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venerdì 11 giugno 2021

AstraZeneca, verso l’esclusione per chi ha meno di 60 anni. Per la terza dose si punta su Pfizer. - Nicola Barone

 

Per la probabile terza dose nei prossimi mesi l’opzione è per Pfizer, destinata principalmente ad anziani e fragili.

Sono in arrivo nuove prescrizioni del Comitato tecnico sull’utilizzo di AstraZeneca nelle fasce più giovani, a seguito dei dubbi tra gli esperti motivati dagli effetti avversi. Il mostrarsi di eventi trombotici in alcune giovani donne con un rischio trascurabile di conseguenze importanti anche nel caso di malattia severa da Covid-19 (e contemporanea disponibilità di altri vaccini) rende plausibile una raccomandazione all’uso del vaccino anglo-svedese verosimilmente solo per chi ha più di 60 anni. Resta aperto il dibattito sulla possibilità di somministrare una dose diversa (cosiddetta ’eterologa’) agli under 60 che hanno ricevuto la prima con Astrazeneca e sulla valutazione dei tempi del richiamo.

Aifa: 1 caso trombosi ogni 100milioni dosi AstraZeneca.

Il quinto Rapporto di Farmacovigilanza dell’Aifa sui vaccini Covid-19, ad ogni modo, segnala che i casi di trombosi venose intracraniche e in sede atipica in soggetti vaccinati con Vaxzevria di AstraZeneca sono in linea con quanto osservato a livello europeo: 1 caso ogni 100.000 prime dosi somministrate e prevalentemente in persone con meno di 60 anni. Nessun caso è stato segnalato dopo la seconda dose: è quanto rileva.

Open Day tra conferme e rimodulazioni.

Anche se in Italia il vaccino di AstraZeneca è già preferenzialmente raccomandato per i soggetti sopra i 60 anni di età, le Regioni da Nord a Sud si sono mosse ognuna per conto proprio. Alcune hanno già adottato una linea di cautela dopo i casi critici, annullando o rivedendo i frequentatissimi Open Day già programmati. In corsa si ripiegherà su Pfizer e Moderna alla “serata vaccini” organizzata dalla Asl Napoli 2 Nord, competente sul territorio di 32 Comuni comprese le isole di Ischia e Procida, malgrado due giorni fa fosse stata annunciata la somministrazione di AstraZeneca. In Sicilia invece torna da oggi a domenica 13 giugno l’iniziativa per i cittadini dai 18 anni in su, privi di fragilità, che potranno vaccinarsi su base volontaria senza prenotazione con AstraZeneca e Johnson & Johnson. Nel Lazio sono aperte da ieri le prenotazioni per un open week over 18 Astrazeneca con vaccinazioni da oggi a domenica 13 giugno con ticket virtuale su app Ufirst. Sempre meno, in Abruzzo, gli Open Day per i vaccini contro il Covid-19, ma per questioni organizzative e logistiche.

Chi ha già detto no.

In Friuli Venezia Giulia, ha ricordato il presidente Massimiliano Fedriga, non sono stati organizzati “Astra-day” dedicati ai giovani, e Luca Zaia, presidente del Veneto, ha rivendicato la scelta della sua regione di non somministrare più i vaccini a vettore virale (Astrazeneca e J&J) sotto i 60 anni. Nelle Marche non ci sono stati Astra Day per i giovani: la scorsa settimana la Regione ha organizzato dei Vax Day per i maturandi ma con il vaccino Pfizer, mentre in Puglia da tempo non si fanno più prime dosi con AstraZeneca, ma solo seconde, perchè ci sono oltre 300mila richiami da fare. La Sardegna prosegue sulla strada già intrapresa: non utilizzare AstraZeneca fuori dalle fasce d’età previste, nemmeno in occasione degli Astra Day che sono stati dedicati, nell’Isola, alla somministrazione di seconde dosi per il personale scolastico che sarà impegnato negli esami di maturità.

I numeri sulle complicanze gravi.

