venerdì 25 giugno 2021

Covid, trovate le sequenze cancellate del virus. - Adele Lapertosa

In arancione le particelle del virus SarsCoV2 (fonte: NIAID)

 Risalgono all'inizio dell'epidemia.

Nuovo colpo di scena nella ricerca delle origini del SarsCov2: il ricercatore americano Jesse Bloom, del Fred Hutchinson Cancer Research Center, ha identificato dati che contengono sequenze del virus che risalgono all'inizio dell'epidemia di Covid-19 a Wuhan e che erano state rimosse deliberatamente dall'archivio delle sequenze dei National Institute of Health (Nih) americani.

Il ricercatore, come si legge su Biorxiv (che raccoglie gli articoli non ancora vagliati dalla comunità scientifica) e anche sul sito della rivista Science, ha recuperato i file cancellati da Google Cloud e ricostruito le sequenze parziali di 13 virus dei primi tempi dell'epidemia.

Secondo Bloom un gruppo di ricercatori cinesi avrebbe raccolto campioni di virus dai primi malati di Covid-19 a Wuhan, pubblicato le sequenze virali sulla banca dati americana Sequence Read Archive e le avrebbe rimosse qualche mese più tardi "per oscurarne l'esistenza". Bloom dice di aver chiesto ai ricercatori cinesi dell'ospedale universitario Renmin di Wuhan il perché della rimozione dei dati dal database americano, senza pero' ottenere risposta, mentre il Nih ha appena pubblicato una dichiarazione in cui spiega che le sequenze sono state rimosse su richiesta del ricercatore cinese, che aveva spiegato che le informazioni sulle sequenze erano state aggiornate e sarebbero state pubblicate su un'altra banca dati.

Per alcuni ricercatori, si legge sul sito della rivista Science, queste affermazioni rinforzano i sospetti sul fatto che la Cina abbia qualcosa da nascondere sulle origini della pandemia, mentre per molti altri fanno molto rumore per nulla, perché i ricercatori cinesi hanno pubblicato piú tardi le informazioni sul virus in una forma diversa e le sequenze di virus ora recuperate aggiungono ben poco a ciò che giá si sa sulle origini di questo coronavirus.

Lo stesso Bloom ammette che queste nuove sequenze virali sono un piccolo tassello di un puzzle molto piú grande ancora non completo, ma senz'altro aggiungono "prove ulteriori che il virus stesse circolando a Wuhan prima di dicembre".

Broccolo, nessun motivo scientifico per rimuovere delle sequenze
"Non vi è alcun motivo scientifico per rimuovere da una bancadati delle sequenze di virus giá depositate": cosí Francesco Broccolo, virologo dell'Università Bicocca di Milano, commenta all'ANSA lo studio di un ricercatore americano che avrebbe ricostruito 13 sequenze del virus SarsCov2 delle prime fasi dell'epidemia a Wuhan, pubblicate e poi rimosse da ricercatori cinesi su un database americano.

"Il ritrovamento delle sequenze di SarsCov2 depositate e poi omesse getta sempre piú dubbi sull'origine naturale di questo virus nel mercato del pesce", precisa. Le 13 sequenze ricostruite dal ricercatore americano "presentano delle mutazioni che rendono il virus molto piú somigliante al coronavirus del pipistrello e invece non sono presenti nel SarsCov2 che si è diffuso successivamente con l'epidemia - continua - perché dunque sono state rimosse queste sequenze? Sembra che non si voglia far capire che l'origine del virus sia nel pipistrello". Nel laboratorio di virologia di Wuhan "da quasi un anno si lavorava sul coronavirus del pipistrello".

E' possibile, secondo l'ipotesi avanzata da Broccolo, "che in laboratorio si sia 'forzato' l'isolamento del coronavirus del pipistrello su colture di cellule umane. In questo modo il virus sarebbe mutato in modo tale da riuscire a entrare nelle cellule umane. In altre parole si sarebbe provocato, non intenzionalmente, un salto di specie o spillover artificiale. Una volta che il virus ha acquisito queste caratteristiche, è possibile che magari un tecnico di laboratorio sia rimasto contagiato".

Le 13 sequenze virali rimosse sarebbero una sorta di "variante-ponte" tra il coronavirus del pipistrello e quello poi che si è diffuso nell'uomo. "Ripeto, è una mia ipotesi - conclude - ma non vi sono motivi scientifici per rimuovere delle sequenze da una bancadati, se non quella di non mostrare l'origine del virus".

