giovedì 7 gennaio 2021

L’ex sindaca con la passione per le consulenze a peso d’oro. - Gianni Barbacetto

 

Se arriverà a Palazzo Lombardia come assessore alla Sanità in sostituzione di Giulio Gallera, Letizia Moratti porterà con sé un bel curriculum. Ex sindaco di Milano, ex ministro dell’Istruzione, ex presidente della Rai, ex broker assicurativo, ex presidente di Ubi banca. Ma anche condannata dalla Corte dei conti “per colpa grave” nella vicenda delle “consulenze d’oro”; e indagata per una brutta storia di soldi e petrolio, in cui fanno capolino gruppi mafiosi e perfino i terroristi dell’Isis.

Letizia Maria Brichetto Arnaboldi vedova Moratti era sindaco di Milano quando assunse a Palazzo Marino una sessantina di persone di sua fiducia. Tra queste, sei uomini d’oro entrati con “illeciti conferimenti di incarichi dirigenziali” e altri sei ingaggiati con “non consentite nomine di addetti all’Ufficio stampa comunale”, che arrivò ad avere 20 dipendenti. Tutto a spese del Comune. Peccato che la Corte dei conti le abbia poi presentato il conto: 591 mila euro di danno erariale da rimborsare, un cifra che arriva a oltre 1 milione se si considerano anche i suoi 21 coimputati.

I fatti sono del 2006. La condanna diventa definitiva, con sentenza della Corte di Cassazione, nel 2019. Le motivazioni sono pesanti: l’operato di Letizia Moratti ha avuto “il connotato della grave colpevolezza, ravvisabile in uno scriteriato agire, improntato ad assoluto disinteresse dell’interesse pubblico alla legalità e alla economicità dell’espletamento della funzione di indirizzo politico-amministrativo spettante all’organo di vertice comunale”. Nessuno dei nominati – appurano i magistrati – era in possesso delle competenze professionali richieste dalla legge.

Ancor più bruciante la vicenda che l’ha coinvolta da presidente di Ubi, ruolo che ha ricoperto fino all’ottobre 2020, quando la banca è stata conquistata da Intesa. Tre anni prima, nel 2017, un funzionario antiriciclaggio di Ubi, Roberto Peroni, denuncia che la banca ha una quarantina di clienti molto speciali, che godono di un trattamento particolare: per loro non valgono i controlli e non scattano le segnalazioni di operazioni sospette. Tra questi, la presidente Moratti: la Saras Trading, società svizzera del gruppo Moratti, ha infatti ricevuto da Ubi Factor finanziamenti milionari poi finiti all’estero, con transazioni passate nelle Isole del Canale.

Peroni viene cacciato, ma la Procura di Brescia apre un’indagine che si chiude nel 2019, con un’archiviazione: la mancata segnalazione di operazioni sospette non è più reato ma solo illecito amministrativo, comunque sanzionato dalla Banca d’Italia con una multa a Ubi di 1,2 milioni di euro. La posizione di Moratti viene però stralciata e mandata alla Procura di Cagliari. E questa fa il botto. Scopre che tra il 2015 e il 2016, Saras, la società petrolifera del gruppo Moratti, aumenta le importazioni di greggio dal Kurdistan iracheno, allora controllato dall’Isis. Niente bolle regolari e prezzi stracciati, con un ribasso “mediamente di oltre il 22 per cento, con punte del 38-42 per cento”. L’ipotesi degli investigatori è che sia lo Stato Islamico a contrabbandare il petrolio, dal porto di Bassora, in Iraq, attraverso Petraco Oil Company Llp, società inglese con una sede a Lugano, controllata da una sigla domiciliata nell’isola di Guernsey. Petraco è nel biennio 2015-2016 il maggior fornitore di petrolio di origine irachena (72 importazioni su 51) a Saras Trading. Moratti è coinvolta due volte: come azionista di Saras e come presidente di Ubi. Perché è il consiglio d’amministrazione di Ubi Factor che il 23 dicembre 2016 delibera di finanziare Saras Trading con 45 milioni di euro. Il credito viene triangolato (Ubi Factor-Saras Trading-Petraco) negli ultimi giorni dell’anno. E la banca ha “volutamente omesso” la segnalazione all’antiriciclaggio, pur “in una situazione di palese conflitto d’interessi”, visto che Letizia Moratti è presidente della banca che finanzia una sua società . I contratti di factoring, secondo la Guardia di finanza, potrebbero essere “un modus operandi” per nascondere “la provenienza delittuosa” del petrolio.

