domenica 31 gennaio 2021

Matteo D’Arabia, le 10 cose che non tornano. - Salvatore Cannavò

 

Senza vergogna - L’ex sindaco di Firenze getta fumo sulla vicenda saudita, ma i punti controversi sono tantissimi: i diritti umani, la guerra, il caso Khashoggi, la stampa complice.

I giornali che lo criticano lo farebbero per creare un “diversivo”. Così Matteo Renzi ha commentato le polemiche – poche per la verità – seguite al suo viaggio saudita per partecipare alla Future Investment Initiative. “Prendo l’impegno a discutere con tutti i giornalisti dei miei incarichi internazionali, delle mie idee sull’Arabia saudita, di tutto”, ha dichiarato Renzi. Ma non ora, perché c’è la crisi di governo da risolvere.

E allora proviamo a riassumere quello che di questa vicenda dovrebbe far vergognare e a porre alcune domande.

1. Il diversivo. Matteo Renzi non ha avuto remore a recarsi a Riyad per la conferenza della Fii, istituto finanziato dal governo saudita, nel bel mezzo di una crisi provocata da lui. Per tornare ha utilizzato il beneficio di un volo privato garantito dal Fii stesso. Aveva avvertito il presidente Sergio Mattarella che in quei giorni così intensi si sarebbe assentato?

2. Condotta immorale. Nel Parlamento europeo esiste un Codice di condotta in base al quale, assicurano autorevoli esponenti di Strasburgo, una situazione come quella renziana sarebbe stata censurata. Renzi si è fatto pagare, nel pieno di un mandato parlamentare, da una istituzione che dipende da uno Stato straniero. Possibile che un politico che ama “il coraggio e la nobiltà d’animo” non sappia definire un proprio, accettabile, codice di condotta?

3. I diritti di Amnesty. L’elencazione delle violazioni dei diritti umani da parte saudita, stilato da Amnesty è esplicito. Ieri, sul manifesto, il portavoce italiano, Riccardo Noury, citava tra i casi più eclatanti quello di Raif Badawi, blogger, fondatore di Liberali sauditi: “Viene fatto scendere da un pulmino, in catene. La piazza di fronte alla moschea di Gedda è piena di gente. Arriva il funzionario addetto all’esecuzione delle pene e lì, al centro della piazza, inizia ad agitare la frusta. Una, due, dieci, 50 volte. Dopo 15 minuti, lo ‘spettacolo’ è terminato. Il pulmino riparte”. Che ne pensa Renzi?

4. Khashoggi e la Supercoppa. Il caso più agghiacciante è ovviamente quello del giornalista Jamal Khashoggi, ucciso, seviziato “smembrato con una sega”, dopo essere entrato nel consolato saudita a Istanbul. Bin Salman, indicato come il mandante dell’omicidio, non ha mai risposto di nulla e Agnes Callamard, responsabile Onu per le esecuzioni extragiudiziali, ha definito il processo allestito dai sauditi come privo di “legittimità legale o morale”. Il 26 ottobre 2018, il deputato Luciano Nobili, che di Italia Viva sembra guidare il servizio d’ordine, dichiarava su Twitter: “Dopo la morte di Khashoggi la comunità internazionale non può restare indifferente. La Supercoppa non può giocarsi in Arabia Saudita”. La Supercoppa no, la conferenza sì?

5. Scusi, dov’è lo Yemen? Tra i crimini sauditi riconosciuti internazionalmente ci sono i centomila morti nello Yemen, gettato in una guerra interna ormai decennale e in cui Riyad ha giocato sporco anche grazie alle bombe occidentali. Tra cui quelle prodotte in Italia e approvate, guarda caso, proprio dal governo Renzi. Ora, finalmente, il governo ha bloccato l’export di quelle bombe, applicando la legge 185 e in virtù di una risoluzione firmata sia dal M5S che dal Pd. Quanti morti servono per non parlare con un regime?