ANSA

giovedì 24 giugno 2021

I segreti del Conticidio, da oggi il nuovo libro di Marco Travaglio. L’estratto – Nel 2019 la Lega sapeva: “Renzi lo farà cadere” (audio). - Marco Travaglio (29.5.2021)

 

Il colloquio riservato tra il banchiere e l’ex leader Ds. E l’audio del leghista Grimoldi 1 mese dopo il Conte-2.

21 ottobre 2019, interno giorno. Siamo a Milano, nella Sala Commissioni del “Pirellone”, sede del Consiglio regionale della Lombardia. Paolo Grimoldi, deputato della Lega, segretario della Lega Lombarda e fedelissimo di Salvini, riunisce un gruppo di consiglieri regionali del partito e li aggiorna sulla situazione politica nazionale. Non sa che in quella sala tutte le conversazioni sono registrate. Il Carroccio ha perso il potere da due mesi e mezzo, dopo la crisi del Papeete e la nascita del Conte-2, propiziata paradossalmente proprio da Renzi. Il governo giallorosa ha giurato il 5 settembre.

Ma già il 17, dodici giorni dopo, il Rignanese ha mollato il Pd con una quarantina di parlamentari e si è fatto un partitino tutto suo, per ricominciare a manovrare contro il suo governo. Vuole rovesciarlo a fine anno, subito dopo la legge di Bilancio. E con chi fa sponda? Proprio con il Matteo leghista, grazie anche alla mediazione del paraninfo Denis Verdini, il plurimputato ex capatàz forzista in procinto di finire in galera, direttore editoriale del gruppo Angelucci, quasi suocero di Salvini (la figlia Francesca è la fidanzata di Matteo), nonché conterraneo e amico di Renzi fin dai tempi in cui questi era sindaco di Firenze, nonché coimputato di Tiziano Renzi nel processo Consip per traffico di influenze e turbativa d’asta.

I segreti del Conticidio - L'AUDIO
Volume 90%
 
I due Matteo s’incontrano, si parlano in gran segreto e mettono a punto il timing dell’agguato a Conte per l’inizio del 2020, mentre in pubblico fingono di attaccarsi un giorno sì e l’altro pure. Il 15 ottobre Renzi sfida addirittura Salvini a Porta a Porta e l’altro accetta: 90 minuti di botte da orbi arbitrati da Bruno Vespa.

Ma è tutta scena. Che cosa bolle davvero nel loro pentolone lo rivela l’onorevole Grimoldi ai consiglieri leghisti esattamente sei giorni dopo: “Che cosa volevo dirvi di politicamente rilevante? Che riteniamo che Conte abbia i giorni contati. Questo non vuol dire che riusciremo ad andare a votare come vogliamo. Ma molto probabilmente, dopo la legge di Stabilità, Renzi in testa ma non solo Renzi andranno a batter cassa per avere ulteriori spazi politici”.

Sono informazioni riservate, di cui non c’è traccia sui giornali. Il governo è nato da un mese e mezzo e nessuno immagina che, al netto di qualche scaramuccia fra 5 Stelle e Pd da una parte e Iv dall’altra sulle tasse “green”, sia già agli sgoccioli. Evidentemente Grimoldi ha saputo tutto da Salvini o dai pochi altri ammessi al suo inner circle. Il deputato spiega il movente che spinge Renzi a liberarsi del premier: “Molto probabilmente Conte verrà sacrificato sull’altare degli interessi di chi tiene in piedi questo governo e vuole avere spazio politico, cosa che non mi dispiace assolutamente, anzi, però tant’è”.

In pratica Renzi – forte del controllo ferreo sui gruppi parlamentari del Pd, dove il neosegretario Nicola Zingaretti è in minoranza – prima sventa le elezioni anticipate con il Conte-2; e poi lavora per affossarlo e creare un altro governo, con un premier diverso (meno popolare e meno “grillino”) e una coalizione di larghe intese che gli consenta di giocare di sponda con gli amici di Forza Italia e della Lega. Un disegno che ha subito condiviso con Salvini: altrimenti Grimoldi non lo conoscerebbe fin nei minimi dettagli. Eccoli.