Ma non basta l’Isis. Il gruppo Moratti è indiziato anche “di relazioni commerciali con società contigue ad ambienti della criminalità organizzata o ad alto rischio di condizionamento”. Gli investigatori citano la Kb Petrols, società anch’essa in rapporti con Ubi Banca e anch’essa non segnalata all’antiriciclaggio. Il suo rappresentante legale è Claudio La Rosa, che risulta in contatto con “Giuseppe Arena, considerato organico della famiglia di Cosa nostra Santapaola-Ercolano, essendo una delle persone più vicine (autista e guardaspalle) a Vincenzo Aiello, rappresentante provinciale di Cosa nostra catanese”. La Rosa è rappresentante legale anche di un’altra azienda, in rapporti d’affari con ditte collegate a Luigi Brusciano, “riconducibile al clan dei casalesi” e contiguo agli ambienti di Malta citati in alcune inchieste giornalistiche sulla morte della giornalista Daphne Caruana Galizia, uccisa nel 2017 con una autobomba. Con questo curriculum, Letizia Brichetto Moratti arriva in Regione con l’impegno a non farci rimpiangere Gallera.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/07/lex-sindaca-con-la-passione-per-le-consulenze-a-peso-doro/6057454/

La pazienza è la virtù dei forti...

 

Aspettando la rottamazione...

https://www.facebook.com/photo?fbid=10219336242503031&set=a.10203761565505840

Dall'Accademia dei Lincei il punto sui farmaci anti Covid.

 

Sì ai corticosteroidi come il desametasone, no agli antimalarici come idrossiclorochina e clorochina; bene l'eparina ai ricoverati, attesa per i risultati sull'aspirina a basse dosi; e ancora anticorpi neutralizzanti, Ace-inibitori, antinfiammatori. Sono gli esperti della Commissione Covid-19 dell'Accademia Nazionale dei Lincei a fare il punto sui farmaci in sperimentazione contro il coronavirus, in un documento che passa in rassegna le evidenze scientifiche disponibili sulla loro efficacia e sicurezza.

Secondo i Lincei è "necessario condurre studi clinici rigorosi sui farmaci candidati alla cura di Covid-19: solo questi possono fornire dati scientifici sufficienti e valutabili in modo preciso, che permettano di distinguere tra episodi aneddotici e prove scientifiche. In assenza di questi studi e in circostanze di alta pressione come le attuali, subentra il rischio di seminare confusione tra i medici".

Questo nuovo documento dei Lincei "non intende raccomandare alcun farmaco sperimentale, ma esaminare le evidenze a sostegno dell'efficacia e della sicurezza dei trattamenti farmacologici, evidenziare la posizione ufficiale delle autorità sanitarie e dei comitati di esperti in relazione a ciascun farmaco o classe di farmaci considerati, e menzionare brevemente gli studi in corso registrati su clinicaltrials.gov o sul registro dell'Oms".

https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/biotech/2021/01/05/dallaccademia-dei-lincei-il-punto-sui-farmaci-anti-covid-_99381745-98f0-4508-bf7d-e839cc67f434.html

Conte apre al rimpasto: “Ma poi basta”. Renzi, solito doppio gioco. - Luca De Carolis

 