6. Se mi fossi ritirato. Nel colloquio-intervista con Bin Salman, Renzi si è presentato “soprattutto come ex sindaco di Firenze”. In realtà, è soprattutto un senatore in carica, membro della Commissione Difesa. L’Arabia Saudita è tra i Paesi al mondo che più spendono in armamenti. Possibile che non si colga il tema del conflitto di interessi? Inutile ricorrere a casi come quello di Gerhard Schröder, Tony Blair o Bill Clinton, tutti impegnati in iniziative “private”, ma dopo aver dismesso qualsiasi incarico pubblico. Renzi lo avrebbe potuto fare se avesse dato seguito a quanto dichiarato in occasione del Referendum 2016, ma la politica non l’ha lasciata.

7. La quarantena dei furbi. Grazie alla carica di senatore, Renzi non ha dovuto sottoporsi alla quarantena per coloro che rientrano dagli Stati contenuti nell’elenco E del Dpcm 14 gennaio. Sulla base di quell’elenco, “gli agenti diplomatici” sono esentati dall’obbligo di quarantena e, secondo quanto confermato dall’Ufficio questori del Senato, i senatori vengono coperti dalla norma. Che, però, non dovrebbe riguardare chi viaggia per interessi personali soprattutto se retribuiti. Abbiamo anche i “furbetti della quarantena”?

8. Rinascimento medievale. Renzi ha dato prova di un nitido provincialismo rivolgendosi “al grande principe” con il sorriso emozionato dello scolaretto di fronte al maestro. La gag del Rinascimento l’aveva già usata più volte, ma in questo caso sembra davvero imbarazzante. Per quanto si voglia giocare a paragonare i “prìncipi” del Cinquecento a quelli che governano nel Golfo Persico, di mezzo c’è la Storia. Il Rinascimento è un simbolo dell’Italia chiamato in causa per definire una fase di progresso culturale. In Arabia Saudita si è data la possibilità alle donne di guidare solo nel 2018 e di entrare in uno stadio nel 2019. Più che Rinascimento siamo in pieno Medioevo (con tante scuse al Medioevo).

9. Un Jobs act saudita. “Sono geloso del costo del lavoro a Riyad” ha detto Renzi a Bin Salman. Geloso: perché sono alti o perché sono bassi? Perché i salari sauditi sono piuttosto buoni per i sauditi doc, ma il sistema si regge su 11 milioni di lavoratori migranti sottoposti a un regime semi-schiavistico. Con un ruolo assolutistico delle imprese (che possono anche ridurre unilateralmente i salari). Pensava a questo sistema quando ideava il Jobs act?

10. Il silenzio della stampa. A differenza di altri casi, Matteo Renzi ha goduto della sostanziale impunità dal resto delle forze politiche. Ma ancora di più dalla stampa. Tranne Domani che ha dato la notizia, il manifesto, la Verità e, ovviamente, il Fatto la vicenda non ha avuto il risalto che merita sul resto della stampa nazionale né nei telegiornali.

Sui social network, il cinguettio quotidiano di giornalisti, molto noti, molto liberali e molto antipopulisti, è stato attento nell’accusare, limitandosi ad alzare il sopracciglio. Quella politica giova alla politica? E questo tipo di giornalismo giova al giornalismo?

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/31/matteo-darabia-le-10-cose-che-non-tornano/6084667/

Proseguono le consultazioni, Tabacci: 'Serve un governo politico con Conte'.

 

Nel primo giorno di colloqui M5S, Pd e Leu hanno blindato il presidente del Consiglio.


Ultimo giorno di consultazioni per Roberto Fico, che oggi ha incontrato gli Europeisti. M5s, Pd e Leu blindano ancora Conte.

Serve un patto "di fine legislatura", incalza Zingaretti. Renzi chiede un programma scritto, ricordando che per Iv "le idee vengono prima dei nomi". Fornaro sottolinea la necessità di "lealtà" in una coalizione. Il mandato esplorativo di Fico è solo "altro tempo perso", taglia corto Salvini.