“Che cosa vogliono fare? È ovvio che Renzi, dall’alto del suo 3, 4 o 5 per cento, nonostante riesca a occupare mediaticamente ampi spazi, vuole rappresentare quell’area di persone normali… (mormorii in sala: qualcuno fa notare che a fregare la Lega è stato proprio Renzi, ndr). Sì, Renzi nemico numero 1! Però all’interno di questa maggioranza non gli riesce difficile cercare di apparire come quello più normale. Se gli altri parlano dei pesci rossi, di dare il carcere se sbagli una fattura, di mettere la tassa sulle merendine o sulle bibite zuccherate, nel momento in cui lui fa una battaglia normale per dire che vuole difendere le partite Iva e non vuole aumentare le tasse, sembra un genio all’interno di questa maggioranza”.

Altro che nemico numero 1: Renzi è la sponda ideale per la Lega, per esempio contro le tasse “green” che tanto allarmano Confindustria e i padroni padani. Lui sì che, nell’ottica leghista, è “normale”. E poi è un ottimo piede di porco per scardinare il governo. La Lega non otterrà le elezioni anticipate, ma il taxi Rignano-1 lo riporterà al potere. Ancora Grimoldi: “Zingaretti è in seria difficoltà, perché i gruppi parlamentari del Pd sono rimasti tali semplicemente perché Renzi gli ha detto di rimanere nel Pd. A cominciare dal capogruppo al Senato (Andrea Marcucci, ndr), ma anche alla Camera ne abbiamo diversi. Questi… lui l’ha già detto, lo abbiamo sentito ieri (incomprensibile, ndr)… non fa segreto che da qui alla fine dell’anno i gruppi di Italia Viva aumenteranno ampiamente: lui adesso sta cercando di fare campagna acquisti in Forza Italia e nei 5 Stelle. Col nuovo anno ne farà tornare all’ovile non pochi invece dal Pd, che sono lì momentaneamente congelati”.

Quindi Renzi ha detto a Salvini di tenersi pronto, perché a gennaio richiamerà le sue quinte colonne parcheggiate nel Pd, a partire dal capogruppo al Senato Marcucci, e sferrerà l’offensiva finale: “Si giocherà la partita per mettere un presidente del Consiglio quantomeno che a lui vada bene, e ovviamente si giocherà la partita per il presidente della Repubblica”.

Così la Lega non solo potrà rimettere piede al governo, uscendo dall’astinenza da potere cui l’ha condannata l’improvvida crisi del Papeete, ma parteciperà anche alla scelta del nuovo capo dello Stato. Che, grazie a Renzi, non sarà più appannaggio della maggioranza giallorosa a trazione 5 Stelle. Ma di una grande ammucchiata a trazione centrodestra. Poi ci si mette di mezzo il Covid-19, il piano dei due Matteo viene congelato e il Conticidio accantonato per cause di forza maggiore. Ma è solo rinviato di un anno.

Voi capite, cari lettori, quanto è difficile credere che il Conte-2 sia caduto da solo perché aveva fallito, visto che i due Matteo avevano già deciso di pugnalarlo appena nato nella culla?

ILFQ

Recovery plan: cosa si aspetta Bruxelles dall’Italia in cambio dei 190 miliardi. - Beda Romano

 

Il NextGenerationEU prevede esborsi sulla base dei risultati ottenuti, non dei progetti di spesa.

È un pacchetto di riforme e investimenti a dir poco impegnativo quello approvato martedì 22 giugno dalla Commissione europea chiamata a dare il suo benestare al piano italiano di rilancio economico. Oltre a una quota di prefinanziamento di 25 miliardi di euro attesa già in luglio, il paese sarà chiamato a una marcia forzata, con una serie di impegni nella seconda parte dell'anno ed esborsi pari a un totale di oltre 20 miliardi di euro in sussidi e prestiti.

Concretamente, l'esecutivo comunitario ha approvato una decisione attuativa che deve essere ora fatta propria dal Consiglio entro un mese, per poi entrare ufficialmente in vigore. Il piano preparato dal governo Draghi e approvato da Bruxelles prevede 190 misure, di cui 58 riforme e 132 investimenti. In tutto è composto da 525 pietre miliari e obiettivi specifici. A differenza della politica di coesione, il NextGenerationEU prevede esborsi sulla base dei risultati ottenuti, non dei progetti di spesa.

Progetto senza precedenti.

