera funeraria, che rievoca il motivo del triskelion dell'isola di Man e le spirali della cultura di Castelluccio in Sicilia ma soprattutto dei Templi megalitici di Malta, i cui primi esempi sono più antichi di Newgrange.
I motivi a losanga e spirale sulla pietra d'entrata
All'interno, un passaggio lungo 19 m conduce ad una camera centrale a pianta cruciforme con tre vani, caratterizzata da una volta a thòlos in lastroni di pietra alta 6 m e ancora oggi completamente impermeabile all'acqua. In ognuno dei tre vani è presente un vascone in pietra che conteneva i resti dei defunti che furono sepolti nel tumulo. Posta sopra all'entrata, un'apertura quadrata (roofbox) permette al sole di penetrare nel passaggio e di illuminarlo nel giorno del solstizio d'inverno, che coincideva allora con l'inizio del nuovo anno. I raggi di sole che penetrano nel passaggio verso la camera funeraria avrebbero simboleggiato il risveglio della natura e la rinascita, infondendo nuova vita nelle sementi, negli animali e negli esseri umani, oppure, secondo altre interpretazioni, avrebbero rappresentato la vittoria della vita sulla morte e la promessa di una nuova vita per i defunti.
Vicino al tumulo di Newgrange, altri resti di costruzioni posteriori visitabili sono il Pit Circle, un'area circolare delimitata da paletti di legno dentro la quale venivano cremati e sepolti gli animali, e lo Stone Circle, una costruzione costituita da megaliti disposti a cerchio, eretto presumibilmente dopo il 2000 A.C. con funzioni di studio astronomico.[6]

Knowth

Tumulo di Knowth
Il corridoio sotto il tumulo di Knowth
Il tumulo di Knowth è il più grande e ampio del sito. Con il suo diametro di 95 m, si estende su una superficie di circa 5 km² ed è circondato da altri 18 tumuli più piccoli, alcuni dei quali risultano collegati al tumulo principale. Questo presenta due passaggi, ognuno dei quali conduce a due camere funerarie separate. Attorno alle entrate sono disposte grosse pietre perimetrali di quarzo e granito, molte delle quali sono scolpite con articolati graffiti dalle forme geometriche e astratte.
La tomba situata all'estremità orientale del tumulo è costituita da un lungo corridoio di 40 m che conduce a una camera mortuaria con tre vani laterali, molto simile a quella di Newgrange. La tomba occidentale è invece caratterizzata da un lungo e stretto passaggio a L, che conduce a una camera mortuaria rettangolare alta 2 m e ricoperta da una lunga e grossa lastra di pietra. Anche questa conteneva in origine una vasca di pietra in cui venivano riposti i resti cremati dei defunti e che attualmente giace invece nel corridoio.
Di fronte alla tomba orientale, gli scavi hanno portato alla luce resti di un monumento in legno dalla forma circolare che fu costruito intorno al 2500 A.C. e hanno provato che l'intera struttura di Knowth fu utilizzata, nelle epoche a seguire, per la sepoltura dei defunti e che su di essa vi fu costruito persino un villaggio fortificato.[7]