La mossa di Matteo Renzi inevitabilmente complica la trattativa per il futuro governo. Tuttavia l'impressione alla fine della prima giornata di consultazioni del presidente Fico è che Renzi abbia sminato la bomba mes e mostrato un certo ottimismo sul fatto che "nell'interesse degli italiani un punto di caduta" possa essere trovato. Un punto importante a favore del lavoro di Fico è che si sia iniziato a lavorare concretamente sul programma.

Insomma, sembra partire nelle difficoltà previste il compito del Presidente della Camera Roberto Fico di "esplorare" la possibilità di avere un nuovo governo solido, frutto di una intesa all'interno della ex maggioranza giallorossa.

"Siamo pronti a un programma di legislatura e la persona giusta per portare avanti questo programma e guidare un governo è Giuseppe Conte. Stiamo lavorando su un programma, sulle questioni che riguardano la pandemia e la crisi, sicuramente ci saranno altre occasioni per incontrare il presidente" della Camera Roberto Fico "ma sarà lui a informare". Lo afferma Ricardo Merlo, a nome del gruppo parlamentare "Europeisti - Maie - Centro Democratico" del Senato, dopo l'incontro con Roberto Fico.

"Abbiamo ribadito al presidente Fico la nostra indicazione per un incarico a Conte, in quanto riteniamo che sia la garanzia di un soluzione rapida e che possa garantire continuità col precedente governo, che era stato per noi particolarmente soddisfacente". Lo ha detto Gianclaudio Bressa, in rappresentanza del gruppo parlamentare per le Autonomie, al Senato, dopo la consultazionea Montecitorio. "Abbiamo dato indicazione non solo di fare in fretta ma di dare incarico per il nuovo governo a Giuseppe Conte. Credo che siano previsti già oggi degli incontri per definire puntualmente le questioni programmatiche".

"Siamo per un governo politico, guidato da Conte, che arrivi al termine della legislatura, sapendo che l'alternativa è il governo del Presidente della Repubblica che porti il Paese alle votazioni, ma questo significa che il parlamento non riesce a esprimere una maggioranza". Lo ha detto Bruno Tabacci, in rappresentanza di Centro Democratico - Italiani in Europa, al termine delle consultazioni con il presidente della camera Roberto Fico. "Quando responsabili diventa un termine negativo io non mi ci posso riconoscere - ha aggiunto - Sono responsabile di quello che dico e che faccio. Abbiamo dato vita a una iniziativa politica che ha portato al Senato alla nascita del gruppo europeisti e alla Camera a un gruppo che conta 15 deputati". Nuovi 'responsabili'? "Ritengo che la partita si svolgerà quando il presidente incaricato avrà presentato la sua squadra e il suo programma e si vedrà chi vota e chi non vota. Non è il caso ora di fare dei vaticini"ha precisato Tabacci, convinto che una maggioranza Ursula "qua non c'è".

"Ripartire imprescindibilmente dal presidente del consiglio uscente, Giuseppe Conte. Noi lo sosterremo convintamente". Lo ha detto il deputato Antonio Tasso, esponente del Maie alla Camera, al termine delle consultazioni con il presidente della Camera, Roberto Fico.

Intanto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in un post su Fb ha sottolineato la necessità di un governo forte in tempi rapidi. "In questi momenti - ha scritto - serve un esecutivo forte, mentre noi agli occhi del mondo appariamo deboli. O ci mettiamo in testa che dobbiamo ripartire in fretta con un nuovo governo puntando a sfruttare al meglio i 209 miliardi del Recovery oppure le future generazioni piangeranno le follie di una politica che invece di pensare ai problemi degli italiani, litigava per le poltrone". 

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2021/01/31/proseguono-le-consultazioni-a-montecitorio-con-il-presidente-della-camera-fico-dopo-il-mandato-conferito-dal-quirinale_8294246b-c278-4c91-ba4b-09b44641a024.html

Scende in campo pure Confindustria: vuole Conte fuori. - Carlo Di Foggia

 

L’affondo - “Premier cambi mestiere”.