Quest'ultimo è un pilastro nella storia comunitaria. Per la prima volta, i Ventisette hanno dato mandato alla Commissione di raccogliere denaro sui mercati (750 miliardi di euro) da distribuire ai paesi membri in modo da rilanciare l'economia dopo la pandemia virale. «Il piano dell’Italia darà un impulso strutturale alla crescita economica e aiuterà a ridurre le differenze sociali e regionali», ha commentato il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis.

Dal nuovo Fondo per la Ripresa, l'Italia ha diritto ad ottenere quasi 70 miliardi di euro in sussidi e oltre 120 miliardi di euro in prestiti. Il 37,5% del denaro sarà speso in ambito ambientale, il 25,1% nella transizione digitale.

Fondi a tappe.

Presentando il pacchetto qui a Bruxelles, funzionari comunitari hanno precisato che il 40% del denaro andrà al Sud Italia, da qui al 2026. La quota di prefinanziamento del 13% del totale tra sussidi e prestiti verrà versata possibilmente già in luglio.Questa quota vale per l'Italia poco meno di 25 miliardi di euro (ossia 9 miliardi di sussidi e 15,9 miliardi di prestiti). Verrà quindi successivamente formalmente allocata pro rata lungo tutto il periodo (2021-2026) entro il quale il Fondo distribuirà denaro. Oltre alla quota di prefinanziamento, nel corso del secondo semestre del 2021 l'Italia dovrebbe ricevere altri 10 miliardi di euro in sussidi e altri 11 miliardi di prestiti sulla base di 51 pietre miliari, ossia progetti o riforme.

Gli investimenti verdi.

In campo ambientale, il piano approvato dalla Commissione europea prevede 12,1 miliardi nell'efficienza energetica degli immobili; 32,1 miliardi nella mobilità sostenibile; 18 miliardi nell'energia rinnovabile; 3,6 miliardi nelle reti intelligenti. Sul fronte dei trasporti, il governo italiano si è impegnato nel modernizzare 38 stazioni ferroviarie, nel costruire 365 chilometri di piste ciclabili e oltre 500 chilometri di rete ferroviaria ad alta velocità.

E quelli nel digitale.

In campo digitale, gli investimenti più importanti sono nella digitalizzazione della pubblica amministrazione (6,1 miliardi di euro), nella rete 5G (6,7 miliardi di euro) e nella modernizzazione della giustizia. Quest'ultima riforma deve essere approvata entro fine anno. Prevede obiettivi temporali per ridurre la durate dei processi, un investimento nella digitalizzazione (pari a 1,0 miliardo di euro) e riforme per rendere il sistema giudiziario più efficiente (2,3 miliardi di euro).

Gli interventi in campo sociale.

Infine, nel campo sociale, il piano approvato da Bruxelles ambisce a investire 15,6 miliardi nella sanità, nella telemedicina e nelle case di riposo. Altri 26 miliardi di euro dovrebbero andare all'istruzione – dagli asili all'università – e nel mercato del lavoro. Infine, 13,2 miliardi di euro dovrebbero essere investiti nella coesione sociale e regionale, in particolare nelle regioni meridionali. L'Italia è tra i paesi dove la disoccupazione è tra le più elevate. Sempre secondo l'esecutivo comunitario, i soli investimenti previsti dal NextGenerationEU dovrebbero contribuire all'aumento del prodotto interno lordo italiano per un totale di 1,5-2,5% entro il 2026. La stima della Commissione europea esclude tuttavia le riforme economiche che potrebbero anch'esse aiutare a rendere più dinamico il paese. Il governo italiano appare essere in generale più ottimista della Commissione in questo frangente.

IlSole24Ore

Incapace. L’insulto ripetuto migliaia di volte per offendere, per colpire personalmente l’avversario. - Virginia Raggi

 

Me lo hanno ripetuto i politici di professione che, codardamente, di fronte ad una querela poi usano lo scudo dell’immunità parlamentare; me lo hanno urlato i Casamonica quando ho abbattuto le loro villette abusive dopo 30 anni di silenzio e collusione del vecchio sistema; me lo dice normalmente chi non ha argomentazioni.