Per non correre rischi gratuiti, stando alle voci delle ultime ore, si potrebbero imporre dei limiti di non fattibilità persino sotto i 30 o i 40 anni. «Sulla base dei dati pubblicati su Science ad aprile riferiti al Regno Unito, è emerso che il rischio di complicazioni gravi di questo vaccino, come la trombosi associata a trombocitopenia, tra i 20 e 29 anni era di 1,1 per 100.000, mentre il rischio di avere una forma grave di Covid per quella fascia d’età va da 0,8 a 6,9 per 100.000», ha spiegato l’immunologo Giuseppe Remuzzi. Ecco perché l’Ema, continua, «ha scelto di non sconsigliare le somministrazioni per genere o fasce d’eta’, lasciando la decisione ai singoli Stati, in base alle loro esigenze».

Per la terza dose si punta su Pfizer.

Quanto a una assai probabile terza dose nei prossimi mesi l’opzione sarà per Pfizer, in base a quanto risulta a Repubblica. Destinatari saranno principalmente coloro che rischiano di più venendo in contatto con il coronavirus, magari nel frattempo mutato, dunque le persone dai 60-65 in su e i fragili per motivi di salute. In seconda battuta operatori sanitari e forze dell’ordine.

IlSole24Ore

giovedì 19 novembre 2020

Il piano Bertolaso: tutti nelle Marche, nel “suo” ospedale. - Vincenzo Bisbiglia

 

Il super “consulente volontario” all’emergenza Covid in Umbria, Guido Bertolaso, arriva a Perugia e nel giro di due settimane vara un piano straordinario dove un terzo delle nuove terapie intensive saranno previste nel “suo” ospedale di Civitanova Marche, a più di 150 km dal capoluogo umbro. Tutto ciò mentre la Usl locale comunica il depotenziamento di due ospedali in provincia di Terni. Il ricorso alla struttura “provvisoria” marchigiana, costata 18 milioni di euro e voluta in primavera proprio dall’ex capo della Protezione civile (già in carica con lo stesso ruolo di consulente nelle Marche su input dell’ex governatore Luca Ceriscioli) si sarebbe reso “necessario” anche per i continui intoppi e ritardi sulla realizzazione dell’ospedale da campo di Bastia Umbra (4,5 milioni per 12 posti di rianimazione), annunciato il 7 aprile dalla governatrice leghista Donatella Tesei e che non sarà inaugurato prima del 17 dicembre.

L’“astronave” sul mare di Civitanova è stata descritta da molti come un flop: aperto e chiuso nel giro di 10 giorni a giugno, è stato riattivato il 21 ottobre. Il problema è che se l’Umbria vorrà utilizzarlo, dovrà portarci tutto il necessario: dai macchinari al personale sanitario. “Non siamo in grado di organizzare il modulo – ha ammesso l’assessore marchigiano Filippo Saltamartini – perché dovremmo sottrarre medici, internisti e anestesisti da altri nostri reparti”.

L’arrivo di Bertolaso in Umbria è stato annunciato da Tesei il 30 ottobre e formalizzato con una delibera di giunta del 4 novembre. Del 6 novembre la comunicazione della Usl Umbria 2 ai sindaci di Narni e Amelia che il personale specialistico di anestesia e rianimazione sarebbe stato trasferito altrove: “Ma dopo le nostre animate proteste, si sta lavorando per ridefinire il provvedimento”, chiarisce il sindaco di Narni, Francesco De Rebotti. Nel frattempo Bertolaso ha varato un “piano di salvaguardia” della sanità umbra in cui, si legge, “si prevede di realizzare – tra le altre cose – ulteriori 40 posti letto in Terapia intensiva”, di cui 14, appunto, a Civitanova, con “sottoscrizione di specifico accordo quadro con la Regione Marche”.

Per la verità, Bertolaso in Umbria per ora non si è visto molto. Alle principali occasioni pubbliche ha presenziato Patrizia Arnosti, per molti una “delegata di fatto”. Arnosti è direttrice generale e socia di Promedia srl, società di engineering di Teramo – ma con sede operativa a Roma, dove Bertolaso è in pole position come candidato sindaco di centrodestra – che ha materialmente realizzato l’ospedale di Civitanova, anche grazie al contributo determinante dell’Ordine di Malta. Altro socio della Promedia è l’amministratore unico Raffaele Di Gialluca, ingegnere e fratello di Vincenzo, ex consigliere regionale di Forza Italia in Abruzzo.