Dowth

Incisioni nelle pietre del tumulo di Dowth
Dowth, costruito più di 5000 anni fa, è rimasto il tumulo meno conosciuto e meno esplorato del sito archeologico di Brú na Bóinne. Il tumulo ha un diametro di 85 m ed è circondato da un totale di 115 pietre perimetrali. Al suo interno vi sono due camere funerarie, riportate alla luce da alcuni scavi eseguiti nel 1847, i cui corridoi di entrata sono rivolti entrambi a Ovest, ma il tumulo è circondato da altre tombe più piccole. I due passaggi che conducono alle camere mortuarie sono entrambi relativamente brevi. Uno conduce verso meridione ad una stanza circolare, mentre l'altro porta a Nord, fino a una camera di forma cruciforme con tre vani con una bassa copertura a thòlos. Il passaggio che conduce a quest'ultima camera è collegato anche ad un sotterraneo, scavato all'interno della cerchia perimetrale, e si ritiene avesse come scopo quello di costituire un rifugio nei casi di pericolo. Il sotterraneo veniva, inoltre, utilizzato anche come deposito di merci e provviste importanti.
Secondo la raccolta di manoscritti medioevali conosciuta come Dindsenchas, l'origine del nome Dowth (Dubad) deriverebbe da un mito che racconta di un sovrano che volle riunire per un giorno tutti gli uomini d'Irlanda per far loro costruire una torre tanto alto da arrivare al Cielo. La sorella del re, però, fermò il sole nel cielo con la magia rendendo quel giorno interminabile. Col passare del tempo, gli uomini cominciarono quindi a sentirsi sempre più stanchi finché si accorsero di essere stati imbrogliati. L'incantesimo si spezzò nel momento in cui il re e sua sorella si addormentarono, così calò la notte e i lavori vennero abbandonati e fu da allora che quel luogo venne chiamato Dubad (oscurità).[8]


Energia eolica senza pale più potente del 60% grazie alle vibrazioni: la rivoluzionaria invenzione di una start up spagnola. - Roberta De Carolis




Non solo tramite pale: l’energia eolica si può ricavare anche dalle vibrazioni indotte dal vento. E con potenza che può superare del 60% quella della tecnologia convenzionale. Vortex Tacoma, l’innovativa turbina brevettata dalla start up spagnola Vortex Bladeless, ha superato i primi test in ambiente reale e punta ad essere commercializzata il prossimo anno.
Bladeless, letteralmente “senza pale”: la start up spagnola è così chiamata proprio perché la turbina brevettata, Vortex Tacoma, trasforma l’energia del vento in elettrica senza l’utilizzo delle comuni pale eoliche che, pur essendo efficienti in molti casi, possono creare diverse problematiche ambientali, come quelle molto discusse ai danni degli uccelli marini.
La tecnologia, in particolare, sfrutta il fenomeno delle risonanza, che in questo caso “amplifica” il naturale fenomeno chiamato ‘Vortex Shedding’. L’innovativa turbina consiste infatti in un cilindro fissato verticalmente con un’asta elastica che oscilla in un determinato range di frequenze, calcolato in modo che i vortici che si formano naturalmente attorno al cilindro risultino “amplificati” dal suo moto.
Per dirla in un modo poetico ma in realtà del tutto scientifico, il cilindro entra in risonanza con il vento, e quindi l’energia che il sistema raccoglie è quella di un “vento amplificato” (in fisica il fenomeno è chiamato ‘Vortex Induced Vibration’).
Idea che, stando alle ultime stime, può aumentare del 60% la potenza generata dalle comuni pale eoliche (e più efficiente anche degli attuali pannelli solari), con l’ulteriore vantaggio di essere meno impattante per l’ambiente circostante in quanto di dimensioni più contenute.
“L’attuale tecnologia delle turbine eoliche deve sostenere livelli di carico molto diversi a velocità del vento variabili – si legge sul sito di Vortex Bladeless – il che comporta importanti requisiti meccanici di componenti come ingranaggi, cuscinetti e altri. Le molteplici parti mobili sono costantemente soggette ad usura, il che comporta elevati costi di manutenzione. Le turbine eoliche senza pale eliminano completamente gli elementi meccanici che possono subire l’usura per attrito”.
Costi più bassi (fino all’80%), minore impatto sull’ambiente, più efficienza (una turbina di 2.5 m produce una potenza stimata di 100w una volta installata): è la rivoluzione dell’eolico? Forse presto per dirlo, anche perché la tecnologia non ha ancora del tutto terminato la fase di sviluppo (attualmente stimata al 95% di completamento), quindi è corretto mantenersi cauti.
Ma non manca molto alla verifica sul campo, perché la tecnologia, i cui lavori sono iniziati nel 2014 e che hanno dato i primi incoraggianti risultati nel 2017, dovrebbe essere commercializzata entro la fine del prossimo anno.
Il lavoro è stato finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020.