Il presidente tende la mano al nemico che vuole la sua gola. Gli offre dritto il rimpasto, assicurando “il rafforzamento della squadra di governo”. Rivendica le robuste modifiche al Recovery Plan e ne ventila altre. E promette: “Non è mai venuta meno e mai verrà meno da me l’apertura al confronto e all’ascolto delle forze che sostengono il governo”. Il segnale di Giuseppe Conte a Matteo Renzi arriva ieri pomeriggio tramite post, dopo giorni di tattico silenzio. E pare il limite massimo a cui l’avvocato può spingersi. “Più di questo oggettivamente non si può, così abbiamo tolto a Renzi ogni pretesto per andare alla crisi” riassume una fonte di governo molto vicina al presidente del Consiglio.

Il fu rottamatore vede la mossa. E parlando al Tg3 alterna bastone e carota. “Se Conte è in grado di lavorare faccia, altrimenti toccherà ad altri” avverte, per poi scandire che “non esistono governi di scopo” e che “non esiste alcun rischio di voto anticipato”, tanto per calmare i suoi di Italia Viva, per cui le urne sarebbero il baratro. Ma Renzi lascia aperto anche qualche spiraglio: “Sul Recovery lo abbiamo detto: più investimenti e meno bonus. E da quello che si legge, il governo sembra aver cambiato idea, segno che forse le idee di Iv non erano così male”. Certo, “poi dalle parole bisognerà passare ai fatti”. Ma qualcosa forse si muove. E lo conferma la prima, rapidissima reazione di Iv al post di Conte: “La politica parla con atti e non su Facebook, ma il post sembra andare in una direzione che pare raccolga una serie di nostre richieste”.

Insomma, qualcosa si muove. Innanzitutto per la carta messa sul tavolo da Conte, dopo una mattinata di cattivi pensieri, con ambienti di Palazzo Chigi a ruminare preoccupazione: “Ogni giorno Renzi chiede una cosa in più”. Ma anche il capo di Iv sa che, senza Conte premier, la maggioranza non terrebbe. Esploderebbe il Movimento, innanzitutto. E anche il Pd avrebbe i suoi problemi. Ergo, quelle elezioni anticipate che nessuno vuole, e per primo Renzi, diventerebbero più di un residuale rischio. Però per arrivare a un punto di caduta bisogna fare ancora moltissima strada. Il primo a saperlo è Conte, che fa sapere: “A breve ci ritroveremo con tutte le forze di maggioranza per operare una sintesi complessiva sui progetti del Recovery”. Tra oggi e domani dovrà arrivare una riunione dei capi delegazione per fare il punto (ma ieri sera non era stata ancora convocato nulla). Tappa fondamentale per capire se e come si potrà arrivare al Consiglio dei ministri dove andrà approvato il piano. “Poi riattiveremo il confronto con il Parlamento e le opposizioni” ricorda il premier. Ossia, dalle Camere bisognerà comunque passare. Ma Conte per ora non vuole sfidare alla conta definitiva Renzi, che pure ieri sera l’ha evocata (“Conte ha detto che verrà in Senato e lo aspettiamo lì”). I famosi Responsabili latitano, prima di tutto perché il premier non li ha chiamati offrendo garanzie. Anche se una fonte di governo sostiene: “I responsabili per reggere ci sono, già oggi ne mancherebbero solo tre o quattro. Ma Conte non vuole ancora esporsi, perché la via maestra per lui è ricomporre questa maggioranza”. Certo, “se poi Renzi insistesse, allora sì che ci conteremmo”. Ma ora proveranno ancora a rimettere assieme i cocci. Conte, come il Pd, vorrebbe un rimpasto leggero, con qualche ministro e sottosegretario dimissionario da sostituire, schivando il pericoloso passaggio delle dimissioni preventive del premier: quasi un invito a colpire per Renzi. Ma il capo di Iv insiste per un Conte ter, con il premier dimissionario al Colle. A margine, i sussulti nel M5S. Luigi Di Maio ha teorizzato che se, del caso, si possono perdere anche uno o due ministeri, ma l’importante sarà avere ruoli di peso. Mentre in una riunione dei Direttivi, il reggente Vito Crimi ha evocato il voto anticipato. E poi c’è Beppe Grillo, che tifa per una resa dei conti con Renzi. Ieri lo ha chiarito con un post in cui cita un famoso discorso di Cicerone: “Fino a quando Catilina abuserai della nostra pazienza?”.