In questi mesi, Pd e M5S avevano presentato due progetti alternativi, anche rispetto all’ospedale da campo di Bastia Umbra, per il recupero di strutture pubbliche. La prima si trova a 100 metri dall’ospedale di Terni ed è nota come “Ex milizia”, un vecchio centro di ricerca per le cellule staminali, di proprietà dell’Ater e pressoché inutilizzato. L’altra è a Perugia, in zona Monteluce, anche questa disponibile per essere subito riconvertita.

La prima mozione congiunta è addirittura del 22 aprile. “Togliere medici dai nostri ospedali per mandarli in altre regioni sarebbe una scelta scellerata – attacca Thomas De Luca, consigliere regionale del M5S in Umbria –. Mandare i pazienti umbri, il nostro personale sanitario e i macchinari di terapia intensiva a Civitanova Marche, più che al sistema sanitario regionale sembrerebbe essere utile a trovare un senso al criticato ‘Bertolaso Hospital’ marchigiano”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/19/il-piano-bertolaso-tutti-nelle-marche-nel-suo-ospedale/6008652/

giovedì 8 ottobre 2020

Premi Covid, nelle Marche neanche un euro per medici e infermieri. Mentre i dirigenti tentano il blitz per ottenerlo: 82 beneficiari. - Pierfrancesco Curzi

 

Un decreto firmato dalla dirigente del Servizio salute della Regione aveva autorizzato il pagamento delle quote di straordinari per 82 colleghi, alcuni dei quali in servizio in settori come la cultura, la tutela dell'ambiente e lo sport. Tutto congelato in base all'indicazione del neopresidente Acquaroli. Il sindacato dei medici: "Certe cose fanno arrabbiare. Per la nostra categoria si ragiona sull’ordine di poche centinaia di euro e i dirigenti della Regione vanno ad incassare fino al 30% della retribuzione".

Mediciinfermieri e personale sanitario delle Marche, in prima linea nella lotta contro il Covid-19, non hanno ancora visto un euro della premialità annunciata a maggio dalla Regione, ma intanto i vertici apicali di Palazzo Raffaello erano pronti ad elargire ricchi bonus per straordinari in parte fantasma a dirigenti e funzionari. Un decreto, il numero 16 del 7 agosto, firmato dalla dirigente del Servizio salute della Regione, Lucia Di Furia, autorizzava il pagamento delle quote di straordinari per 82 tra dirigentiinterni ed esterni. Posizioni organizzative e altri funzionari di rango più basso. Somme che potevano andare da 4mila ad oltre 10mila euro, in quanto in rapporto del 30 per cento rispetto allo stipendio tabellare dei vari ruoli. Ora quel provvedimento pare congelato: almeno questa è l’indicazione del nuovo presidente di Regione Francesco Acquaroli (Fratelli d’Italia) che dovrebbe annunciare la formazione della nuova giunta nei prossimi giorni.

Sono bastati un inghippo, qualcuno che ha messo i bastoni tra le ruote e il clamore mediatico per “congelare” la cosa. Sarebbe infatti stato più difficile richiedere indietro le cifre a chi l’emergenza Covid-19 non l’ha neppure sfiorata, magari lavorando per mesi in smart working nel periodo delineato dal decreto, ossia dal 31 gennaio (nelle Marche l’epidemia è esplosa un mese dopo) al 31 luglio. Uno dei dirigenti più di lungo corso presenti in quella lista, inoltre, proprio nel periodo di massimo impatto del virus era in malattia e non ha prestato servizio sotto alcuna forma. Poi c’è il nodo dei servizi e degli ambiti della Regione a cui il bonus doveva essere destinato. Mentre l’area sanità e la Protezione civile sono effettivamente stati in prima linea, qualche dubbio viene analizzando altri settori: turismo ad esempio, oppure la cultura e lo sport, le risorse umane, la tutela del territorio e il servizio “affari istituzionali e integrità” che comprende alcune figure dell’area comunicazione. Decine di questi dirigenti e funzionari, alcuni con stipendi annui vicini ai cinque zeri, erano in quella lista.