Questa mattina al coro si è unito anche il giornale di Caltagirone: non una critica ma il solito insulto personale: fiumi di parole inutili, coperte da un titolone a effetto. Perché la cosa importante sono i titoli….
Proprio tre anni fa, il giornale di una parte dei romani titolò a tutta pagina su una presunta inchiesta nei miei confronti a Civitavecchia. Era il giorno del voto per le elezioni comunali: in questi giorni, i giornali festeggiano tre anni da quel titolo a orologeria.
La notizia era ovviamente destituita di fondamento ma non ci fu lo stesso titolo a tutta pagina per chiedere scusa ai lettori e alla sottoscritta.
Le critiche sono sempre giuste e servono a migliorarsi ma se fatte in buona fede. E, permettetemi, il dubbio c’è. I problemi a Roma hanno radici profonde. Io affronto le difficoltà e provo a superarle. La mia colpa, e ne vado fiera, è non essermi mai seduta nei vecchi salotti impolverati del potere.
Io preferisco le periferie delle persone come me, quelle degradate e abbandonate dove l’amministrazione finora non era mai stata presente.
Non sono scesa a patti con i potenti ma difendo la mia città sempre e comunque.
Altro che incapace. Io sono determinata.
Determinata a cambiare la mia città, a dare voce a chi non l'ha mai avuta e a lottare per chi è sempre stato abbandonato e disprezzato da quei “capaci” che hanno azzannato Roma e l'hanno messa in ginocchio.
Nessuno ha detto che sarebbe stato facile. Ma che avremmo invertito la rotta. E lo stiamo facendo.
Lentamente stiamo abbattendo quel muro di ipocrisia che per anni ha coperto il malaffare e la corruzione della capitale d'Italia.
Ma perché nessuno mai ha abbattuto le villette dei Casamonica chiudendo gli occhi di fronte all’illegalità?
Perché nessuno si è indignato quando hanno dato alle fiamme uno dei quattro impianti che gestiva il 25% dei rifiuti di Roma?
Perché fino all’arrivo di questa amministrazione non è mai stato imposto un contratto a Cerroni per la raccolta dei rifiuti?
Perché tutti hanno taciuto quando Atac con “parentopoli” assumeva gli “amici degli amici” indebitandosi per oltre un miliardo di euro?
Perché nessuno ha mai mostrato le strade nuove che abbiamo rifatto in questi tre anni?
Perché nessuno ha mai parlato della nostra lotta agli ‘scrocconi’, quelli che occupano abusivamente e senza titolo le case popolari impedendo alle persone che ne hanno bisogno di usufruire di un proprio diritto?
Perché nessuno ha mai fatto riferimento alle oltre 1.200 case popolari che questa Amministrazione ha assegnato ai più fragili?
Perché nessuno ha mai voluto raccontare le centinaia di milioni di euro stanziati per le politiche sociali e per le attività rivolte alle persone con disabilità (come il trasporto a loro dedicato il cui stanziamento annuale è stato raddoppiato), cosa mai fatta prima?
Perché nessuno ha mai detto qualcosa quando per decenni non è stata fatta la manutenzione alle linee della metropolitana o non sono stati acquistati gli autobus?
Perché hanno aperto i campi rom e lucrato sulla pelle degli abitanti degli stessi campi e dei quartieri vicini?
Forse tutto questo faceva comodo a qualcuno. Io mi oppongo e mi sono opposta a questo sistema.
Altro che incapace. Sono determinata, ancora più determinata di prima. Roma la difenderò a spada tratta perché la amo.

Virginia Raggi su FB

Favori ai politici, maxi-inchiesta in Sicilia. Così Girgenti Acque finanziava Miccichè. - Saul Caia

 

Hotel, viaggi e persino i biglietti per la finale di Champions League del maggio 2017 a Cardiff tra Juventus e Real Madrid. A beneficiarne era Gianfranco Miccichè, presidente dell’Assemblea regionale siciliana, pupillo di Silvio Berlusconi e uomo di punta di Forza Italia nell’isola, sotto accusa per finanziamento illecito al partito nell’ordinanza emessa ieri dalla Procura di Agrigento che ha portato a otto arresti. A pagare era la Girgenti Acque, concessionaria del servizio idrico di Agrigento, presieduta da Marco Campione. Per gli inquirenti, l’imprenditore si sarebbe mosso con “grande abilità e spregiudicatezza”, tessendo rapporti con “politici anche di livello nazionale” e sarebbe il promotore dell’associazione per delinquere tra 84 persone che avrebbero commesso reati contro la Pubblica amministrazione.