Il declino di Salvini. - Tommaso Merlo



Da quando Salvini si è castrato da solo, è finita la cagnara. Con lui al governo, l’intero dibattito pubblico gravitava intorno al suo insaziabile ego. Gli altri a lavorare, lui in giro a sparar minchiate mentre i barchini dei trafficanti gliela facevano sotto il naso e dei rimpatri neanche l’ombra. Nemmeno alle riunioni internazionali si presentava. Il peggiore ministro dell’interno mai visto. Una gran fumo e dell’arrosto neanche l’ombra. Al punto che viene il sospetto fosse tutto premeditato. E cioè che Salvini abbia accettato di fare il governo col Movimento 5 Stelle avendo già in mente di farlo saltare appena gli conveniva. Ha usato cioè il governo al solo scopo di farsi un anno di campagna elettorale da ministro a spese del contribuente per poi andare all’incasso dei pieni poteri. Tutto premeditato. Salvini sapeva in partenza che avrebbe dominato mediaticamente il Movimento e gli avrebbe succhiato consensi. Perché con alle spalle decenni di esperienza, perché con una macchina rodata a disposizione. Salvini sapeva che da Ministro dell’Interno si sarebbe poi rifatto una verginità davanti al grande pubblico e avrebbe potuto sfruttare al meglio l’emergenza migratoria a fini personali. E così è stato. Salvini ha avuto in mano per un anno il pallino della politica italiana e gli occhi addosso di un intero continente. Una strategia pubblicitaria davvero vincente. Piantando solo cagnara, Salvini ha raddoppiato i suoi consensi e stravinto tutte le elezioni che ha affrontato. A Bruxelles gli è andata male, ma Roma l’aveva in pugno. Poi quel maledetto audio del Metropol. Poi il rischio di perdere tutto. Coi suoi beach party tutti esauriti e con erezioni sondaggistiche da paura. Poi il rischio di perdere l’occasione di coronare il suo sogno di diventare il Putin italiano ad un passo dalla meta. Ora o mai più e tra un mojito e l’altro ha trovato il coraggio di scatenare la crisi. Sembrano passati secoli e in attesa che i magistrati trovino le risposte che Salvini non ha voluto dare sui traffici moscoviti, il leader leghista gira privo di genitali sperando che gli ricrescano presto. Lo si vede di rado. Sempre più gonfio e paonazzo. Chissà, forse la passione per i mojiti o forse quella per la coda alla vaccinara che s’ingurgita in grandi quantità per colmare i vuoti esistenziali e gli incoffesabili rimorsi che lo affliggono. L’effetto è quello di uno spot venuto a noia. Quella voce, quel tono, quelle frasi che ripete da anni. Solo fumo. Tossico. I sondaggi reggono a fatica ma i tempi della corsa verso il 40% sembrano tramontati, al punto che Salvini è stato costretto a tornare da Berlusconi. Già, era una minchiata elettorale pure quella del populismo oltre che quella del cambiamento. E peggio ancora, il suo destino politico è nelle mani dei suoi nemici. Se davvero l’Europa darà una mano sui migranti dimostrando che le ricette sovraniste ed isolazioniste sono suicide per paesi come l’Italia. Se davvero il Pd e tutto il renzume la smetteranno di dar spettacolo mettendosi a lavorare al servizio dei cittadini. Se il nuovo governo durerà a sufficienza per permettere al Movimento di realizzare altre bandiere che per colpa del tradimento di Salvini rischiavano di finire nel nulla come il taglio dei parlamentari. Allora per Salvini potrebbe iniziare un inarrestabile declino. Questo perché i milioni di cittadini che si son messi a tifare Lega negli ultimi tempi capirebbero il bluff di cui sono stati vittime e che per risolvere i problemi che li affliggono non c’è bisogno di nessun ducetto e tantomeno di piantar cagnara.