A commentare il caso è Oriano Mercante, segretario regionale del sindacato Anaao Assomed: “Certe cose fanno arrabbiare. Per la nostra categoria, così come per quella del comparto, si ragiona sull’ordine di poche centinaia di euro e i dirigenti della Regione vanno ad incassare fino al 30% della retribuzione, alcuni magari senza aver mai fatto nulla contro il Covid. Ne valeva la pena attivare una contrattazione infinita per 600 euro una tantum? Le dico, era meglio non prendere un euro e guadagnarci in salute. Credo che ci sia un senso di opportunità dietro a ogni decisione. I soldi elargiti per questi straordinari sono importanti e soprattutto sono arrivati attingendo dal fondo dell’emergenza Covid, senza alcuna contrattazione”.

La misura, pronta per essere licenziata, è saltata in extremis: fondamentale il fuoco amico di altri dirigenti e personale della Regione, lasciati a bocca asciutta e fuori dal decreto. Stesso discorso per i sindacati, anch’essi silenziati dal provvedimento che annullava, in deroga, qualsiasi contrattazione. Tutto è avvenuto a luglio e agosto, cioè agli sgoccioli di una legislatura travagliata e conclusa con la mancata riconferma del presidente uscente Luca Ceriscioli: “Quello che dovevo fare l’ho fatto, senza dubbi e senza indugi, inserendo un pacchetto da 20 milioni di euro. Gli accordi sui premi sono stati firmati, se non sbaglio. Gli straordinari Covid per dirigenti e posizioni organizzative? Mi risulta che si tratti di regole fissate dal dipartimento centrale di Protezione civile e saranno pochi a goderne”.

Proprio lui aveva annunciato i premi per i cosiddetti “eroi” della sanità, ma gli accordi per l’erogazione dei fondi sono stati presi soltanto in minima parte: “Delle quattro tra aziende ospedaliere e quella sanitaria regionale (l’Asurndr), abbiamo chiuso le vertenze solo nelle due più piccole, Marche Nord e Inrca per il comparto (infermieri, oss, ausiliari e tecnici, ndr) – sostiene Luca Talevi, segretario generale Fp-Cisl Marche – Erano stati promessi mille euro, alla fine ne sono arrivati 615, lordi tra l’altro. Per le due aziende principali, Asur e Ospedali Riuniti di Ancona, parliamo di 8mila addetti, la chiusura dell’accordo rischia di essere addirittura inferiore. Siamo in stato di agitazione e pronti allo sciopero per questo motivo”.

La diretta interessata, Lucia Di Furia, per ora preferisce non replicare. A farlo è invece la massima dirigente della Regione, la segretaria generale Deborah Giraldi: “Il provvedimento non è ufficialmente partito, non abbiamo dato neppure un euro ai dirigenti, ma soltanto fatto una ricognizione col servizio centrale della Protezione civile che elargisce i fondi. In effetti vorremmo capire bene, a norma di legge, cosa si intende esattamente per ‘attività connesse all’emergenza Covid-19’ prima di andare oltre. Ci muoviamo con la massima cautela”. Resta il fatto che il decreto per l’indennità onnicomprensiva era stato mandato in pagamento e i diretti interessati se la sarebbero vista accreditata nella prossima busta paga, se non fosse stata bloccata in tempo.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/10/08/premi-covid-nelle-marche-neanche-un-euro-per-medici-e-infermieri-mentre-i-dirigenti-tentano-il-blitz-per-ottenerlo-82-beneficiari/5958101/

mercoledì 24 agosto 2016

Forte terremoto tra Lazio e Marche, decine di morti ma si scava tra le macerie. Amatrice, Arquata e Pescara del Tronto distrutte.

Terremoto nel centro dell'Italia © ANSA


Tre le scosse: la prima, la più forte, di magnitudo 6.0.


