È una maggioranza sicuramente sciatta quella che non riesce ad assicurare il numero legale sulla risoluzione anti-Covid del governo, ma si può sempre rimediare e infatti si è rimediato. Difficilmente riparabile appare invece la deriva goliardica dell’opposizione ridotta a esultare perché non si vota, come a scuola quando si festeggiava un’imprevista ricreazione causa assenza del prof. Un misto di frustrazione e dispetto che reagisce al fallimento in serie di spallate e sgambetti affidandosi al fato. Per esempio, sognando che le assenze dei deputati giallorosa siano state “un segnale al governo”, come ai lontani tempi della Prima Repubblica (il leghista Bitonci). Speranza più che altro vana visto che il governo non fa una piega e assorbe i ceffoni nella convinzione (soprattutto a Palazzo Chigi) che sull’altro fronte versino in uno stato di crescente disperazione politica. Del resto, quando Giancarlo Giorgetti sente il bisogno di precisare che “dire che abbiamo vinto in Lombardia non è vero perché se abbiamo perso, abbiamo perso”, significa che la testa pensante della Lega continua a smarcarsi dal capo in piena trance da sconfitta.
Tuttavia, la pochezza politica della destra-destra non sembra una buona notizia per il Paese. Primo, perché a furia di sfibrarsi con ridicole guerriglie à la carte l’opposizione rafforza di fatto il governo Conte (e forse oltre i propri meriti) che così, privo di un confronto credibile, può ergersi a esclusivo punto di riferimento in una fase drammatica per tutti. Secondo, perché la metà elettorale degli italiani (e forse qualcosa di più) meriterebbe di essere rappresentata non da una compagnia dadaista in gita premio, ma da una classe dirigente con dei progetti seriamente alternativi a quelli contestati sull’emergenza Covid. A Salvini&Meloni, mascherine e Dpcm con annessi e connessi non garbano? È nel loro pieno diritto, ma allora invece di strillare che c’è la dittatura sanitaria (risate) si sforzino di esprimere delle proposte diverse, e se possibile migliori di quelle governative. Cosa, come, fino a quando e perché: questo sarebbe lecito attendersi da dei leader sovranisti (seppure la parola ha ancora un qualche significato) consapevoli del proprio ruolo. Non l’attacco qualunque (e qualunquista) o il carnevale di sberleffi, urla e invettive, come martedì nell’aula di Montecitorio. Fino a quando questa opposizione continuerà a stare a rimorchio della destra televisiva, beandosi di presidiare gli studi (Salvini: 676 minuti dal 6 agosto al 19 settembre, secondo Agcom) non farà altro che scimmiottare (male) le intemerate dei vari Del Debbio, Giordano, Porro, Maglie, Capezzone. Ma quelli si sono candidati a governare gli ascolti, non il Paese.
(foto Dagospia)