Ma molti hanno notato anche la pubblicazione sul blog di un post di Alessandro Di Battista, con cui mesi fa aveva litigato sul tema del capo politico. Un riavvicinamento che pare un altro segnale a Renzi. Tradotto, il Garante è pronto anche alle urne. Con Conte, e con Di Battista.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/07/conte-apre-al-rimpasto-ma-poi-basta-renzi-solito-doppio-gioco/6057448/

Boom di richieste e rendimenti in calo per il Btp a 15 anni collocato oggi. Con questi numeri il Mes è completamente inutile.

 

Nel 2020 la spesa italiana per interessi sul debito è scesa di 1,4 miliardi di euro. Ormai negativi o vicino allo zero le cedole per titoli con scadenza fino a 5 anni.

E’ andato letteralmente a ruba il Btp a 15 anni collocato questa mattina dal Tesoro italiano. A fronte di un’offerta di titoli per 10 miliardi di euro, la domanda è stata di 105 miliardi. Il boom della domanda ha consentito di tenere basso il rendimento offerto ai sottoscrittori che riceveranno interessi lordi dello 0,95% da qui al 2037, pagati in due cedole semestrali. Il 2021 non avrebbe potuto iniziare meglio per il Tesoro italiano che beneficia, come tutti i paesi dell’area euro, dei massicci programmi di acquisto di titoli (Quantitative easing) implementati dalla Banca centrale europea.

I rendimenti italiani rimangono tra i più alti della zona euro ma sono comunque ormai negativi o prossimi allo zero per scadenze fino ai 5 anni. Di conseguenza continua a scendere quello che ogni anno lo Stato paga in interessi sul suo debito. Lo scorso anno il Tesoro ha emesso titoli per un valore complessivo di 550 miliardi di euro, che per lo più sono andati a rimpiazzare Bot e Btp che arrivavano a scadenza. La spesa per interessi è diminuita di 1,4 miliardi di euro rispetto al 2019. Oggi l’Italia paga così circa 50 miliardi di euro in interessi, solo un paio di anni fa l’esborso superava i 70 miliardi. Il collocamento di oggi dimostra una volta di più come al momento non ci siano difficoltà a reperire fondi sui mercati. Una situazione che esclude la necessità di ricorrere ad altre linee di finanziamento come quelle offerte dal Mes, esplicitamente concepite per far fronte a situazioni di difficoltà di accesso al mercato.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/05/boom-di-richieste-e-rendimenti-in-calo-per-il-btp-a-15-anni-collocato-oggi-con-questi-numeri-il-mes-e-completamente-inutile/6056225/

mercoledì 6 gennaio 2021

Quo usque tandem.

 

L’8 novembre del 63 a.C., anno cruciale per la storia di Roma, il Console Cicerone pronunciò in senato un severo discorso contro Lucio Sergio Catilina. Ne ripropongo qui un estratto lasciando a voi l’ispirazione per la sua adattabilità nell’affrontare la realtà.
“Quo usque tandem (fino a che punto) approfitterai della nostra pazienza? Per quanto tempo ancora la tua pazzia si farà beffe di noi? A che limiti si spingerà la tua temerarietà che ha rotto i freni? Non ti hanno turbato l’espressione e il volto dei presenti? Non ti accorgi che il tuo piano è stato scoperto? Non vedi che tutti sono a conoscenza della tua congiura, o ti illudi che qualcuno di noi la ignori?

