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L'assessore regionale alla Salute Ruggero Razza (palazzotto |
L'inchiesta, condotta dalla procura e dai carabinieri di Trapani con il Nas di Palermo, si basa su intercettazioni che sono andate avanti fra novembre e marzo di quest'anno. Il gip: "Musumeci ingannato".
Negli ultimi cinque mesi, in Sicilia, i dati dei contagi sarebbero cresciuti più volte in modo preoccupante, nessuno l'ha mai saputo. Quei dati allarmanti sarebbero stati nascosti dai vertici dell'assessorato alla Salute. Alterando i numeri dei positivi e dei tamponi, per mantenere l'indice sotto i livelli di guardia. E' un'accusa pesante quella mossa dalla procura di Trapani: questa mattina, i carabinieri del comando provinciale e del Nas hanno notificato tre provvedimenti di arresti domiciliari, a una dirigente generale della Regione e a due suoi collaboratori. L'assessore Ruggero Razza ha ricevuto un avviso di garanzia e un invito a comparire, per essere interrogato. Tutti sono accusati di vari episodi di falso materiale e ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico. Sono quaranta gli episodi contestati, l'ultimo risale al 19 marzo.
Ai domiciliari sono andati Maria Letizia Di Liberti, dirigente generale del Dipartimento per le attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico, il braccio destro dell'assessore Razza; Salvatore Cusimano, funzionario regionale, ed Emilio Madonia, dipendente di una ditta che gestisce i flussi informatici dell'assessorato.
A chiedere il provvedimento sono stati il procuratore facente funzione di Trapani Maurizio Agnello e le sostitute Sara Morri e Francesca Urbani. L'ordinanza di custodia cautelare è del gip di Trapani Caterina Brignone, che ha riconosciuto la fondatezza della ricostruzione dei pm e la necessità di intervenire d'urgenza, ma si è poi dichiarata incompetente - così come segnalato dalla procura - trasmettendo gli atti a Palermo. Secondo il giudice per le indagini preliminari, ci si trova di fronte a "un disegno politico scellerato a cui sembra estraneo il presidente della Regione Musumeci, che anzi - scrive il gip - pare tratto in inganno dalle false informazioni che gli vengono riferite".
Nell'inchiesta risultano indagati anche il vice capo di gabinetto dell'assessore Razza, Ferdinando Croce e Mario Palermo, direttore del Servizio 4 del Dipartimento retto da Maria Letizia Di Liberti.
Coronavirus, dati falsificati: l'indagine.
L'inchiesta che scuote adesso la Sicilia è nata per caso. L'anno scorso, i carabinieri indagavano su un laboratorio di Alcamo che avrebbe rilasciato centinaia di tamponi errati: negativi invece che positivi. I pm hanno deciso di fare un approfondimento all'assessorato regionale alla Sanità, attivando alcune intercettazioni. E sono emerse le prime conversazioni sospette in cui si parlava di modificare i dati giornalieri dei contagi e dei tamponi. Conversazioni che si sarebbero ripetute con cadenza preoccupante. A gestire i dati era Maria Letizia Di Liberti, uno dei volti storici della burocrazia regionale, in servizio dal 1992, stimata dalle varie maggioranze e opposizioni che si sono succedute nel tempo per il suo ruolo di tecnico, unica ombra nella carriera un'inchiesta per peculato nel 2018, per alcune indennità non dovute.
Coronavirus, dati falsificati: la dirigente.
Nei mesi più intensi della pandemia, la dirigente generale Maria Letizia Di Liberti aveva avviato una battaglia per mettere ordine al caos imperante nella raccolta dei dati su contagi e tamponi. A novembre, aveva scritto una nota dai toni perentori a tutte le aziende sanitarie. Iniziava così: "L'omissione o l'incompleta registrazione dei dati sulla piattaforma informatica da parte dei soggetti coinvolti nel processo di esecuzione e/o analisi dei tamponi, costituisce una grave inadempienza che rischia di compromettere la qualità delle analisi e delle valutazioni sull'andamento dell'epidemia e, conseguentemente, di indurre i decisori ad attuare misure di contenimento non proporzionate al quadro reale epidemiologico". E, adesso, è lei accusata di avere omesso e alterato quei dati. Ma perché l'avrebbe fatto? Per un qualche interesse personale o di carriera? Per compiacere il suo assessore? Per coprire alcune vistose falle nell'organizzazione della sanità siciliana?
I magistrati hanno disposto l’acquisizione di telefonini, computer, server dell’assessorato. Naturalmente, una copia. La complessa macchina della sanità non può fermarsi in questo momento di emergenza sanitaria. Ma è necessario capire cosa è accaduto. E, soprattutto, scoprire quali dati sono stati nascosti. L'inchiesta è appena all'inizio.
LaRepubblica