Tra questi, artifici contabili per occultare irregolarità economiche, assenza di depurazione delle acque, truffe nelle tariffe. Ma anche assunzioni segnalate da “politici e funzionari pubblici”, tra cui Angelo Alfano (non indagato), padre dell’ex ministro Angelino Alfano, che avrebbe chiesto a Campione di assumere persone a lui vicine. Girgenti Acque finanziò con 5 mila euro la campagna di Miccichè per le Regionali 2017, che ne raccolse altri 20 mila da Campione Industries (riconducibile a Campione) e 25 mila da Hydrotecne, società collegata alla Girgenti.

L’ultima somma però non risulta iscritta a bilancio, da qui l’accusa di finanziamento illecito. Nell’indagine è finito pure il deputato di Italia Viva, Francesco Scoma, all’epoca in Forza Italia e mandatario della campagna elettorale di Miccichè (nella foto LaPresse): per gli inquirenti avrebbe attestato un contributo di 5 mila euro, ma in realtà erano 8 mila. Miccichè, scrivono i magistrati, avrebbe “tentato di ricambiare” i favori della Girgenti Acque facendo “di tutto per candidare Campione alla Camera” nel 2018. Ma durante la stesura delle liste emersero le indagini su Campione. “Un po’ di difficoltà ci sono, ma non per il Collegio, che è libero, e non so chi metterci se non metto te”, diceva Miccichè al telefono a Campione, al quale spiegava che “gli alleati” non erano disposti a “fare tutta la campagna elettorale sugli impresentabili”. La candidatura di Campione poi saltò. Tra gli indagati anche Giovanni Pitruzzella, ex presidente dell’Antitrust e oggi avvocato generale della Corte di giustizia Ue.

ILFQ.

“Se Grillo non è d’accordo mi ritiro, senza fare partiti”. - Luca De Carolis e Paola Zanca

 

In Senato aveva programmato da giorni un incontro con la candidata giallorosa in Calabria, Maria Antonietta Ventura. Ma Giuseppe Conte ha “colto l’occasione” per incontrare anche i senatori dei 5 Stelle, divisi per commissione, e per confrontarsi con loro sulla faticosa gestazione del nuovo Movimento, che – dopo il divorzio da Davide Casaleggio – ora sta cercando la strada della convivenza pacifica con l’ingombrante fondatore in partenza da Genova. Ha voluto giocare d’anticipo, l’ex premier aspirante capo: perché oggi, a Roma, arriverà Beppe Grillo per incontrare tutti gli eletti M5S. Ha scelto di venire di persona, non di scrivere un post sul blog. E se l’incontro “in presenza”, da una parte, garantisce di essere meno tranchant di qualunque messaggio dato in pasto alla Rete, dall’altro – per il leader in pectore – sarebbe stato un rischio troppo alto lasciare solo a lui la possibilità di “arringare” i gruppi sulle novità dello Statuto. Perché va bene che i rapporti sono “cordiali” e che “nessuna guerra è in corso” – come ha ripetuto ieri Conte ai senatori – ma è pur sempre un rapporto impari quello che vede contrapposti lui, arrivato al vertice del Movimento soltanto tre anni fa, e “Beppe” che di fatto è colui che tutti devono sempre ringraziare se stanno dove stanno.

Il richiamo della foresta, insomma, Conte ha provato a fermarlo sul nascere, anche incontrando un ristretto gruppo di deputati, ieri sera. E ha chiarito per prima cosa a tutti che non ha intenzione di mettere in piedi liste, che non ha nessun partito nel cassetto, consapevole che la “minaccia” che era circolata nei giorni scorsi poteva finire solo per irritare gli eletti che stanno aspettando il suo arrivo. “Il mio progetto è qui – ha spiegato a Palazzo Madama – non ci penso proprio a fare altro: ma io sono venuto per cambiare e il garante deve essere convinto, altrimenti faccio un passo indietro”. E cambiamento significa, nello specifico, rivedere il rapporto tra capo politico e garante, ovvero tra lui e Grillo. Una convivenza “senza accavallamenti”, ha spiegato, “altrimenti non potrei accettare”. Torna a ventilare il passo indietro, l’ex premier, per chiarire a tutti qual è la posta in gioco. “È necessaria una separazione delle filiere – è il senso del suo ragionamento – Al capo politico spetta la titolarità della linea politica, il garante sarà invece il custode dei valori”. Tutti, nel Movimento, sono consapevoli che il “totem” di Grillo non si possa toccare e che sia necessario preservare “una collocazione che lo rappresenti”: “È la nostra storia – ripetono – Giuseppe deve capirlo”. Ma è lo stesso Conte, raccontano, ad avere ben chiaro il concetto. Al punto che, nel nuovo statuto, sarebbe mantenuto intatto il potere di revoca del capo politico che è attualmente nelle mani del garante. Ma ammette pure che “i desideri sono tanti”, che è un modo per dire che – nella trattativa – Grillo avrebbe alzato la posta un po’ troppo in alto, a partire dai poteri sulla comunicazione che avrebbe voluto avocare a sé.