Violento terremoto nel centro Italia: il bilancio al momento di 22 morti accertati, 11 nel Lazio di cui sei ad Accumuli e 5 ad Amatrice, in provincia di Rieti, e 11 nelle Marche a Pescara del Tronto e Arquata (Ascoli Piceno). Vengono però segnalate molte persone sotto le macerie e il bilancio delle vittime è destinato a salire. "Decine di vittime, tanti sotto le macerie, stiamo allestendo un luogo per le salme", dice infatti il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi. 
Tre le scosse più forti. Una di magnitudo 6 è stata registrata alle 3:36. L'epicentro a 2 chilometri da Accumoli (Rieti) e 10 da Arquata del Tronto (Ascoli Piceno) ed Amatrice (Rieti). L'ipocentro è stato a soli 4 km di profondità. Seconda e terza scossa sono state registrate alle 4:32 e 4:33. Hanno avuto epicentro in prossimità di Norcia (Perugia), Castelsantangelo sul Nera (Macerata) e Arquata del Tronto (Ascoli Piceno). Gli ipocentri sono stati tra gli 8 e i 9 km. Oltre 50 finora (alle 6:40) le repliche di magnitudo superiore a 2, cinque delle quali di magnitudo 4 o superiore.
Gravissimi danni ad Amatrice, dove il corso principale è devastato. "E' un dramma. Metà paese non c'è più", ha detto il sindaco, "le strade di accesso sono bloccate". L'ospedale di Amatrice è inagibile. Feriti e barelle vengono curati anche in strada davanti all'ospedale. Le ambulanze stanno trasferendo i feriti a Rieti, mentre i pazienti del nosocomio vengono trasferiti in altri ospedali. All'arrivo alle porte di Amatrice, provenendo dall'Aquila sulla strada 260 Picente, il Ponte chiamato 'A tre occhi' sopra il torrente Castellano è pericolante, si è affossato dopo il crollo di un muro sottostante. Già a 15 km da Amatrice nelle frazioni di Montereale (L'Aquila) la gente è in strada. A 10km sono visibili sugli edifici crepe e cadute di intonaco.
AMATRICE ALLE PRIME LUCI DELL'ALBA. DISTRUTTA
Situazione molto grave anche ad Accumoli. Un uomo di 65 anni è stato estratto vivo dalle macerie di una delle abitazioni crollate ad Accumoli, secondo quanto riferiscono fonti sanitarie. Il recupero è avvenuto in un altro punto rispetto a quello dove si sta cercando la famiglia composta da una giovane coppia e due bambini. Sul posto sono al lavoro due escavatori. L'impiego della ruspa si alterna con le ricerche a mani nude, svolte da squadre dei Vigili del Fuoco e del soccorso alpino e speleologico della Guardia di Finanza.
Due persone sono morte nel crollo della loro abitazione a Pescara del Tronto, una frazione di Arquata vicina all'epicentro, pochi chilometri prima di Accumoli, provenendo dalla Ss4. Si tratterebbe di una coppia di anziani coniugi. Una bambina di pochi mesi, sembra nove, è stata estratta morta dalle macerie ad Arquata del Tronto. La bambina era nell'abitazione con i due genitori e sono stati estratti ancora vivi dalle macerie e portati in ospedale.  "Un unico blocco di macerie sulla strada, si scava". Questo quello che si vede all'arrivo del paese. "Siamo costretti a lasciare l' auto e a proseguire a piedi - dice la reporter dell'ANSA - la gente piange mentre cammina e si avvia verso il paese". Due bambini di 4 e 7 anni, fratellini, sono invece stati estratti vivi dalle macerie. Si sono salvati in quanto la nonna, dove erano ospiti, li ha infilati insieme a lei sotto al letto. La donna risponde da sotto le macerie. Tutta la frazione continua ad essere inaccessibile dalla statale. I volontari portano acqua e coperte.
Questo terremoto "è paragonabile, per intensità, a quello dell'Aquila anche se lo scenario è diverso", ha detto il capo del Dipartimento Protezione Civile Fabrizio Curcio.
Anche una nuova forte scossa, alle 4:34, è stata avvertita in tutto il centro Italia. In Abruzzo, all'Aquila, Teramo e Pescara la gente è scesa in strada. Forte rumore di crollo dalla parete est del Corno Piccolo sul Gran Sasso. A seguito del terremoto alcuni giunti di pilastri che sorreggono i viadotti della A25 tra Pratola e Cocullo (L'Aquila) si sarebbero mossi. Al momento sono in corso controlli, la circolazione resta comunque aperta e regolare.
CROLLA TUTTO NEL SUPERMERCATO CONAD DELL'AQUILA
In Umbria al momento non ci sono segnalazioni di danni. Popolazione in strada anche a Norcia. Nessun danno ad Assisi per le Basiliche di San Francesco per il forte terremoto avvertito anche nella città umbra. Lo ha detto all'ANSA padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del Sacro Convento. La scossa ha svegliato l'intera comunità francescana. I frati e il capo restauratore Sergio Fusetti si sono subito nella Basilica superiore e in quella Inferiore per verificare la situazione. Al momento non risultano danni ma le verifiche proseguiranno nelle prossime ore.
E' stato mobilitato l'Esercito per far fronte all'emergenza. Una componente del 6/o reggimento Genio di Roma, con mezzi speciali, è partita verso le zone colpite dal sisma. 