Gli industriali italiani non hanno mai fatto un discorso su se stessi, ma per se stessi. E la crisi del governo Conte-2 non fa eccezione. La Confindustria vuole l’uscita del premier, epilogo di un rapporto mai decollato – a partire dal suo presidente, Carlo Bonomi – e non per feeling personale. Conta la sostanza, un problema, per così dire, di sistema. La crisi da Covid è la peggiore dal Dopoguerra, ma il governo giallorosa non ha potuto, o voluto, assecondare fino in fondo la visione miope di Viale dell’Astronomia: le imprese sono l’economia e hanno la precedenza.

Da giorni i papaveri confindustriali hanno alzato il tiro. Ieri è toccato al presidente degli industriali lombardi, Marco Bonometti, grande sponsor di Bonomi e noto per i modi ruvidi mostrati durante la prima ondata quando si è battuto contro la zona rossa a Bergamo. “Conte – ha detto a La Stampa – si cerchi una nuova occupazione”. L’industriale bergamasco ha sciorinato il repertorio classico: il solito “fare presto” a spendere i fondi del Recovery; l’invocazione del “governo dei competenti”, che poi sarebbe Mario Draghi (“farebbe la differenza”); l’elogio di Matteo Renzi (“ha posto il tema del Recovery, andava ascoltato prima”); e la classica richiesta di finirla con il blocco dei licenziamenti, con invito a Salvini a dare una mano.

Bonometti non è un “professionista” confindustriale, ma riporta la linea dell’associazione espressa qualche giorno fa al Consiglio generale dove, pare, le critiche a Conte e al governo sono state unanimi.

Confindustria vuole contare nella gestione dei 209 miliardi del Recovery fund. L’idea incarnata da Bonomi, ma patrimonio da sempre dell’associazione, è che sono le imprese a creare prosperità e quindi sono le imprese a dover beneficiare dei fondi. Nei giorni scorsi, Bonomi ha auspicato che il Parlamento riscriva il Piano di ripresa e resilienza (Pnrr) del governo perché privo di “una visione complessiva di politica industriale”. In audizione alle Camere, la dg Francesca Mariotti lo ha stroncato. L’unico elogio è arrivato per i fondi del pacchetto “transizione 4.0”, i sussidi alle imprese (un capitolo da quasi 30 miliardi).

Confindustria lamenta l’assenza di un meccanismo di governance dei fondi, anche se quello previsto dal governo, accentrato a Palazzo Chigi, è stato accantonato per lo scontro con Renzi. Bonomi e compagnia vogliono che le parti sociali (cioè Confindustria) vengano “coinvolte lungo tutto il processo di esecuzione dei progetti”: un supporto “strutturale, non episodico”. Poi c’è il tema dei fondi. I sussidi per l’efficienza energetica sono troppo “focalizzati sul settore residenziale e terziario” e vanno dirottati sulle imprese. “Grave” è considerata “l’assenza dell’idrogeno blu”, cioè quello prodotto da gas naturale, quindi non a impatto zero, ma caro ai grandi gruppi (in testa l’Eni, che ha visto svanire i suoi progetti dall’ultima bozza del Pnrr). E ancora: Confindustria si duole per l’assenza di “misure per la patrimonializzazione delle imprese e il loro accesso ai mercati finanziari”. Sul fronte lavoro la richiesta è di puntare sulle mitiche politiche attive “aprendo al coinvolgimento delle Agenzie private”.

Dall’inizio della pandemia l’associazione ha attaccato il governo per gli aiuti emergenziali, considerati a pioggia e non mirati alle aziende. È il “Sussidistan” denunciato da Bonomi, nonostante metà dei fondi (quasi 50 miliardi) siano andati alle imprese. Stesso discorso sul blocco dei licenziamenti. La mega recessione non aveva alternative, ma Confindustria non lo ritiene un suo problema.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/31/scende-in-campo-pure-confindustria-vuole-conte-fuori/6084663/


Eccoli i padroncini di Renzuccio, che vogliono tutti i soldini del Recovery per loro ed i loro affari.