Noi dovremo continuare a sopportarti, smanioso di potere e di distruggere il mondo intero?

Allo Stato non mancano né l’intelligenza né la fermezza dell’ordine.

Nulla di quanto fai, ordisci, mediti, sfugge alle mie orecchie e ai miei occhi, tanto meno alla mia mente e capirai subito che sono più risoluto io nel vegliare sulla sicurezza dello Stato che tu sulla sua rovina.

Senatori, sono qui in mezzo a noi, in questa assemblea che è la più sacra, la più autorevole del paese, individui che meditano contro di noi e mi rivolgo al loro capo.

Hai diviso l’Italia tra i tuoi; hai stabilito la destinazione di ciascuno; hai scelto chi lasciare al Governo e chi condurre con te.

Le porte sono aperte. Vattene! Porta via anche tutti i tuoi. Purifica la città! Mi sentirò più libero quando ci sarà un muro tra me e te. Non puoi più stare in mezzo a noi! Non intendo sopportarti, tollerarti.

Tutte le volte che hai sferrato un colpo contro di me, l’ho parato con le mie forze: ma ormai attacchi apertamente tutto lo Stato; vuoi portare alla totale distruzione il Governo e la vita di tutti i cittadini, dell’Italia intera.

Se tu, come ti esorto da tempo, te ne andrai, la città si libererà dei tuoi numerosi e infami complici, fogna dello Stato che aderiscono alla tua congiura.

Non oso parlare della tua condotta privata, delle tue operazioni finanziarie, che sentirai pesarti addosso alla prossima scadenza dei debiti. Vengo piuttosto a fatti che riguardano gli interessi superiori dello Stato.

Non concludi nulla, non ottieni nulla, eppure non desisti dal tentare e dal volere la rovina delle istituzioni.

Dimmi: che vita è adesso la tua? Ti parlo non mosso dall’odio, eppure dovrei, ma da una compassione di cui non sei affatto degno. Sei venuto in Senato, ma tra tanti amici e conoscenti, chi ti ha salutato? Se, a memoria d’uomo, nessuno è stato mai trattato così, ti aspetti forse parole di ingiuria quando già sei schiacciato dal durissimo giudizio del silenzio? Che dire di più? Al tuo arrivo questi seggi si sono svuotati. Non appena hai preso posto, gli altri hanno lasciato vuoto, deserto questo settore dei banchi. Insomma, con che animo pensi di sopportalo?

Se mi accorgessi di essere, anche a torto, gravemente sospettato e disprezzato dai miei concittadini, preferirei sottrarmi alla loro vista piuttosto che essere oggetto di sguardi di disapprovazione. Tu, invece, che sei consapevole dei tuoi maneggi e riconosci che l’odio di tutti è giusto e meritato da tempo, esiti a sottrarti alla loro vista, alla presenza di chi ferisci nella mente e nel cuore.

Se i tuoi genitori provassero paura di te e ti odiassero, se tu non potessi in alcun modo riconciliarti con loro, scompariresti dalla loro vista, immagino. Ora a odiarti e ad aver paura di te è la patria, madre comune di tutti noi, che già da tempo ritiene che tu non mediti altro che la sua morte.

La patria ti presenta il conto senza bisogno di parole.

Hai mentito per anni rinnegando, come uno spergiuro, il giorno dopo quello che avevi detto o fatto il giorno prima.

Sono cose del passato, è vero e benché non fossero tollerabili, tuttavia le ho sopportate, come ho potuto. Ora, però, non intendo sopportare oltre! Perciò vattene e libera lo Stato dal timore! Non ti accorgi del silenzio dei presenti? Perché attendi la conferma della parola, quando ti è chiaro il significato del loro silenzio?