lunedì 5 maggio 2014

Renzi: c’è una batost@ per te, “mandatemi una mail”. - Anna Lombroso

Senigallia

Sarò prevenuta e disfattista, ma io non noto una gran differenza tra le risate degli ilari imprenditori che si telefonano nella notte del terremoto dell’Aquila e il saluto benedicente del presidente del consiglio planato in elicottero su Senigallia ferita a morte e che si accomiata dai cittadini prostrati dell’emergenza, incoraggiandoli alla Petrolini “ la città risorgerà più belle a splendente che pria “ e poi con una frase che suona oltraggiosa più che inopportuna “mandatemi delle mail”.

Mi auguro che la sua casella di posta e il suo hashtag Renzi # sprezzantebastardo siano inondati di messaggi, che alle prossima scadenza elettorale non la passi liscia, che quelli che pensano che sia ineluttabile, inevitabile, inesorabile, fatale firmare l’ennesima cambiale in bianco a favore di lui, del partito unico, frutto di una alleanza di ferro con il promoter di quegli imprenditori ridanciani, della larga intesa che mette d’accordo chi sbeffeggia esodati, giovani disoccupati, cinquantenni licenziati, condannandoli alla precarietà come gli alluvionati sui tetti, ebbene se ne ricordi di quel “mandatemi una mail”, provocazione di un bullo senza scrupoli, di un ragazzino che falsifica la firma dei genitori, di un teenager che lascia la morosa con l’emoticon triste sul cellulare.