Arabia Viva. - Marco Travaglio

 

Deluso dagli italiani, che si ostinavano a non amarlo perché in fondo non lo meritavano, l’Innominabile si trasferì a Riyad con i fedelissimi di Italia Viva, ribattezzata per l’occasione Arabia Viva. “Eccoci nel Nuovo Rinascimento!”, scandì scendendo dal jet del principe Mohammad bin Salman, per gli amici MBS, e baciando la terra promessa. Al principe che l’accoglieva a braccia aperte, presentò subito la Boschi: “Caro MBS, lei è MEB”. Un mutawwi’a, agente della polizia religiosa, la prese in consegna, contrariato per la vertiginosa minigonna. “Dove la portano?”. “Niente, se la caverà con 87 scudisciate per abbigliamento blasfemo. Ma, se preferisce, c’è la lapidazione o la crocifissione”. “Scioakkk bicaoeuuuse”, disse lui. Ma l’altro non raccolse. Il Nostro mandò avanti la Bellanova, avvolta nella consueta tenda per doccia: “È la splendida Teresa, la bracciante che abbiamo fatto ministra”. MBS l’affidò a una guardia agricola: “Qui non abbiamo ministre, e manco ministri. Però, essendo straniera, potrà lavorare nei campi e, siccome è amica tua, guadagnerà ben un dollaro l’anno. È il costo del lavoro che giustamente ci invidi”. “Scioakkk bicaoeuuuse”, ripeté lui, ma nessuno capì. Vista la mala parata, tentò di coprire col suo corpo Ivan Scalfarotto, che però venne notato da un ufficiale dello Squadrone della Tigre: “Mi sa che è un gay, come dite voi, o un sodomita infedele, come diciamo noi. Prendetegli le misure per la solita valigia modello Khashoggi. Ma forse qui basta una 24 ore. E non scordate i seghetti per ossa, sennò è il solito pulp”. “Shissh”, proruppe l’Innominabile fra lo stupore e l’ilarità generali.

Presentare l’ex ministra Elena Bonetti parve oltremodo rischioso, per la difficoltà di spiegare il concetto di Pari opportunità. La donna venne spacciata per la schiava del capo, incontrando l’approvazione del principe. Che riunì l’amico Matteo e il capogruppo di Arabia Viva Ettore Rosato a parlare di politica. “Noi – esordì il primo – apriamo la crisi di governo: non poltrone, ma idee. Siamo garantisti, rivogliamo la prescrizione. Bin stai sereno. Un sorriso”. Alle parole crisi e idee, ma soprattutto garantisti e prescrizione, l’interprete diede di matto. Rosato chiarì: “Siccome, senz’offesa, c’è un vulnus per la democrazia, vorremmo i servizi e un governo Dragh…”. Ma non finì la frase: un agente della Mukhabarat, la polizia politica, roteò la scimitarra. “Il governo – spiegò MBS scrollandosi gli schizzi di sangue dalla kefiah – sono io. E i servizi ve li fa il mio amico. Matteo, se non erro sei indagato per fondi illeciti. Quindi prima ti mozziamo mani e piedi. Poi, per tutto il resto, la testa. Tanto non ti serve. Ma stai sereno. Scioakkk bicaoeuuuse shissh. Un sorriso”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/31/arabia-viva/6084648/

In conclusione,e cercherò di essere breve. - Mario Bismuto

 

In conclusione,e cercherò di essere breve:

1) Niente elezioni anticipate : Mattarella non ha sciolto le camere annunciando nuove elezioni.
2) Niente incarico esplorativo alla Casellati : era l'altra speranza del Centrodestra, perché in quel caso la presidentessa del Senato avrebbe dovuto verificare se esiste una maggioranza di centrodestra.
3) Incarico a Fico che in questi 3 giorni non farà praticamente un fico secco dato che i giochi sono già decisi...e quali sono?
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1) Martedì Conte riceverà per la quarta volta in 3 anni l'incarico di formare un nuovo Governo, il Conte ter (e per il nostro paese sarà un vero record perché dalle elezioni del marzo 2018 Mattarella avrà conferito l'incarico 4 volte, 1 volta a Cottarelli e 3 a Conte : un presidente del Consiglio davvero inossidabile, un autentica roccia).
2) Si ripartirà con una maggioranza più ampia della precedente, in quanto ora c'è anche il nuovo gruppo europeista.
3) Ci sarà ancora Italia viva ma con una sostanziale differenza...fino a ieri avevamo Renzi + il suo gruppetto di fuoriusciti, da domani avremo Italia viva + Renzi, e non è la stessa cosa.
4) Renzi esce da questa storia con le ossa rotte : ora è detestato dagli italiani di destra, centro e sinistra ancora più di prima, e non potrà mai più alzare l'asticella delle provocazioni come ha fatto finora perché i suoi accoliti non gli andrebbero più dietro.
5) Conte ha stravinto anche questa sfida : Renzi voleva il Mes altrimenti usciva dalla maggioranza? E il Mes non lo ha avuto...ha ritirato i suoi ministri per costringere Conte a dare le dimissioni? E Conte non le ha date andando a cercare i numeri nelle camere...Renzi diceva che non li avrebbe trovati pregustando il momento in cui Conte avrebbe dovuto rimettere il mandato? E invece Conte ha ottenuto la maggioranza assoluta alla Camera e quella relativa al Senato, rimanendo al suo posto senza fare una piega...Renzi ha annunciato che avrebbe votato contro la riforma Bonafede? E Conte lo ha stoppato salendo al Quirinale a rimettere il mandato...Renzi ha tuonato per 10 giorni dicendo che un Conte ter non sarebbe stato gradito? E invece Conte sarà riconfermato.
In buona sostanza : speravate che Conte cadesse? Vi è andata male...speravate di tornare alle urne? Fra 2 anni e non ora, come è giusto che sia...speravate in un governo di maggioranza di Centrodestra? Poveri illusi...speravate in un Conte ter senza Italia viva? Pazienza...non si può avere tutto nella vita, specie in tempi così difficili, ma è certo che questa nuova Italia viva sarà molto diversa da quella vista finora perché non penderà più dagli umori di un Renzi depotenziato e scornato.

E questo è quanto.
(By Mario Bismuto) 

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sabato 30 gennaio 2021

Qui c’è poco da esplorare. - Gaetano Pedullà

 

Dopo aver buttato via una settimana con tutte le cose preziosissime che c’erano da fare – dall’accelerazione sui ristori alle imprese al piano vaccinale, fino alla relazione sulla Giustizia – continuiamo a perdere tempo col gioco dell’esploratore alla ricerca del senno di Renzi, o in subordine di una resa disonorevole dei Cinque Stelle, Zingaretti e Leu.

Di questo non ha colpa il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, al quale il leader di Italia Viva non ha lasciato altre possibilità, ma è chiaro che l’incarico al presidente della Camera Roberto Fico non fa un favore al Movimento Cinque Stelle, dove alla sola idea di tornare con Renzi si è già sollevata metà della base riuscita a sopravvivere a due anni di compromessi su tutto, dal salvataggio di Salvini al processo Diciotti all’andare al Governo col Pd, ai taciti patti di desistenza con i dem in alcune elezioni regionali, e ci fermiamo qui perché l’elenco è lungo.

Purtroppo i numeri al Senato sono quelli che sono e Renzi sa benissimo che l’unica maggioranza che oggi ha senz’altro i numeri è quella del non ritorno al voto. Quindi alla fine un accordo arriverà a scapito di Giuseppe Conte, che tornerà a insegnare all’università a meno di non accettare condizioni umilianti per restare a Palazzo Chigi.

Toccherà quindi a lui per primo decidere che strada prendere: compiere un gesto di responsabilità estremo per non abbandonare al loro destino tutti i dossier sui quali sta lavorando, dalla gestione della pandemia all’interlocuzione in Europa sul Recovery Fund, coinvolgendo in questa capitolazione di fronte a Renzi il resto delle forze politiche che l’hanno finora sostenuto, oppure prendere atto della situazione e uscire a testa alta, preparandosi a tornare presto – se vorrà – perché qualunque cosa nascerà domani sulle macerie lasciate da questo indefinibile soggetto politico che si chiama Italia Viva non avrà vita semplice.