Ma a che servono le mie parole? A piegarti, in qualche modo? A farti ricredere? Non mi illudo. Non è il caso di chiederti di provare rimorso per la tua smania sfrenata e assurda, per le tue azioni nonostante le difficoltà in cui versa lo Stato. Non sei infatti il tipo da astenerti dall’infamia per pudore, dal pericolo per paura, dalla follia per ragionevolezza.

Il popolo ti ha tolto il potere: puoi attaccare il Governo, ma non puoi sovvertirlo con tentativi scellerati da bandito.

Eppure ci sono anche alcuni, qui in Senato, che non percepiscono per ingenuità cosa stia per abbattersi su di noi o che fingono di non vedere quel che hanno sotto gli occhi; sono quei pochi che hanno alimentato con la condiscendenza le tue aspettative e rafforzato con l’incredulità il formarsi di una congiura!

Allora dico se ne vadano i colpevoli! Si separino dagli onesti!”

Marcus Tullius Cicero
In L. Catilinam orationes
Oratio in Catilinam Prima in Senatu Habita

https://www.beppegrillo.it/quo-usque-tandem/

Nucleare, dal Piemonte alla Sardegna: la mappa delle 67 aree idonee in Italia per il deposito nazionale di rifiuti radioattivi. - Luisiana Gaita

 

Le aree per l'infrastruttura che permetterà di sistemare in via definitiva i rifiuti sono state individuate in Piemonte (8 aree), Toscana (2), Lazio (22, tutte in provincia di Viterbo), Sardegna (14), Sicilia (4). E ancora in Basilicata, Puglia e a cavallo tra le due regioni. Attualmente il nostro Paese è al centro di una procedura di infrazione europea.

La mappa delle aree idonee alla costruzione di un deposito nazionale per i rifiuti radioattivi di media e bassa attività non è più segreta. Con il nulla osta dei ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente, la Sogin (la società pubblica responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi) ha pubblicato sul sito www.depositonazionale.it la proposta di Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (Cnapi), l’atteso documento per divulgazione del quale è stato necessario attendere, tra le altre cose, un aggiornamento da parte dell’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin) rispetto alla sismicità delle aree, studio chiesto alla Sogin nel 2015. La società ha appena pubblicato il progetto preliminare e tutti i documenti correlati alla realizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e del Parco Tecnologico, che permetterà di sistemare in via definitiva questi rifiuti, al centro di una procedura di infrazione europea nei confronti del nostro Paese e attualmente stoccati in una ventina di siti provvisori non idonei ai fini dello smaltimento definitivo. Operazione necessaria dato che l’Unione Europea (articolo 4 della Direttiva 2011/70) prevede che la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi avvenga nello Stato membro in cui sono stati generati e che la maggior parte dei Paesi europei si è già dotata o si sta dotando di depositi.

I 67 LUOGHI POTENZIALMENTE IDONEI – La Carta, elaborata in base ai criteri previsti dall’Ispra nella Guida Tecnica n.29, oltre che in base ai requisiti indicati nelle linee-guida dell’International Atomic Energy Agency (Iaea), individua 67 aree idonee ad ospitare l’infrastruttura che da cronoprogramma dovrebbe funzionare a partire dal 2025 e collocate in Piemonte (8 aree), Toscana (2), Lazio (22, tutti in provincia di Viterbo), Sardegna (14), Sicilia (4). Ci sono poi 12 aree che toccano esclusivamente la regione Basilicata, 2 la Puglia e altre 4 aree che si trovano a cavallo tra le due regioni. Ma queste aree non sono considerate tutte uguali e sono state divise in quattro categorie: aree molto buone, buone, insulari e aree in zona sismica (quindi decisamente meno idonee delle prime e, su 29, 15 sono in provincia di Viterbo). Ci sono 23 aree, in particolare, che hanno un punteggio più alto (e fanno parte delle prime due categorie). Tra queste ne vengono indicate due in provincia di Torino, ossia le aree di Carmagnola e di Caluso-Mazzè-Rondissone, sei in provincia di Alessandria (Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento, Fubine-Quargnento, Alessandria-Oviglio, Bosco Marengo-Frugarolo, Bosco Marengo-Novi Ligure, Castelnuovo Bormida-Sezzadio), due in Toscana (Pienza-Trequanda in provincia di Siena e Campagnatico in provincia di Grosseto), ma anche sette diverse aree in provincia di Viterbo e altre tra Bari, Taranto e Matera.