Anche il mio pc è stanco di scrivere che ogni pioggia diventa un’alluvione, che ogni temporale si converte in catastrofe. E che alla fonte c’è una irresponsabilità globale, quella dei governi che negano il cambiamento climatico che produce eventi estremi, con la stessa proterva e dissennata determinazione con la quale continuano a chiamare fenomeni naturali le conseguenze dell’incuria combinata con la corruzione, il malgoverno, l’inadeguatezza e l’incompetenza. Le scelte del governo Renzi sono chiare, dietro e davanti le promesse, dietro e davanti la rivendicazione “non ci sono quattrini”. E non prevedono investimenti per la tutela e il risanamento del territorio, anzi in nome della guerra alla burocrazia e per favorire al “semplificazione” e lo snellimento delle burocrazie per lasciare maggiore libertà alle imprese e ai privati, lo smantellamento del sistema di controlli e autorizzazioni. Mentre per le grandi opere, che quel territorio lo devastano senza ripercussioni positive, economiche o sociali sui cittadini, i soldi si trovano, dietro il simulacro illusorio della “partecipazione”, del project financing , cui nessuna azienda, regolare o criminale, pensa davvero di partecipare preferendo le formule largamente parassitarie favorite dai governi che si sono succeduti anche andando molto in là negli anni e che si fanno sempre più sofisticate.
Perché, ridendo o no, non usufruire di quel sistema che scarica, attraverso una trama a cascata di appalti e subappalti, la competizione verso il basso e induce, anche nella piccola e media impresa, una competizione tutta fondata sullo sfruttamento del lavoro nero, grigio, precario, atipico. Perché la classe dirigente politica e imprenditoriale non dovrebbe, visto che a questo scopo sono state create tutte le condizioni favorevoli, scaricare sul debito pubblico le risorse necessarie alla realizzazione o in alcuni casi anche solo alla profittevole progettazione, di interventi largamente inutili, quando non dannosi? Il progetto Tav ha costituito un modello, un laboratorio finanziario e contrattuale di questo sistema, così come la cordata del Mose, così come saranno i canali, per ora solo virtuali, che produrranno esiti catastrofici sull’equilibrio della Laguna di Venezia, con il ricorso all’istituto del contratto di concessione, nel quale la funzione del committente si trasferisce al privato e l’elemento finanziario diventa fondamentale. Così che il regime “personale”, come in politica, ed il fattore finanziario sono dominanti e si rendono inutilizzabili o di impossibile applicazione le norme di contrasto della mafia, della corruzione o di tutela del lavoro, che sono state concepite e codificate per procedure di affidamento tradizionali, in particolare per l’appalto tipico.
È l’economia informale, questa, che facilmente sconfina nell’illegittimità e nell’illegalità, e che nel caso delle “catastrofi naturali”, che senza nessuna naturalezza si abbattono con tragica e ricorrente puntualità sul Paese, sono aiutate dall’abitudine ormai secolare di lasciare decantare crisi in modo che diventino emergenze da affrontare con misure eccezionali, commissari ad hoc, poteri speciali, repressioni di chi rivendica la potestà di intervenire sulle scelte che riguardano le vite di tutti noi. Mandiamogli una mail, si ricordi che le nostre vite, i nostri beni, le nostre decisioni ce le riprendiamo.

sabato 3 maggio 2014

Alluvione nelle Marche.

Jesi - (Adnkronos) - L'uomo è deceduto in seguito a un malore nella sua casa a Senigallia. Impossibili i soccorsi via terra a causa degli allagamenti. All'arrivo dell'eliambulanza non c'era più nulla da fare. Situazione critica in tutta nella provincia di Ancona (Foto Video Youreporter). Salvato uno jesino di 86 anni: era rimasto bloccato nell'auto in un sottopassoWeek-end instabile sull'Italia

Roma, 3 mag. (Adnkronos) - Allerta maltempo nelle Marche. Un anziano è morto sabato pomeriggio dopo aver accusato un malore nella sua casa a Senigallia. L'uomo è stato soccorso da un'eliambulanza perché i soccorsi via terra erano impossibili a causa della situazione delle strade, dopo il violento nubifragio che si è abbattuto sulla zona, ma per l'anziano non c'è stato nulla da fare.
La situazione resta critica in tutta nella provincia di Ancona e in particolare a Senigallia dove diverse zone della città sono allagate.
Sono più di 100 le unità dei vigili del fuoco impegnate nei soccorsi nella zona di Senigallia: 42 sono arrivate da comandi fuori regione, 10 da altri comandi delle Marche, 80 dal comando di Ancona. Sul posto sono operative le squadre di soccorritori acquatici con battelli pneumatici dai comandi di Ravenna, Venezia e Lucca e due elicotteri dei vigili del fuoco dei nuclei di Pescara e Bologna.
Le precipitazioni che venerdì notte hanno colpito la provincia di Ancona hanno provocato allagamenti e smottamenti in quasi tutta la Vallesina. In particolare sono state chiuse le seguenti strade: Sp 36 Montecarottese per smottamenti; Via Montelatiere di San Marcello per una frana; Via Fontedamo di Jesi per allagamenti.
Allagamenti ed esondazioni sono stati segnalati in vari punti di Chiaravalle. Alle 5.30 a via Fontedamo di Jesi un anziano jesino di 86 anni è stato salvato dai carabinieri mentre era rimasto bloccato con la propria auto in un sottopasso completamente allagato. Pochi minuti prima era stata segnalata al 112 una vettura in balia delle acque in quel sottopasso.
Giunti sul posto i militari dell'Aliquota Radiomobile di Jesi hanno visto una Fiat Multipla che si spostava lateralmente verso i pilastri spinta dalla forza delle acque. La vettura era invasa dalle acque fino a metà. I militari si sono accorti che all'interno c'era un uomo e sono entrati in acqua per raggiungere il veicolo.
Nonostante le difficoltà legate all'acqua alta più di un metro e alla corrente formatasi, i militari sono riusciti a salvare l'anziano, trovato in stato confusionale e con un principio di ipotermia. L'uomo è stato visitato e sta bene.