La mediazione, secondo Conte e i suoi fedelissimi, si troverà. Già ieri, i due si sono sentiti al telefono. Ma molto dipenderà dai toni del faccia a faccia che “Beppe” avrà con deputati e senatori oggi pomeriggio. “Se viene, ci vedremo sicuramente”, ha detto l’ex premier: vada come vada, comunque oggi qualcosa si chiude.

ILFQ

Un bivacco di turiboli. - Marco Travaglio

 

In attesa del ritorno delle pagine estive del Fatto col cruciverba politico e gli altri giochi, ve ne propongo uno irresistibile: tradurre in italiano i titoli dei giornaloni. Per azzeccare la risposta esatta, basta rovesciarli. L’altroieri Repubblica titolava “Draghi e Merkel, intesa sui migranti”. Ovviamente il titolo andava letto così: “Draghi e Merkel, nessuna intesa sui migranti” (a parte gli altri 8 miliardi regalati a Erdogan, che evidentemente ha smesso di essere un “dittatore”). Ieri il Corriere apriva sull’anatema vaticano: “Legge Zan, interviene Draghi”. Ma il titolo andava letto così: “Legge Zan, non interviene Draghi”. Infatti l’altroieri, alla domanda di un giornalista sfuggito al controllo dei suoi portavoce, il premier aveva evitato di rispondere, promettendo che l’avrebbe fatto l’indomani in Parlamento. Cioè ieri (sei giorni dopo aver saputo la cosa). Quindi, al massimo, il titolo avrebbe dovuto essere: “Legge Zan, interverrà Draghi”.

Ieri in effetti Draghi è intervenuto alla Camera. Ma, oltre a dimenticarsi il nome del premier che ha procurato all’Italia i miliardi del Recovery, s’è scordato di rispondere al Vaticano (l’unica carica dello Stato a farlo è stato il presidente della Camera Roberto Fico: “Il Parlamento è sovrano e non accetta ingerenze”). Anche perché tutti i parlamentari, di maggioranza e di cosiddetta opposizione, erano talmente impegnati a leccarlo whatever it takes da dimenticarsi di sollevare la questione. Dimenticarsi si fa per dire, visto che da Palazzo Chigi avevano raccomandato loro di astenersene. Cioè di rinunciare alla loro unica ragione di esistenza in vita: il controllo sul governo. E l’aula sorda e grigia, spontaneamente ridottasi a bivacco di manipoli, anzi di turiboli, ha prontamente obbedito, evitando di disturbare il manovratore. Con la sola eccezione di Fratoianni, che ha stigmatizzato il silenzio del premier. Draghi, non potendolo più fare alla Camera, gli ha replicato al Senato, ma solo per dire che “lo Stato è laico” (ma va?) e “il governo non entra nel merito della discussione, è il momento del Parlamento” (ma il Concordato è fra governi). Resta da capire che le paghiamo a fare, quelle 945 pecore belanti, se non hanno nemmeno il coraggio di fare una domanda al capo del governo. E dire che, fino a cinque mesi fa, strillavano come ossessi su Mes, rimpasto, prescrizione, governance del Pnrr, cybersicurezza, servizi segreti, Reddito di cittadinanza: le stesse questioni su cui ora tacciono e acconsentono. Ieri era il quarto anniversario della morte di Stefano Rodotà e per un attimo abbiamo rimpianto di non poter sentire la sua voce sul ddl Zan, sul Vaticano e su questo bel regimetto. Ma poi abbiamo concluso che è meglio così: almeno lui s’è risparmiato questo spettacolo penoso.

ILFQ