Tra le 23 aree in questione, dodici sono considerate come i luoghi in assoluto ‘più idonei’ a ospitare il deposito nazionale per una serie di caratteristiche legate al territorio. Si tratta di due aree in provincia di Torino, cinque in quella di Alessandria e altrettante in provincia di Viterbo. Altre 11 aree sono considerate comunque “buone” come sede per i deposito. Molto interessata la zona di Matera: c’è un’area che tocca la provincia, altre due che si trovano tra le due province di Matera e Bari e altrettante che sono collocate tra la provincia di Matera e quella di Taranto. In Basilicata, sono indicati come aree idonee quelle che interessano i comuni di Genzano di Lucania, Acerenza, Oppido Lucano, Bernalda, Montescaglioso, Montalbano Jonico, Irsina. In Puglia Gravina in Puglia, Altamura, Laterza. A queste si aggiungono (e fanno sempre parte delle 11 ‘buone’) un’area in provincia di Alessandria, una in quella di Siena, una in provincia di Grosseto, due in quella di Viterbo.

L’ITER – Nei giorni scorsi era arrivato il nulla osta alla pubblicazione da parte dei ministeri Sviluppo economico e ambiente ed ora si apre una fase di consultazione pubblica, della durata di 60 giorni, in cui le Regioni, gli enti locali e tutti i soggetti portatori di interesse qualificati possono formulare osservazioni e proposte tecniche, all’esito della quale si terrà (nell’arco dei 4 mesi successivi) il seminario nazionale. “Sarà questo l’avvio del dibattito pubblico vero e proprio che vedrà la partecipazione di enti locali, associazioni di categoria, sindacati, università ed enti di ricerca, durante il quale saranno approfonditi tutti gli aspetti, inclusi i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione delle opere” ha spiegato il ministero dell’Ambiente, definendo il contenuto della carta il frutto di “un lavoro coordinato congiuntamente dai due ministeri (anche il Mise, ndr), atteso da molti anni, che testimonia la forte assunzione di responsabilità da parte del governo” sul tema della gestione dei rifiuti radioattivi. In base alle osservazioni e alla discussione nel Seminario Nazionale, Sogin aggiornerà la Cnapi, che verrà nuovamente sottoposta ai pareri del Mise e dei ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture e dei Trasporti. In base a questi pareri, il Mise convaliderà la versione definitiva della Carta, ovvero la Cnai, la Carta Nazionale delle Aree Idonee. Il via libera alla pubblicazione della Cnapi doveva arrivare entro il 20 agosto 2015. A fare slittare la data sia la richiesta da parte dei ministeri competenti a Sogin e Ispra di alcuni accertamenti tecnici, ma anche le vicissitudini politiche, dalle regionali del 2015 al referendum costituzionale del 2016, fino alle elezioni del 2018. A ottobre scorso l’Unione Europea ha aperto contro l’Italia una procedura d’infrazione. Poi è arrivata la pandemia.