Negli ambienti parlamentari ovviamente si spera ancora nel miracolo, cioè in una soluzione che salvi capra e cavoli grazie a un programma di compromesso, dove IV rinunci al Mes (che comunque non ha i numeri per l’approvazione in Parlamento) e i 5S a Bonafede alla Giustizia, Zingaretti indichi come ministri le quinte colonne renziane rimaste in sonno nel suo partito e così via con questo teatrino della politica.

In tale modo il Movimento salverebbe almeno una parte delle riforme che ha fatto finora e sorveglierebbe dall’interno la destinazione dei soldi europei, ma tra sei mesi o due anni, quando si tornerà comunque a votare, avrà donato tanto di quel sangue da non potersi aspettare l’entusiasmo nemmeno dei suoi più fedeli elettori.

Quindi adesso sarebbe meglio consegnare a Fico il programma che lui stesso conosce bene perché era la carta con gli impegni alle elezioni del 2018 e dire a Renzi se ci sta o no, certificando così – se servisse ancora – che è lui ad abbandonare la coalizione, e poi andare all’opposizione di qualunque schifezza istituzionale si verrà a formare, aspettando le elezioni e nel frattempo facendosi quattro risate su come renziani, forza italioti, leghisti, Pd, eventuali scissionisti 5S e l’armata Brancaleone che segue saprà gestire tutto quello che c’è da fare in questi tempi difficili. Un disastro annunciato, ma perlomeno al momento opportuno gli italiani sapranno chiaramente di chi è stata la responsabilità.

https://www.lanotiziagiornale.it/editoriale/qui-ce-poco-da-esplorare/

Il senatore, il principe e il patto di Abramo. - Gad Lerner

 

Anche la settimana scorsa al Senato, nella sua requisitoria anti-Conte, Matteo Renzi non aveva mancato di esaltare gli “accordi impressionanti nel mondo arabo” conseguiti nel summit di Al-Ula da Mohammed bin Salman. Un omaggio preventivo al “grande principe ereditario” saudita che si apprestava a vezzeggiare di persona a Riyad, con toni apologetici. In effetti quel raduno delle petromonarchie sunnite del Golfo, revocando l’embargo imposto al Qatar, chiudeva felicemente il triangolo delle amicizie mediorientali di Renzi: l’israeliano Netanyahu, l’emiro qatarino Al-Thani e la dinastia regnante sulla Mecca. Un accordo propiziato da Trump demolendo la politica distensiva di Obama, garantito dal riarmo di regimi ferocemente reazionari e fondato sulla supremazia della finanza. Ma questo per Renzi e i suoi consiglieri è solo un dettaglio trascurabile. Conta di più la propensione agli affari sviluppata al tempo del suo governo, spaziando dalle compagnie aeree all’esportazione di armi, dai giacimenti di gas alla cybersecurity in cui gli ha fatto da battistrada il fido Marco Carrai.

“Gli 80 mila euro percepiti per sedere nel board della Future Investment Initiative? Sono spiccioli rispetto a ciò che Renzi potrebbe guadagnare se anteponesse il denaro al potere”, mi spiega un uomo della finanza milanese. Nel cosiddetto Patto di Abramo sottoscritto da Israele con gli Emirati e incoraggiato dall’Arabia Saudita, Renzi aspira a ritagliarsi il suo piccolo spazio. Ci lavora fin da quando era primo ministro e instaurò un solido rapporto col leader della destra israeliana, facendo tesoro delle entrature dell’allora corrispondente de La Stampa

a Gerusalemme, Maurizio Molinari. Una politica estera “in proprio” che lo ha portato sempre più spesso anche nel Golfo, dove cercava ristoro anche per le sorti di Monte dei Paschi e della Roma.

Il record di condanne a morte per decapitazione? La legislazione che sottomette le donne? I diritti umani calpestati? Bazzecole di fronte all’opportunità di sedere tra i vincenti. Meglio Trump di Obama, quando si tratta di investimenti. E del resto, come si è visto, qualche spicciolo in tasca da lì te ne verrà.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/30/il-senatore-il-principe-e-il-patto-di-abramo/6083765/