giovedì 11 ottobre 2012

Costi politica, Lombardia: tre consiglieri indagati per truffa aggravata e peculato.


Consiglio Regionale Lombardia

Ispezioni a sorpresa nella sede del Consiglio regionale lombardo e nelle Marche. Al Pirellone i finanzieri hanno sequestrato i rendiconti completi delle spese sostenute dai gruppi di Pdl e Lega Nord dal 2008 al 2012. In particolare, la documentazione riguarda i loro viaggi, cene e spese di comunicazione e rappresentanza.

Dopo LazioCampaniaEmilia Romagna e Piemonte, oggi tocca a Lombardia e Marche. Ispezione a sorpresa degli agenti della Guardia di Finanza nei due consigli regionali per compiere acquisizioni per accertamenti sulle spese dei gruppi regionali. Al Pirellone risultano indagati i consiglieri Davide Boni (Lega)Franco Nicoli Cristiani e Massimo Buscemi (Pdl) per peculato e truffa aggravata. Al centro viaggi, cene e spese di comunicazione e rappresentanza del gruppo consiliare Pdl-Lega tra il 2008 e il 1012. I finanzieri hanno acquisito tutta la documentazione presso l’assessorato al Territorio e Urbanistica, l’assessorato alla Cultura e Giovani, la Presidenza e l’ufficio di Presidenza. L’indagine riguarda in particolare le spese da loro sostenute ”nel periodo intercorso tra l’inizio di questa legislatura e marzo 2012”, come hanno affermato in una nota congiunta il presidente del consiglio regionale della Lombardia Fabrizio Cecchetti (Lega Nord) e i vicepresidenti Carlo Saffioti (Pdl) e Sara Valmaggi (Pd).
In sostanza, quando era presidente del Consiglio regionale Davide Boni, che si è dimesso da presidente del Consiglio regionale a seguito delle accuse di corruzione a suo carico. Buscemi, ex assessore alle Risorse idriche, è inoltre marito della figlia di Pierangelo Daccò, il faccendiere accusato di associazione per delinquere, bancarotta e altri reati nell’inchiesta sul dissesto dell’ospedale San Raffaele, è stato condannato con rito abbreviato a 10 anni di carcere
Lombardia – I finanzieri che questa mattina sono entrati al Pirellone hanno portato via borsoni e trolley contenenti presumibilmente dei documenti, che sono stati prelevati al nono piano del grattacielo, dove si trova l’ufficio legale del Consiglio. ”Non abbiamo nulla da nascondere, ed è curioso che per indagini che non riguardano i fondi dei gruppi ma i singoli consiglieri regionali vengano acquisiti i documenti di tutto il gruppo consiliare, e solo di Pdl e Lega Nord’’, ha detto il capogruppo regionale del Pdl Paolo Valentini. “La richiesta di documenti da parte della Guardia di finanza – ha sottolineato il capogruppo della Lega Nord Stefano Galli – è collegata all’indagine in corso riguardante il consigliere regionale Davide Boni e non riguarda l’inchiesta sull’utilizzo dei fondi consiliari in corso in altre Regioni italiane”. A quanto si apprende, per ora non ci sarebbero state acquisizioni di documenti negli uffici degli altri gruppi consiliari, e l’intervento delle Fiamme gialle si sarebbe concentrato negli uffici di Pdl e Lega Nord.