IL PROGETTO – Il deposito nazionale e il parco tecnologico saranno costruiti in un’area di circa 150 ettari, di cui 110 dedicati al deposito e 40 al Parco. Il deposito avrà una struttura a matrioska: all’interno di 90 costruzioni in calcestruzzo armato, le celle, verranno collocati grandi contenitori in calcestruzzo speciale, i moduli, che racchiuderanno a loro volta i contenitori metallici con all’interno i rifiuti radioattivi già condizionati. In totale circa 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività. Di questi rifiuti, circa 50mila metri cubi derivano dall’esercizio e dallo smantellamento degli impianti nucleari per la produzione di energia elettrica e circa 28mila dai settori della ricerca, della medicina nucleare e dell’industria. Ma circa 33mila metri cubi di rifiuti sono già stati prodotti, mentre i restanti 45mila metri cubi si prevede che verranno prodotti nei prossimi 50 anni. Il Deposito Nazionale ospiterà anche il complesso per lo stoccaggio temporaneo di lungo periodo (50 anni) di circa 16.600 metri cubi di rifiuti ad alta attività, derivanti dallo smantellamento delle installazioni nucleari e dalle attività medicali, industriali e di ricerca. Saranno custoditi, inoltre, circa 800 metri cubi di residui del riprocessamento del combustibile (separazione di materiale riutilizzabile dal rifiuto) effettuato all’estero e del combustibile non riprocessabile.

I CRITERI E I COSTI – Le aree interessate dalla Cnapi sono il risultato di un complesso processo di selezione su scala nazionale svolto da Sogin in conformità ai criteri di localizzazione stabiliti dall’Isin, che ha permesso di scartare le aree che non soddisfacevano determinati requisiti di sicurezza per la tutela dell’uomo e dell’ambiente, in primis in base a criteri di esclusione e, poi, in base a criteri di approfondimento. Con i criteri di esclusione sono state escluse le aree vulcaniche attive o quiescenti o contrassegnate da sismicità elevata o interessate da fenomeni di fagliazione o, ancora, a particolare rischio idrogeologico. L’esclusione o meno in base a questi criteri apre la strada, come è facile immaginare, a un dibattito che già si prevede molto acceso sul tema del deposito dei rifiuti radioattivi nel nostro Paese. Per la costruzione del deposito nucleare nazionale si stima un investimento complessivo di circa 900 milioni di euro che genererà oltre 4mila posti di lavoro all’anno per 4 anni di cantiere.

“Si tratta di una forte assunzione di responsabilità da parte del Governo – ha dichiarato il sottosegretario all’Ambiente Roberto Morassut, d’intesa col ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli e su delega del ministro dell’Ambiente Costa – che non si sottrae dal risolvere una questione da anni al centro di dibattito e non più rimandabile. È un provvedimento da tempo atteso e sollecitato anche dalle associazioni ambientaliste, che consentirà di dare avvio ad un processo partecipativo pubblico e trasparente al termine del quale sarà definita la localizzazione dell’opera”.

E proprio facendo riferimento alle “giuste sollecitazioni di Greenpeace”, Morassut assicura che al ministero dell’Ambiente si sta predisponendo (in sinergia con il Mise) “una nota indirizzata alle autorità francesi per chiedere il coinvolgimento del nostro Paese in relazione all’ipotesi di estensione della licenza dei reattori nucleari d’oltralpe, che si trovano in prossimità dei nostri confini”. Per il presidente della commissione Ecomafie, Stefano Vignaroli “va dato atto a questo governo di aver avuto il coraggio di fare un passo importante in un percorso che però è stato e sarà lungo”. Su Facebook Vignaroli ricorda che “vari governi avevano rimandato questo momento, forse per paura di perdere consenso su una questione delicata ma che andava affrontata”, mentre “ogni anno in bolletta elettrica i cittadini pagano la gestione dei rifiuti radioattivi centinaia di milioni di euro. L’assenza di deposito sicuramente ha allungato le tempistiche di smantellamento delle centrali nucleari italiane e amplificato quindi i costi da pagare. Il costo complessivo dello smantellamento è pari a quasi 8 miliardi di euro”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/05/nucleare-dal-piemonte-alla-sardegna-la-mappa-delle-67-aree-idonee-in-italia-per-il-deposito-nazionale-di-rifiuti-radioattivi/6055830/